mercoledì 18 maggio 2011

Il Papa in Germania. Nel solo primo giorno di distribuzione 28mila richieste di biglietti nel sito ufficiale per i grandi eventi del viaggio

Boom di richieste per i biglietti per il viaggio apostolico del Papa in Germania: come confermato ieri dalla Conferenza Episcopale tedesca, nel solo primo giorno di distribuzione dei biglietti la pagina web www.papst-in-deutschland.de ha registrato 28.000 richieste e 52.000 accessi. Il server ha avuto problemi di gestione dati ed è stato necessario allestire una pagina web provvisoria. I biglietti vengono distribuiti per partecipare alla Messa che si svolgerà il 22 settembre a Berlino davanti al Castello di Charlottenburg, ai Vespri mariani ad Etzelsbach il 23 settembre, alla Messa che si celebrerà l’indomani a Erfurt, alla Veglia di preghiera per i giovani a Friburgo e alla Messa e Angelus previsti a Friburgo per il 25 settembre. Secondo i dati diffusi dalla Conferenza Episcopale sono oltre 160.000 i biglietti disponibili per i grandi eventi organizzati a Berlino e Friburgo. Nelle diocesi di Berlino, Friburgo ed Erfurt è possibile ottenerli anche senza la procedura via internet, tramite le parrocchie o telefonicamente. Gli organizzatori intendono concludere l’evasione delle richieste entro fine giugno.

SIR

Conclusa la sessione primaverile dell'assemblea dei vescovi del Regno Unito: dopo il viaggio del Papa un rinnovato senso d'identità, fieri della fede

“Dopo la visita di Benedetto XVI nelle nostre diocesi a settembre dello scorso anno tra noi cattolici d’Inghilterra e del Galles ha cominciato a diffondersi un rinnovato senso d’identità. Finalmente ci sentiamo fieri della nostra fede”, ha affermato mons. Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale d’Inghilterra e del Galles, al termine della sessione primaverile dell’assemblea dei vescovi che si è tenuta, la scorsa settimana, presso la Hinsley Hall a Leeds. Nel comunicato diffuso al termine dell’incontro e ripreso da L'Osservatore Romano, i vescovi d’Inghilterra e del Galles rendono noto che “la commemorazione nazionale per la visita del Papa che ha avuto luogo nel nostro Paese lo scorso anno si terrà il prossimo 18 settembre con una solenne cerimonia nella cattedrale di Westminster”. Nel corso dei lavori i vescovi hanno stabilito di costituire un gruppo ristretto di presuli che avrà il compito di stabilire con chiarezza i traguardi futuri dell’organismo episcopale e di assegnare un ordine di priorità alle proposte che verranno esaminate durante le varie sessioni dell’anno. Tra le altre decisioni prese, vi è quella di ristabilire la regola dell’astinenza dalla carne il venerdì di ogni settimana, a partire dal prossimo venerdì 16 settembre in occasione del primo anniversario del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito. L’arcivescovo Nichols ha sottolineato che "la decisione dell’episcopato di reintrodurre questa pratica penitenziale è stata presa proprio in conseguenza del rinnovato spirito d’entusiasmo suscitato tra i fedeli dalla visita del Papa”. “Abbiamo osservato - ha dichiarato - che molti fedeli cattolici hanno già deciso da tempo e in modo autonomo di riprendere questa pratica. Noi vescovi non abbiamo fatto altro che recepire un suggerimento che viene dalla base e rendere questa pratica più ampiamente condivisa". Il presule ha voluto chiarire che “il ristabilimento di questa regola non contraddice affatto la decisione che presero i vescovi nel 1984, quando affermarono che i fedeli potevano scegliere tra diversi modi penitenziali per ricordare la morte di Gesù Cristo il Venerdì Santo". “Sono sicuro - ha concluso il presidente della Conferenza Episcopale - che molti fedeli andranno ben oltre l’astensione dalla carne. Alcuni, per esempio, leggeranno brani tratti dalla Bibbia, altri faranno digiuno completo, altri ancora eviteranno le bevande alcoliche. Anche i fedeli che non consumano carne per motivi di salute potranno comunque fare la penitenza settimanale: basterà rinunciare a qualche altro alimento”.

Radio Vaticana

Studio commissionato dai vescovi americani: i tumulti sociali e sessuali degli anni '60 e '70 le cause degli abusi, non l'omosessualità o il celibato

Uno studio commissionato dai vescovi cattolici americani, durato cinque anni, ha concluso che ne l’omosessualità e ne l’obbligo per i sacerdoti di rimanere celibi sono tra le cause dello scandalo degli abusi sessuali che ha colpito la Chiesa. Secondo la relazione finale della ricerca la causa degli abusi va ricercata negli anni '60 e ’70, quando i sacerdoti, poco preparati e seguiti, sono stati chiamati a compiere la propria missione nel bel mezzo dei tumulti sociali e sessuali. In quegli anni, ha rilevato lo studio, i casi di abusi sessuali su minori da parte dei preti sono aumentati sensibilmente e il problema è peggiorato quando la Chiesa, come risposta, ha prestato più attenzione agli autori che alle vittime. Lo studio è stato presentato oggi negli Stati Uniti dalla Conferenza dei vescovi cattolici di Washington. Iniziata nel 2006, la ricerca è stata condotto da un team di ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York ad un costo di 1,8 milioni di dollari. Metà dei costi sono stati pagati dai vescovi, 280mila dollari li ha stanziati l’agenzia di ricerca del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e il resto è stato coperto dalle fondazioni e dalle organizzazioni cattoliche. Questo studio, scrive il New York Times che è riuscito a ottenere una copia del rapporto in anticipo, probabilmente verrà considerato come l’analisi più autorevole dello scandalo nella Chiesa Cattolica d’America. In realtà la spiegazione basata sulla ”blame Woodstock”, responsabilità di Woodstock, il festival musicale che consacrò la cultura hippy, scrive il New York Times era già stata sostenuta dai vescovi fin dall’esplosione dello scandalo nel 2002 e ribadita dal Papa Benedetto XVI dopo i casi di abusi emersi in Europa nel 2010. All’interno della Chiesa i conservatori hanno sempre ritenuto che la causa fosse da ricercare nelle tendenze omosessuali dei preti, mentre i liberali hanno sostenuto che fosse il celibato dei sacerdoti a indurre in tentazione. La ricerca smentisce entrambe le posizioni. I preti omosessuali iniziarono ad entrare in numero “notevole” nei seminari a partire dal 1970 e continuarono nel corso degli anni ’80. Presero dunque servizio a metà degli anni ’80 e in quel periodo i casi di abusi sessuali ebbero un crollo per stabilizzarsi poi a livelli bassi. Le vittime sono maggiormente ragazzi maschi non a causa dell’omosessualità dei preti ma perché nelle parrocchie e nelle scuole i sacerdoti avevano più accesso ai ragazzi che alle ragazze. Inoltre il rapporto rivela che soltanto nel 5% dei casi di abuso sessuale, il sacerdote mostra un comportamento coerente con la pedofilia definita come “un disturbo psichiatrico caratterizzato da ricorrenti fantasie, impulsi e comportamenti verso bambini in età prepuberale”. Tuttavia lo studio definisce di “età prepuberale” i bambini di 10 anni o meno e quindi i casi di pedofilia sono stimati attorno al 22%. L’American Psychiatric Association nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali definisce di “età prepuberale” i bambini di 13 anni o meno. Se lo studio, commissionato dai vescovi, fosse stato basato su questa definizione, la stragrande maggioranza dei casi sarebbero da considerare atti di pedofilia.

Agostino Loffredi, Il Journal

I saluti del Papa all'Udienza generale. In una sala dell'Aula Paolo VI l'incontro con il nuovo segretario della Lega araba Nabil al-Arabi

Al termine delle catechesi nelle varie lingue dell'Udienza generale, il Papa ha salutato i sacerdoti giunti al temine dei loro studi nelle varie Università Pontificie di Roma, esortandoli, una volta tornati nei loro Paesi d’originem a “mettere a frutto l'esperienza culturale e di comunione sacerdotale” maturata negli anni di preparazione. Altri saluti particolari hanno raggiunto i diaconi del Collegio Urbano di Propaganda Fide e i religiosi della Congregazione del Santissimo Sacramento e dei Missionari Monfortani, riuniti in Capitolo generale. Da questi incontri, ha auspicato Benedetto XVI, possa scaturire per entrambi gli Istituti “un rinnovato ardore religioso per servire con gioia il Vangelo”. Dopo l’Udienza generale il Papa ha ricevuto, in una delle salette adiacenti l’Aula Paolo VI, il nuovo segretario della Lega Araba, Nabil al-Arabi, che poi ha incontrato anche il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: Maria illumini i cattolici cinesi nel dubbio, richiami gli smarriti, consoli gli afflitti, rafforzi chi è tentato dall'opportunismo

“Martedì, 24 maggio, è giorno dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai: tutta la Chiesa si unisce in preghiera con la Chiesa che è in Cina”. Lo ha ricordato Benedetto XVI, al termine dell’Udienza generale in Piazza San Pietro. “Là, come altrove – ha aggiunto -, Cristo vive la sua passione. Mentre aumenta il numero di quanti Lo accolgono come il loro Signore, da altri Cristo è rifiutato, ignorato o perseguitato”. “La Chiesa in Cina, soprattutto in questo momento, ha bisogno della preghiera della Chiesa universale – ha sottolineato il Papa -. Invito, in primo luogo, tutti i cattolici cinesi a continuare e a intensificare la propria preghiera, soprattutto a Maria, Vergine forte. Ma anche per tutti i cattolici del mondo pregare per la Chiesa che è in Cina deve essere un impegno: quei fedeli hanno diritto alla nostra preghiera, hanno bisogno della nostra preghiera”. "Sappiamo dagli Atti degli Apostoli che, quando Pietro era in carcere, tutti hanno pregato con forza e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse", ha detto Benedetto XVI. "Anche noi facciamo lo stesso: preghiamo intensamente, tutti assieme, per questa Chiesa, fiduciosi che, con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale per essa. I cattolici cinesi, come hanno detto molte volte – ha proseguito -, vogliono l’unità con la Chiesa universale, con il Pastore supremo, con il Successore di Pietro. Con la preghiera possiamo ottenere per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica, fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale. Essa merita tutto il nostro affetto”. “Sappiamo che, fra i nostri fratelli vescovi, ci sono alcuni che soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale – ha ricordato Benedetto XVI -. A loro, ai sacerdoti e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà nella libera professione di fede esprimiamo la nostra vicinanza”. “Con la nostra preghiera – ha spiegato il Papa - possiamo aiutarli a trovare la strada per mantenere viva la fede, forte la speranza, ardente la carità verso tutti ed integra l’ecclesiologia che abbiamo ereditato dal Signore e dagli Apostoli e che ci è stata trasmessa con fedeltà fino ai nostri giorni. Con la preghiera possiamo ottenere che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro”. “La preghiera – ha sottolineato il Pontefice - può ottenere, per loro e per noi, la gioia e la forza di annunciare e di testimoniare, con tutta franchezza e senza impedimento, Gesù Cristo”. “Con tutti voi – ha concluso - chiedo a Maria di intercedere perché ognuno di loro si conformi sempre più strettamente a Cristo e si doni con generosità sempre nuova ai fratelli. A Maria chiedo di illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smarriti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportunismo. Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, Nostra Signora di Sheshan, prega per noi!”.

SIR

INVITO DEL SANTO PADRE ALLA PREGHIERA PER LA CHIESA CHE È IN CINA

Il Papa: per salvare l’uomo dal peccato serve una trasformazione dall’interno, un appiglio di bene per tramutare l’odio in amore, vendetta in perdono

Udienza Generale questa mattina in Piazza San Pietro dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi in lingua italiana il Papa ha iniziato a riflettere sulla preghiera nella Sacra Scrittura, in particolare nella vita di Abramo.
All'inizio del sua riflessione, il Papa ha invita i fedeli ad "approfittare" del nuovo ciclo di catechesi dedicate al tema della preghiera "per imparare a conoscere di più la Bibbia, che spero abbiate nelle vostre case, e, durante la settimana, soffermarsi a leggerla e meditarla nella preghiera, per conoscere la meravigliosa storia del rapporto tra Dio e l'uomo, tra Dio che si comunica a noi e l'uomo che risponde, che prega". È stato Abramo, il grande patriarca, a offrire un primo esempio di preghiera, nell’episodio dell’intercessione per le città di Sodoma e Gomorra. “Si narra che la malvagità degli abitanti di Sodoma e Gomorra era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male distruggendo quelle città – ha ricordato il Papa -. È qui che si inserisce Abramo con la sua preghiera di intercessione”. Abramo “imposta subito il problema in tutta la sua gravità”, chiedendo al Signore se davvero sterminerà il giusto con l’empio. “Abramo – ha evidenziato il Pontefice - mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria: se la città è colpevole, è giusto condannare il suo reato e infliggere la pena, ma – afferma il grande patriarca – sarebbe ingiusto punire in modo indiscriminato tutti gli abitanti. Se nella città ci sono degli innocenti, questi non possono essere trattati come i colpevoli. Dio, che è un giudice giusto, non può agire così”. In realtà, la richiesta di Abramo “non si limita a domandare la salvezza per gli innocenti. Abramo chiede il perdono per tutta la città e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio”. “Così facendo – ha chiarito Benedetto XVI -, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa gli empi, perdonandoli”. Il pensiero di Abramo, che sembra “quasi paradossale”, si potrebbe sintetizzare così: “ovviamente non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia ‘superiore’, offrendo loro una possibilità di salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dio e confessano la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti”. È questa la richiesta di giustizia che Abramo esprime nella sua intercessione, “una richiesta che si basa sulla certezza che il Signore è misericordioso”. “È il perdono che interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dialogo con Dio, si appella esattamente a questo”, ha evidenziato il Papa. Abramo, ha rammentato il Pontefice, “fa diminuire progressivamente il numero degli innocenti necessari per la salvezza”. Così, per l’intercessione di Abramo, “Sodoma potrà essere salva, se in essa si troveranno anche solamente dieci innocenti. È questa la potenza della preghiera. Perché attraverso l’intercessione, la preghiera a Dio per la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desiderio di salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore”. Il male “non può essere accettato”, ma “il Signore non vuole la morte del malvagio, ma che si converta e viva; il suo desiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, trasformare il male in bene”. È proprio “questo desiderio divino che, nella preghiera, diventa desiderio dell’uomo e si esprime attraverso le parole dell’intercessione”. Con la sua preghiera, “Abramo sta dando voce al desiderio di Dio, che non è quello di distruggere, ma di salvare Sodoma, di dare vita al peccatore convertito”. La necessità di trovare uomini giusti all’interno della città “diventa sempre meno esigente e alla fine ne basteranno dieci per salvare la totalità della popolazione”. "Neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d'intercessione di Abramo. Perché - ha detto il Papa - proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell'amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: 'La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio'. E' da questa tristezza e amarezza che il Signore vuole salvare l'uomo liberandolo dal peccato. Ma - ha detto Benedetto XVI - serve dunque una trasformazione dall'interno, un qualche appiglio di bene, un inizio da cui partire per tramutare il male in bene, l'odio in amore, la vendetta in perdono". Per questo i giusti devono essere dentro la città di Sodoma e Gomorra, e Abramo continuamente ripete: “forse là se ne troveranno...”. “Là – ha chiarito il Santo Padre - è dentro la realtà malata che deve esserci quel germe di bene che può risanare e ridare la vita”. “È una parola”, ha detto a braccio il Papa, rivolta “anche a noi” affinché “nelle nostre città si trovi il germe di bene, che facciamo tutto perché ci siano non solo dieci giusti per far vivere e sopravvivere le nostre città e per salvarci da questa amarezza interna che è l’assenza di Dio. E nella realtà malata di Sodoma e Gomorra quel germe di bene non si trova”. Ma la misericordia di Dio nella storia del suo popolo si allarga ulteriormente. Se per salvare Sodoma servivano dieci giusti, il profeta Geremia dirà, a nome dell’Onnipotente, che basta un solo giusto per salvare Gerusalemme”. Dunque, ha sottolineato Benedetto XVI, “la bontà di Dio si mostra ancora più grande”. Eppure “la sovrabbondante misericordia di Dio non trova la risposta di bene che cerca e Gerusalemme cade sotto l’assedio del nemico. Bisognerà che Dio stesso diventi quel giusto. E questo è il mistero dell’Incarnazione. Il giusto ci sarà sempre perché è Lui. L’infinito e sorprendente amore divino sarà pienamente manifestato quando il Figlio di Dio si farà uomo, il Giusto definitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondo intero morendo sulla croce”. Allora “la preghiera di ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra intercessione sarà pienamente esaudita”. La supplica di Abramo, ha concluso il Papa, “ci insegni ad aprire sempre di più il cuore alla misericordia sovrabbondante di Dio, perché nella preghiera quotidiana sappiamo desiderare la salvezza dell’umanità e chiederla con perseveranza e con fiducia al Signore che è grande nell’amore”.

SIR, TMNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Proibito il pellegrinaggio al Santuario di Sheshan per la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. In Italia raduno a Rimini il 21 e 22 maggio

Membri della pubblica sicurezza hanno proibito alle comunità cattoliche sotterranee di Shanghai di recarsi al Santuario della Madonna di Sheshan (foto), in occasione della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il prossimo 24 maggio. Alcune comunità hanno però deciso di sfidare l’ordine della polizia e si recheranno in pellegrinaggio a Sheshan nel weekend precedente, il 21 maggio. “L’atmosfera è molto tesa – ha detto un sacerdote all'agenzia AsiaNews – e dovremmo restare calmi. Allo stesso tempo noi vogliamo ubbidire alle indicazioni del Papa”. È stato proprio Benedetto XVI a stabilire che il 24 maggio, festa della Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani, si celebri una Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. Nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007, egli esprime l’intenzione che attraverso la preghiera si rafforzi l’unità fra cristiani sotterranei e ufficiali e la comunione col successore di Pietro, chiedendo anche al Signore la forza di perseverare nella testimonianza cristiana, pur fra le sofferenze della persecuzione. I cattolici in Cina sono ancora scioccati per la violenza del regime nell’ordinare vescovi senza il permesso del Papa e per aver deportato vescovi e sacerdoti obbligandoli a partecipare a un’Assemblea a Pechino, contro il volere del pontefice, per eleggere i vertici del Consiglio dei vescovi e dell’Associazione patriottica. Questi gesti tentano di dividere ancora di più le già provate comunità cattoliche ufficiali e sotterranee. Forse proprio per frenare questa unità nella preghiera, fin dal 2008, anno della prima Giornata, ha sempre bloccato diocesi e fedeli ad andare in pellegrinaggio a Sheshan, bloccando gruppi di fedeli stranieri, invitando “in vacanze pagate dal governo” sacerdoti di diverse diocesi, e permettendo solo ad alcune migliaia di fedeli da Shanghai di inoltrarsi sulle pendici del santuario. Dalla fine dell’800, il Santuario di Sheshan, a circa 40 km a sud-ovest di Shanghai, è meta di pellegrinaggio da ogni parte del Paese. Nel mese di maggio le presenze arrivano fino a 20 mila persone. In Italia, per l’occasione della Giornata Mondiale di preghiera, le comunità cattoliche cinesi organizzano un raduno di due giorni, il 21 e il 22 maggio a Rimini. Gli incontri, aperti non solo ai fedeli cinesi, prevedono la presenza di mons. Savio Hon Taifai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, mons. Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e centinaia di sacerdoti.

AsiaNews