giovedì 22 settembre 2011

Il Papa: nella Chiesa possiamo annunciare a tutti che Cristo è la fonte della vita, la grande realtà a cui aneliamo. Chi crede in Cristo ha un futuro

"Lo sguardo all'ampia circonferenza dello Stadio Olimpico che voi riempite oggi in così gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia". "Saluto con affetto - ha detto Benedetto XVI nell'omelia - tutti voi: i fedeli dell'arcidiocesi di Berlino e delle diocesi tedesche, nonchè i numerosi pellegrini provenienti dai Paesi vicini. Quindici anni or sono, per la prima volta un Papa è venuto nella capitale federale Berlino. Tutti abbiamo un vivo ricordo della visita del mio venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, e della Beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino Bernhard Lichtenberg, insieme a Karl Leisner, avvenuta proprio qui, in questo luogo. Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei Santi e Beati, possiamo capire che cosa significhi vivere come tralci della vera vite che è Cristo, e portare molto frutto. Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente l'immagine di questa pianta, che è rampicante in modo rigoglioso nell'oriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Gesù con i suoi discepoli e amici". In questa parabola, ha spiegato, “Gesù non dice: 'Voi siete la vite', ma: 'Io sono la vite, voi i tralci'”, il che significa: “Così come i tralci sono legati alla vite, così voi appartenete a me! Ma appartenendo a me, appartenete anche gli uni agli altri”. Questa relazione reciproca, ha avvertito il Papa, “non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale”. "È la Chiesa, questa comunità di vita” con Gesù Cristo “e dell'uno per l’altro, che è fondata nel Battesimo e approfondita ogni volta di più nell’Eucaristia. ‘Io sono la vera vite’; questo, però, in realtà significa: ‘Io sono voi e voi siete me’ – un’inaudita identificazione del Signore con noi, con la sua Chiesa”.
“Cristo stesso - ha detto il Papa - quella volta, vicino a Damasco, chiese a Saulo, il persecutore della Chiesa: ‘Perché mi perseguiti?’. In tal modo il Signore esprime la comunanza di destino che deriva dall’intima comunione di vita della sua Chiesa con Lui, il Risorto. Egli continua a vivere nella sua Chiesa in questo mondo. Egli è con noi, e noi siamo con Lui”, ha aggiunto. “Quindi è Gesù che colpiscono le persecuzioni contro la sua Chiesa. E, allo stesso tempo, noi non siamo soli quando siamo oppressi a causa della nostra fede. Gesù è con noi”. La Chiesa è il “sacramento universale di salvezza”, che esiste “per i peccatori, per aprire loro la via della conversione, della guarigione e della vita. Questa è la vera e grande missione della Chiesa, conferitale da Cristo”, ha indicato. "Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore", ha detto ancora Benedetto XVI. "Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la 'Chiesa'. Se poi si aggiunge ancora l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa". “Quindi, non sorge più alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che è la ‘Chiesa’. Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di 'Chiesa' e i propri 'sogni di Chiesa'!". Allora - ha detto Benedetto XVI - cessa anche il lieto canto 'Sono grato al Signore, che per grazia mi ha chiamato nella sua Chiesa', che generazioni di cattolici hanno cantato con convinzione". “Ognuno di noi è messo di fronte a tale decisione. Il Signore, nella sua parabola, ci dice di nuovo quanto essa sia seria: 'Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano'”. “La scelta qui richiesta – ha rilevato il Papa - ci fa capire, in modo insistente”, il significato fondamentale della nostra decisione di vita.
Ma allo stesso tempo, “l'immagine della vite è un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi - ha spiegato il Pontefice -, Cristo stesso è venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessità e aridità, Egli è la sorgente che dona l’acqua della vita che ci nutre e ci fortifica” e “sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita”. "Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata; in cui vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i discepoli di Emmaus: ‘Signore, resta con noi, perché si fa sera, è buio intorno a noi!’”, ha affermato il Papa. “Il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia. Rimanere in Cristo significa - ha continuato -, come abbiamo già visto, rimanere anche nella Chiesa. L'intera comunità dei credenti è saldamente compaginata in Cristo, la vita. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme". "In questa comunità - ha detto Benedetto XVI - egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Essi resistono insieme alle tempeste e offrono protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli, ma crediamo con tutta la Chiesa". “La Chiesa – ha proseguito - quale annunciatrice della Parola di Dio e dispensatrice dei sacramenti ci unisce con Cristo, la vera vite. La Chiesa come 'la pienezza e il completamento del Redentore'”, è “per noi pegno della vita divina e mediatrice dei frutti di cui parla la parabola della vite”. Così la Chiesa “è il dono più bello di Dio. “Con la Chiesa e nella Chiesa possiamo annunciare a tutti gli uomini che Cristo è la fonte della vita, che Egli è presente, che Egli è la grande realtà” che cerchiamo e “a cui aneliamo. Egli dona se stesso” e così ci dona Dio, la felicità, l’amore. “Chi crede in Cristo, ha un futuro. Perché Dio non vuole ciò che è arido, morto, artificiale, che alla fine è gettato via, ma vuole le cose feconde e vive, la vita in abbondanza”, e lui ci da la vita in abbondanza. Il Papa ha così concluso l’omelia: “Auguro a tutti voi di scoprire sempre più profondamente la gioia di essere uniti con Cristo nella Chiesa, di poter trovare nelle vostre necessità conforto e redenzione” e che noi tutti possiamo diventare “il vino delizioso della gioia e dell’amore di Cristo per questo mondo”.

TMNews, Agi, Zenit

La Messa nell'Olympiastadium, davanti a più di 80mila fedeli. Mons. Woelki al Papa: si è dimenticato Dio, ma tante persone lo cercano e lo chiedono

Con la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI allo Stadio Olimpico di Berlino si è conclusa la prima giornata del Papa in Germania. Benedetto XVI ha compiuto un giro in "Papamobile" tra gli le migliaia di fedeli che gremiscono il prato dell'Olympiastadium. Sommati ai 70mila che hanno trovato posto sugli spalti, i presenti alla Messa del Pontefice superano questa sera gli 80mila previsti. Dopo il giro in papamobile sulla pista di atletica dello stadio, Benedetto XVI è stato accolto dal sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, fresco di conferma elettorale. Il primo cittadino è infatti stato rieletto domenica scorsa per la terza volta alla guida della capitale. E in tale veste ha accompagnato il Papa al podio per la firma del Libro d’Oro della città. Nel suo saluto al Papa, prima della celebrazione, l'arcivescovo di Berlino, Rainer Maria Woelki, ha sottolineato la “grande gioia e partecipazione interiore” con cui i fedeli tedeschi hanno accolto il Pontefice. “Un Papa tedesco nella capitale tedesca è un evento straordinario”. A Berlino, ha ricordato, appena un abitante su tre appartiene a una Chiesa cristiana. “Si è dimenticato Dio”, ha riconosciuto, ma “tante persone cercano Dio e chiedono di Dio”. Allo stesso modo, un cattolico su cinque in città non è di origine tedesca, creando così un forte legame con il mondo intero. La capitale tedesca, ha aggiunto, è anche una città ricca di martiri, che con la loro testimonianza rafforzano i fedeli. L'arcivescovo di Berlino ha quindi chiesto al Papa di confermare i suoi fratelli nella fede. “Solo dove c'è Dio c'è futuro – ha affermato –. E un altro futuro non l'abbiamo”. Benedetto XVI ha ricevuto in dono un quadro e un casco da operaio, e ha ricambiato con un calice. Durante la consegna dei doni, la folla festante scandiva il suo nome in italiano: “Benedetto!”. Al termine della Messa, celebrata "per la Santa Chiesa" alla presenza della statua bronzea mariana che si venera nel vicino santuario di Haltbuchhorst, il Pontefice, in sagrestia, ha salutato i funzionari del Protocollo federale incaricati del viaggio. Infine, calate le ombre della sera sulle rive della Sprea, con la porta di Brandeburgo illuminata a giorno, mentre i berlinesi facevano ritorno alle loro case, il Papa è rientrato in nunziatura per il pernottamento.

Agi, Zenit, L'Osservatore Romano

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (V) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Il Papa: di cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e che volto assume un popolo nel 'no' l’hanno rivelato le orribili immagini dei campi di sterminio

Dopo il discorso al Bundestag il Papa ha incontrato in una sala del Reichstag una quindicina di rappresentanti della Comunità ebraica. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha sottolineato “quanto sia cresciuta la fiducia tra il Popolo ebraico e la Chiesa cattolica, che hanno in comune una parte non irrilevante delle loro tradizioni fondamentali”. "Al tempo stesso, tutti noi sappiamo bene – ha detto - che la comunione tra Israele e la Chiesa,” nel rispetto reciproco per l’essere dell’altro, deve ulteriormente crescere ed è da includere in modo profondo nell’annuncio della fede”.Il Pontefice ha osservato che da questo luogo “fu progettata ed organizzata la Shoah, l’eliminazione dei concittadini ebrei in Europa”. In questo luogo “bisogna anche richiamare alla memoria il pogrom della ‘notte dei cristalli’ dal 9 al 10 novembre 1938. Pochi percepirono tutta la portata di tale atto di umano disprezzo come lo percepì il prevosto del Duomo di Berlino, Bernhard Lichtenberg, che, dal pulpito della cattedrale di Sant’Edvige, gridò: ‘Fuori il Tempio è in fiamme – è anch’esso una casa di Dio’. Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesù Cristo e delle persone credenti in Lui. L’‘onnipotente’ Adolf Hitler era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini. Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel ‘no’ a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra”. Di fronte a questa memoria vi è da constatare, con gratitudine, ha aggiunto, “che da qualche decennio si manifesta un nuovo sviluppo circa il quale si può addirittura parlare di una rifioritura della vita ebraica in Germania. È da sottolineare che in questo tempo la comunità ebraica si è resa benemerita in modo particolare nell’opera di integrazione di immigrati esteuropei”. Con vivo apprezzamento il Papa ha accennato anche al dialogo della Chiesa Cattolica con l’Ebraismo, “un dialogo che si sta approfondendo. La Chiesa sente una grande vicinanza al Popolo ebraico. Con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II si è cominciato a 'percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia'. Ciò vale per l’intera Chiesa cattolica, nella quale il beato Papa Giovanni Paolo II si è impegnato in modo particolarmente intenso a favore di questo nuovo cammino. Ciò vale ovviamente anche per la Chiesa Cattolica in Germania che è ben consapevole della sua responsabilità particolare in questa materia”. “Mi sembra che noi cristiani - ha proseguito - dobbiamo anche renderci sempre più conto della nostra affinità interiore con l’Ebraismo. Per i cristiani non può esserci una frattura nell’evento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei. Laddove il conflitto di Gesù con il Giudaismo del suo tempo è visto in modo superficiale, come un distacco dall’Antica Alleanza, si finisce per ridurlo a un’idea di liberazione che considera la Torà soltanto come l’osservanza servile di riti e prescrizioni esteriori. Di fatto, però, il Discorso della montagna non abolisce la Legge mosaica, ma svela le sue possibilità nascoste e fa emergere nuove esigenze; ci rimanda al fondamento più profondo dell’agire umano, al cuore, dove l’uomo sceglie tra il puro e l’impuro, dove si sviluppano fede, speranza e amore”. Nel contesto di “una società sempre più secolarizzata”, il Pontefice ha sottolineato l'importanza del “messaggio di speranza” trasmesso dai libri della Bibbia ebraica e dell’Antico Testamento cristiano. Se è vero che il messaggio è stato “assimilato e sviluppato da giudei e da cristiani in modo diverso” e ciò ha provocato “secoli di contrapposizione”, per il Papa bisogna “far sì che questi due modi della nuova lettura degli scritti biblici – quella cristiana e quella giudaica – entrino in dialogo tra loro, per comprendere rettamente la volontà e la parola di Dio”. Questo dialogo, ha aggiunto, “deve rinforzare la comune speranza in Dio”, perché “senza tale speranza la società perde la sua umanità”.
Il presidente della comunità ebraica Graumann, da parte sua - ha espresso la sua gioia per i progressi compiuti nel dialogo e nell’amicizia, ma ha espresso le solite 'preoccupazioni', come la questione dei lefebvriani, la preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo e la causa di Beatificazione di Pio XII. Quindi ha concluso: “Insieme siamo qui, insieme crediamo – e, naturalmente, ci sentiamo anche uniti! Assumiamo allora insieme la responsabilità di mantenere sempre queste comuni fondamenta basate su una cordiale amicizia, più fiducia, nuovi contatti e di farle diventare anche più forti e solide”.

Radio Vaticana, Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (IV) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: la volontà dell'uomo è giusta quando ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, che non si è creato da sé

Papa Benedetto XVI ha pronunciato uno dei discorsi più attesi e difficili del viaggio apostolico in Germania, di fronte al Parlamento Federale tedesco, invitato dal presidente Norbert Lambert. Dopo il benvenuto del presidente del Bundestag, in cui sono state ricordate le origini cristiane della stessa Legge Fondamentale Tedesca, il Papa si è diretto al grande leggio al centro dell'aula e ha iniziato il suo discorso. "In questa ora mi rivolgo a voi, stimati signori e signore - certamente anche come connazionale che si sa legato per tutta la vita alle sue origini e segue con partecipazione le vicende della Patria tedesca. Ma l'invito a tenere questo discorso è rivolto a me in quanto Papa, in quanto vescovo di Roma, che porta la suprema responsabilità per la cristianità cattolica. Con ciò voi riconoscete il ruolo che spetta alla Santa Sede quale partner all'interno della comunità dei Popoli e degli Stati". Il Pontefice ha richiamato un episodio biblico che ha per protagonista il re Salomone: ''in occasione della sua intronizzazione'', Dio gli ''concesse di avanzare una richiesta.Che cosa chiedera' il giovane sovrano in questo momento importante? Successo, ricchezza, una lunga vita, l'eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece: 'Concedi al tuo servo un cuore docile, perchè sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male'''. ''Con questo racconto - ha spiegato il Papa - la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale". La politica “deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”. “Naturalmente un politico cercherà il successo che di per sé gli apre la possibilità dell’azione politica effettiva. Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia, alla volontà di attuare il diritto e all’intelligenza del diritto. Il successo può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia”. “'Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?' ha sentenziato una volta sant’Agostino. Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio”, ha dichiarato.
“Abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio”, ha aggiunto. Il dovere fondamentale del politico, ha sottolineato il Pontefice, è “servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia”. “In un momento storico in cui l’uomo ha acquistato un potere finora inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente. L’uomo è in grado di distruggere il mondo. Può manipolare se stesso. Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall’essere uomini”. “Come riconosciamo che cosa è giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente?”, ha chiesto. Sulla maggior parte dei temi ''quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente. Ma - ha aggiunto il Pontefice - è evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell'uomo e dell'umanità, il principio maggioritario non basta: nel processo di formazione del diritto, ogni persona che ha responsabilità deve cercare lei stessa i criteri del proprio orientamento''. Proprio perché c'era un principio superiore alla legalità vigente, ha detto il Papa, “i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità”. “Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia. Ma nelle decisioni di un politico democratico, la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verità, che cosa sia veramente giusto e possa diventare legge non è altrettanto evidente”. “Nella storia, gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinità si decide ciò che tra gli uomini è giusto”. Contrariamente ad altre grandi religioni, però, “il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione”, ma ha “rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio”.
Questa legge naturale, quindi, sorge dall'“incontro tra il diritto naturale sociale sviluppato dai filosofi stoici e autorevoli maestri del diritto romano” con il cristianesimo. “In questo contatto è nata la cultura giuridica occidentale, che è stata ed è tuttora di un’importanza determinante per la cultura giuridica dell’umanità”. “Per lo sviluppo del diritto e per lo sviluppo dell’umanità è stato decisivo che i teologi cristiani abbiano preso posizione contro il diritto religioso, richiesto dalla fede nelle divinità, e si siano messi dalla parte della filosofia, riconoscendo come fonte giuridica valida per tutti la ragione e la natura nella loro correlazione”, ha sottolineato. Il Pontefice ha voluto aprire il dibattito sull'esistenza o meno di una legge morale naturale, concetto accettato universalmente fino ad alcuni decenni fa e che oggi, ha riconosciuto, è considerato “una dottrina cattolica piuttosto singolare, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dell’ambito cattolico, così che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine”. Il positivismo, ha segnalato, “non è una cultura che corrisponda e sia sufficiente all’essere uomini in tutta la sua ampiezza”, e laddove viene ritenuto “la sola cultura sufficiente” “riduce l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità”. “Lo dico proprio in vista dell’Europa, in cui vasti ambienti cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come fondamento comune per la formazione del diritto, mentre tutte le altre convinzioni e gli altri valori della nostra cultura vengono ridotti allo stato di una sottocultura”. Quando si considera solo ciò che è funzionale, l’Europa si pone, “di fronte alle altre culture del mondo, in una condizione di mancanza di cultura e vengono suscitate, al contempo, correnti estremiste e radicali”. La ''ragione positivista'', quella che ritiene che ''ciò che non è verificabile o falsificabile non rientra nell'ambito della ragione'' e assegna quindi la religione e l'etica all'ambito soggettivo, è come un edificio ''di cemento armato senza finestre'', che crede di essere autosufficiente ma in realta' rimane comunque dipendente dalla natura, ha detto il Papa. Un palazzo chiuso, ha spiegato, ''in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio'' e tuttavia ''non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle 'risorse' di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri''. Di qui l'appello di Papa Ratzinger: ''Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto''.
Richiamando "alla memoria un processo della recente storia politica, nella speranza di non essere troppo frainteso né di suscitare troppe polemiche unilaterali”, il Papa ha detto che “la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare”. “Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni”. “È chiaro che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico – nulla mi è più estraneo di questo”. In quel momento è scoppiato un grande applauso. Si dà il caso che uno dei gruppi politici che non ha voluto essere presente nell'aula sia proprio quello dei Verdi tedeschi, ai quali il Papa aveva appena tributato un riconoscimento pubblico. Il Papa ha sostenuto che “esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé”; non “crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è”. “Proprio così e soltanto così – ha precisato Benedetto XVI – si realizza la vera libertà umana”. Ritornando al “patrimonio culturale dell’Europa”, il Papa ha evidenziato che “sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire”. Per Benedetto XVI “queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza”. La cultura dell’Europa è nata “dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa”. Nella consapevolezza “della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo - ha concluso il Pontefice -, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico”.

Zenit, TMNews, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (III) - il testo integrale del discorso del Papa

La visita al Parlamento Federale. Il Papa incontra i leader dei diversi schieramenti ed è accolto da un lungo applauso. Due divertenti fuoriprogramma

Nel pomeriggio, Benedetto XVI ha visito il Parlamento federale della Germania. Al suo arrivo al Bundestag, il Papa è stato accolto dal presidente Norbert Lammert, che gli ha presentato oggi le altre quattro più alte autorità federali, il presidente, la cancelliera Federale, il presidente dell'altra Camera, detta Bundesrat, il presidente del Tribunale Costituzionale Federale, e subito dopo i presidenti dei Gruppi parlamentari e i membri dell'Ufficio di Presidenza del Bundestag. Benedetto XVI ha stretto la mano a tutti e con ognuno ha scambiato un sorriso e qualche parola. Poi lo spostamento nella sala principale: i parlamentari del Bundestag hanno accolto l'ingresso del Papa nell'aula ultramoderna che ospita i loro lavori con un lunghissimo applauso, durato oltre un minuto. Un applauso ancora più lungo ha suggellato alla fine il discorso del Pontefice, senza distinzione di schieramento politico. Alcuni banchi, forse una quarantina, erano rimasti comunque vuoti per la defezione di parte dei parlamentari verdi del Linke e della Spd. Due fuori-programma hanno fatto sorridere i parlamentari tedeschi. Dopo l'intervento del presidente Lammert, Benedetto XVI ha lasciato la sua poltrona per raggiungere il leggio. Il Papa è stato però ingannato dall'architettura iper-moderna dell'emiciclo: il leggio, infatti, è disposto al di sotto del palco della presidenza. Benedetto XVI si è diretto al palco superiore e il presidente del Parlamento lo ha dovuto riaccompagnare, tra i sorrisi dei deputati e dell'entourage papale, al luogo dal quale ha pronunciato il suo discorso. Il Papa, 84 anni, ha poi suscitato le risate dei parlamentari con una battuta venata di autoironia al momento di parlare della 'conversione' del filoso Hans Kelsen. "Il grande teorico del positivismo giuridico, Kelsen, all'età di 84 anni - nel 1965 - abbandonò il dualismo di essere e dover essere. Mi sorprendo che fosse ancora così ragionevole a 84 anni...", ha aggiunto Benedetto XVI.

Agi, TMNews

Padre Lombardi: il discorso del presidente Wulff interessante, chiaro e sincero.Il Papa lo ha descritto come profondo. Colloquio molto positivo

Un ''bellissimo discorso, molto interessante, chiaro e sincero'' che offre una ''buona descrizione di problemi della società tedesca e della Chiesa che vive in questa società'': così il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha descritto ai giornalisti il discorso del presidente tedesco Christian Wulff a Benedetto XVI. Per il portavoce vaticano, il colloquio privato tra Wulff e Papa Ratzinger è stato ''molto positivo'' e si è svolto in una ''atmosfera molto positiva e amichevole''. ''Il Papa - ha aggiunto - ha usato la parola 'profondo' per descrivere il discorso del presidente''. Rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva se il telegramma inviato oggi da Benedetto XVI al presidente Giorgio Napolitano, in cui auspicava un ''rinnovamento etico'' per il bene dell'Italia, fosse da riferire al premier Silvio Berlusconi, Lombardi ha spiegato: ''E' chiaro, quando si guarda alla situazione in Italia, che ci sono una lunga serie di problemi che hanno a che fare con l'etica, come i comportamenti personali, le relazioni sociali e le questioni economiche. In questo senso il Papa parla sempre dal lato etico della politica, dell'economia. In questo senso abbiamo molto da fare e siamo responsabili di migliorare la situazione''.

Asca

La visita di cortesia al Presidente Federale. L'incontro con la cancelliera Merkel: con Benedetto XVI abbiamo parlato di Europa e crisi economica

Conclusa la Cerimonia di benvenuto, nel Castello di Bellevue di Berlin, ha avuto luogo la visita di cortesia di Benedetto XVI al Presidente Federale della Germania Christian Wulff. Dopo l’incontro privato, sono stati presentati al Papa i familiari del Presidente. Quindi ha avuto luogo lo scambio di doni e le foto ufficiali. Al termine, il Papa si è recato in auto alla Sede della Conferenza Episcopale Tedesca a Berlino, presso l’Accademia Cattolica, dove è stato accolto dal presidente e dal segretario senerale della Conferenza Episcopale. Qui Benedetto XVI ha incontrato la Cancelliera Federale della Germania, Angela Dorothea Merkel. Al suo arrivo, la Cancelliera Federale, accompagnata dal consorte e da alcuni collaboratori, è stata accolta dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, dal presidente della Conferenza Episcopale tedesca mons. Robert Zollitsch, e dal nunzio apostolico mons. Jean-Claude Périsset, che li hanno condotti nella Biblioteca dove ha avuto luogo l’incontro con il Santo Padre. Dopo il colloquio privato, ha avuto luogo lo scambio dei doni e la presentazione dei collaboratori. Nel colloquio si è parlato anche della crisi dei mercati finanziari e della tenuta dell'unità europea, ha dichiarato la stessa cancelliera al termine dell'incontro. ''E' ovvio - le sue parole - che abbiamo toccato anche il tema dell'Europa, che interessa molto anche il Papa. Ho ribadito con forza che l'unificazione europea per noi tedeschi è irrinunciabile... E' un messaggio che per noi era importante... Abbiamo parlato anche della crisi dei mercati finanziari, del fatto che la politica dovrebbe avere la forza di lavorare per gli uomini e di non farsi trascinare dai mercati''. A conclusione dell’incontro il Papa si è recato nel refettorio dell’Accademia Cattolica dove ha pranzato con i membri del seguito papale. Al termine del pranzo, il Santo Padre si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica di Berlino.

Asca

Il Papa: vengo in Germania per incontrare la gente e parlare di Dio. La libertà si sviluppa solo nella responsabilità di fronte a un bene maggiore

"Pur essendo questo viaggio una visita ufficiale che rafforzerà le buone relazioni tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede, in primo luogo non sono venuto qui per perseguire determinati obiettivi politici o economici, come fanno giustamente altri uomini di stato, ma per incontrare la gente e parlare di Dio": è quanto ha affermato il Papa, nel primo discorso del terzo viaggio apostolico in Germania, durante la cerimonia di benvenuto. "Nei confronti della religione - ha detto Benedetto XVI - vediamo una crescente indifferenza nella società che, nelle sue decisioni, ritiene la questione della verità piuttosto come un ostacolo, e dà invece la priorità alle considerazioni utilitaristiche. D'altra parte c'è bisogno di una base vincolante per la nostra convivenza, altrimenti ognuno vive solo seguendo il proprio individualismo. La religione è uno di questi fondamenti per una convivenza riuscita. 'Come la religione ha bisogno della libertà, così anche la libertà ha bisogno della religione'” ha spiegato il Papa citando le parole del grande vescovo e riformatore sociale Wilhelm von Ketteler, di cui si celebra quest'anno il secondo centenario della nascita. “Il fatto che ci sono valori che non sono assolutamente manipolabili – ha spiegato Benedetto XVI - è la vera garanzia della nostra libertà. La libertà si sviluppa solo nella responsabilità di fronte a un bene maggiore. Tale bene esiste solamente per tutti insieme; quindi devo interessarmi sempre anche dei miei prossimi. La libertà non può essere vissuta in assenza di relazioni”. Nel discorso il Papa ha ribadito che “nella convivenza umana non si dà libertà senza solidarietà. Ciò che sto facendo a scapito degli altri, non è libertà, ma azione colpevole che nuoce agli altri e anche a me stesso. Posso realizzarmi veramente quale persona libera solo usando le mie forze anche per il bene degli altri. Questo vale non soltanto per l’ambito privato ma anche per la società”. Riferendosi al principio di sussidiarietà, Benedetto XVI ha sottolineato che “la società deve dare spazio sufficiente alle strutture più piccole per il loro sviluppo e, allo stesso tempo, deve essere di supporto, in modo che esse, un giorno, possano reggersi anche da sole”. "Lo sguardo chiaro anche sulle pagine oscure del passato ci permette di imparare da esso e di ricevere impulsi per il presente. La Repubblica Federale di Germania - ha concluso il Pontefice - è diventata ciò che è oggi attraverso la forza della libertà plasmata dalla responsabilità davanti a Dio e dell'uno davanti all'altro. Essa ha bisogno di questa dinamica che coinvolge tutti gli ambiti dell'umano per poter continuare a svilupparsi nelle condizioni attuali. Ne ha bisogno in un mondo che necessita di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori fondamentali su cui costruire un futuro migliore".

TMNews, Agi, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (II) - il testo integrale del discorso del Papa

Cerimonia di benvenuto. Il presidente Wulff al Papa: milioni di persone la attendono con gioia e curiosità. La Chiesa faccia sentire la sua vicinanza

Dopo l'accoglienza ufficiale in aeroporto, nei giardini del Castello di Bellevue di Berlino, Residenza ufficiale del Presidente Federale, ha luogo la Cerimonia di benvenuto. Al Suo arrivo Benedetto XVI è stato accolto dal Presidente Federale Christian Wulff e dalla Consorte. Dopo la firma del Libro d’Oro, la presentazione delle rispettive delegazioni, gli onori militari e l’esecuzione degli Inni, il presidente Wulff ha rivolto al Papa il suo saluto. "Benvenuto di cuore in Germania a nome della gente del nostro Paese. Benvenuto a casa". Rivolgendosi a Benedetto XVI, il presidente ha così proseguito il suo discorso di accoglienza: "Lei viene nella sua patria. Viene in un Paese la cui storia e la cui cultura sono strettamente intrecciate con la fede cristiana. Viene in un Paese in cui testimoni di fede integri, come Dietrich Bonhoeffer, Bernhard Lichtenberg e Edith Stein, si sono schierati, sacrificando la propria vita, contro un regime criminale e senza Dio". Il presidente ha sottolineato che Papa Ratzinger è venuto ''a far visita al Suo Paese natale'', dove ''milioni di persone attendono con gioia e curiosità le prossime giornate''. La Germania, ha ricordato con orgoglio, ''che, 22 anni fa, ha assistito al miracolo di una rivoluzione pacifica e al ripristino dell'unità della Germania e dell'Europa. Senza il Suo coraggioso predecessore Giovanni Paolo II, senza gli operai cattolici in Polonia e senza le Chiese cristiane nella DDR, che hanno dato un tetto a chi cercava la libertà, tali conquiste non sarebbero state realizzabili in questo modo''. "Viene in un Paese - ha proseguito - in cui milioni di donne e di uomini si impegnano ogni giorno, a partire dalla loro fede. Un Paese nel quale proprio nell’ambito del lavoro dei giovani nella Chiesa tanti ragazzi si assumono la responsabilità per sé stessi e per gli altri".
"Viene in un Paese in cui la fede cristiana non è più una cosa ovvia, in cui la Chiesa deve rideterminare il proprio posto in una società pluralistica", e questo, ha aggiunto, ''si percepisce anche qui a Berlino, dove ha inizio il Suo viaggio''. E' importante che la Chiesa "non si ritiri in se stessa" nonostante la mancanza di preti, ma faccia sentire ai propri fedeli la propria "vicinanza". "Quando le persone ascoltano questa vicinanza e sperimentano questo atteggiamento, ascoltano anche i messaggi cristiani che non sono sempre comodi per loro". Per Wulff, in Germania, ''la Chiesa e lo Stato sono giustamente separati'' ma questo non significa che la Chiesa sia ''una società parallela'': anzi, ''vive al centro di questa società, al centro di questo mondo e al centro di quest'epoca''. E qui il presidente tedesco ha sollevato alcune delle questioni oggetto di dibattito e di richieste di riforme in questi mesi nella Chiesa tedesca. Si tratta di ''nuovi interrogativi'' a cui la Chiesa deve rispondere proprio per il suo ruolo nella società: ''Con quanta misericordia tratta le fratture nelle storie di vita della gente? Come tratta le fratture nella propria storia e gli errori di suoi esponenti? Quale posto ricoprono i laici rispetto ai sacerdoti, le donne rispetto agli uomini? Che cosa fa la Chiesa per colmare la spaccatura al suo interno fra cattolici, protestanti e ortodossi?''. ''Sono lieto - ha aggiunto - che la Chiesa Cattolica in Germania abbia avviato al suo interno un processo di dialogo. Nel corso di molti colloqui ho appreso che non sono solo i laici impegnati a nutrire forti speranze verso questo processo. E la Chiesa ha bisogno di tutti loro''. Wulff ha anche apprezzato la decisione di Papa Ratzinger di visitare Erfurt, ''un luogo importante per l'azione di Martin Lutero'' perchè ''ciò che separa necessita di una giustificazione, non ciò che accomuna''.

Asca, L'Osservatore Romano

Benedetto XVI atterrato a Berlino, inizia il viaggio apostolico in Germania. Il Papa accolto dal presidente federale Wulff e dalla cancelliera Merkel

L'aereo di Benedetto XVI è atterrato a Berlino poco prima delle 10.30. E' così iniziato il viaggio apostolico del Papa, che rimane in Germania fino a domenica e visita anche Erfurt e Friburgo. Benedetto XVI è stato accolto all'aeroporto Tegel di Berlino dal presidente della Repubblica Federale Tedesca Christian Wulff e dalla cancelliera Angela Merkel. Il capo dello Stato era accompagnato dalla giovane moglie, sposata in seconde nozze, che segue marito, cancelliera e Papa a qualche passo sulla guida rossa percorsa dalla scaletta dell'aereo Alitalia fino all'aerostazione. All’arrivo Papa Benedetto XVI è stato accolto da 21 salve di cannone, come prevede il protocollo delle Visite di Stato. Alcuni bambini hanno offerto a Benedetto XVI dei fiori. Erano presenti l’arcivescovo Rainer Maria Woelki, di Berlino, e l’arcivescovo Robert Zollitsch, di Freiburg im Breisgau e presidente della Conferenza Episcopale tedesca. Dopo una breve pausa nella Sala d’Onore dell’aeroporto, il Papa ha raggiunto il Castello di Bellevue, Residenza ufficiale del Presidente Federale di Germania, per la cerimonia di benvenuto svoltasi nei giardini.

TMNews, La Repubblica.it

Video: l'arrivo a Berlino

Il colloquio del Papa con i giornalisti nel volo: la secolarizzazione, lo scandalo pedofilia, l’ecumenismo, la gioia del viaggio nella terra natale

La sfida della secolarizzazione, lo scandalo della pedofilia, l’impegno per l’ecumenismo, la gioia della visita nella sua terra natale: sono alcuni dei temi forti affrontati da Benedetto XVI sull’aereo papale in volo verso Berlino, nella tradizionale conversazione con i giornalisti al seguito. "Posso capire che davanti alle informazioni sugli abusi, soprattutto se sono stati compiuti su persone vicine uno dica questa non è più la mia Chiesa: la Chiesa era per me forza di umanizzazione e moralizzazione, se i rappresentanti della Chiesa fanno il contrario, non posso più vivere con questa Chiesa. Ma anche se nella Chiesa ci sono scandali e umanità terribili bisogna rinnovare la consapevolezza della specificità di essere Chiesa, imparare a sopportare questo e lavorare perchè mai più si ripeta", ha detto il Papa rispondendo a una domanda sulla reazione agli abusi sessuali compiuti da eccelsiastici su minori che ha portato alcuni cattolici ad abbandonare la Chiesa. "Distinguiamo - ha esortato Benedetto XVI - la motivazione specifica di quelli che si sentono scandalizzati da questi crimini che sono stati rivelati negli ultimi tempi, dalle altre motivazioni". "Generalemente le motivazioni dell'abbandono sono molteplici nel contesto della secolarizzazione, penso che di solito queste uscite sono l'ultimo passo in lunga catena allontanamento dalla Chiesa". E tuttavia, ha soggiunto, questa dolorosa realtà è una “situazione specifica”. E’ allora importante riflettere sul “perché” siamo nella Chiesa: “Io direi, è importante riconoscere che, stare nella Chiesa, non vuol dire fare parte di un’associazione ma essere nella rete del Signore, che pesca pesci buoni e cattivi dalle acque della morte alle terre della vita. Può darsi che in questa rete sono proprio vicino a pesci cattivi e sento questo, ma rimane vero che non ci sto per questi o questi altri, ma sono perché è la rete del Signore che è una cosa diversa da tutte le associazioni umane, una rete che tocca il fondamento del mio essere”.
Ecco allora le ragioni dello stare “nella Chiesa, anche se ci sono scandali e umanità terribili”. E così rinnovare la “consapevolezza della specificità di questo essere Chiesa del popolo da tutti i popoli, che è popolo di Dio”, e così “imparare a sopportare anche gli scandali e lavorare contro questi scandali proprio essendo in questa grande rete del Signore”. A proposito di alcune manifestazioni di dissenso nei confronti della visita, il Papa ha risposto che “è una cosa normale” in una società libera e ancor più “in un tempo secolarizzato”. Ed ha ribadito che “è giusto” che si possa esprimere questa “contrarietà”: “Fa parte della nostra libertà e dobbiamo prendere atto che il secolarismo e anche proprio l’opposizione al cattolicesimo nelle nostre società è forte. Quando queste opposizioni si manifestano in modo civile, non c’è nulla da dire contro”. D’altra parte, ha proseguito, “è anche vero che c’è tanta aspettativa e tanto amore per il Papa”, nonostante la “vecchia opposizione tra cultura germanica e romanica” e “i contrasti della storia”. C’è, ha detto poi il Papa, “anche un grande consenso alla fede cattolica, una crescente convinzione che abbiamo bisogno” di “una forza morale". Abbiamo bisogno di “una presenza di Dio in questo nostro tempo”: “Così insieme all’opposizione, che trovo naturale e da aspettarsi, c’è tanta gente che mi aspetta con gioia, che aspetta una festa della fede, un essere insieme e aspetta la gioia di conoscere Dio e di vivere insieme nel futuro, che Dio ci tiene per mano e ci mostra la strada”. ''Quando ho accettato l'invito a questo viaggio era per me evidente che l'ecumenismo con i nostri amici evangelici deve essere un punto forte, un punto centrale di questo viaggio. Noi viviamo in un tempo di secolarismo dove i cristiani insieme hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo, di far possibile credere, andare avanti con queste grandi idee, verità e perciò l'essere insieme tra cattolici ed evangelici è un elemento fondamentale per il nostro tempo''.
''Anche se istituzionalmente non siamo uniti - ha aggiunto -, anche se rimangono problemi, anche grandi problemi nel fondamento della fede... in Cristo, in Dio trinitario, nell'uomo come immagine di Dio siamo uniti in questo mostrare al mondo e approfondire questa unita è essenziale in questo momento storico''. Il Papa ha rinnovato la sua gratitudine ai “fratelli e sorelle, protestanti”, che hanno reso possibile questo “segno molto significativo: l’incontro nel monastero dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico”:“Sono molto felice di poter mostrare così questa unità fondamentale, che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dell’umanità, annunciando il lieto messaggio di Cristo, del Dio che ha un volto umano e che parla con noi”. Parlando in tedesco, il Papa ha quindi spiegato quanto sia importante per lui essere nato in Germania. “La radice non può essere, né deve essere tagliata”, ha detto ed ha aggiunto scherzosamente: “Purtroppo devo ammettere che continuo ancora a leggere più libri tedeschi che in altre lingue”. Nel "mio modo di essere", ha poi affermato, "l’essere tedesco è molto forte”. “Per un cristiano, però – ha evidenziato – si aggiunge dell’altro; con il Battesimo egli nasce di nuovo, nasce in un nuovo popolo che è composto da tutti i popoli”. Quando poi si assume una “responsabilità suprema” in questo nuovo popolo, ha confidato, “ci si immedesima sempre più in esso”. La radice, ha concluso il Papa, diventa un albero e il fatto “di appartenere a questa grande comunità della Chiesa Cattolica” forgia “tutta l’esistenza”.

Agi, Asca, Radio Vaticana


VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (VI) - il testo integrale dell'intervista al Papa

Telegramma del Papa: un sempre più intenso rinnovamente etico per il bene dell'Italia. Napolitano: Europa sappia trarre forza da suoi valori fondativi

Papa Benedetto XVI, che è partito questa mattina per un viaggio di quattro giorni in Germania, ha inviato come di consueto un telegramma al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. ''Nel momento in cui lascio il territorio italiano per recarmi in visita pastorale in Germania - recita il testo del messaggio - mi è gradito indirizzare a lei signor presidente e all'intero popolo italiano l'espressione del mio cordiale saluto che accompagno con l'auspicio di un sempre più intenso rinnovamento etico per il bene della diletta Italia sulla quale invoco la benedizione del signore pegno di copiosi lumi e grazie celesti''. Il presidente Napolitano ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di risposta. “Desidero rivolgerLe - scrive il capo dello stato - il più sincero ringraziamento per il messaggio che Ella ha voluto farmi pervenire nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Germania. Esso - prosegue Napolitano - conferma la speciale attenzione che Vostra Santità continua a riservare al dialogo ecumenico e interreligioso, che trarrà certamente nuovo slancio dagli incontri previsti in terra tedesca e dal Suo atteso intervento al Bundestag. L’Europa sappia trarre forza dai valori fondativi della nostra comune civiltà, cui ha così grandemente contribuito il Suo paese natale. Solo così potrà consolidarsi in Europa una società fondata sulla centralità della persona umana, sul dialogo tra culture e religioni e su intangibili principi di solidarietà. Un rinnovato impegno di coesione è oggi condizione perch il nostro continente affermi un proprio coerente e costruttivo ruolo nel mutato contesto internazionale". "Desidero ancora una volta esprimerLe Santità - conclude il presidente Napolitano -, il mio apprezzamento per la Sua alta missione apostolica ed un caloroso augurio per la Sua terza visita nella Sua amata Patria”.

Asca, Agi

VIAGGIO APOSTOLICO IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011) (I)

Messaggio del Presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI in partenza per il viaggio apostolico in Germania

Il Papa è partito per la Germania. Buon viaggio, Santo Padre!

L'Airbus A 320 Alitalia con a bordo Benedetto XVI, in partenza per il viaggio apostolico in Germania, è decollato alle 8.26 dall'aeroporto militare di Ciampino. L'arrivo dello scalo di Berlino Tegel è previsto alle 10-30. Domenica sera il rientro a Roma. Il Papa ha lasciato la sua residenza di Castel Gandolfo alle 7.55, con cinque minuti di ritardo rispetto all'orario previsto, accompagnato dal suo segretario mons. Georg Gänswein e il personale della sicurezza. Giunto in macchina alle 8-10, il Pontefice è stato accolto in rappresentanza del governo dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Dopo uno scambio di saluti Letta ha accompagnato il Papa alla scaletta dell'Airbus A320 dell'Alitalia battezzato ''George Bizet'', pilotato da Giacomo Belloni. Qui a salutare Benedetto XVI c'erano tra gli altri, con numerosi prelati del Vaticano, il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Questo è il terzo viaggio internazionale in calendario per il 2011, il ventunesimo all'estero, il terzo nel suo Paese natale.

Ansa, Il Sismografo

Video: la partenza per la Germania

Il Papa in Germania. Il seguito papale, i giornalisti, i fotografi e gli operatori: le 101 persone che accompagnano nel volo Benedetto XVI

Sarà il primo viaggio di stato di Benedetto XVI in Germania ed avrà per tema: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Quattro giorni intensi, da oggi a domenica, per il suo ventunesimo viaggio internazionale, il terzo del Papa tedesco nella sua terra. Le altre due volte, infatti, Papa Ratzinger era tornato in Germania con finalità esclusivamente pastorali: nel 2005, in occasione della GMG di Colonia, e nel 2006, quando in Baviera ha ripercorso i luoghi del suo ministero prima della chiamata a Roma. Partirà questa mattina alle 8.15 l’Airbus A320 “George Bizet” dell’Alitalia, volo papale con il consueto codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 101 persone. Cinque i cardinali che faranno parte del seguito papale, che sarà composto anche da tre vescovi, sette sacerdoti e diciotto laici. Guiderà il seguito il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Gli altri cardinali, quasi tutti di nazionalità tedesca, saranno: Kurt Koch e Walter Kasper, rispettivamente presidente e presidente emerito del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, Paul J. Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Walter Brandmüller, ex-Presidente del Pontificio Consiglio delle Scienze storiche. Nel seguito anche i vescovi Giovanni A. Becciu, sostituto alla Segreteria Di Stato, Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici e ed il nunzio apostolico Erwin J. Ender. I sacerdoti saranno i monsignori Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche pontificie, Georg Gänswein, Segretario particolare del Papa, Alfred Xuereb della Segreteria particolare di Sua Santità e Winfried König A., officiale della Segreteria di Stato. Fanno parte del seguito, in qualità di coadiutori liturgici, i monsignori Konrad Krajewski e Guillermo J. Karcher. A curare i rapporti con i media, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del CTV e della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem. Tra i laici che faranno parte del seguito, il dott. Alberto Gasbarri, Responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del Papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, della Direzione dei servizi sanitari S.C.V. e l’aiutante di camera del Papa, Paolo Gabriele. La sicurezza personale del Santo Padre sarà garantita dai cinque della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Christoph Graf e dal Magg. Lorenzo Merga della Guardia Svizzera pontificia. Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo de L’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio Vaticana. La consulente della Santa Sede per i trasferimenti aerei sarà Stefania Izzo. 66 i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 15 per testate italiane, cinque per conto di media vaticani e uno per la Conferenza Episcopale tedesca. I giornalisti vaticani saranno: Barbara Castelli e Simone Coali per il CTV, Gianluca Biccini e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano, Bernd Hagenkord per la Radio Vaticana. Wolfgang Radtke sarà sul volo per conto della Conferenza Episcopale tedesca. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate mondiali. Sei sono photoreporter: Alberto Pizzoli per AFP Photo, Maurizio Brambatti per Ansa Foto, Andrew Medichini per AP Photo, Michael Kappeler per DPA Photo, Max Rossi per Reuters Photo e Alessia Giuliani per Catholic Press Photo. Per le testate televisive saranno presenti 16 giornalisti, di cui sette corrispondenti, otto cameramen e un producer. Tra i corrispondenti Michael Mandlik di ARD/BR-TV, Valentina Alazraki Crastich di Televisa, Renaud Bernard di France 2, Cristiana Caricato di Tv2000, Philippine De Saint-Pierre di KTO TV, Jürgen Erbacher di ZDF e Guido Todeschini di Telepace. Tra i cameramen gli inviati di EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters Pool TV (Antonio Denti), Telepace (Alessandro Marinari), Tv2000 (Andrea Tramontano), Televisa, KTO TV, ARD/BR-TV e France 2. Unica producer sarà Tessa Unsworth dell’AP-Reuters Pool TV. I redattori di giornali, agenzie, periodici e radio saranno 39. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo, La Repubblica, Giacomo Galeazzi, La Stampa, Franca Giansoldati, Il Messaggero, Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore, Salvatore Mazza, Avvenire, e Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera. Per i quotidiani stranieri: Andrea Bachstein (Süddeutsche Zeitung), Paul Badde (Die Welt), Jörg Bremer (Frankfurter Allgemeine Zeitung), Rasmus Buchsteiner (Neue Presse), Rachel Donadio (The New York Times), Philipp Gessler (Die Tageszeitung), Juan Gonzalez Boo (ABC), Jean-Marie Guénois (Le Figaro), Hanns-Bruno Kammertöns (Die Zeit), Stefan Küpper (Augsburger Allgemeine), Stéphanie Le Bars (Le Monde), Albert Link (Bild), Darío Menor Torres (La Razón), Frédéric Mounier (La Croix), Jens Schmitz (Badische Zeitung), Christine Schröpf (Mittelbayerische Zeitung). Tre giornalisti dei periodici prenderanno parte al volo papale: Fiona Ehlers (Der Spiegel), Eva Kallinger (Focus) e Tanja May (Bunte). Per le agenzie di stampa italiane ci sarà Fausto Gasbarroni dell’Ansa. Tra le altre agenzie presenti gli inviati della EFE, CNS, CIC, AFP, AP, I.Media, EPD, DPA, Reuters. I corrispondenti per le radio saranno quattro: Raffaele Luise (Rai – Gr), Paloma Gomez Borrero (Cadena Cope), Stefan Troendle (Ard/Br-Radio) e Aura Vistas Miguel (Radio Renascença). Dopo un volo di due ore e un quarto, 1182 km percorsi, il volo papale atterrerà alle 10.30 all’aeroporto internazionale di Berlino-Tegel, dopo aver attraversato Italia, Austria, Germania e Repubblica Ceca. Venerdì 23 settembre primo trasferimento interno con il volo papale della Luftwaffe, operato con l’A340 “Konrad Adenauer”. Partenza alle 10.00 da Berlino e arrivo ad Erfurt, dopo aver percorso 237 km in 45 minuti di volo. Nel pomeriggio, alle 16.50 trasferimento in cinque elicotteri (Luftwaffe Superpuma e Bundespolizei Superpuma) per percorrere 80 km da Erfurt verso l’eliporto di Etzelsbach; rientro alle 19.00 .Sabato 24 settembre, alle 11.50, trasferimento con aereo della Luftwaffe dall’Aeroporto di Erfurt per Lahr, percorrendo 380 km in un’ora di volo. Domenica 25 settembre, infine, alle 18.45, partenza da Lahr del volo papale LH3174 con l’Airbus A321 “Regensburg” della Lufthansa, per l’Aeroporto di Roma Ciampino, dopo aver percorso 808 km in un’ora e mezza di volo e aver sorvolato Germania, Svizzera e Italia.

Salvatore Scolozzi, Korazym.org