lunedì 21 settembre 2009

Il vescovo di Minsk-Mohilev: un viaggio di Benedetto XVI in Bielorussia sarebbe per i cattolici un sogno divenuto realtà

L’ipotesi secondo cui Benedetto XVI potrebbe includere per il 2010 un viaggio apostolico in Bielorussia è stata commentata con entusiasmo da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo metropolita di Minsk-Mohilev. "E’ un evento che i cattolici bielorussi stanno sognando da anni", ha dichiarato all’agenzia cattolica catholic.by, "La notizia - precisa il metropolita - non è stata ancora ufficialmente confermata. Sappiamo che il presidente della Repubblica di Bielorussia Aliaksandr Lukashenka ha ufficialmente invitato il Papa e il Pontefice ha sempre detto che sarebbe venuto se Dio gli apriva le porte. Forse è arrivato quel tempo". Il viaggio del Papa in Bielorussia sarebbe occasione per un suo incontro con il Patriarca Kirill. "Un simile incontro - sottolinea il primate cattolico - aprirebbe una pagina nuova nelle relazioni tra la Chiesa Cattolica romana e Ortodossa. Abbiamo bisogno di questa pagina nuova nelle nostre relazioni, per le sfide del presente, sfide che ci pongono questi tempi di secolarizzazione ai quali dobbiamo dare una risposta insieme".

Agi

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Il custode di Terra Santa: segno concreto della vicinanza della Chiesa alla realtà problematica

“Un segno concreto di come la Chiesa sia vicina a questa realtà così problematica”. Con “grande soddisfazione” il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa (nella foto con Benedetto XVI), accoglie la notizia dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente convocata dal Papa, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema ‘La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (At 4,32)”. “E’ la prima volta che si fa un Sinodo regionale e non continentale, dedicato al Medio Oriente – dice al SIR Pizzaballa – ed è un segno concreto di come la Chiesa sia vicina a questa realtà così problematica”. Per il Custode “i temi che potrebbero trovare spazio nella assemblea sono quelli emersi già nella riunione con i patriarchi, ovvero la crescita del fondamentalismo, la formazione, l’emigrazione”. Tuttavia, aggiunge, “il tema del Sinodo fa menzione anche della testimonianza e della comunione. I cristiani della regione sono noti per il fatto che pur essendo pochi non sono sempre uniti. E quella della comunione potrebbe essere una importante pista di lavoro”.

SIR

Il card. Bagnasco: la 'Caritas in veritate' scuote le comode illusioni sulla crisi. La sobrietà in politica e le parole del Papa sul nichilismo

L'Enciclica "Caritas in veritate" di Papa Benedetto XVI ''assesta un opportuno scossone'' alle ''comode o improponibili illusioni'' di chi crede la crisi economica che ha colpito il pianeta negli ultimi 12 mesi ''non sia poi troppo diversa da quelle che l'hanno preceduta'', e che ''si potrà quindi tornare senza più pericoli all'esuberanza del passato", perchè ''se, come effettivamente succede, cresce la ricchezza del mondo ma aumentano le disparità, nessuno può ritenersi tranquillo''. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), presidente della Conferenza Episcopale italiana, nella prolusione letta oggi pomeriggio in apertura dei lavori del Consiglio Permanente della CEI. La crisi, ha proseguito il cardinale, è ''di sistema'' ed ha ''come inceppato gli oliati meccanismi di un'economia inadeguata alle complessità delle sfide attuali'': da essa, ammonisce Bagnasco citando il testo papale, non si esce ''senza 'riprogettare il nostro cammino', senza 'darci nuove regole' e 'trovare nuove forme di impegno', senza 'puntare sulle esperienze positive e rigettare quelle negative'''. Bagnasco ha ammonito: ''Se continua lo scandalo di un supersviluppo dissipatore a fronte di povertà sempre più' desolanti, se le distorsioni gravi e gli effetti deleteri di un'attività finanziaria mal utilizzata quando non speculativa continuano a ricadere sulla fasce piu' indifese della popolazione mondiale, se la corruzione e l'illegalità non vengono arginate e superate, se i vari protezionismi economici e culturali non sono riconsiderati per la quota di egoismo che racchiudono, se le politiche degli aiuti internazionali non seguono una logica meno auto-referenziale e dunque più efficiente, se i piani di cooperazione intergovernativi non approdano a concrete e verificate realizzazioni, se gli organismi internazionali non recuperano uno scatto di iniziativa, se i poteri pubblici non sapranno rinnovare la loro capacità di presa sui problemi, e se proporzionatamente non crescerà una più sentita partecipazione dei cittadini alla res publica, se tutto questo e altro ancora non comincia ad accadere allora davvero questa crisi si sarà dispiegata invano, limitandosi ad impoverire il mondo''.
''Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda (cfr. art. 54)''. Il presidente della CEI ha dedicato un ampio passaggio del suo discorso alla politica e alla vita pubblica del nostro Paese. ''Non vi è dubbio - ha esordito citando l'Enciclica di Benedetto XVI "Caritas in veritate" - che compito essenziale della politica è la giustizia, e quindi la promozione del bene comune, ossia del bene 'di quel 'noi tutti', formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunita' sociale'''. Di qui l'importanza del 'servizio' rappresentato dall'impegno politico: ''Servire gli altri secondo questa 'via istituzionale, possiamo anche dire politica, della carità - ha proseguito Bagnasco - non è meno qualificato e incisivo 'di quanto lo sia la carità che incontra il prossimo direttamente, fuori dalle mediazioni istituzionali della polis'''. E' questo il motivo, ha aggiunto, per cui la Chiesa ''non cessa di raccomandare ai giovani e all'intero laicato la strada non solo del volontariato sociale, ma anche della politica vera e propria, nelle sue diverse articolazioni, quale campo di missione irrinunciabile e specifico'', come ricordato anche, appena pochi giorni fa, dal Pontefice nella sua visita a Viterbo. ''Il criterio fondamentale per una onesta valutazione dell'agire politico - ha poi proseguito il porporato - è dunque la capacità di individuare le obiettive esigenze delle persone e delle comunita', di analizzarle e di corrispondervi con la gradualita' e nei tempi compatibili. E', in altre parole, il criterio della reale efficacia di ogni azione politica rispetto ai problemi concreti del Paese''.
Con "rammarico" il card. Bagnasco ha notato "un evidente fraintendimento" delle parole del Papa sui rischi del ritorno di un nichilismo che nella storia ha prodotto i lager, presentate dai media come se per il Papa l'umanesimo non cristiano sia automaticamente nichilista e che il nichilismo porti invariabilmente ai lager. "Il suo discorso - ha tenuto a sottolineare Bagnasco - era naturalmente assai meno semplicistico, come si può facilmente evincere da una lettura serena dell'intero suo testo. Il cristianesimo non esclude ciò che è il portato di vita di ciascuno, ossia che ci possano essere persone non credenti capaci di una loro moralità forte, estranee alla tentazione nichilista. Ma bisogna fare attenzione per non edulcorare mai questo ospite inquietante del nostro tempo. Il nichilismo non è paragonabile ad una qualsiasi posizione filosofica. Se la sua sostanza, sempre identica a se stessa, è il nulla, il non senso, esso si manifesta sotto varie espressioni, dallo scetticismo esistenziale al libertarismo, che però non devono trarre in inganno, trattandosi sempre di un avversario terribilmente serio, mai da trattare con dilettantismo". Anzichè le polemiche, le parole del Papa, per Bagnasco, avrebbero meritato riflessioni profonde: infatti, "se Dio non c'è, e dunque tutto manca di fondamento, diventa arduo se non impossibile giustificare la differenza qualitativa e irriducibile dell'uomo rispetto al resto della natura, e diventa ugualmente arduo se non impossibile riconoscere la libertà intesa in senso proprio, come facoltà squisitamente umana, sottratta alla casualità. Vi è un discutere, talora, che lascia interdetti: bisognerebbe evitare che il gusto dell'azzardo intellettuale porti a tagliare il ramo stesso sul quale ci si trova a disquisire". E inoltre, "se, come esige il nichilismo, anche solo parlare di princìpi è considerata una deriva liberticida ed autoritaria e si ritiene lesivo dell'intelligenza qualsiasi riferimento ad un bene oggettivo che preceda le nostre scelte, allora davvero educare diventa un'impresa impossibile. Nonostante gli esiti di estraneazione e smarrimento cui e' pervenuta una parte non irrilevante della nostra società, in particolare della popolazione giovanile, si ha come l'impressione che siano troppo pochi coloro che accettano di fare effettivamente i conti con questo tarlo inesorabile che polverizza ogni voglia di futuro. E per converso siano ancora troppi i maestri che lusingano i giovani indicando loro un "dio sbagliato".

Asca, Agi

Prolusione - il testo integrale dell'intervento del card. Bagnasco

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Sako: ringrazio il Papa per la convocazione. Sarà una nuova Pentecoste, tempo forte per andare avanti

''Ringrazio il Papa per questa convocazione. Se ci disporremo al meglio per noi potrebbe essere una nuova Pentecoste''. L'arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako commenta così all'agenzia SIR della CEI la convocazione dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente da parte di Benedetto XVI, dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema ''La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola' (At 4,32)''. Mons. Sako è particolarmente soddisfatto per questo annuncio, dal momento che fu lui ad avanzare, a gennaio 2009, una proposta analoga a Papa Ratzinger nel corso della visita 'ad limina apostolorum' dei vescovi iracheni. ''Sarà un tempo forte per le Chiese orientali per andare avanti, per uscire dal passato e aprire gli occhi sulla realtà di oggi - aggiunge - in Medio Oriente abbiamo problemi e sfide da affrontare''. Tra queste Sako elenca ''il dialogo con ebrei e musulmani e la necessità di una pastorale unificata in lingua araba''. Ma su tutte c'è il grave fenomeno dell'esodo dei cristiani: ''Tutte le Chiese anche le più piccole, devono capire l'importanza della presenza cristiana in Medio Oriente. La fuga cristiana all'estero è una perdita notevole per tutta la Chiesa. Ho paura che senza cristiani in Medio Oriente l'islam diventi più aggressivo''.

Asca

Messaggio del Papa ai funerali dei sei militari italiani: profondamente addolorato per l'attentato. Dio sostenga quanti si impegnano per la pace

''Profondamente addolorato per il tragico attentato'' a Kabul che ha provocato la morte dei sei paracadutisti italiani, Papa Benedetto XVI esprime ''sentite condoglianze'' ai familiari delle vittime ''come pure all'intera nazione italiana'' per questo gravissimo lutto. E' quanto si legge in un telegramma inviato dal segretario di Stato Vaticano card. Tarcisio Bertone in occasione delle esequie solenni svoltesi questa mattina nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Il Pontefice ''si unisce spiritualmente alla celebrazione'' e ''invoca l'intercessione di Maria Santissima Regina Pacis affinchè Dio sostenga quanti si impegnano ogni giorno a costruire nel mondo solidarietà, riconciliazione e pace''. Nel messaggio del Papa un ''particolare pensiero'' viene rivolto ai militari feriti nell'attentato.

Adnkronos

Il Papa: i vescovi hanno una paterna responsabilità nel custodire l'identità sacerdotale. I problemi non devono distrarci dall'unione con Cristo

L'identità ''sacerdotale'' del sacerdote è oggi ''purtroppo messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione'': lo ha detto questa mattina Papa Benedetto XVI, rivolto ai nuovi vescovi ordinati negli ultimi dodici mesi, che hanno partecipato in questi giorni ad un corso di formazione in Vaticano. I vescovi, ha detto il Pontefice, hanno una ''paterna responsabilità nel custodire e promuovere l'identità sacerdotale dei presbiteri affidati alle proprie cure pastorali, un'identità che vediamo oggi purtroppo messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione''. Papa Ratzinger ha anche notato come, al giorno d'oggi, la ''missione di un presbitero e, a maggior ragione, quella di un Vescovo'', comporti ''una mole di lavoro che tende ad assorbirlo continuamente e totalmente. Le difficoltà aumentano e le incombenze vanno moltiplicandosi, anche perchè si è posti di fronte a realtà nuove e ad accresciute esigenze pastorali''. ''Tuttavia - ha ricordato il Papa -, l'attenzione ai problemi di ogni giorno e le iniziative tese a condurre gli uomini sulla via di Dio non devono mai distrarci dall'unione intima e personale con Cristo. L'essere a disposizione della gente non deve diminuire o offuscare la nostra disponibilità verso il Signore'', perchè il ''tempo che il sacerdote e il Vescovo consacrano a Dio nella preghiera è sempre quello meglio impiegato, perchè la preghiera è l'anima dell'attività pastorale, la 'linfa' che ad essa infonde forza''. "Condizione indispensabile perché produca frutti di bene è infatti che il sacerdote resti unito al Signore. Sta qui il segreto della fecondità del suo ministero: soltanto se incorporato a Cristo vera vite porta il frutto". E il Papa ricorda di aver voluto l’Anno Sacerdotale, indetto nel 150° della morte di San Giovanni Maria Vianney, per promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. "La Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione. La Celebrazione Eucaristica illumini dunque tutta la nostra giornata e quella dei vostri sacerdoti, imprimendo la sua grazia e il suo influsso spirituale sui momenti tristi o gioiosi, agitati o riposanti, di azione o di contemplazione". “L'imitazione di Gesù Buon Pastore è, per ogni sacerdote, la strada obbligata della propria santificazione - ha detto il Papa - e la condizione essenziale per esercitare responsabilmente il ministero pastorale”. Se questo vale per i presbiteri, - aggiunge - vale ancor più per i vescovi che non devono dimenticare che uno dei compiti essenziali del vescovo è proprio quello di aiutare, con l'esempio e con il fraterno sostegno, i sacerdoti a seguire fedelmente la loro vocazione, e a lavorare con entusiasmo e amore nella vigna del Signore.