domenica 9 settembre 2012

Il Papa: la pace ha bisogno di essere sostenuta da cuori e menti che cercano la verità. Aprirsi agli altri, offrirsi agli altri, può essere un dono

Il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, ha trasmesso al card. Vinko Puljic e ai partecipanti al XXVI Incontro Internazionale per la Pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che si è aperto ieri a Sarajevo, il “cordiale saluto e l’apprezzamento” di Papa Benedetto XVI. Da una parte "la strumentalizzazione della religione", dall'altra il "no" a Dio rappresentano oggi la "duplice minaccia" alla pace di cui il mondo ha, invece, "veramente bisogno". Il Pontefice ribadisce il messaggio di pace lanciato un anno fa da Assisi. Papa Benedetto "osservò come la causa della pace sia oggi minacciata da un duplice rischio: da un lato la strumentalizzazione della religione come motivo di violenza, dall'altro il 'no' a Dio in nome di una visione del tutto secolarizzata dell'uomo, che a sua volta è capace di produrre una violenza senza misura" ha ricordato Bertone. Anche a Sarajevo "gli effetti del convergere di queste due forze negative si sono, fra l'altro, sperimentati in misura drammatica, in quella guerra che ha avuto inizio venti anni fa, portando morte e distruzione nei Balcani", ha sottolineato. “Da Sarajevo - continua -, vuole partire un messaggio di pace....La pace ha bisogno di essere sostenuta da cuori e menti che cercano la verità...con speranza e impegno”. "Continua, infatti, la minaccia del terrorismo, tante guerre insanguinano la terra, la violenza contro il fratello sembra non avere fine. Il nostro mondo ha veramente bisogno di pace! Anzi, dal nostro mondo si alza sempre più forte il grido 'Venga la pace!'". In questi giorni, " il pensiero del Santo Padre va, in modo particolare, alla drammatica situazione in Siria e al Viaggio Apostolico che si accinge a realizzare in Libano. L'augurio è che quelle terre, e tutte le terre bisognose di riconciliazione e di tranquillità, trovino presto la pace in una serena convivenza, nella stabilità e nel rispetto dei diritti dell'uomo". “La lunga esperienza di dialogo, vissuta negli Incontri Internazionali promossi da Sant’Egidio, mostrano quanto sia fallace la cultura dello scontro...Aprirsi agli altri, offrirsi agli altri, può essere un dono. E’ una consapevolezza, questa, che deve allargarsi nelle coscienze degli uomini e dei popoli”. “Il Santo Padre, mentre auspica un fruttuoso incontro, si unisce spiritualmente a tutti i presenti, nella certezza che il Signore...continuerà a guidarci sulla via della pace e dell’incontro tra i popoli, benedicendo ogni nostro impegno”.

Comunità di Sant'Egidio, TMNews

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’ARCIVESCOVO DI VRHBOSNA-SARAJEVO IN OCCASIONE DELL’INCONTRO INTERNAZIONALE DI PREGHIERA PER LA PACE ORGANIZZATO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO (SARAJEVO, 9-11 SETTEMBRE 2012)

La figura del card. Alojzije Stepinac e il Patriarcato russo dietro il 'no' a Benedetto XVI in Serbia in occasione i 1700 anni dell'Editto di Milano

Dietro il recente rifiuto opposto al viaggio di Benedetto XVI in Serbia ferve una realtà molto complessa. Già da molti mesi, infatti, il Santo Sinodo di Belgrado aveva escluso con fermezza la possibilità di invitare il Papa alle celebrazioni che si terranno il prossimo anno a Nis, in memoria dei 1700 anni trascorsi dalla promulgazione dell’editto di Milano. Il pomo della discordia è l’annunciata preghiera che il Pontefice ha fatto nel giugno 2011 sulla tomba del card. Alojzije Stepinac (1898-1960), considerato dai serbi un collaborazionista del regime degli ustascia. “Il Papa - ha commentato un anonimo esponente del Santo Sinodo serbo - avrebbe potuto ricevere l’invito se avesse visitato l’ex campo di concentramento di Jasenovac, onorando i circa 700mila serbi e i quasi 100mila ebrei e rom uccisi”. A spiegare il “nodo Stepinac” è invece Nikola Knezevic, presidente del Centro per gli studi religiosi interdisciplinari di Novi Sad: “Gran parte degli storici serbi vede Stepinac come un collaborazionista degli ustascia, non un difensore di ebrei e serbi come viene descritto dagli omologhi croati. Pio XII e la Chiesa croata non si sono mai ufficialmente opposti al regime nazista durante la guerra. Stepinac era informato sulle atrocità compiute a Jasenovac e fece poco per fermarle. La Chiesa Cattolica non ha mai chiesto scusa per Jasenovac, mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno visitato la tomba di Stepinac”. Del resto, lo scorso luglio il éatriarca serbo Irinej aveva già confermato il 'niet' sul viaggio del Papa in un’intervista all’agenzia di stampa Tanjug. Ciò che il primate serbo ha rivelato riguarda un certo ruolo giocato dal Patriarcato moscovita, nonostante le dichiarazioni siano state smentite proprio il mese scorso: nell’intervista, Irinej ha dichiarato che la Chiesa russa avrebbe “problemi con il Vaticano a causa del proselitismo” dei cattolici; tanto che, ha dichiarato Irinej, “il Patriarca russo ha detto che sarebbe potuto anche non venire a Nis se il Papa fosse stato presente. La nostra Chiesa ha così deciso di invitare i capi di tutte le Chiese ortodosse e di chiedere alle altre Chiese di inviare delegazioni al più alto livello”. Anche Irinej, però, non ha mancato di citare il “nodo Stepinac”: secondo il Patriarca serbo, infatti, la Beatificazione del cardinale croato “è stata percepita come un segnale negativo nelle relazioni interreligiose e molti in Serbia pensano che sarebbe necessario che la Chiesa Cattolica esprimesse cordoglio per le vittime serbe in Croazia e in altre regioni oppresse dal regime ustascia”. Irinej ha inoltre aggiunto che: “Malgrado ciò, bisogna tenere a mente che i rapporti tra Chiesa serbo-ortodossa e cattolica non si possono ridurre alle relazioni serbo-croate. E neppure a quelle tra cattolici e ortodossi in Serbia e Croazia”. Del resto, non si può omettere che, al di là delle dichiarazioni ufficiali e della gerarchia, come in tutti i paesi balcanici, nelle realtà ecclesiali serbe è presente un radicato tradizionalismo nel modo in cui intendere i rapporti con la Chiesa di Roma. Proprio la Serbia, infatti, è la terra di uno dei maggiori teologi ortodossi del XX secolo, l’archimandrita Justin Popovic (1894-1979), glorificato nel 2010 e il cui pensiero è integralmente una teologia della “resistenza” ortodossa tanto contro le politiche ecumenistiche quanto contro lo stesso nazionalismo serbo. Allievo di Popovic è stato il vescovo kosovaro Artemije, deposto due anni fa da Belgrado a causa delle sue posizioni anti-ecumenistiche e per le dichiarazioni critiche nei confronti delle potenze occidentali. Non è stato facile, però, destituire l’anziano e storico padre spirituale di una regione martoriata: il vescovo Artemije ha raccolto fedeli e monasteri e si è aggiunto all’ortodossia della resistenza. Proprio dello scorso mese è un documento ufficiale del Sinodo greco in resistenza di Oropos e Philì che avanza un’eventualità d’intesa con il vescovo di Raska-Prizren. Si tratta dello stesso Sinodo greco che ha accolto sotto la sua giurisdizione, negli USA e in Australia, alcune parrocchie serbe in disaccordo con le politiche di Belgrado. Lo storico viaggio di un Papa in Serbia dovrà dunque attendere e, forse, non si tratterà di pochi anni.

Raffaele Guerra, Vatican Insider

Il Papa: spero nel dialogo tra il governo della Colombia e le forze armate rivoluzionarie per porre fine al conflitto. I saluti nelle diverse lingue

Il Papa si augura che il dialogo tra governo colombiano e forze rivoluzionare, annunciato di recente, possa essere "guidato dalla volontà del perdono". Benedetto XVI lo ha detto nei saluti in lingua spagnola, al termine dell'Angelus: "E' stato annunciato un importante dialogo tra il governo colombiano e rappresentanti delle forze armate rivoluzionarie, con la partecipazione di delegati del Venezuela e del Cile, per provare a porre fine al conflitto che da decenni affligge questo amato paese. Spero che quanti prendano parte a questa iniziativa si lascino guidare dalla volontà del perdono e della riconciliazione nella ricerca sincera del bene comune".
In polacco, l’annuncio della II Settimana dell’Educazione che, per iniziativa della Conferenza dell’Episcopato Polacco, inizierà tra poco in Polonia, con l’augurio che “essa ravvivi la cooperazione tra la famiglia, la scuola e la Chiesa, per garantire ai bambini e ai giovani una solida formazione intellettuale, culturale, spirituale e cristiana”. Poi, un cordiale saluto ai cattolici e a tutti i cittadini del Kazakhstan, dove il Papa ricorda che il card. Sodano, quale suo Legato, celebra oggi la Dedicazione della nuova Cattedrale di Karaganda, e ai fedeli di Leopoli dei Latini, in Ucraina, che ieri, alla presenza dell’altro Legato del Papa, il card. Tomko, hanno commemorato il sesto centenario della fondazione di quella arcidiocesi.

TMNews, Radio Vaticana

Benedetto XVI: viaggio in Libano sotto il segno della pace. Non rassegnarsi alla violenza, impegno per il dialogo e la riconciliazione sia prioritario

“Nei prossimi giorni mi recherò in viaggio apostolico in Libano per firmare l’Esortazione Apostolica post-sinodale, frutto dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, svoltosi nell’ottobre 2010. Avrò la felice occasione di incontrare il popolo libanese e le sue autorità, oltre ai cristiani di questo caro Paese e a quelli dei Paesi limitrofi”: queste le parole in francece di Papa Benedetto XVI dopo la recita dell’Angelus. “Io non ignoro la situazione spesso drammatica vissuta dalle popolazioni di questa regione da troppo tempo straziata da incessanti conflitti – ha continuato -. Comprendo l’angoscia di molti mediorientali quotidianamente immersi in sofferenze di ogni tipo che interessano purtroppo, a volte mortalmente, la loro vita personale e familiare. Il mio preoccupato pensiero va a coloro, che alla ricerca di un luogo di pace, abbandonano la loro vita familiare e professionale e sperimentano la precarietà degli esuli”. Anche “se sembra difficile trovare soluzioni ai vari problemi che toccano la regione”, per il Santo Padre, “non ci si può rassegnare alla violenza e all’esasperazione delle tensioni. L’impegno per il dialogo e la riconciliazione deve essere una priorità per tutte le parti coinvolte, e deve essere sostenuto dalla comunità internazionale, oggi sempre più cosciente dell’importanza per il mondo intero di una pace stabile e duratura in tutta la regione”. “Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione a tutto il Medio Oriente, si pone sotto il segno della pace facendo riferimento alle parole di Cristo: 'Vi do la mia pace'. Che Dio benedica il Libano e il Medio Oriente”, ha affermato.

SIR

Il Papa: Gesù si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, voce dell'Amore

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. “Al centro del Vangelo di oggi – ha esordito il Papa - c’è una piccola parola, molto importante. Una parola che – nel suo senso profondo – riassume tutto il messaggio e tutta l’opera di Cristo”. Commentando l’episodio del Vangelo di Marco in cui Gesù guarisce un sordomuto, pronunciando appunto la parola “effatà”, il Pontefice ha sottolineato “il significato storico, letterale di questa parola: quel sordomuto, grazie all’intervento di Gesù, ‘si aprì’; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’‘apertura’ agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo”. “Ma tutti sappiamo – ha proseguito il Santo Padre - che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il ‘cuore’. È questo che Gesù è venuto ad ‘aprire’, a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri”. Ecco perché, ha chiarito Benedetto XVI, “dicevo che questa piccola parola, ‘effatà – apriti’, riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri”. Per questo motivo “la parola e il gesto dell’‘effatà’ sono stati inseriti nel rito del battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: ‘Effatà’, pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a ‘respirare’ lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto”. Ricordando che ieri si è celebrata la Natività di Maria, il Papa ha osservato: “A motivo del suo singolare rapporto con il Verbo incarnato, Maria è pienamente ‘aperta’ all’amore del Signore, il suo cuore è costantemente in ascolto della sua Parola. La sua materna intercessione ci ottenga di sperimentare ogni giorno, nella fede, il miracolo dell’‘effatà’, per vivere in comunione con Dio e con i fratelli”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Il Papa: mettendo in pratica i Comandamenti l’uomo può percorrere il cammino della vera libertà, saldo nella via che conduce alla vita e alla felicità

Ieri sera, in Piazza del Popolo a Roma, si è aperta l’iniziativa "Dieci Piazze per Dieci Comandamenti" promossa dal Rinnovamento nello Spirito Santo e patrocinata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, una serata di evangelizzazione e di festa che proseguirà nel corso dell'anno in altre città italiane. Nel corso dell’evento è stato trasmesso su schermi giganti un videomessaggio del Santo Padre Benedetto XVI. Le “Dieci Parole” del Decalogo, ha detto il Papa, sono una sorta di "codice etico" “per costruire una società in cui il rapporto di alleanza con il Dio Santo e Giusto illumini e guidi i rapporti tra le persone”. “Che senso hanno queste Dieci Parole per noi, nell’attuale contesto culturale, in cui secolarismo e relativismo rischiano di diventare i criteri di ogni scelta e in questa nostra società che sembra vivere come se Dio non esistesse? Noi rispondiamo che Dio ci ha donato i Comandamenti per educarci alla vera libertà e all’amore autentico, così che possiamo essere davvero felici”. I Comandamenti, ha proseguito il Pontefice, sono un segno dell’amore di Dio Padre, del suo desiderio di insegnarci il “discernimento del bene dal male, del vero dal falso, del giusto dall’ingiusto”, "sono comprensibili da tutti e proprio perché fissano i valori fondamentali in norme e regole concrete, nel metterli in pratica l’uomo può percorrere il cammino della vera libertà, che lo rende saldo nella via che conduce alla vita e alla felicità". Se l’uomo ignora i comandamenti, dunque, si allontana anche “dalla vita e dalla felicità duratura”, ha ricordato il Santo Padre. “L’uomo lasciato a se stesso, indifferente verso Dio, fiero della propria autonomia assoluta, finisce per seguire gli idoli dell’egoismo, del potere, del dominio, inquinando i rapporti con se stesso e con gli altri e percorrendo sentieri non di vita, ma di morte”. A questo proposito, ha detto Benedetto XVI, le “tristi esperienze della storia”, soprattutto durante il secolo scorso, restano “un monito” per l’umanità intera. E’ invece Gesù con la sua Croce e Risurrezione, che “porta a pienezza la via dei Comandamenti” e porta anche “al superamento radicale dell’egoismo del peccato e della morte”. “Solo l’accoglienza dell’amore infinito di Dio, l’avere fiducia in Lui, il seguire la strada che Egli ha tracciato, dona senso profondo alla vita e apre a un futuro di speranza”. La via dell’amore tracciata dai Comandamenti e perfezionata da Cristo, ha concluso il Papa, “è l’unica capace di rendere la nostra vita, quella degli altri, quella delle nostre comunità, più piena, più buona e più felice”. L’auspicio di Benedetto XVI è che l’iniziativa “Dieci Piazze per Dieci Comandamenti” susciti un rinnovato impegno nel testimoniare questa via.

Radio Vaticana

VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELL’INIZIATIVA "DIECI PIAZZE PER DIECI COMANDAMENTI" PROMOSSA DAL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO

La soddisfazione della Santa Sede per la liberazione della bambina pakistana arrestata con l'accusa di blasfemia. Mons. Tomasi: legge inaccettabile

La Santa Sede esprime soddisfazione per la liberazione, avvenuta ieri, di Rimsha, la bimba cristiana con disabilità mentale, arrestata in Pakistan per blasfemia. Familiari e amici hanno consegnato il denaro per la cauzione, circa ottomila euro. La bambina dovra però affrontare un processo anche se il suo accusatore, un imam, è finito in carcere per aver manipolato le prove. "Rimsha - commenta mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu di Ginevra, intervistato da Radio Vaticana - anzitutto non è maggiorenne e secondo le perizie mediche ha anche un handicap e non era in condizione di essere responsabile delle azioni che le venivano attribuite. E' emerso poi che un imam aveva addirittura falsificato le prove, introducendo nel sacchetto d’immondizia di questa povera ragazza delle pagine del Corano, per far vedere che si poteva veramente accusarla di mancanza di rispetto e quindi di bestemmia contro il Corano e, di conseguenza, per costringere le famiglie cristiane di quella zona di Islamabad a scappare così da evitare di essere perseguitate o di vedere le loro case bruciate". Secondo il rappresentante del Papa all'Onu di Ginevra, in Pakistan "il sistema giuridico dovrà rivedere profondamente il suo funzionamento, affinchè le decisioni che prenderà non siano poi contraddette da reazioni popolari che portano a conclusioni profondamente ingiuste". Occorre superare cioè l'attuale situazione delle minoranze religiose che "è problematica: prima di tutto per i cristiani, ma anche per qualche altra piccola minoranza". "Il problema - afferma l'arcivescovo - che si pone davanti a questa realtà è che l’utilizzo della legge sulla blasfemia viene visto come uno strumento per vendette personali o per abusi di potere o per 'liberare' i villaggi, come qualcuno dice, dalla presenza dei cristiani".

Agi

Rimsha è libera. Mons. Tomasi: legge sulla blasfemia inaccettabile

Tweet, iPad e blog: l'era multimediale che anche la Santa Sede sembra aver voluto abbracciare. Tutte le iniziative nel campo delle nuove tecnologie

È vero che il Papa teologo scrive i suoi libri (così anche l'ultimo in uscita a breve) a mano con la sua minuta e precisa calligrafia, e che studia portandosi a Castel Gandolfo parte della sua poderosa biblioteca (libri di carta, dunque), ma è anche vero che nelle ultime vacanze-studio sui colli albani, ha portato con se un iPad che gli serve per consultare i giornali. Una scelta che rispecchia la nuova era che anche il Vaticano sembra aver voluto abbracciare: l'era multimediale strizzando l'occhio in particolare al "mobile". L'ultima notizia viene dalla Radio Vaticana che proprio in queste ore offre la sua prima App per Android. E l'offerta prevede, a breve, oltre alla piattaforma Android, una per iPhone/iPad e un'altra per Windows Phone. Insomma, non poco per un'istituzione ancorata alla dottrina di sempre, la sua bimillenaria tradizione, e sempre in bilico tra la necessità di gettare il cuore oltre l'ostacolo, verso il mondo e le sue sfide, e l'esigenza di non tradire se stessa, la propria particolare identità. Tutto, a onore del vero, iniziò nel 2009. Allora piovevano critiche sul Vaticano per una presunta superficialità nel monitorare le notizie che circolavano sul Papa sul web. Fu così che il Vaticano si diede da fare e assoldò la Meltwater, società internazionale con sede principale in Norvegia (Oslo), affidandole l'incarico di seguire ogni giorno il web e riferire alla Sala Stampa vaticana chi e come sulla rete parla delle cose vaticane. L'obiettivo era chiaro: valutare strategie di comunicazione e prevenire possibili cortocircuiti mediatici come furono il "caso Ratisbona" e il "caso Williamson". Da quel giorno, anche l'ultimo dei blog è stato tenuto sotto controllo dal "grande occhio" vaticano, perché prevenire, pensano oltre il Tevere, è meglio che poi dover correre ai ripari. Da quel momento il fidanzamento della Santa Sede col web fu un crescendo di appuntamenti e sorprese. Una delle ultime riguarda i documenti vaticani del passato. Al posto di chiuderli negli antichi cassetti dell'archivio segreto, un "ministero" della Santa Sede li ha resi accessibili a tutti, e lo ha fatto in tutte le maggiori lingue nel mondo. Dal 16 marzo scorso, infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede, pur conservando i propri documenti sul sito ufficiale della Santa Sede, per facilitarne la consultazione ha aperto una nuova pagina web. Dentro vi si trovano "in chiaro" anche i documenti di quello che un tempo era il Sant'Uffizio, l'antico "ministero" vaticano che tanto ha fatto tremare con le sue disposizioni eretici e infedeli. Ma non è solo la Dottrina delle Fede ad essersi aperta al web. Anche Civiltà Cattolica, la storica e antica rivista dei gesuiti i cui testi sono visionati prima della pubblicazione dalla segreteria di stato vaticana, ha voluto come nuovo direttore Antonio Spadaro, il gesuita amante del web che su Twitter dialoga alla pari con fedeli e lettori. Fu lui, tra l'altro, insieme al card. Gianfranco Ravasi (anch'egli twitterista doc) e mons. Claudio Maria Celli, a chiamare in Vaticano nel maggio 2011 fa tutti i blogger dell'area religiosa a loro giudizio più influenti. Un miscuglio di razze e cyber intelligenze che spiegarono all'istituzione come cinguettare su Dio, la fede, la vita della Chiesa. Rocco Palmo, ad esempio, giovane blogger che su Whisper in the Loggia anticipa le nomine papali del mondo anglosassone provocando a volte anche insofferenza nelle gerarchie, venne chiamato come relatore: i miracoli del multimediale. Il prossimo aprile toccherà ancora al card. Ravasi dire la sua. Egli, infatti, farà propria la formula dei Ted, Technology, Entertainment and Design, inventata in California trent'anni fa ma divenuta celebre grazie alle nuove tecnologie. Sul web si offrono via video non più di 18 minuti a chiunque per proporre in una maniera possibilmente brillante idee che meritano di essere diffuse. È, infatti, in via di organizzazione il Ted Via della Conciliazione, promosso in collaborazione con il Cortile dei Gentili, lo spazio di confronto tra credenti e non credenti istituito, su suggerimento di Benedetto XVI, dal Pontificio Consiglio della Cultura guidato appunto da Ravasi. L'appuntamento si terrà a Roma il 19 aprile 2013 e avrà per tema "La libertà religiosa oggi". Come è nello spirito di questa iniziativa ad alternarsi sul palco saranno personalità tra loro molto diverse: religiosi e star dello spettacolo, intellettuali e stelle dello sport. Tutti dalla tribuna diranno la loro sul rapporto tra libertà religiosa, diritti umani e sviluppo dei popoli. Tra gli oratori, la cantante di origine cubana Gloria Estefan, l'attivista per i diritti umani egiziana Lamia Aly Mekhemar e il calciatore Didier Drogba.

Paolo Rodari, Il Giornale

Il 21 settembre 2013 il Papa potrebbe arrivare a Bergamo a 50 anni dalla morte di Giovanni XXIII e per la beatificazione del Beato Tommaso da Olera

Le voci nei corridoi della Curia romana e bergamasca sussurrano che il 21 settembre 2013 Papa Benedetto XVI potrebbe atterrare a Orio al Serio per compiere una visita pastorale a Bergamo, terra del Beato Giovanni XXIII. L’ipotesi sembra farsi sempre consistente perché il prossimo anno la diocesi di Bergamo celebrerà l’Anno Giovanneo, nel 50° anniversario della morte di Papa Roncalli e la beatificazione di fra Tommaso da Olera, il frate mistico nato nella frazione di Alzano Lombardo e vissuto tra il 1563 e il 1631. E pare che mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, proprio nei giorni scorsi abbia firmato una lettera d’invito a Sua Santità. Difficile leggere l’agenda di Benedetto XVI e sapere i programmi per il prossimo anni del Papa, ma la due giorni del Pontefice in terra bergamasca è un’ipotesi che trova sempre più conferme. Certo il Papa non andrà ad Olera, pare per problemi di sicurezza, e quindi sabato 21 settembre 2013 presiederebbe la celebrazione della beatificazione di fra Tommaso da Olera a Bergamo, mentre domenica 22 farebbe tappa alla casa natale di Papa Roncalli. Certo che a Sotto il Monte il parroco, don Claudio Dolcini, cerca di smontare questa tesi come afferma a Più Valli Tv che ha dato l’anticipazione della notizia e si dice all’oscuro di questa possibilità, ma è anche vero che in parrocchia si stanno affrettando nei lavori di ristrutturazione e sistemazione della chiesa parrocchiale e dei luoghi giovannei. Da Roma c’è ancora più cautela, anche per l'età e la salute del Pontefice. “Nessuno conosce i programmi del Papa – afferma un monsignore della Segreteria di Stato in Vaticano – certo l’ipotesi di una visita apostolica in concomitanza di alcuni anniversari e la salita alla gloria degli altari di fra Tommaso da Olera potrebbe trovare fondamento”.

Bergamonews