venerdì 20 aprile 2012

Il Papa: con l'opera luminosa di Mendelssohn ho potuto ringraziare, in modo particolare, ancora una volta Dio per gli anni di vita e di ministero

Questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ha avuto luogo un concerto in occasione dell’85° compleanno del Santo Padre Benedetto XVI. E' stato offerto al Papa dall'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, diretta dal maestro Riccardo Chailly, che ha eseguito la Sinfonia n.2 'Lobgesang' di Felix Mendelssohn Bartholdy. Il Pontefice, festeggiatissimo dai presenti, vi ha assistito con a fianco il fratello maggiore mons. Georg Ratzinger. Era presente in Sala Nervi anche il ministro presidente dello Stato di Sassonia, Stanislaw Tillich.
"Con questa splendida esecuzione" “avete fatto un dono prezioso a me, in occasione del mio compleanno, nonché a tutti i presenti”. “Questa Sinfonia – ha spiegato il Papa nel discorso pronunciato al termine dell'esecuzione - è un grande inno di lode a Dio, una preghiera con cui abbiamo lodato e ringraziato il Signore per i suoi doni”. Il ringraziamento del Papa è giunto tutti coloro che hanno reso possibile l’evento, compresi i rappresentanti della Sassonia e della Germania presenti in Aula. Ma al maestro e ai cori Benedetto XVI ha offerto i suoi complimenti, come pure alla “Gewandhausorchester, che di per sé non ha bisogno di essere presentata: si tratta di una delle più antiche orchestre del mondo, con una tradizione di eccellente qualità esecutiva e di fama indiscussa”. “Mendelssohn, Sinfonia 'Lobgesang', Gewandhaus: tre elementi legati non solo questa sera, ma fin dagli inizi – ha osservato Benedetto XVI -. La grande Sinfonia per coro, soli e orchestra, infatti, che abbiamo ascoltato fu composta da Mendelssohn per celebrare il IV Centenario dell’invenzione della stampa e fu eseguita per la prima volta nella Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Johann Sebastian Bach, il 25 giugno 1840, proprio dall’Orchestra del Gewandhaus; sul podio c’era lo stesso Mendelssohn, che per anni fu direttore di questa antica e prestigiosa orchestra”. Ripercorrendo i tratti salienti dell’opera dell’autore, il Papa ha spiegato che “l’arte come lode a Dio, Bellezza suprema, sta alla base del modo di comporre di Mendelssohn e questo non solo per quanto riguarda la musica liturgica o sacra, ma l’intera sua produzione. Come riferisce Julius Schubring, per lui la musica sacra come tale non stava un gradino più in alto dell’altra; ognuna alla sua maniera doveva servire ad onorare Dio”. Ma una fede che il Papa ha definito solida, convinta, nutrita, segnò in modo profondo anche tutta la vita di Mendelssohn. “Il mondo etico-religioso del nostro autore non era staccato dalla sua concezione dell’arte, anzi ne era parte integrante: 'Kunst und Leben sind nicht zweierlei', Arte e vita non sono due cose distinte, ma un tutt’uno, scriveva. Una profonda unità di vita che trova l’elemento unificante nella fede, che caratterizzò tutta l’esistenza di Mendelssohn e ne guidò le scelte”. La preghiera e il grazie a Dio per ogni bene, non sono mai mancati nella vita di Mendelssohn come mostra il suo carteggio, citato dal Papa. Così nella Sinfonia il messaggio profondamente religioso che emana, preparato dai tre movimenti sinfonici e pienamente espresso dalle sezioni corali finali, è quello della speranza. “E’ difficile per me richiamare qualcuno degli intensi momenti che abbiamo vissuto questa sera; vorrei solo ricordare il meraviglioso duetto tra i soprani e il coro sulle parole 'Ich harrete des Herrn, und er neigte sich zu mir und hörte mein Fleh’n', tratto dal Salmo 40: 'Ho sperato nel Signore e Lui si è chinato su di me e ha dato ascolto al mio grido'; è il canto di chi pone in Dio tutta la sua speranza e sa con certezza di non rimanere deluso”. L’ultimo pensiero del Papa è ancora, al termine del concerto, un grazie agli esecutori e alle autorità presenti dalla Sassonia e dalla città di Lipsia, per aver permesso “a tutti noi di lodare Dio e io ho potuto ringraziare, in modo particolare, ancora una volta Dio per gli anni di vita e di ministero”. Quindi l’invito finale a riflettere con le parole di Robert Schumann: “'Lasciate che noi, come suona il testo così splendidamente musicato dal Maestro, sempre più 'abbandoniamo le opere dell’oscurità e impugniamo le armi della luce''. Grazie a tutti e buona serata!”.

Ansa, Korazym.org, Radio Vaticana

CONCERTO OFFERTO DALL’ORCHESTRA DEL GEWANDHAUS DI LIPSIA IN OCCASIONE DELL’85° COMPLEANNO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI riceve il ministro presidente dello Stato Libero di Sassonia, in Vaticano in occasione del concerto dell'Orchestra di Lipsia



Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina Stanislaw Tillich, ministro presidente dello Stato Libero di Sassonia, venuto in visita in Vaticano in occasione del concerto di stasera nell'Aula Paolo VI. Il concerto intende celebrare l'85° compleanno del Santo Padre, che sarà presente all'evento, e chiude allo stesso tempo il ciclo dei festeggiamenti per quest'anno. In programma c'è la Sinfonia n. 2 in Si bemolle maggiore opera 52 di Mendelssohn, eseguita dall'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia.

The Vatican

Il 19 maggio l'udienza di Benedetto XVI a dirigenti e associati del Movimento Cristiano Lavoratori in occasione del 40° anniversario di fondazione

Si terrà sabato 19 maggio, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, l’atteso incontro del Santo Padre con tutti i dirigenti e gli associati del Movimento Cristiano Lavoratori. Si tratta di un’udienza speciale e riservata, che è stata concessa nell’ambito degli appuntamenti organizzati per ricordare i quarant’anni di vita del Movimento, ed è certamente l’evento più significativo. Un appuntamento che riempie di gioia e segna, anche visibilmente, la particolare vicinanza del MCL ai Papi che si sono succeduti in questi quattro decenni di vita del Movimento. Ma anche quella fedeltà al Magistero della Chiesa che contraddistingue lo Statuto e la nostra vita associativa. Dal particolare affetto dimostrato da Paolo VI, soprattutto negli anni difficili dell’inizio; alla particolare attenzione di Giovanni Paolo II con i numerosi incontri, fino alla storica visita che compì alla vecchia sede nazionale, nel 1983. Ora l’incontro con Benedetto XVI, un appuntamento speciale che consoliderà il vincolo filiale e di devozione proprio a pochi mesi dall’avvio dell’Anno della fede, caratterizzato dalla particolare responsabilità cui il Santo Padre chiama i laici associati. L’udienza sarà anche l'occasione per consegnare simbolicamente a Benedetto XVI le chiavi delle case per le giovani coppie costruite a Gerusalemme con il contributo del MCL.

Movimento Cristiano Lavoratori

Il Papa: la Parola di Dio fissata nei testi sacri non un deposito inerte all’interno della Chiesa ma regola suprema della sua fede e potenza di vita

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI al presidente della Pontificia Commissione Biblica, il card. William Levada, in occasione dell’annuale Assemblea Plenaria che si è svolta presso la Domus Sanctae Marthae (Città del Vaticano) dal 16 al 20 aprile sul tema "Ispirazione e Verità della Bibbia". Il Papa indica gli elementi per una corretta interpretazione del messaggio biblico: “L’ispirazione come azione di Dio – scrive - fa sì che nelle parole umane si esprima la Parola di Dio. Di conseguenza, il tema dell’ispirazione è decisivo per l’adeguato accostamento alle Sacre Scritture. Infatti, un’interpretazione dei sacri testi che trascura o dimentica la loro ispirazione non tiene conto della loro più importante e preziosa caratteristica, ossia della loro provenienza da Dio”. Al tema dell’ispirazione, aggiunge, è poi connesso “anche il tema della verità delle Scritture. Per questo, un approfondimento della dinamica dell’ispirazione porterà indubbiamente anche ad una maggior comprensione della verità contenuta nei libri sacri”. Il Papa sottolinea quindi che “per il carisma dell’ispirazione i libri della Sacra Scrittura hanno una forza di appello diretto e concreto. Ma la Parola di Dio non resta confinata nello scritto. Se, infatti, l’atto della Rivelazione si è concluso con la morte dell’ultimo Apostolo, la Parola rivelata ha continuato ad essere annunciata e interpretata dalla viva Tradizione della Chiesa. Per questa ragione - spiega Benedetto XVI - la Parola di Dio fissata nei testi sacri non è un deposito inerte all’interno della Chiesa ma diventa regola suprema della sua fede e potenza di vita. La Tradizione che trae origine dagli Apostoli”, infatti, “progredisce con l’assistenza dello Spirito Santo e cresce con la riflessione e lo studio dei credenti, con l’esperienza personale di vita spirituale e la predicazione dei vescovi”. Benedetto XVI afferma poi che è “essenziale e fondamentale per la vita e la missione della Chiesa che i testi sacri vengano interpretati secondo la loro natura: l’Ispirazione e la Verità sono caratteristiche costitutive di questa natura”. “Perciò - conclude il suo messaggio alla Commissione Biblica – il vostro impegno avrà una vera utilità per la vita e la missione della Chiesa” e per promuovere “la conoscenza, lo studio e l’accoglienza della Parola di Dio nel mondo”.

Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE

Benedetto XVI, una bio-bliografia. Dai due volumi su Gesù di Nazaret ai sedici dell'Opera omnia: basta riguardare i libri per rileggere il Pontificato

Forse il capitolo sulla Resurrezione del secondo volume del "Gesù di Nazaret" è stato quello più sudato da Benedetto XVI in tutta la sua carriera di teologo. Perché la Resurrezione è la chiave per comprendere tutta la rivelazione, rappresenta il senso di essere cristiani. Ora, Benedetto XVI sta lavorando a quella che è l’ultima fatica da teologo: il terzo volume su Gesù di Nazaret, quello sui Vangeli dell’Infanzia. Speravano che potesse essere pubblicato in tempo per gli 85 anni. Ma più probabilmente il libro sarà dato alle stampe a ottobre. Dopo sette anni di Pontificato, si può ripercorrere a ritroso la storia di Benedetto XVI partendo dai libri che ha scritto. Una storia di vita, più che una bibliografia. Perché all’interno dei suoi scritti sono racchiusi molti dei temi che saranno poi propri non solo del Pontificato, ma di tutta quanta la sua stessa vita. La chiave di tutto è ovviamente la figura di Gesù di Nazaret. Da tempo progettava di scrivere un libro su Gesù. Probabilmente sin dai primi tempi da teologo all’università. Papa Ratzinger vi era arrivato dopo una esperienza pastorale come viceparroco nella Chiesa del Preziosissimo Sangue. E lì, ascoltando le confessioni dei fedeli, comprese. Comprese che non era più una Chiesa di pagani diventati cristiani, ma di una Chiesa di cristiani che si chiamano ancora cristiani eppure sono pagani. E da lì allargò l’orizzonte, e guardò a tutta l’Europa, alla storia dell’Europa che da quattrocento anni ha perso la sua identità. Ne scrive un saggio, “I nuovi pagani e la Chiesa”. Ma quel pensiero non lo abbandonerà più. Diventerà un tema portante del suo pensiero. Nel 1992 scriverà “Una svolta per l’Europa” (citato dal premier Mario Monti quando è andato in visita in Vaticano) e che poi sfocerà in un libro scritto a quattro mani con l’allora presidente del Senato Marcello Pera nel 2004. Sono sedici i volumi dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger che stanno venendo ripubblicati. Il lavoro di raccolta dell’opera Omnia nasce, ovviamente, in tedesco. E’ quella la lingua con cui Joseph Ratzinger scrive i suoi libri, la lingua con cui ha portato avanti gli studi in teologia. Ogni volume ha l’approvazione speciale del Papa. Il quale ha chiesto che i testi abbiano tutti come autore Joseph Ratzinger, e non Benedetto XVI, per favorire il dibattito accademico sui suoi studi, slegandoli dal dogma dell’infallibilità papale. In Italia, cura la pubblicazione la Libreria Editrice Vaticana. È significativo che il primo volume dell’Opera omnia ad essere pubblicato sia stato “Teologia della Liturgia”, ovvero l’undicesimo della serie. Una scelta dello stesso Benedetto XVI, il quale ha scritto nell’introduzione che “la liturgia della Chiesa è stata per me, fin dalla mia infanzia, l’attività centrale della mia vita”. Tanto che a partire da qui si può comprendere la rivoluzione tranquilla di Benedetto XVI che non riguarda solo la Curia, ma anche il modo di pregare. Così, a piccoli passi, il Papa ha chiesto che il crocifisso fosse posizionato al centro dell’altare, poi ha disposto che quanti prendevano la comunione dalle sue mani l’avrebbero dovuta prendere in ginocchio, poi ha liberalizzato l’antico rito, un provvedimento controverso all’interno della Chiesa, ma che si inserisce in un disegno di unire l’intera comunità cristiana. Ed è ancora più significativo che in Germania, dove l’Opera omnia è curata dal vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller, sia stato appena ripubblicato “Il Popolo di Dio in Sant’Agostino", il primo volume della serie, che non è altro che la tesi di dottorato che Joseph Ratzinger portò a termine nel 1950. Cosa è il Popolo di Dio? È un popolo eucaristico. La Chiesa, scriveva, “si costituisce sempre intorno all’altare”. È la stessa idea, Müller lo ha sostenuto con forza presentando il volume, che ha guidato il Pontificato. Ma il vescovo di Ratisbona è andato oltre, affermando che le “numerose interpretazioni” che sono state fatte del Pontificato sono nella maggior parte fallite. Soprattutto quelle che hanno riguardato, durante il viaggio di Benedetto XVI in Germania, l’interpretazione della parola demondanizzazione. Infatti, basterebbe piuttosto partire dalla ecclesiologia che, basata su Agostino, precedeva il Concilio Vaticano II e il suo ritorno ai Padri come il vescovo di Ippona. Perché per Papa Ratzinger essere “attorno all’altare” non significa chiudersi di fronte al mondo, alla collaborazione con gli stati, all’uso del beni per la carità. Non è uno “spiritualismo” che allontana il Popolo di Dio dalla realtà. Al contrario, permette al credente di essere nel mondo, ma non del mondo. È così che il credente porta la “nuova forza della fede nell’unità degli uomini nel Corpo di Cristo, come un elemento di trasformazione che Dio stesso porterà a compimento quando questa storia sarà ormai giunta al suo traguardo”. Demondanizzare è trasformare e unire, e per farlo la Chiesa ha un mezzo che ha radici antichissime: il diritto canonico, l’unico diritto realmente globale e universale del mondo, sul quale Benedetto XVI ha incardinato una parte della sua rivoluzione tranquilla. Antonio Rosmini sosteneva che “la persona umana è l’essenza del diritto”, e Benedetto XVI fece sue queste parole in occasione del venticinquesimo anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico. E poi continuò: “Lo Ius Ecclesiae non è solo un insieme di norme prodotte dal Legislatore ecclesiale. È in primo luogo la dichiarazione autorevole dei doveri e dei diritti che si fondano nei sacramenti e che sono quindi nati dall’istituzione di Cristo stesso”. Basta riguardare i libri di Joseph Ratzinger per rileggere il Pontificato. E serve guardare anche un po’ avanti, a quel terzo volume del Gesù di Nazaret. Grande attenzione dovrebbe essere prestata alla nascita di Gesù. Come la Resurrezione è il compimento della storia, la nascita ne rappresenta l’inizio. In “Immagini di speranza. Le feste cristiane in compagnia del Papa”, Joseph Ratzinger si chiede chi riconobbe Gesù. E trova la risposta nel Vangelo di Matteo: a non riconoscere fu Erode e “tutta Gerusalemme con lui”, ovvero i dotti, gli specialisti dell’interpretazione. “E la nostra posizione qual è? – si chiede - Siamo tanto lontani dalla stalla appunto perché siamo troppo raffinati e intelligenti per questo? Non ci perdiamo anche noi in una dotta esegesi biblica, nei tentativi di dimostrare l’inautenticità o l’autenticità storica di un certo passo, al punto da divenire ciechi nei confronti del Bambino e non percepire più nulla di lui? Non viviamo anche noi troppo in 'Gerusalemme', nel palazzo, racchiusi in noi, nella nostra autonomia, nella nostra paura di persecuzione, sì da non riuscire più a percepire di notte la voce degli angeli, unirci ad essa e adorare?”.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Valutazione dottrinale delle attività della Conferenza di Superiore Maggiori negli Stati Uniti: rinnovare per offrire più solido fondamento dottrinale

Rinnovare per offrire un più solido fondamento dottrinale: questo l’obiettivo sotteso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella Valutazione dottrinale delle attività della Leadership Conference of Women Religious. Il documento è stato al centro mercoledì di un incontro tra i superiori del dicastero vaticano e le rappresentanti della Conferenza di Superiore di Ordini religiosi presenti negli Stati Uniti. “Rafforzare una ecclesiologia di comunione” è l’intento principale della Valutazione, condotta fin dal 2008 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei confronti della Conferenza di Superiore Maggiori negli Stati Uniti, spiega in una nota il card. William Levada, prefetto del dicastero vaticano. Il documento, pubblicato mercoledì, ha lo “scopo – sottolinea il porporato – di incoraggiare un rinnovamento paziente e collaborativo di questa Conferenza”, “per dotare le sue molteplici e lodevoli iniziative ed attività di un più solido fondamento dottrinale”. E l’incontro svoltosi in Vaticano è stato “il primo passo – osserva il card. Levada - per attuare i risultati della valutazione”, offrendo “la possibilità di esaminare il documento in uno spirito di rispetto reciproco e collaborazione, nella speranza di evitare ogni eventuale incomprensione degli intenti e degli scopi del testo”. La Valutazione, chiarisce un comunicato del dicastero, “riguarda l’Associazione delle Superiore Maggiori e non si occupa della fede e della vita delle religiose negli Istituti membri di tale Associazione”. Sono però emersi “problemi dottrinari seri che toccano molti nella Vita consacrata”. Nella Valutazione si riferisce di posizioni non accettabili manifestate nelle Assemblee annuali dell’Associazione e di posizioni di dissenso, ad esempio in tema di ordinazione delle donne e di approccio pastorale all’omosessualità, o di affermazione di femminismo radicale incompatibili con l’insegnamento cattolico. Ricorda il dicastero che “le Associazioni di Superiori maggiori sono espressione della collaborazione tra la Santa Sede, i Superiori generali e le Conferenze Episcopali a sostegno della Vita consacrata”. Da qui la necessità di prevedere per l’Associazione “un solido radicamento dottrinale nella fede della Chiesa”. A tal fine la Santa Sede ha nominato mons. Peter Sartain, arcivescovo di Seattle “delegato per l’esame, la guida e l’approvazione, se necessario, del lavoro dell’Associazione (LCWR)”, lavorando insieme alle sue rappresentanti “per realizzare gli obiettivi delineati nella Valutazione”. Il delegato riferirà poi alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che informerà e consulterà gli altri due dicasteri interessati quello per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e quello per i vescovi. “La Santa Sede – conclude il cardinale prefetto Levada – spera in questo modo di offrire un contributo di rilievo per il futuro della vita religiosa negli Stati Uniti”. Il documento, pubblicato sul sito della Conferenza Episcopale statunitense e non su quello del Vaticano, precisa che la Congregazione per la Dottrina della Fede si è pronunciata su questo dossier nella riunione del 12 gennaio scorso. Il Papa ha poi dato il suo avallo in un'udienza al card. Levada avvenuta il 14 gennaio. Le suore statunitensi della Leadership Conference of Women Religious sono rimaste "sbalordite dalle conclusioni della Valutazione dottrinale" pubblicata dal dicastero. "Poiché la direzione della LCWR ha l'abitudine di incontrarsi ogni anno con i funzionari della Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma e dato che l'organizzazione segue statuti approvati canonicamente - si legge in una nota diffusa oggi a commento delle misure assunte dall'ex Santo Uffizio - siamo state colte di sorpresa". "Questo è un momento di grande importanza per la vita religiosa e la Chiesa più in generale", concludono le suore della più numerosa associazione di religiose superiori oltreatlantico. "Chiediamo le vostre preghiere nel momento in cui incontriamo il comitato nazionale della LCWR nei prossimi mesi - conclude la nota - per rivedere il mandato e preparare una risposta".

Radio Vaticana, TMNews

'L'Osservatore Romano': la visita personale del premier Monti al Papa conferma dei rapporti di stima e amicizia, di collaborazione Italia-Santa Sede

Tra le "numerose testimonianze" di auguri giunte a Benedetto XVI per l'inizio dell'ottavo anno di Pontificato, "particolarmente significativa" è stata, secondo L'Osservatore Romano, "quella del presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Monti (foto), che nel pomeriggio" di "mercoledì 18 aprile, si è recato in Vaticano per una visita personale e privata al Pontefice. A conferma - precisa il quotidiano della Santa Sede in un articolo di prima pagina che riporta la foto di Monti in compagnia di Papa Ratzinger - dei reciproci rapporti di stima e di amicizia, nei quali si riflette il clima di intesa e di collaborazione tra Italia e Santa Sede". Il "clima di intesa e di collaborazione tra Italia e Santa Sede" è "apparso anche - prosegue L'Osservatore Romano - nel corso del tradizionale ricevimento in serata, nella sede della nunziatura apostolica in Italia in occasione dell'anniversario del Pontificato". Il giornale vaticano fa un resoconto della serata, sottolineando che il presidente Monti "si è intrattenuto a colloquio per circa quaranta minuti con il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato".

TMNews

Il card. Bertone per l’anniversario del Pontificato: fraternità e fantasia di un uomo mite

Il Papa in Messico e a Cuba. Ouellet: la missione è stata compiuta con molto amore. Con il suo stile discreto, soave, è arrivato al cuore della gente

“Sono stato testimone del fatto che la missione del Successore di Pietro è stata compiuta con molto amore, malgrado il rischio che rappresentava per una persona della sua età”. Questo uno dei commenti del card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, nell’incontro di riflessione svoltosi martedì scorso a Roma, nell’aula magna della Pontificia Università Gregoriana, per ricordare le emozioni e i contenuti del recente viaggio apostolico del Papa in Messico e Cuba. Oltre al cardinale, hanno figurato come relatori, il segretario della Commissione, Guzman Carriquiry Lecour, la giornalista messicana di Televisa, Valentina Alazraky, e gli ambasciatori presso la Santa Sede del Messico, Hector Ling Altamirano, e di Cuba, Eduardo Delgado Bermudez. Un viaggio che non va dimenticato: infatti, come ha spiegato a Zenit il card. Ouellet, “conoscendo la qualità degli scritti del Papa - che è un dottore della Chiesa - ed in particolare le sue omelie, è opportuno rileggerle, ad esempio iniziando da quelle centrali, in modo da avere meditazioni per diversi giorni”. L’incontro è iniziato con un video che riprende vari momenti del viaggio apostolico. “Rivedere queste immagini mi ha toccato il cuore”, ha detto il cardinale che ha ricordato che un viaggio apostolico è sempre una sfida, considerando anche l’età del Papa e la lunghezza del viaggio. Sul viaggio in Messico il porporato ha ricordato che “l’accoglienza è stata talmente calorosa da farci dimenticare la stanchezza del viaggio”, con quasi un milione di persone che ha salutato il Papa durante il percorso di 35 chilometri a partire dall’aeroporto. “È stato un messaggio per tutto il mondo, poiché si è visto che il popolo messicano è credente e ha ricevuto il Santo Padre con fede e in modo niente affatto superficiale”, ha commentato Ouellet. Il cardinale ha ricordato come il presidente del Messico, Felipe Calderon non abbia nascosto la situazione drammatica che vive il suo Paese, permettendo al Papa di non dover elencare le sventure ma di poter spiegare direttamente i valori positivi della fede e come Cristo sia il fondamento della nostra speranza. Il porporato ha aggiunto che il grande protagonista del viaggio è stato il popolo con la sua fede e ha ricordato che il ministero del Papa è quello di confermare la gente nella fede. Ha poi ricordato che la tv ha portato questa testimonianza in tutto il mondo. “Nella piazza del Bicentenario, ho partecipato a una delle più belle Messe della mia vita - ha proseguito Ouellet - dove si percepiva una interiorità straordinaria”. “Il momento magico però - ha detto - è stato l’omaggio del Papa alla Madonna di Guadalupe, che tutto il popolo attendeva dall’inizio del viaggio”, in particolar modo “quando lo hanno visto inginocchiato in preghiera dinanzi all’immagine”. “Sono stati momenti forti - ha ricordato il porporato canadese - nei quali in Papa con il suo stile discreto, soave, senza alzare la voce, è arrivato al cuore della gente con la parola di Dio”. Il card. Oullet ha definito di grande importanza i Vespri celebrati a Leon, alla presenza di tutti gli episcopati. Qui è stato ricordato il documento di Aparecida e quanto si sta svolgendo per la missione continentale. “Il Papa ha dato la sua risposta - ha detto il porporato - e direi che si è trattato di un invito all’unità e a perseverare insieme, malgrado le difficoltà che si possono riscontrare nei diversi luoghi, così come alla cura della comunione con i presbiteri, la formazione dei seminaristi e il posto che deve occupare la parola di Dio nella nuova evangelizzazione”. Oullet ha ricordato i fuochi d’artificio (che però non ha potuto vedere direttamente) e la festa nel santuario del Cubilete, che ha riportato alla memoria i martiri messicano che furono uccisi, mentre gridavano: “Viva Cristo Rey y la Virgen de Guadalupe”. Ha però ammonito sul rischio di un falso trionfalismo secondo il quale la fede dovrebbe vincere con le armi di questo mondo, quando in realtà “la vittoria della fede è la vittoria del amore di Cristo che finisce nella croce”. Sul viaggio a Cuba il cardinale ha ricordato che “l’accoglienza è stata significativa anche se più discreta, visto la cultura cattolica non è radicata quanto in Messico”. Ed ha aggiunto che la messa è stata molto bella e la gente ha cantato molto bene. “Qui il Papa ha parlato della famiglia attraverso il mistero dell’Incarnazione e del ruolo di Maria”. Secondo Ouellet il pellegrinaggio della Virgen de la Carida del Cobre, ha permesso che la parola del Papa fosse così bene accolta, come si è visto anche nel santuario mariano. Il cardinale ha precisato che nell’Isola sono avvenuti vari contatti con i leader politici, in cui sono stati affrontati argomenti concreti come la richiesta di giorni festivi per le date centrali della Settimana Santa, successivamente approvata dal Governo. Il porporato ha ricordato anche il colloquio del Papa con i fratelli Castro, Raul e poi Fidel, e le loro domande. E la risposta di Papa Benedetto che ha detto di adempiere il suo ruolo malgrado l’età e la promessa di spedire a Fidel alcuni libri. Dopo l’incontro il Papa ha dichiarato di essere rimasto impressionato dalla compagna di Fidel, donna devota e credente. Il cardinale canadese ha osservato che le letture liturgiche erano quelle del giorno, sebbene molte volte sembrasse fossero state scelte volutamente. Ha aggiunto che il congedo è stato impressionate e che la gente è rimasta sotto la pioggia per salutarlo, dimostrando un entusiasmo superiore di quello avuto al suo arrivo.Il prefetto della Congregazione per i vescovi ricordato che, durante la cerimonia di congedo, il presidente cubano ha tenuto un breve discorso meno “politico”. Da parte sua il Papa ha fatto un riassunto del suo messaggio e ha lamentato le limitazioni della libertà imposte al popolo, ricordando che la posizione della Santa Sede è sempre stata contraria all’embargo.

Sergio Mora, Zenit

Benedetto XVI, un Papa formato famiglia. Dalla lettera per la Quaresima 1980 alla Via Crucis 2012, verso il VII Incontro Mondiale delle Famiglie

A conclusione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, Papa Benedetto XVI invitò le famiglie cattoliche del mondo a ritrovarsi nel 2012 a Milano per riflettere sul tema ‘La famiglia: il lavoro e la festa’: “Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un'esistenza pienamente umana… Ai nostri giorni, purtroppo, l'organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico. Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell'uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà”. Uno direbbe: per forza, essendo Papa, non può non avere un occhio di riguardo per la famiglia; ma scorrendo nella sua immensa bibliografia, si scopre che anche nei suoi studi teologici vescovili la famiglia era al centro del suo interesse. A questo proposito ci sembra molto importante che in una lettera pastorale per la Quaresima del 1980, l’allora vescovo di Monaco e Frisinga, Joseph Ratzinger, scriveva ai fedeli che il matrimonio è soprattutto un sacramento: “Se consultiamo le Sacre Scritture possiamo constatare che nello stesso istante nel quale si narra della creazione dell’Uomo, si parla anche del matrimonio; il matrimonio, d’altra parte, viene considerato in prospettiva alla famiglia, sotto il segno della benedizione di Dio che si esprime nella fecondità la quale genera il futuro. Le Sacre Scritture ci raccontano che Dio creò la donna dal costato dell’uomo, caduto in un sonno profondo. Che immagine meravigliosa viene usata per evidenziare che l’uomo e la donna sono equivalenti in essenza e dignità. Nello stesso tempo si dimostra che il mistero dell’amore tra uomo e donna raggiunge le fondamenta più profonde del loro essere. Loro sono uniti fin dalle loro origini da un unico pensiero di Dio…”. E dopo un breve excursus biblico del valore della famiglia, mons. Ratzinger ribadiva il valore del matrimonio come vincolo di amore familiare: “Ora saremo in grado di rispondere meglio di prima alla domanda: ‘perché il matrimonio è un sacramento?’ In sintesi si può dire che: il matrimonio è l’unione tra uomo e donna voluto dal Creatore e pre-disegnato dalla stessa creazione mediante la quale è stata rinnovata da Cristo per prendere in Lui la sua forma definitiva. Il vincolo coniugale può raggiungere il suo pieno significato esclusivamente attraverso il vincolo dell’unione con Cristo”. Quindi l’allora vescovo di Monaco, rapportandosi all’allora situazione tedesca, notò che le famiglie erano in crisi, perché non riconoscevano più il matrimonio quale legame solido della società: nel 1938 nella sua patria erano sposati oltre il 90% del totale degli uomini e donne che superavano rispettivamente i sedici o i diciotto anni di età; la percentuale aumentò negli anni cinquanta, dopo la seconda guerra mondiale, fino a raggiungere la quota tra gli uomini di 97% e tra le donne di 95%. Nel 1978 un sondaggio mostrò che il 60% della popolazione era ancora convinta della necessità del matrimonio; ma di questa percentuale soltanto il 42% erano donne al di sotto dei trenta anni e solo il 40% erano uomini della stessa età: “Qui si rivela anche statisticamente l’indissolubile legame tra matrimonio e famiglia: nello stesso istante nel quale la famiglia non sembra più desiderabile, anche il matrimonio incomincia a perdere il suo valore. E ancora, nello stesso momento nel quale il rapporto sessuale non viene più considerato come atto di procreazione ma fine a se stesso, rischia non solo di essere escluso dal concetto mentale dell’amore tra uomo e donna, ma anche dall’unione basata sulla fedeltà ed a lei essenzialmente collegata”. Dopo alcuni anni il card. Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI, è ritornato a sottolineare che la crisi della società odierna dipende dallo ‘sgretolamento’ della famiglia quale luogo educante, come ha scritto nell’Enciclica "Caritas in veritate": “La persona umana al centro consegna nuova dignità all’istituzione del matrimonio e alla famiglia, fondata sull’unione sponsale dei coniugi che si amano e che, desiderandosi, generano la vita. L’uomo, per la teologia cattolica, è immagine e somiglianza di Dio. Il volto, che si fa prospettiva e sguardo in avanti nel personalismo filosofico, diventa espressione della storia del singolo individuo come di tutta l’umanità in cammino verso Dio. Partecipare, come genitori, alla mirabile opera del Creatore, è contribuire fattivamente al progetto di Dio per l’uomo. La natalità diventa così una benedizione celeste…”. Con questo importante contributo Papa Benedetto XVI ha esortato tutti gli uomini di buona volontà di impegnarsi nel proporre alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, invitando, in questa prospettiva, gli stati a varare politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia fondata nel matrimonio tra un uomo e una donna, attraverso adeguate misure fiscali ed economiche. E nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, intitolato "Famiglia umana, comunità di pace", il Papa ha evidenziato che la famiglia appartiene al diritto naturale e che costituisce il ‘luogo primario di umanizzazione della persona e della società’, intesa come luogo di formazione umana e cristiana per l’edificazione di un mondo fondato sui valori della giustizia e della concordia tra tutti gli uomini. Il Pontefice ha ribadito, inoltre, come la comunità umana non possa, in modo alcuno, prescindere dal peculiare servizio svolto dalla famiglia. Infine al termine della Via Crucis di questo anno Papa Benedetto XVI ha aggiunto che di fronte alle difficoltà quotidiane “il cammino della Via Crucis, che abbiamo spiritualmente ripercorso questa sera, è un invito per tutti noi, e specialmente per le famiglie, a contemplare Cristo crocifisso per avere la forza di andare oltre le difficoltà.La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata… Affidiamoci alla Madre di Cristo. Lei che ha accompagnato il suo Figlio sulla via dolorosa, Lei che stava sotto la Croce nell’ora della sua morte, Lei che ha incoraggiato la Chiesa al suo nascere perché viva alla presenza del Signore, conduca i nostri cuori, i cuori di tutte le famiglie attraverso il vasto ‘mysterium passionis’ verso il ‘mysterium paschale’, verso quella luce che prorompe dalla Risurrezione di Cristo e mostra la definitiva vittoria dell’amore, della gioia, della vita, sul male, sulla sofferenza, sulla morte”.

Simone Baroncia, Korazym.org