sabato 5 giugno 2010

Messaggio del Papa per la morte dell''amato pastore' mons. Padovese: il suo ministero caratterizzato dall'impegno nel dialogo e nella riconciliazione

E’ stato reso noto oggi il messaggio di cordoglio del Papa per la morte di mons. Luigi Padovese (foto), vicario apostolico d’Anatolia, ucciso giovedì scorso a Iskenderun, in Turchia. Nel telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato al nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello, il Papa raccomanda “l'anima nobile di questo amato Pastore alla misericordia infinita di Dio nostro Padre” sottolineando la “testimonianza disinteressata al Vangelo e l’impegno risoluto nel dialogo e nella riconciliazione che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale”.

Radio Vaticana

Il Papa a Cipro. I video del sito della Custodia di Terra Santa

Papa a Cipro: Ceremonia di congedo

Visita alla Cattedrale Maronita di Cipro

Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris

Il Papa incontra i latini alla Chiesa di Santa Croce

Papa a Cipro: Visita di cortesia a S.B. Chrysostomos II

Incontro del Papa con i cattolici di Cipro

Papa Cipro: Visita di cortesia al Presidente

Papa a Cipro: Celebrazione ecumenica a Paphos

Il Papa giunge in terra di Cipro

Il portavoce vaticano: Benedetto XVI a Cipro per tornare alla radice dell’evangelizzazione, per un mondo che non conosce o non accetta il Vangelo

La scelta di Paphos come luogo di inizio del viaggio che Benedetto XVI sta realizzando a Cipro è “ottima” perché la città era in precedenza la capitale, ed è qui che Paolo e Barnaba arrivarono e poterono annunciare il Vangelo anche alla più alta autorità romana dell’isola del tempo, che si convertì. “Quindi, è un luogo, nella storia dell’evangelizzazione, estremamente significativo”, ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in un'intervista rilasciata alla Radio Vaticana. “Qui il Papa è venuto veramente anche come pellegrino per continuare l’itinerario che ha fatto in Terra Santa e che ha anche fatto a Malta nell’anniversario paolino – ha aggiunto –. Quindi, è un luogo di grande evocazione e densità di ispirazione per tutti i temi dell’evangelizzazione nel mondo, perché il mondo a cui Paolo annunciava non era un mondo cristiano, era un mondo pagano”. Anche nel mondo attuale, ha segnalato, “ci sentiamo per tanti aspetti di dover tornare alla radice dello spirito dell’evangelizzazione, per un mondo che veramente non accetta o non conosce tanto il messaggio del Vangelo e a cui quindi noi dobbiamo ancora portarlo”. Il portavoce della Santa Sede ha anche ricordato che Cipro “è attualmente, con la sua Chiesa Ortodossa e l’arcivescovo Chrysostomos in particolare, una delle realtà ortodosse più attive nel campo ecumenico”. “Siamo in un luogo che è stato strategico nella storia per le vie del cristianesimo che nasceva e che evangelizzava, ma che adesso è anche strategico per le vie dell’ecumenismo nel nostro tempo”, ha rimarcato. La Chiesa Ortodossa di Cipro, ad esempio, ha “un ottimo rapporto” con la Chiesa Ortodossa di Mosca. Ha dunque “un ruolo importante nel dialogo fra le Chiese Ortodosse”, e come tale “si propone anche come ponte e come luogo di incontro pure con la Chiesa cattolica e con le altre comunità cristiane”. Allo stesso modo, Cipro è un “crocevia nel Medio Oriente”, “l’unico luogo attualmente a cui si può confluire senza difficoltà da tutti i diversi Paesi” della regione. Per queste ragioni, l'isola del Mediterraneo è “un luogo in cui è naturale convenire per avviare questo cammino sinodale che poi porterà a Roma nel mese di ottobre”. “Abbiamo qui in questi giorni rappresentanti di comunità di tradizioni cattoliche orientali e latine diverse, invitati dal Papa a crescere nella comunione, a ritrovare il senso, l’entusiasmo del loro essere comunità nel mondo di oggi per poter dare la loro testimonianza, per potersi sentire anche incoraggiati e sostenuti vicendevolmente, essendo comunità in gran parte di minoranza e in situazioni difficili”, ha ricordato padre Lombardi. “Hanno un loro messaggio di cui devono essere fieri e che può essere un grande contributo anche per il dialogo con altre persone di altre fedi, nella società in cui loro vivono, siano essi musulmani, siano ebrei o siano persone di buona volontà”, ha aggiunto.

Zenit

Il Papa: la croce parla di speranza, amore, della vittoria della non violenza sull’oppressione, di Dio che innalza gli umili, fa superare le divisioni

In un "mondo decaduto" come quello di oggi solo la croce "parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull'oppressione". È un'omelia tutta centrato sul valore della Croce di Cristo quello che il Papa ha pronunciato questo pomeriggio durante la Celebrazione Eucaristica nella Chiesa parrocchiale latina di Holy Cross di Nicosia ai sacerdoti, religiosi, catechisti e rappresentanti dei movimenti ecclesiali di Cipro. "Molti - ha detto il Pontefice - potrebbero essere tentati di chiedere perchè noi cristiani celebriamo uno strumento di tortura, un segno di sofferenza, di sconfitta e di fallimento. È vero che la croce esprime tutti questi significati. E tuttavia - ha spiegato - a causa di colui che è stato innalzato sulla croce per la nostra salvezza, rappresenta anche il definitivo trionfo dell'amore di Dio su tutti i mali del mondo". Per Papa Razinger, inoltre, "la croce è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta - ha proseguito - ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto. Parla a tutti coloro che soffrono - gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza - ha ribadito il Papa - ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto".
"Ecco perchè il mondo ha bisogno della croce. Essa - ha aggiunto - non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all'interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l'imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull'oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l'odio con l'amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l'avidità avrebbe la parola ultima". Benedetto XVI invita tutti a farsi portatori di questo “messaggio della croce”, perché “è stato affidato a noi, così che possiamo offrire speranza al mondo”. In particolare il papa si rivolge ai sacerdoti, nell’Anno sacerdotale che ormai volge a termine, chiedendo di “imitare l’amore disinteressato di colui che offrì se stesso per noi sull’altare della croce, di colui che è allo stesso tempo sacerdote e vittima, di colui nella cui persona parliamo ed agiamo quando esercitiamo il ministero ricevuto. Nel riflettere sulle nostre mancanze, sia individualmente sia collettivamente, riconosciamo umilmente di aver meritato il castigo che lui, l’Agnello innocente, ha patito in nostra vece”.
Il Papa ha ricordato "l'incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all'accettazione dell'altro" soprattutto in Medio Oriente, dove "i cristiani sono in minoranza". "Nei miei pensieri e nelle mie preghiere - ha detto il Papa - mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore. Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose - ha osservato Papa Ratzinger - molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continuare a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione". Il Papa ha evidenziato come "la loro sola presenza è un'espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell'incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all'amorevole accettazione dell'altro. Abbracciando la croce loro offerta - ha concluso Benedetto XVI - i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna".

Apcom, Korazym.org


L'incontro e l'abbraccio fraterno con un leader musulmano del nord di Cipro. La richiesta: preghi per me. Il Papa: pregheremo l'uno per l'altro

Il Papa ha incontrato nel pomeriggio a Nicosia una personalità islamica, lo sceicco Cheik Mohammed Nazim Abil Al-Haqqani (foto), leader spirituale di un movimento sufi, 89 anni, impegnato nel dialogo interreligioso. Si era reso disponibile ad un incontro con il Gran Muftì, massima autorità islamica cipriota, che risiede nel Nord, ma quest'ultimo non si è presentato. Benedetto XVI stava uscendo dalla Nunziatura per dirigersi alla parrocchia della Santa Croce, entrambe nella zona di nessuno, controllata dai caschi blu. Quando ha visto lo sceicco si è fermato per salutarlo. Nazin si è scusato: "Mi perdoni se ho aspettato seduto su questa sedia, ma sono molto vecchio". Benedetto XVI, che già indossava i paramenti per la Santa Messa, ha sorriso: "Sono vecchio anche io", ha risposto. Poi lo sceicco gli ha spiegato che lui vive proprio dall'altra parte della linea verde e quando ha saputo che il Papa di Roma era in città ha voluto incontrarlo. Già in passato aveva conosciuto Giovanni Paolo II, durante un incontro interreligioso. Nazim, ha detto il portavoce vaticano, ha fatto tre doni "bellissimi" a Papa Ratzinger: un bastone intarsiato, una tavoletta con incise parole di pace in arabo e un rosario musulmano per la preghiera. Il Papa ha ricambiato con una medaglia di pontificato. Alla fine, l'anziano sufi e il Pontefice si sono abbracciati in un gesto di affettuosa fraternità. Nazim ha chiesto a Benedetto XVI di "pregare per lui". "Certamente lo farò - gli ha risposto Papa Ratzinger - pregheremo l'uno per l'altro".

Radio Vaticana, Ansa

Benedetto XVI visita una mostra sulle icone di Cipro riunite nel Museo Bizantino. E promette un aiuto per riportarne altre trattenute in Germania

Durante la visita di cortesia all'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II, Benedetto XVI ha potuto toccare con mano il dramma culturale che Cipro sta vivendo da più di trent'anni, da quando cioè nel 1974 l'esercito turco, per reazione ad un tentativo di colpo di Stato dei greco-ciprioti, ha invaso la parte nord dell'isola causando la distruzione e il trafugamento di importanti tesori artistici. L'occasione è stata la visita al Museo Bizantino di Nicosia, fondato nel 1982 e che custodisce la più grande e rappresentativa collezione dell'arte bizantina dell'isola. Nelle sale del Museo, inoltre, si trova allestita in questi giorni la mostra “Cipro e l’Italia al tempo di Bisanzio”. Guidato dal direttore del Museo Bizantino, Ioannis A. Eliades, il Papa ha potuto ammirare una piccola parte delle circa 230 icone, datate tra il IX e il XIX sec., spesso recuperate all'estero o frutto di donazione, che sono conservate in questo spazio espositivo a fianco ad altri prodotti tipici dell'arte minore bizantina provenienti da Cipro, come vasi sacri, paramenti e libri. Un posto d'onore nella raccolta è ricoperto da 7 frammenti di mosaico del VI secolo provenienti dall'abside della chiesa di Panagia Kanakaria a Lythrankomi e da 36 frammenti di affreschi del tardo XV secolo, un tempo appartenuti alla Chiesa di Gesù Cristo Antiphonitis a Kalogrea. Di grande rilievo storico e artistico anche un'icona che ritrae il Cristo insieme alla Vergine e che rappresenta la prima testimonianza iconografica della Madonna Odigitria o Theotókos. Il direttore del Museo Bizantino ha spiegato che dopo l'invasione turca all'irca 20.000 icone sono andate perdute o sono finite sui mercati neri di tutto il mondo. Decine di collezioni private sono state saccheggiate, mentre numerosi siti archeologici sono stati distrutti a causa degli scavi illegali. 550 chiese nel Nord di Cipro sono state rase al suolo, abbandonate, trasformate in moschee, circoli sportivi, teatri, ma anche fienili e stalle, quando non riutilizzate dalle milizie d'occupazione turca come depositi di armi. Inoltre quasi tutte queste chiese cristiane si trovano sotto la giurisdizione di una Federazione musulmana e le autorità turche non danno il permesso di ristrutturarle. In questo tentativo di spazzare via ogni traccia cristiana dalla parte turca di Cipro e di cancellare il retaggio culturale di un paese, sono finiti anche diversi cimiteri ebraici. “La maggior parte dei ritrovamenti – ha spiegato Eliades al Papa – era in possesso di un trafficante turco, che viveva in Germania, a Monaco. La Chiesa di Cipro ha dovuto spendere dei soldi per poter individuare dove si trovavano gli appartamenti del trafficante turco e in questo modo siamo riusciti a ritrovare anche diversi tesori in Germania”. In tutto son state rinvenute in Germania 300 opere d’arte tra cui diversi manoscritti oltre ad affreschi, icone, mosaici, tutti pezzi datati tra il V e il XIX secolo. “Purtroppo però – ha continuato Eliades – a 13 anni dal loro ritrovamento sono ancora ostaggio della polizia tedesca e crediamo che lei, che è stato anche arcivescovo di Monaco, potrebbe fare qualcosa e magari aiutarci”. “Mi lasci una nota scritta – ha risposto prontamente il Papa – e parlerò con l'arcivescovo”.

Mirko Testa, Zenit

Visita a Chrysostomos II. Il Papa: tutti i ciprioti lavorino insieme per la pace e riconciliazione. Nessuna indifferenza ai cristiani in Terra Santa

Lasciata la scuola di St. Maron, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato all’Arcivescovado ortodosso di Cipro a Nicosia, per la visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, l'ultimo appuntamento della mattina per il Pontefice. L’incontro ha avuto inizio con il colloquio privato nel salone al primo piano, quindi il Papa e l’arcivescovo Chrysostomos hanno visitato nel giardino il Monumento in memoria dell’arcivescovo Makarios III e hanno raggiunto la Cattedrale dedicata a San Giovanni, dove si sono rivolti due brevi indirizzi di saluto. Infine c'è stato lo scambio di doni e il pranzo alla presenza delle rispettive delegazioni.
Benedetto XVI ha ricordato con gratitudine la sua visita a Roma, tre anni fa, e si è detto rallegrato di questo nuovo incontro. Il Papa si è detto grato per il "sostegno che la Chiesa di Cipro ha sempre dato all'impegno del dialogo" e per l’ospitalità che la Chiesa di Cipro ha offerto alla Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico: "Possa lo Spirito Santo guidare e confermare questa grande iniziativa ecclesiale che mira a ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell'Oriente e dell'Occidente, aperta alla diversità dei doni dello Spirito". Una comunione che "apprezzi le legittime tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente - ha concluso il Pontefice - e che sia aperta alla diversità dei doni tramite i quali lo Spirito edifica la Chiesa nell'unità, nella santità e nella pace".
Benedetto XVI ha ricordato il generoso contributo che in questo spirito di fraternità l'arcivescovo ha inviato, a nome della Chiesa di Cipro, per sostenere i terremotati de L'Aquila, "le cui necessità", ha detto, "mi stanno a cuore". "Tutti gli abitanti di Cipro - ha detto Papa Ratzinger - trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi anche ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti, inclusi i diritti inalienabili alla libertà di coscienza e alla libertà di culto". Infine un richiamo alla realtà di Cipro, tradizionalmente considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel Medio Oriente: "Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai Cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace”.

Radio Vaticana, Apcom


Incontro con la comunità cattolica. Il Papa: vivete la fede nel mondo unendo le voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo nella società

Dopo l'incontro con le autorità e il corpo diplomatico, Benedetto XVI ha potuto abbracciare la piccola comunità cattolica dell’isola. Ad accoglierlo nel campo sportivo della scuola elementare di St. Maron c’erano circa 1500 persone in rappresentanza di tutti i cattolici ciprioti nelle sue componenti, maronita, armena e latina. L’incontro si è svolto in un clima molto festoso; i bambini e i giovani hanno offerto al Papa una rappresentazione artistica.
Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ricordato lo scopo principale di questo primo viaggio del Vescovo di Roma a Cipro. “Confermarvi", ha detto, "nella vostra fede in Gesù Cristo e incoraggiarvi a rimanere un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà alla tradizione apostolica”. Un richiamo dunque all’unità tra i cattolici in vista del bene dell’umanità intera: “Come in passato anche voi, odierni seguaci di Cristo, siete chiamati a vivere la vostra fede nel mondo unendo le vostre voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo. Questi valori ispirino i vostri sforzi di promuovere la pace, la giustizia e il rispetto per la vita umana e la dignità dei vostri concittadini. In questo modo la vostra fedeltà al Vangelo assicurerà beneficio a tutta la società cipriota”. Il Papa ha esortato i cattolici di Cipro a "creare una vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole e un'armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali". "Guardando al dialogo interreligioso - ha detto Papa Ratzinger - molto ancora occorre fare nel mondo. Questo è un altro campo nel quale i cattolici di Cipro spesso vivono situazioni che offrono loro delle opportunità per una giusta e prudente azione. Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia - ha aggiunto - può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione".
"Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali". "La Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati. Essa desidera uomini de donne religiosi completamente sottomessi a Cristo, dediti a diffondere il regno di Dio sulla terra". "Con attenzione ai bisogno immediati della Chiesa - ha detto - vi incoraggio a pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e a promuoverle". Ai genitori ha chiesto d'incoraggiare i figli a rispondere alla chiamata del Signore. Agli insegnanti che operano nelle scuole cattoliche dell’Isola: “Continuate a servire il bene dell’intera comunità sforzandovi per un'educazione eccellente”. Infine una speciale parola ai giovani di Cipro pronunciata in greco: "Siate forte nella vostra fede, gioiosi nel servire il Signore e generosi con il vostro tempo e i vostri talenti! Aiutate a costruire un miglior futuro per la Chiesa e per il vostro Paese mettendo il bene degli altri prima di voi stessi”. In conclusione, ha rivolto un messaggio ai presenti provenienti dai villaggi maroniti del nord: "Conosco i vostri desideri", ha detto il Papa, "e le vostre sofferenze e vi chiedo di portare la mia benedizione, la mia vicinanza e il mio affetto a tutti quelli che vengono dai vostri villaggi. Noi cristiani siamo il popolo della speranza. Da parte mia, io spero fortemente e prego che, con l’impegno e la buona volontà di tutti coloro che sono coinvolti, sarà presto assicurata una vita migliore per tutti gli abitanti dell’isola”.
Nel discorso di benvenuto l'aArcivescovo dei Maroniti di Cipro, mons. Joseph Soueif, che sarà Segretario speciale al Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente in programma a ottobre, ha ricordato le tre componenti che formano la piccola comunità cattolica presente sull'isola (3,15% su una popolazione totale di 794.000 abitanti): i maroniti (tra 6.000 e 9.000), i latini (tra 12.000 e 13.000) e gli armeni. L'arcivescovo Soueif ha poi sottolineato come la Chiesa maronita, che quest'anno celebra i 1600 anni della morte del fondatore, sia sempre stata “orgogliosa” della sua comunione con la Sede di Pietro. “I maroniti di Cipro – ha detto – sono giunti sull'isola 1200 anni fa e oggi siamo quattro villaggi, proprio come i quattro bracci della Croce: Kormakitis, Asomatos, Agia Marina, Karpasha e accanto a loro il monastero el profeta Elia. Santità, le chiediamo di aiutarci a tornare nei nostri villaggi. Ricordi Cipro nelle sue preghiere”. “I nostri villaggi – ha continuato – sono bei posti dove manteniamo la nostra identità, la nostra peculiarità in spirito di apertura verso tutti e la dinamica di interazione fra tutte le comunità dell'isola. La nostra terra ha prodotto santi, uomini santi e una comunità santa incentrata sulla fede e che vive la semplicità del Vangelo”. I cattolici latini di Cipro, ha detto ancora il presule, “sono radicati nell'isola, in tutte le città, in particolare Famagosta e Larnaca. La comunità contribuisce alla cultura, alle arti e allo sviluppo dell'aspetto spirituale, ecclesiastico e umano dell'isola”, oltre ad essere “attiva, soprattutto nel servizio caritativo verso i lavoratori e i bisognosi”.

Radio Vaticana, Apcom, Zenit


Il Papa: le politiche poste in atto in armonia con la legge naturale propria dell'umanità portano ad un'atmosfera di intesa, di giustizia e di pace

La politica al servizio del bene comune e ispirata dalla verità morale è stato il tema al centro dell’incontro del Papa con le autorità civili e con il Corpo diplomatico nel Palazzo presidenziale di Nicosia. “Ciascuno di voi nella vita di pubblico servizio – ha detto - deve essere impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale ed internazionale. Si tratta di una nobile vocazione, stimata dalla Chiesa. Quando adempiuto con fedeltà, il servizio pubblico ci permette di crescere in sapienza, integralmente e con realizzazione personale. Platone, Aristotele e gli stoici diedero grande importanza a tale realizzazione personale – eudemonia – quale scopo per ogni essere umano, e videro nel carattere morale la via per raggiungerlo. Per loro, e per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi, la pratica della virtù consisteva nell’agire secondo la retta ragione, nel perseguimento di tutto ciò che è vero, buono e bello. In una prospettiva religiosa – ha proseguito - siamo membri di un’unica famiglia umana creata da Dio, e siamo chiamati a promuovere l’unità e a costruire un mondo più giusto e fraterno fondato su valori durevoli. Nella misura in cui adempiamo il nostro dovere, serviamo gli altri e aderiamo a ciò che è giusto, le nostre menti divengono più aperte alle verità più profonde e la nostra libertà si rafforza nel suo aderire a ciò che è buono. Il mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, scrisse una volta che l’obbligazione morale non dovrebbe essere vista come una legge che si impone da se stessa dall’esterno e che esige obbedienza, ma piuttosto come un’espressione della sapienza stessa di Dio, alla quale la libertà umana si sottomette con prontezza. Quali esseri umani, troviamo la nostra realizzazione ultima in riferimento a quella Realtà Assoluta, il cui riflesso trova così spesso riscontro nella nostra coscienza come invito pressante a servire la verità, la giustizia e l’amore”.
Il Papa ha poi sottolineato che “le relazioni personali sono spesso i primi passi per costruire fiducia e – a tempo debito – solidi vincoli di amicizia fra individui, popoli e nazioni. Questa – ha detto - è una parte essenziale” del ruolo, sia di politici sia di diplomatici. “In Paesi con situazioni politiche delicate, un simile rapporto personale onesto e aperto può essere l’inizio di un bene più grande per società e popoli interi”. Il Pontefice ha incoraggiato i presenti “a cogliere le opportunità offertevi, sia a livello personale sia a livello istituzionale, per costruire tali relazioni e, così facendo, promuovere il bene più grande dell’insieme delle Nazioni”. “Gli antichi filosofi greci ci insegnano inoltre che il bene comune viene servito precisamente attraverso l’influenza di persone dotate di chiara visione morale e di coraggio. In tal modo, le azioni politiche vengono a purificarsi dagli interessi egoistici o da pressioni di parte e vengono poste su una base più solida. Inoltre, le aspirazioni legittime di quanti rappresentiamo vengono protette e promosse". "La rettitudine morale e il rispetto imparziale degli altri e del loro benessere sono essenziali al bene di qualsiasi società, dato che essi stabiliscono un clima di fiducia nel quale ogni relazione umana, religiosa o economica, sociale e culturale, o civile e politica, acquista forza e sostanza. Ma cosa significa in termini pratici – ha domandato il Papa - rispettare e promuovere la verità morale nel mondo della politica e della diplomazia a livelli nazionali ed internazionali? Come può la ricerca della verità recare un’armonia più grande alle tribolate regioni della terra?”. E ha suggerito tre vie: “Prima di tutto, il promuovere la verità morale significa agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali. Come diplomatici, sapete per esperienza che tale conoscenza vi aiuta a identificare le ingiustizie e le recriminazioni, così che potete valutare in maniera spassionata le preoccupazioni di quanti sono coinvolti in una determinata disputa. Quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale. Quanti sono chiamati a risolvere simili dispute sono in grado di prendere le giuste decisioni e di promuovere una genuina riconciliazione nel momento in cui afferrano e riconoscono la verità piena di una questione specifica”.
“Un secondo modo di promuovere la verità morale consiste nel destrutturare le ideologie politiche che altrimenti soppianterebbero la verità. Le esperienze tragiche del XX secolo hanno posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana. Anche ai giorni nostri, siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudovalori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani. In questo senso, parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho richiamato l’attenzione sui tentativi di certi ambienti di reinterpretare la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo al fine di soddisfare interessi particolari, che avrebbero compromesso l’intima unitarietà della Dichiarazione e l’avrebbero allontanata dei suoi intenti originari”. “In terzo luogo, il promuovere la verità morale nella vita pubblica esige uno sforzo costante per fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale. Richiamarsi ad essa, un tempo, era considerato evidente da sé, ma l’onda del positivismo nella dottrina giuridica contemporanea richiede la riaffermazione di questo importante assioma. Individui, comunità e Stati senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci. D’altra parte, rispettando i diritti delle persone e dei popoli, proteggiamo e promuoviamo la dignità umana. Quando le politiche che sosteniamo sono poste in atto in armonia con la legge naturale propria della nostra comune umanità, allora le nostre azioni diventano più fondate e portano ad un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace”. L’intervento del Papa ha fatto seguito alla visita di cortesia al presidente della Repubblica, Demetris Christofias, il quale ha auspicato che Cipro diventi “un modello della civiltà del vivere insieme”, “punto d’incontro per tanti popoli e culture”.

Radio Vaticana


La visita di cortesia al presidente di Cipro Christofias. L'omaggio del Papa a Makarios III, primo capo di stato dell'Isola dopo l'indipendenza

E' iniziata con la visita di cortesia al presidente della Repubblica di Cipro, Demetris Christofias, la seconda giornata del viaggio apostolico di Benedetto XVI nell'Isola. Il Papa, nel corso dell'incontro al Palazzo presidenziale di Nicosia, ha voluto rendere omaggio all'arcivescovo Makarios che nel 1960 fu anche il primo capo dello Stato, dopo la fine del colonialismo britannico. Papa Ratzinger è stato accolto davanti al Palazzo presidenziale da Christofias e dalla moglie, nelle vicinanze del monumento dedicato all'arcivescovo Makarios III davanti al quale il Papa ha deposto una corona di fiori. E' seguito il colloquio di una quindicina di minuti nello studio privato e lo scambio dei doni. Prima di lasciare la sala il Papa ha lasciato una frase autografa sul libro degli ospiti. "In occasione della mia visita a Cipro - ha scritto in inglese - mi piace invocare le benedizioni divine di pace e prosperità sul presidente e sul popolo della Repubblica di Cipro". L'incontro si è poi concluso con la presentazione della famiglia del presidente e delle rispettive delegazioni. Subito dopo il Papa e il presidente si sono spostati nel giardino del Palazzo per l'incontro con il corpo diplomatico e le autorità civili. Molto gradita da Benedetto XVI l'esibizione dei piccoli violinisti che lo hanno accolto eseguendo musiche di Bach, di Mozart e altri compositori. Si trattava del Cyprous Young Strings Soloist, 8 bambine e 4 maschietti, diretti dal maestro Matheus Kariolous.

Apcom, L'Osservatore Romano