giovedì 1 settembre 2011

Il Papa ad Ancona. Anche due detenuti del carcere di Montacuto all'offertorio della Messa. 20 tra operai e poveri le persone che pranzeranno con lui

Ci saranno anche due detenuti del carcere di Montacuto all'offertorio della Santa Messa celebrata da Papa Benedetto XVI domenica 11 settembre nel cantiere navale del porto di Ancona, nella giornata conclusiva del XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Una ventina invece le persone che pranzeranno con il Pontefice nel Centro pastorale di Colle Ameno: cinque poveri assistiti dalla Caritas, sette delegati della Rsu di Fincantieri, tre della Antonio Merloni, un delegato della Bunge, lavoratori della Upper, del Mercatone Zeta, della Accenture e un paio di precari del pubblico impiego.

Ansa

Navarro-Valls: a Madrid Benedetto XVI ha lasciato cadere i semi della buona dottrina su una terra giovane, è stato esigente, senza frasi lusinghiere

La Giornata Mondiale della Gioventù che si è appena conclusa, e che guarda già alla prossima che si terrà a Rio de Janeiro nel 2013, ha avuto come protagonista una semplice parola, che ha diviso gli spiriti per secoli: “verità”. In ogni discorso di Benedetto XVI, in un modo o in un altro, è stata citata. Basti ricordare che è proprio il disprezzo della verità che ha portato Cristo sulla croce, quella croce che i giovani hanno portato sulla Via Crucis celebrata in via Castellana a Madrid. Di fronte alla domanda di Pilato: “Cos’è la verità?”, Benedetto XVI ricorda nel suo “Gesù di Nazaret” che il procuratore romano non è stato “l’unico ad aver lasciato a margine tale questione, considerandola irrisolvibile e, per i suoi propositi, impraticabile. Anche oggi è considerata fastidiosa, tanto nel confronto politico, quando nella discussione sulla formazione del diritto”. Nella GMG che si è conclusa da qualche giorno a Madrid, l’espressione di Pilato nel suo dialogo con Gesù non è stato un punto e a capo, ma un punto e di seguito. Ovvero: non la fine della questione, ma l’inizio. Il tema di fondo che ha sotteso l’entusiasmo e la gioia di quelle centinaia di migliaia di giovani è stato la ricerca del concetto della verità. Inizialmente un tema filosofico, che tuttavia si è rivelato essere un incontro non con qualcosa, ma con Qualcuno: Cristo. Per quel Qualcuno il Papa ha chiesto, per esempio, di “soffrire per amore alla verità” e, sulla diffusione della verità come missione dei professori, Benedetto XVI si è concentrato con l’intensità di un raggio laser. Infine, il Papa, da bravo intellettuale, ha ricordato la famosa frase di Platone: “Cerca la verità mentre sei giovane, poiché se non lo fai, poi ti sfuggirà di mano”. Dal mio punto di vista, un piccolo striscione, esposto in mezzo alla moltitudine concentrata a Cibeles, ha segnato un’altra delle chiavi di lettura di queste Giornate. Mi riferisco a quello scritto a mano che diceva: “Siamo una famiglia”. Effettivamente, quei due milioni di giovani erano una grande famiglia multietnica e multirazziale che si è riunita intorno a un padre comune: Benedetto XVI. In quei giorni, a Madrid, si respirava quella “atmosfera di famiglia”. Come ha reagito l’anziano Papa Ratzinger di fronte a questa valanga che gli si è riversata addosso nell’autunno della sua vita? Il “cardinale panzer”, come alcuni lo chiamavano quando era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, somigliava molto più a un semplice aratro che a una macchina da guerra, come direbbe Messori. A Madrid, nei sui discorsi non ha schiacciato la terra come una schiacciasassi, ma l’ha rivangata per la semina. Ha lasciato cadere i semi della buona dottrina su una terra giovane. Una moltitudine di gente con il sole in faccia, mentre molti volgono la schiena al sole, che ti diceva: “Non so se potrò essere all’altezza di ciò che mi chiede il Papa. Riesca o meno a farlo, comunque lui ha ragione: nessuno mi aveva mai parlato così”. In un momento di “insurrezione sociale” dei giovani (Londra, Oslo, la “primavera araba”, gli “indignati”) il Papa ha lanciato ripetuti appelli a non perdere la speranza e l’ottimismo, a riscoprire la forza di Dio nella storia, il senso del dolore, a fermarsi davanti alla “sofferenza del mondo”. Ha chiesto “radicalità evangelica” nell’impegno personale, è stato esigente, senza pronunciare frasi lusinghiere, mentre al contempo distribuiva a destra e a sinistra affabilità e sorrisi, anche nel momento in cui si è letteralmente riversato il diluvio su di lui e sull’immensa spianata dei Quattro Venti. La sua risposta al riguardo è stata: serenità, buon umore e quell’impegno consegnato alle centinaia di migliaia di presenti: “Grazie per la vostra resistenza! La vostra forza è maggiore della pioggia!”. L’unica ombra di quella settimana è stato un aneddoto che i media, soprattutto quelli stranieri, hanno trasformato in un dramma. Mi riferisco alla mini manifestazione di qualche centinaio di “anti-papisti”. Non avrebbe avuto maggiore risonanza se non fosse stato per la deprecabile aggressione che hanno subito alcuni ragazzi, soprattutto ragazze, che si sono incontrati con i manifestanti. Per qualunque democratico è stato vergognoso osservare come i rappresentanti di alcuni gruppuscoli di facinorosi maltrattavano verbalmente e fisicamente alcuni adolescenti, urlando contro il loro invitato d’onore: il capo spirituale di milioni di cattolici. Un leader che incarna “la prima autorità del mondo”, come lo aveva qualificato Gorbachov quando presentò sua moglie Raissa a Giovanni Paolo II a Roma. Era penoso assistere – la BBC si è fatta carico di amplificarlo, per la maggiore confusione degli spagnoli – alle urla, ai gesti e alle espressioni di alcuni energumeni contro la serenità pacifica e un po’ intimorita di ragazzi ancora quasi bambini. Ma nulla e nessuno ha potuto sminuire ciò che è stato un altro punto cardine di questa GMG: la gioia dei partecipanti. Una gioia rumorosa, ma con radici profonde. Per questo, Benedetto XVI, nell’omelia della Messa dei Quattro Venti ha dato loro questa missione: “Comunicate agli altri la gioia della vostra fede”. Qualcuno ha qualificato le Giornate mondiali della gioventù come “laboratori della fede”. La GMG di Madrid 2011 ha saputo mescolare, in una formula magistrale, questi tre ingredienti: la “verità” come ricerca, la gioia e il sentirsi famiglia. Il risultato è stato eccellente.

Rafael Navarro-Valls, Zenit

Pubblicato il volume con le catechesi del Papa sui Dottori della Chiesa: intelligenza della fede e coraggio della mitezza in un'epoca difficile

La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato l’ultimo volume che raccoglie le recenti catechesi di Benedetto XVI sui Dottori della Chiesa. Si tratta dell’11° capitolo di quella “biblioteca” che da diversi anni, durante le udienze generali del mercoledì, il Papa è andato componendo a partire dagli Apostoli, passando per i Padri della Chiesa, fino ai maestri e scrittori – uomini e donne – del Medioevo. Un itinerario che ora si aggiorna con i protagonisti delle catechesi tenute nei primi mesi di quest’anno, che hanno per protagonisti alcune delle massime figure del cristianesimo del XVI e del XVII secolo. L’unica Santa più vicina ai nostri giorni, con la quale Benedetto XVI chiude il 6 aprile scorso la sua personale “galleria” dedicata ai Dottori della Chiesa, è Teresa di Lisieux, vissuta alla fine dell’Ottocento. Gli altri sono tutti contemporanei fra loro o quasi, ma di un’epoca antecedente di due o trecento anni. Un’epoca difficile per la Chiesa, quella della Riforma luterana e della stagione del Concilio di Trento, segnata dalla dolorosa frattura tra cattolici e protestanti. Tra febbraio e aprile di quest’anno, Benedetto XVI traccia i profili dei “grandi” che attraversano questa fase: Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce, San Francesco di Sales, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ma ci sono anche tre figure, forse meno conosciute rispetto a quelle citate, unite da un “filo rosso” che si potrebbe sintetizzare così: in un periodo in cui – per effetto della Riforma protestante – si registra spesso il sopravvento, come dice il Papa, della “retorica dell’ira”, tre Dottori della Chiesa si distinguono per l’intelligenza della fede e, in particolare, per il coraggio della mitezza. All’inizio di febbraio, Benedetto XVI parla di San Pietro Canisio, un gesuita olandese che nella seconda metà del Cinquecento porta il messaggio di Cristo nel cuore del protestantesimo, la Germania, con un ben preciso stile: “In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa era una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa” (9 febbraio 2011).
Pietro Canisio parla alla gente con semplice schiettezza, mettendo in evidenza l’importanza della preghiera quotidiana, della Messa domenicale, cioè di una vita cristiana che fa di Gesù il proprio cuore. Non diversamente si muove, nella sua predicazione, San Roberto Bellarmino, di vent’anni più giovane, che arriverà alla porpora cardinalizia senza mai patire un distacco comunicativo dai fedeli della sua diocesi, ai quali racconta sempre, afferma il Papa, “dell’immensa bontà di Dio”: “Egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica...La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato” (23 febbraio 2011).
Nel 1602, anno in cui il cardinale Bellarmino diventa arcivescovo di Capua, all’interno dell’Ordine francescano dei Cappuccini viene eletto ministro generale un altro futuro Santo, Lorenzo da Brindisi. Anche costui, rammenta Benedetto XVI, si rivela un vero “uomo di pace”. La pacatezza dei modi e delle parole lo rende amabile e soprattutto rende efficace il richiamo che rivolge ai cristiani: la “coerenza” della vita “con la fede professata”. La forza di San Lorenzo da Brindisi, afferma il Papa, nasce da una preghiera intensa e coltivata. E questo, soggiunge, lo rende immune dal rischio dell’“attivismo” dal quale devono guardarsi i cristiani contemporanei, non esclusi i sacerdoti: “Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano” (23 marzo 2011).

Radio Vaticana

Il vescovo eletto di Bolzano-Bressanone Ivo Muser incontra il Papa: un particolare pensiero alla diocesi a cui si sente molto legato

Il vescovo eletto della diocesi Bolzano-Bressanone, Ivo Muser (foto), è stato ricevuto dal Papa, Benedetto XVI, a Castel Gandolfo, a Roma. Martedì scorso mons. Muser ha pronunciato la professione di fede ed ha prestato giuramento di fedeltà alla Sede apostolica presso la Congregazione dei vescovi alla presenza del card. Marc Quellet. Incontrando il Papa, mons. Muser, riferisce una nota della curia bolzanina, lo ha ringraziato "per la fiducia dimostratagli, nell'affidargli la guida della diocesi di Bolzano-Bressanone". Benedetto XVI si è informato sullo stato di salute del vescovo Karl Golser, al quale ha inviato il proprio augurio. Il Papa, riferisce ancora la nota, ha chiesto anche informazioni sulla comunità del Seminario maggiore a Bressanone e sul giorno della cerimonia di consacrazione episcopale "garantendo per essa e per tutta la diocesi di Bolzano Bressanone, a cui si sente molto legato, un suo particolare pensiero". A conclusione dell'incontro, mons. Muser ha rinnovato a Papa Benedetto l'invito a trascorrere in Alto Adige le sue prossime vacanze estive.

Alto Adige

Il vescovo Muser ha incontrato Papa Benedetto XVI

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. La fede e la festa: da sabato ad Ancona per riaffermare che i cristiani sono un patrimonio per la società

"In questo tempo dell'assenza di Dio, quando la terra delle anime è arida e la gente ancora non sa da dove venga l'acqua viva, chiediamo al Signore che Egli si mostri". Le parole solenni di Benedetto XVI a conclusione del "Ratzinger Schülerkreis", l'incontro di fine agosto con i suoi ex allievi, riprendono il filo della GMG di Madrid, la "missione" nel tempo dell'"eclissi di Dio" affidata a due milioni di ragazzi nell'aeroporto dei Cuatro Vientos ("il mondo ha bisogno di Dio, ha bisogno della testimonianza della vostra fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza!") e insieme annunciano il senso del Congresso Eucaristico Nazionale che si aprirà sabato ad Ancona e lo stesso Pontefice chiuderà otto giorni più tardi, domenica 11 settembre, celebrando una grande Messa, a cui sono attese almeno trecentomila persone, nell'area della Fincantieri. Perché il tema del XXV Congresso, "l'Eucaristia per la vita quotidiana", richiama un punto centrale per Papa Ratzinger e per lo stesso card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI: la dimensione pubblica della fede. Momenti di preghiera e di festa, dibattiti, concerti come quello di Giovanni Allevi domenica sera, la mostra "Alla Mensa del Signore" nella Mole Vanvitelliana di Ancona, 120 "capolavori della pittura europea da Raffaello a Tiepolo". Durante le giornate marchigiane giungeranno 220 delegati da tutte le diocesi italiane, duecento vescovi (molti, in arrivo prima della Messa del Papa, saranno alloggiati in un traghetto nel porto), trecentomila fedeli, ci saranno pure dei ragazzi a portare la Croce della GMG. E la prossima settimana, dopo l'arrivo del card. Giovanni Battista Re, sabato, come rappresentante del Papa, e la Messa di apertura di domenica concelebrata dal card. Bagnasco, gli approfondimenti di ciascuna giornata saranno dedicati auno dei temi della "vita quotidiana" già affrontati nel Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona del 2006: "vita affettiva", "fragilità", "lavoro e festa", "tradizione" e "cittadinanza". A quest'ultimo appuntamento, venerdì, sono stati invitati, attraverso l'Anci, tutti i sindaci italiani. La fede cristiana "non attenta in nessun modo alla vita sociale", ha chiarito il card. Bagnasco, il 10 agosto, nel celebrare a Genova la festa di San Lorenzo. Un'omelia molto importante, anche invista del Congresso: "I cristiani hanno un apporto originale e necessario da portare alla vita sociale e politica: essi hanno l'onore e l'onere di ricordare a tutti chi è l'uomo, quali sono i suoi principi costitutivi, la necessità dell'etica, il suo fondamento trascendente, la via aurea dell'autentica giustizia e del bene comune", ha scandito il presidente della CEI. "Per questa ragione il mondo cattolico rappresenta per la società un vivaio di valori, energie ed esperienze consolidate, che continuerà amettere a disposizione del Paese: questo patrimonio non può essere dilapidato da nessuno, né dissolto per ignavia o per utopistiche sintesi e contaminazioni". Un messaggio chiarissimo: "Le molteplici aggregazioni laicali cattoliche o ispirate cristianamente, le parrocchie e molte altre realtà sono un popolo sempre più attento alla vita sociale e politica, anche se nell'agone pubblico vengonoa volte liquidate come minoranze sparute e smarrite. Ma così non è e non sarà". La storia dei Congressi Eucaristici, del resto, si accompagna a quella della Stato unitario. In piena "questione romana" si cominciò nel 1891, a Napoli, "all'epoca la più grande manifestazione cattolica di massa" ricorda lo storico Andrea Riccardi. Nella cronologia è elencato pure quello che si celebrò nel 1937 a Tripoli. E del resto è significativo che si ritorni nelle Marche: l'ultima volta fu nel 1930 a Loreto, il primo Congresso dopo la firma dei Patti Lateranensi e la conciliazione tra Chiesa e Stato. Ora l'appuntamento di Ancona, che spazierà anche a Osimo, Fabriano, Jesi, Senigallia e nella stessa Loreto, cade nell'anno in cui si festeggia il 150° dell'Unità nazionale. Non è una coincidenza, ovvio: "Si è voluto farlo perché un punto decisivo nella dinamica dei Congressi Eucaristici è proprio la riaffermazione del ruolo pubblico di una fede che non può esserere legata ai santuari o all'ambito soggettivo" spiega Riccardi: "L'Eucaristia - nel senso del cristianesimo italiano vissuto - è connessa profondamente alla storia della nazione e in fondo i Congressi Eucaristici hanno voluto affermare nella storia d'Italia quelli che Henri de Lubac chiamava gli aspetti sociali del dogma: come esce dalla Chiesa e tiene insieme un popolo credente e unasocietà". L'ultima volta, il 29 maggio 2005 a Bari, coincise con il primo viaggio di Benedetto XVI dopo l'elezione. Ora il Pontefice torna dopo il successo della GMG. "Il Congresso è una proposta positiva di amicizia per i credenti e per tutta la società italiana. Mi piacerebbe che suscitasse stupore: per come la fede ben vissuta aiuta a risolvere i problemi", dice sorridendo l'arcivescovo di Ancona Edoardo Menichelli. "L'Eucaristia è il banchetto del Signore per tutti i suoi figli, credenti e non credenti: Gesù ha invitato tutta l'umanità, perché siamo tutti figli di Dio".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Giornata per la salvaguardia del creato. Il Messaggio dei vescovi sulla scia dell'appello del Papa: in una terra ospitale educhiamo all'accoglienza

"Come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di va­ste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della bio­diversità, l’aumento di eventi naturali estre­mi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? Come trascurare il crescente fe­nomeno dei cosiddetti profughi ambienta­li: persone che, a causa del degrado del­l’ambiente in cui vivono, lo devono lasciare – spesso insieme ai loro beni – per affronta­re i pericoli e le incognite di uno sposta­mento forzato?". È l’appello lanciato da Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010 sul tema "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato". Nella scia degli "Orientamenti". Riprende l’appello del Papa il Messaggio dei vescovi i­taliani per la 6° Giornata per la salvaguardia del creato che si celebra oggi. Intitolato "In u­na terra ospitale, educhiamo all’accoglien­za", è firmato dalla Commissione episcopa­le per i problemi sociali e il lavoro, la giusti­zia e la pace e dalla Commissione episco­pale per l’ecumenismo e il dialogo, e si arti­cola in quattro punti, in continuità col tema del 2010, "Custodire il creato, per coltivare la pace" e nella linea degli Orientamenti pasto­rali della CEI per il decennio corrente. La Giornata 2011 vuol essere l’"occasione di un’ulteriore immersione nella storia, per ri­trovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della ter­ra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione". Ospitalità, misura dello sviluppo. Il primo punto del Messaggio attinge alla sapienza depositata nella Scrittura e nel magistero per tracciare il ritratto dell’uomo "creatura re­sponsabile e ospitale", il cui cuore "deve es­sere formato all’accoglienza, anzitutto del­la vita in se stessa", e di "ogni esistenza con­creta", perché l’ospitalità sia "la misura con­creta dello sviluppo umano". Il secondo punto, facendo propria la denuncia di Be­nedetto XVI nel Messaggio per la Giornata della Pace 2010, delinea il problema, dram­matico e crescente, dei rifugiati ambientali. Il terzo punto chiama in causa l’opera edu­cativa della Chiesa: "Educare all’accoglien­za a partire dalla custodia del creato" signi­fica anzitutto "coltivare un atteggiamento di gratitudine a Dio per il dono del creato"; poi, "vivere personalmente la responsabilità di rendere sempre più bella la creazione"; in­fine, "essere, sull’esempio di Cristo, testi­moni autentici di gratuità e di servizio nei confronti di ogni persona umana. È così che la custodia del creato, autentica scuola del­l’accoglienza, permette l’incontro tra le di­verse culture, fra i diversi popoli e perfino, nel rispetto della identità di ciascuno, fra le di­verse religioni, e conduce tutti a crescere nel­la reciproca conoscenza, nel dialogo frater­no, nella collaborazione più piena". "Beati i miti, erediteranno la terra". Il dia­logo, avverte il testo della CEI, non contrad­dice la missione della Chiesa di annunciare Gesù. Il Messaggio sottolinea inoltre come sul tema della salvaguardia del creato e sul­la sua relazione con le sfide della giustizia, della pace, della lotta alla povertà, vi sia profonda sintonia di pensiero e d’iniziativa tanto con l’Ortodossia quanto col mondo protestante. "Beati i miti, perché avranno in eredità la terra": il quarto e ultimo punto ad­dita il Discorso della Montagna per ricorda­re che "sono i miti i veri difensori del creato, perché amano quanto il Padre ha creato per la loro sussistenza e la loro felicità".

Avvenire

Messaggio dei vescovi

Il Papa ad Ancona. Il grande palco in costruzione, il restyling del quartier generale di Colle Ameno a Torrette. I preparativi per il Congresso

C’era anche il capo dipartimento della Protezione Civile nazionale, Franco Gabrielli, al sopralluogo organizzato dalla Regione Marche per fare il punto sui lavori in corso in vista del XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Una piccola visita guidata che ha toccato i cantieri allestiti nella zona del porto. La Fincantieri, la Mole e la Fiera della Pesca. Che dal 4 all’11 settembre diventeranno gli snodi principali del grande evento. Si parte dall’area Fincantieri, dove è in allestimento il palco per la Santa Messa che verrà celebrata da Benedetto XVI domenica 11 settembre, in chiusura del Congresso. Due vele bianche e una grande croce sospesa. Sono questi gli elementi più significativi che saranno al centro della scenografia del palco. Durante la Messa celebrata dal Santo Padre tre maxi-schermi, uno da 60 e due da 12 metri quadrati, permetteranno ai partecipanti di osservare meglio la funzione. Ci si prepara però ad allestire un quarto maxi-schermo alla banchina 15, nel caso l’area, dove possono trovare posto circa 100mila persone, non riuscisse a contenere la folla. Intanto, sono stati approntati o verranno allestiti nelle prossime ore 4 mila sedie, 200 bagni chimici, un palco per accogliere persone diversamente abili, un centro medico avanzato. Per transennare l’area e le varie strade d’accesso sono stati finora utilizzati 14 km di transenne dei circa 20 km disponibili. “Ma già domenica 4, con il concerto di Giovanni Allevi, faremo le prove generali dal vivo in vista del grande appuntamento della settimana successiva”, spiega Roberto Oreficini, direttore della Protezione Civile regionale, che si sofferma poi sulla logistica: i pellegrini potranno entrare nell’area portuale dall’ingresso situtato in prossimità del palazzo della Rai, passando da via XIX Settembre. “Da questo punto partiranno tre percorsi diversi: il primo sarà riservato esclusivamente ai pedoni ed ai partecipanti, il secondo agli ospiti ed ai servizi vari, mentre il terzo sarà utilizzato dal personale addetto alla sicurezza”. I pellegrini che arriveranno dalla Stazione Centrale (binario 8) potranno raggiungere l’area Fincantieri seguendo un percorso pedonale che sfiora la Mole e che costeggia le banchine. “Alla Polizia di Frontiera verrà posto un varco di controllo – dice il responsabile della Protezione Civile marchigiana – mentre l’ingresso al piazzale del cantiere navale dove verrà celebrata la Santa Messa sarà consentito dal cancello verde accanto al Nautico”. Dove, tra l’altro, verrà collocato il centro per il coordinamento della sicurezza dell’intera area. Nella palestra della scuola si ritroveranno i 1.500 sacerdoti che parteciperanno al Congresso. Vescovi e cardinali verranno invece alloggiati sulla nave “Riviera del Conero”, che sabato 10 e domenica 11 settembre verrà ormeggiata al molo 12, a due passi dal punto dove Benedetto XVI atterrerà con il suo elicottero. In fase di completamento anche i lavori alla Mole Vanvitelliana, che ospiterà la mostra “Alla Mensa del Signore” (inaugurazione venerdì 2 settembre alle 17.00), le attività per i giovani e la sala stampa. La Fiera della Pesca sarà invece il punto di prima accoglienza per pellegrini e partecipanti. “Il grande Portale del Congresso”, spiega Oreficini mentre mostra i lavori all’interno del padiglione, che ospiterà tra gli altri anche 60 stand di produttori di specialità gastronomiche marchigiane. All’interno dell’area fieristica è inoltre in via di allestimento l’auditorium e il punto di ristoro per i congressisti: una grande mensa con sei linee di distribuzione, approntata nel parcheggio situato alla destra del polo fieristico.Infine, Colle Ameno. La villa ed il comprensorio sopra Torrette sono stati scelti dal Comitato Ecclesiale come sede per il “quartier generale” del Congresso Eucaristico. Ma non solo: proprio qui, infatti, avrà luogo la colazione privata con il Santo Padre, al quale parteciperanno altre 16 persone scelte dalla Caritas. Precari, cassintegrati e persone con fragilità sociali. All’arrivo del Papa Colle Ameno diventerà “zona vaticana”, con le autorità italiane che perderanno le proprie competenze fino al momento della ripartenza di Benedetto XVI. Il mattino dell’11 settembre, inoltre, dopo la recita dell'Angelus, la Pattuglia Acrobatica dell’Aeronautica Militare si esibirà con alcune figure in volo proprio nel cielo sopra Colle Ameno, “a rimarcare - spiega Oreficini – lo strettissimo legame tra il Congresso Eucaristico e il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”.

Emanuele Barletta, GoMarche.it - Vatican Insider