martedì 18 gennaio 2011

La Beatificazione di Giovanni Paolo II. La figura del 'Papa mediatico', le luci ma soprattutto le ombre che non trovano spazio nei media

Primo maggio 2011, una data da segnare nel calendario dei cristiani, di coloro che hanno ammirato in vita Papa Giovanni Paolo II. Nella prima domenica dopo Pasqua, il Pontefice nativo di Wadowice, in Polonia, diverrà Beato sei anni e poco meno di un mese dopo la morte. Era l’8 aprile 2005 quando circa 250mila persone assistettero al rito funebre presieduto dall’attuale Papa Benedetto XVI. Numeri da capogiro per la morte di un Pontefice, visto che la funzione religiosa fu seguita in mondovisione a reti unificate, facendo registrare in Italia quasi 15 milioni di telespettatori con uno share del 90%. L’afflusso dei pellegrini in Piazza San Pietro a Roma nei giorni seguenti fu particolarmente intenso, arrivando a toccare le 5 milioni di presenze totali. Una testimonianza di affetto, da parte dei fedeli, simbolo di quanto Giovanni Paolo avesse fatto breccia, con le sue azioni e le sue parole, nei cuori e nella mente di gran parte dei cristiani. Ma quali sono state le opere in vita del giovane cardinale della diocesi di Cracovia, dopo essere salito al soglio pontificio nel 1978, in seguito all’improvvisa morte di Papa Albino Luciani? L’elenco è lungo e accanto alle “luci” non mancano le ombre. Papa Wojtyla criticò duramente il socialismo e il comunismo, avendo vissuto in prima persona in un paese sotto l’influenza dell’ex Unione Sovietica. Attraverso lo Ior, sovvenzionò il sindacato polacco Solidarnosc di Lech Walesa. Giovanni Paolo II fu tra coloro che si mossero per frantumare la “cortina di ferro” che divideva l’Europa in due blocchi contrapposti: l’uno sotto l’influenza degli Stati Uniti e l’altro sotto il giogo dell’ex Unione Sovietica. In politica estera Wojtyla ha sostenuto dapprima il capitalismo, in funzione anticomunista, poi ne ha condannato gli eccessi. Discutibile è stato il rapporto personale con il dittatore Augusto Pinochet. Celebre la fotografia che ritrae nell’aprile del 1987 il Pontefice con il generale cileno sul balcone del Palazzo della Moneda, a Santiago del Cile. A volere quell’incontro fu il nunzio apostolico Angelo Sodano, il quale nel 1993 spedì al dittatore due lettere di auguri per la ricorrenza delle sue nozze d’oro. Nella sua visita il Papa non incontrò la popolazione cilena, sconvolta dalla dittatura dopo il colpo di stato del 1973. Anzi, nel 1999 la coppia Wojtyla-Sodano, in occasione dell’arresto di Pinochet in Gran Bretagna con l’accusa di violazione dei diritti umani, fece pressioni affinché non fosse concessa l’estradizione in Spagna, chiedendo di fatto un salvacondotto che consentisse all’ex dittatore di tornare nel suo paese. Qualche giorno dopo la richiesta, le Madres de Plaza de Mayo, l’associazione formata dalle madri dei ‘desapericidos’ scomparsi durante la dittatura argentina dal 1976 al 1983, in un comunicato condannarono il perdono richiesto dal Papa a favore del dittatore cileno. La gestione delle finanze vaticane fu poco chiara. Il Papa polacco affidò lo Ior al controverso arcivescovo Paul Marcinkus, e lo stesso istituto di opere religiose fu coinvolto nelle inchieste sul crollo del Banco Ambrosiano e nella catena di suicidi-omicidi (quello di Roberto Calvi trovato morto con una corda al collo sul ponte dei frati neri a Londra ne è un esempio) che si susseguirono dal 1984 in poi. Giovanni Paolo II espresse più volte solidarietà all’arcivescovo americano e nel 1987 Wojtyla riuscì a bloccare un mandato di cattura internazionale, emesso dall’Italia a carico di Marcinkus, appellandosi alla sovranità territoriale dello Stato della Città del Vaticano. Grazie ad un accordo sottobanco con Bettino Craxi, l’arcivescovo riuscì a raggiungere la diocesi di Phoenix, negli Stati Uniti, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita senza essere processato per il crack dell’Ambrosiano. La carriera ecclesiastica di Marcinkus si iscrive a cavallo degli anni ’70 e ’80, dal crollo dell’Ambrosiano in una voragine di 1.800 miliardi di vecchie lire agli affari mafiosi di Michele Sindona e dei colletti bianchi di Cosa Nostra; dagli investimenti nei paradisi offshore ai rapporti con Noriega e con i contras antisandisti, con Licio Gelli, Umberto Ortolani (Loggia massonica P2) e perfino con la banda della Magliana, in occasione del rapimento della cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Il primo Papa “mediatico” della storia ha sicuramente operato per la pace, per il miglioramento delle relazioni interreligiose, in primo luogo con gli anglicani e gli ortodossi. Wojtyla riconobbe ufficialmente lo stato d’Israele e richiese più volte di rispettare la libertà religiosa nei diversi Paesi. Durante il suo pontificato, inoltre, è stata completamente assente la condanna sui preti pedofili, espressa in maniera definitiva e ufficiale solo con Papa Benedetto XVI che ha chiesto perdono alle vittime. Furono diverse le accuse di abusi sessuali perpetrate da alcuni prelati su minori sotto il pontificato di Wojtila. Una di queste coinvolse l’arcivescovo di Vienna, nel 1995, Hans Hermann Groer. In quell’occasione, secondo le rivelazioni del cardinale austriaco Schoenborn, dopo le denunce di un ex allievo di una scuola religiosa di Hollabrunn, Joseph Ratzinger, allora a capo della Congregazione per la Dottrina di fede, propose di avviare una commissione d’inchiesta sull’accaduto, ma fu messo in minoranza nella Curia. Fu Angelo Sodano, legato a Giovanni Paolo II, a bloccare l’iniziativa dell’attuale Papa poiché temeva il pesante effetto negativo che un caso del genere avrebbe arrecato all’immagine della Chiesa.
Giovanni Paolo II, inoltre, ha sostenuto l’ascesa dell’Opus Dei, canonizzando il suo controverso fondatore Josémaria Escrivà de Balaguer. L’istituzione è stata criticata per il fatto che sembra promuovere una visione reazionaria e autoritaria della fede cattolica, impostata su una rigida ortodossia e sul tradizionalismo più integralista. Perplessità ha sollevato anche la Beatificazione del cardinale croato Alojzije Stepinac, accusato di aver appoggiato le violenze perpetrate dagli Ustascia croati contro i serbi e gli oppositori del regime filo-nazista. Di contro, il Papa polacco è stato colui che più di tutti ha cercato di coinvolgere i giovani dando il via alla Giornata Mondiale della Gioventù il 31 marzo 1985, un appuntamento fisso che si ripete ogni tre anni in una città scelta dallo stesso Pontefice. Con Giovanni Paolo II è stato possibile notare il cambiamento di rotta rispetto ai precedenti papati nel dato dei 500 Santi e 1350 Beati proclamati durante il suo pontificato. Un incremento considerevole, a fronte di 296 Santi e 1319 Beati dei 33 Papi precedenti. Un plauso va fatto anche sul fronte della lotta all’idea pervasiva della criminalità organizzata. Nel 1993, infatti, si scagliò pubblicamente contro la mafia, dopo l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino. Grazie ai numerosi viaggi in tutto il mondo (ha percorso l’equivalente di 3 volte la distanza della terra dalla luna), Giovanni Paolo II ha incarnato una nuova figura di Pontefice, tanto che è stato inserito tra le 10 persone del XX secolo più ammirate del mondo secondo la classifica Citizen stilata dalla società Gallup.


Alessandro Proietti, Diritto di critica

Con questo articolo si interrompono, fino al 1° maggio, le pubblicazioni del blog sull'annunciata Beatificazione di Giovanni Paolo II. Ritenevo giusto riportare anche questi fatti e considerazioni sulla figura del Papa polacco, che hanno trovato sul web e sulla stampa spazi più unici che rari, oltre a quella sulla (presunta) copertura offerta al criminale Maciel. E' una Beatificazione che, confesso, mi suscita perplessità, amarezza, rassegnazione. Per le circostanze qui riportate, che già conoscevo, ma soprattutto per tutto ciò che scaturirà da un riconoscimento frettoloso sul quale, spero di sbagliarmi, la Chiesa intera "se ne leccherà i baffi" in tempi futuri. La Chiesa ha già tanti modelli di fede e vita cristiana a cui guardare, primo fra tutti Benedetto XVI. Nonostante questi sentimenti, accetto con umiltà e obbedienza questa decisione del Papa, a cui rinnovo tutto il mio affetto.
Scenron

Lunedì 24 gennaio la presentazione del Messaggio di Benedetto XVI per la 45° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Verrà presentato lunedì 24 gennaio, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala stampa della Santa Sede, il Messaggio del Papa per la 45° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”. Ne dà notizia questa mattina la Sala stampa vaticana informando che alla conferenza stampa di presentazione interverranno mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, mons. Paul Tighe, segretario del dicastero, mons. Giuseppe Antonio Scotti, segretario aggiunto del medesimo Pontificio Consiglio, e Angelo Scelzo, sotto-segretario. “Il tema – spiegava il Pontificio Consiglio annunciandolo lo scorso 29 settembre – si caratterizza per porre al centro di tutti i processi della comunicazione, la persona umana. Anche in un tempo così largamente dominato – e, spesso, condizionato – dalle nuove tecnologie, resta fondamentale il valore della testimonianza: accostarsi alla verità e assumersi l’impegno dell’annuncio richiede, per chi opera nel mondo dell’informazione e particolarmente per i giornalisti cattolici, la ‘garanzia’ di un’autenticità di vita che non può venir meno neppure nell’era digitale”. Il Messaggio del Papa, come consuetudine, viene presentato il 24 gennaio, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

SIR

La benedizione del Papa ai nuovi sacerdoti dell'Ordinariato per gli ex anglicani. Mons. Nichols: cruciale la funzione del Pontefice nell'unità

Benedetto XVI ha inviato le proprie benedizioni ai tre ex cescovi anglicani ordinati come primi sacerdoti cattolici del nuovo Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham. Keith Newton, Andrew Burnham e John Broadhurst sono stati ordinati sacerdoti cattolici sabato nella Cattedrale di Westminster per l'Ordinariato di Inghilterra e Galles, eretto di recente. Padre Newton è stato nominato dal Papa primo ordinario per dirigere la comunità. In un messaggio letto sabato durante la cerimonia di ordinazione, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Levada, ha comunicato che il Papa gli ha chiesto “di trasmettere che imparte cordialmente la sua benedizione apostolica agli ordinandi Andrew Burnham, John Broadhurst e Keith Newton, così come alle loro mogli e ai membri della loro famiglia e a tutti gli altri partecipanti a questo rito solenne”. Il cardinale ha detto che si trattava di “un'occasione di grande gioia sia per loro che per la Chiesa in generale”. I tre nuovi sacerdoti ordinati sono sposati e hanno figli. “Prego perché Dio li benedica in abbondanza, e anche per gli altri chierici e fedeli che si stanno preparando a unirsi a loro in piena comunione con la Chiesa Cattolica”, ha confessato. “Nell'incertezza che comporta inevitabilmente ogni periodo di transizione, voglio assicurarvi tutta la nostra ammirazione e la nostra preghiera solidale”, ha aggiunto, indicando che lo stabilimento del nuovo Ordinariato “segna un momento unico e storico nella vita della comunità cattolica di questo Paese”. Allo stesso modo, ha espresso la speranza che “porti grandi benedizioni non solo alle persone direttamente coinvolte, ma a tutta la Chiesa”. Nella sua omelia durante la Messa di ordinazione, l'arcivescovo di Westminster Vincent Nichols ha sottolineato: “Quella di oggi è un'opportunità unica che segna un nuovo passo nella vita e nella storia della Chiesa cattolica”. “Ringrazio molto la Chiesa d'Inghilterra che ha riconosciuto la vostra sincerità e integrità nel compiere questo viaggio e vi ha assicurato le sue preghiere e i suoi auguri”, ha detto il presule. “Il primo di loro – ha affermato – è Rowan, arcivescovo di Canterbury, con la sua visione caratteristica e la sua generosità di cuore e di spirito”. “Oggi rendiamo grazie per la preziosa leadership del Santo Padre nello stabilire il primo Ordinariato personale”, ha dichiarato l'arcivescovo. “Le sue intenzioni sono chiare – ha continuato –. E', come ha detto, un 'gesto profetico'”. “Si tratta di contribuire all'obiettivo più ampio dell'unità visibile tra le nostre due Chiese, aiutandoci a capire nella pratica come i nostri patrimoni di fede e vita possono rafforzarci reciprocamente nella nostra missione attuale”. “La ricerca dell'unità visibile della Chiesa resta un imperativo”, ha proseguito il presule. “In essa, la funzione del successore di San Pietro è cruciale”, ha indicato. “Il ministro del Papa con l'unità visibile della Chiesa è fondamentale per la fede della Chiesa Cattolica”. “E' fondamentale per la fede di quanti entrano in piena comunione in questo Ordinariato. E' fondamentale per il benvenuto, l'incoraggiamento e il sostegno che la comunità cattolica di Inghilterra e Galles fornisce al loro sviluppo e a tutti coloro che cercano di farne parte”. Mons. Nichols ha quindi sottolineato “il compito del sacerdote ordinato: pronunciare con fiducia il perdono di Dio e portare la pace a un'anima agitata e a un mondo agitato”. “La nostra missione è caratterizzata dalla ferita. Una missione per un mondo ferito; una missione affidata a una Chiesa ferita”, ha riconosciuto. “Le ferite del peccato sono il nostro compito – ha concluso l'arcivescovo –. Le ferite di Cristo, anche quelle che abbiamo provocato noi, sono anche la nostra consolazione e la nostra forza”.

Zenit