martedì 13 ottobre 2009

La relazione dopo la discussione: la Chiesa in Africa deve essere trasformata dal di dentro per trasformare il continente come sale e come luce

“La Chiesa-Famiglia di Dio in Africa deve essere trasformata dal di dentro” e “deve trasformare il continente, le sue isole e il mondo come sale e come luce”. Lo ha detto il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast nel Ghana, svolgendo questa sera la “Relatio post disceptationem” (Relazione dopo la discussione) della II Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. La “missione apostolica” della Chiesa in Africa, ha proseguito, è stata articolata “in questa assemblea” in alcune azioni precise: “liberare la popolazione del continente da ogni paura; assicurare una conversione profonda e permanente e una «solida» formazione in ogni campo: fede, catechesi, morale, media, cultura dell'amore, pace, giustizia, riconciliazione, buongoverno, gestione”. Occorre inoltre promuovere “il dialogo a tutti i livelli, incluso l'ambiente”; difendere “i vari interessi e bisogni sociali, specialmente il posto della donna nella società, l'educazione dei figli e della gioventù”; seguire “la migrazione e le varie forme di movimento del popolo e ciò che richiede la nostra cura pastorale”, accogliere la sfida “del cambiamento di attitudini e mentalità” affinché la popolazione si liberi “dagli effetti di un passato di colonialismo e sfruttamento”. Ulteriori sfide, “le minacce della globalizzazione” e “dell'etica globale”, le “ingiuste condizioni commerciali, l’etnocentrismo, i fondamentalismi”. “Primo compito della Chiesa - Famiglia di Dio in Africa” ha quindi sottolineato il card. Turkson, è “la riabilitazione della famiglia africana nella sua dignità e nella sua vocazione dato che essa è minacciata da pericolose ideologie”. I partecipanti al Sinodo hanno denunciato "le ideologie e i programmi internazionali che vengono imposti alle nostre nazioni sia con erronee motivazioni sia come condizionamenti in vista dell'aiuto per lo sviluppo. Sono dannosi per la famiglia". "I Padri Sinodali - ha detto il relatore generale del Sinodo - hanno anche richiamato aspri attacchi alla famiglia ed alla correlata fondamentale istituzione del matrimonio provenienti da ambienti esterni al mondo africano ed attribuibili a matrici diverse: ideologica (ideologia del 'genere', nuova globale etica sessuale, ingegneria genetica), clinica (Pianificazione delle nascite, Educazione sanitaria riproduttiva, sterilizzazione), 'alternativi' stili di vita oggi emergenti (matrimoni omosessuali, libere convivenze)". La donna "è al servizio della vita e educa gli altri membri della famiglia a essere veramente umani, ma viene bloccata nella manifestazione di questo compito dalla cultura tradizionale (mutilazioni genitali) e derisa dalla cultura della modernità (pornografia, prostituzione, violenze e ogni sorta di umiliazione sociale)". "La Chiesa - Famiglia di Dio è invitata a fare qualcosa contro le gravi ingiustizie perpetrate contro di loro. Esse hanno bisogno di essere riconosciute, nella società come nella Chiesa, come membri attivi impegnati nella vita della Chiesa", ha detto il porporato africano. "Il loro contributo allo sviluppo e alla salvaguardia della famiglia umana, anche in tempo di conflitti, deve essere riconosciuto e apprezzato nel suo giusto valore". "La paura e l'incertezza caratterizzano la vita di fede in molte popolazioni africane (diffidenza, sospetto, autodifesa, aggressività, ciarlatanismo, magia, occultismo e sincretismo...)", ha denunciato il relatore dell'Assemblea sinodale. "Un'analisi portata a fondo mostra che un insaziabile desiderio di possesso egoistico è alla radice dei grandi conflitti che certe regioni dell'Africa hanno conosciuto. I fedeli cattolici si imbattono nel richiamo delle sette a causa di eventuali problemi sociali e a motivo del loro desiderio di soluzioni rapide per le loro problematiche fisiche o psicologiche. Le sette abusano della debolezza o dell'ignoranza dei fedeli. Certi gruppi poi attaccano la Chiesa con pratiche di occultismo". Da qui l’urgenza di “riprendere in mano la prima catechesi per aiutare i fedeli a vivere la loro vita quotidiana coerentemente con la fede cristiana” e a “resistere alla pressione delle sette”. I ''conflitti armati in Africa non sono dovuti al tribalismo ma alla bramosia delle multinazionali e al loro desiderio di appropriarsi in modo esclusivo di giacimenti strategici (petrolio, uranio, coltan...)''. Per il porporato, sono le multinazionali a ''generare i conflitti'' e per questo i vescovi ''incoraggiano la messa in atto di quadri giuridici internazionali per garantire un controllo delle multinazionali e delle industrie estrattive transnazionali''. I Padri Sinodali hanno quindi riconosciuto la necessità di “un'attiva presenza della Chiesa negli ambiti decisionali in cui si affrontano i problemi dello sviluppo umano, lo stabilirsi di buone relazioni tra gruppi in conflitto e il ristabilirsi di relazioni in grado di garantire un futuro di pace”. “Per parlare di riconciliazione, giustizia, pace e per garantire un impegno più attento e coordinato, è necessario che i vescovi parlino con un'unica voce, attraverso la stessa conferenza episcopale (nazionale, regionale o continentale). Occorre dar vita a una sinergia tra tutte le istituzioni ecclesiali” e creare osservatori specializzati. Secondo i Padri Sinodali c’è inoltre bisogno di “formare uomini politici cristiani” garantendo loro “una solida formazione e strumenti giuridici per difendere i valori cristiani, la famiglia in particolare, e così contribuire positivamente all'elaborazione di testi legislativi che rispettino la morale cristiana”. “Non basta – aggiungono - formare i laici alla leadership politica; bisogna pure accompagnarli nei loro impegni...per farli diventare responsabili del cambiamento nella società”. Al centro della riflessione anche i media, la cui “potenza può servire alla diffusione della Buona Novella in un continente dove sono ancora presenti una tradizione e una cultura orale”. Per questo “è fondamentale una buona formazione tecnica e religiosa dei comunicatori cattolici, soprattutto nella dottrina sociale della Chiesa”. Dai Padri anche l’esortazione a curare la formazione dei seminaristi e a sostenere le vocazioni alla vita consacrata. L’invito, infine, “all'incontro e al dialogo con altre religioni” superando “paure e pesi del passato” e “a stabilire delle relazioni di collaborazione con i musulmani di buona volontà”.

Il rabbino Di Segni: la visita del Papa alla Sinagoga di Roma un grande segno di attenzione, rispetto e volontà di partecipare ad un progetto di pace

''L'atteso incontro di Papa Benedetto XVI del prossimo 17 gennaio è per noi la prosecuzione di una strada d'incontro. L'appuntamento è un grande segno di attenzione, rispetto e volontà di partecipare ad un progetto di pace che deve essere condiviso''. E' il commento del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni sulla visita alla Sinagoga di Roma di Papa Benedetto XVI, annunciata oggi per il 17 gennaio prossimo. ''Pensiamo - prosegue la nota di Di Segni - che la visita possa essere il momento di un grande discorso spirituale. Una volta chiarito da entrambe le parti che c'è il rispetto reciproco e la volontà di non chiedere cambi di identità, dovrebbe essere la grande urgenza spirituale a tenere il banco; cosa che possiamo e dobbiamo fare in parallelo per il bene dell'umanità''.

Asca

Benedetto XVI ha mostrato più e più volte rispetto e stima verso la comunità ebraica, rispetto che spesso non è stato ricambiato. Trovo di cattivo gusto chiedere ancora una volta al Papa di ribadire il suo pensiero. Dopo tutte le offese di cui è stato fatto oggetto da parte di esponenti dell'ebraismo in Italia, ritengo la visita una vera e propria "trappola", un'occasione per scatenere un'ennesima polemica contro Benedetto. Spero di sbagliarmi. Saremo sempre e comunque al fianco del nostro amato Santo Padre.
Scenron

Mons. Odama: nel continente nero migliaia di ragazzi subiscono la violenza e lo sfruttamento, come bambini-soldato e schiavi sessuali

Tra i 20.000 e i 30.000 bambini e giovani subiscono violenza e sfruttamento in Uganda, i maschi avviati alla guerra, le ragazze costrette a diventare “schiave sessuali” dei ribelli appartenenti al gruppo Lra (Lord’s resistance army). Lo ha denunciato oggi mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, in Uganda, nel suo intervento durante la 13° Congregazione generale della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. “Le forze del Lra Hanno rapito giovani e ragazze per obbligarli a diventare bambini-soldato – ha detto -, danneggiano le loro menti e le loro anime in maniera terribile. E hanno costretto le ragazze a diventare schiavi sessuali, rovinando loro speranze e futuro”. La loro difesa, allora, passa attraverso un’etica consistente che la Chiesa deve promulgare guardando alla Bibbia. Mons. Odama ha ricordato che questo tipo di violenze contro i giovani si verificano anche nella Repubblica Democratica del Congo, nel Sud Sudan e nell’Africa centrale. Esiste poi “un altro tipo di violenza quotidiana molto diffusa in tutto il continente – ha osservato – che consiste nella mancanza di opportunità educative, cure mediche e condizioni di vita adeguate negli slums e nei campi per rifugiati”.

Mons. Shikongo: farmaci di dubbia efficacia curativa e illegali venduti in Africa per sperimentazione. Lotta all'Aids secolarizzando la sessualità

I rischi delle sperimentazioni dei farmaci sulle Popolazioni africane sono stati evidenziati stamattina da mons. J.S. Shikongo, vescovo di Rundu, in Namibia, nel suo intervento durante la 13° Congregazione generale del Sinodo per l'Africa. “L’efficacia curativa di queste medicine non è provata – ha affermato mons. Shikongo – ma vengono vendute in Africa a scopo di sperimentazione. Il dosaggio di alcune è pericoloso”, mentre circolano anche “medicine non approvate nei Paesi di produzione”. “Si dice che l’Africa sia più esposta a questo tipo di farmaci a causa delle limitate capacità di effettuare test e ricerche in materia – ha osservato -. Perciò la Chiesa dovrebbe chiedere al governo di favorire le attività dei guaritori tradizionali e le rispettive pratiche e medicine”. A proposito della diffusione del virus Hiv e dell’Aids, mons. Shikongo ha accennato a programmi governativi che puntano sulla prevenzione attraverso l’uso dei profilattici, “propagando una visione secolare e relativista della sessualità”. Eppure, ha aggiunto, “il fallimento di questi strumenti è deliberatamente ignorato o spiegato male. In questo modo, viene incoraggiata una promiscuità che produce maggiore diffusione del virus”.

Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il Magistero di Benedetto XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età

Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI sulla condizione di solitudine in cui vivono spesso gli anziani. Domenica, durante la Messa per la canonizzazione di 5 nuovi Santi, il Papa ha sottolineato che nella società contemporanea, “tante persone anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati dalle loro famiglie”. Quello di domenica è solo l’ultimo di una serie di interventi del Pontefice sulle crescenti difficoltà degli anziani di fronte al “relativismo dilagante” che ha indebolito i valori fondamentali del nucleo famigliare.
Quando la vita diventa fragile, come negli anni della vecchiaia, non perde mai di valore e dignità: Benedetto XVI lo afferma con forza parlando alla Pontificia Accademia per la Vita, il 25 febbraio 2008. In una società complessa e influenzata dalle dinamiche della produttività, osserva il Papa in quell’occasione, le persone fragili rischiano “nei momenti di difficoltà economica” o di malattia “di essere travolte”. I primi a soffrire per questa condizione sono proprio gli anziani.
“Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”. [Ai partecipanti al Congresso sul tema "Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi", indetto dalla Pontificia Accademia per la Vita in occasione della XIV Assemblea Generale (25 febbraio 2008)].
Per questo, è l’esortazione del Papa, serve uno sforzo sinergico affinché la società civile e la comunità di credenti facciano sì che tutti possano vivere dignitosamente e attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e solidarietà. Sfida ancor più urgente, rileva parlando alla Plenaria del dicastero per la Famiglia, di fronte all’avanzare della cultura della morte “che insidia anche la stagione della terza età”.
“Oggi, l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di 'zona di parcheggio': alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano” [Ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema: "I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia" (5 aprile 2008)].
Ma non bisogna scoraggiarsi. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo che i nonni, anziani per antonomasia, hanno sempre svolto per tenere unite le famiglie. I nonni, afferma il Papa il 26 luglio di quest’anno parlando dei Santi Gioacchino e Anna, genitori della Madonna, “sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita”. Un patrimonio prezioso che gli anziani donano alle famiglie con amore e generosità.
“Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita” (Angelus, 26 luglio 2009).
I nonni, con la loro “robustezza di valori e progetti”, è il richiamo del Papa, “sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni”. E incoraggia a ripartire dai nonni, dagli anziani, per rispondere alla crisi della famiglia: “Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere” [Ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema: "I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia" (5 aprile 2008)].

Radio Vaticana

Tredicesima Congregazione generale: migliorare la sanità in Africa per sviluppare il continente. Ribadita la sacralità della vita umana

I problemi sanitari dell’Africa sono stati al centro, stamani, della 13° Congregazione generale del II Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Ribadita la necessità di rispettare il valore della vita, messo a dura prova dalle politiche sulla salute riproduttiva. La vita è sacra, dal concepimento fino alla morte naturale e la Chiesa ha il compito di intervenire in sua difesa. Parlano chiaramente i Padri Sinodali di fronte ad un’Africa attanagliata da Aids, malaria, tubercolosi. Chiedono un accesso equo e globale alle cure mediche, ricordano l’importanza di formare gli operatori pastorali sulle questioni bioetiche, plaudono all’impegno interreligioso ed ecumenico per fronteggiare le pandemie. Ma sono amare le pagine dell’Africa sulla sanità: vi si legge il dramma dell’aborto, della prostituzione, della promiscuità sessuale diffusa dal relativismo. Altro scenario tragico quello del Ciad, dove la riconciliazione sembra possibile solo a colpi di denaro e diventa un mercanteggiare. In questo contesto, forse un concordato tra il Paese e la Santa Sede, suggerisce il Sinodo, potrebbe aiutare a rafforzare l’autorità della Chiesa locale che si adopera per la pace. Dal fronte giovani, invece, arrivano notizie incoraggianti: la pratica delle Giornate nazionali della Gioventù sembra diffusa, in Africa, e i ragazzi diventano testimoni di una riconciliazione che oltrepassa i confini geografici, le razze le culture. Quindi, i Padri Sinodali si soffermano sul dialogo con l’Islam e sottolineano che esso può essere conseguito attraverso la carità: anche i musulmani, infatti, credono al Dio della carità. E nell’ambito di questa missione di concretizzazione della carità divina, diventa indispensabile operare perché la libertà religiosa sia diffusa in tutto il mondo musulmano. E ancora: il Sinodo si sofferma sullo sfruttamento minerario delle risorse naturali dell’Africa da parte delle multinazionali straniere. La Chiesa, dice, non può rimanere in silenzio di fronte a questo fatto che fomenta i conflitti interetnici e la vendita delle armi. Poi, un appello per i lavoratori cinesi che operano in tutta l’Africa, per i quali il Sinodo chiede una pastorale migrante per favorire la loro evangelizzazione. Infine, l’appello dei presuli è all’autofinanziamento delle Chiese particolari in Africa, così da interrompere la dipendenza dall’Occidente.

Benedetto XVI visiterà la Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010, nella Giornata del dialogo cattolici-ebrei e nella festa del Moed di Piombo

Nel pomeriggio di domenica 17 gennaio 2010 Papa Benedetto XVI si recherà nella Sinagoga di Roma (foto) per incontrare la Comunità Israelitica, in occasione della 21° Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei, e della Festa del Moed di Piombo, che coincide proprio con tale data. Lo annuncia la Sala Stampa vaticana in un comunicato diffuso oggi. La comunità ebraica di Roma, presieduta da Riccardo Pacifici, conferma, in una nota, la "attesa visita" del Papa alla Sinagoga. Quella di Roma sarà la terza Sinagoga che Benedetto XVI visiterà, dopo quelle di Colonia, in Germania, nell’agosto 2005, e di Park East a New York, nell'aprile del 2008. Già subito dopo l’elezione al Soglio pontificio, nell’aprile del 2005, Benedetto XVI aveva manifestato con un messaggio a Riccardo Di Segni la sua volontà di confidare “nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”. La festa ebraica romana del Moed di Piombo - spiega la sala stampa vaticana - si celebra il 2 del mese di shevat in ricordo di un avvenimento considerato miracoloso. Nel 1793 gli ebrei del ghetto di Roma scamparono alla furia del popolino romano che si era radunato presso i suoi portoni per incendiarli e penetrare all'interno del recinto con intenzioni ostili, convinto che gli ebrei dessero aiuto e protezione agli odiati sostenitori delle nuove idee rivoluzionarie proveniente dalla Francia. Nel resto dello Stato pontificio gli ebrei erano stati per questo assaliti e alcuni malmenati. Si temeva il peggio, quando un provvido acquazzone - quasi un diluvio torrenziale - spense i bollori dei più scalmanati e le fiamme che erano state appiccate ai portoni con alcune fascine. Sembra - conclude la nota vaticana - che il nome di Moed di Piombo sia da ricollegarsi al colore del cielo scuro e livido come il piombo. La ricorrenza era ricordata ogni anno nella Scuola siciliana ad opera della congrega Ezrà Betzarot con una luminaria e un rinfresco durante il quale erano raccolte donazioni in denaro tra i membri della Chevrà.

Il 16 novembre il Papa visiterà la sede della Fao a Roma per il Vertice sulla Sicurezza Alimentare

Nella mattinata di lunedì 16 novembre, Papa Benedetto XVI si recherà in visita presso la sede della Fao a Roma, in occasione dell'apertura del Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare, che avrà luogo nel contesto della 36° Conferenza generale della Fao e che si svolgerà dal 18 al 23 novembre. Lo rende noto oggi un comunicato dalla Sala Stampa vaticana.