giovedì 19 marzo 2009

Il Papa al Consiglio speciale del Sinodo per l'Africa: Dio ha scelto il vostro continente per farne dimora di suo Figlio

“Dio ha scelto il vostro continente perché diventasse dimora del suo Figlio. Mediante Gesù, Dio è venuto incontro ad ogni uomo, certamente, ma in modo particolare, incontro all’uomo africano”. Lo ha detto Benedetto XVI ai membri del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi nel corso di un incontro avvenuto in nunziatura a Yaoundé, ultimo appuntamento della terza giornata in Camerun. “Mediante Gesù – ha detto il Papa - duemila anni fa, Dio stesso ha portato il sale e la luce all’Africa. Da allora, il seme della sua presenza è sepolto nelle profondità del cuore di questo amato continente ed esso germoglia a poco a poco al di là e attraverso le vicissitudini della sua storia umana”. Per il Papa, l’Africa “ha ricevuto una chiamata particolare a conoscere Cristo. Che gli Africani ne siano fieri!”. E soprattutto “approfondendo spiritualmente e teologicamente” questa storia delle origini, “l’Africano potrà trovare le forze sufficienti per affrontare il suo quotidiano talvolta molto duro, e potrà allora scoprire immensi spazi di fede e di speranza che l’aiuteranno a crescere in Dio”. L'Africa "non è stata risparmiata ed è stata ed è ancora triste teatro di gravi tragedie che fanno appello a una vera riconciliazione tra i popoli, le etnie, gli uomini". Il Papa ha invocato "giustizia e pace, indispensabili per costruire un mondo migliore". "In realtà, nel contesto sociopolitico ed economico attuale del continente africano - ha affermato - che cosa c'è di più drammatico della lotta spesso cruenta tra gruppi etnici o popoli fratelli?". L'Africa, ha detto Papa Ratzinger, è "assetata di riconciliazione e alla ricerca della giustizia e della pace". I "conflitti locali o regionali, i massacri e i genocidi che si sviluppano nel Continente devono interpellarci in modo tutto particolare". Da qui l'appello di Benedetto XVI: "Lasciatevi riconciliare. Nessuna differenza etnica o culturale, di razza, di sesso o di religione deve divenire tra voi motivo di contesa. Voi siete tutti figli dell'unico Dio, nostro Padre, che è nei cieli. Con questa convinzione - ha proseguito - sarà finalmente possibile costruire un'Africa più giusta e pacifica, all'altezza delle legittime attese di tutti i suoi figli". L'Africa è "un continente ricco sia di promesse sia di pressanti necessità umane, culturali e spirituali". "Ci troviamo attualmente in un momento storico che coincide, dal punto di vista civile - ha sottolineato il Pontefice - con l'indipendenza ritrovata, dal punto di vista ecclesiale, con l'evento del Concilio Vaticano II. La Chiesa in Africa ha preparato e accompagnato durante questo periodo la costruzione delle nuove identità nazionali". La Chiesa "deve essere una comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro" anche se è difficile "in una società" come quella "attuale" che "conosce purtroppo in molti luoghi conflitti, violenze, guerre e odio. Il vostro continente non ne è stato risparmiato ed è stato ed è ancora triste teatro di gravi tragedie, che fanno appello a una vera riconciliazione tra i popoli, le etnie, gi uomini". D'altra parte, però, il Papa ritiene che "la situazione di disumanizzazione e di oppressione che affligge i popoli africani non è irreversibile; al contrario, essa pone ciascuno di fronte a una sfida, quella della conversione, della santità e dell'integrità".

Domani Benedetto XVI in Angola. I piccoli segni di una rinascita da mostrare al Papa

C’è grande attesa in Angola per il viaggio di Benedetto XVI, che domani arriverà nella capitale Luanda. Ad accogliere il Santo Padre saranno il presidente della Repubblica, José Eduardo Dos Santos, e l’arcivescovo della città, mons. Damião António Franklin, presidente della Conferenza Episcopale dell’Angola. Vessilli bianchi e gialli con l’immagine del Papa accolgono i pellegrini che stanno raggiungendo in questi giorni da tutto il Paese la capitale per abbracciare Benedetto XVI. E’ uno scenario ricco di colori che contrasta con quanto invece accade in città. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto, strade non ancora asfaltate e polverose ai bordi delle quali si vive di stenti. Ovunque il traffico è paralizzato e impedisce anche brevi spostamenti. Anni di guerra hanno segnato questo popolo generoso e tanto entusiasta di incontrare il suo Pastore, e i frutti di un cammino di ripresa iniziato da poco, ancora non sono visibili. Serpeggia comunque una grande voglia di riscatto che gli angolani vogliono manifestare al Papa e assicurare che il circuito virtuoso è comunque iniziato e la sua presenza sarà un ulteriore motivo di speranza. Dal 1975 al 2002 la cruenta guerra civile costò alla giovane nazione almeno cinquecentomila morti senza contare la tragedia dei mutilati, degli orfani, le vedove, i profughi e gli sfollati. Il lungo periodo bellico non ha comunque frenato l’attività della Chiesa locale, tanto che oggi si contano oltre otto milioni e mezzo, il 55 per cento della popolazione, distribuiti in 18 circoscrizioni ecclesiastiche. Giornali e televisioni hanno cominciato a raccontare l’evento da giorni: il quotidiano più importante del Paese, Jornal de Angola, dedicava fin da ieri la prima pagina al Santo Padre con la cronaca dell’arrivo in Camerun. Lo stesso fanno i tg che propongono continuamente le testimonianze dei pellegrini. Nel frattempo la macchina procede a ritmi serrati. Hanno raggiunto la capitale i delegati diocesani che prenderanno parte agli eventi più importanti e vivranno in prima persona questa straordinaria esperienza. Benguela, Caxito, Saurimo e Lunda-Norte, sono già da ieri a Luanda. “L’obiettivo” secondo Manuel Modesto del Segretariato nazionale della pastorale giovanile “è quello di promuovere un messaggio chiaro, quello che dell’importanza del Papa nella Chiesa, inteso come leader di tutti i cattolici ed elemento cardine dell’unità dei cristiani”. La seconda città dell’Angola, Huambo, attraverso il suo governatore provinciale Albino Malungo, ha espresso preventivamente tutto il suo entusiasmo per l’arrivo del Pontefice. Nel messaggio di benvenuto si legge che “La visita del Papa andrà a purificare il Paese”. Con Malungo anche i rappresentanti istituzionali più alti si rincorrono nel commentare positivamente il viaggio del Papa. Ieri il capo dell’opposizione in parlamento, Alda Sachiambo, ha dichiarato che la visita di Benedetto XVI “è estremamente importante per gli angolani. Dopo una lunga guerra, oggi viviamo in un clima di riconciliazione, di pace e di ricostruzione. Si tratta di un processo storico” ha aggiunto la Sachiambo “che deve ispirarsi ai principi morali e in questo la Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo importante. Aggiungo che l’angolano è credente e la presenza del Santo Padre va a sottolineare questo autentico sentimento religioso del nostro popolo”. Si moltiplicano intanto le iniziative per la raccolta dei fondi per non lasciare nulla al caso e presentare un Paese capace di organizzare anche grandi appuntamenti. La seconda cena di gala al Cine Tropical di Luanda, promossa dal Comitato presieduto da Don Filomeno Vieira Dias ha portato nelle casse dell’organizzazione ben 150 mila dollari. Serviranno a potenziare e a migliorare il servizio accoglienza. Ieri sera è stata la volta del concerto che ha visto la partecipazione di alcuni dei più noti musicisti del Paese. L’Angola allora è anche questa e tutto induce pensare, a giudicare dai presupposti della vigilia, che la presenza del Papa aiuterà a sottolineare proprio tali sentimenti di fede e di speranza di un popolo ancora troppo sofferente.

Incontro con il mondo della sofferenza. Il Papa: il silenzio, la nostra presenza e la preghiera, un gesto di tenerezza e uno sguardo più dei discorsi

Ai medici “spetta mettere in opera tutto quello che è legittimo per sollevare il dolore; spetta in primo luogo proteggere la vita umana, essere i difensori della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale”; chi è nella sofferenza si rivolga con fede e speranza a Dio che “accoglie sempre con benevolenza la preghiera di chi si rivolge a Lui. Egli risponde alla nostra invocazione e alla nostra preghiera come Egli vuole e quando vuole, per il nostro bene e non secondo i nostri desideri”. Pomeriggio tra i malati per Benedetto XVI che, al terzo giorno del suo viaggio in Camerun, si è recato al Centro Card. Paul Emile Léger - Centre National de Réhabilitation des Handicapés di Yaoundé. Nel cortile del Centro, fondato nel 1972 dal card. Leger e che è specializzato nella cura degli handicappati, il Papa, rivolgendosi ai sanitari e ai malati, tra i quali numerosi bambini, ha detto che “davanti alla sofferenza, la malattia e la morte, l’uomo è tentato di gridare sotto l’effetto del dolore”, “Gesù stesso ha gridato poco prima di morire”. “Quando la nostra condizione si degrada, l’angoscia aumenta; alcuni sono tentati di dubitare della presenza di Dio nella loro esistenza”. “I suoi amici, come ognuno di noi davanti alla sofferenza di una persona cara, si sforzano di consolarlo, ma usano delle parole vuote. In presenza di sofferenze atroci, noi ci sentiamo sprovveduti e non troviamo le parole giuste. Davanti ad un fratello o una sorella immerso nel mistero della Croce, il silenzio rispettoso e compassionevole, la nostra presenza sostenuta dalla preghiera, un gesto di tenerezza e di conforto, uno sguardo, un sorriso, possono fare più che tanti discorsi”.
Un esempio per tutti, Simone di Cirene, un africano che “ha partecipato alla pena infinita di Colui che ha redento tutti gli uomini compresi i sui persecutori”. Per il Papa, “ogni africano è membro della famiglia di Simone di Cirene”: per lui, come per noi, “è difficile accettare di portare la croce di un altro”. Salutando “coloro che, nelle loro case, negli ospedali, negli ambienti specializzati o nei dispensari, sono portatori di un handicap, sia motorio che mentale, coloro che nella loro carne portano i segni delle violenze e delle guerre” e ”tutti i malati”, specialmente “quelli che sono vittime di malattie come l’Aids, la malaria e la tubercolosi”, Benedetto XVI ha incoraggiato la Chiesa Cattolica, “fortemente impegnata in una lotta efficace contro questi terribili flagelli”, a “proseguire con determinazione”. “Dopo la risurrezione e fino ad oggi - ha detto ancora - molti sono i testimoni che si sono rivolti, con fede e speranza, al Salvatore degli uomini, riconoscendo la Sua presenza al centro della loro prova. Il Padre di tutte le misericordie accoglie sempre con benevolenza la preghiera di chi si rivolge a Lui. Egli risponde alla nostra invocazione e alla nostra preghiera come Egli vuole e quando vuole, per il nostro bene e non secondo i nostri desideri. Sta a noi discernere la sua risposta e accogliere i doni che Egli ci offre come una grazia. Fissiamo il nostro sguardo sul Crocifisso, con fede e coraggio, perché da Lui provengono la Vita, il conforto, le guarigioni. Sappiamo guardare Colui che vuole il nostro bene e sa asciugare le lacrime dei nostri occhi; sappiamo abbandonarci nelle sue braccia come un bambino nelle braccia della mamma”. Nel giorno in cui la Chiesa festeggia san Giuseppe, Benedetto XVI ne ha citato l’interpretazione che ne ha dato Santa Teresa d’Avila, che vedeva in lui “un intercessore per la salute dell’anima”. “Scegliamolo anche noi come maestro di preghiera”, ha raccomandato il Papa a ”tutti coloro che lavorano nel mondo della sanità”.

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Nell'Instrumentum Laboris itinerari di rinconciliazione, giustizia e pace per il continente africano

Attese e speranze di un continente racchiuse in un libricino di 60 pagine: i 36 presidenti degli Episcopati nazionali e i 6 presidenti delle riunioni regionali delle Conferenze Episcopali dell'Africa hanno sfilato questa mattina davanti al Papa, al termine della Santa Messa nello stadio di Amadou Ahidjo, per ricevere dalle sue mani l'Instrumentum laboris della II Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Il testo è suddiviso in quattro capitoli e 32 paragrafi. Mira a stimolare la riflessione e il dibattito in ciascun ambito della Chiesa africana, accompagnare e sostenere il discernimento collegiale dei vescovi. Nel primo capitolo viene offerta una breve panoramica della situazione delle società africane all'epoca della prima Assemblea speciale del 1994. C'è poi una valutazione dell'accoglienza che ha avuto nel continente l'Esortazione postsinodale "Ecclesia in Africa", alla luce della quale viene esaminato il tenore teologico del tema proposto per la seconda Assemblea speciale. Nel secondo capitolo lo strumento di lavoro riferisce le aperture e gli ostacoli incontrati dalla società e dalla Chiesa lungo le vie della riconciliazione, della giustizia e della pace nella triplice dimensione socio-politica, socio-economica e socio-culturale, nonché nell'esperienza ecclesiale. Il terzo capitolo riassume tutti gli elementi che caratterizzano la Chiesa famiglia di Dio nel suo desiderio di favorire l'apertura di itinerari di riconciliazione, di giustizia e di pace. Il quarto capitolo infine propone una valutazione di quello che la comunità ecclesiale nel suo insieme ha già realizzato per promuovere riconciliazione, giustizia e pace.

La Messa a Yaoundè. Il Papa: l'Africa può diventare continente della speranza, non abbiate paura di credere, sperare e amare

Papa Ratzinger nello Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundè ha celebrato la solenne Santa Messa in occasione della pubblicazione dell'Instrumentum Laboris della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, prima celebrazione in Camerun e in terra africana. Il Papa ha fatto il giro dello stadio a bordo della papamobile, acclamato da danze e balli africani. Sono stati oltre 60mila i fedeli presenti allo stadio. Alla celebrazione era presente il presidente del Camerun, Paul Biya, accompagnato dalla moglie Chantal.
Il Papa ha ricordato che oggi si celebra la Festa di San Giuseppe. E ha iniziato la sua omelia proprio con l'augurio di "un'ottima festa" per "tutti coloro che, come me, hanno ricevuto la grazia di portare questo bel nome". "Chiedo a San Giuseppe - ha detto Papa Joseph Ratzinger - di accordare loro una protezione speciale guidandoli verso il Signore Gesù Cristo tutti i giorni della loro vita".
"L'Africa può diventare il continente della speranza". Il Papa ha incoraggiato il popolo africano dicendo: "L'Africa è chiamata alla speranza attraverso voi e in voi!". "Col Cristo Gesù, che ha calpestato il suolo africano - ha proseguito Benedetto XVI - l'Africa può diventare il continente della speranza". "Ciascuno e ciascuna di noi - ha ricordato Papa Ratzinger - è pensato, voluto e amato da Dio. Ciascuno e ciascuna di noi ha il suo ruolo da giocare nel piano di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Se lo scoraggiamento vi invade, pensate alla fede di Giuseppe; se l'inquietudine vi prende, pensate alla speranza di Giuseppe, discendente di Abramo che sperava contro ogni speranza; se vi prende l'avversione o l'odio, pensate all'amore di Giuseppe - ha ribadito il Pontefice - che fu il primo uomo a scoprire il volto umano di Dio nella persona del bambino concepito dallo Spirito santo nel seno della Vergine Maria". E proprio nel giorno della festa del papà, Benedetto XVI si è rivolto ai padri di famiglia per avvisarli: "In questo nostro tempo in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti voi dovete essere molto attenti". "L'Africa in generale, ed il Camerun in particolare - ha affermato - sono in pericolo se non riconoscono il vero autore della Vita! Fratelli e sorelle del Camerun e dell'Africa, voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime! Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali".

"Come in altri continenti - ha detto Benedetto XVI - oggi la famiglia conosce effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell'Africa, un periodo difficile che la sua fedeltà a Dio l'aiuterà a superare. Alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti". Nella sua lunga omelia, il Papa ha analizzato la figura di San Giuseppe, di cui oggi si celebra la festa. E soffermandosi sul tema della famiglia, Papa Ratzinger ha avvertito i problemi che il Camerun vive. "I rapporti tra le generazioni - ha sottolineato - si sono modificati in una maniera tale da non favorire più come prima la trasmissione della conoscenze antiche e della saggezza ereditata dagli antenati. Troppo spesso si assiste a un esodo rurale paragonabile a quello che numerosi altri periodi umani hanno conosciuto. La qualità dei legami familiari - prosegue il Pontefice - ne risulta profondamente intaccata. Sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso -ahimè! - senza un vero lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati, di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all'uomo una felicità profonda e duratura". Per questo, "a volte anche l'uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore. Messo a confronto col fenomeno di una urbanizzazione galoppante - ha osservato il Papa - egli abbandona la sua terra, fisicamente e moralmente, non come Abramo per rispondere alla chiamata del Signore, ma per una sorta di esilio interiore che lo allontana dal suo stesso essere, dai suoi fratelli e sorelle di sangue e da Dio stesso". Ogni essere umano, anche il più piccolo e povero" deve vivere. "La morte non deve prevalere sulla vita. La morte non avrà mai l'ultima parola". Appello di Benedetto XVI alla difesa della vita, in un Africa sempre più martoriata da guerra, fame e corruzione, che ha ricordato che "più che mai dobbiamo 'sperare contro ogni speranza'".
"Vogliamo rendere omaggio qui con ammirazione e riconoscenza - ha affermato Papa Ratzinger - al notevole lavoro realizzato da innumerevoli associazioni che incoraggiano la vita di fede e la pratica della carità". Il Papa ha invitato a uno "sviluppo integrale della persona umana in Africa, in particolare in Camerun". "La prima priorità - ha proseguito - consisterà nel ridare senso all'accoglienza della vita come dono di Dio. L'arrivo di un bambino è una grazia, una benedizione di Dio. L'umanità è oggi invitata a modificare il suo sguardo - ha detto il Pontefice - in effetti, ogni essere umano, anche il più piccolo e povero, è creato 'ad immagine e somiglianza di Dio'. Egli deve vivere! La morte non deve prevalere sulla vita! La morte non avrà mai l'ultima parola!". Da qui l'esortazione: "Figli e figlie d'Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, non abbiate paura di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita, che soltanto da lui possiamo essere salvati". Il Papa pensa ai bambini abbandonati, ai bambini di strada, ai bambini soldato e ha assicurato: "Dio vi ama e non vi dimentica". In un continente dilaniato da guerre e maltrattamenti, sfruttamenti e abusi, Benedetto XVI non ha mancato di ricordare le categorie indifese. "A tutti i giovani che sono qui - ha detto il Papa - io rivolgo parole di amicizia e di incoraggiamento: davanti alle difficoltà della vita, mantenete il coraggio! La vostra esistenza ha un prezzo infinito agli occhi di Dio". "Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e San Giuseppe vi protegge! Invocatelo con fiducia".
Al termine della Santa Messa, il Papa ha consegnato il testo dell'Instrumentum laboris della seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, "frutto della vostra riflessione" e che "rispecchia il grande dinamismo della chiesa in Africa ma anche le sfide con le quali essa deve confrontarsi e che il Sinodo dovrà esaminare". "Auspico vivamente - ha detto il Pontefice - che i lavori dell'Assemblea sinodale contribuiscano a far crescere la speranza per i vostri popoli e per il Continente nel suo insieme; contribuiscano ad infondere a ciascuna delle vostre chiese locali un nuovo slancio evangelico e missionario al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". Il Sinodo è un "grande avvenimento ecclesiale". Benedetto XVI ha ricordato che 14 anni fa, il 14 settembre 1995, Giovanni Paolo II "sottoscriveva proprio a Yaoundè l'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa". "Che la Regina della Pace - ha concluso Papa Ratzinger - sostenga gli sforzi di tutti gli 'artigiani' di riconciliazione, di giustizia e di pace".


L'incontro con la Comunità islamica del Camerun. Il Papa: una fede purificata dalla ragione rifiuta la violenza e le forme di totalitarismo

I leader musulmani del Camerun hanno accolto Papa Benedetto XVI con "affetto", dicendo al Pontefice "non sei solo". E' stato Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, a riferire alla stampa dell'incontro svoltosi questa mattina alla Nunziatura apostolica di Yaoundè con 22 rappresentanti della comunità islamica, in un'atmosfera "cordiale e amichevole".A guidarli c'era Amadou Bello, presidente dell'ACIC, Association Culturelle Islamique du Cameroun.
Il compito più ''urgente'' delle religioni nel mondo contemporaneo è quello di ''rendere manifesto il vasto potenziale della ragione umana''. Nel suo discorso, Papa Ratzinger ha ribadito la propria concezione fondamentale per la quale fede e ragione non sono in contrasto ma anzi ''si sostengono a vicenda, dal momento che la religione è purificata e strutturata dalla ragione e il pieno potenziale della ragione viene liberato mediante la rivelazione e la fede''. ''Credere in Dio - ha affermato il Pontefice -, lungi dal pregiudicare la nostra capacità di comprendere noi stessi e il mondo, la dilata. Lungi dal metterci contro il mondo, ci impegna per esso. Siamo chiamati ad aiutare gli altri nello scoprire le tracce discrete e la presenza misteriosa di Dio nel mondo, che Egli ha creato in modo meraviglioso e sostiene con il suo ineffabile amore che abbraccia tutto''. Se gli uomini e le donne ''consentono all'ordine magnifico del mondo e allo splendore della dignità umana di illuminare la loro mente - ha proseguito ancora Benedetto XVI -, essi possono scoprire che ciò che è 'ragionevole' va ben oltre ciò che la matematica può calcolare, la logica può dedurre e gli esperimenti scientifici possono dimostrare; il 'ragionevole' include anche la bontà e l'intrinseca attrattiva di un vivere onesto e secondo l'etica, manifestato a noi mediante lo stesso linguaggio della creazione''. Per Benedetto XVI, una ''religione genuina'' ''rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo''. Per il Pontefice, la religione, rettamente intesa, non rifiuta la ragione ma anzi collabora con essa e ''allarga l'orizzonte della comprensione umana e sta alla base di ogni autentica cultura umana''. ''Essa - ha proseguito - rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo: non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione''. Papa Ratzinger ha avuto parole di lode per i rapporti tra le due religioni in Camerun: cristiani e musulmani, ha detto, ''offrono testimonianza dei valori fondamentali della famiglia, della responsabilità sociale, dell'obbedienza alla legge di Dio, e dell'amore verso i malati e i sofferenti''.

Ieri mattina la visita di cortesia di Benedetto XVI al presidente del Camerun nel palazzo dell'Unità

Benedetto XVI si è recato mercoledì mattina, 18 marzo, in visita di cortesia al palazzo del presidente della Repubblica del Camerun. Il Papa aveva iniziato la sua seconda giornata in terra africana con la celebrazione della Santa Messa nella cappella della Nunziatura Apostolica a Yaoundé. Successivamente la visita al presidente Paul Biya. Un incontro informale ma non per questo meno cordiale. Il capo dello Stato ha ricevuto l'illustre ospite sull'uscio del palazzo dell'Unità. Poi si è intrattenuto a colloquio con lui per trenta minuti circa nel suo studio privato, al secondo piano. Il Pontefice ha quindi incontrato anche la consorte del presidente, signora Chantal, con alcuni familiari. Nel frattempo, nel vicino salone degli Ambasciatori, il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, si intratteneva con uno stretto collaboratore del capo dello Stato, con il quale ha parlato del progetto di un accordo tra il Camerun e la Chiesa e dal quale ha ricevuto apprezzamento per l'impegno dei cattolici nel campo dell'istruzione e in quello della salute. Sempre nel salone degli Ambasciatori ha avuto infine luogo lo scambio dei doni tra Benedetto XVI e il presidente Biya: il Papa ha lasciato un mosaico raffigurante San Paolo, il presidente un quadro che raffigura il Papa in barca mentre visita l'Africa e una statua di San Giuseppe per ricordare l'onomastico del Pontefice.