sabato 4 luglio 2009

Il Papa inaugura la Cappella Paolina e illustra gli affreschi di Michelangelo: inno alla vittoria della vita e della grazia sulla morte e sul peccato

Sotto lo sguardo degli Apostoli Pietro e Paolo, monito perpetuo alla sequela di Cristo, Benedetto XVI ha presieduto ieri i primi Vespri in occasione della riapertura della Cappella Paolina del Palazzo apostolico, luogo di culto riservato al Papa e alla Famiglia pontificia.
"Il volto di Saulo caduto a terra è illuminato dall'alto, dalla luce del Risorto e, pur nella sua drammaticità, la raffigurazione ispira pace e infonde sicurezza: esprime la maturità dell'uomo interiormente illuminato da Cristo Signore, mentre attorno ruota un turbinio di eventi in cui tutte le figure si ritrovano come in un vortice. E la figura di Pietro comunica un sorprendente vigore fisico. Il viso, specialmente la fronte e gli occhi, sembrano esprimere lo stato d'animo dell'uomo di fronte alla morte e al male: c'è come uno smarrimento, uno sguardo acuto, proteso, quasi a cercare qualcosa o qualcuno, nell'ora finale". Nell'omelia, Benedetto XVI come un critico d'arte ha illustrato i due grandi affreschi, "gli ultimi della sua lunga esistenza", realizzati da Michelangelo Buonarroti per la Cappella Paolina, riportata al suo splendore da un complesso restauro. "Gli affreschi - ha ricordato - rappresentano la conversione di Paolo e la crocifissione di Pietro. Lo sguardo e' attratto innanzitutto dal volto dei due Apostoli. E' evidente, già dalla loro posizione, che questi due volti giocano un ruolo centrale nel messaggio iconografico della Cappella. Ma, al di là della collocazione, essi ci attirano subito 'oltre' l'immagine: ci interrogano e ci inducono a riflettere". "Chiediamoci - ha esortato il Pontefice - perchè Paolo è rappresentato con un volto cosi' anziano? E' il volto di un uomo vecchio, mentre sappiamo, e lo sapeva bene anche Michelangelo, che la chiamata di Saulo sulla via di Damasco avvenne quando egli era circa trentenne. La scelta dell'artista ci porta già fuori dal puro realismo, ci fa andare oltre la semplice narrazione degli eventi per introdurci ad un livello più profondo". "Il volto di Saulo-Paolo - ha affermato Papa Ratzinger - è quello dello stesso artista ormai vecchio, inquieto e in cerca della luce della verità, rappresenta l'essere umano bisognoso di una luce superiore, quella della grazia divina, indispensabile per acquistare una vista nuova, con cui percepire la realtà orientataalla 'speranza che vi attende nei cieli', come scrive l'Apostolo ai Colossesi". Secondo il Papa, "la grazia e la pace di Dio hanno avvolto Saulo, lo hanno conquistato e trasformato interiormente. Quella stessa 'grazia' e quella stessa 'pace' - ha ricordato - egli annuncerà a tutte le sue comunità nei suoi viaggi apostolici, con una maturità di anziano non anagrafica, ma spirituale, donatagli dal Signore stesso". Qui dunque - ha osservato il Papa - possiamo già percepire nel volto di Paolo il cuore del messaggio spirituale di questa Cappella: il prodigio cioè della grazia di Cristo, che trasforma e rinnova l'uomo mediante la luce della sua verità e del suo amore".
E Pietro, "raffigurato nel momento in cui la sua croce rovesciata viene issata ed egli si volta a fissare chi lo sta osservando", per Papa Ratzinger ci sorprende con il suo sguardo smarrito: "l'età rappresentata qui è quella giusta, ma e' l'espressione a meravigliarci e interrogarci. Perchè questa espressione?", si è chiesto il Pontefice rilevando che lo smarrimento di Pietro davanti alla violenza che gli viene fatta "non e' un'immagine di dolore". "Anche nei volti delle persone che gli stanno intorno - ha rilevato Benedetto XVI - risaltano gli occhi: serpeggiano sguardi inquieti, alcuni addirittura spaventati o smarriti". Uno smarrimento che, ha spiegato, ci riporta "a ciò che Gesù aveva predetto a questo suo Apostolo: 'Quando sarai vecchio un altro ti portera' dove tu non vuoi'; e il Signore aveva aggiunto: 'Seguimi'". "Ecco, si realizza proprio ora il culmine della sequela: il discepolo non è da più del Maestro, e adesso sperimenta tutta l'amarezza della croce, delle conseguenze del peccato che separa da Dio, tutta l'assurdità della violenza e della menzogna. Se in questa Cappella si viene a meditare, non si può sfuggire - ha concluso - alla radicalità della domanda posta dalla croce: la croce di Cristo, Capo della Chiesa, e la croce di Pietro, suo Vicario sulla terra". Nella Cappella Paolina, che un complesso restauro ha riportato al suo antico splendore, Pietro e Paolo, ritratti da Michelangelo nei suoi affreschi, "stanno l'uno di fronte all'altro: si potrebbe anzi pensare - ha osservato Papa Ratzinger - che quello di Pietro sia rivolto proprio al volto di Paolo, il quale, a sua volta, non vede, ma porta in sè la luce di Cristo risorto. E' come se Pietro, nell'ora della prova suprema, cercasse quella luce che ha donato la vera fede a Paolo. Ecco allora che in questo senso le due icone possono diventare i due atti di un unico dramma: il dramma del Mistero pasquale: Croce e Risurrezione, morte e vita, peccato e grazia". "L'ordine cronologico tra gli avvenimenti - ha rilevato il Pontefice - rappresentati e' forse rovesciato, ma emerge il disegno della salvezza, quel disegno che lo stesso Cristo ha realizzato in se stesso portandolo a compimento". Così, "per chi viene a pregare in questa Cappella, e prima di tutto per il Papa, Pietro e Paolo diventano maestri di fede. Con la loro testimonianza invitano ad andare in profondità, a meditare in silenzio il mistero della Croce, che accompagna la Chiesa fino alla fine dei tempi, e ad accogliere la luce della fede, grazie alla quale la Comunità apostolica può estendere fino ai confini della terra l'azione missionaria ed evangelizzatrice che le ha affidato Cristo risorto". "Qui - ha concluso - non si fanno solenni celebrazioni con il popolo, qui il Successore di Pietro e i suoi collaboratori meditano in silenzio e adorano il Cristo vivente" nell'Eucaristia, lo stesso che "Pietro, Giacomo e Giovanni contemplarono in anticipo sul monte nell'evento misterioso della Trasfigurazione, che il grande quadro di Simone Cantarini ripropone anche in questa Cappella con forza singolare".

Agi


'La Stampa': dopo 20 anni si chiude allo Ior l'era di Angelo Caloia. Alla presidenza della banca vaticana arriva l'economista Ettore Gotti Tedeschi

Cambio della guardia in vista per la presidenza dello Ior, la banca del Vaticano con 130 dipendenti, 40.000 conti correnti e "conti selezionati e top secret". E' quanto scrive La Stampa, secondo cui dopo vent'anni Angelo Caloia lascerà la guida dell'istituto per passarla ad Ettore Gotti Tedeschi, economista "assai ascoltato da Papa Benedetto XVI", con cattedra all'università Cattolica di Milano, una rubrica su L'Osservatore Romano, un'esperienza nel mondo Mc Kinsey ed "uno strettissimo legame con lo spagnolo Emilio Botin, potentissimo presidente e azionista del gruppo bancario spagnolo Santander, anch'egli in odore di Opus Dei". L'avvicendamento sarebbe stato deciso nella tre giorni di riunione della commissione di quindici porporati che sovrintende alle questioni organizzative ed economiche della Santa Sede. "L'uscita di Angelo Caloia è certa", concordano fonti vaticane e bancarie contattate dal quotidiano torinese. E avverrà ben prima dei due anni che mancano alla scadenza prevista. Del nuovo assetto di vertice si occuperà presto un altro "conclave" più ristretto, cioè il consiglio dei cinque cardinali che vigila sulla banca del Papa, presieduto dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone e la cui composizione è recentemente stata modificata come "prologo di un più generale cambiamento allo Ior". Nei Sacri Palazzi - scrive Giacomo Galeazzi - si ipotizza che non sia dispiaciuto troppo a Caloia il libro-scandalo "Vaticano Spa" sui conti segreti dell'Istituto. Inoltre il banchiere che da vent'anni domina la banca vaticana si sarebbe costituito "un'uscita più che onorevole" con un incarico "operativo e molto ben remunerato in Fideuram", da affiancare alla "pensione faraonica" predisposta allo Ior. E anche se ai suoi collaboratori continua ad assicurare che resterà fino a tutto il 2010, lo stesso Caloia è a conoscienza della volontà del Papa e del suo braccio destro, il salesiano Bertone di procedere all'avvicendamento "nel volgere di pochi mesi". Salvo improbabili outsider dell'ultim'ora, la scelta del Papa e di Bertone è orientata dunque su Ettore Gotti Tedeschi, economista della Cattolica, editorialista del L'Osservatore Romano e navigato banchiere, favorito sull'"anziano" Hans Tietmeyer, ex presidente della Bundesbank, e sull'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, sponsorizzato da Re ma azzoppato dalle bufere giudiziarie. Gotti Tedeschi potrà contare sulla cooperazione del fedelissimo di Bertone, il genovese Giuseppe Profiti, direttore amministrativo del Bambin Gesù, e a suo tempo indicato come possibile candidato, e su quella dell'uomo di fiducia del card. Angelo Bagnasco, Marco Simeon, il giovane sanremese da tempo "ambasciatore" di Cesare Geronzi in Vaticano.

Apcom

Lettera del Papa alla vigilia del G8: l'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri sia mantenuto e potenziato. L'educazione indispensabile per la democrazia

La crisi economica mondiale non deve portare alla riduzione o alla scomparsa degli aiuti internazionali allo sviluppo a favore dei Paesi più poveri e in particolare dell'Africa, che vanno anzi ''mantenuti e potenziati'': lo ricorda, in una lettera inviata alla vigilia del G8 al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Papa Benedetto XVI. ''L'attuale crisi economica mondiale - scrive il Pontefice - comporta la minaccia della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto internazionale, specialmente in favore dell'Africa e degli altri Paesi economicamente meno sviluppati''. ''Con la stessa forza con cui Giovanni Paolo II chiese il condono del debito estero -prosegue Papa Ratzinger-, vorrei anch'io fare appello ai Paesi membri del G8, agli altri Stati rappresentati e ai Governi del mondo intero, affinchè l'aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a ''valorizzare'' la ''risorsa umana'', sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perchè di essa è una delle principali vie di soluzione''. Benedetto XVi chiede ai leader che parteciperanno al G8 de L'Aquila di confrontare le loro decisioni "con il pensiero e le necessità di tutta la Comunità Internazionale". "A tal fine - afferma nella lettera - appare importante rafforzare il multilateralismo, non solo per le questioni economiche, ma per l'intero spettro delle tematiche riguardanti la pace, la sicurezza mondiale, il disarmo, la salute, la salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali per le generazioni presenti e future". "Si ascolti - invoca il Pontefice - la voce dell'Africa e dei Paesi meno sviluppati economicamente. Si ricerchino modi efficaci per collegare le decisioni dei vari raggruppamenti dei Paesi, compreso il G8, all'Assemblea delle Nazioni Unite, dove ogni Nazione, quale che sia il suo peso politico ed economico, può legittimamente esprimersi in una situazione di uguaglianza con le altre. Per il Papa, "l'allargamento del G8 ad altre regioni costituisce senz'altro un importante e significativo progresso; tuttavia nel momento dei negoziati e delle decisioni concrete ed operative, bisogna tenere in attenta considerazione tutte le istanze, non solo quelle dei Paesi più importanti o con un piu' marcato successo economico". Solo questo può infatti rendere tali decisioni realmente applicabili e sostenibili nel tempo". Per Benedetto XVI "è quanto mai significativa la scelta del Governo Italiano di ospitare il G8 nella città de L'Aquila, scelta approvata e condivisa dagli altri Stati membri ed invitati". "Siamo stati tutti testimoni - scrive il Papa - della generosa solidarietà del Popolo italiano e di altre Nazioni, di Organismi nazionali ed internazionali verso le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma". Secondo il Pontefice, "questa mobilitazione solidale potrebbe costituire un invito per i membri del G8 e per i Governi e i Popoli del mondo ad affrontare uniti le attuali sfide che pongono improrogabilmente l'umanità di fronte a scelte decisive per il destino stesso dell'uomo, intimamente connesso con quello del creato". Nella sua lettera il Papa ricorda poi la centralità del tema dell'accesso all'educazione nella cooperazione internazionale. "Se è vero - scrive - che occorre investire sugli uomini, l'obiettivo dell'educazione basica per tutti, senza esclusioni, entro il 2015, non solo va mantenuto, bensì rafforzato generosamente. L'educazione è condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l'esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi". Secondo il Papa, "applicando rettamente il principio della sussidiarietà, il sostegno allo sviluppo non può non tener conto della capillare azione educatrice che svolgono la Chiesa Cattolica e altre Confessioni religiose nelle regioni più povere e abbandonate del Globo".

Il cordoglio di Benedetto XVI per la morte di padre Borgomeo: grato per la generosa e competente opera al servizio della comunicazione del Vaticano

Con un telegramma inviato dal card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, Papa Benedetto XVI ha espresso il suo cordoglio per la morte del gesuita padre Pasquale Borgomeo, di cui il Pontefice ricorda ''con animo grato'' la ''opera generosa e competente''. Il telegramma è stato letto durante le esequie del sacerdote, che si sono svolte questa mattina a Roma. ''Informato della scomparsa di padre Pasquale Borgomeo per tanti anni fedele collaboratore della Santa Sede, specialmente come apprezzato direttore generale della Radio Vaticana, - si legge nel testo -''il Papa desidera esprimere sentite condoglianze e ne ricorda con animo grato la generosa e competente opera al servizio delle comunicazioni sociali''.

Asca

Il Papa: profondo il senso di smarrimento tra i giovani di oggi. Come Cristo il sacerdote e l'animatore devono essere un 'chicco di grano'

Il "profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù di oggi" preoccupa Benedetto XVI che ne ha parlato oggi ricevendo i partecipanti al Convegno Europeo sulla Pastorale Vocazionale, sul tema "Il Vangelo della vocazione per il giovane nella cultura europea", a cui partecipano i responsabili per le vocazioni delle 34 conferenze episcopali d'Europa. "Non di rado - ha detto - le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. Si diffonde un atteggiamento di impazienza frenetica e una incapacità a vivere il tempo dell'attesa". "La cura delle vocazioni - ha continuato - costituisce per ogni diocesi una delle priorità pastorali, che assume ancora più valore nel contesto dell'Anno Sacerdotale appena iniziato". Affrontando il tema della crisi delle vocazioni, il Papa ha ricordato l'immagine evangelica del "chicco di grano che muore per dare frutto". "E' questa - ha spiegato - la logica e la vera fecondità di ogni pastorale vocazionale nella Chiesa: come Cristo, il sacerdote e l'animatore devono essere un 'chicco di grano', che rinuncia a se stesso per fare la volonta' del Padre; che sa vivere nascosto dal clamore e dal rumore; che rinuncia alla ricerca di quella visibilità e grandezza d'immagine che oggi spesso diventano criteri e addirittura scopi di vita in tanta parte della nostra cultura, ed affascinano molti giovani". Agli operatori della pastorale delle vocazioni, Benedetto XVI ha chiesto dunque di essere "seminatori di fiducia e di speranza". Per molti giovani, ha concluso, "questa può essere l'ora di Dio: la sua chiamata, mediata dalla forza e dall'efficacia della Parola, genera un cammino di speranza verso la pienezza della vita".

Le nomine del Papa. Mons. Crepaldi nuovo vescovo di Triestre, mons. Feere Greneche sotto-segretario alla Congregazione per il Culto

Mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, è il nuovo vescovo di Trieste. Nato in Polesine il 29 settembre 1947, sacerdote della diocesi di Rovigo dal 17 luglio 1971, mons. Crepaldi, che conserva il titolo di arcivescovo, sostituisce mons. Eugenio Ravignani, che aveva rinunciato all'incarico per raggiunti limiti di età dalla fine 2007. Attualmente Crepaldi è membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; Presidente dell'Osservatorio Internazionale ''Cardinale Van Thuan'' sulla Dottrina sociale della Chiesa e Vice Presidente della Fondazione ''San Matteo''. Ed è pure componente del Consiglio della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Sarà lui, fra gli altri relatori, a presentare la prossima settimana, la nuova Enciclica del Papa.
Benedetto XVI ha anche nominato un secondo sotto-segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Si tratta di mons. Juan Miguel Ferrer Greneche, finora vicario generale dell'arcidiocesi di Toledo, in Spagna. Lì, Greneche è stato il braccio destro dell'allora arcivescovo, il card. Antonio Canizares Llovera, oggi prefetto della medesima Congregazione.

Asca

Enciclica 'Caritas in veritate'. Il Papa: senza solidarietà e fiducia reciproca, il mercato non può pienamente svolgere la propria funzione economica

"La carità e la verità pongono l'uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono". Mentre, per quanto riguarda le relazioni economiche, "senza forme interne di solidarietà e fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica". E' quanto scrive Benedetto XVI nella sua prossima Enciclica "Caritas in Veritate", della quale il quotidiano Il Foglio ha anticipato in esclusiva i paragrafi 34 e 35. "La gratuità - scrive il Papa - è presente nella vita dell'uomo in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell'esistenza". Inoltre "all'elenco dei campi in cui si manifestano gli effetti perniciosi del peccato - afferma Papa Ratzinger - si è aggiunto ormai da molto anche quello dell'economia", di cui "abbiamo prova evidente in questi periodi". Invece, "perché dono ricevuto da tutti", spiega il Pontefice, "la carità nella verità è una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini". "La logica del dono - precisa il Papa - non esclude la giustizia" mentre "lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità". Nel paragrafo n°35, Benedetto XVI sottolinea che nel mercato "è venuta a mancare la fiducia". Inoltre, rispetto ai poveri del mondo, "è da ritenersi errata - scrive - la visione di quanti pensano che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo per poter funzionare al meglio. E' interesse del mercato promuovere emancipazione". Per farlo, aggiunge, "non può contare solo su sè stesso" ma deve "attingere energie morali da altri soggetti".

Il Messaggero

NON TUTTO E MERCATO, LA PAROLA AL PAPA - il testo integrale dei paragrafi dell'Enciclica