lunedì 29 novembre 2010

'Luce del mondo'. Anticipazioni (6). La revoca della scomunica ai vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Maria, il culto mariano e Fatima

La revoca della scomunica è stata un errore?
Forse è il caso di fare qualche precisazione rispetto alla revoca della scomunica in sé; perchè sono state diffuse moltissime stupidaggini, perfino da presunti dotti teologici. Non è vero che quei quattro vescovi, come spesso si è voluto sottendere, siano stati scomunicati a causa del loro atteggiamento negativo nei confronti del Concilio Vaticano II. In realtà erano stati scomunicati perché avevano ricevuto la consacrazione episcopale senza il mandato del Papa. E quindi si era proceduto secondo il relativo canone vigente, un canone già presente nell'antico Diritto ecclesiastico. Secondo di esso, la scomunica viene inflitta a coloro, che, senza mandato del Papa, conferiscono ad altri la consacrazione episcopale, ed anche a coloro che si lasciano consacrare. Furono quindi scomunicati perchè avevano agito contro il Primato. Esiste una situazione analoga in Cina; anche lì sono stati consacrati dei vescovi senza il mandato del Papa e per questo sono stati scomunicati. Ora, non appena uno di questi vescovi dichiara di riconoscere il Primato in generale nonchè quello del Pontefice regnante in particolare, la sua scomunica viene revocata perché non più giustificata. Questo è quello che stiamo facendo in Cina - e speriamo in questo modo di riuscire pian piano a risolvere lo scisma - e così abbiamo agito anche nei casi in questione. In breve: per il fatto stesso di essere stati consacrati senza il mandato del Papa sono stati scomunicati; e per il fatto stesso di aver riconosciuto il Papa - anche se non lo seguono ancora in tutto - la loro scomunica è stata revocata. In sé, è un processo giuridico assolutamente normale. Devo dire a questo proposito che su questo punto il nostro lavoro di comunicazione non è riuscito bene. Non è stato spiegato abbastanza perchè questi vescovi fossero stati scomunicati e perché poi, già solo per ragioni giuridiche, quella scomunica doveva essere revocata.
Nell'opinione pubblica nacque l'impressione che Roma trattasse con riguardo gruppi conservatori di destra, mentre riducesse subito al silenzio esponenti liberali e di sinistra.
Si è trattato semplicemente di una situazione giuridica molto chiara. Il Vaticano II non c'entrava assolutamente nulla; e nemmeno altre posizioni teologiche. Nel momento in cui questi vescovi riconoscevano il Primato del Papa, giuridicamente dovevano essere liberati dalla scomunica; senza che per questo mantenessero i loro incarichi nella Chiesa e senza che per ciò stesso fosse accettata la posizione da loro assunta nei riguardi del Concilio Vaticano II.

Al contrario del suo predecessore, Lei è considerato un teologo con un orientamento più cristologico che mariano. Eppure solo un mese dopo la Sua elezione Lei esortò i credenti radunati a Piazza san Pietro ad affidarsi alla Madonna di Fatima. Nel corso della sua visita a Fatima nel maggio 2010 usò parole spettacolari: l'avvenimento di 93 anni fa, quando il cielo si è aperto proprio sul Portogallo, è "come una finestra di speranza che Dio apre quando l'uomo Gli chiude la porta". Proprio il Papa che il mondo conosce come il difensore della ragione ora dice: "La Vergine Maria è venuta dal Cielo per ricordarci la verità del Vangelo".
E' vero, sono cresciuto in una pietà anzitutto cristocentrica, come si era andata sviluppando tra le due guerre attraverso un rinnovato accostarsi alla Bibbia e ai Padri; in una religiosità che coscientemente ed in misura pronunciata veniva nutrita attraverso la Bibbia e dunque era orientata a Cristo. Di questo però fa sempre parte certamente la Madre di Dio, la Madre del Signore. Nella Bibbia, in Luca e Giovanni, compare relativamente tardi, ma in modo tanto più splendente, ed in questo senso è sempre appartenuta alla vita cristiana.
Nelle Chiese d'Oriente già molto presto Ella acquisì grande importanza, si pensi ad esempio al Concilio di Efeso del 431. E di continuo, attraverso tutta la storia, Dio se ne è servito come della luce perchè Egli possa condurci a sè. In America Latina, ad esempio, il Messico è divenuto cristiano nel momento in cui è apparsa la Madonna di Guadalupe. Allora gli uomini compresero: "Sì, è questa la nostra fede; con essa veramente arriviamo a Dio; in essa è trasformata e ricompresa tutta la ricchezza delle nostre religioni". In America Latina, hanno portato le persone alla fede in ultimo due figure: da una parte la Madre, dall'altra Dio che patisce, che patisce anche per tutto quello che di violento ciascuno di loro ha dovuto sopportare. Così bisogna dire che la fede ha una storia. L'ha evidenziato il cardinale Newman. La fede si sviluppa. E di questo fa parte anche una manifestazione sempre più potente della Madre di Dio nel mondo, come guida, come luce di Dio, come la Madre attraverso la quale possiamo riconoscere il Padre e il Figlio. Dio ci ha dato perciò dei segni; proprio nel XX secolo. Nel nostro razionalismo e di fronte alle nascenti dittature, ci mostra l'umiltà della Madre che appare a dei bambini dicendo loro l'essenziale: fede, speranza, amore, penitenza. E così capisco anche che le persone qui si trovino per così dire delle finestre. A Fatima ho visto centinaia di migliaia di persone che, attraverso quello che Maria aveva confidato a dei bambini, in questo mondo pieno di sbarramenti e chiusure, ritrovano in certo qual modo l'accesso a Dio.
Il famoso "Terzo segreto di Fatima" venne pubblicato solo nell'anno 2000 dal cardinale Joseph Ratzinger si disposizione di Giovanni Paolo II. Il testo parla di un vescovo vestito di bianco, che cade a terra, ucciso da un gruppo di soldati che gli sparano vari colpi di arma da fuoco, scena questa che venne interpretata come prefigurazione dell'attentato subito da Giovanni Paolo II. Ora Lei dice: "Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa". Cosa intende? Significa che il messaggio di Fatima in realtà ancora non si è compiuto?
Nel messaggio di Fatima bisogna tenere distinte due cose: vi è da un lato un preciso avvenimento, rappresentato in forma di visione, dall'altro la cosa fondamentale, della quale si tratta. Il punto non era soddisfare una curiosità. In questo caso avremmo dovuto pubblicare il testo molto prima! No, il punto è lasciare intendere un momento critico nella storia: quello nel quale si scatena tutta la forza del male che si è cristallizzata nelle grandi dittature e che, in altra forma, agisce anche oggi. Si trattava poi della risposta a questa sfida. Questa risposta non consiste in grandi azioni politiche, ma ultimamente può giungere solo dalla trasformazione dei cuori: attraverso la fede, la speranza, l'amore e la penitenza. In questo senso il messaggio di Fatima non è concluso, anche se le due grandi dittature sono scomparse. Rimane la sofferenza della Chiesa, resta la minaccia agli uomini e con essa permane anche la questione della risposta; rimane perciò anche l'indicazione che ci ha dato Maria. Anche ora vi sono tribolazioni. Anche oggi il potere minaccia di calpestare la fede in tutte le forme possibili. Anche oggi è perciò necessaria la risposta della quale la Madre di Dio ha parlato ai bambini.
La sua predica del 13 maggio a Fatima ha toni drammatici: "L'uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore", ha detto, "ma non riesce ad interromperlo...". Quel giorno, di fronte a mezzo milione di persone espresse una supplica che in fin dei conti è impressionante: "Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni, affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità". Significa che il Papa, che detiene un mandato profetico, ritiene possibile che nell'arco dei prossimi sette anni la Santa Madre di Dio si manifesterà in un modo che equivarrà ad un trionfo?
Ho detto che il "trionfo" si avvicinerà. Dal punto di vista contenutistico è la stessa cosa di quando preghiamo che venga il Regno di Dio. E' una parola che non va intesa come se io mi aspetti che adesso avvenga una grande svolta e la storia improvvisamente cambi radicalmente corso: sono forse troppo razionalista per questo; volevo dire che la potenza del male deve essere sempre di nuovo arrestata; che sempre nella forza della Madre si mostra la forza di Dio stesso, e la tiene viva. La Chiesa è sempre chiamata a fare ciò per cui Abramo pregò Dio, e cioè avere cura che vi siano abbastanza giusti per tenere a freno il male e la distruzione. Ho voluto dire che le forze del bene possono sempre crescere di nuovo. In questo senso i trionfi di Dio, i trionfi di Maria sono silenziosi, e tuttavia reali.

Messainlatino.it

Profondo rammarico del Papa per gli scontri nelle favelas di Rio de Janeiro: si ponga fine a questi disordini e venga ristabilito rispetto della legge

Il Papa segue "con profondo rammarico" gli scontri violenti di questi giorni a Rio de Janeiro tra forze dell'ordine e narcotrafficanti, in particolare nella favela Vila Cruzeiro, che hanno provocato oltre 40 morti. Il Pontefice, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone indirizzato all'arcivescovo di Rio, mons. Orani Joao Tempesta, assicura le sue preghiere per le vittime di questa escalation di violenza. Benedetto XVI chiede inoltre ai responsabili "che pongano fine a questi disordini" e li incoraggia affinché venga ristabilito il "rispetto della legge e del bene comune".

Apcom

Il Papa ai vescovi filippini: la Chiesa deve essere libera di predicare la fede. Bene l'impegno per la vita, la giustizia e contro la corruzione

La Chiesa Cattolica nelle Filippine è ben viva all’interno del Paese: lo dimostrano i suoi vari interventi nei punti nodali della società: dalla difesa della vita e della famiglia secondo l’ottica cristiana, alla lotta contro la corruzione e la pena di morte. Lo ha constatato Benedetto XVI all’udienza concessa al gruppo di oltre 30 presuli filippini, impegnati in questi giorni nella visita ad Limina in Vaticano. Un impegno particolare, il Papa lo ha chiesto ai laici cristiani impegnati nel settore dei media perché contribuiscano a rendere “attraente” il messaggio del Vangelo. La Chiesa non fa politica e questo assioma, che viene dal Concilio Vaticano II, è diventato specie da allora un fulcro del Magistero dei Papi del Novecento. Ciò detto, ha ribadito Benedetto XVI ai vescovi filippini, la Chiesa contribuisce soprattutto alla costruzione di un giusto ordine sociale e di carità, e “predicando la verità evangelica – così come scritto nella "Gaudium et spes" – e illuminando tutti i settori dell'attività umana con la sua dottrina e con la testimonianza resa dai cristiani, rispetta e promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini”. La Chiesa, ha precisato Benedetto XVI, deve essere libera "di predicare la fede, per insegnare la sua dottrina sociale...ed esprimere giudizi morali in quelle materie che riguardano l'ordine pubblico, ogni volta che i diritti umani fondamentali di una persona o la salvezza delle anime lo richiedano”. Una premessa, quella del Papa, pienamente calzante con il lavoro svolto dalla Chiesa del Paese che, in tutta l’Asia, vanta il maggior numero di cattolici, circa il 95%, degli oltre 90 milioni di abitanti. A volte, ha affermato il Pontefice, il compito della proclamazione del Vangelo “tocca temi rilevanti per la sfera politica” e il Papa ha detto esplicitamente di apprezzare la Chiesa delle Filippine “per la parte di impegno che ha svolto a sostegno della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, e in difesa dell’integrità del matrimonio e della famiglia. In questi ambiti si stanno promuovendo verità sulla persona umana e sulla società che derivano non solo dalla Rivelazione divina, ma anche dalla legge naturale, un ordine che è accessibile alla ragione umana e quindi fornisce una base per il dialogo e un più profondo discernimento da parte di tutte le persone di buona volontà. Noto anche con apprezzamento il lavoro che svolge la Chiesa per l'abolizione della pena di morte nel suo Paese”. Un altro settore specifico in cui la Chiesa “deve sempre trovare una sua voce” riguarda, ha indicato Benedetto XVI, il campo della comunicazione sociale e dei media: “Una voce unificata e positiva deve essere presentata al pubblico attraverso media vecchi e nuovi, in modo che il messaggio del Vangelo possa avere un impatto sempre più forte sul popolo della nazione. E' importante che il laicato cattolico esperto in comunicazioni sociali occupi il posto che gli compete nel proporre il messaggio cristiano in modo convincente e attraente”. In modo sintetico, il Papa si è poi soffermato su un terzo e non meno importante aspetto della missione della Chiesa all’interno della società: l’impegno nelle questioni economiche e sociali, in particolare per quanto riguarda i più poveri e i più deboli. “E' incoraggiante – ha riconosciuto – vedere come questo lavoro abbia dato i suoi frutti, con le istituzioni caritative cattoliche impegnate in tutto il Paese”. “Molti dei vostri concittadini restano senza lavoro, o un’adeguata istruzione o servizi base, cosicché le vostre prese di posizione profetiche e la vostra azione caritativa in favore dei poveri continuano a essere molto apprezzate. In aggiunta a questo sforzo, vi siete giustamente preoccupati di avere in corso un’azione di lotta contro la corruzione, poiché la crescita di un'economia giusta e sostenibile sarà possibile solo quando vi sarà una chiara e coerente applicazione dello Stato di diritto in tutto il Paese”.

Il card. Koch guida la delegazione della Santa Sede a Istanbul per la festa di Sant'Andrea, patrono del Patriarcato di Costantinopoli

Nel quadro dello scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea, il card. Kurt Koch guida quest’anno la delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del Dicastero, e dal reverendo Andrea Palmieri, officiale della Sezione Orientale del medesimo Dicastero. Ad Istanbul, si unirà alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. La delegazione della Santa Sede, informa una nota della sala stampa diffusa questa mattina, prenderà parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I (nella foto con Benedetto XVI) nella chiesa patriarcale del Fanar, ed avrà un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa Cattolica.

SIR