giovedì 22 marzo 2012

Pasqua 2012. Tutte le dirette televisive

Questo è il calendario completo delle dirette televisive delle Celebrazioni della Settimana Santa 2012 presiedute da Papa Benedetto XVI. Telepace ((Digitale terrestre canale 73, SKY canale 850) trasmetteranno tutti gli atti e gli eventi, grazie al Centro Televisivo Vaticano. Rai Uno trasmetterà le Celebrazioni domenicali e la Via Crucis. I siti www.vatican.va e www.radiovaticana.org trasmetteranno in streaming.

Domenica 1° aprile
ore 9.30 BENEDIZIONE DELLE PALME, SANTA MESSA E RECITA DELL'ANGELUS
Diretta su Rai Uno dalle 9.25

Mercoledì 4 aprile
ore 10.30 UDIENZA GENERALE

Giovedì 5 aprile
ore 9.30 SANTA MESSA DEL CRISMA

ore 17.30 SANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE

Venerdì 6 aprile

ore 17.00 CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

ore 21.15 VIA CRUCIS AL COLOSSEO
Diretta su Rai Uno dalle 21.10

Sabato 7 aprile
ore 21.00 VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA

Domenica
8 aprile
ore 10.15 SANTA MESSA DEL GIORNO DI PASQUA E BENEDIZIONE URBI ET ORBI
Diretta su Rai Uno dalle 10.10

Il Papa in Messico e a Cuba. Da 'Aiuto alla Chiesa che soffre' 250mila rosari con 'Chachita'. Ibanez: lo attendiamo in una terra di riconciliazione

“La Vergine della Carità è il simbolo della cultura e dell’identità nazionale non solo per i fedeli, ma per tutti i cubani”. Mons. Dionisio Giullermo Garciá Ibanez, arcivescovo di Santiago di Cuba e presidente della Conferenza Episcopale cubana, presenta così l’alto valore dell’immagine mariana che festeggia quest’anno i 4 secoli dalla prima apparizione. Un anniversario suggellato dalla viaggio di Benedetto XVI che atterrerà all’aeroporto di Santiago lunedì alle 14.00 (in Italia le 21.00). "Aiuto alla Chiesa che soffre", si legge in una nota, ha voluto condividere con la comunità cubana questi momenti di attesa finanziando la produzione e la distribuzione di 250 mila corone del rosario, arricchite da una medaglia triangolare raffigurante la “Virgen de la Caridad”. ACS ha accolto così la richiesta della Conferenza Episcopale cubana di realizzare un oggetto devozionale in occasione del 400° anniversario dell’immagine mariana, ritrovata nel 1612 da tre cercatori di sale nella baia di Nipe e poi trasportata a Cobre. “Cachita”, come la chiamano affettuosamente i cubani, è stata proclamata patrona di Cuba nel 1916 da Papa Benedetto XV. Le corone del rosario saranno disponibili a un prezzo simbolico e il ricavato sarà devoluto alla ristrutturazione e all’ampliamento del Santuario nazionale della “Virgen de la Caridad del Cobre”, che il Santo Padre visiterà martedì 27.

SIR

Cuba. L'arcivescovo di Santiago: attendiamo il Papa in una terra in cerca di riconciliazione

L'arcivescovo Ibañez: Benedetto XVI a Cuba per confermarci nella fede

Il Papa in Messico e a Cuba. Mons. Rabago: clima di attesa di incontenibile gioia. Le sue parole in continuità con il discorso inaugurale di Aparecida

Il grande giorno è arrivato: domani pomeriggio (in Italia tarda serata) Benedetto XVI arriverà in Messico, nella prima tappa del suo ventitreesimo viaggio apostolico, che si concluderà il 29 marzo, dopo tre giorni anche nell'Isola di Cuba. In particolare, le città messicane di Guanajuato e Leon, per la prima volta toccate da un Papa, contano ormai i minuti per stringere in un affettuoso abbraccio il Successore di Pietro. Enormi manifesti, infatti, con scritte come “Papa Benedetto, ti accogliamo a braccia aperte” tappezzano le città messicane vestite a festa per questo evento unico che rappresenta “una grazia per tutto il nostro Paese, colpito dalla violenza”, come hanno affermato Carlos e Rosa, coppia di sposi che parteciperà con la propria famiglia ai vari incontri con il Pontefice, in un'intervista per Radio Vaticana. “Sentiamo che il Papa, che viene in nome di Gesù Cristo, porterà qualcosa di importante per il bene della famiglia - ha detto la coppia - per fermare il fenomeno di disintegrazione che c’è oggi del nucleo familiare. Valori fondamentali da insegnare ai nostri figli”. Il Pontefice, dunque, messaggero di pace e di speranza in un Paese dove la gente cerca ogni giorno di uscire dall’emergenza sociale fatta di violenza, soprusi, sequestri, omicidi. “La presenza e le parole del Santo Padre potranno essere un modo per rifondare il Paese sui valori cristiani della fratellanza e della pacifica convivenza”, ha scritto infatti uno dei maggiori quotidiani del Messico. “Io credo che il Papa verrà a dare continuità al lavoro iniziato nella V Conferenza generale dell’episcopato latino-americano di Aparecida”, ha dichiarato, invece, a Radio Vaticana, l’arcivescovo di Leon, mons. Martin Rabago. “Non conosco le parole che il Santo Padre ci rivolgerà – ha detto - ma sono sicuro che saranno parole in continuità con il discorso inaugurale che tenne ad Aparecida; in modo particolare, riguardo alla situazione drammatica relativa alla violenza che sta vivendo il Messico, invitandoci soprattutto a cercare di creare una soluzione più fraterna, più solidale, dalla quale possa nascere quella pace che tanto aneliamo e porti al superamento dei problemi dai quali nasce la violenza”. Quella della violenza è, in Messico, una vera e propria piaga, drammatica manifestazione di altri problemi più profondi come la disuguaglianza sociale, la mancanza di opportunità o la corruzione. “Tutto questo deve essere tenuto in conto - ha affermato il prelato - riferendoci a quelle che saranno le parole del Papa, dobbiamo impegnarci a costruire, partendo dal Vangelo, una società che abbia una visione più cristiana”. Diventa urgente, in tal senso, rafforzare l’evangelizzazione perché, ha spiegato mons. Rabago: “Una fede che viene vissuta soltanto con l’impulso della tradizione è fragile”. Leòn è una città che vanta una solida tradizione cattolica, dove è presente la percentuale più alta di credenti nella Repubblica del Messico: circa il 94 % della popolazione. Una religiosità, però, molto popolare, per cui “c’è bisogno di rafforzare i valori che caratterizzano il nostro credo, attraverso l’evangelizzazione, centrata nella Parola di Dio e nei Sacramenti, affinché non vi sia soltanto una fede fatta di emozioni e di folklore, ma radicata nei valori concreti della vita familiare, della vita sociale, della vita politica, della vita economica”. Descrivendo il clima di attesa di “incontenibile gioia” che la gente di Leòn sta vivendo per questo primo incontro con il Papa, l’arcivescovo ha spiegato che la novità della visita papale ha fatto sì che tutta la città si mettesse in movimento: "C’è già una tale mobilitazione, uno spirito di cooperazione, una forte disponibilità da parte delle persone nel collaborare e aiutare in tutto quanto sia necessario per poter dare il migliore benvenuto al Papa”. Previste, dunque, numerose manifestazioni caratteristiche della cultura messicana per esprimere il proprio affetto a Benedetto XVI. Tra queste: gruppi musicali “mariachi”, tipici del Messico, che riceveranno il Papa all’aeroporto e lo accompagneranno durante il tragitto che percorrerà con la Papamobile. Il Santo Padre, ha confermato mons. Rabago, verrà poi accolto con manifestazioni folkloristiche, danze e le cosiddette porras, ovvero “manifestazioni vissute insieme, in coro, per esprimere la propria gioia riguardo a qualche avvenimento”. Quindi: “Porras per il Papa: per esprimere la nostra gioia di averlo fra di noi!”.

Zenit

Viaggio in Messico, domani l'arrivo del Papa. L'arcivescovo di León: costruire una società più giusta e fraterna

Nessuna Canonizzazione a tempo di record per Giovanni Paolo II: Benedetto XVI non vuole clamori. La figura dell'ex segretario Stanislaw Dziwisz

La "Guerra dei Papi" che da tempo sta agitando i Sacri Palazzi, ossia la corsa al patrocinio di questo o quel beatificando da parte di movimenti e realtà cattoliche, sembra essere arrivata ad una battaglia cruciale: quella sulla Canonizzazione di Giovanni Paolo II, già Beato in tempi abbastanza rapidi grazie allo "sconto" concesso dal suo immediato successore e già collaboratore, Benedetto XVI. Lo stesso Benedetto XVI che adesso, secondo indiscrezioni raccolte da Affariitaliani.it Oltretevere, starebbe procedendo con passo molto calmo, soprattutto a seguito delle voci di un possibile miracolo che porterebbe rapidamente il Papa polacco a diventare Santo. Affaritaliani.it ha provato a contattare, ma senza ricevere risposta, mons. Slawomir Oder, postulatore della Causa di Beatificazione di Karol Wojtyla. Ma la risposta più affidabile arriva dai piani alti dei Sacri Palazzi, questa volta: "Qui non ne sa niente nessuno", dice una fonte, che però ci tiene a precisare: "Ultimamente la Congregazione per le Cause dei Santi si è fatta molto accorta. E in molti si sono adeguati, ma posso dire questo: la Canonizzazione di Wojtyla arriverà a suo tempo, senza però battere alcun record. Il Papa non vuole clamori". Come mai questo raffreddamento? La fonte spiega: "Il punto è don Stanislao". Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, è stato per quarant'anni il segretario particolare di Giovanni Paolo II. Una figura molto vicina e fidata da parte del Pontefice polacco, tanto che nei duri anni della malattia di Wojtyla fu soprannominato "il Papa ombra". Figlio di un ferroviere, taciturno, senza fronzoli, carattere deciso, don Stanislao avrebbe costituito, secondo le indiscrezioni circolate già nei tardi anni '90 in Vaticano, quando la salute di Giovanni Paolo II iniziò vistosamente a peggiorare, una sorta di "consiglio della Corona" insieme all'allora cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il cardinale vicario di Roma Camillo Ruini (allora anche presidente CEI), e il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'allora card. Joseph Ratzinger. I quattro collaboratori più stretti e fidati del Papa polacco, con Ratzinger e Dziwisz praticamente insostituibili per Wojtyla. Il professore teologo tedesco e il segretario polacco, due figure completamente all'opposto ma accomunate dalla stessa timidezza, uguale riservatezza e basso profilo. Ma qualcosa sembra essere successo tra i due, ricorda la fonte, se poco dopo la sua elezione al soglio Pontificio Dziwisz viene creato cardinale (non era successo con i segretari di Paolo VI e Giovanni XXIII, promossi però arcivescovi proprio da Wojtyla) e inviato a Cracovia. Un posto di prestigio, certo. Ma lontano da Roma. E nel corso dell'omelia dei funerali di Giovanni Paolo II, l'8 aprile 2005, il futuro Benedetto XVI dice, parlando della missione del Papa: "Pascendo il gregge di Cristo, Pietro entra nel mistero pasquale, va verso la croce e la risurrezione. Il Signore lo dice con queste parole, '… quando eri più giovane... andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi'. Nel primo periodo del suo Pontificato il Santo Padre, ancora giovane e pieno di forze, sotto la guida di Cristo andava fino ai confini del mondo. Ma poi sempre più è entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo, sempre più ha compreso la verità delle parole: 'Un altro ti cingerà…'". E qualcun altro si occupava di "cingere la veste" dell'anziano Giovanni Paolo II, ossia proprio don Stanislao. La fonte interpellata da Affaritaliani.it riprende a spiegare: "In Polonia Dziwisz è una figura molto centrale, anche troppo. È lui il diretto erede di Wojtyla, è polacco e ha servito il Papa per quarant'anni. L'attenzione è ovviamente su di lui. Se ci fosse una Canonizzazione a tempo record, questo naturalmente ne accrescerebbe la popolarità e la cosa a Roma potrebbe dare fastidio, ringalluzzendo peraltro quella che una volta chiamavamo 'la polacchità', ossia tutto quel gruppo di sacerdoti, religiosi e suore provenienti dalla Polonia in Vaticano e cresciuti all'ombra di Wojtyla". Una cordata che sembra non passarsela bene sotto questo Pontificato: "Diciamo che hanno perso lo smalto che avevano a quel tempo, mettiamola così". Non è tutto. "Peraltro, diciamocela tutta: la Polonia oggi non è proprio il primo Paese cattolico del mondo, specialmente dopo le intemerate antisemite e razziste di Radio Maryja". Attenzione: questa radio non c'entra niente né con la Radio Maria che trasmette da Erba (CO) ed è diretta da padre Livio Fanzaga, né col network mondiale cui fa parte. È un'emittente fondata nei tardi anni '80 da un padre Redentorista, Tadeusz Rydzyk, che per le sue continue prese di posizione ultracattoliche (e anche fuori dalla dottrina cattolica, come l'antisemitismo) e fortemente antigovernative ha spinto il governo polacco a pestare i piedi in Vaticano e chiedere di ridurre Rydzuk alla ragione. Risultati: zero. Diziwisz è fortemente contrario alla linea editoriale di quest'emittente, anche se una lettera inviata dal Vaticano al superiore dei Redentoristi polacco in occasione dei 20 anni dell'emittente, sembra essere più che altro entusiasta della "missione" compiuta in questi anni dalla radio polacca. A firmare la lettera, come ha ricordato Sandro Magister, è stato il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a nome del Papa. "La domanda è: chi ha voluto questa mossa? Soprattutto: perché, sebbene Dziwisz sia contrario a questa radio, Bertone ha spedito questa lettera a nome del Papa scritta in questi termini?", si chiede la fonte. La risposta? "È nel tempo che passerà. Vediamo quanto tempo ci vorrà a vedere Wojtyla Santo. Ma non credo sarà una canonizzazione a tempo record", conclude.

Antonino D'Anna, Affaritaliani.it

Il Papa in Messico e a Cuba. Il mancato incontro con vittime del fondatore dei Legionari di Cristo rischia di compromettere la missione di Benedetto

"Non è previsto un incontro con le vittime di Maciel, i vescovi non l’hanno chiesto". Con queste parole, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha escluso la possibilità che il Papa riceva, durante il viaggio in Messico, chi ha subito molestie sessuali dal fondatore dei Legionari di Cristo. Una decisione controversa, anche all’interno della Curia romana. Nel frattempo, le vittime si preparano per colpire di nuovo, e potrebbero appannare il viaggio latinoamericano di Benedetto XVI. "Non è stato chiesto. Negli altri Paesi nei quali questo tipo d’incontri con le vittime degli abusi si è verificato, i vescovi hanno sollecitato il Papa a farlo perché il problema era molto sentito nella società e nella Chiesa. In questo caso non è previsto nel programma e non si dovrebbe realizzare. È escluso", ha dichiarato il religioso gesuita, mentre esponeva le tappe del viaggio pontificio in America Latino alla stampa internazionale. Il vescovo di Roma rimarrà in Messico tre giorni, ma la sua agenda prevede soltanto cinque i momenti pubblici. La maggior parte del tempo riposerà, per riprendersi del viaggio di 14 ore che affronterà venerdì 23 marzo, quando l’aereo del Papa decollerà dalla capitale italiana verso il centrale stato del Guanajuato. Non sarebbe, quindi, difficile trovare un momento libero durante il quale si potrebbe includere un breve incontro con le vittime del fondatore della Legione, opera religiosa che ha goduto per diversi anni di molto prestigio. Ma gli ostacoli per questo gesto del Pontefice sono diversi. Tra coloro che hanno subito abusi da Maciel vi sono diverse posizioni, tutte critiche. Alcuni ex legionari credevano possibile che il Papa ricevesse le vittime, ma le loro illusioni sono crollate in fretta. Altri, invece, hanno rifiutato qualsiasi possibilità sin dall’inizio. "La verità è che era scontato. Io ho interpretato il recente viaggio in Messico del delegato pontificio (per la riforma della Legione, Velasio De Paolis), che non si è riunito con le vittime, come la risposta ufficiale di un non incontro con il Papa", ha detto a Vatican Insider Patricio Cerda, membro della congregazione da 17 anni e, attualmente, uno dei supporti dell’Associazione di Aiuto per le Vittime della Legione di Cristo. "Secondo me, da una parte, è triste, perché da Benedetto XVI ci si aspetta di più del 'politicamente corretto', si aspetta che sia un pastore vero. Dall’altra, ci sono in gioco diversi interessi dei cardinali, compreso il primate del Messico (card. Norberto Rivera Carrera), che ha difeso Maciel sino alla fine. Le vittime dirette del fondatore non vogliono diventare parte di un semplice gioco mediatico", ha aggiunto. Inoltre, ha criticato le parole di Lombardi, secondo il quale, questo problema non sarebbe "sentito dalla società". "I casi riconosciuti di pedofilia clericale, come quello del fondatore dei Legionari, hanno avuto portata mondiale, e continuano a perseguitare la Chiesa e l’istituzione stessa", ha spiegato. In effetti, il caso di Marcial Maciel Degollado è emblematico; uno scandalo enorme, non solo per gli abusi del sacerdote su otto ex-allievi, che (nel 1998) hanno avuto il coraggio di denunciarlo pubblicamente e, in cambio, hanno subìto una feroce campagna mediatica di discredito, ma anche perché durante anni diverse personalità della Chiesa messicana e anche in Vaticano erano a conoscenza delle accuse, ma le hanno semplicemente ignorate. Non è un episodio minimo di pedofilia. Il sacerdote ha avuto una doppia e anche tripla vita. Da una parte, ha costruito una congregazione religiosa modello, guadagnandosi il supporto di alti vertici, mentre, da un’altra, ha commesso diversi abusi sessuali, facendo uso sistematico di droghe. Non solo. Il religioso ha avuto delle amanti dalle quali ha avuto diversi figli. Un vero shock, quando il 1° maggio 2010, il Vaticano ha dichiarato che i "gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti del padre Maciel, confermati da testimoni incontrovertibili, rappresentano, in alcuni casi, autentici reati e manifestano una vita senza scrupoli né autentico senso religioso". Il riconoscimento formale degli abusi del sacerdote messicano è diventato la conclusione simbolica del processo che aveva cominciato nel 1998, quando un giornale del sud degli Stati Uniti aveva pubblicato per la prima volta la testimonianza delle vittime. Da quel momento, e anche negli anni seguenti, il caso di Maciel è stato motivo di divisioni, una vera e propria pietra dello scandalo per la Chiesa del Messico. Un’ombra che è giunta sino alla Santa Sede e fino a Giovanni Paolo II. Oggi, chiama in causa Benedetto XVI in persona, che nel maggio 2006 ha obbligato il sacerdote a ritirarsi a "una vita di preghiera e penitenza, lontano da qualsiasi ministero pubblico". Neanche dopo questa sanzione, né dopo la morte del “Nostro padre” (così lo chiamavano i suoi seguaci), i vescovi messicani hanno pronunciato un chiaro “mea culpa”. Neanche coloro che lo difendevano. Anzi, la sua figura è diventata imbarazzante. Le vittime, invece, sono diventate, lentamente, i principali accusatori, durissimi, della Chiesa. Guidate da José Barba Martín, adesso si preparano a colpire di nuovo, nel mezzo della visita papale in Messico. Sabato 24 marzo, mentre Benedetto XVI riposerà nella residenza del Collegio Miraflores di León, presenteranno nella stessa città il libro “La volontà di non sapere”. Si tratta di una raccolta di 212 documenti, presumibilmente provenienti dalla Congregazione per il clero della Santa Sede e che dimostrerebbero l’insabbiamento istituzionale dei delitti del fondatore dei Legionari. Escludendo dall’agenda papale in Messico il possibile incontro con le vittime di Marcial Maciel, la Chiesa locale lascerà in mano loro il “monopolio” di una vicenda capace di creare molti problemi. E perderà l’opportunità di togliersi definitivamente di dosso il peso dell’indegno fondatore. Perché in un futuro tutti potranno rimproverare il fatto che il Papa ha ignorato le vittime, e avranno ragione.

Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider

Le vittime di Maciel a Benedetto XVI

Rispunta Maciel. Dopo anni di silenzio alcuni vaticanisti pensano di poterlo usare contro Papa Benedetto ma hanno fatto male i conti...ecco i FATTI (Raffaella)

Il Papa in Messico e a Cuba. Don Chàvez: la sua presenza e la sua parola aiuteranno a illuminare le menti e riscaldare i cuori sui problemi attuali

“Sarà una visita pastorale e come tale il Papa avrà come primi interlocutori la Chiesa messicana e cubana e i fedeli in generale. Ma conoscendo la capacità del Santo Padre di calare i suoi interventi nel contesto storico e sociale, sono convinto che la sua presenza e la sua parola aiuteranno a illuminare le menti e a riscaldare i cuori sui problemi attuali”. Così don Pascual Chávez Villanueva, nono successore di San Giovanni Bosco e rettore maggiore della Congregazione salesiana presente in 132 Paesi del mondo, in un’intervista all'agenzia SIR sul prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Messico e a Cuba da domani al 29 marzo. Sulla fede cattolica in Messico, don Chávez ricorda che “la popolazione continua ad essere profondamente religiosa, di una fede fortemente caratterizzata in senso popolare” ma “al di là di questo è molto vivo l’impegno come Chiesa in importanti esperienze per una nuova evangelizzazione, attraverso, per esempio, una nuova immagine di parrocchia”. A Cuba, d’altra parte, “si può liberamente professare la propria fede, ma l’azione della Chiesa è confinata al culto, alla catechesi e all’evangelizzazione” ed “è nella speranza di tutti che la visita di Benedetto XVI dia un’ulteriore spinta in questo senso e nel rispetto in generale dei diritti umani, che come sappiamo oltre a essere universali, sono anche integrali: non se ne possono accettare alcuni, come la libertà religiosa, e negare altri”.

SIR


MESSICO E CUBA - La grande attesa: da domani il viaggio apostolico di Benedetto XVI

Bertone: fuga di notizie possibile manovra contro di me ma non la spiego. Il mio servizio continua o si conclude secondo la volontà di Benedetto XVI

"Alcuni hanno letto queste fughe di documenti come manovra contro di me, forse per delegittimarmi davanti al Papa e alla Chiesa". Ma "personalmente non mi spiego questa improvvisa aggressività, dal momento che, nonostante i miei difetti, non sono cambiato: nel carattere, nello spririto di fratellanza che mi caratterizza come salesiano. Soprattutto nel mio 'bene facere' a tutti, in rigorosa e devota fedeltà al Papa che è la mia 'stella polare' ed è il superiore di tutti". Il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), in un'intervista pubblicata questa mattina sul quotidiano La Stampa, non nega l'interpretazione prevalente secondo cui l'ondata di pubblicazione quest'anno di documenti riservati della Santa Sede possa avere come obiettivo la sua persona, per il suo incarico di Primo ministro del Vaticano. "Al compimento dei 75 anni di età, nel 2009 - ha ricordato fra l'altro Bertone - ho presentato le mie dimissioni al Papa che mi ha risposto con una lettera di benevola fiducia, invitandomi a continuare. E' ovvio, però, che il mio servizio continua o si conclude secondo la volontà e la decisione di Benedetto XVI". "Il dialogo con la Cina, anche se faticoso e a corrente alternata, non si è spezzato. I contatti continuano" e "prevediamo sviluppi positivi". Bertone, fra l'altro, non ha escluso prima o poi un viaggio del Pontefice nel continente asiatico, finora non visitato. "Ci ha pensato e lo abbiamo valutato - ha riferito Bertone- più volte. E' stato invitato più volte da diversi Paesi che lui ama profondamente. Un viaggio in Asia è certamente faticoso ma non è escluso a priori". Alle polemiche sulla composizione dell’ultimo Concistoro, che ha visto l’aumento delle berrette cardinalizie del nord del mondo: "Non si può esigere che ad ogni Concistoro si faccia l’alchimia fra il nord e il sud del mondo, fra l’est e l’ovest". "La posizione della Santa Sede è che la via per risolvere conflitti e problemi, anche i più irti di difficoltà è quella del dialogo e non della guerra". Il Segretario di Stato ribadisce la "massima e costante presenza anche non pubblicizzata" del Vaticano oltre ai "ripetuti intreventi del Papa" nelle crisi mediorientali al fine di scongiurare la violenza armata, ha sottolineato che "attualmente" la preoccupazione maggiore riguarda la violenza in Siria. "Siamo preoccupati - ha detto in una intervista a la Stampa- in particolare per l'esplosione di violenza in Siria. Si rivela più urgente che mai l'impegno di tutti a favore della pace e della riconciliazione". Il Segretario di Stato sul discusso salvataggio dell’ospedale San Raffaele spiega: "A ben vedere, questo intervento ha evitato che si dichiarasse il fallimento, e ha sollecitato anche altre forze ad entrare in campo. Ha assicurato continuità al lavoro dei 4000 dipendenti, ha aiutato le loro famiglie e ha mantenuto costante il livello dei servizi assistenziali ai pazienti in cura".

TMNews - Andrea Tornielli, Vatican Insider

Bertone: il Papa a Cuba aiuterà la democrazia

Il Papa in Messico e a Cuba. Bertone: aiuterà il processo di sviluppo verso la democrazia dell'isola e aprirà nuovi spazi di presenza e attività

"Dopo quattordici anni dalla visita di Giovanni Paolo II del 1998 e dopo le visite di diversi esponenti della Chiesa Ccattolica, non c'è dubbio che l'attuale visita di Papa Benedetto XVI aiuterà il processo di sviluppo verso la democrazia e aprirà nuovi spazi di presenza e attività": lo ha detto in un'intervista a La Stampa il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, in vista della partenza domani del Pontefice alla volta di Messico e Cuba. ''Non credo - aggiunge - che la visita sarà strumentalizzata dal governo. Anzi, credo che il governo e il popolo cubano faranno il massimo sforzo per accogliere il Papa e manifestargli la stima e la fiducia che merita il capo della Chiesa Cattolica''.

TMNews, Asca