martedì 23 novembre 2010

'Luce del mondo'. Il Papa: spero che questo libro sia utile per la fede di molte persone. L'udienza a Peter Seewald e agli editori del libro

“Spero che questo libro sia utile per la fede di molte persone”. Lo ha detto Benedetto XVI al termine dell'udienza durante la quale gli sono state presentate le diverse edizioni del volume "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi", che contiene l'intervista concessa a Peter Seewald. L'incontro, secondo quanto riferito da L'Osservatore Romano, è avvenuto questa mattina, nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico. Oltre all'arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e al giornalista Luigi Accattoli, che hanno presentato il libro nella Sala Stampa della Santa Sede, erano presenti l'autore e la consorte, gli editori che si occupano della pubblicazione e della diffusione del libro nei vari Paesi, e i dirigenti della Libreria Editrice Vaticana: mons. Giuseppe Antonio Scotti, don Giuseppe Costa, il carmelitano Edmondo Caruana, ai quali si è aggiunto il gesuita Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede. In una intervista alla Radio Vaticana Peter Seewald ha detto che il volume, che chiude una trilogia di libri che il giornalista ha realizzato in questi anni a contatto di Joseph Ratzinger, è frutto di sei ore complessive di colloquio-intervista con Benedetto XVI. Seewald ha confessato che se da una parte è impossibile non avvertire il “nimbo imponente” legato alla sua autorità di Pontefice dall'altra è vero anche che “l’'essenza' di Ratzinger non è cambiata” così come “la sua cordialità e tanto meno la sua grande umiltà, e tantomeno la sua forza intellettuale, la sua incredibile capacità di formulare i pensieri. Come dire? In realtà, è diventato ancora più umile, ancora più semplice e questo mi ha affascinato”. In questo libro, ha sottolineato Seewald, “abbiamo la possibilità di sperimentare il Santo Padre in maniera diretta: non ci sono i media che lo smembrano o lo aggiustano o lo interpretano a proprio uso e consumo. Il lettore avrà, attraverso questo libro, la possibilità di gettare uno sguardo 'pulito' sul Pontificato e sull’uomo che caratterizza questo Pontificato”.

Zenit

'Luce del mondo'. Il Papa: sugli abusi del clero conta in primo luogo la guarigione delle vittime. La Comunione in ginocchio e i divorziati

La pedofilia nella Chiesa. ''Quello che conta è in primo luogo che ci si prenda cura delle vittime e si stia al loro gianco il più possibile per aiutarle a guarire - sottolinea il Pontefice -; poi che si prevengano atti simili mediante un'accurata cernita dei candidati al sacerdozio, quanto più è possibile; ed infine che i colpevoli siano puniti e venga loro impedita ogni possibilità di ripetere tali azioni''. Quanto al rendere pubblici i casi, ''credo sia una questione a parte - spiega papa Ratzinger -, alla quale potrà darsi risposta considerando anche le diverse fasi della presa di coscienza dell'opinione pubblica''. ''Quello però che non deve mai succedere - ammonisce il Papa - è che si fugga e si faccia finta di non vedere e si lasci che i colpevoli continuino nei loro misfatti''. ''E' necessaria quindi - conclude - vigilanza da parte della Chiesa, che punisca chi ha mancato e soprattutto che lo escluda da qualsiasi altra possibilità di entrare in contatto con dei bambini. Al primissimo posto c'è, come ho detto, l'amore per le vittime, fare loro tutto il bene possibile per aiutarle ad elaborare quello che hanno vissuto''. Alle vittime di abusi sessuali nella Chiesa che ha incontrato a più riprese durante i viaggi del suo pontificato, Benedetto XVI confessa di non aver potuto dire ''nulla di particolare'': ''Gli ho detto che mi sentivo toccato nel profondo; che soffrivo con loro. Non era un modo di dire, perchè veramente sono stato colpito al cuore''. ''Ho potuto dire loro - aggiunge ancora il Pontefice - che la Chiesa farà il possibile affinchè questo non accada mai più e che desideriamo aiutarli nel miglior modo possibile. E infine, che li ricordiamo nelle nostre preghiere e che li preghiamo di non perdere la fede in Cristo, vera luce, e nella comunità viva della Chiesa''. ''In Irlanda - afferma poi il Papa - il problema si pone in termini del tutto particolari. Si tratta per così dire di una società cattolica chiusa che è rimasta fedele alla sua fede nonostante secoli di oppressione, nella quale però evidentemente hanno potuto svilupparsi determinati atteggiamenti''. ''Così - aggiunge il Pontefice - la fede come tale diviene non più credibile, la Chiesa non può più proporsi in maniera convincente come annunciatrice del Signore. Tutto questo ci ha sconvolti, mi scuote ancora oggi nell'intimo''.
La Comunione. ''Non sono contro la Comunione in mano per principio - spiega Papa Ratzinger -, io stesso l'ho amministrata così ed in quel modo l'ho anche ricevuta''. Ma, aggiunge, ''facendo sì che la Comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di timore e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale'' di Gesù nell'ostia. ''Non da ultimo - prosegue - perchè proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella Basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell'appiattimento è grande. Ho sentito di persone che si mettono la Comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi. In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la Comunione - della serie: tutti vanno in avanti, allora lo faccio anch'io - volevo dare un segnale forte, deve essere chiaro questo: 'E' qualcosa di particolare! Qui c'è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale qualsiasi al quale si può partecipare o meno'''.
I divorziati e l'Eucaristia. ''Certo che bisogna farlo'': Benedetto XVI risponde senza esitazioni al giornalista Peter Seewald che gli chiede se, come aveva già affermato una volta da cardinale, il tema della comunione ai divorziati risposati debba essere ''approfondito''. ''Da un lato - spiega Papa Ratzinger - vi è la certezza di quello che il Signore ci dice: il matrimonio contratto nella fede è indissolubile. E' una parola che non possiamo manipolare, dobbiamo mantenerla intatta, anche se contraddice gli stili di vita oggi dominanti''. Tuttavia, aggiunge il Pontefice, ''quello che si può fare è da un lato analizzare più a fondo la questione della validità dei matrimoni. Fino ad oggi il diritto ecclesiastico ha presupposto che chi contraeva matrimonio sapesse che cos'è il matrimonio. Nell'odierno groviglio di opinioni e in una costellazione totalmente mutata, è più facile che si creda che corrisponde maggiormente alla normalità rompere un matrimonio. E allora è necessario chiedersi come riconoscere la validità e come sia possibile operare per una guarigione''. Per il Pontefice, però, ''cedere o abbassare l'indice non aiuterebbe la società ad innalzare il proprio livello morale. Mantenere come criterio di giudizio ciò che è difficile, fare in modo che sia questo il metro al quale gli uomini possano sempre commisurarsi, è un compito necessario affinchè non seguano altre cadute''. Per questo, ''la pastorale dovrà allora vedere come restare vicina alla singola persona e, anche nella situazione diciamo irregolare, aiutarla a credere in Gesù Cristo Redentore, a credere alla sua bontà, e che Lui è ancora lì per lei, anche se non può ricevere la Comunione; ed è restare nella Chiesa, anche se la condizione in cui vive non e' in ordine dal punto di vista del diritto ecclesiastico''.


Asca

Il card. De Paolis in accordo con il consiglio dei Legionari di Cristo nomina padre Nader direttore territoriale per l'Italia al posto di padre Garza

Primi cambiamenti interni per la Congregazione dei Legionari di Cristo, sorvegliata speciale da parte della Santa Sede. Una nota riferisce di alcune decisioni prese in accordo con il delegato pontificio, card. Velasio De Paolis (nella foto con Benedetto XVI). La più importante è il cambio del direttore territoriale per l’Italia: dal prossimo 24 dicembre, padre Óscar Náder Kuri sostituisce padre Luis Garza Medina, che manterrà invece gli incarichi di vicario generale e delegato del direttore generale per la vita consacrata femminile. Il provvedimento va letto nell’ordine di “rispettare con maggiore chiarezza la distinzione tra gli organi di governo generale e del governo territoriale”. Padre Luis Garza Medina lascia anche l’incarico di prefetto generale degli studi, che verrà assunto da padre José Enrique Oyarzún Tapia. Infine il Consiglio generale è stato ampliato, pro tempore, da cinque a sette membri: i due nuovi consiglieri, sempre appartenenti alla Legione, saranno nominati dallo stesso De Paolis all’inizio del 2011, dopo una serie di consultazioni. I cambiamenti decisi si inseriscono a pieno titolo nel compito del card. De Paolis di “accompagnare il cammino di rinnovamento”. Per il nuovo porporato, padre Alvaro Corcuera, direttore generale della Congregazione, ha avuto parole di profondo apprezzamento. Lo ha definito “prudente” e “di esperienza” che “conosce il momento giusto per ogni cambiamento”, soprattutto “è un uomo molto buono e questo è importante”. Così ha parlato ad alcuni giornalisti che lo hanno incontrato sabato scorso, in occasione della visite di cortesia ai nuovi cardinali, tra cui proprio De Paolis. Tra le altre cose, riporta il giornalista messicano Andres Beltramo nel suo blog, padre Corcuera ha sottolineato che la permanenza al vertice degli attuali dirigenti è voluta dal Papa e non è qualcosa “che noi vogliamo a tutti i costi”. Incertezza, al momento, sul possibile cambio del nome della Congregazione, per cui occorrerà ancora tempo. In una sua recente lettera era stato De Paolis stesso a ipotizzare almeno due o tre anni per compiere il lavoro di revisione. Uno dei capitoli più importanti è quello della gestione economica, e in questo ambito rientra anche il discorso dei risarcimenti alle vittime certificate degli abusi compiuti dal fondatore, padre Marcial Maciel Degollado. Corcuera non ha mai ammesso alcuna collusione con le colpe riconosciute a padre Maciel. Parole più nette, proprio oggi, vengono invece da oltretevere. Presentando il libro-intervista del Papa “Luce del mondo”, mons. Rino Fisichella ha detto che le “coperture” fornite al fondatore dei Legionari “vanno verificate all’interno e non all’esterno. Tra chi gli prendeva gli appuntamenti, gli teneva l’agenda, lo accompagnava con la macchina”.

'Luce del mondo'. Mons. Fisichella: semplicità e verità, ma anche confidenze e ironia nel colloquio in cui il Papa rende partecipi del suo pensiero

“L’impressione che si ricava è quella di un Papa ottimista sulla vita della Chiesa, nonostante le difficoltà che l’accompagnano da sempre. ‘La Chiesa cresce ed è viva, è molto dinamica. Negli ultimi anni il numero dei sacerdoti è aumentato in tutto il mondo – afferma – e anche il numero dei seminaristi’. Come dire che la Chiesa non può essere identificata solo nel frammento di una zona geografica”: con queste parole mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione, ha parlato del libro-intervista al Papa di Peter Seewald "Luce del mondo", presentato questa mattina nella Sala stampa vaticana. Mons. Fisichella ha innanzitutto messo l’accento sull’umanità di Benedetto XVI, che si coglie pagina dopo pagina. Un libro-intervista in cui il Papa apre il cuore della sua vita quotidiana: “Siamo dinanzi a un Papa che non si sottrae a nessuna domanda, che tutto desidera chiarificare con un linguaggio semplice, ma non per questo meno profondo, e che accetta con benevolenza quelle provocazioni che tante questioni possiedono. Ridurre, tuttavia, l'intera intervista a una frase estrapolata dal suo contesto e dall'insieme del pensiero di Benedetto XVI sarebbe un'offesa all'intelligenza del Papa e una gratuita strumentalizzazione delle sue parole”. “Familiarità, confidenze, ironia, in alcuni momenti sarcasmo ma, soprattutto, semplicità e verità – ha detto mons. Fisichella – sono i tratti caratteristici di questo colloquio” in cui Joseph Ratzinger rende “partecipe il grande pubblico del suo pensiero”. Il Papa, ha proseguito, non si lascia impaurire dalle cifre dei sondaggi, perché la verità possiede ben altri criteri. E tuttavia, ha detto l’arcivescovo Fisichella, il libro aiuta a sgomberare il campo da facili e superficiali interpretazioni: “Queste pagine, comunque, lasciano trasparire con chiarezza il pensiero del Papa e alcuni dovranno ricredersi per le descrizioni avventate date nel passato come di un uomo oscurantista e nemico della modernità”. Alle numerose domande su come interpretare la presunta “apertura” del Papa all’uso del preservativo, ha risposto affermando che “le questioni morali non sono condensate su questo punto, ma sono di ben più ampia portata e riguardano ad esempio la bioetica e la genetica. Il progresso non si ferma e più esso aumenta più aumenteranno gli interrogativi etici”. Circa l’aspetto toccato dal Papa nel libro, mons. Fisichella ha affermato che “il discorso della Chiesa sulla sessualità è orientato all’amore coniugale e va letto in questo contesto, non fuori di esso. Ciò che esula da tale amore tra un uomo e una donna diventa una forma di ingiustizia. Per questo la contraccezione è considerata intrinsecamente un male, perché impedisce la piena relazionalità all’interno della vita coniugale”.
“Il Papa ‘dubita e si interroga’; con schiettezza chiede a se stesso e quasi anche a noi se sia veramente giusto offrirsi alle folle e farsi acclamare come una star; tratta ampliamente del conflitto della fede cristiana con il nostro tempo e almeno in due passi riconosce con parole impegnative ‘la moralità della modernità’” ha detto da parte sua il vaticanista Luigi Accattoli. “Il Papa non teme di usare espressioni come ‘peccaminosità della Chiesa’ – prosegue – motiva e precisa la novità della preghiera per gli ebrei; difende Pio XII indicandolo come ‘uno dei grandi giusti’; cerca con cautela una via pragmatica attraverso cui i missionari possano aiutare a vincere la pandemia dell’Aids e riafferma il carattere ‘profetico’ della ‘Humanae Vitae’ di Paolo VI”. Sul celibato dei preti, Accattoli nota che il Papa “ne parla affermando di ‘poter capire’ che i vescovi ‘riflettano’ sulla possibilità di ordinare ‘anche’ uomini sposati e aggiunge: ‘Il difficile viene quando bisogna dire come una simile coesistenza dovrebbe configurarsi’”.

SIR, Radio Vaticana

'Luce del mondo'. Seewald: il Papa ti facilita la vita, ti accoglie, si sofferma su ogni domanda, non ha paura di affrontare nessuna questione

''Il Papa non ha effettuato nessuna censura sul testo'' e ''non abbiamo concordato le domande, mi sono limitato a presentare una bozza sull'intervista prima di effettuarla''. Così Peter Seewald (nella foto con Benedetto XVI), il giornalista autore del libro-intervista a Papa Benedetto XVI ''Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi'', alla presentazione del volume in Vaticano. ''Non c'è stata nessuna censura, nè prima nè dopo - ha spiegato -: il Papa ha lasciato la parola detta, pronunciata nella versione scritta. C'è stata solo qualche piccola, necessaria precisazione. Nel testo chi legge avverte persino il tono della voce del Papa''. Seewald ha spiegato di aver voluto fare al Pontefice ''tutte le domande che anche la gente gli avrebbe fatto: ho posto le domande sulle questioni che interessano e che muovono l'opinione pubblica''. E' la prima volta che un Papa risponde ad un'intervista faccia a faccia, senza conoscere prima le domande, per un libro: i libri-intervista di Giovanni Paolo II erano infatti frutto di un scambio scritto. "Il libro affronta un enorme panorama, parla della crisi della Chiesa e del mondo, della durata dell'esistenza della società. Il Papa fa appello all'umanità, spiega che il pianeta non può permettersi di continuare a vivere come abbiamo vissuto sinora. Spiega che possiamo e dobbiamo cambiare per il futuro della vita di questo pianeta e di una società civilizzata. Questa è una grande storia. E invece il mondo discute della domanda sui condom. E' ridicolo e imbarazzante. So che è una domanda importante e per questo l'ho posta e bene ha fatto Papa a risponde in modo molto preciso e concreto. Ma il Papa sottolinea che il viaggio in Africa è stato oscurato da una dichiarazione sui condom e i media non si sono più occupati dei problemi africani con cui il Papa si è confrontato. Ora c'è una situazione simile. Discutiamo se il Papa ammette o no il condom. Sappiamo tutti che non sta al Papa permettere o meno il preservativo, ma indicare principi morali, parlare di come questa società considera la sessualità, come una droga, domandare se la sessualità ha a che fare con l'amore. In questo senso la domanda sul preservativo è importante e non c'è differenza tra prostituto e prostituta. E' un passo per occuparsi del tema della sessualità". "La vicenda mostra come il giornalismo si trovi in una certa crisi", ha detto Seewald. L’autore dell’intervista è ben conosciuto da Papa Ratzinger perché, prima della sua elezione al soglio pontificio, aveva curato un servizio speciale su di lui e due libri-intervista. “Sono stato molto contento di poterlo intervistare di nuovo – ha detto – e ho riscontrato che è aumentata la sua amabilità personale, la sua cortesia, la sua umiltà. Il Papa ti facilita la vita, non si presenta come ‘cardinale’ o ‘papa-panzer’, ti accoglie, si sofferma su ogni domanda, non ha paura di affrontare nessuna questione. La sua enorme forza intellettuale – ha proseguito l’autore – si unisce a una altrettanta forza spirituale, è un uomo veramente semplice e pio, ancora più pio di come lo avevo conosciuto”.

Asca, SIR

'Luce del mondo'. Lombardi: dal Papa un atto di vero coraggio comunicativo. Il punto dell'esempio sul condom è il rischio della vita dell'altro

Papa Benedetto XVI si è ''preso un rischio enorme'' a scrivere il libro-intervista "Luce del mondo" con il giornalista tedesco Peter Seewald, compiendo un ''atto di vero coraggio comunicativo''. Lo ha affermato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi (foto), durante la presentazione ufficiale del volume in Vaticano. Il Papa, ha aggiunto, ''non è un ingenuo'' ed era consapevole dell'effetto che alcune dichiarazioni avrebbero suscitato nell'opinione pubblica. ''Ha voluto rispondere anche a rischio di suscitare discussioni e non essere capito perfettamente'', ha spiegato Lombardi. ''Il Papa è responsabile di dire la partecipazione della Chiesa e la sua personale a tutti i problemi che il mondo incontra'' ed ha risposto ''senza tirarsi indietro e nascondersi dietro al rifiuto per domande particolari''. Padre Lombardi ha confidato ai giornalisti di aver chiesto, ieri sera, a Benedetto XVI le ragioni di questo libro-intervista, il perché di una scelta così originale: “Perché il Papa ha fatto questa intervista? Perché ha pensato che parlare alla gente di oggi, in un linguaggio anche semplice, colloquiale, sulle tante questioni che la gente si pone, fosse un buon servizio che egli poteva rendere. Nasce da una intenzione pastorale, da una intenzione di comunicazione semplice, di disponibilità a rispondere alle domande del mondo, della gente di oggi”. La famosa frase sul condom non cambia di significato se si riferisce ad un ''prostituto'', come avviene nell'originale tedesco, o ad una ''prostituta'', come avviene invece nella traduzione italiana, ha precisato padre Lombardi, che lo ha chiesto direttamente al Pontefice ieri pomeriggio in vista della presentazione ufficiale de volume. Il punto dell'esempio fatto dal Pontefice, ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, ''non è il sesso della prostituta, ma l'inizio di un cammino di presa di coscienza di rischio per l'altro con cui io sono in rapporto. Se si tratta di un uomo o di una donna o di un transessuale è lo stesso". Il Papa "non è ingenuo, sapeva cosa era successo dopo le sue frasi nel viaggio in Africa, sapeva che ci si sarebbe rimessi a parlare di questo tema, e lui lo ha fatto. Ha avuto il coraggio di rispondere. Perché ritiene che la questione è seria per il mondo di oggi e lui ha dato il suo contributo all'umanizzazione della società e alla responsabilità che interessa tutti in tutte le condizioni, specialmente quelle di povertà", senza concentrarsi su ''esempi tecnici'' ma usando un ''linguaggio colloquiale che tutti potessero capire''. Il comunicato della Sala Stampa vaticana che domenica sera ha precisato il senso delle parole di Benedetto XVI sul preservativo è stato rivisto direttamente dal Pontefice e quindi costituisce una ''lettura autentica del suo pensiero'', ha sottolineato il portavoce vaticano.

Asca, Radio Vaticana

'Luce del mondo'. Benedetto XVI sulle 'divisioni' di un Papa, omossessualità, Aids, preti e matrimonio, Israele, lefebvriani, Ratisbona, Russia e Cina

"Quante divisioni ha il Papa?". "Stalin aveva effettivamente ragione quando diceva che il Papa non ha divisioni e non può intimare o imporre nulla". Il Papa "non possiede nemmeno una grande impresa, nella quale, per così dire, tutti i fedeli della Chiesa sarebbero suoi dipendenti o subalterni. In questo senso - afferma Benedetto XVI - da un lato il Papa è una persona assolutamente impotente. Dall'altro ha una grande responsabilità. Egli è, in un certo senso, il capo, il rappresentante e allo stesso tempo il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identità. Ma unicamente il Signore ha il potere di conservare gli uomini della fede".
Omosessualità. "Se qualcuno presenta delle tendenza radicate omosessuali profondamente radicate - ed oggi ancora non si sa se sono effettivamente congenite oppure se nascano invece con la prima fanciullezza - se in ogni caso queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può dovere sopportare altre prove". ''L'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perchè altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso''. ''Sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perchè in fin dei conti anche il loro atteggiamento nei confronti di uomo e donna è in qualche modo alterato, ed in ogni caso non è in quell'ordine della creazione del quale abbiamo parlato''. E' importante, aggiunge, fare ''molta attenzione affinchè il celibato dei preti non venga identificato con la tendenza all'omosessualità''. Papa Ratzinger sottolinea che ''un conto è il fatto che sono persone con i loro problemi e le loro gioie, e alle quali, in quanto persone, è dovuto rispetto, persone che non devono essere discriminate perchè presentano quelle tendenze. Il rispetto per la persona è assolutamente fondamentale e decisivo''. Ma, conclude, ''non per questo l'omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto''.
Chiesa e Aids. "Dal punto di vista giornalistico il viaggio in Africa è stato del tutto oscurato da un'unica mia frase" precisa il Papa a proposito della risposta che diede nel 2009 in volo verso il Camerun, a una domanda sulla posizione della Chiesa rispetto ai preservativi. "Mi è stato chiesto - racconta Benedetto XVI - perchè la Chiesa Cattolica, relativamente all'Aids, assumesse una posizione irrealistica ed inefficace. Così mi sono sentito sfidato perchè la Chiesa fa più di tutti gli altri. E continuo a sostenerlo, perchè la Chiesa è l'unica istituzione veramente vicina alle persone, molto concretamente: nel prevenire, nell'educare, nell'aiutare, nel consigliare e nello stare a fianco; e perchè come nessun altro si cura di tanti malati di Aids e in particolare di tantissimi bambini colpiti da questa malattia".
Sacerdoti e matrimonio. ''Laddove un sacerdote vive insieme a una donna si deve esaminare se esista una vera volontà matrimoniale e se i due possano contrarre un buon matrimonio. Se così fosse, dovranno imboccare quella strada'', afferma il Papa. ''Se invece si trattasse di una caduta della volontà morale, senza un autentico legame interiore, sarà necessario trovare vie di risanamento per lui e per lei. In ogni caso - aggiunge il Pontefice - è necessario provvedere al fatto che i bambini - che sono il bene più prezioso - siano tutelati e che possano vivere nel contesto educativo vivo del quale hanno bisogno''.
Ebrei e Israele. "Israele sa che il Vaticano appoggia Israele, appoggia l'ebraismo nel mondo, sa che noi riconosciamo gli ebrei come nostri padri e fratelli". Nota personale di Benedetto XVI sul viaggio in Israele: "Direi che forse ero troppo protetto. La protezione accordatami è stata imponente. Ma in Israele abbiamo potuto celebrare due grandi liturgie eucaristiche all'aperto, cosa che a Giovanni Paolo II non era stata possibile". Nello stesso viaggio, "nei Territori palestinesi ho avuto un incontro che mi ha impressionato: ho incontrato dei bambini, i cui genitori sono prigionieri in Israele. Così abbiamo visto anche l'altro lato del dolore; emergendo così in generale un ampio panorama di dolore da entrambi le parti".
Lefebvriani e Williamson. I tradizionalisti lefebvriani non ''seguono ancora in tutto'' il Papa e anzi, il vescovo negazionista Richard Williamson ''è una figura particolare in quanto non è mai stato cattolico nel senso proprio del termine. Era anglicano e dagli anglicani è passato direttamente a Lefebvre''. Williamson ''non ha mai vissuto in comunione con tutta la Chiesa universale, in comunione con il Papa''. Di fronte alle sue posizioni negazioniste della Shoah, ampiamente documentate in rete, per Papa Ratzinger sarebbe stato necessario ''separare il caso Williamson dagli altri, ma purtroppo nessuno di noi ha guardato su internet e preso coscienza di chi si trattava''. Quanto alla reazione globale alla revoca della scomunica, per il Papa ''è evidente che esiste un'animosità pronta a esplodere, che attende solo che queste cose accadano per poi colpire con precisione. A parte nostra è stato un errore non studiare e non esaminare a sufficienza la questione. Dall'altra parte, diciamo, si era pronti ad aggredire, e si era soltanto in attesa della propria vittima''. ''Su questo punto - aggiunge - il nostro lavoro di comunicazione non è riuscito bene. Non è stato spiegato abbastanza bene perchè questi vescovi fossero stati scomunicati e perchè più, già solo per ragioni giuridiche, quella scomunica dovesse essere revocata''. Papa Ratzinger ricorda che ''per il fatto stesso di essere stati consacrati senza il mandato del Papa sono stati scomunicati; e per il fatto stesso di avere riconosciuto il Papa - anche se non lo seguono ancora in tutto - la loro scomunica è stata revocata''.
Ratisbona. ''Avevo concepito quel discorso come un lezione strettamente accademica, senza rendermi conto che il discorso di un Papa non viene considerato dal punto di vista accademico, ma da quello politico''. Seewald, a proposito del celebre intervento di Benedetto XVI all'ateneo di Ratisbona che provocò una grave crisi nei rapporti con l'Islam, chiede al Pontefice: ''Quel discorso è stato poi catalogato come il primo errore del suo pontificato. Lo fu veramente?''. Quindi il Papa risponde ammettendo di non aver valutato le conseguenze ''politiche'' del suo discorso. ''Tuttavia - aggiunge il Pontefice a proposito del suo intervento - dopo tutte le cose terribili accadute e per le quali non posso non addolorarmi molto, ha sortito effetti positivi''. ''Durante la mia visita in Turchia - spiega ancora il Pontefice - ho potuto dimostrare di avere rispetto per l'Islam, che lo riconosco come una grande realtà religiosa, con la quale bisogna dialogare. E così da quella controversia è scaturito un dialogo veramente molto intenso''. Il Papa afferma anche che l'Islam deve chiarire, da parte sua, due questioni: "Quella del suo rapporto con la violenza e con la ragione". Quindi Papa Ratzinger giudica postiviamente che in ambito islamico si sia avviato un dibattito su questi punti.
Russia e Cina. "Matura sempre più il contesto in cui potrà avvenire" l'incontro tra il Papa e il patriarca di Mosca, incontro che Benedetto XVI "spera" di realizzare durante il proprio pontificato ma per questo, osserva, "dipende da quanti anni di vita mi concederà ancora il buon Dio". "Direi di sì", risponde inoltre il Pontefice alla domanda se sia possibile "un incontro non troppo lontano tra Roma e Mosca". Benedetto XVI, inoltre,si augura che "l'unificazione" della Chiesa in Cina, divisa tra ufficiale e clandestina, possa avvenire durante il suo pontificato.

Asca, Apcom, La Repubblica.it

Il card. Barbarin: applaudono il Papa anche se durante il viaggio in Camerun avevano gridato 'assassino' senza aver letto cosa aveva veramente detto

Quelli che accusavano il Papa di essere un "assassino" per il suo divieto del preservativo ora "lo applaudono", "senza aver guardato da vicino il libro" in cui egli ne ammette l'uso. E' quanto lamenta oggi, in un'intervista all'agenzia francofona I.Media, il cardinale francese Philippe Barbarin, secondo cui "nulla è cambiato nel fondo della dottrina". A proposito dell'argomento toccato dal Papa nel libro-intervista "Luce del mondo", ammettendo per la prima volta l'uso del profilattico "in singoli casi" per ridurre il rischio di diffusione del virus Hiv, Barbarin dice che "é un argomento scottante" e che "appena compare la parola preservativo tutti 'prendono fuoco'". Secondo Barbarin, c'é "una specie di cassa di risonanza che fa sì che, appena il Papa usa la parola preservativo, non si ascolta più il suo pensiero": "bisogna sempre che egli sia o pro o contro, questa é un'informazione in bianco e nero", aggiunge. "Questa volta - prosegue il porporato francese - la gente applaude il Papa senza aver visto il libro da vicino, anche se, all'epoca del suo viaggio in Camerun, avevano gridato 'orrore', 'assassino', senza aver letto cosa aveva veramente detto". Allora, nel marzo 2009, Benedetto XVI aveva suscitato grandi polemiche dichiarando che l'uso del profilattico "aggravava" il problema dell'Aids. Secondo Barbarin, il Papa "non aveva condannato l'utilizzo del profilattico ma aveva giudicato che la distribuzione generalizzata senza altre forme di educazione non migliora la situazione, ma piuttosto la aggrava". Il cardinale sottolinea che dal Pontefice l'uso del condom "non è accettato che come un primo passo verso un progresso morale". In sostanza egli enuncia, conclude Barbarin, "ciò che affermava il cardinale Lustiger già venti anni fa, quando diceva: 'se non volete essere dei santi, almeno non diventate degli assassini'''.

La Stampa.it

Valli: il Papa vive il suo mandato come un servitore, che parla di verità e giustizia. Riavvicinare l'uomo a Dio lo scopo ultimo della sua missione

Riferendosi al libro-intervista di Peter Seewald a Papa Benedetto XVI “Luce del mondo”, che verrà presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede e dedica un passo all'uso del preservativo, il giornalista e scrittore Aldo Maria Valli ha affermato che in esso “il Papa non sostiene nulla di nuovo”. “Nuova è semmai la forma, molto chiara, con la quale il Papa esprime il suo pensiero”, ha spiegato Valli, autore del libro “La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato”. “Si tratta della dottrina del male minore”, ha puntualizzato parlando con l'agenzia Zenit. L'atteggiamento dei media di concentrare l'attenzione su questa pagina, ha osservato, “rischia di oscurare il resto del libro, nel quale il Papa fa capire molto bene come vive il suo mandato (come un servitore, non come un leader) e qual è lo scopo ultimo della sua missione: riavvicinare l'uomo a Dio”. Perché il contenuto del messaggio del Papa viene spesso ridotto ai temi più scottanti per l'opinione pubblica? Perché il Pontefice viene attaccato tante volte, il suo messaggio viene manipolato e le frasi estrapolate dal contesto? “Perché è un Papa, un pastore, e un intellettuale e un uomo di cultura che parla di verità”, ha affermato Valli. Un secondo motivo è perché “parla di giustizia”. “Spetta a noi tutti, credenti e non credenti, interrogarci su questo tema”. Benedetto XVI è un Pontefice che a volte risulta pericoloso per l'opinione pubblica, “per chi non vuole che esista la verità dell'uomo, per chi non vuole che ci sia una giustizia sociale”. Non di rado, Benedetto XVI è dipinto come un Papa fideista e chiuso al dialogo. Valli, tuttavia, sottolinea in lui l'opposto: l'apertura nei suoi discorsi al tema della ragione, uno dei principali punti forti del suo pontificato. “Ci sta facendo una proposta di fondamentale importanza per noi, i nostri figli, i nostri nipoti, per il destino della nostra società moderna”, ha commentato il vaticanista. “Il Papa chiede alla cultura contemporanea occidentale di riflettere sul problema del divorzio tra libertà e verità e punta l’attenzione sulla ragione umana, articolando la proposta del Magistero”, ha aggiunto. E' un tema che tocca “costantemente anche nei suoi viaggi all'estero”, risvegliando un “desiderio di conoscenza”, anche se il suo discorso può risultare “altamente destabilizzante per chi vuole il relativismo, per chi pensa che la Chiesa non collabora”. Valli ha confessato che, come giornalista, ha il “grande compito” di “ricercare sempre la verità”. “Probabilmente non la raggiungeremo mai in termini umani, però questa tensione verso la verità fa parte di noi”, ha riconosciuto. “Contribuire a stabilire la verità è un'opera dalla quale mi sono sentito attirato, nonostante le difficoltà e gli attacchi che uno riceve”. Aldo Maria Valli si è anche riferito al paragone compiuto non poche volte dai media tra il carisma di Giovanni Paolo II e il carattere riservato di Benedetto XVI. E' una “posizione scorretta, dalla quale noi cattolici dobbiamo guardarci”, ha avvertito. “E' vero che Benedetto XVI non è un personaggio nel senso mediatico del termine”. “E' un uomo mite, un uomo riservato e addirittura timido”, “un tedesco che sta molto bene in compagnia dei suoi libri e che è quasi disarmato nei confronti degli altri, tutto il contrario del suo predecessore, che invece viveva volentieri tra le grande folle, stava volentieri sul palco”. “Questo è l'uomo Ratzinger”. Ciò, secondo Valli, porta anche ad alcuni vantaggi: “Ci spinge a usare altri strumenti per conoscerlo, come la lettura dei suoi testi”, i testi di un uomo con una “grandissima lucidità” e “maturazione interiore”. Le parole di Papa Ratzinger, ha concluso Valli, sono “veramente per tutti, soprattutto per i nostri figli e per il destino della loro vita. Non a caso ha chiesto che possa avvenire un grande confronto tra la cultura di tipo religioso e di tipo ateo”.

Carmen Elena Villa, Zenit