domenica 13 dicembre 2009

Benedetto XVI ricorda i missionari uccisi in Africa: la venuta del Signore porti riconciliazione e pace. L'appello per le nuove chiese a Roma

Dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, il Papa ha ricordato i quattro missionari uccisi questa settimana in Africa auspicando "riconciliazione e pace" per quel continente. "Questa settimana - ha detto Benedetto XVI - mi sono giunte tristi notizie da alcuni Paesi dell'Africa circa l'uccisione di quattro missionari. Si tratta dei Sacerdoti Padre Daniel Cizimya, Padre Louis Blondel e Padre Gerry Roche e di Suor Denise Kahambu. Sono stati fedeli testimoni del Vangelo, che hanno saputo annunciare con coraggio, anche a rischio della propria vita. Mentre esprimo vicinanza ai familiari e alle comunità che sono nel dolore, invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore li accolga nella sua casa, consoli quanti ne piangono la scomparsa e - ha concluso il Papa - porti, con la sua venuta, riconciliazione e pace".
"Nella nostra città, vi sono comunità che non dispongono di un adeguato luogo di culto e di strutture per le attività formative. Rinnovo pertanto a tutti l'invito a contribuire, affinché possano essere presto realizzati i centri pastorali necessari": così il Papa ha ricordato la giornata per le nuove chiese che si celebra oggi nella diocesi di Roma.

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Il Papa: vivere tutti i giorni l'amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà, rappresentati nel presepe. La vera gioia farsi dono per gli altri

La tradizionale benedizione dei "bambinelli" - "come si dice a Roma..." -, antica usanza della Capitale nella terza domenica d'Avvento, è l'occasione per Papa Ratzinger di ricordare l'importanza di conservare le usanze legate al Natale, senza però trasformarle in gesti vuoti di significato. "In questa domenica, secondo una bella tradizione, i bambini di Roma vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che porranno nei loro presepi", ha detto Benedetto XVI prima della recita dell'Angelus domenicale. "E, infatti, vedo qui in Piazza San Pietro tanti bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti. Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio di essere venuti. E' per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l'usanza di fare il presepe", ha sottolineato il Papa affacciato dalle finestre del suo studio nel Palazzo apostolico vaticano. "Però - ha aggiunto Papa Ratzinger - non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l'amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà". "La benedizione dei Bambinelli - come si dice a Roma - ci ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia", ha detto il Papa. "Questa non consiste nell'avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene", ha detto ancora il Papa, secondo il quale "quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo". "La madre Chiesa, mentre ci accompagna verso il Santo Natale, ci aiuta a riscoprire il senso e il gusto della gioia cristiana, così diversa da quella del mondo. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità", ha detto Benedetto XVI. La "vera gioia", ha detto ancora il Papa, "non consiste nell'avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene". "La Madonna e San Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata. Hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi. Eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all'opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù. E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia, il segno del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini che egli ama, anche per loro!".

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La visita all'Hospice Fondazione Roma. Il Papa: oltre alle cure cliniche non emarginare i malati e offire loro amore, vicinanza e solidarietà

Papa Benedetto XVI ha visitato questa mattina l'Hospice Sacro Cuore di Roma, al Gianicolo, un centro di cure palliative completamente gratuite per malati terminali, di formazione e di ricerca. Per motivi di privacy, oltre che di spazio, i giornalisti non sono stati ammessi a seguire il Papa.
E' giusto, ma non sufficiente, il ricorso alle cure palliative per i malati terminali, secondo il Papa che ha affermato che essi hanno bisogno anche di "gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà per venire incontro al loro bisogno di comprensione, di conforto e di costante incoraggiamento". "Oggi si ricorre sempre più all'utilizzo di cure palliative, le quali sono in grado di lenire le pene che derivano dalla malattia e di aiutare le persone inferme a viverla con dignità", ha detto Benedetto XVI. "Tuttavia, accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà per venire incontro al loro bisogno di comprensione, di conforto e di costante incoraggiamento". Ciò, ha aggiunto Papa Ratzinger, "è quanto viene felicemente realizzato qui, all'Hospice Fondazione Roma, che pone al centro del proprio impegno la cura e l'accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza con quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è mostrata sempre come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito". "Oggi la prevalente mentalità efficientistica tende spesso ad emarginare queste persone, ritenendole un peso ed un problema per la società. Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute". "Cari malati, cari familiari, vi ho appena incontrato singolarmente, e ho visto nei vostri occhi la fede e la forza che vi sostengono nelle difficoltà. Sono venuto per offrire a ciascuno una concreta testimonianza di vicinanza e di affetto. Vi assicuro la mia preghiera, e vi invito a trovare in Gesù sostegno e conforto, per non perdere mai la fiducia e la speranza. La vostra malattia è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione". "Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo - ha continuato il Papa - vi sta associando alla sua croce perchè vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell'uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore".

Le cure palliative sono "una risposta alla crescente 'voglia' di eutanasia che la società oggi vuole imporci", secondo il presidente della Fondazione Roma che gestisce l'hospice per malati terminali al Gianicolo. "Dagli insegnamenti di Sua Santità Pio XII contro l'accanimento terapeutico - ha detto il professor Emmanuele Emanuele - siamo arrivati oggi a capire che la disperazione per il dolore che colpisce la persona è così grande da far desiderare che tutto finisca con la morte, con la morte provocata, con l'eutanasia. Padre Santo, la nostra esperienza ci porta a poter dire che il controllo del dolore, senza la perdita della conoscenza, aiuta ad affrontare la morte con dignità. Questo - ha concluso il responsabile dell'Hospice Sacro Cuore nel saluto a Benedetto XVI - è ciò che ci propongono le cure palliative ed è sicuramente una risposta alla crescente 'voglia' di eutanasia che la società oggi vuole imporci".
Gli oltre trenta degenti del centro sono in massima parte affetti da infermità oncologiche, da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) o dall'Alzheimer. L'Hospice Sacro Cuore è nato nel 1998 ed è stato la struttura pilota dell'Italia centro-meridionale in un momento in cui il dibattito sulle cure palliative era ancora agli inizi. Dal gennaio 2005 esso unisce alle attività di degenza, ambulatorio e day hospital, un servizio di assistenza domiciliare giornaliera, che dai 90 malati iniziali è aumentato nel tempo ed è ora in grado di seguire circa 120 pazienti su tutto il territorio cittadino.

Apcom, Adnkronos