martedì 16 ottobre 2012

Al termine dei lavori della undicesima Congregazione generale del Sinodo dei vescovi Benedetto XVI ha incontrato un gruppo di patriarchi e vescovi del Medio Oriente

Al termine dei lavori della undicesima Congregazione generale del  Sinodo dei vescovi, ieri mattina, il Papa ha incontrato un gruppo di patriarchi e presuli del Medio Oriente. Lo riferisce L'Osservatore Romano. Vi erano il vescovo Shlemon Warduni, ausiliare e protosincello di Bagdad dei Caldei, Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, patriarca di Cilicia degli Armeni, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri; Kyrillos William, vescovo di Assiut dei Copti, Sua Beatitudine Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Sua Beatitudine Bechara Boutros Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti.

TMNews

Anno della fede. Raccolte in un libro tutte le riflessioni di Paolo VI che hanno come tema centrale la fede e il suo valore per la vita quotidiana di ogni cristiano

L’Anno della fede aperto da Benedetto XVI è un invito, in tempi difficili di dubbi e incertezze, a ripartire dalle fondamenta del nostro credere. Accogliendo l’appello del Papa, Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura per la diocesi di Trieste, ha raccolto e ordinato le riflessioni sulla fede che Paolo VI (nella foto con l'allora card. Ratzinger) ha offerto lungo tutto l’arco del suo Pontificato. Sono preghiere, esortazioni, discorsi e omelie che hanno come tema centrale la fede e il valore di questo grande dono per la vita quotidiana di ogni cristiano. Paolo VI ci ricorda che la fede è la grande sfida posta all’uomo moderno: è la strada per conoscere Dio e ritrovare la sua presenza nel mondo, ma senza entrare in conflitto né con la scienza, né tantomeno con il progresso, anzi illuminandone il cammino. Essa è inoltre la chiave principale per comprendere in profondità gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e per risanare le ferite causate dalle interpretazioni arbitrarie. Attraverso gli insegnamenti di Paolo VI si può riscoprire cosa sia la fede, quanto sia necessaria e preziosa, per i laici così come per i sacerdoti, e come essa soltanto sia in grado di trasformare completamente la vita dell’uomo diventando fonte di gioia e offrendo la forza di generare testimonianza e carità. Il libro edito da Cantagalli, ha un'introduzione dell'arcivescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi.

Radio Vaticana

Il card. Peter Turkson spiega il perché del video 'Muslim demographics' proiettato sabato al Sinodo: non è una crociata contro l'Islam ma una denuncia del controllo delle nascite

Sabato scorso, al Sinodo dei vescovi che si sta svolgendo in Vaticano, il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha fatto proiettare un video di 7 minuti intitolato "Muslim demographics". Il video in questione è stato montato da un anonimo ed è diffuso su YouTube da almeno tre anni. La tesi del video è che in pochi anni la crescita demografica dei popoli musulmani travolgerà i paesi occidentali. Il tono del video è aggressivo e ostile agli islamici considerati come pericolosi nemici. È bastata questa azione del card. Turkson a scatenare una serie di articoli critici sui principali quotidiani italiani. Oggi il portavoce in lingua italiana del Sinodo, don Giorgio Costantino ha riportato le parole del card. Turkson il quale avrebbe detto che “non voleva essere un documentario di crociata contro l’Islam, vuole piuttosto essere un documento contro le politiche di controllo delle nascite praticate nel mondo”. Don Costantino ha riportato che il card. André Armand Vingt Trois, arcivescovo di Parigi, avrebbe detto “questa è una visione manichea che non è la nostra. Non possiamo fare una crociata antislamica”. E il segretario generale del Sinodo mons. Nikola Eterovic ha aggiunto che quella del video presentato dal card. Turkson “non è la posizione del Sinodo. Il documentario è stato presentato come una provocazione per aprire una discussione”. Diversi gli interventi al Sinodo di vescovi e arcivescovi che vivono in paesi dove il dialogo e la collaborazione tra cristiani e islamici sono un esempio di convivenza.

Zenit

Anno della fede. Card. Brady: Benedetto XVI ricorda a tutti noi che la porta della fede è sempre aperta, non è mai chiusa. Passare attraverso quella porta significa intraprendere un viaggio che dura una vita

"Durante quest’Anno della fede tutti noi abbiamo di fronte due domande che Gesù chiese ai suoi discepoli. La prima, alla quale è più semplice rispondere: 'Chi dice la gente che io sia?”. Ma la cosa più importante che loro chiesero - e che ci viene chiesto - è 'Voi chi dite che io sia'? È vitale che noi rispondiamo a questa domanda in modo da stabilire o rinnovare un rapporto con il Cristo, Figlio del Dio vivente". È quanto ha affermato il card. Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh, che ha concelebrato giovedì scorso, insieme con l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, al vescovo di Killaloe, mons. Kieran O’Reilly, e numerosi vescovi e sacerdoti di tutto il mondo, la Messa presieduta da Benedetto XVI in occasione dell’inaugurazione dell’Anno della fede. "È stata un’occasione gioiosa. Il Papa nella sua recente lettera 'Porta fidei' ha ricordato a tutti noi che la porta della fede è sempre aperta per noi, non è mai chiusa. Passare attraverso quella porta - ha sottolineato il porporato - significa intraprendere un viaggio che dura una vita. È un cammino che inizia con il battesimo e si conclude con il passaggio attraverso la morte per raggiungere la vita eterna. Il Papa ha costantemente ricordato la necessità di riscoprire l’importante viaggio in modo da sperimentare la gioia e l’entusiasmo di incontrare Cristo, il Cristo che conduce la gente fuori del deserto verso la pienezza di vita. 'Porta fidei' - ha proseguito l’arcivescovo di Armagh - ci spiega che l’Anno della fede celebrerà il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. E Benedetto XVI, durante la celebrazione liturgica, ci ha ricordato come Papa Giovanni XXIII, il Beato Giovanni, nel suo discorso di apertura cinquant’anni fa, aveva presentato lo scopo principale del concilio Vaticano II: 'Questo massimamente riguarda il concilio ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace...Lo scopo principale di questo concilio non è, quindi, la discussione di questo o quel tema della dottrina...Per questo non occorreva un Concilio...È necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo'". Il card. Brady, quindi, ribadisce ancora una volta che "l’Anno della fede ci offre l’opportunità unica di ritornare a quel Concilio e studiare, leggere o rileggere i sedici documenti nelle sue costituzioni, decreti e dichiarazioni. Papa Benedetto XVI ha sottolineato che questi testi non hanno perso nulla del loro valore o acume. In effetti possiamo scoprire che rimane ancora molto da fare". Infine, l’arcivescovo di Armagh ha voluto ricordare che "è anche il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e il Catechismo ci offre anche un’occasione unica per riappropriarci della potenza e della bellezza della nostra fede. Che tutti noi, in quest’Anno della fede - ha concluso il porporato - possiamo cogliere l’opportunità di acquisire una nuova comprensione e un rinnovamento di tale fede. Possa essa contribuire a una rinnovata conversione a Gesù, il Signore".

L'Osservatore Romano

Mons. Gmür: importante ripensare se non ci sia un mandato ecclesiale che dia ai laici una missione per l’attività pastorale che svolgono. Mons. Grech: coppie di fatto e divorziati risposati devono vedere e sentire l'amore della Chiesa

Un appello ai vescovi perché, loro per primi, siano “credibili” come annunciatori del Vangelo: lo ha lanciato stamane al Sinodo sulla nuova evangelizzazione mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea in Svizzera. “Per essere credibili - ha detto tra l’altro -, bisogna dapprima evangelizzare se stessi”. L’appello alla conversione è stato rivolto “alle persone e all’istituzione. La conversione della persona trova la sua corrispondenza nella riforma delle istituzioni”. Mons. Gmür ha poi sottolineato il ruolo e la presenza dei fedeli laici nella chiesa oggi, citando il caso della sua diocesi: “Tanti fedeli danno testimonianza della loro fede. Fanno vedere il volto umano e personale di Gesù. Come possiamo valorizzare l’azione evangelizzatrice di questi laici - si è domandato - e riconoscere le loro competenze? Prendiamo sul serio le loro esperienze, domande e proposte concrete, per esempio in materia di vita relazionale? Mi pare che dobbiamo ascoltare di più e discernere con benevolenza ciò che i laici ci dicono”. Il vescovo svizzero ha poi parlato della esigenza di un maggiore coinvolgimento dei laici: “Sarebbe importante ripensare se non ci sia un mandato ecclesiale che dia loro, a uomini e donne, una missione per l’attività pastorale che svolgono sulla base della loro dignità di battezzati”. Ha concluso ricordando che “l’ascolto più profondo e un mandato ufficiale per i laici sono due segni concreti che potrebbero renderci più credibili come Chiesa”.
Da un lato la “dignità e santità” del matrimonio cristiano e dall’altra i “tanti matrimoni che purtroppo finiscono male”: ne ha parlato stamane al Sinodo, in Vaticano, mons. Mario Grech, vescovo di Gozo (Malta). “Pur riconoscendo le difficoltà, credo oggi sia fondamentale essere presenti come Chiesa nella vita di tante coppie di fatto o divorziati risposati - ha affermato -. Per le coppie di fatto che sentono l’insegnamento del Magistero come un macigno sulla loro testa e sui loro cuori, e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio, l’avere la Chiesa che cammina accanto a loro si rivela veramente come buona notizia per loro”, ha poi detto. Proseguendo nel suo intervento ha richiamato alcuni pensieri del Papa, nel discorso al recente incontro mondiale delle famiglie: “Questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette...E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono "fuori" anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa’”.

SIR

Intervento di mons. Felix GMÜR, vescovo di Basel (SVIZZERA)

Intervento di mons. Mario GRECH, vescovo di Gozo (MALTA)

Messaggio al Sinodo di mons. Ly Jingfeng: la nostra Chiesa in Cina, in particolare i laici, ha sempre custodito finora la pietà, la fedeltà, la sincerità e la devozione dei primi cristiani, pur avendo sopportato cinquanta anni di persecuzioni

In apertura della tredicesima Congregazione generale, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Nikola Eterovic, ha dato lettura di un messaggio di mons. Lucas Ly Jingfeng, vescovo cinese di Fengxiang, novantenne, liberato nel 1979 dopo vent'anni di carcere durante la rivoluzione culturale cinese. "Mi congratulo con voi, che potete partecipare al Sinodo e rendere omaggio al Sepolcro di San Pietro. Mi duole moltissimo che non possiate udire alcuna voce della Chiesa Cinese", scrive il presule. "Voglio dire che la nostra Chiesa in Cina, in particolare i laici, ha sempre custodito finora la pietà, la fedeltà, la sincerità e la devozione dei primi cristiani, pur avendo sopportato cinquanta anni di persecuzioni", afferma il vescovo Ly Jingfeng. "Desidero aggiungere che prego intensamente e costantemente Dio Onnipotente affinché la nostra pietà, la nostra fedeltà, la nostra sincerità e la nostra devozione possano risanare la tiepidezza, l'infedeltà e la secolarizzazione che sono sorte all'estero da una apertura e una libertà senza freni. Nell'Anno della fede, nelle vostre discussioni sinodali potete indagare perché la nostra fede in Cina si è potuta conservare indefettibile fino a oggi. E' come ha detto il grande filosofo cine LaoTse. 'Come la calamità genera la prosperità, così nella mollezza si nasconde la calamità'. Nelle Chiese fuori dalla Cina, la tiepidezza, l'infedeltà e la secolarizzazione dei fedeli si sono contagiate a molti chierici. Invece, nella Chiesa Cinese i laici sono più pii dei chierici". Conclude il vescovo cinese: "Credo comunque che la nostra fede di cristiani cinesi possa consolare il Papa. Non menzionerò la politica, che è sempre transeunte".

TMNews

MESSAGGIO DI MONS. LUCAS LY JINGFENG, VESCOVO DI FENGXIANG [SHAANXI] (CINA)

Tredicesima Congregazione generale. Il sangue dei martiri del XX secolo risvegli la vita cristiana e colmi il vuoto creato da anni di dittatura. Le testimonianze degli uditori

Questa mattina, alle 9.00, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la tredicesima Congregazione Generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Presidente delegato di turno il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara in Messico. In apertura il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, ha espresso la solidarietà dei Padri sinodali e degli altri Partecipanti alla Chiesa in Haiti, esprimendo la vicinanza all’impegno della Conferenza Episcopale in seguito al terremoto che ha colpito la regione. Sono intervenuti alcuni uditori. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 12.35, con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 253 Padri.
Sono le Chiese che hanno vissuto sulla propria pelle la dittatura del regime comunista a far risuonare la loro voce nell’Aula del Sinodo. Hanno raccontato le difficoltà di chi è stato esposto al pubblico ludibrio, da parte dello Stato, perché professava la propria fede; parlano dell’uomo voluto dalle istituzioni inconsistente, senza Dio e senza Chiesa; hanno citato le persecuzioni che hanno lasciato tracce profonde ancora oggi. Ma sono testimonianze forti di speranza: i martiri del XX secolo, ha detto il Sinodo, devono risvegliare la vita cristiana ed il desiderio di rendere ragione della fede, colmando quel vuoto creato da anni di dittatura. La nuova evangelizzazione, quindi, guardi anche a questi martiri, credibile perché hanno creduto quando la gente non credeva più in niente. Il Sinodo ha affrontato, quindi, la questione delle scuole cattoliche: ha chiesto che abbiano un’identità visibile e rispettata e che la religione non sia considerata una materia da studiare solo in Chiesa o a casa. Altro punto all’ordine del giorno, quelle delle istituzioni della Chiesa: bisogna comprendere quali riforme siano necessarie affinché l’evangelizzazione sia davvero credibile, ha detto il Sinodo. Di qui, il richiamo a dare più ascolto ai laici, pronti ad assumersi responsabilità pastorali, in particolare là dove mancano sacerdoti. Dall’Africa, invece, giunge il suggerimento a guardare all’annuncio del Vangelo nell’ambito dell’inculturazione perché la fede non si testimonia una volta per tutte, ma è in dialogo permanente con la cultura ed è quindi sempre dinamica ed in movimento. Ulteriori spunti affermano che la nuova evangelizzazione deve far conoscere all’uomo il volto misericordioso di Cristo e suggeriscono, quindi, la pratica del sacramento della riconciliazione affinché si esca da un’atmosfera amorale, come quella contemporanea, e si comprenda meglio il senso del peccato e del perdono. Sulla stessa linea anche l’invito a vivere l’Eucaristia come fonte di vita spirituale, capace di attrarre gli uomini grazie alla bellezza del divino. In quest’ottica, dall’Asia in particolare arriva la proposta di applicare il principio di sussidiarietà nella traduzione dei testi liturgici, affinché non sia esclusivamente letterale, ma tenga conto anche delle diversità culturali locali. Forte, poi, il richiamo a non dimenticare i poveri ed a considerare gli ospedali spazi privilegiati della nuova evangelizzazione, là dove la Chiesa è veicolo della presenza di Dio, soprattutto in un quadro preoccupante come quello odierno, in cui si vive un nuovo rapporto tra la pastorale e la bioetica. E ancora: il Sinodo non dimentica le parrocchie come fulcro dell’annuncio del Vangelo e chiede che siano rafforzati i legami tra loro, insieme alle scuole e alle famiglie, formando in modo adeguato catechisti e animatori. Infine, il Sinodo dà voce agli uditori, per lo più laici che operano nel settore della nuova evangelizzazione. Le loro testimonianze sono vive e vibranti: esprimono il loro punto di vista in prima persona e non nascondono le sofferenze di chi proviene da scenari drammatici, come la Siria. Il loro suggerimento è tuttavia gioioso: la partita della fede si gioca come una partita di calcio in due tempi, dicono: il primo tempo è il primo annuncio, il secondo è la catechesi. Gli evangelizzatori giochino quindi i primi quaranta minuti, mentre teologi e catechisti scendano in campo successivamente, quando si tratta di vincere la sfida.

Radio Vaticana

TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

Segreteria di Stato: tutti gli Ordini equestri di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle finalità e dei sistemi organizzativi

Ci sono Ordini equestri riconosciuti dalla Santa Sede ed altri no: lo precisa un comunicato odierno della Sala stampa vaticana nel quale la Segreteria di Stato ribadisce quanto già pubblicato in passato. “Oltre ai propri Ordini equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine dello Speron d‘Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta -ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta - e l‘Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e non intende innovare in merito”. “Tutti gli altri Ordini - di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali - non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi”, prosegue il comunicato. In tal senso, “ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa del rilascio illecito di documenti e dell‘uso indebito di luoghi sacri, e ad impedire la continuazione di abusi che poi risultano a danno di molte persone in buona fede, la Santa Sede conferma di non attribuire alcun valore ai diplomi cavallereschi e alle relative insegne che siano rilasciati dai sodalizi non riconosciuti e di non ritenere appropriato l‘uso delle chiese e cappelle per le cosiddette ‘cerimonie di investitura’”.

SIR

PRECISAZIONE DELLA SEGRETERIA DI STATO IN MERITO AGLI ORDINI EQUESTRI

Anno della fede. Commissione Teologica internazionale: il lavoro del teologo, servitore della gioia cristiana, è finalizzato alla crescita della fede nel popolo di Dio e alla missione evangelizzatrice della Chiesa

La Commissione Teologica Internazionale, in quanto comunità di fede, desidera esprimere la sua attenzione al “messaggio di conversione di quest’Anno della fede” rinnovando il suo impegno al servizio della Chiesa. Così afferma un messaggio della stessa Commissione pubblicato oggi per l’Anno della fede appena iniziato. A tale scopo, il prossimo 6 dicembre, in occasione della sua sessione plenaria annuale e sotto la guida del suo presidente, l’arcivescovo Gerhard Müller (nella foto con Benedetto XVI), prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Commissione Teologica Internazionale compirà un pellegrinaggio alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, “per affidare il proprio lavoro, e quello di tutti teologi cattolici, alla Vergine”, “baluardo della vera fede”. In occasione dell’Anno della fede, la Commissione si impegna, quindi, a “portare il suo contributo specifico alla nuova evangelizzazione promossa dalla Santa Sede”. Questo significa “scrutare il mistero rivelato con tutte le risorse della ragione illuminata dalla fede, a beneficio di tutti i credenti: favorendo anche la sua recezione nelle culture attuali”. “La teologia deriva tutta intera dalla fede”, ricorda ancora il messaggio della Commissione, nel quale si mette in evidenza come solo la fede permetta al teologo di accedere realmente alla verità di Dio. Ed è sempre la fede, animata dalla carità, a suscitare in lui il dinamismo spirituale che lo spinge ad esplorare senza sosta “la multiforme sapienza di Dio”. Il testo cita, poi, la Lettera Apostolica "Porta fidei" di Benedetto XVI per ricordare che la “teologia tende a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti della fede”, ma anche “l’atto con cui decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà”, l’atto di credere. Il teologo, “si interroga perciò sul modo in cui la grazia preveniente di Dio suscita, nel cuore stesso della libertà dell’uomo, il 'sì' della fede”, e mostra come la fede dia “forma a tutte le dimensioni della vita cristiana, personale, familiare e comunitaria”. Il lavoro del teologo è, infatti, finalizzato “alla crescita della fede nel popolo di Dio” e “alla missione evangelizzatrice della Chiesa”. Il teologo è anche “servitore della gioia cristiana”, sottolinea il messaggio della Commissione Teologica Internazionale, che cita anche San Tommaso d’Aquino e Sant’Agostino. Fine ultimo della fede non può essere che Dio soltanto: “Credere in Dio” è il “tratto costitutivo essenziale del dinamismo della fede”. Il credente, quindi, nella sua personale adesione di fede alla Parola di Dio, è attratto sovranamente da quel “Bene assoluto che è la beata Trinità” ed è proprio il desiderio della beatitudine, radicato nel più profondo di noi stessi, che mette lo spirito umano in tensione per condurlo all’abbandono di tutta la sua vita a Dio. In questo senso, conclude il messaggio, si può dire con verità che la fede e la stessa teologia, come scientia fidei, procura a tutti gli "innamorati della bellezza spirituale" una "reale pregustazione della gioia eterna”.

Radio Vaticana

MESSAGGIO DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE

Il Papa: effetti della crisi economica colpiscono il fondamentale diritto di ogni persona ad una nutrizione sufficiente e sana, aggravando specialmente la povertà e il sottosviluppo. Soluzioni condivise contro la malnutrizione, sostegno alle cooperative

Gli effetti della crisi economica colpiscono sempre più bisogni primari e, tra questi, anche “il fondamentale diritto di ogni persona a una nutrizione sufficiente e sana, aggravando specialmente la situazione di quanti vivono in condizioni di povertà e sottosviluppo”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio al direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, in occasione dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione, incentrata sul tema “Le cooperative agricole nutrono il mondo”. Il contesto attuale, sottolinea il Papa, "richiama le istituzioni nazionali e internazionali all’impegno per liberare l’umanità dalla fame attraverso lo sviluppo agricolo e la crescita delle comunità rurali". “Sulla malnutrizione – si legge nel messaggio – pesano un graduale disimpegno e un’eccessiva competitività che rischiano di far dimenticare come solo soluzioni comuni e condivise sono in grado di dare risposte adeguate alle attese di persone e di popoli”. Non si tratta “solo di dare sostegno alle cooperative quali espressione di una diversa forma di organizzazione economica e sociale, ma di considerarle un vero strumento dell’azione internazionale”. “L’esperienza realizzata in tanti Paesi – ricorda il Papa - mostra, infatti, che le cooperative, oltre a dare impulso al lavoro agricolo sono un modo per consentire agli agricoltori e alle popolazioni rurali di intervenire nei momenti decisionali e insieme uno strumento efficace per realizzare quello sviluppo integrale di cui la persona è fondamento e fine”. “Garantire la libertà dalla fame – prosegue il Santo Padre – significa essere consapevoli che l’attività delle istituzioni e l’apporto di uomini e donne impegnati può raggiungere adeguati risultati solo mediante azioni e strutture ispirate dalla solidarietà e orientate alla partecipazione”. Dando la dovuta priorità alla dimensione umana, le cooperative possono superare il profilo esclusivamente tecnico del lavoro agricolo: “Ne rivalutano la centralità nell’attività economica e così – scrive il Pontefice – favoriscono risposte adeguate alle reali necessità locali”. La Chiesa Cattolica, conclude Benedetto XVI, considera anche il lavoro e l’impresa cooperativa “come modi per vivere un’esperienza di unità e di solidarietà capace di superare le differenze e perfino i conflitti sociali fra le persone e fra i diversi gruppi”. “Per questo con il suo insegnamento e la sua azione ha da sempre sostenuto il modello delle cooperative in quanto è convinta che la loro attività non si limita alla sola dimensione economica, ma concorre alla crescita umana, sociale, culturale e morale di quanti ne sono parte e della comunità in cui esse sono inserite”.

Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL SIGNOR JOSÉ GRAZIANO DA SILVA, DIRETTORE GENERALE DELLA F.A.O., IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE 2012

Il Papa: la mia speranza nel fatto che il desiderio, la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire. Il Vangelo di Gesù, la fede in Cristo è semplicemente vera, e la verità non invecchia

"La ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire. Certamente, per un certo tempo, si può dimenticare Dio, accantonarlo, occuparsi di altre cose, ma Dio non scompare mai. E' semplicemente vero quanto dice Sant'Agostino, che noi uomini siamo inquieti finché non abbiamo trovato Dio. Questa inquietudine anche oggi esiste. E' la speranza che l'uomo sempre di nuovo, anche oggi, si ponga in cammino verso questo Dio". Il Papa spiega così "le ragioni della speranza" per la fede al giorno d'oggi nell'intervista originale per il film "Bells of Europe - Campane d'Europa" proiettato ieri al Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. "Il secondo motivo della mia speranza consiste nel fatto che il Vangelo di Gesù Cristo, la fede in Cristo è semplicemente vera. E la verità non invecchia", ha detto ancora il Papa. "Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, irresistibili, ma dopo un certo periodo si consumano, non hanno più la forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Sono particelle di verità, ma alla fine si sono consumate. Invece il Vangelo è vero, e perciò non si consuma mai". Un "terzo motivo empirico" consiste, per Benedetto XVI, nel fatto che "questa inquietudine oggi lavora nella gioventù. I giovani hanno visto tante cose - le offerte delle ideologie e del consumismo - ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza. L'uomo è creato per l'infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino, e così ci sono nuove scoperte della bellezza del cristianesimo". "E' evidente che l'Europa ha anche oggi nel mondo un grande peso sia economico, sia culturale e intellettuale. E, in corrispondenza a questo peso, ha una grande responsabilità. Ma l'Europa deve trovare ancora la sua piena identità per poter parlare e agire secondo la sua responsabilità". "Il problema dell'Europa di trovare la sua identità mi sembra consistere nel fatto che in Europa oggi abbiamo due anime: un'anima è una ragione astratta, anti-storica, che intende dominare tutto perché si sente sopra tutte le culture. Una ragione finalmente arrivata a se stessa che intende emanciparsi da tutte le tradizioni e i valori culturali in favore di un'astratta razionalità. La prima sentenza di Strasburgo sul Crocifisso - ha detto Benedetto XVI - era un esempio di questa ragione astratta che vuole emanciparsi da tutte le tradizioni, dalla storia stessa. Ma così non si può vivere. Per di più, anche la 'ragione pura' è condizionata da una determinata situazione storica, e solo in questo senso può esistere. L'altra anima è quella che possiamo chiamare cristiana, che si apre a tutto quello che è ragionevole, che ha essa stessa creato l'audacia della ragione e la libertà di una ragione critica, ma rimane ancorata alle radici che hanno dato origine a questa Europa, che l'hanno costruita nei grandi valori, nelle grandi intuizioni, nella visione della fede cristiana". Solo in una "sintesi" che tenga conto del cristianesimo "l'Europa - ha detto ancora il Papa - può avere il suo peso nel dialogo interculturale dell'umanità di oggi e di domani, perché una ragione che si è emancipata da tutte le culture non può entrare in un dialogo interculturale. Solo una ragione che ha un'identità storica e morale può anche parlare con gli altri, cercare una interculturalità nella quale tutti possono entrare e trovare una unità fondamentale dei valori che possono aprire le strade al futuro, a un nuovo umanesimo, che deve essere il nostro scopo".

TMNews

"BELLS OF EUROPE – CAMPANE D’EUROPA" - UNA INTERVISTA AL SANTO PADRE SUL CRISTIANESIMO E L’EUROPA

Proiettato nell'Aula sinodale il film 'Campane d’Europa' con un'intervista inedita a Benedetto XVI e alle più importanti autorità religiose, personalità politiche e culturali

A conclusione della dodicesima Congregazione generale di questo pomeriggio, nell’Aula del Sinodo, è stato proiettato per i Padri sinodali e gli altri partecipanti il film “Campane d’Europa - Un viaggio nella fede attraverso l’Europa”. Il film, realizzato dal Centro Televisivo Vaticano con il sostegno di diverse istituzioni, contiene una serie eccezionale di interviste originali con le più importanti autorità religiose delle principali confessioni cristiane, Papa Benedetto XVI, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, il Patriarca di Mosca Kirill, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, il vescovo luterano Huber; e con importanti personalità del mondo della politica e della cultura, Hans-Gert Poettering, già Presidente del Parlamento Europeo, Alexander Adveev, già Ministro della Cultura della Federazione Russa, P. Fr.-X. Dumortier, Rettore della Pontificia Università Gregoriana e il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Si svolge così una riflessione a più voci sulle ragioni della speranza in un futuro comune fra le Chiese cristiane e gli uomini di buona volontà dell'est e dell'ovest, sull'evangelizzazione e la testimonianza cristiana non solo in Europa, ma nel mondo di oggi. La riflessione è accompagnata dal filo conduttore del suono delle campane con i loro rintocchi che giungono dai diversi angoli del continente e dalla musica del grande compositore estone Arvo Pärt. Poiché nel film sono inserite solo brevi parti delle interviste realizzate, che sono molto ampie e costituiscono una grande ricchezza, è stato preparato un fascicolo in cui sono raccolti tutti i testi completi di tali interviste, sia in versione italiana sia in versione inglese. Di questo fascicolo è stato fatto omaggio ai Padri sinodali e gli altri membri del Sinodo. I diritti per la distribuzione del film "Bells of Europe", sia in trasmissione televisiva, sia in home video, appartengono a Rai Cinema, che ha dato un contributo essenziale per la sua realizzazione.

Bollettino del Sinodo dei vescovi

Dodicesima Congregazione generale. Il ruolo primario dei Santi, modelli e testimoni dell’evangelizzazione contemporanea. La questione della famiglia e le Chiese orientali

Ieri pomeriggio, alle 16.30, con la preghiera "Actiones nostras", ha avuto inizio la dodicesima Congregazione generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". È seguito un tempo di interventi liberi. Presidente Delegato di turno il cars. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 19.00 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 249 Padri.
I vescovi hanno riflettuto sul ruolo primario dei Santi, modelli e testimoni dell’evangelizzazione contemporanea. I Santi sono convincenti perché sono coerenti nella vita e nella fede. E la coerenza è la chiave della nuova evangelizzazione. Il Sinodo ha ribaditp che ogni cultura può essere evangelizzata, perché la carità, praticata dai Santi, è compresa da tutti. Soprattutto nell’epoca contemporanea, hanno detto i vescovi, in cui è diffusa una mentalità che disprezza la religione, la considera un ostacolo allo sviluppo e spinge l’uomo all’ateismo mascherato dall’indifferenza e alimentato anche dalle discordie interne alla Chiesa che a volte offre un cattivo esempio. Per la nuova evangelizzazione occorrono, dunque, nuovi evangelizzatori, hanno sostenuto i vescovi, che abbiano una fede retta, pratichino l’arte della preghiera, siano appassionati del Signore, così da non restare al margine delle sfide più urgenti della contemporaneità, come le minacce alla pace o il vilipendio dei diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla vita. In pratica, ha evidenziato il Sinodo, bisogna essere cristiani per convinzione e non per tradizione, offrendo un servizio generoso alla fede in Cristo e partendo dalla conversione personale. Per ottenere questo risultato, i Padri sinodali hanno richiamato l’importanza dell’apostolato biblico, dell’omiletica e della catechesi che devono essere più coinvolgenti e parlare direttamente al cuore dell’uomo, assetato della Parola di Dio ed in cerca di un vero significato per la sua vita. Anche perché, soprattutto in Africa, la nuova evangelizzazione deve fronteggiare le sètte che, con le loro promesse illusorie di salute e successo immediati, provocano una vera emorragia di cristiani dalla Chiesa. Sulla stessa linea, anche il richiamo a rafforzare le parrocchie e a porre maggiore attenzione al linguaggio che viene usato per evangelizzare: se troppo complicato, infatti, esso finirà per allontanare i giovani. Di qui, anche la necessità anche di una formazione spirituale per gli operatori dei media cattolici, soprattutto in un’epoca in cui i mass-media, in genere, mirano a screditare ed indebolire la Chiesa. L’idea di fondo, quindi, è quella di fare ‘gioco di squadra’ tra laici e sacerdoti per annunciare Cristo al mondo. Poi, il Sinodo è tornato a riflettere sulla questione della famiglia, che oggi si trova da sola ad affrontare migrazioni, urbanizzazioni, divorzi, separazioni, infertilità. Essa va invece accompagnata prima e dopo il matrimonio e, in quegli Stati in cui la Costituzione riconosce vari tipi di unioni, la Chiesa ha il diritto di dire il suo no. Infine, l’Assemblea dei vescovi ha guardato alle Chiese orientali come operatrici qualificate della nuova evangelizzazione: messe a dura prova dalle persecuzioni, dall’esodo dei cristiani e nell’esercizio della libertà religiosa, con il loro martirio diventano imprescindibili per ogni azione evangelizzatrice. I cristiani orientali, è stato questo l’auspicio del Sinodo, non siano pensati come una minoranza, bensì come una presenza di lievito evangelico.

Radio Vaticana

DODICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

Anno della fede. On line il sito della Campagna di preghiera per l’Evangelizzazione del mondo allestito da 'Propaganda Fide' e dalle Pontificie Opere Missionarie

E’ on line il sito della Campagna di preghiera per l’Evangelizzazione del mondo allestito dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e dalle Pontificie Opere Missionarie, in particolare dalla Pontificia Unione Missionaria. Il Santo Padre Benedetto XVI ricevendo in udienza l’11 maggio scorso i direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, a Roma per l’Assemblea annuale del Consiglio Superiore, aveva sottolineato: “La missione oggi ha bisogno di rinnovare la fiducia nell’azione di Dio; ha bisogno di una preghiera più intensa perché venga il suo Regno, perché sia fatta la sua volontà come in Cielo, così in terra...Sono pertanto ben lieto di incoraggiare il progetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie, in sostegno all’Anno della fede. Tale progetto prevede una campagna mondiale, che, attraverso la preghiera del Santo Rosario, accompagni l’opera di evangelizzazione nel mondo e per tanti battezzati la riscoperta e l’approfondimento della fede”. Il sito, ancora in fase di completamento, è in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo) e si articola in diverse sezioni: Preghiera per l’Evangelizzazione, Preghiera del cuore, Preghiera Mariana, Intenzioni di preghiera, Contributi dal mondo. Viene anche riportata una intervista al card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in occasione della sua recente visita pastorale nella Repubblica democratica del Congo, aveva illustrato l’iniziativa: “Nell'Anno della fede ci saranno molti programmi di approfondimento teologico in tutto il mondo, a partire da Roma fino ad ogni diocesi. La Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli ha ritenuto che tutte queste attività dell'Anno della fede debbano essere sostenute da un'iniziativa silenziosa fondamentale, che non è altro che il Rosario per l’Evangelizzazione durante l'Anno della fede. Questa iniziativa impegna ogni persona a sostenere di giorno in giorno l'evangelizzazione dei popoli che non conoscono la fede, quelli che la rifiutano e/o coloro che l'hanno perduta”.

Fides

www.ppoomm.va/evangelizzazione/index.html

Mons. Dal Covolo: grazie alle testimonianze e ai documenti medici raccolti la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta a Giovanni Paolo I. Entro poco tempo sarà Beato

"Vengono fuori delle novità interessanti, emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta". È quanto dice mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di Beatificazione di Giovanni Paolo I (nella foto con l'allora card. Ratzinger), in un’intervista a Tgcom24 sulla figura di Papa Luciani, scomparso dopo soli 33 giorni di Pontificato, di cui domani, 17 ottobre, ricorrerà il centenario della nascita. Proprio mercoledì, mons. Dal Covolo consegnerà al prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, card. Angelo Amato, una prima parte della “positio”, ovvero di tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul presunto miracolo compiuto da Giovanni Paolo I. "Il giorno 17 consegneremo la 'positio' - dice il postulatore nell’intervista -, da lì riprenderà il processo sul miracolo e sono convinto che entro poco tempo, non sappiamo di preciso ancora quanto, il Papa sarà Beato. Tutto è appeso a fili molto sottili, bisogna esser prudenti!". "Papa Benedetto XVI che ho incontrato qualche settimana fa - aggiunge mons. Dal Covolo - mi ha confermato di esser molto contento per questo passo in avanti verso la beatificazione e mi ha invitato alla prudenza. Lui sostiene con forza questa causa, con affetto e attenzione. Ha dato una benedizione speciale".

Vatican Insider

C’è la conferma, Papa Luciani non fu ucciso:A Tgcom24 parla Mons. Enrico dal Covolo