mercoledì 2 novembre 2011

Nel pomeriggio la preghiera di Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane sulle tombe dei Papi

Nello spirito che caratterizza la ricorrenza del 2 novembre, Benedetto XVI si è recato nel pomeriggio di oggi nelle Grotte Vaticane per pregare come di consueto in privato in suffragio dei Sommi Pontefici sepolti sotto la Basilica e in memoria di tutti i defunti. Domani, alle 11.30, il Papa presiederà la Santa Messa all’Altare della Cattedra in San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi scomparsi nel corso dell’anno.

Radio Vaticana

Il dissenso interno della Fraternità San Pio X sul 'Preambolo dottrinale' del Vaticano. Il superiore inglese parla dell'incontro dei vertici ad Albano

Ancora nessuna notizia dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, chiamata ormai a dare una risposta dopo aver ricevuto dalla commissione Ecclesia Dei lo scorso 14 settembre il testo di un “preambolo dottrinale” da sottoscrivere, che chiede loro di fare la professione di fede prevista per chiunque assuma un incarico ecclesiastico. Ma qualcosa comincia a filtrare sulla riunione dei superiori della Fraternità che si è tenuta il 7 e l’8 ottobre scorsi ad Albano Laziale. Ne parla il superiore dei lefebvriani del Regno Unito, padre Paul Morgan, in una lettera contenuta nel bollettino di novembre, inviato ieri ai fedeli. Padre Morgan racconta che durante la riunione di Albano è stata presentata una sintesi dei contatti avuti dalla Fraternità con le autorità della Santa Sede dal 1987 a oggi, insieme a un riassunto dei colloqui dottrinali avvenuti negli ultimi mesi. Inoltre vi è stata "un'esposizione orale del preambolo dottrinale". In pratica, a leggere Morgan, mons. Bernard Fellay, superiore della Fraternità, non ha consegnato il testo scritto che ha ricevuto dal Vaticano, ma si è limitato ad esporlo, evidentemente per evitare fughe interessate di notizie. Il responsabile dei lefebvriani inglesi continua: "Per quanto concerne i colloqui dottrinali, è spiacevole notare come la commissione romana abbia mancato di riconoscete la frattura esistente tra gli insegnamenti tradizionali e quelli conciliari. Insistendo invece sull’ermeneutica della continuità… e sostenendo che i nuovi insegnamenti includono e sviluppano i vecchi". A sorprendere di più, in realtà, è la sorpresa di padre Morgan: l’ermeneutica della continuità nella riforma, cioè l’inserimento del Vaticano II nella storia dei Concili e la sua lettura alla luce della tradizione precedente pur nello sviluppo e nell’aggiornamento, rappresenta la chiave proposta da Benedetto XVI. Difficile anche soltanto immaginare che i suoi più stretti collaboratori alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Levada e mons. Guido Pozzo, dialogando con la San Pio X, ne avessero proposta una diversa. Nella lettera del superiore inglese si legge ancora: "È stato interessante apprendere che l’incontro del 14 settembre non ha riguardato i colloqui dottrinali, ma è stato invece dedicato a esplorare possibili soluzioni pratiche per la sistemazione canonica". "Non è una sorpresa apprendere – scrive ancora padre Morgan – che la base dottrinale proposta per ogni accordo canonico contiene elementi che la Fraternità San Pio X ha sempre rifiutato, compreso l’accettazione della nuova Messa e del Vaticano II come formulato nel Nuovo Catechismo. Inoltre il documento stesso dà l’impressione che non via sia crisi nella Chiesa…". Insomma, un giudizio negativo sul testo partorito alla fine dei colloqui dalle autorità vaticane. Il superiore della Fraternità del Regno Unito aggiunge che alcuni partecipanti hanno trovato il preambolo dottrinale "chiaramente inaccettabile e che non è arrivato il momento per perseguire un accordo concreto, fintanto che le questioni dottrinali rimangono in sospeso. È stato inoltre deciso che la San Pio X deve continuare il suo lavoro di insistere su questioni dottrinali in eventuali contatti con le autorità romane". Un rifiuto su tutta la linea, dunque. Al bollettino di padre Morgan è sembrato rispondere tempestivamente uno stringato comunicato diffuso questo pomeriggio dalla Casa Generalizia della Fraternità San Pio X, nel quale si ricorda che dopo la riunione dei superiori tenutasi il 7 ottobre ad Albano, sono apparsi diversi commenti sulla stampa. Ma si ricorda anche che "solo la Casa Generalizia è abilitata a esprimere un comunicato ufficiale o un commento autorizzato sull’argomento". In altre parole, padre Morgan parla a titolo personale. Non c’è dubbio però che questi commenti indichino le difficoltà e le contestazioni a cui è sottoposto monsignor Fellay in questo momento. Secondo alcune indiscrezioni, un dissenso rispetto al preambolo dottrinale e all’accordo proposto dalla Santa Sede sarebbe stato espresso dagli altri due vescovi lefebvriani presenti ad Albano, Tissier de Mallerais e Alfonso de Gallareta. Il quarto, Richard Williamson, su posizioni ancora meno propense all’accordo, non era presente all’incontro.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Benedetto XVI: G20 aiuti a superare le difficoltà che a livello mondiale ostacolano la promozione di uno sviluppo autenticamente umano e integrale



Appello del Papa per la riuscita del vertice di Capi di Stato o di Governo del G-20 di Cannes. "Domani e dopodomani - ha detto questa mattina a conclusione dell'Udienza generale nell'Aula Paolo VI in Vaticano - i Capi di Stato e di Governo del G20 si riuniranno a Cannes, per esaminare le principali problematiche connesse con l'economia globale. Auspico - ha detto Benedetto XVI - che l'incontro aiuti a superare le difficoltà che, a livello mondiale, ostacolano la promozione di uno sviluppo autenticamente umano e integrale".

TMNews

Il Papa: fede nella vita eterna dà al cristiano coraggio di amare ancora più intensamente. L’uomo ha bisogno di eternità, troppo breve ogni speranza

Udienza Generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sull’odierna Commemorazione di tutti i fedeli defunti e sulla realtà della morte.
“In questi giorni - ha esordito Benedetto XVI - ci si reca al cimitero per pregare per le persone care che ci hanno lasciato, quasi un andare a visitarle per esprimere loro, ancora una volta, il nostro affetto, per sentirle ancora vicine. Da sempre l’uomo si è preoccupato dei suoi morti e ha cercato di dare loro una sorta di seconda vita attraverso l’attenzione, la cura, l’affetto. In un certo modo si vuole conservare la loro esperienza di vita; e, paradossalmente, come essi hanno vissuto, che cosa hanno amato, che cosa hanno temuto, che cosa hanno sperato e che cosa hanno detestato, noi lo sco­priamo proprio dalle tombe, davanti alle quali si affollano ricordi. Esse sono quasi uno specchio del loro mondo”. “Nonostante la morte sia spesso un tema quasi proibito nella nostra società, e vi sia il tentativo continuo di levare dalla nostra mente il solo pensiero della morte, essa riguarda ciascuno di noi, riguarda l’uomo di ogni tempo e di ogni spazio”, ha affermato il Santo Padre, secondo il quale “davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti a sperare, un segnale che ci dia consolazione, che si apra qualche orizzonte, che offra ancora un futuro”. In questa prospettiva, “la strada della morte è una via della speranza e percorrere i nostri cimiteri, come pure leggere le scritte sulle tombe è compiere un cammino segnato dalla speranza di eternità”. “Abbiamo timore davanti alla morte perché abbiamo paura del nulla, di questo partire verso qualcosa che non conosciamo, che ci è igno­to”, ha affermato Benedetto XVI rispondendo alla domanda centrale della catechesi: “Perché proviamo timore davanti alla morte? Perché l’umanità, in una sua larga parte, mai si è rassegnata a credere che al di là di essa non vi sia semplicemente il nulla?”. “C’è in noi un senso di rifiuto – ha proseguito - perché non possiamo accettare che tutto ciò che di bello e di grande è stato realizzato durante un’intera esistenza, venga improvvisamente cancellato, cada nell’abisso del nulla”. Soprattutto, “sentiamo che l’amore richiama e chiede eternità e non è possibile accettare che esso venga distrutto dalla morte in un solo momento”. Ancora, "abbiamo timore davanti alla morte perché, quando ci troviamo verso la fine dell'esistenza, c'è la percezione che vi sia un giudizio sulle nostre azioni, su come abbiamo condotto la nostra vita, soprattutto su quei punti d'ombra che, con abilità, sappiamo spesso rimuovere o tentiamo di rimuovere dalla nostra coscienza". “Proprio la questione del giudizio è spesso sottesa alla cura dell’uomo di tutti i tempi per i defunti, all’attenzione verso le persone che sono state significative per lui e che non gli sono più accanto”. Per Benedetto XVI, "in un certo senso i gesti di affetto e amore che circondano il defunto sono un modo di proteggerlo nella convinzione che essi non rimangano senza effetto nel giudizio. Questo lo possiamo cogliere nella maggior parte delle culture che caratterizzano la storia dell’uomo". Il mondo di oggi, ha poi detto il Papa, "è diventato apparentemente più razionale, o meglio, si è diffusa la tendenza a pensare che ogni realtà debba essere affrontata con i criteri della scienza sperimentale e che anche alla questione della morte si debba rispondere non con la fede ma con le scienze sperimentabili. Proprio in questo modo si è tuttavia finiti di cadere in una forma di spiritismo, in tentativi di avere qualche contato con il mondo al di la morte, quasi immaginando una realtà che sarebbe una copia di quella presente". Ecco dunque, ha chiarito il Papa, la verità che la Chiesa vive e testimonia celebrando i Santi e commemorando i defunti, sulla scia della risurrezione di Gesù che ha aperto all’uomo “le porte dell’eternità”: “Solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio”, che “è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: ‘Io so­no la risurrezione e la vita’”. “Dio si è mostrato, è diventato accessibile, ha tanto amato il mondo - ha affermato Benedetto XVI citando il Vangelo di Giovanni - da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna e nel supremo atto di amore della Croce, immergendosi nell’abisso della morte, l’ha vinta, è risorto ed ha aperto anche a noi le porte dell’eternità”. “Cristo ci sostiene attraverso la notte della morte che gli stesso ha at­traversato”, ha continuato il Papa: “E' il Buon Pastore, alla cui guida ci si può affidare sen­za alcuna paura, poiché egli conosce bene la strada, anche attra­verso l’oscurità”. “Nel recarci ai cimiteri a pregare con affetto e con amore per i nostri defunti, siamo invitati”, ha concluso Benedetto XVI, “a rinnovare con coraggio e con forza la nostra fede nella vita eterna, anzi a vivere con questa grande speranza e testimoniarla al mondo: dietro il presente non c’è il nulla. E proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio di amare ancora più intensamente questa nostra terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza”.

SIR, TMNews, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa