domenica 16 settembre 2012

Benedetto XVI è rientrato a Roma, concluso il viaggio apostolico in Libano. Il telegramma ai capi di Stato e la risposta del presidente Napolitano

Concluso il viaggio apostolico di tre giorni in Libano, Papa Benedetto XVI ha fatto rientro a Roma. L'aereo, un Airbus della compagnia libanese Mea, con a bordo il Pontefice insieme con la delegazione pontificia e i giornalisti al seguito, è atterrato all'aeroporto di Ciampino intorno alle 21.34. Dallo scalo romano il Papa ha raggiunto la Santa Sede con un'auto del Vaticano. Nel suo viaggio di ritorno il Papa ha inviato dei messaggi augurali ai presidenti dei Paesi sorvolati, Libano, Cipro, Grecia e Italia, invocando le benedizioni di Dio su questi popoli. “Ho avuto la gioia – scrive Benedetto XVI - di incontrare i cattolici libanesi e del Medio Oriente, gli altri cristiani, i rappresentanti delle diverse comunità religiose, gli esponenti della società civile e istituzionale, esortando tutti alla riconciliazione e al dialogo costruttivo”. In un messaggio di risposta, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha sottolineato che il viaggio del Papa in Libano "ha rappresentato un alto incoraggiamento per le popolazioni incontrate e per l'intera regione, dalla storia così travagliata, ispirando un rinnovato anelito al dialogo tra cristiani e musulmani e alla tutela della libertà religiosa in tutto il Medio Oriente”.

Tgcom2, Radio Vaticana

VIAGGIO APOSTOLICO IN LIBANO (XI)

Messaggio del presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI al rientro dal viaggio apostolico in Libano

Il presidente della Repubblica al Papa: ha ravvivato la fiamma della speranza nel cuore dei credenti del Libano, del Medio Oriente e della diaspora

È con gratitudine e con l’impegno a fare del Libano sempre più una terra di pace e di dialogo che il presidente libanese Michel Sleiman ha salutato il Papa al momento del congedo. È stato un viaggio, ha detto, che "ha affrontato l’essenza" delle questioni essenziali per il Libano, auspicando "che giustizia, pace e tutti gli elementi essenziali per il progresso prevalgano nell’interezza del Medio Oriente, nell’ambito della libertà e del rispetto dei diritti e della dignità dell’uomo". Il presidente ha assicurato al Papa che "il Libano resterà fedele ai solidi rapporti con la Santa Sede" così come anche "al suo ruolo e alla sua missione, sempre attaccato alle sue origini spirituali e religiose che rappresentano una parte fondamentale del suo patrimonio, della sua storia e della sua civiltà". Per consolidare questa prospettiva il presidente ha riconosciuto l’importanza di far riferimento alle indicazioni dell’Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", "una nuova speranza per il Libano, nel campo della riforma politica, economica e sociale e nel campo del progresso spirituale", con una particolare attenzione alla formazione delle nuove generazioni. Tutto ciò comporta, ha detto il presidente, un cammino "verso l’orizzonte del perdono, della solidarietà sociale, del rispetto profondo per gli altri e per le loro differenze, del rifiuto dei disordini e della violenza, e della realizzazione di una pace, maturata nel cuore, secondo lo stile di vita dei popoli della regione". "Siamo consapevoli - ha affermato il presidente libanese - che lo sviluppo, sia in Oriente che in Occidente, è possibile solo con la pace. E una vera pace si raggiunge solo attraverso la giustizia e il rispetto dei diritti dell’uomo, mentre però il sangue scorre intorno a noi, e in molte parti del mondo, e la dignità dell’uomo è offesa quotidianamente". E i movimenti che si sono registrati nel mondo arabo, ha detto, portano "una speranza di riforma, di libertà e di democrazia", nonostante ci sia ancora l’ostacolo della violenza. Con il suo viaggio il Papa "ha ravvivato la fiamma di speranza nel cuore dei credenti del Libano, del Medio Oriente e della diaspora. Ha posto nelle nostre mani e nelle mani della Chiesa la responsabilità di realizzare le aspirazioni del nostro popolo, per piantarle in un terreno arabile nel quale lo spirito della solidarietà e della giustizia cresca e porti frutto". Infine, il presidente ha concluso il suo discorso rinnovando al Pontefice l’impegno risoluto "a mantenere il Libano esemplare per il dialogo, l’apertura e la partecipazione equilibrata del popolo nella gestione degli affari pubblici. Ci impegneremo a mantenere il Libano testimone della verità e della coesistenza".

L'Osservatore Romano

Il Papa: Dio benedica il Libano e il Medio Oriente. Non cessi di attirarli a sé per donare loro la vita eterna! Li colmi di gioia, di pace e luce!

All’aeroporto internazionale "Rafiq Hariri" di Beirut ha avuto luogo la cerimonia di congedo dal Libano, alla presenza del presidente della Repubblica Michel Sleiman, dei Presidenti del Parlamento e del Consiglio dei Ministri, dei Patriarchi cattolici, di alcuni vescovi libanesi, delle Autorità politiche e civili e di un gruppo di fedeli. Il Santo Padre è stato accolto, nella Sala d’Onore, dal presidente Suleiman e dalla sua consorte. Dopo l'esecuzione degli Inni e il discorso del presidente, il Papa ha preso la parola.
“Giunto il momento della partenza, è con rammarico che lascio il caro Libano”, ha esordito. Il Papa ha rivolto i suoi ringraziamenti: innanzitutto al presidente della Repubblica, Michel Suleiman, “per aver favorito”, insieme con il Governo, “l’organizzazione dei diversi eventi” che hanno segnato la presenza del Pontefice, “assecondata in modo rimarchevole dall’efficienza dei vari servizi della Repubblica e del settore privato”. Ringraziamenti anche al patriarca Bechara Boutros Rai e a tutti i patriarchi presenti, come pure ai vescovi orientali e latini, ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai fedeli che sono andati a ricevere il Santo Padre: “Avete ricevuto Pietro con la cordialità che caratterizza le vostre Chiese e la vostra cultura”. Benedetto XVI ha quindi ringraziato "l'intero popolo libanese che forma un ricco e bel mosaico e che ha saputo manifestare al Successore di Pietro il proprio entusiasmo, con l'apporto multiforme e specifico di ogni comunità. Ringrazio cordialmente le venerabili Chiese sorelle e le comunità protestanti. Ringrazio particolarmente i rappresentanti delle comunità musulmane. Durante tutto il mio soggiorno, ho potuto constatare quanto la vostra presenza ha contribuito alla riuscita del mio Viaggio. Il mondo arabo e il mondo intero avranno visto, in questi tempi agitati, dei cristiani e dei musulmani riuniti per celebrare la pace". "E' tradizionale in Medio Oriente ricevere l'ospite di passaggio con attenzione e rispetto, e voi l'avete fatto. Ne sono grato a tutti voi. Ma all'attenzione e al rispetto avete aggiunto un complemento; lo si può paragonare ad una di quelle famose spezie orientali che arricchisce il sapore delle vivande: il vostro calore e il vostro cuore, che mi hanno dato - ha sottolineato il Papa - il desiderio di ritornare. Ve ne ringrazio in modo particolare. Dio vi benedica per questo!". “Durante il mio troppo breve soggiorno, motivato principalmente dalla firma e dalla consegna dell’Esortazione apostolica 'Ecclesia in Medio Oriente', ho potuto incontrare le diverse componenti della vostra società – ha ricordato il Santo Padre -. Vi sono stati momenti più ufficiali, altri più intimi, momenti di alta intensità religiosa e di fervida preghiera e altri ancora, segnati dall’entusiasmo della gioventù. Rendo grazie a Dio per queste occasioni che ha permesso, per gli incontri qualificati che ho potuto avere, e per la preghiera fatta da tutti e per tutti in Libano e in Medio Oriente, qualunque sia l’origine o la confessione religiosa di ciascuno”. Benedetto XVI ha poi rammentato la costruzione del Tempio da parte di Salomone e il legno proveniente dai cedri del Libano “Legname di cedro arredavano l’interno del Tempio e recavano ghirlande di fiori scolpiti”. Dunque, “il Libano era presente nel santuario di Dio”. Di qui l’auspicio: “Possano il Libano di oggi, i suoi abitanti, continuare ad essere presenti nel santuario di Dio! Possa il Libano continuare ad essere uno spazio in cui gli uomini e le donne vivano in armonia e in pace gli uni con gli altri per offrire al mondo non solo la testimonianza dell’esistenza di Dio, primo tema del Sinodo trascorso, ma ugualmente quella della comunione tra gli uomini, secondo tema dello stesso Sinodo, qualunque sia la loro sensibilità politica, comunitaria e religiosa!”. “Prego Dio per il Libano – ha continuato il Papa -, affinché viva in pace e resista con coraggio a tutto ciò che potrebbe distruggerla o minacciarla. Auguro al Libano di continuare a permettere la pluralità delle tradizioni religiose e a non ascoltare la voce di coloro che vogliono impedirla". "Auguro al Libano di rafforzare la comunione fra tutti i suoi abitanti, qualunque sia la loro comunità e la loro religione, rifiutando in modo risoluto tutto ciò che potrebbe condurre alla disunione, e scegliendo con determinazione la fraternità. Questi sono fiori graditi a Dio, virtù che sono possibili e che converrebbe consolidare radicandole maggiormente”. Per il Pontefice, “la Vergine Maria, venerata con devozione e tenerezza dai fedeli delle confessioni religiose presenti qui, è un modello sicuro per proseguire con speranza sulla via di una fraternità vissuta ed autentica”. Il Libano “l’ha ben compreso proclamando, qualche tempo fa, il 25 marzo come giorno festivo, permettendo così a tutti i suoi abitanti di poter vivere maggiormente la loro unità nella serenità. Che la Vergine Maria, i cui antichi santuari sono così numerosi nel vostro Paese, continui ad accompagnarvi e ad ispirarvi!”. "Dio benedica il Libano e tutti i libanesi. Non cessi di attirarli a sé per donare loro la vita eterna! Li colmi della sua gioia, della sua pace e della sua luce! Dio benedica tutto il Medio Oriente!". "Su ciascuno e ciascuna di voi - ha detto Benedetto XVI - invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine. E infine, in arabo, ha detto "Dio vi benedica tutti": "Le yo barek al-Rab jami'a kom!".
Dall'Aeroporto internazionale "Rafiq Hariri" di Beirut, l'aereo della MEA (A320) che porta il Papa a Ciampino è decollato alle 18.30, aerostazione romana dove l'arrivo è previsto dopo 3 ore e 40 minuti di volo (2.196 km).

SIR, TMNews, Il Sismografo

CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE "RAFIQ HARIRI" DI BEIRUT - il testo integrale del discorso del Papa

Breve visita al Monastero delle monache carmelitane di Theotókos per l’Unità. Il Papa benedice la prima pietra di un nuovo convento in Libano

Benedetto XVI, lungo il tragitto dal Patriarcato siro-cattolico all’aeroporto internazionale "Rafiq Hariri" , si è fermato per una breve visita al Monastero delle monache carmelitane di Theotókos per l’Unità. Il Papa è stato accolto dalla superiora, madre Teresa de Jesus, spagnola, ultranovantenne, una delle tre fondatrici del convento fondato 50 anni fa. Quindi ha sostato in preghiera nella cappella e ha ascoltato un breve canto delle religiose. Ha poi impartito la propria benedizione e ha donato un mosaico raffigurante una Madonna con Bambino. Infine, ha benedetto la prima pietra per il nuovo convento che sarà fondato a Cana in Libano.

Radio Vaticana

Il Papa: sempre più urgente che i cristiani diano testimonianza autentica della loro unità, affinché il mondo creda nel suo messaggio d'amore e pace

Nel pomeriggio, dopo essersi congedato dalla Nunziatura Apostolica di Harissa, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in auto al Patriarcato Siro-Cattolico di Charfet per l’incontro ecumenico. Al auo arrivo, il Papa è stato accolto dal patriarca di Antiochia dei Siri, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, e dal superiore della Casa. All’esterno del Patriarcato erano raccolti i vescovi del Sinodo siro-cattolico, riunito in concomitanza con il Viaggio Apostolico, i Padri della comunità e i seminaristi di Charfet. L’incontro ecumenico ha avuto luogo nel Salone d’onore del Patriarcato, dove si trovavano riuniti i patriarchi ortodossi, i rappresentanti delle Confessioni protestanti del Libano ed i patriarchi cattolici del Libano. Il patriarca siro-cattolico, dopo brevi parole introduttive, ha presentato individualmente al Santo Padre i partecipanti all’incontro. A ciascuno, il Papa ha consegnato una copia dell’Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Medio Oriente".
All'inizio del suo discorso Benedetto XVI ha salutato “la testimonianza di fede resa dalla Chiesa Siriaca di Antiochia nel corso della sua gloriosa storia, testimonianza di amore ardente per Cristo che le ha fatto scrivere, fino ai nostri giorni, pagine eroiche per rimanere fedele alla sua fede fino al martirio. La incoraggio – ha detto - ad essere per i popoli della regione segno della pace che viene da Dio e luce che fa vivere la loro speranza”. "Il nostro incontro di questa sera - ha affermato il Pontefice - è un segno eloquente del nostro desiderio profondo di rispondere all’appello del Signore Gesù: 'Perché tutti siano una sola cosa'. In questi tempi instabili ed inclini alla violenza, che conosce la vostra regione, è sempre più urgente che i discepoli di Cristo diano una testimonianza autentica della loro unità, affinché il mondo creda nel suo messaggio d’amore, di pace e di riconciliazione”: è questo il messaggio, ha detto il Papa, “che tutti i cristiani e noi in particolare abbiamo ricevuto la missione di trasmettere al mondo, e che acquista un valore inestimabile nell’attuale contesto del Medio Oriente”. "Lavoriamo senza sosta – ha proseguito - affinché il nostro amore per Cristo ci conduca poco a poco verso la piena comunione tra di noi. Perciò, attraverso la preghiera e l’impegno comune, dobbiamo ritornare continuamente al nostro unico Signore e Salvatore”. Concludendo il suo discorso, il Papa ha affidato alla Vergine Maria le varie comunità cristiane della regione: “Ella implori per noi il suo Figlio divino affinché siamo liberati da ogni male e da ogni violenza, e questa regione del Medio Oriente conosca infine il tempo della riconciliazione e della pace”.

Radio Vaticana

INCONTRO ECUMENICO NEL PATRIARCATO SIRO-CATTOLICO DI CHARFET - il testo integrale del discorso del Papa

Lombardi: bilancio del viaggio assolutamente positivo, il Papa ben accolto e compreso da tutti. Speriamo che le sue parole portino frutti di pace

Il bilancio del viaggio del Papa in Libano, che è iniziato venerdì e si conclude oggi, è "assolutamente positivo", secondo il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che in un briefing a Beirut ha parlato di "giornate storiche" e di una "accoglienza meravigliosa" riservata a Benedetto XVI. "Il Papa ha fatto il suo servizio per il Libano - ha detto il gesuita incontrando la stampa internazionale all'hotel Phoenicia - e per la sua armonia, la convivenza tra componenti diversi, la pace. E' stato un pellegrino di pace. E' stato bene accolto e ben compreso da tutti. Vi è stata un'atmosfera di pace che ha rappresentato un contrasto piuttosto importante rispetto a ciò che è accaduto nella regione come abbiamo sentito attraverso le notizie. Il Papa ha portato parole di speranza e speriamo che vengano ascoltate anche oltre il Libano perché era un messaggio diretto a tutta la regione. Speriamo che le sue parole portino frutti di pace". Al briefing è intervenuto anche mons. Louis Sako di Kirkuk (Iraq) per sottolineare che "è tempo di levare le barriere che ci sono tra noi, tra cristiani e cristiani e tra cristiani e musulmani. I musulmani non sono violenti e molti hanno condannato le violenze che vi sono state. Quanto ai cristiani, essere separati tra noi è una debolezza ed è una contro-testimonianza".

TMNews

Primo bilancio di padre Lombardi: il viaggio in Libano, un grande successo spirituale e umano

Pranzo nella Nunziatura ad Harissa. Il nunzio a Benedetto XVI: certamente un’eredità importante e sarà una fonte di ispirazione per gli anni a venire

Il Papa ha pranzato oggi presso la Nunziatura Apostolica ad Harissa con i vescovi libanesi e il seguito. Nell’occasione il nunzio in Libano, mons. Gabriele Caccia, ha rivolto il suo grazie a Benedetto XVI, a nome di tutto il Libano e di tutta la Chiesa locale, per questo viaggio. “Siamo commossi - ha detto - di vedere Pietro tornare in questi luoghi per confermare nella fede, come Lei ha fatto in questi giorni, per dare una nuova speranza ai cristiani che hanno vissuto qui in questi due millenni - perché il cristianesimo è nato qui - dando la loro testimonianza non solo con opere di bene, di carità, ma anche con il sangue. È una terra di martiri, una terra di monaci, una terra di eremiti, una terra di grandi pastori, di patriarchi e questa fiaccola del Vangelo non si è mai spenta: di generazione in generazione è stata passata a tutti i discepoli del Signore. Quindi Lei con la Sua venuta ha rinnovato questa consapevolezza del dono grande che abbiamo ricevuto e ci incoraggia ad essere fedeli alla nostra vocazione”. Mons. Caccia ha ringraziato il Papa soprattutto “perché in un momento così difficile - la guerra a pochi chilometri da noi in un Medio Oriente percorso da una forte tensione e divisione politica - sfidando anche la ragionevolezza dei grandi, ha voluto fare sentire con la sua visita la presenza della Chiesa soprattutto là dove c’è più bisogno. È venuto – ha proseguito - come pellegrino di pace: ‘La mia pace sia con voi’ era il motto di questo viaggio e la Sua venuta, devo dire, ha permesso anche al Libano di potere rimanere un po’ al riparo da quanto sta succedendo nella vicina Siria, di evitare di ripetere la triste esperienza della divisione confessionale”. “Questo viaggio – ha detto il nunzio - sarà certamente un’eredità importante e sarà una fonte di ispirazione per gli anni a venire. Può contare sempre sulla nostra fedeltà e anche sulla nostra preghiera. La cosa più bella di questa preparazione, oltre a tutto quello che ha visto e che tutti noi abbiamo visto, è stata questa preparazione silenziosa, queste novene nelle parrocchie, queste processioni e soprattutto nei monasteri. Io, a nome anche di tutta la Chiesa libanese, dico: ‘Si senta riconfortato nella Sua missione perché anche noi siamo con Lei’. Grazie di cuore, Santità!”. Tra i doni presentati al Papa prima del pranzo, c'era anche un cd dal titolo "Libano Terra di Santi". Lo ha realizzato il Vatican Service News in collaborazione con la postulazione dell'Ordine Libanese Maronita e con la regia di mons. Jarek Cielecki. L'iniziativa è stata sponsorizzata dall'Università Santo Spirito di Kaslik, importante istituzione culturale cattolica del Libano.

Radio Vaticana, Agi

Il Papa: possa Dio concedere al Libano, alla Siria e al Medio Oriente la pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza!

Prima di concludere la Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI ha guidato la recita dell’Angelus con i fedeli convenuti nel City Center Waterfront di Beirut. A “Maria, la Madre di Dio, Nostra Signora del Libano, intorno alla quale si riuniscono cristiani e musulmani”, ha detto il Papa, “domandiamo di intercedere presso il suo Figlio divino per voi e, in modo particolare, per gli abitanti della Siria e dei Paesi vicini implorando il dono della pace”. “Voi – ha osservato - conoscete bene la tragedia dei conflitti e della violenza che genera tante sofferenze. Purtroppo, il fragore delle armi continua a farsi sentire, come pure il grido delle vedove e degli orfani! La violenza e l’odio invadono le strade, e le donne e i bambini ne sono le prime vittime”. Di fronte a “tanti orrori” e “tanti morti”, il Pontefice ha fatto “appello alla comunità internazionale” e “ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!”. “Chi vuole costruire la pace – ha sottolineato il Santo Padre - deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità”. Di qui l’auspicio: “Possa Dio concedere al vostro Paese, alla Siria e al Medio Oriente il dono della pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza! Possano gli uomini comprendere che sono tutti fratelli! Maria, che è nostra Madre, comprende la nostra preoccupazione e le nostre necessità”. “Con i patriarchi e i vescovi presenti – ha concluso -, pongo il Medio Oriente sotto la sua materna protezione. Che possiamo, con l’aiuto di Dio, convertirci per lavorare con ardore alla costruzione della pace necessaria ad una vita armoniosa tra fratelli, qualunque sia l’origine e la convinzione religiosa”.
Conclusa la recita dell’Angelus, il Santo Padre è rientrato alla Nunziatura Apostolica di Harissa dove ha pranzato con i membri del Seguito Papale.

SIR

RECITA DELL’ANGELUS DOMINI NEL CITY CENTER WATERFRONT DI BEIRUT

Il Papa: cara Chiesa in Medio Oriente, attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte!

“Con la consegna di questo documento, iniziano il suo studio e la sua appropriazione da parte di tutti i protagonisti della Chiesa, pastori, persone consacrate e laici, affinché ciascuno trovi una gioia nuova nel portare avanti la propria missione, essendo incoraggiato e fortificato per attuare il messaggio di comunione e di testimonianza declinato secondo i diversi aspetti umani, dottrinali, ecclesiologici, spirituali e pastorali di questa Esortazione”: è quanto ha affermato Benedetto XVI nell’allocuzione per la consegna dell’Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", al termine della Messa, "occasione per rendere grazie al Signore per il dono dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre 2010". Il Papa ha auspicato che questo documento “sia una guida per avanzare sulle vie multiformi e complesse” tracciate da Cristo. “Possa la comunione nella fede, nella speranza e nella carità – ha detto - essere rafforzata nei vostri Paesi e in ciascuna comunità per rendere credibile la vostra testimonianza resa al solo Santo, Dio Uno e Trino, che si è fatto vicino ad ogni uomo!”. “Cara Chiesa in Medio Oriente – è stato il suo invito - attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte! Avanza sulle orme dei tuoi padri nella fede, essi che hanno aperto, con la loro costanza e la loro fedeltà, la via della risposta dell’umanità alla Rivelazione di Dio! Trova nella splendida varietà dei santi che sono fioriti presso di te gli esempi e gli intercessori che ispireranno la tua risposta alla chiamata del Signore a camminare verso la Gerusalemme celeste, dove Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi! La comunione fraterna sia un sostegno nella vita quotidiana e il segno della fraternità universale che Gesù, Primogenito di una moltitudine, è venuto ad instaurare! Così, in questa regione che ne ha visto gli atti e raccolto le parole, il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre!”.

SIR, Radio Vaticana

CONSEGNA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE ECCLESIA IN MEDIO ORIENTE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, NEL CITY CENTER WATERFRONT DI BEIRUT - il testo integrale del discorso del Papa

Consegna dell’Esortazione 'Ecclesia in Medio Oriente'. Eterović: cristiani non chiedono privilegi ma di essere cittadini con uguali diritti e doveri

Al termine della Santa Messa celebrata nel City Center Waterfront di Beirut, il segretario Generale del Sinodo dei vescovi, mons. Nikola Eterović, ha rivolto al Papa alcune parole di ringraziamento, prima della consegna da parte del Santo Padre dell’Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Medio Oriente" ai patriarchi cattolici del Medio Oriente, ai presidenti delle Conferenze Episcopali della Turchia e dell’Iran e ad una rappresentanza di fedeli. Del documento mons. Eterovic ha sottolineato la volontà di impegnarsi ancora di più nel dialogo ecumenico con tutte le Chiese cristiane del Medio Oriente, dello speciale dialogo con gli ebrei, e poi ha ricordato che “l’auspicio di dialogo si allarga anche agli appartenenti ad altre religioni non cristiane, soprattutto ai musulmani che sono maggioritari in buona parte dei Paesi del Medio Oriente”. Ha rimarcato, Eterovic, che “i cristiani non chiedono privilegi, ma vogliono essere cittadini con uguali diritti e doveri rispetto agli altri abitanti dei rispettivi Stati, disposti ad offrire il proprio contributo nella costruzione di un mondo migliore, più pacificato e più giusto. Non c’è dubbio che l’applicazione dell’Ecclesia in Medio Oriente impegnerà tutta la Chiesa Cattolica in questa regione a rendere maggiormente dinamica l’evangelizzazione – dedicandosi anche alla nuova evangelizzazione – e sostenendo la promozione umana, soprattutto nel campo dell’educazione e della sanità".

Korazym.org

Il Papa: porsi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino. Vi chiamo tutti ad operare per la pace

Nell'omelia della Messa presieduta al City Center Waterfront di Beirut, il Papa ha commentato il passo del Vangelo nel quale Gesù chiede agli apostoli "chi dite che io sia?". "Le risposte che essi gli riferiscono sono diverse: Giovanni il Battista, Elia, un profeta! Ancora oggi, come lungo i secoli, quanti, nei modi più disparati, hanno trovato Gesù sulla loro strada danno le proprie risposte. Sono approcci che possono permettere di trovare la via della verità. Ma, senza essere necessariamente falsi, rimangono insufficienti, poiché non raggiungono il cuore dell'identità di Gesù". Egli è, come dice Pietro, il Messia, ma è "un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente. E' il Servo obbediente alla volontà del Padre suo fino a perdere la propria vita". "Così Gesù va contro quanto molti si aspettavano da lui. La sua affermazione è shoccante e sconcertante. E si sente la contestazione di Pietro, che lo rimprovera, rifiutando per il suo Maestro la sofferenza e la morte! Gesù è severo verso di lui, e fa capire che chi vuol essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto Servo". Per Benedetto "porsi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del potere o della gloria terrena, ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla". "Siamo certi che questa via conduce alla risurrezione, alla vita vera e definitiva con Dio. Decidere di accompagnare Gesù Cristo che si è fatto il Servo di tutti esige un'intimità sempre più grande con Lui, ponendosi all'ascolto attento della sua Parola per attingervi l'ispirazione del nostro agire. Nel promulgare l'Anno della fede, che comincerà l'11 ottobre prossimo, ho voluto che ogni fedele possa impegnarsi in maniera rinnovata su questa via della conversione del cuore". Il Pontefice ha dunque incoraggiato "vivamente ad approfondire la vostra riflessione sulla fede per renderla più consapevole e per rafforzare la vostra adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo". "La via sulla quale Gesù ci vuole condurre è una via di speranza per tutti. La gloria di Gesù si rivela nel momento in cui, nella sua umanità, Egli si mostra più debole, specialmente nell’Incarnazione e sulla croce. E’ in questo modo che Dio manifesta il suo amore, facendosi servo, donandosi a noi". Ancora commentando le letture di oggi, il Papa ha sottolineato che "San Giacomo ci ha ricordato come tale sequela di Gesù, per essere autentica, esiga degli atti concreti. 'Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede'. E' un'esigenza imperativa per la Chiesa quella di servire, e per i cristiani di essere veri servitori ad immagine di Gesù. Il servizio è un elemento costitutivo dell'identità dei discepoli di Cristo. La vocazione della Chiesa e del cristiano è di servire, come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione. Così, servire la giustizia e la pace, in un mondo dove la violenza non cessa di estendere il suo corteo di morte e di distruzione, è un'urgenza al fine di impegnarsi per una società fraterna, per costruire la comunione!". "Prego particolarmente il Signore - ha affermato il Papa - di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente e con dignità. E' una testimonianza essenziale che i cristiani debbono dare qui, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per la pace. Ciascuno al proprio livello e là dove si trova". "Il servizio - ha chiarito - deve ancora essere al cuore della vita della comunità cristiana stessa: questo spirito che deve animare tutti i battezzati, gli uni verso gli altri, specialmente con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono, affinché sia preservata l'inalienabile dignità di ogni persona". "Cari fratelli e sorelle che soffrite nel corpo o nel cuore, la vostra sofferenza non è vana. Cristo Servo - ha ricordato il Papa - si fa vicino a tutti coloro che soffrono. E' presente accanto a voi". "Possiate trovare sulla vostra strada - ha auspicato Bendetto XVI - fratelli e sorelle che manifestano concretamente la sua presenza amorevole che non può abbandonarvi! Siate pieni di speranza a causa di Cristo" e "cercate di diventare sempre più conformi al Signore Gesù, Lui che si è fatto Servo di tutti per la vita del mondo. Dio - ha concluso - benedica il Libano, benedica tutti i popoli di questa amata regione del Medio Oriente e faccia loro il dono della sua pace".

AsiaNews, Agi

VIAGGIO APOSTOLICO IN LIBANO (VIII) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Il Papa presiede la Messa per la consegna dell'Esortazione 'Ecclesia in Medio Oriente'. Al City Center Waterfront di Beirut almeno 350mila fedeli

Nella mattina di oggi, XXIV Domenica del Tempo Ordinario, lasciata la Nunziatura Apostolica il Santo Padre Benedetto XVI si è trasferito in auto al City Center Waterfront di Beirut, accolto al Suo arrivo dal Sindaco, che gli ha consegnato le Chiavi della Città. Quindi il Papa ha presieduto la celebrazione della Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Medio Oriente" dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. Erano presenti 300 vescovi e almeno 350mila pellegrini e fedeli da tutto il Medio Oriente. Massima sicurezza per il suo arrivo: elicotteri volavano sulla città e molti soldati hanno installato posti di blocco e hanno pattugliato le strade. La folla ha applaudito e sventolato bandiere all'arrivo di Benedetto XVI, a bordo della sua Papamobile. Anche il presidente della Repubblica del Libano insieme ad altre personalità stituzionali ha assistito alla Messa. La Celebrazione Liturgica, in tre lingue, francese, arabo e latino, è introdotta dal saluto del Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï, presidente dell’A.P.E.C.L. e dell’Assemblea dei patriarchi cattolici del Medio Oriente: che il Papa sia lì è “una valvola di sicurezza per i cristiani della Regione”. "Il vostro viaggio apostolico in Libano si svolge sotto il segno della pace, una pace alla quale aspira il nostro mondo in generale e in particolare il Medio Oriente". "La pace - ha ricordato - è la missione dei cristiani in Medio Oriente, essi la considerano come un dono di Dio che chiede di perseverare". "Il Sinodo – ha detto Boutros Rai, a cui Benedetto XVI ha regalato un calice - ci ha introdotto in una primavera spirituale cristiana. L'Esortazione Apostolica che consegnerà ufficialmente durante questa celebrazione eucaristica traccerà per le nostre Chiese una road map".

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'Ecclesia in Medio Oriente'. Mons. Lahham: testo pastorale di alto profilo, con un respiro biblico, aiuto concreto ai cristiani della regione

L’Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Medio Oriente" “è un testo pastorale di alto profilo, con un respiro biblico, ricco di suggerimenti utili che aiuteranno i cristiani del Medio Oriente a vivere nelle condizioni date la loro vita di fede e la loro testimonianza al Vangelo”. Così dichiara all'agenzia Fides l’arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme. Presente a Beirut insieme a una rappresentanza di più di cinquanta cattolici giordani di rito latino, mons. Lahham ha preso parte ieri sera al primo incontro del Papa coi patriarchi e i vescovi del Medio Oriente nella cattedrale greco-cattolica di San Paolo ad Harissa, dove Benedetto XVI ha posto la firma al testo della sua Esortazione. Secondo mons. Lahham, il nuovo documento papale applica alle urgenze del momento “i criteri guida che negli ultimi decenni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, hanno accompagnato le comunità cristiane in Medio Oriente alla riscoperta della loro vocazione di fedeli autoctoni. Il Papa ripete con decisione che il cristianesimo da queste parti non è una realtà d’importazione. Queste sono le terre dove Gesù è nato, è vissuto, ha camminato per le strade. La prospettiva indicata è quella evangelica della testimonianza nel dialogo fraterno con tutte le realtà religiose che convivono in questi luoghi. Con un riconoscimento del contributo nobile e essenziale che i cristiani del Medio Oriente portano alla costruzione del Corpo di Cristo”. Il pastore dei cattolici latini della Giordania sottolinea la concretezza di alcuni suggerimenti pratici volti a confermare e ravvivare l’unione delle diverse Chiese nel comune riferimento alla fede degli apostoli: “In questa prospettiva - sottolinea l’arcivescovo Lahham - il Papa auspica un accordo ecumenico per il riconoscimento reciproco del Battesimo tra la Chiesa cattolica e le Chiese d’Oriente, compresa quella copta ortodossa. Inoltre Benedetto XVI ripropone l’apertura del Concilio Vaticano II ‘verso una certa communicatio in sacris per i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi, che non è solo possibile, ma può essere raccomandabile in alcune circostanze favorevoli, in base a norme precise e con l’approvazione delle autorità ecclesiastiche’”. Di rilievo, secondo mons. Lahham, anche il richiamo al principio della libertà religiosa “che include anche la libertà di scegliere la religione che si ritiene vera e di manifestare pubblicamente il proprio credo, senza mettere a rischio la propria vita e la propria libertà personale”. Riguardo alle problematiche politiche della regione, senza entrare nei dettagli, l’Esortazione Apostolica conferma le posizioni già note della Santa Sede sui diversi conflitti nella regione e sullo status di Gerusalemme e dei Luoghi Santi. A questo riguardo, l’arcivescovo Lahham, impressionato anche lui dalle misure di sicurezza poste in atto dalle autorità libanesi, ridimensiona le polemiche mediatiche montate sul discorso di benvenuto rivolto a Benedetto XVI dal patriarca di Antiochia dei greco-melchiti: “Gregoire III” racconta mons. Lahham “ha parlato in arabo, e in quel momento il Papa non aveva in mano nessun foglio con un’eventuale traduzione che gli consentisse di seguire l’intervento del patriarca. Gregoire ha detto che il riconoscimento dello Stato palestinese aiuterà la pace. Ma non ha rivolto nessuna richiesta diretta al Papa”.

Fides

Il Papa in Libano. Dopo la diretta della Messa a Beirut puntata speciale del programma 'A sua immagine' sul viaggio apostolico di Benedetto XVI

In occasione del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano, "A sua immagine" dedicherà oggi, alle 11.15 su Rai Uno, al termine della diretta della Santa Messa presieduta dal Santo Padre a Beirut, una puntata speciale all'evento. Organizzato per celebrare la firma del documento conclusivo del Sinodo per il Medio Oriente, il viaggio del Papa è un evento storico che riguarda il Medio Oriente nel suo insieme e si svolgerà, come lo stesso Pontefice ha affermato, sotto il segno della pace. Nel corso della puntata, Rosario Carello analizzerà il significato del viaggio apostolico del Pontefice. Si ripercorreranno le tappe più significative e i momenti più toccanti: la visita del Papa alla Basilica di St Paul ad Harissa, dove si è svolta la firma dell'Esortazione apostolica post-sinodale; l'incontro con i capi di governo del Libano e con i maggiori rappresentanti delle comunità religiose; l'incontro di Benedetto XVI con i giovani nel piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerké. Si osserverà da vicino come vivono i cristiani in Libano e quali sono le relazioni con i fedeli di altre religioni. Interverrà in studio Padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia AsiaNews.

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