venerdì 13 maggio 2011

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Saranno 200 i giovani volontari italiani a Madrid. Per loro una formzione tecnica ma soprattutto spirituale

Sono 461 i giovani italiani che hanno chiesto di svolgere volontariato a Madrid in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Provengono da tutte le regioni italiane ed hanno un’età compresa fra i 18 e i 35 anni. Fra questi il Comitato organizzatore spagnolo ne selezionerà 200; si pagheranno il viaggio ed un contributo di iscrizione. Saranno impiegati nella distribuzione dei pasti, nell’accoglienza dei pellegrini, nel servizio d’ordine, nel montaggio e nello smontaggio delle strutture, nell’animazione liturgica e pastorale durante le giornate madrilene e nei giorni immediatamente precedenti e successivi l’evento. Ai volontari verrà proposta una formazione non solo tecnica, ma soprattutto spirituale, legata al tema della GMG, “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, ed all’importanza dell’incontro fra giovani. Alcuni di loro sono già impegnati nel servizio di traduzione dallo spagnolo all’italiano dei testi che l’organizzazione spagnola sta proponendo. Domenica 21 agosto, prima di lasciare Madrid, Benedetto XVI saluterà e ringrazierà i giovani volontari che gratuitamente si sono messi a disposizione. In questi giorni nelle varie diocesi e regioni italiane vengono organizzati incontri preparatori per gli 80 mila pellegrini che fino ad oggi si sono già iscritti alla GMG.

SIR

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Consegnata al Papa la prima copia delle catechesi preparatorie. Avvio dell'ultimo anno di cammino verso l'evento

Con la consegna a Benedetto XVI della prima copia delle catechesi preparatorie al VII Incontro Mondiale delle Famiglie è iniziato simbolicamente percorso di avvicinamento all'evento in programma a Milano il prossimo anno. Il Papa, che sarà presente all'evento milanese, ha ricevuto il testo questa mattina dal card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia. Due i motivi di questa udienza. Anzitutto il dono al Santo Padre del documento edito dalla Libreria Editrice Vaticana: "La Famiglia: il lavoro e la festa", tema anche dell'Incontro Mondiale di Milano. Con questa udienza il Santo Padre ha voluto così partecipare alle celebrazioni promosse per il trentesimo anniversario di fondazione del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia. Nel ricevere la prima copia del volume Benedetto XVI si è compiaciuto con il card. Antonelli per i contenuti delle dieci catechesi, auspicando una doverosa ed opportuna preparazione all'Incontro di Milano. Le catechesi sono articolate in tre gruppi, la famiglia (La famiglia genera la vita, La famiglia vive la prova, La famiglia anima la società), il lavoro (Il lavoro e la festa nella famiglia, Il lavoro risorsa per la famiglia, il lavoro sfida perla famiglia) e la festa (La festa tempo per la famiglia, La festa tempo per il Signore, La festa tempo per la comunità) e introdotte da una catechesi sullo stile della vita familiare (Il segreto di Nazareth), esse vogliono illuminare l'intreccio tra l'esperienza della famiglia e la vita quotidiana nella società e nel mondo.

TMNews

Family 2012, al Papa la prima copia delle catechesi preparatorie

Il Papa: il vero fascino della sessualità nasce dalla grandezza degli orizzonti schiusi dall’amore di Dio, corpo e spirito non si contrappongono

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti all’Incontro promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia in occasione del XXX anniversario di fondazione dell’Istituto.
“Coniugare la teologia del corpo con quella dell’amore per trovare l’unità del cammino dell’uomo”: nel suo discorso il Papa ha offerto questa indicazione a partire da un esempio sui nudi dipinti da Michelangelo, corpi “abitati da luce, vita, splendore”. Il grande artista “voleva mostrare così che i nostri corpi nascondono un mistero”, il fatto che “in essi lo spirito si manifesta e opera”. Nel disegno di Dio non c’è dunque opposizione tra spirito e corpo. Nella prospettiva originaria “i corpi di Adamo ed Eva - ha proseguito Benedetto XVI - appaiono, prima della Caduta, in perfetta armonia”: l’eros è un ricevere amore da Dio per poterlo ridonare. Nell’amore l’uomo è ricreato. Inizia cioè una nuova vita, “la vita della nuova unità dei due in una carne”. "Il vero fascino della sessualità - ha spiegato il Papa - nasce dalla grandezza di questo orizzonte che schiude: la bellezza integrale, l'universo dell'altra persona e del 'noi' che nasce nell'unione, la promessa di comunione che vi si nasconde, la fecondità nuova, il cammino che l'amore apre verso Dio, fonte dell'amore. L'unione in una sola carne si fa allora unione di tutta la vita, finché uomo e donna diventano anche un solo spirito. Si apre così un cammino in cui il corpo ci insegna il valore del tempo, della lenta maturazione nell'amore". "In questa luce - ha sottolineato il Santo Padre - la virtù della castità riceve nuovo senso. Non è un 'no' ai piaceri e alla gioia della vita, ma il grande 'sí' all'amore come comunicazione profonda tra le persone, che richiede il tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza e come amore che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la vita nuova che nasce. È certo che il corpo contiene anche un linguaggio negativo: ci parla di oppressione dell'altro, del desiderio di possedere e sfruttare. Tuttavia, sappiamo che questo linguaggio non appartiene al disegno originario di Dio, ma è frutto del peccato. Quando lo si stacca dal suo senso filiale, dalla sua connessione con il Creatore, il corpo si ribella contro l'uomo, perde la sua capacità di far trasparire la comunione e diventa terreno di appropriazione dell'altro". "Il dramma della sessualità" è "che oggi rimane rinchiusa nel cerchio ristretto del proprio corpo e nell'emotività" mentre "in realtà può compiersi solo nella chiamata a qualcosa di più grande". "Dio - ha spiegato il Santo Padre - offre all'uomo anche un cammino di redenzione del corpo, il cui linguaggio viene preservato nella famiglia. Se dopo la Caduta Eva riceve questo nome, Madre dei viventi, ciò testimonia che la forza del peccato non riesce a cancellare il linguaggio originario del corpo, la benedizione di vita che Dio continua a offrire quando uomo e donna si uniscono in una sola carne". La famiglia è "il luogo dove la teologia del corpo e la teologia dell'amore s'intrecciano. Qui si impara la bontà del corpo, la sua testimonianza di un'origine buona, nell'esperienza di amore che riceviamo dai genitori. Qui si vive il dono di sé in una sola carne, nella carità coniugale che congiunge gli sposi. Qui si sperimenta la fecondità dell'amore, e la vita s'intreccia a quella di altre generazioni". "E' nella famiglia - ha sottolineato il Papa - che l'uomo scopre la sua relazionalità, non come individuo autonomo che si autorealizza, ma come figlio, sposo, genitore, la cui identità si fonda nell'essere chiamato all'amore, a riceversi da altri e a donarsi ad altri". Con l’Incarnazione si assiste al “movimento umile di Dio che si abbassa verso il corpo, per poi elevarlo verso di sé”: la carne, “peccatrice in Adamo”, viene “assunta e redenta da Cristo. È una carne che diventa sempre più piena di luce e di Spirito, piena di Dio”. In questa prospettiva, ha concluso il Papa, la teologia del corpo “evita il rischio di superficialità e consente di cogliere la grandezza della vocazione all’amore, che è una chiamata alla comunione delle persone nella duplice forma di vita della verginità e del matrimonio”.

Radio Vaticana, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II PER STUDI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA NEL XXX ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELL’ISTITUTO - il testo integrale del discorso del Papa

Lombardi: l''Universae Ecclesiae' testo di grande equilibrio affinchè la finalità di riconciliazione non venga ostacolata ma favorita e raggiunta

L’Istruzione sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" pubblicata oggi “rappresenta un testo di grande equilibrio, che intende favorire, secondo l’intenzione del Papa, il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile”. Lo sottolinea il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una nota che sintetizza la nuova Istruzione "Universae Ecclesiae". “Allo stesso tempo – osserva padre Lombardi – il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti, fedeli, sacerdoti, vescovi, affinchè la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta”.

Agi

NOTA DI SINTESI SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE A CURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

'Universae Ecclesiae' (2). Le norme specifiche: la competenza dei vescovi diocesani, il gruppo di fedeli, il sacerdote idoneo e la preparazione

I numeri dal 12 al 35 dell’Istruzione "Universae Ecclesiae" stabiliscono cosa fare nel caso in cui esistano in diocesi o parrocchie dei “gruppi di fedeli stabili” che chiedano di celebrare secondo le antiche liturgie latine. Anzitutto, si legge, i vescovi hanno il compito di “adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma extraordinaria del Rito Romano”. "Il parroco o il rettore, o il sacerdote responsabile di una chiesa, si regolerà secondo la sua prudenza, lasciandosi guidare da zelo pastorale e da uno spirito di generosa accoglienza" nei confronti dei fedeli. "I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria - si legge nel documento - non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale". Il gruppo di fedeli "può essere anche costituito da persone che provengano da diverse parrocchie o diocesi" e, si legge nel documento, "nel caso di un sacerdote che si presenti occasionalmente in una chiesa parrocchiale o in un oratorio con alcune persone ed intenda celebrare nella forma extraordinaria, il parroco o il rettore di chiesa o il sacerdote responsabile di una chiesa, ammettano tale celebrazione, seppur nel rispetto delle esigenze di programmazione degli orari delle celebrazioni liturgiche della chiesa stessa". "Nei casi di gruppi numericamente meno consistenti - si legge nell'Istruzione - ci si rivolgerà all'Ordinario del luogo per individuare una chiesa in cui questi fedeli possano riunirsi per assistere a tali celebrazioni, in modo tale da assicurare una più facile partecipazione e una più degna celebrazione della Santa Messa. Anche nei santuari e luoghi di pellegrinaggio si offra la possibilità di celebrare nella forma extraordinaria ai gruppi di pellegrini che lo richiedano, se c'è un sacerdote idoneo". L’Istruzione ricorda, fra l’altro, che che i suddetti gruppi di fedeli possono richiederla per la celebrazione del Triduo pasquale e anche che è possibile utilizzarla per il rito della Cresima e in alcuni casi per l’ordinazione sacerdotale. "Ogni sacerdote - si legge nel documento - che non sia impedito a norma del Diritto Canonico è da ritenersi idoneo". Per quanto riguarda l'uso della lingua latina, "è necessaria una sua conoscenza basilare, che permetta di pronunciare le parole in modo corretto e di capirne il significato". Per quanto riguarda la conoscenza dello svolgimento del Rito, "si presumono idonei i sacerdoti che si presentano spontaneamente a celebrare nella forma extraordinaria, e l'hanno usato precedentemente". Si chiede, inoltre, agli ordinari di offrire al clero "la possibilità di acquisire una preparazione adeguata alle celebrazioni nella forma extraordinaria. Ciò vale anche per i seminari, dove si dovrà provvedere alla formazione conveniente dei futuri sacerdoti con lo studio del latino e, se le esigenze pastorali lo suggeriscono, offrire la possibilità di apprendere la forma extraordinaria del Rito". Nelle diocesi dove non ci siano sacerdoti idonei, "i vescovi diocesani possono chiedere la collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sia in ordine alla celebrazione, sia in ordine all'eventuale apprendimento della stessa". La facoltà di celebrare la Messa in latino è data dal Motu Proprio "ad ogni sacerdote sia secolare sia religioso. Pertanto in tali celebrazioni, i sacerdoti non necessitano di alcun permesso speciale dei loro ordinari o superiori". Altre norme disciplinano l’uso dei libri liturgici e del breviario, della celebrazione della Messa cosiddetta “senza popolo”, delle letture della Messa che, secondo il Messale del 1962, possono essere proclamate o “esclusivamente in lingua latina”, oppure seguite dalla traduzione in “lingua vernacola”, o ancora, nelle cosiddette “Messe lette”, nella sola lingua vernacola. L’Istruzione stabilisce che in caso di contrasti, per esempio contro eventuali decisioni adottate da un vescovo contrarie al Motu Proprio, si possa fare ricorso presso la Commissione "Ecclesia Dei".

Radio Vaticana, TMNews

'Universae Ecclesiae' (1). Il rito antico tesoro prezioso da conservare, garantirne e assicurarne l'uso per favorire la riconciliazione nella Chiesa

Istruzione "Universae Ecclesiae", resa nota oggi dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" e scritta per disciplinare l’applicazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI, pubblicato nel 2007. La parte introduttiva dell’Istruzione chiarisce in modo semplice e immediato i suoi scopi: nella Chiesa esistono gruppi di fedeli, e sono “in aumento”, i quali, essendosi “formati allo spirito delle forme liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II”, desiderano ancora oggi “conservare la tradizione antica”, cioè la facoltà di poter celebrare la Messa o altri Sacramenti secondo i canoni in vigore fino al 1962, quelli contenenti gli ultimi aggiornamenti apportati da Giovanni XXIII e contenuti nel "Missale Romanum" del tempo. Il complesso di questi riti del passato non è mai stato abolito né in qualche modo rinnegato dalla Chiesa post-conciliare, che invece considera tuttora le antiche formule una sua grande “ricchezza”, "deve essere conservata con il debito onore". Il fatto è che, una volta entrata in vigore la riforma liturgica del Vaticano II con il nuovo Messale approvato da Paolo VI nel 1970, mancava una normativa dettagliata che disciplinasse l’uso del vecchio ed è per questo che Benedetto XVI, spiega l’Istruzione, ha scritto nel 2007 il Motu Proprio "Summorum Pontificum": proprio per “colmare” questa lacuna giuridica. Circa il fatto della coesistenza della forma liturgica antica, che la Chiesa chiama "forma extraordinaria", accanto a quella attuale, la "forma ordinaria", il Papa si era espresso con chiarezza già tre anni fa, nella Lettera con la quale aveva accompagnato il Motu Proprio. Anche l’Istruzione "Universae Ecclesiae", che porta la data del 30 aprile 2011, memoria di San Pio V, cita le sue parole: “Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Messale Romano. Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”. Nel documento viene ricordato che il Motu Proprio "Summorum Pontificum" si propone l'obbietivo di "offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell''Usus Antiquior', considerata tesoro prezioso da conservare; garantire e assicurare realmente a quanti lo domandano, l'uso della forma extraordinaria, nel presupposto che l'uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962 sia una facoltà elargita per il bene dei fedeli e pertanto vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari; favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa". A vigilare sull'osservanza e sull'applicazione delle disposizioni del Motu Proprio sarà la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" "anche attraverso il potere di decidere dei ricorsi ad essa legittimamente inoltrati". La Pontificia Commissione avrà anche "il compito di curare l'eventuale edizione dei testi liturgici relativi alla forma extraordinaria del Rito Romano".

Radio Vaticana, TMNews

ISTRUZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI SULL’APPLICAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA MOTU PROPRIO DATA SUMMORUM PONTIFICUM DI S.S. BENEDETTO PP. XVI

Benedetto XVI nomina il segretario e il sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione

A sette mesi dalla sua creazione, Papa Benedetto XVI ha completato l'organigramma dei vertici del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, creato lo scorso ottobre. Ad affiancare mons. Rino Fisichella, nominato presidente del nuovo dicastero curiale occasione della sua creazione, il Pontefice ha chiamato, con la carica di segretario, mons. Josè Octavio Ruiz Arenas, arcivescovo emerito di Villavicencio, finora vice presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. Sottosegretario del Pontificio Consiglio sarà invece mons. Graham Bell, che aveva già lavorato con mons. Fisichella quando era presidente della Pontifica Accademia per la Vita, di cui era coordinatore di Segreteria.

Asca

RINUNCE E NOMINE

Il cordoglio del Papa per il terremoto in Spagna: vicinanza a quanti sono stati colpiti, solidarietà e carità fraterna verso chi è in difficoltà

Benedetto XVI ha espresso il proprio dolore ricevendo la notizia della morte di nove persone nei due terremoti che mercoledì hanno colpito la località di Lorca (Murcia, Spagna). Un telegramma del Pontefice, inviato dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, al vescovo della diocesi di Cartagena, mons. José Manuel Lorca Planes, ricorda anche i 10.000 sfollati a causa del sisma. “Il Santo Padre manifesta la sua speciale vicinanza a quanti sono stati colpiti, offrendo suffragi per l'eterno riposo delle vittime e chiedendo all'Onnipotente di concedere consolazione e speranza cristiana a quanti soffrono per questa grave avversità”, spiega il testo. Il messaggio pontificio “esorta le istituzioni e le persone di buona volontà alla solidarietà e alla carità fraterna nei confronti delle persone e delle famiglie in difficoltà”. Il Papa trasmette le sue condoglianze in particolare “alle famiglie dei defunti” ed esprime “la sua fraterna sollecitudine ai feriti e a quanti hanno subito danni, ai quali imparte di cuore la confortatrice benedizione apostolica, come segno di affetto per questa amata località murciana”. Non appena ha ricevuto la notizia del primo terremoto, il vescovo della diocesi è accorso a Lorca, diventando testimone del secondo sisma e potendo consolare la gente di quella località, della quale era stato parroco. Poco dopo ha ricevuto una chiamata dalla Santa Sede in cui gli è stato riferito l'interesse del Papa, che esprimeva la propria vicinanza.

Zenit