mercoledì 6 luglio 2011

Gil Tamayo: il Papa sta esercitando un vero magistero dell’essenziale, imprescindibile in questo momento storico ed ecclesiale. Perciò attrae tanto

Con la sua visita alla sede de L’Osservatore Romano, il Papa “ha dato a tutti una magnifica lezione di giornalismo. Ha spiegato come deve essere un vero giornale, dal punto di vista non solo cristiano, ma anche professionale: la congiunzione del vicino e dell’universale (cattolico), l’unione quotidiana dell’Urbs et Orbis e le idee di fondo che la provocano, la presenza dell’intimo e del trascendente nella vita degli uomini e della Chiesa, nella sfera politica più autentica e in quella religiosa”. Lo scrive José María Gil Tamayo, in un articolo su L’Osservatore romano, in uscita oggi. “Tanto nel suo magistero più importante, come sono le encicliche, quanto nella sua ricerca e nel suo insegnamento teologico” come pure nei suoi impegni ordinari, “Benedetto XVI – ha osservato Gil Tamayo - sta esercitando un vero magistero dell’essenziale, imprescindibile in questo momento storico ed ecclesiale”, andando “all’essenziale della fede, ai suoi elementi fondanti, alle questioni su cui poggia l’edificio del credere personale ed ecclesiale”. Perciò “questo Papa attrae tanto”. Infatti, “le sue parole danno le opportune risposte della fede agli aneliti e alle carenze profonde dell’essere umano e del credente, presentandole come attuali per la vita concreta degli uomini e delle donne di oggi”.

SIR

Magistero dell’essenziale

Il card. Koch: la Giornata di Assisi affinchè fede e religione non s'imparentino con ostilità e violenza, ma si accordino con pace e riconciliazione

''L'incontro di Assisi (foto) del 27 ottobre 2011'' cui parteciperà il Papa insieme a molti leader religiosi di ogni parte del mondo, scaturisce ''soprattutto dal fatto che le grandi speranze di pace sorte a seguito del crollo dei regimi comunisti nel 1989 hanno cominciato a vacillare a causa dei successivi sviluppi, poichè il terzo millennio è stato segnato fin dall'inizio da una spaventosa recrudescenza di violenza e da spietati atti di terrorismo che non accennano a finire''. E' quanto spiega oggi su L'Osservatore Romano, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, che spiega nodi contenuti e il significato del prossimo incontro interreligioso di Assisi che cade a 25 anni dalla prima iniziativa del genere promossa da Giovanni Paolo II. ''In questa situazione, Benedetto XVI ritiene cruciale che le varie Chiese e comunità cristiane e i rappresentanti delle altre religioni diano nuovamente una testimonianza credibile e convinta a favore della pace e della giustizia nel mondo di oggi''. ''Tutti i partecipanti - si legge su L'Osservatore Romano - sono invitati a un impegno personale nel dichiarare pubblicamente e nell'adoperarsi affinchè la fede e la religione non s'imparentino in nessun modo con l'ostilità e la violenza, ma si accordino con la pace e la riconciliazione''. ''Questa visione - afferma ancora il card. Koch - è connaturale all'ecumenismo cristiano. Il movimento ecumenico, infatti, è fin dall'inizio un movimento di pace, che si pone al servizio della pace tra i fedeli cristiani e tra le comunità cristiane sul cammino della purificazione della memoria, del superamento delle cause delle molteplici divisioni tra i cristiani, del risanamento delle vecchie ostilità e del mutuo riconoscimento come fratelli e sorelle in Cristo, al fine di ricomporre la nostra unità in Cristo''. Così ''sebbene il dialogo interreligioso non possa prefiggersi una simile unità, ma persegua il rispetto, la promozione della comprensione reciproca e la collaborazione solidale nella costruzione di un mondo pacifico e giusto, anche il dialogo interreligioso 'sta o cade' con gesti concreti di riconciliazione, nella consapevolezza che la pace può sorgere soltanto là dove non l'odio e la violenza ma l'intesa e la pacifica collaborazione preparano la strada del futuro, ovvero là dove la pace è lo sforzo comune di tutte le religioni''.

Adnkronos

Ad Assisi un pellegrinaggio della verità e della pace

Il Magistero del Papa: il ciclo di catechesi dedicato a Cristo e agli Apostoli e ai primi testimoni della fede cristiana, tra cui Paolo e Agostino

In questi anni, attraverso le catechesi delle Udienze generali del mercoledì, il Papa ha tracciato un grande affresco della Chiesa e dei suoi protagonisti. Cominciare dal principio è sempre una buona scelta per capire di cosa si stia parlando. E per la smemorata, scarsamente formata e troppo spesso indifferente al Vangelo umanità del terzo millennio cristiano, che lo ha “costretto” a istituire un dicastero che si occupi della sua rievangelizzazione, Benedetto XVI deve aver deciso, una volta sul Soglio di Pietro, che il Papa stesso per primo doveva, in certo modo, “rimboccarsi le maniche” e insufflare poco per volta, in polmoni inariditi dal secolarismo, il soffio di una sapienza bimillenaria che ha portato sulla terra il respiro del cielo. Così, nel marzo 2006, Benedetto XVI parte dal racconto dell’istante “zero” Chiesa, dall’incontro di Gesù con i pescatori di Galilea. Lì, afferma, c’è il Dna di ciò che accadrà dopo. I primi testimoni sono, sì, chiamati per diffondere nel mondo la verità del Vangelo, ma soprattutto sono membri di un unico corpo: “La loro missione non è isolata, ma si colloca dentro un mistero di comunione, che coinvolge l'intero Popolo di Dio e si realizza a tappe, dall'antica alla nuova Alleanza...Pertanto, sin dal primo momento della sua attività salvifica Gesù di Nazaret tende a radunare il Popolo di Dio” (15 marzo 2006, La volontà di Gesù sulla Chiesa e la scelta dei dodici).
Se tale la premessa – ed è incontrovertibile – coerenza vuole che la storia della Chiesa sia considerata alla luce di questa chiamata, e non nella cecità di chi pretende di scindere il Creatore dalla sua creatura. Per cui, in quella stessa udienza generale, il Papa – che mai ha nascosto i peccati della Chiesa – obietta con schiettezza contro una certa forma di ipocrisia che contagia molti credenti: “E’ pertanto del tutto inconciliabile con l’intenzione di Cristo uno slogan di moda alcuni anni fa: Gesù sì, Chiesa no! Questo Gesù scelto in modo individualistico è un Gesù di fantasia. Non possiamo avere Gesù senza la realtà che ha creato e nella quale si comunica. E questa sua presenza nella comunità nella quale Egli stesso si dà sempre a noi, è motivo della nostra gioia” (15 marzo 2006, La volontà di Gesù sulla Chiesa e la scelta dei dodici).
Ristabilite le proporzioni del quadro, Benedetto XVI ribadisce che “l’avventura degli Apostoli comincia così, come un incontro di persone che si aprono reciprocamente”: "Comincia per i discepoli una conoscenza diretta del Maestro. Essi infatti non dovranno essere annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona. Prima di essere mandati ad evangelizzare, dovranno 'stare' con Gesù, stabilendo con lui un rapporto personale” (22 marzo 2006, Gli Apostoli, testimoni e inviati di Cristo).
Trascorrono le settimane e i mesi, e le singole figure dei Dodici, narrate in modo vivido da Benedetto XVI, escono dalle nicchie di vecchi catechismi e ricominciano a parlare alla Chiesa del XXI secolo. Chi vuole, può ascoltare il Papa parlare del primato di Pietro, della successione apostolica, della trasmissione della fede, dell’unità e distinzione tra clero laici, dell’importanza della tradizione, che permette alla Chiesa dell’ora più antica di essere in totale comunione con quella più recente: “La tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte, la tradizione è il fiume vivo che ci collega con le origini. Il grande fiume che ci porta al porto dell’eternità. Così essendo in questo fiume vivo si verifica sempre di nuovo la parola che abbiamo sentito all’inizio, la parola del Signore: io sono con voi tutti i giorni della vita, fino alla fine del mondo” (26 aprile 2006, La comunione nel tempo: la Tradizione).
Clemente Alessandrino, Origene, Giovanni Crisostomo, San Girolamo, ma anche figure meno note come Sant’Efrem o San Cromazio: come un paziente maestro il Papa riaccende via via il faro d’interesse con il quale illumina i grandi padri e testimoni della prima Chiesa. Fino all’amato Sant’Agostino, protagonista di un ciclo nel ciclo, con cinque catechesi sviluppate tra il gennaio e il febbraio 2008. Ma il 2008 è anche quello dell’Anno Paolino. In 20 catechesi, Benedetto XVI parla con magistrale profondità dell’Apostolo delle Genti, la cui eccezionale esperienza, dice una volta, non è confinata a lui: “Anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani” (3 settembre 2008, La "conversione" di San Paolo).
Il viaggio intrapreso da Benedetto XVI ha l’ambizione di radicare la fede in modo analogo ai primi Padri della Chiesa. Ma diversamente da loro, in questo caso si tratta di rifondare ciò che, essendo stato per secoli un solido architrave, ha finito per essere, in molti, una parete malferma. Per riscoprire la forza e la bellezza del cristianesimo, affermò qualche anno fa, proprio Sant’Agostino è una figura di riferimento, poiché con la sua esperienza racconta che Dio è vicino a ogni essere umano, “tanto al suo cuore quanto alla sua ragione”: “‘Non andare fuori - afferma Agostino - ma torna in te stesso; nell’uomo interiore abita la verità; e se troverai che la tua natura è mutabile, trascendi te stesso'...Tendi dunque là dove si accende la luce della ragione. Proprio come egli stesso sottolinea...all’inizio delle Confessiones, la sua autobiografia spirituale: ‘Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te’” (30 gennaio 2008, Sant'Agostino di Ippona 3).

Radio Vaticana

Scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo fra Santa Sede e Azerbaigian. Mamberti: strumento che rende effettivo principio di libertà religiosa

"Un prezioso strumento che rende effettivo il principio della libertà religiosa”: così mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ha definito l’Accordo “storico” che regola lo stato giuridico della Chiesa cattolica nella repubblica di Azerbaigian e del quale, oggi in Vaticano, è avvenuto lo Scambio degli strumenti di ratifica. “L'Accordo – ha detto mons. Mamberti rivolgendosi a Elmar Mammadyarov, ministro degli Affari Esteri di Azerbaigian - riconosce e registra la personalità giuridica della Chiesa Cattolica, come pure quella delle istituzioni stabilite sulla base della sua legislazione. Inoltre, la nuova registrazione assicura alla Chiesa Cattolica locale di poter vivere in pace e sicurezza, in modo da contribuire meglio al bene comune del Paese”. Evento ancor più significativo perché “dà prova del rispetto mostrato da un Paese con una cospicua popolazione musulmana per una comunità religiosa minoritaria. Si tratta di un'indicazione di come i Cristiani e i Musulmani possono vivere insieme e rispettarsi reciprocamente”. “L'Accordo – ha aggiunto mons. Mamberti - non influisce sull'esistenza e sulle attività delle numerose comunità religiose, Cristiane e non-Cristiane, accolte in Azerbaigian, e non pone la Chiesa cattolica in una posizione privilegiata”. La Chiesa, piuttosto, “cerca di realizzare la propria missione nell'ambito della sua competenza religiosa, nel dovuto rispetto per le leggi della Repubblica di Azerbaigian”. “L'entrata in vigore dell'Accordo è, tuttavia, anche un punto di partenza. Il consenso raggiunto in ambiti di mutuo interesse, come quelli sopracitati, - è stata la conclusione - è il più chiaro segno della nostra comune volontà di continuare a lavorare insieme, con un nuovo strumento in grado di assicurare la formazione integrale di ogni persona, sia come credente che come cittadino”.

SIR

SCAMBIO DEGLI STRUMENTI DI RATIFICA DELL’ACCORDO FRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA DI AZERBAIGIAN

Benedetto XVI visita la mostra al Braccio di Carlo Magno in Vaticano dedicata a Giovanni Paolo II in occasione della sua Beatificazione

Il Papa si è recato questa mattina al Braccio di Carlo Magno in Vaticano per visitare la mostra “Giovanni Paolo II – Un omaggio di Benedetto XVI in occasione della Beatificazione”. Il Pontefice, accolto dal card. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, ha seguito con grande attenzione tutte le sezioni dell’esposizione che illustrano la vita e il Pontificato di Karol Wojtyla. Sono esposti tra l'altro i suoi sci, gli scarponi, la bicicletta, una tuta da lavoro dei minatori del tempo, l’abito nero del sacerdote Wojtyla, la veste viola del vescovo e quella porpora del cardinale. Benedetto XVI, guidato dai due curatori Barbara Iatta e Roberto Pulitani, ha quindi potuto vedere alcuni scritti autografi e poi oggetti dell'infanzia e della gioventù provenienti da Wadowice, la città natale di Giovanni Paolo II. L'esposizione, curata dal Governatorato e dall’Ambasciata polacca presso la Santa Sede, è stata inaugurata il 28 aprile scorso e resterà aperta fino al 24 luglio. L’ingresso è gratuito.

Radio Vaticana

VISITA DEL SANTO PADRE ALLA MOSTRA DEDICATA AL BEATO GIOVANNI PAOLO II

Mons. Filoni presenta al Papa la sesta edizione dell'opera 'Atlas Hierarchicus' che illustra l’attuale presenza della Chiesa nei vari continenti

Il Papa ha ricevuto questa mattina mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha presentato al Santo Padre la sesta edizione dell’Atlas Hierarchicus: si tratta di un’opera di grande pregio editoriale che, attraverso accurate tavole a colori e dettagliate note statistiche, illustra l’attuale presenza della Chiesa nei vari continenti fornendo il quadro generale dei cattolici nel mondo. In evidenza le nuove Chiese particolari che sono state costituite in questi ultimi anni e l’elenco delle circoscrizioni ecclesiastiche. Questa nuova edizione, le cui prime 4 copie sono state donate al Papa, è stata promossa e finanziata dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e pubblicata dalla “Urbaniana University Press”, la casa editrice della Pontificia Università Urbaniana. L’introduzione di Papa Benedetto XVI ne evidenzia l’importanza. La precedente edizione risale al 1992. La Sede Apostolica ne aveva sollecitato più volte la revisione e l’aggiornamento. Nel frattempo, infatti, sono avvenuti numerosi mutamenti sia a livello locale che mondiale: sono sorte nuove comunità, il numero dei battezzati è cresciuto e le giurisdizioni ecclesiastiche, prime fra tutte diocesi e archidiocesi, sono aumentate. Di conseguenza, si imponeva un nuovo Atlante. L’obiettivo della nuova configurazione non è stato solo quello di offrire delle statistiche dettagliate sui singoli Paesi, ma anche quello di presentare una visione generale, ‘attuale’ e ‘geografica’, della popolazione cattolica. Le lingue adottate sono l’italiano, l’inglese, il francese e lo spagnolo. La nuova edizione ha richiesto quattro anni di lavoro minuzioso. Mons. Filoni era accompagnato dal padre verbita Giancarlo Girardi, curatore della pubblicazione, e dal padre Leonardo Sileo, dei Frati Minori, direttore della Editrice “Urbaniana University Press”.

Radio Vaticana

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Forse si cambia ancora: le celebrazioni finali con Benedetto XVI all'aeroporto di Linate. Le altre ipotesi

Poi uno dice che Milano non ha spazi: e se per consentire a mezzo milione di persone di incontrare il Papa, l’anno prossimo, non si trovasse altra soluzione che chiudere l’aeroporto di Linate per due giorni e organizzare la Messa sulla pista? È un’ipotesi, ok. Per ora non la sa neppure il Ministero dei Trasporti che attraverso l’Enac è l’unico a poterla autorizzare. Ma è certamente la più suggestiva tra le diverse messe in campo nelle ultime ore alla luce del fatto che il luogo scelto inizialmente per questo grande evento, e cioè lo stesso terreno destinato a ospitare l’Expo nel 2015, è stato ed è tuttora oggetto di troppe polemiche, incertezze e tira e molla per garantire una sicurezza di disponibilità. L’evento in questione è il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si concluderà appunto con l’arrivo di Papa Benedetto XVI a celebrare la Messa finale di domenica 3 giugno, ma che si protrarrà per tutta la settimana precedente e per il quale la previsione di 500 mila partecipanti, visti i precedenti nel mondo, rappresenta il minimo: con tutto quel che ne segue in termini di organizzazione. Per questo motivo, siccome all’Expo mancano quattro anni ma all’arrivo del Papa meno di undici mesi, la Curia ha deciso che è meglio cominciare a pensare a delle alternative. L’incontro per discuterne è avvenuto ieri in Comune, quando praticamente metà della giunta di Giuliano Pisapia ha ricevuto il presidente della "Fondazione Famiglia 2012" , mons. Erminio De Scalzi, con cui ha passato in rassegna le varie opzioni. Ne sono state esaminate diverse, e molte sono anche già state più o meno scartate. A cominciare dalla stessa piazza Duomo: cornice fantastica naturalmente, tra l’altro c’era già stato Papa Wojtyla nel 1983, ma per le folle che si muovono oggi è troppo piccola. Allora l’ippodromo del galoppo a San Siro: bellissimo, ma si può portare un Papa in un luogo di scommesse? O il grande stradone che dalla stazione Centrale arriva a piazza della Repubblica: non male ma, secondo la Prefettura, con troppi palazzi incontrollabili attorno. Così si è passati a valutare la vecchia Caserma "Perrucchetti": praticamente una piazza d’armi non troppo distante dal centro, comunque non "fuori città" . Si vedrà. O l’area del quartiere Bonola: periferico sì, ma ci arriva la metropolitana. Si vedrà. E poi c’è Linate. I momenti che il luogo prescelto, qualunque sarà alla fine, dovrebbe comunque ospitare sono due: la Messa del Papa domenica mattina, la Festa delle testimonianze la sera prima. Le caratteristiche richieste da un punto di vista tecnico sono agevole praticabilità, facilità di controllo, comodità logistica. Tutte cose che Linate in linea teorica può offrire, secondo una prima valutazione. Inoltre avrebbe il vantaggio di non comportare caos in città. I contro sarebbero la necessaria chiusura dello scalo per due giorni e inoltre, da un punto di vista simbolico, il fatto che si tratta di un "non luogo": paradossalmente, secondo la Curia, addirittura un posto ancora inesitente come appunto il futuro sito Expo sarebbe stato meglio proprio perché comunque legato a un tema, l’alimentazione nel mondo, potenzialmente di forte impatto emotivo. Ma tant’è. E infatti la Sea, società degli aeroporti milanesi, sull’ipotesi Linate ha già realizzato e inviato in Comune uno studio di fattibilità da cui emerge che la chiusura dello scalo sarebbe, per esempio, un problema relativo: i 250 voli giornalieri del fine settimana verrebbero spostati su Malpensa e tutta la faccenda, pensando ai parcheggi e ai negozi che invece sarebbero aperti eccome, potrebbe persino trasformarsi in un guadagno.

Paolo Foschini, Corriere della Sera.it

'Lux in Arcana', l'Archivio Segreto Vaticano oggetto di una mostra ai Musei Capitolini da febbraio 2012. Alla luce documenti sul massacro degli armeni

L'Archivio Segreto Vaticano sarà oggetto di un'esposizione ai Musei Capitolini da febbraio a settembre 2012, intitolata “Lux in Arcana”. Per il Pontificato di Pio XII bisognerà aspettare ancora qualche anno prima della sua apertura ai ricercatori, ma è prevista l'esposizione di documenti importanti sul massacro degli armeni. L'esposizione è stata presentata ieri mattina in Vaticano dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, dall'Archivista Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, il card. Raffaele Farina, da mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, dall'assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale Dino Gasperini e dal sovraintendente ai Beni Culturali di Roma Capitale, Umberto Broccoli. Verrà esposto un centinaio di documenti dell'Archivio Segreto, dal VIII secolo al XX. Tra gli altri, ci saranno la lettera dei membri del Parlamento inglese a Clemente VII a proposito del matrimonio di Enrico VIII (1530), gli Atti del processo contro Galileo (XVII secolo), la Bolla di deposizione di Federico II Barbarossa e documenti dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Durante la presentazione dell'evento alla stampa, il card. Bertone ha voluto sottolineare l'importanza del fatto che l'esposizione sia stata organizzata fuori dal Vaticano, al Campidoglio, nel cuore di Roma. “Ancora una volta, abbiamo sperimentato che, nelle difficoltà e nello sforzo comune di mettere insieme prospettive diverse, si cresce – ha confessato il porporato –: il dialogo, lo scambio di esperienze, la discussione scientifica migliora sempre le finalità alle quali si tende con spinte diverse”.
Per il Segretario di Stato vaticano, l'esposizione è “un progetto culturale di altissimo livello”, dove gli “arcana” del titolo “non sono da intendersi come arcana imperii, ovvero i segreti del governo, ma i reconditi e vasti ambienti degli archivi, per loro natura gelosi, protettivi, vigili nei confronti dei tesori che custodiscono”. Dal canto suo, il card. Farina ha precisato che i documenti pontifici e altri antichi testi della vita della Chiesa usciranno per la prima volta dal Vaticano in occasione di questa esposizione, con la quale l’Archivio Segreto Vaticano “si rivela senza remore o timori, anzi con l’orgoglio di un servizio alla Chiesa e alla cultura prestato per ben quattro secoli con indefesso lavoro di custodia, di censimento, di cura, di progresso della ricerca sempre più avanzata”. “Si rivela come ambito culturale, come richiamo affascinante alla memoria del nostro passato, del passato della Chiesa, di imperi, di regni, di ducati, di repubbliche – ha aggiunto –. Sprone ad innalzare il livello della conoscenza oltre il vuoto stereotipo a cui purtroppo conduce, se non erro, molta della cosiddetta cultura di massa corrente”. Mons. Pagano ha invece sottolineato che la mostra vuole gettare luce su un'istituzione venerabile e sulla sua attività, da cui il titolo “Lux in Arcana”. “Ad eccezione dei ricercatori che frequentano abitualmente l’Archivio Vaticano, esso costituisce per la stragrande maggioranza delle persone come un 'arcano', una realtà misteriosa perché sconosciuta; senza contare i romanzati ambientamenti pseudo-storici e pseudo-archivistici che abbiamo avuto anche in tempi recenti sull’Archivio Segreto”, ha affermato. Il presule ha poi fatto due annunci: da un lato che sarà necessario almeno un periodo di 4 anni per poter pubblicare documenti sul Pontificato di Pio XII e sul modo in cui Papa Pacelli reagì agli orrori della Shoah, dall'altro la pubblicazione di una raccolta di documenti e testimonianze sul massacro degli armeni alla fine della Prima Guerra Mondiale in Turchia, e sulle atrocità commesse contro le donne in gravidanza. “Non posso nascondere la mia emozione nel presentare una mostra che definisco storica e unica al mondo che per anni, anzi secoli, molti studiosi e storici di ogni parte del mondo hanno sperato di poter vedere”, ha confessato, dicendosi “orgoglioso di avere l’onore di ospitarla ai Musei Capitolini”, “un luogo nel cuore di Roma che rimanda ai Pontefici, alla loro straordinaria opera di preservazione e di promozione della cultura europea e mondiale”. “Nell’Archivio Segreto vaticano ritroviamo le radici della nostra identità e della nostra cultura – ha sottolineato il sindaco Alemanno –. Negli oltre 70 chilometri di scaffali e documenti dell’archivio possiamo riconoscere l’uomo nelle sue molteplici espressioni, nelle sue vittorie e delusioni, nelle sue sconfitte”.


Zenit

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA "LUX IN ARCANA - L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO SI RIVELA" (MUSEI CAPITOLINI, FEBBRAIO-SETTEMBRE 2012)