domenica 13 gennaio 2013

'Ampliare l’orizzonte della ragione. Per una lettura di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI', il libro di mons. Müller: un appello ad allargare il concetto di ragione secondo quanto spiegato a Ratisbona dal Papa sul rapporto tra fede e ragione

Venerdì sera alla libreria internazionale Paolo VI di Roma mons. Gerhard Ludwig Müller (foto), prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha presentato il libro da lui scritto “per approfondire e conoscere l’opera del Pontefice”. Il titolo del volume è “Ampliare l’orizzonte della ragione. Per una lettura di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”. Strutturata in cinque brevi capitoli, la pubblicazione vuole rappresentare, ha spiegato mons. Müller, “un appello ad allargare il nostro concetto di ragione secondo quanto spiegato nel 2006 a Ratisbona dal Papa a proposito del rapporto tra fede e ragione, che sono come due persone che non possono vivere l’una senza l’altra: è impossibile, insomma, considerarle indipendenti”. L’attività di Papa Benedetto XVI è fatta del “rapporto tra lavoro pastorale e mondo accademico”, e l’orizzonte ampio di tutta la fede “chiama ognuno di noi a combattere nel proprio ambito”, anche per “evitare la degenerazione della ragione in fanatismo e della religione in apoteosi dell’odio”. La razionalità “puramente neutra”, ha spiegato il prefetto, è una visione “che rinnega la trascendenza. Senza fede è impossibile risolvere i problemi, anche se l’avvicinamento dell’uomo a Dio non è un problema ma una realtà gioiosa”. A proposito del dialogo, “tutti ne parlano”, ha detto, “ma qual è il suo fondamento? Senza la base della verità è impossibile rapportarsi a livello della carità: Dio è verità, Dio è carità. Senza apertura al trascendente – ha aggiunto - l’uomo cade fragile preda del relativismo e della dittatura”. Quanto all’attività accademica di Joseph Ratzinger, “nonostante la sua opera scientifica non sia magistero, si inserisce nella cognizione scientifica della teologia”, ha affermato mons. Müller, che nel volume ha raccolto alcune fonti: la relazione tenuta in occasione della presentazione dell’XI volume dell’Opera omnia del Pontefice (22 agosto 2010) di cui il prefetto è curatore. Nel discorso pronunciato in occasione dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura (10-13 novembre 2010) mons. Müller approfondisce “lo spazio per l’uomo nella cultura delle nuove tecniche di informazione e comunicazione” e il rapporto tra “identità, persona e relazione in rete”. Il III capitolo riporta quanto affermato durante la conferenza per la presentazione di “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” (24 marzo 2011), mentre nel IV vi è la relazione tenuta in occasione del convengo sul tema “Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos di Dio. Ricordando Marta Sordi” (3 novembre 2011). Infine, nel V, la conferenza per la presentazione di uno scritto sulla teologia di Sant’Agostino (14 marzo 2012) della quale il Papa fa una “intensa disamina”, cogliendo la “complessa dimensione dell’approccio eucaristico dell’ecclesiologia agostiniana riguardo alla Chiesa come istituto visibile”. Benedetto XVI, ha sintetizzato il prefetto, “è uno dei grandi teologi sul soglio di Pietro, assieme a Papa Benedetto XIV e Papa Leone I Magno, il formulatore della cognizione decisiva per la confessione cristologica del Concilio di Calcedonia”. Nella sua attività scientifica, Joseph Ratzinger “ha potuto attingere ad una mirabile conoscenza della storia della teologia e dei dogmi, che egli trasmette in maniera illuminante mettendo in risalto la visione divina dell’uomo su cui tutto si fonda”. Senza mai dimenticare di adoperare “un linguaggio molto semplice: nonostante si sia formato sul linguaggio alto e colto di Goethe e Schiller, Joseph Ratzinger ha deciso di essere il teologo dell’evangelizzazione”. Tematiche complesse, così, “non vengono assoggettate ad una complicata riflessione”, bensì rese “trasparenti nella loro intima linearità”, perché al centro di tutto vi è “la volontà divina di parlare a ogni uomo”.

SIR

René Bruelhart: sorpresa dall'Autorità d'informazione finanziaria della Santa Sede per il blocco transazioni che ha colpito il Vaticano. Il 2012 anno di verifica e adeguamento a norme internazionali

Sorpresa dall'Autorità d'informazione finanziaria della Santa Sede per il blocco transazioni che ha colpito il Vaticano: è stata espressa, in un’intervista al Corriere della Sera dal direttore René Bruelhart che spiega che il 2012 è stato l’anno della verifica e dell’adeguamento a norme internazionali. Una reazione di sorpresa alle misure adottate dalla Banca d’Italia che ha bloccato tutti i bancomat e le carte di credito della Deutsche Bank in Vaticano, escludendo, di fatto, lo Stato da tutto il circuito dei pagamenti elettronici e delle carte di credito è stata espressa dal responsabile dell'Aif. La motivazione sostenuta da Bankitalia è l’assenza di prove dell’esistenza di un effettivo regime antiriciclaggio nello Stato della Città del Vaticano, alla quale Bruelhart risponde ricordando che la Santa Sede ha superato a luglio il terzo round di valutazione del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa con 9 raccomandazioni superate su 16 e non è stata, quindi, sottoposta ad alcuna procedura o misura speciale di monitoraggio antiriciclaggio né da parte di Moneyval né da parte di altri organismi internazionali: Il 2012 è stato l’anno della verifica e dell’adeguamento della legislazione vaticana alla normativa internazionale e comunitaria in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e “il risultato – ha detto ancora il responsabile dell’Aif – è che l’assemblea plenaria di Moneyval la ha approvata in tutte le sue parti, reputando soddisfacente e credibile il percorso di adeguamento agli standard internazionali”. Una giurisdizione, infatti, viene sottoposta a monitoraggio qualora riceva almeno 10 votazioni insufficienti su 16 raccomandazioni cruciali, mentre la Santa Sede, come detto, ne ha ricevute 9 positive. La Santa Sede, comunque, - conclude Bruelhart – adotterà, nei prossimi mesi, ulteriori misure perché il contrasto al riciclaggio è sempre in progress”.

Radio Vaticana

Benedetto XVI: i migranti sono portatori di fede e di speranza nel mondo. Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell’uomo

Dopo l’Angelus il Pontefice ha ricordato che oggi si celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. “Nel Messaggio di quest’anno – ha detto - ho paragonato le migrazioni ad un ‘pellegrinaggio di fede e di speranza’. Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell’uomo, come Abramo”. E così, per il Santo Padre, “i migranti sono portatori di fede e di speranza nel mondo. A ciascuno di loro rivolgo oggi il mio saluto, con una speciale preghiera e benedizione”. Ha rivolto, poi, un saluto in particolare alle “comunità cattoliche di migranti presenti a Roma” e le ha affidate “alla protezione di santa Cabrini e del beato Scalabrini”. Nei saluti in lingua francese, Benedetto XVI ha espresso poi l'auspicio che "ovunque" i migranti possano essere "accolti e aiutati, affinchè ognuno di loro e ogni loro famiglia abbia una esistenza degna".

SIR, TMNews

Il Papa: questo Gesù è l’uomo nuovo che vuole vivere da figlio di Dio, cioè nell’amore; l’uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell’umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia

Dopo la Santa Messa nella Cappella Sistina, il Papa ha recitato la preghiera dell'Angelus dalla finestra del suo studio privato. Riprendendo il brano del Vangelo di Luca nel quale “mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento’”, Benedetto XVI, ha evidenziato: “Questo Gesù è il Figlio di Dio che è totalmente immerso nella volontà di amore del Padre. Questo Gesù è Colui che morirà sulla croce e risorgerà per la potenza dello stesso Spirito che ora si posa su di Lui e lo consacra. Questo Gesù è l’uomo nuovo che vuole vivere da figlio di Dio, cioè nell’amore; l’uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell’umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia”. Perciò, “essere cristiani significa vivere così, ma questo genere di vita comporta una rinascita: rinascere dall’alto, da Dio, dalla Grazia. Questa rinascita è il Battesimo, che Cristo ha donato alla Chiesa per rigenerare gli uomini a vita nuova”. Il Papa ha voluto condividere con i fedeli anche “la gioia” di aver battezzato stamattina “un folto gruppo di bambini che sono nati negli ultimi tre o quattro mesi”. “In questo momento – ha dichiarato - vorrei estendere la mia preghiera e la mia benedizione a tutti i neonati; ma soprattutto invitare tutti a fare memoria del nostro Battesimo, di quella rinascita spirituale che ci ha aperto la via della vita eterna”. “Possa ogni cristiano, in quest’Anno della fede, riscoprire la bellezza di essere rinato dall’alto, dall’amore di Dio, e vivere come figlio di Dio”, ha auspicato.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
 

Il Papa: la gioia di riconoscerci figli di Dio, di scoprirci affidati alle sue mani, di sentirci accolti in un abbraccio d’amore, allo stesso modo in cui una mamma sostiene ed abbraccia il suo bambino. Questa gioia, che orienta il cammino di ogni cristiano, si fonda su un rapporto personale con Gesù, un rapporto che orienta l’intera esistenza umana

Attraverso l’amministrazione del primo dei sacramenti, ha spiegato il Papa nell'omelia della Messa nella Cappella Sistina, si manifesta “la presenza viva e operante dello Spirito Santo che, arricchendo la Chiesa di nuovi figli, la vivifica e la fa crescere, e di questo non possiamo non gioire”. Il battesimo di Gesù nel Giordano, oggetto delle letture odierne, “mostra la via di abbassamento e di umiltà, che il Figlio di Dio ha scelto liberamente per aderire al disegno del Padre, per essere obbediente alla sua volontà di amore verso l’uomo in tutto, fino al sacrificio sulla croce”, ha proseguito il Papa durante l’omelia. Che il Figlio di Dio si metta in fila assieme a tanti peccatori bisognosi di penitenza, per ricevere il sacramento da Giovanni il Battista, può “apparire paradossale”. Si tratta, piuttosto, di un segno di unione di Gesù “a quanti si riconoscono bisognosi di perdono e chiedono a Dio il dono della conversione, cioè la grazia di tornare a Lui con tutto il cuore, per essere totalmente suoi”. Con il battesimo al fiume Giordano, ha spiegato il Papa, “Gesù si mostra solidale con noi, con la nostra fatica di convertirci, di lasciare i nostri egoismi, di staccarci dai nostri peccati, per dirci che se lo accettiamo nella nostra vita Egli è capace di risollevarci e condurci all’altezza di Dio Padre”. E questa solidarietà di Gesù non è “un semplice esercizio della mente e della volontà. Gesù si è immerso realmente nella nostra condizione umana, l’ha vissuta fino in fondo, fuorché nel peccato, ed è in grado di comprenderne la debolezza e la fragilità”. Per questo Egli si muove a compassione, sceglie di ‘patire con’ gli uomini, di farsi penitente assieme a noi”. Questa è “l’opera di Dio che Gesù vuole compiere: la missione divina di curare chi è ferito e medicare chi è ammalato, di prendere su di sé il peccato del mondo”. 
L’apparizione dello Spirito Santo, sottoforma di colomba, è invece una manifestazione della “Santissima Trinità, che dà testimonianza della divinità di Gesù, del suo essere il Messia promesso”. Quando un bambino viene battezzato, egli è unito “in modo profondo e per sempre con Gesù”, immerso “nel mistero della sua morte, che è fonte di vita, per partecipare alla sua risurrezione, per rinascere ad una vita nuova”. “Ricevendo il Battesimo essi rinascono come figli di Dio, partecipi della relazione filiale che Gesù ha con il Padre, capaci di rivolgersi a Dio chiamandolo con piena confidenza e fiducia: ‘Abbà, Padre’”. Inoltre i battezzati diventano “membra vive dell’unico corpo che è la Chiesa e sono messi in grado di vivere in pienezza la loro vocazione alla santità, così da poter ereditare la vita eterna, ottenutaci dalla risurrezione di Gesù”. “Nel domandare il Battesimo per i vostri bambini – ha aggiunto -, voi manifestate e testimoniate la vostra fede, la gioia di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa. È la gioia che scaturisce dalla consapevolezza di avere ricevuto un grande dono da Dio, la fede appunto, un dono che nessuno di noi ha potuto meritare, ma che ci è stato dato gratuitamente e al quale abbiamo risposto con il nostro ‘sì’”. Questa gioia, che “orienta il cammino di ogni cristiano”, si fonda su “un rapporto personale con Gesù, un rapporto che orienta l’intera esistenza umana. È Lui infatti il senso della nostra vita, Colui sul quale vale la pena di tenere fisso lo sguardo, per essere illuminati dalla sua Verità e poter vivere in pienezza”. Il cammino della fede che oggi comincia per questi bambini “si fonda perciò su una certezza, sull’esperienza che non vi è niente di più grande che conoscere Cristo e comunicare agli altri l’amicizia con Lui; solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana e possiamo sperimentare ciò che è bello e ciò che libera”. 
“Chi ha fatto questa esperienza – ha sostenuto il Santo Padre - non è disposto a rinunciare alla propria fede per nulla al mondo”. Ai padrini e alle madrine Benedetto XVI ha chiesto “di sostenere e aiutare l’opera educativa dei genitori” per “far crescere questi bambini in un’amicizia sempre più profonda con il Signore”. Di qui l’invito a “offrire” sempre loro il “buon esempio, attraverso l’esercizio delle virtù cristiane”. "Non è facile manifestare apertamente e senza compromessi ciò in cui si crede, specie nel contesto in cui viviamo - ha sottolineato Benedetto XVI - di fronte a una società che considera spesso fuori moda e fuori tempo coloro che vivono della fede in Gesù. Sull'onda di questa mentalità, vi può essere anche tra i cristiani il rischio di intendere il rapporto con Gesù come limitante, come qualcosa che mortifica la propria realizzazione personale". "Ma non è così! - ha affermato il Pontefice - Questa visione mostra di non avere capito nulla del rapporto con Dio, perché proprio a mano a mano che si procede nel cammino della fede, si comprende come Gesù eserciti su di noi l’azione liberante dell’amore di Dio, che ci fa uscire dal nostro egoismo, dall’essere ripiegati su noi stessi, per condurci ad una vita piena, in comunione con Dio e aperta agli altri”. Benedetto XVI ha concluso l’omelia, ricordando che “il seme delle virtù teologali, infuse da Dio, la fede, la speranza e la carità”, dovrà essere “alimentato sempre dalla Parola di Dio e dai Sacramenti, così che queste virtù del cristiano possano crescere e giungere a piena maturazione, sino a fare di ciascuno di loro un vero testimone del Signore”.

Zenit, TMNews

SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA CON IL RITO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI - il testo integrale dell'omelia del Papa
 

Benedetto XVI presiede nella Cappella Sistina la Messa nel corso della quale amministra il sacramento del Battesimo a 20 bambini. Inaugurato il nuovo candelabro del Cero pasquale

Nella mattinata di oggi, Festa del Battesimo del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale ha amministrato il sacramento del Battesimo a 20 neonati, figli di dipendenti vaticano. Una celebrazione suggestiva, interrotta a volte dai pianti e dalle piccole urla dei bambini, che il Papa ha guardato con affetto e ha segnato con delicatezza del segno della croce all’inizio della celebrazione. Il sacramento del Battesimo si innesta nella celebrazione della Messa. Ad inizio celebrazione, c'è l'accoglienza: il Papa ha chiesto ad ogni coppia di genitori il nome che vogliono dare ai bambini e chiede loro di esplicitare la richiesta del Battesimo alla Chiesa di Dio. Poi, li ha segnati con il segno della croce. Quindi, la Liturgia della Parola, e il Vangelo proclamato sul Battesimo di Gesù. E poi, il rito del Sacramento: dopo preghiera dei fedeli e litanie, il Papa ha conferito l'unzione pre-battesimale (con l'olio dei catecumeni, un gesto che pone l'accento sulla forza che l'unzione darà al battezzato), la benedizione dell'acqua, la professione di Fede. E quindi, il Sacramento del Battesimo, e poi l'unzione con l'olio del crisma e la consegna della candela e della veste bianca, e il rito dell'Effatà. Dopo il Fonte Battesimale utilizzato lo scorso anno, oggi è stato inauguranto il nuovo Candelabro per il Cero pasquale, come annunciato da mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Pontificie, lo scorso 19 dicembre. Realizzato, come il Fonte, dall'architetto Alberto Cicerone di Avezzano, con la consulenza teologica di don Salvatore Vitiello di Torino, il Candelabro è costituito da una composizione floreale in argento, dalla quale s’innalza una colonna di fuoco che si compone, in un tutto armonico, con il Cero vero e proprio, secondo la migliore tradizione, che vuole il Candelabro ed il Cero formare un “corpo unico”. Anche la seconda Opera di Cicerone e Vitiello nella Cappella Sistina, prende le mosse dal testo sacro di Apocalisse 22,2: “In mezzo alla piazza della città si trova un albero di vita”, che è Cristo stesso. L'opera, in argento ed oro, ben si inserisce nello splendore della Cappella più famosa del mondo, poiché ne riflette la bellezza e la luce, in una sapiente ed umile soluzione artistica.

Zenit, Korazym.org