mercoledì 5 settembre 2012

Il Papa in Libano. Padre Dall'Oglio offre una settimana di digiuno per sostenere il difficile viaggio: solidarietà e stima al Santo Padre

''Non ho mai visto un viaggio così drammatico come contesto'', come quello che Papa Benedetto XVI sta per compiere in Libano, ''per questo esprimo solidarietà e stima per il Santo Padre''. Per questo, il gesuita Paolo Dall'Oglio, fondatore del monastero di Deir Mar Musa in Siria, recentemente cacciato dal Paese dal regime di Bashar al Assad, ha annunciato una settimana di digiuno per sostenere il difficile viaggio del Pontefice. Sarà un digiuno che unisce elementi della tradizione cristiana e musulmana: completa astensione dal cibo mentre rinuncia all'acqua solo durante le ore diurne, in maniera analogia a quanto avviene nel mese di Ramadan. ''Il viaggio in Libano è sicuramente rischioso - ha spiegato il gesuita ai giornalisti in un incontro organizzato da Religions for Peace - per motivi di sicurezza e per motivi politici più delicati. Il governo di Beirut è favorevole in linea di massima alla Siria del presidente Assad''. ''Va ricordato - ha aggiunto - che una parte delle gerarchie cattoliche mediorientali si è espressa in sostegno del regime soprattutto perchè allarmata dal pericolo islamista e a volte ha sposato le tesi complottiste del potere siriano''. Per padre Dall'Oglio, il documento finale del Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, che il Papa consegnerà durante il suo viaggio, sarà un documento molto importante perchè l'incontro di due anni fa in Vaticano, con il suo accento sui diritti e la giustizia, ha ''quasi disegnato il programma della primavera araba''. ''L'Esortazione post sinodale che il Papa consegnerà a tutte le chiese della regione - ha affermato il gesuita - è molto importante: in quel documento si è detto, che c'è bisogno di più diritti umani, più democrazia, più partecipazione e più trasparenza, meno gestione mafiosa degli interessi''. In sostanza, il documento afferma la volontà di cristiani e musulmani del Medio Oriente di ''vivere insieme non nonostante le nostre religioni ma vogliamo costruire una convivenza a partire dalle nostre fedi, una convivenza pluralista''. Secondo il gesuita, il Papa nei suoi interventi pubblici sulla crisi siriana, in questi mesi ''ha espresso chiaramente la posizione della Chiesa in favore del popolo siriano''. Ma durante il viaggio, alla luce delle difficoltà e delle simpatie per il regime di ampi settori della Chiesa, ''si terrà sulle generali ma alcune parole forti le dirà senza nominare i destinatari sui diritti umani, sulla protezione dei civili e dei profughi, e spero che possa dire una parola chiara alla diplomazia internazionale. E ancora parlera' in difesa dell'armonia religiosa''. Per il gesuita, ''il Patriarca maronita, Bechara Rai, guida oggi una Chiesa divisa e una società divisa, speriamo però che possa dire qualcosa sulla fiducia del percorso di emancipazione dei popoli del Medio Oriente''.

Asca

Anno della fede. Un sito internet e una pagina Facebook promossi dalla Conferenza Episcopale romena: siano porte della fede per tante persone

Il calendario degli eventi ai quali parteciperà Benedetto XVI durante l’Anno della Fede, articoli, notizie ed altre risorse sono disponibili ora in lingua romena sul sito web dedicato all’Anno della fede, www.anul-credintei.catholica.ro e sulla pagina Facebook, AnulCredintei. Le due iniziative sono gestite dal portale di informazione religiosa Catholica.ro. “Credo che non sia per caso il fatto che le prime due iniziative della nostra Chiesa locale dedicate all’Anno della fede siano su Internet, che è uno spazio di incontro, di informazione, di riflessione, uno spazio nel quale non pochi cercano risposte a domande sulla fede. Spero che tanto il sito quanto la pagina Facebook dedicate all’Anno della fede diventino punti di riferimento, anzi porte della fede per tante persone”, ha dichiarato mons. Ioan Robu, arcivescovo metropolita di Bucarest, responsabile per le comunicazioni sociali nella Conferenza Episcopale romena.

SIR

Il Papa in Libano. La Fondazione internazionale Oasis presenta a Beirut un volume con le catechesi di Benedetto XVI sulla preghiera tradotte in arabo

Dal 14 al 16 settembre Benedetto XVI sarà in Libano, e nell’imminenza del viaggio papale, la Fondazione internazionale Oasis presenta l’11 settembre a Beirut un volume con le catechesi del Papa sulla preghiera tradotte in arabo. Il volume, dal titolo "'Rabbi, ‘allim-nâ an nusallî' As-Salât fi ta‘lîm al-Bâbâ Benedictus XVI" ['Signore, insegnaci a pregare'. La preghiera nell’insegnamento di Benedetto XVI, (traduzione araba delle catechesi del Santo Padre)], coedizione Éditions de la Librairie Pauliste di Jounieh e Marcianum Press di Venezia, sarà presentato presso l’Università Saint Joseph, in collaborazione con la locale Facoltà di Scienze Religiose, nel Campus di Scienze Umane (rue de Damas, www.usj.edu.lb). Alla presenza del nunzio apostolico, mons. Gabriele Giordano Caccia, parteciperanno esponenti della realtà civile ed ecclesiale libanese. Tra questi mons. Paul Matar, arcivescovo maronita di Beirut e presidente della Commissione episcopale dei mezzi di comunicazione, Hicham Nachabe, presidente dell’Université Makassed et de l’Institut des Etudes islamiques, padre Gabriel Hachem, professore della Facoltà di Teologia Classica e dell’Issr. Questo è il secondo libro curato da Oasis per promuovere la conoscenza dell’insegnamento del Papa in lingua araba e segue quello del 2010 sulle catechesi dedicate a San Paolo.

SIR

www.fondazioneoasis.org

Scicluna: sugli abusi la parola del Papa è limpida, chiara, teologicamente fondata, di grande ispirazione. Leadership indiscussa e apprezzata da tutti

Nella Chiesa e in Vaticano "è chiara la volontà" di guardare a fondo i problemi che hanno permesso gli abusi sessuali del clero sui minori, in linea con le indicazioni di Benedetto XVI, la cui "leadership è indiscussa". Lo afferma a Radio Vaticana mons. Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, interpellato a margine di un incontro sul tema “Redeeming Power: Overcoming Abuse in Church and Society”, organizzato dalla Società Europea per la Teologia Cattolica, insieme all’Heythrop College, l’Università di Londra e al Centro per gli studi cattolici della Durham University, a Twickenham, nel Regno Unito, presso il St. Mary’s University College. "Secondo me, questa volontà è chiara, quando si segue veramente il Magistero del Santo Padre. - afferma il presule maltese - Sappiamo che la sua parola è una parola limpida, chiara, e che è teologicamente fondata, ma anche di grande ispirazione per tutti. Direi anche che il Vaticano è fatto di persone ed evidentemente siamo tutti su un cammino di conversione, ma se vogliamo dire dove va la Barca di Pietro, bisogna guardare chi la guida. E Benedetto XVI è un ottimo timoniere a questo riguardo e ha una leadership indiscussa e apprezzata da tutti". Nell'incontro in Inghilterra si è affermata la ''volontà di purificare l'autorità - che è un servizio - da ogni tipo di abuso''. ''Questo vuol dire - ha spiegato - una 'corresponsabilizzazione' non solo del laicato, ma dei teologi, che all'insegna di una realtà veramente ecclesiale cercano di dare risposte alle conseguenze dell'abuso di potere - parliamo anche dell'abuso sessuale di minori, per esempio - che sono una piaga nella Chiesa''. ''Secondo me - ha concluso Scicluna - questa è una via maestra perchè la Chiesa possa crescere in quella che Benedetto XVI giustamente chiama volontà di purificazione ed essere testimone più efficace del Vangelo''. "La cosa più importante - conclude Scicluna - è continuare a fare altri passi su questa strada e ad essere aperti a discussioni e dibattiti che siano inclusivi nella Chiesa. Non solo teologi che parlano tra di loro, ma una discussione davvero ecclesiale. Non solo un discorso di gerarchia, non solo un discorso di laicato, ma di una Chiesa che è comunità di pellegrini, come insegna la 'Lumen Gentium', e che ha bisogno della voce di tutti, perchè sia veramente purificata".

Vatican Insider, Asca

Mons. Scicluna: parola del Papa limpida e chiara contro gli abusi di potere nella Chiesa

L'abbraccio dei giovani del Genfest al Papa: promuovete l'unità nella famiglia umana, costruendo ponti con coraggio, testimoni radiosi del Vangelo

L’abbraccio dei “giovani del Genfest” al Papa oggi nell’Aula Paolo VI in Vaticano. C’erano anche 1.700 giovani di 41 Paesi del mondo all’Udienza generale del mercoledì in rappresentanza dei 12 mila che, dal 31 agosto al 2 settembre, hanno partecipato al Genfest, manifestazione promossa a Budapest dal Movimento dei Focolari dal titolo “Let’s Bridge”, cioè “costruiamo ponti”. Nei saluti in lingua inglese, facendo riferimento al titolo del Genfest, il Papa ha rivolto ai giovani l’appello a “promuovere l’unità nella famiglia umana, costruendo ponti con coraggio”. “Possano - ha aggiunto il Santo Padre - la gioia semplice, l’amore puro e la pace profonda che provengono dall’incontro con Gesù, farvi testimoni radiosi della Buona Notizia ai giovani dei vostri Paesi”. Alle parole del Papa i “giovani di Budapest” hanno risposto sventolando le stesse sciarpe e striscioni che avevano fatto sfilare sabato scorso per le strade della capitale ungherese con un flashmob sul ponte delle Catene. Poi al termine dell’udienza una piccola delegazione di 4 giovani, del Messico, Iraq e Pakistan, ha potuto personalmente salutare il Santo Padre a nome dei 12 mila giovani del Genfest. A Benedetto XVI hanno regalato il cd del Genfest con le canzoni del loro complesso internazionale. I 1.700 giovani stanno seguendo nei centri Mariapoli di Castel Gandolfo e Sassone una scuola di formazione che terminerà domenica 9 settembre. Il programma sta approfondendo i temi della “fraternità” che hanno fatto da sfondo alla manifestazione di Budapest. In particolare stanno discutendo di come portare avanti il “United World Project” che prevede la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente per prendere in esame azioni e iniziative che di fatto sono state in grado di generare un “incremento di fraternità”. L’Osservatorio dovrà inoltre promuovere “la categoria della fraternità” attraverso iniziative culturali specifiche. Si sta poi vagliando anche la richiesta all’Onu di riconoscere l’interesse internazionale della Settimana mondo unito, confermando e allargando ancora di più l’appuntamento annuale che da più di quindici anni vede i giovani dei Focolari - assieme a tanti altri - impegnati a “dare voce alla fraternità universale”.

SIR

Benedetto XVI: giovani, tornando alla quotidianità riprendete il ritmo regolare del vostro dialogo con Dio che infonda luce in voi e attorno a voi

“Tornando dopo le vacanze alle consuete attività quotidiane, riprendete anche il ritmo regolare del vostro dialogo con Dio, che infonda luce in voi e attorno a voi”. È lo speciale saluto rivolto oggi dal Papa ai giovani, al termine dell’Udienza generale, la prima in Vaticano dopo la pausa estiva. Benedetto XVI ha salutato i giovani di Pesaro, accompagnati dal loro vescovo mons. Pietro Coccia, ragazzi di Lucca che hanno ricevuto la Cresima, arrivati a Roma con il loro vescovo mons. Italo Castellani, e gli altri ragazzi, provenienti da varie regioni, che si apprestano a ricevere il sacramento della Confermazione. Prima di poter prendere la parola per la parte terminale dell’udienza, il Santo Padre è stato a sua volta festosamente salutato dai giovani presenti in Aula Paolo VI, che hanno più volte scandito il suo nome, anche una volta che il Papa ha iniziato a parlare. A loro, il “grazie” affettuoso Benedetto XVI. I 450 cresimati dell’arcidiocesi di Lucca non hanno avuto dubbi nello scegliere Luca, un giovane con sindrome di Down, come loro rappresentante per salutare Benedetto XVI e presentargli tutto il loro entusiasmo e, soprattutto, il loro "impegno di vita cristiana". Anche Alessia, che lo ha accompagnato, conferma che "Luca, proprio con la sua disabilità, e la persona che esprime meglio il nostro essere qui oggi tutti insieme dal Papa dopo aver ricevuto il sacramento della Cresima". E il Pontefice ha stretto Luca in un abbraccio al termine dell’Udienza nell’Aula Paolo VI. E sempre i giovani sono stati tra i protagonisti del pellegrinaggio promosso per il decimo anniversario di fondazione dell’oratorio Santa Maria di Loreto di Pesaro: a conclusione dell’Udienza, il Papa ha benedetto la statua della Madonna venerata nella parrocchia. Particolarmente significativo anche il pellegrinaggio nazionale dell’ordinariato delle forze armate della Slovacchia, composto da militari, poliziotti, guardie carcerarie e vigili del fuoco. Prima di far rientro in elicottero a Castel Gandolfo, a Benedetto XVI è stata mostrata la risistemazione del busto del Beato Giovanni Paolo II collocato proprio all’uscita dell’Aula Paolo VI, nel largo intitolato al Papa polacco. Erano presenti il card. Giuseppe Bertello e il vescovo Giuseppe Sciacca, presidente e segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

SIR, L'Osservatore Romano

Il Papa: Gesù tiene la Chiesa nella sua mano, le parla con la forza penetrante di una spada affilata, e le mostra lo splendore della sua divinità

L’Udienza generale di questa mattina si è svolta nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre, proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, riprendendo il ciclo sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sul Libro dell’Apocalisse, l’ultimo del Nuovo Testamento. Puoi essere la persona più sola sulla terra, la più triste: se preghi, avrai consolazione “nei momenti bui” e imparerai ad amare Dio, e a sentire accanto l’amicizia di Cristo e così non potrai più fare a meno di pregare, in una continua dinamica d’amore che cambia la vita. È un messaggio coinvolgente nella sua immediatezza quello che Benedetto XVI desume sfogliando le pagine di un libro che egli stesso definisce invece “difficile”. Il Papa si è addentrato nella struttura del testo di S. Giovanni, presentandone sinteticamente le tre fasi di cui si compone la prima parte. Nella prima fase, protagonisti sono l’assemblea e il lettore che presenta ad essa un messaggio affidato da Gesù all’Evangelista. Siamo alle battute iniziali, nelle quali l’assemblea si mette in atteggiamento di preghiera, ovvero, ha indicato il Pontefice, in “ascolto di Dio che parla”: “La nostra preghiera deve essere anzitutto ascolto di Dio che ci parla. Sommersi da tante parole, siamo poco abituati ad ascoltare, soprattutto a metterci nella disposizione interiore ed esteriore del silenzio per essere attenti a ciò che Dio vuole dirci. Tali versetti ci insegnano inoltre che la nostra preghiera, spesso solo di richiesta, deve essere invece anzitutto di lode a Dio per il suo amore, per il dono di Gesù Cristo, che ci ha portato forza, speranza e salvezza”. “Afferrata dall’amore di Cristo”, l’assemblea viene esortata a “coglierne la presenza nella propria vita”. Dice il suo “sì” a Dio il quale, ha affermato Benedetto XVI, si le si manifesta dunque “come l’inizio e la conclusione della storia”, “attivo con il suo amore nelle vicende umane” del passato e del futuro, fino al “traguardo finale”. Anche in questo caso, ha osservato il Papa, “la preghiera costante risveglia in noi il senso della presenza del Signore nella nostra vita e nella storia, e la sua è una presenza che ci sostiene, ci guida e ci dona una grande speranza anche in mezzo al buio di certe vicende umane; inoltre, ogni preghiera, anche quella nella solitudine più radicale, non è mai un isolarsi e non è mai sterile, ma è la linfa vitale per alimentare un’esistenza cristiana sempre più impegnata e coerente”. Nella seconda fase, Cristo si fa più vicino all’assemblea, lasciandosi vedere dalla comunità, parlandole e agendo. A questo punto il lettore presenta le immagini che lo Spirito evoca in Giovanni. È un lungo, potente momento contemplativo, dominato dai segni della luce e del fuoco, simbolo, ha detto il Papa, “dell’intensità gelosa” dell’amore di Dio, della sua eternità, della sua vittoria sul male. Gesù Risorto “tiene salda la Chiesa nella sua mano destra - le parla con la forza di una spada affilata, e le mostra lo splendore della sua divinità”. È questa “un’immagine molto importante” dell’Apocalisse. Giovanni fa “una stupenda esperienza del Risorto”, al punto che sviene e cade come morto: "Una cosa bella questo Dio davanti al quale viene meno, cade come morto. E’ l’amico della vita, e gli pone la mano sulla testa. E così sarà anche per noi: siamo amici di Gesù. Poi la rivelazione del Dio Risorto, del Cristo Risorto, non sarà tremenda, ma sarà l’incontro con l’amico”. Nella terza fase, il lettore propone all’assemblea un messaggio in cui Gesù parla in prima persona. Un messaggio indirizzato alle sette Chiese dell’Asia Minore, ma che, ha concluso Benedetto XVI, va inteso diretto “alle Chiese di ogni tempo”: “Tutte le Chiese devono mettersi in attento ascolto del Signore, aprendosi allo Spirito come Gesù richiede con insistenza ripetendo questo comando sette volte: ‘Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese’. L’assemblea ascolta il messaggio ricevendo uno stimolo per il pentimento, la conversione, la perseveranza, la crescita nell’amore, l’orientamento per il cammino”.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa: rendere l'Africa 'Continente della speranza' impegno che deve orientare la missione dei fedeli laici oggi, 'ambasciatori' della Buona Novella

Da ieri fino a domenica 9 settembre si svolge presso l’Università Cattolica dell’Africa Centrale (UCAC) a Yaoundé, in Camerun, il Congresso panafricano dei Laici Cattolici organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, sul tema "Essere testimoni di Gesù Cristo in Africa oggi. Sale della Terra...luce del mondo" (Mt 5,13-14). In occasione dell’apertura del Congresso, Papa Benedetto XVI ha inviato un Messaggio al presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il card. Stanisław Ryłko. Il Congresso "si presenta come una tappa significativa per realizzare quanto lo Spirito Santo ha ispirato ai Padri sinodali durante la seconda Assemblea Speciale per l'Africa, celebrata nell'ottobre del 2009 a Roma. A Cotonou ho espresso l'auspicio che l'Esortazione 'Africae munus' serva da guida soprattutto nell'annuncio del Vangelo attraverso l'impegno di tutto il Popolo di Dio". Il Papa ricorda i suoi viaggi in Africa, che ha definito appunto “il continente della speranza”. “Certo – osserva -, a prima vista i problemi dell’Africa appaiono gravi e di non facile soluzione, e non solo per le difficoltà materiali, ma anche per ostacoli spirituali e morali che pure la Chiesa incontra”. Gli stessi “valori tradizionali più validi della cultura africana oggi sono minacciati dalla secolarizzazione, che provoca disorientamento, lacerazioni nel tessuto personale e sociale, esasperazione del tribalismo, violenza, corruzione nella vita pubblica, umiliazione e sfruttamento delle donne e dei bambini, crescita della miseria e della fame. A questo si aggiunge anche l'ombra del terrorismo fondamentalista, che di recente ha preso di mira le comunità cristiane di alcuni Paesi africani. Se però, con uno sguardo più profondo, guardiamo al cuore dei popoli africani – sottolinea Benedetto XVI - scopriamo una grande ricchezza di risorse spirituali, preziose per il nostro tempo. L'amore alla vita e alla famiglia, il senso della gioia e della condivisione, l’entusiasmo di vivere la fede nel Signore, che ho potuto constatare nei miei viaggi africani, sono ancora impressi nel mio cuore”. L’appello del Papa ai laici cattolici dell’Africa è forte: “Non lasciate mai – scrive - che la cupa mentalità relativista e nichilista che colpisce varie parti del nostro mondo, apra una breccia nella vostra realtà! Accogliete e diffondete con forza rinnovata il messaggio di gioia e di speranza che porta Cristo, messaggio capace di purificare e rafforzare i grandi valori delle vostre culture”. Il Papa porta l’esempio della Santa sudanese Giuseppina Bakhita “come testimone di speranza, per mostrare come l’incontro con il Dio di Gesù Cristo sia capace di trasformare profondamente ogni essere umano, anche nelle condizioni più povere - Bakhita era una schiava – per conferirgli la dignità suprema di figlio di Dio”. “L’incontro con Cristo – sottolinea - dona lo slancio per superare anche le difficoltà apparentemente più insormontabili. È l’esperienza di Santa Bakhita, ma è anche l’esperienza che tanti giovani africani - grazie a Dio, la grande maggioranza della popolazione - sono chiamati a vivere oggi nella fedele sequela del Signore. Rendere l'Africa 'Continente della speranza' è un impegno che deve orientare la missione dei fedeli laici africani oggi, come pure lo stesso Congresso che state celebrando”. In questa prospettiva il Congresso è, per il Papa, “un momento significativo nella preparazione di due eventi ecclesiali di rilievo universale ormai alle porte: il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione e l’Anno della fede”. "La missione scaturisce infatti dalla fede, dono di Dio da accogliere, nutrire e approfondire perché 'non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta'", scrive il Pontefice citando il Motu Proprio "Porta fìdei". "La priorità della fede naturalmente ha un significato più logico che cronologico. Infatti l'accoglienza di questo dono divino va di pari passo con lo slancio per l'annuncio del Vangelo, in una sorta di 'circolo virtuoso', dove la fede muove all'annuncio e l'annuncio rafforza la fede". “Evangelizzare per la Chiesa – afferma il Papa citando Paolo VI - è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità e, con il suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa”. Nell’opera di trasformazione di tutta la società, “così urgente per l’Africa di oggi, i fedeli laici hanno un ruolo insostituibile”: sono "ambasciatori di Cristo" nello spazio pubblico. “Donne e uomini, giovani, anziani e bambini, famiglie e intere società, tutta l’Africa oggi attende gli ‘ambasciatori’ della Buona Novella – conclude il Papa -, fedeli laici provenienti dalle parrocchie, dalle Communautés Ecclésiales Vivantes, dai movimenti ecclesiali e dalle nuove comunità, innamorati di Cristo e della Chiesa, pieni di gioia e riconoscenza per il Battesimo che hanno ricevuto, coraggiosi operatori di pace e annunciatori di autentica speranza”.

SIR, Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL CONGRESSO PANAFRICANO DEI LAICI CATTOLICI

Anno della fede. Card. Policarpo: ascoltare con fede e amore la parola di Dio e renderne testimonianza. Il 'Credo' diventi preghiera quotidiana

La Bibbia, la carità, la preghiera, la conoscenza della Dottrina della Chiesa, l’attenzione ai non credenti e la relazione con Cristo sono alcune delle priorità che il cardinale Patriarca di Lisbona intende promuovere nella diocesi negli anni 2012 e 2013. Questa strategia pastorale, pubblicata nel sito del Patriarcato, www.patriarcado-lisboa.pt, vuole “rispondere alle sfide lanciate da Benedetto XVI a tutta la Chiesa”, con la proclamazione dell’Anno della fede, in coincidenza con le celebrazioni del 50º Anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Rivolgendosi ai cristiani praticanti, il card. José Policarpo (nella foto con Benedetto XVI) domanda loro: “Siamo già entrati, con la necessaria decisione, per la porta rappresentata da Cristo, oppure stiamo solamente sbirciando attraverso di essa? Con le sole forze naturali ci risulta impossibile percorrere il cammino vitale che si è aperto per noi con il sacrificio di Gesù”. Riferendosi alla Bibbia, egli sottolinea che “i fedeli devono ascoltare con fede e amore la parola di Dio e renderne testimonianza”. Card. Policarpo riprende il suggerimento del Papa, proponendo che “il Credo diventi preghiera quotidiana nel corso dell’Anno della fede”. Il documento termina con il riferimento ai “molti che ancora non hanno incontrato Gesù” e con l’invito ai cristiani “di dare testimonianza e di proporre a tutti l’esperienza della forza della fede nella vita quotidiana”.

SIR

'Dieci piazze per dieci comandamenti': a Roma il primo degli incontri promossi dal Rinnovamento nello Spirito. Benedetto XVI manderà un videomessaggio

Un evento “non confessionale” ma con il precipuo scopo di rispondere alla sfida della Nuova Evangelizzazione. Il progetto itinerante "Dieci piazze per dieci comandamenti", presentato prima dell’estate, è ormai prossimo al debutto. La prima tappa dell’iniziativa a cura del Rinnovamento dello Spirito, patrocinata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, è stata illustrata nel primo pomeriggio di ieri, presso la Sala delle Bandiere in Campidoglio, durante una conferenza stampa moderata dal giornalista di Avvenire, Salvatore Mazza. L’evento si terrà sabato 8 settembre, a partire dalle 20.30 a piazza del Popolo, alla presenza del presidente di Rinnovamento nello Spirito, del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, del cardinale vicario della Diocesi di Roma, Agostino Vallini, e di numerosi illustri ospiti del mondo della scienza, della cultura e dello spettacolo. La serata sarà introdotta da un videomessaggio di Papa Benedetto XVI. Oggetto della tappa romana di "Dieci piazze per dieci comandamenti", sarà la prima parte del primo comandamento: "Non avrai altro Dio all’infuori di me". Come ha spiegato mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, la Nuova Evangelizzazione “non è un compito diverso da quello che la Chiesa ha assunto nel corso dei secoli”. Essa è piuttosto qualcosa di nuovo, “per il rinnovato ardore e il rinnovato entusiasmo, nella sua forza e nei suoi metodi”. Il progetto di Rinnovamento nello Spirito, ha aggiunto il presule, farà leva soprattutto sulla forza della “testimonianza” e la scelta delle 10 piazze (diventate poi 11 con l’aggiunta di Cagliari nel programma) sta a rappresentare una fede che varca l’ingresso delle chiese per calarsi in mezzo alla gente, attraverso gli strumenti della cultura, della musica, dello spettacolo. Interpellato da Zenit, mons. Ruiz ha osservato che effettivamente le "Dieci piazze" hanno molte caratteristiche in comune con il Cortile dei Gentili: entrambe infatti sono iniziative proprie di una Chiesa che “non si chiude in se stessa e non parla ai soli credenti”, quindi pertinenti con lo spirito della Nuova Evangelizzazione. Durante la serata romana di sabato prossimo, infatti, “oltre al messaggio del card. Vallini, sarà importante soprattutto ascoltare le testimonianze dei laici, persone normali, scienziati, gente di spettacolo che affermano: ‘Oo credo in Dio e sento la sua presenza nella mia vita’”. “Queste testimonianze di persone che hanno accolto Dio nella loro vita, senza che il Signore abbia tolto loro nulla, anzi donando loro molto, possono aiutare molti ad aprirsi a ricevere il Signore”, ha concluso Ruiz. Il presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, ha ricordato che il tema comune a tutti gli appuntamenti delle "Dieci piazze" è "Quando l’amore dà senso alla tua vita…". Un tema che si intreccia con quello, assai caro alla Chiesa, dell’emergenza educativa. “Nell’emergenza educativa – ha osservato Martinez – quali valori possono ridare cittadinanza all’amore?”. Il presidente di RnS ha poi sottolineato che ogni comandamento delle legge mosaica, sarà interpretato nella sua accezione “propositiva”, andando ben al di là del suo risvolto “proibitivo”. Il "Non rubare", ad esempio, deve suscitare un interrogativo: “Quanti uomini generosi posso incontrare?”. Parimenti il quinto, "Non uccidere", intenderà far riflettere “su chi dona la vita”. C’è poi il valore tanto concreto quanto simbolico della piazza come luogo di incontro pacifico tra le persone. “In piazza – ha osservato Martinez – spesso si va per protestare; noi, però, vogliamo proporre eventi di vita buona”. Zenit ha domandato a Salvatore Martinez, quanto possa essere significativo tenere gli eventi delle "Dieci piazze" il sabato sera, un momento tradizionalmente dedicato allo svago più che alla spiritualità e alla riflessione. Secondo il presidente di RnS è fondamentale che il cristianesimo sia presente e vivo in tutte le “prassi” e in tutti i luoghi del nostro tempo, compresi momenti come il sabato sera, generalmente dedicati all’evasione e al divertimento. “Bisogna imparare a riempire di significato anche questi vuoti”, ha detto. Le piazze d’Italia, pertanto, diventeranno luoghi di evangelizzazione, laddove evangelizzazione significa in primo luogo “umanizzare”, ovvero “restituire l’umano agli umani”, ha sottolineato Martinez. Lo stare insieme il sabato sera, quindi, può essere riempito di significati nuovi “non solo simbolici ma anche di buone prassi di cui il nostro tempo ha bisogno”. “Anche in questi tempi di smarrimento – ha proseguito il presidente di RnS – c’è una grande esigenza di vita spirituale e noi dobbiamo rispondere in contesti e con modalità nuovi. Già Giovanni Paolo II affermava che la modernizzazione e la secolarizzazione non escludono di per sé la domanda di spiritualità. Il problema è che gli uomini spesso accettano spesso surrogati di spiritualità”. Martinez ha concluso auspicando che il modello delle "Dieci piazze" abbia successo e che altre città possano adottarlo e sperimentarlo. Il sindaco Gianni Alemanno ha descritto l’iniziativa come un “evento inedito”, una sorta di “piccolo giubileo”, destinato a suscitare un po’ di “salutare scandalo”. La concessione, da parte del Comune di Roma, di piazza del Popolo, abituale “scenario di molte promozioni” è stata significativa, in quanto si è voluto conferire a questo luogo illustre un’occasione di “riflessione sui valori fondamentali”. Proprio per la possibilità che offre di “evadere dalle esperienze stereotipate”, le "Dieci piazze" sono un evento “da non sottovalutare” che, ha osservato Alemanno, “non riguardano solamente il Rinnovamento nello Spirito, né soltanto la città di Roma” ma hanno un valore universale. Tra gli ospiti della serata di sabato prossimo figura l’attrice Pamela Villoresi, un’artista che ha sempre cercato di dare spazio alla religiosità nell’ambito della sua professione. “Molti anni fa – ha detto la Villoresi durante la conferenza stampa – quando non andava molto di moda, proponevo recital a tema spirituale. Mi presero per visionaria ma alla fine abbiamo vinto anche sul mercato…”. È nato, così, "Divinamente Roma", il Festival Internazionale della Spiritualità, che ha avuto un suo “gemello” d’oltreoceano in "Divinamente New York". “Non mi ha stupito questa ‘chiamata’ – ha commentato l’attrice -. la risposta è stata ovviamente positiva: fa parte del mio cammino spirituale, aspetto quindi i testi laici legati al primo comandamento. Sono emozionata, ritengo sia un’iniziativa straordinaria”. La serata romana sarà presentata da Massimo Giletti e vedrà la partecipazione dei giornalisti Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Carlo Nesti e Gad Lerner, del poeta Davide Rondoni, dell’attrice Beatrice Fazi, della cantautrice Mariella Nava e della band dei Sonohra. I prossimi appuntamenti avverranno simultaneamente a Napoli, in piazza del Plebiscito ("Onora il padre e la madre"), e a Verona, in piazza dei Signori ("Non nominare il nome di Dio invano"), la sera di sabato 15 settembre. Gli eventi successivi si terranno tra giugno e settembre 2013 a Torino, Palermo, Bari, Cagliari, Firenze, Genova, Milano e Bologna, al fine di accogliere l’invito lanciato da Benedetto XVI e sostenere con iniziative dedicate l’Anno della fede da lui indetto.

Luca Marcolivio, Zenit

Non un divieto, ma una proposta d'amore

Una nuova e creativa evangelizzazione