venerdì 21 settembre 2012

Il Papa in Libano. Card. Koch: sicuro che questo viaggio sia servito molto ad approfondire le relazioni ecumeniche e a dare un nuovo slancio alla ricerca della piena unità tra i cristiani

“Un grande passo in avanti verso il raggiungimento dell’unità con le Chiese ortodosse”. Così il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in un’intervista su L’Osservatore Romano di domani (in distribuzione da oggi pomeriggio), ha definito il viaggio di Benedetto XVI in Libano, al quale il porporato ha partecipato come membro del seguito. “Sono sicuro che questo viaggio sia servito molto ad approfondire le relazioni ecumeniche e a dare un nuovo slancio alla ricerca della piena unità tra i cristiani”, assicura il cardinale, secondo il quale “lo stato dei rapporti tra le diverse Chiese cristiane in Libano è molto buono”. Il modello libanese di convivenza tra le religioni potrà essere esportato in tutto il Medio Oriente? “Io credo che possa essere un buon esempio per tutti”, risponde il cardinale, che spiega: “In Oriente ci sono molte realtà statali fondate su sistemi teocratici. Il Libano è uno Stato laico, ma rispetta e favorisce tutte le religioni, tutte le confessioni. Rende cioè effettiva la separazione tra Stato e religione. Questo consente lo sviluppo di realtà spirituali e istituzioni religiose le quali non possono che fare del bene a tutte le componenti della società civile. Mi sembra un buon esempio, che potrebbe certamente essere seguito da tutti i Paesi, e non solo del Medio Oriente”.

SIR

Il card. Kurt Koch sul viaggio del Papa in Libano: passo in avanti nel dialogo ecumenico

La 'carità politica' e la sua attualizzazione: presentata un’antologia in due volumi del cappellano del Parlamento italiano sui discorsi di Benedetto XVI

La “carità politica” non è affatto un’utopia dai contorni indefiniti. Già 40 anni fa Paolo VI aveva definito la politica come “la forma più alta della carità” e oggi Benedetto XVI sta tracciando una linea magisteriale in perfetta continuità con il suo predecessore al Soglio di Pietro. Dall’esperienza pastorale di mons. Lorenzo Leuzzi, da due anni rettore della chiesa di San Gregorio Nazanzieno, presso la Camera dei Deputati, quindi cappellano del Parlamento italiano, è scaturita un’antologia in due volumetti, edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Nel primo libro, intitolato "La carità politica. Discorsi agli uomini e alle donne impegnati nelle istituzioni civili" (LEV, 2012, pp.48) sono raccolti quattro discorsi tenuti da Papa Benedetto XVI ad altrettante delegazioni di uomini politici, amministratori, diplomatici ed altri titolari di cariche pubbliche, a Milano (2 giugno 2012), Berlino (22 settembre 2011), Londra (18 settembre 2010) e Praga (26 settembre 2009). Nella presentazione, mons. Leuzzi individua quattro pilastri nell’itinerario formativo di Joseph Ratzinger: desiderare di farsi amare; servire il diritto; favorire il dialogo tra fede e ragione; testimoniare una speranza luminosa. Il secondo volume, di imminente uscita, è intitolato "La Carità politica. I parlamentari italiani commentano i discorsi di Benedetto XVI alle donne ed agli uomini impegnati nelle istituzioni civili". Si tratta della raccolta dei commenti ai succitati discorsi del Santo Padre che 40 tra deputati e senatori hanno fatto lo scorso 11 luglio nella Sala della Regina a Montecitorio. Le due pubblicazioni sono state illustrate ieri sera al Teatro Argentina, nel corso di un dibattito introdotto dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, e moderato dalla vicedirettrice del Tg1, Susanna Petruni. La serata è stata promossa dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, di cui mons. Leuzzi è direttore, e dal Forum delle Associazioni Culturali di ispirazione cristiana. I discorsi del Papa sono stati analizzati e commentati da quattro docenti universitari di aree disciplinari piuttosto diverse tra loro: Andrea Velardi, professore di psicologia cognitiva all’Università di Roma Tre, ha preso in esame l’Incontro con le Autorità della Città di Milano; Emanule Bilotti, professore associato di Diritto Privato all’Università Europea di Roma, ha commentato la visita al Parlamento della Repubblica Federale di Germania; Simonetta Filippi, professore associato di Dinamica dei Sistemi complessi all’Università Campus Biomedico, ha analizzato l’Incontro con le autorità civili del Regno Unito, Maria Carmela Benvenuto, professore di Glottologia e Linguistica all’Università La Sapienza di Roma, ha infine commentato l’incontro con le autorità politiche e con il Corpo diplomatico della Repubblica Ceca. A margine dell’incontro di ieri sera, mons. Leuzzi ha definito l’iniziativa editoriale realizzata assieme ai 40 parlamentari, come “un’occasione sia per coloro che sono già impegnati in politica, sia per le nuove generazioni, per ricreare quell’interesse e quell’impegno, spesso disperso tra le varie istituzioni del nostro paese”. La carità politica, ha spiegato il cappellano del Parlamento, è qualcosa che non coinvolge solamente le “scelte personali” dei singoli ma è “un servizio che impegna l’intera comunità che, a sua volta deve sostenere e incoraggiare l’attività dei singoli politici”. È lo stesso Benedetto XVI ad affermare che alla società “servono uomini e donne che invochino la sapienza e la docilità del cuore, perché il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male, non può essere un fatto soggettivo ma ha bisogno della collaborazione della preghiera di tutta la comunità”, ha aggiunto il presule. Secondo Leuzzi, il messaggio dell’opera da lui curata è innanzitutto un “messaggio di incoraggiamento” per gli uomini politici che, in un’epoca post-ideologica hanno maggiori possibilità di interpretare la realtà alla luce del Vangelo. Se nel recente passato, sono stati pochi gli uomini politici che si sono sinceramente affidati al Vangelo, oggi le Scritture possono “fornire una soluzione, in un’epoca in cui è necessario un modello di sviluppo completamente diverso dal passato”, ha osservato il cappellano parlamentare.
 
Luca Marcolivio, Zenit

'Gesù di Nazaret - Terzo volume'. Siamo sicuri che il Papa in nome di un profitto certo e immediato accetti l’idea che l’editoria cattolica venga relegata a un ruolo ancora più marginale?

Sarà edito dalla Rizzoli il terzo volume del "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI, dedicato ai Vangeli dell’Infanzia. La notizia, di cui erano già state date varie anticipazioni, è stata data oggi con uno scarno comunicato dalla Sala Stampa della Santa Sede. La casa editrice ha fatto un’offerta altissima, sembra nell’ordine dei due milioni e mezzo di euro, per prendere non solo i diritti di pubblicazione del libro dell’Italia, ma anche i diritti di vendita internazionale. Chi ha spinto perché venisse accettata l’offerta ha pensato in questo modo di far avere per la Santa Sede un profitto non indifferente. Ma non ha pensato alle conseguenze di lungo periodo. Che possono andare a tutto danno dell’editoria cattolica. Il primo volume del "Gesù di Nazaret" fu infatti pubblicato dalla casa editrice Rizzoli. Forte di un comparto internazionale di primo ordine, che comprende varie case editrici all’estro, la Rizzoli prese vantaggio dalla pubblicazione del libro del Pontefice vendendone i diritti alle varie consociate estere. Per esempio, in Spagna il libro fu pubblicato da Esfera dos Libros, una casa editrice che fa parte della scuderia Rizzoli. Che conta anche su una buona rete di distribuzione, potendo così essere presente in moltissimi punti di vendita. Questo avveniva quando ancora era direttore della Libreria Editrice Vaticana Claudio Rossini. Nel 2007, scade il mandato di Rossini, e il Consiglio di Amministrazione decide di rilanciare la LEV. Cercano un direttore di grinta e competenza, e lo individuano in don Giuseppe Costa, religioso salesiano, che l’editore lo ha fatto per davvero. Costa prende molto sul serio lo Statuto dell’Editrice, che come primo impegno quello di diffondere la parola del Papa. Non solo comincia a produrre una serie di volumi che ne rilanciano omelie e discorsi, non solo cura l’Opera omnia del Pontefice, ma si occupa anche dell’edizione del secondo volume del "Gesù di Nazaret". E ne vende i diritti all’estero a case editrici cattoliche, che hanno cura e consapevolezza dell’importanza del messaggio del Papa. In Germania, la Herder, che cura anche l’Opera omnia in lingua originale del Pontefice, acquisisce i diritti. In Francia è Silence et Parole. In Spagna, i diritti vanno alla casa editrice Encuentro. Negli Stati Uniti, il libro viene pubblicato da Ignatius Press. Il meglio dell’editoria cattolica internazionale, che si ritrova in udienza dal Papa dopo aver pubblicato il libro. La scelta non è solo opportuna. Ha il merito di dare fiato e finanze all’editoria cattolica nel mondo. Se, sono i dati della Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, l’editoria religiosa nel mondo è cresciuta del 5%, è anche vero che le case editrici cattoliche sono sempre povere di mezzi, e fanno fatica a trovare spazio tra le maglie della grande distribuzione. Il libro del Papa però giocoforza ottiene risalto e richieste. E permette all’editoria cattolica di avere profitti da reinvestire in quella che da sempre viene chiamata “la buona stampa”. Una boccata d’ossigeno di cui c’è indubbio bisogno. Mentre oggi si parla di “convogliare i media cattolici” e si propongono progetti di aggregatori internet di ispirazione cristiana come quello di Aleteia (in cerca della verità, ma anche di finanziamenti per 22 milioni di euro), in pochi si rendono conto che la crisi endemica dei fogli cattolici porta, per esempio in Italia, alla scomparsa di riviste prestigiose come 30Giorni, alla difficoltà economica di riviste diffusissime come Famiglia Cristiana, alla incapacità per il pensiero cristiano di fare breccia nelle grandi catene di distribuzione, dove invece sono in bella mostra libri che attaccano la Chiesa. Il regime di concorrenza perfetta taglia fuori l’editoria cattolica, piccola ma agguerrita. Una editoria sulla quale investire, se si vuole fare in modo che le parole del Papa siano diffuse in maniera corretta. Questo è chiaro nell’appartamento papale, da dove non mancano di arrivare elogi alla LEV per il lavoro di diffusione e anche per il fatto di essere l’unica voce nel comparto media in attivo di bilancio. Forse è meno chiaro tra i monsignori, che poi sono quelli che hanno davvero in mano la macchina. Di certo l’operazione del secondo volume del "Gesù di Nazaret" non è piaciuta ad alcuni. E sì che la distribuzione del Gesù di Nazaret era stata affidata alla Rizzoli. Ma, come tutte le case editrici, la Rizzoli ragiona per logiche di mercato. Tiene il libro negli scaffali per i mesi di contratto, non uno di più. Diverso il ragionamento delle case editrici cattoliche, che tengono a lungo il libro del Papa negli scaffali, ne fanno continuamente risaltare il messaggio, lo fanno diventare un long-seller, più che un best-seller. Ma che c’è una guerra intestina si comprende da alcuni dettagli. Per esempio: nella prima infornata di nuovi consultori al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ci sono tutti i direttori dei media cattolici e c’è persino Antonio Preziosi, direttore del Gr1. Ma non c’è don Giuseppe Costa, direttore della LEV. Una scelta che di certo salta agli occhi a qualcuno dei piani alti, sorpreso dal fatto che il direttore non solo ha ben lavorato, ma è stato persino confermato per un altro quinquennio. Tempo un mese, e la nomina di don Giuseppe Costa a consultore del Pontificio Consiglio viene annunciata. La domanda che gira nei corridoi è: chi ha voluto mettere i bastoni tra le ruote a don Costa? Alcuni fanno notare che sottosegretario del Pontificio Consiglio è mons. Giuseppe Antonio Scotti. Che è anche presidente del cda dell’Editrice Vaticana, ed è pure nell’organigramma della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Qualcun altro nota che tra i tre incarichi c’è un conflitto di interessi, perlomeno perché in due di questi c’è da gestire dei soldi. E qualcun altro ancora sottolinea come sia stato proprio mons. Scotti a gestire la trattativa per la vendita dei diritti del primo volume del "Gesù di Nazaret" alla Rizzoli. Sono illazioni, e di certo non provano nulla. Ma dietro tutto c’è una domanda di fondo. Davvero il Vaticano vuole rinunciare a diffondere personalmente la parola del Papa? Davvero, in nome di un profitto immediato, la Santa Sede rinuncia indirettamente a dare linfa e ossigeno e, perché no, anche ad investire in realtà cattoliche? Gli editori cattolici, consapevoli di questo rischio, hanno già inviato e fatto inviare da prelati amici lettere di protesta in Segreteria di Stato. L’unica ad essere salva dovrebbe essere la Herder, che ha già firmato con la LEV il contratto per la distribuzione del libro in Germania. Chi vuole parlar bene parla di “capitale umano”, e sviluppando questo concetto Becker ci vinse il Nobel dell’Economia nel 1992. Le leggi del mercato però hanno messo fuori gioco il capitale umano anche nelle mura vaticane. Con buona pace degli editori cattolici. E con gran piacere di quanti mirano non solo a relegare le parole della Chiesa negli scaffali delle librerie con il cartellino “New Age”, ma anche a togliere ogni tipo di sovranità alla Santa Sede. E’ la “cattiva stampa” foraggiata anche da fantasiosi articoli in cui si auspica un ritorno del Papa a San Giovanni in Laterano, e si teorizza che la Chiesa non ha bisogno della Santa Sede. Forse quello che sfugge è che rinunciare a diffondere la parola del Papa non è solo una scelta di mercato. È una scelta che rinuncia ad aiutare quanto c’è di cattolico e di buono nel mondo. È una idea probabilmente poco lungimirante, mentre tutti nel mondo cattolico parlano di “unirsi” e “diffondersi”. Siamo sicuri che il Papa, così consapevole del fatto che il cattolicesimo è sempre più marginalizzato nel dibattito pubblico, voglia davvero che i suoi libri non vengano affidati alla “buona stampa”? Siamo sicuri che il Papa in nome di un profitto certo e immediato (ma sul lungo periodo è tutto da definire) accetti l’idea che l’editoria cattolica venga relegata a un ruolo ancora più marginale?

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Il Papa a Loreto. L'amministrazione comunale offrirà in dono a Benedetto XVI 'La corona della Luce', rosario di oro giallo, ambra e ebano

Si chiama “La corona della Luce” ed è la corona del rosario dei misteri della luce istituiti da Giovanni Paolo II che l’Amministrazione comunale offrirà in dono a Sua Santità Papa Benedetto XVI in occasione della sua visita a Loreto il prossimo 4 ottobre. “Un rosario di oro giallo, ambra ed ebano che vogliono indicare il legame tra l’uomo e Dio, un legame fatto di umano e divino. La scelta di regalare al Santo Padre proprio questo oggetto – ha spiegato il sindaco Paolo Niccoletti – è scaturita dalla volontà di fare un dono capace di racchiudere in sé sia il valore devozionale che la tipicità produttiva di una zona come la nostra dove la produzione di oggetti sacri è profondamente radicata e sviluppata. Un oggetto che sarà sicuramente apprezzato e che racconta la storia della nostra città e della realtà in cui viviamo, una realtà dove l’aspetto sacro e spirituale ha coinvolto e coinvolge da sempre ogni sfera della vita e delle attività dei suoi abitanti”. La corona, come già accennato, è dedicata ai misteri della luce istituiti da Giovanni Paolo II a cui è dedicata la corona e il quale è rappresentato al centro della Croce. All’inizio di ogni decina ci sono dei tondi di ebano che rappresentano l’icona del mistero che viene meditato: battesimo di Gesù, nozze di Canaa, Annuncio del Regno, Trasfigurazione e istituzione dell’Eucaristia. I tondi e i volti sono stati realizzati in ebano poiché, essendo un materiale deteriorabile, vuole rappresentare l’umanità con la sua fragilità e debolezza ma vuole anche ricordare le terre d’Africa (da dove proviene il materiale) martoriate da innumerevoli guerre, dalla fame e sfruttate dai potenti. La Croce, invece, che rappresenta la divinità, è stata realizzata in finissima filigrana d’oro essendo esso un metallo nobile e quindi inossidabile e soprattutto duraturo nel tempo: eterno. Nel centro della Croce vi è scolpito il volto della Madonna con le labbra leggermente aperte in atto di parlare come a dare un messaggio.

L'indiscreto

Lombardi: il 29 settembre Gabriele e Sciarpelletti di fronte alla Corte di giustizia vaticana. Può esserci una conclusione del processo abbastanza rapida. Terminato il lavoro della Commissione cardinalizia

Riprenderà il 29 settembre prossimo, alle 9.30, in Vaticano il processo a carico di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Papa, giudicato per furto aggravato di documenti riservati, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento. Stamani il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), ha avuto un incontro con i giornalisti per delineare gli aspetti tecnico-giuridici di questa nuova fase del procedimento penale. In base al decreto di comparizione emesso il 17 settembre scorso i due imputati, ha spiegato padre Lombardi, compariranno di fronte alla Corte di giustizia vaticana, composta da tre giudici: Giuseppe Dalla Torre (presidente), Paolo Papanti Pellettier e Venerdando Marano (giudici). Promotore di giustizia è Nicola Picardi. L'ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, sarà assistito dall'avvocato Cristiana Arru, restata dopo il ritiro dell'avvocato Carlo Fusco, mentre l'altro indagato, Claudio Sciarpelletti, sarà assistito dall'avvocato Gianluca Benedetti. Gabriele e Sciarpelletti saranno in aula, a meno che non decidano di essere giudicati in contumacia, assistiti dai loro difensori, i quali, nel corso di questa fase dibattimentale, potranno chiedere l’interrogatorio di testimoni. Si tratta del primo momento in cui concretamente i magistrati giudicanti esamineranno la causa istruita dal giudice istruttore, prof Bonnet, alla presenza dei legali di parte e del promotore di giustizia, prof. Picardi. Per gli avvocati di Gabriele e Sciarpelletti ci sarà, inoltre, tempo fino al 26 settembre prossimo per presentare ulteriori prove. Alle udienze sarà ammesso un pool di otto giornalisti, che potrà riferire dei lavori processuali nel rispetto dell’embargo stabilito. Il presidente del tribunale vaticano "non può stabilire adesso il calendario delle udienze perché esso dipenderà dallo svolgimento del procedimento", ha detto il gesuita. "Può esserci una scandenza delle udienze abbastanza rapida e una conclusione del processo abbastanza rapida, ma se emergono nuove prove o vengono sollevate eccezioni o chieste perizie, allora può essereci una sospensione o un rinvio". Rispondendo alle domande dei cronisti, ad ogni modo, Lombardi ha precisato di non poter "prevedere se il processo si sovrapporrà o meno agli eventi di ottobre" previsti in Vaticano. Per quanto riguarda invece il lavoro della Commissione cardinalizia nominata dal Papa, ha detto infine il direttore della Sala Stampa vaticana, i porporati hanno svolto la loro istruttoria, parallelamente a quella legale e hanno consegnato il loro rapporto al Papa, per cui, per ora, il loro intervento può considerarsi concluso, a meno che il Pontefice non chieda ai cardinali un ulteriore intervento.

Radio Vaticana, TMNews

Il Papa: l’evangelizzazione chiede di partire dall’incontro con il Signore. Difendere la vita e la famiglia nella società non è affatto retrogrado, ma piuttosto è profetico

Questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i vescovi il primo gruppo della Conferenza Episcopale di Francia (province ecclesiastiche di Rouen, Rennes, Poitiers, Tours e Bordeaux), che sta ricevendo in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum". All'inizio del suo discorso, il Papa ha ricordaro il suo viaggio apostolico in Francia nel 2008. Un viaggio, ha ribadito, nel quale ha tenuto a sottolineare le radici cristiane del Paese che costituiscono una solida base su cui appoggiare gli sforzi per la nuova evangelizzazione, "tema della prossima Assemblea sinodale". Si è così soffermato sulla vita nelle comunità cristiane, rilevando che “la soluzione ai problemi pastorali diocesani” non può essere limitata a delle “questioni di organizzazione”. “C’è il rischio – ha osservato – che si metta l’accento sulla ricerca dell’efficienza con una specie di burocratizzazione della pastorale che si focalizza sulle strutture, sull’organizzazione e i programmi, i quali possono divenire autoreferenziali ad uso esclusivo dei membri di queste strutture”. Ciò, ha aggiunto, non avrà allora che scarsi effetti sulla “vita dei cristiani lontani dalla pratica regolare”. L’evangelizzazione, ha avvertito, richiede invece che si parta “da un incontro con il Signore, da un dialogo radicato nella preghiera”. Il Papa ha quindi rivolto l’attenzione ai laici chiamati a svolgere incarichi nella Chiesa: “E’ necessario vigilare sul rispetto della differenza tra il sacerdozio comune di tutti i fedeli e il sacerdozio ministeriale di quanti sono stati ordinati”. Differenze “non solo di grado, ma di natura”. Per questo, ha affermato, bisogna custodire “la fedeltà al deposito della fede come è stata insegnata dal Magistero” e “professata da tutta la Chiesa”. E’ importante, ha detto, che la collaborazione tra laici e sacerdoti “si collochi sempre nella cornice della comunione ecclesiale, attorno al vescovo che ne è il garante”. Poi la famiglia “fondamento della vita sociale”, “minacciata in molti luoghi, a causa di una concezione della natura umana che è erronea. Difendere la vita e la famiglia nella società – ha detto il Papa – non è affatto retrogrado, ma piuttosto è profetico” perché ciò aiuta a “promuovere quei valori che permettono il pieno sviluppo della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio”. “Troppo grande – ha detto citando la "Sacramentum Caritatis" - è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito pastorale”. Matrimonio e famiglia, ha soggiunto, “sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale”.
 

La morte del card. Fortunato Baldelli. Telegramma di cordoglio del Papa: esemplare testimonianza di vita cristiana e sacerdotale


Si è spento ieri sera, all’età di 77 anni, il card. Fortunato Baldelli (foto), penitenziere maggiore emerito dal gennaio di quest’anno. Benedetto XVI, in un telegramma ai familiari, ne ricorda “l’esemplare testimonianza di vita cristiana e sacerdotale” e “il solerte e fedele servizio prestato alla Santa Sede, specie in “varie rappresentanze diplomatiche”, che gli hanno guadagnato ovunque “apprezzamento” per il suo “zelo apostolico e la fedeltà al Vangelo”. In conclusione il Pontefice innalza "preghiere di suffragio affinchè, per intercessione della Vergine Santa e di San Francesco, il Signore accolga la sua anima eletta nel regno eterno della luce e della pace". Il 2 giugno 2009, Benedetto XVI lo ha nominato penitenziere maggiore e quindi lo ha creato e pubblicato cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010, della Diaconia di Sant’Anselmo all’Aventino. Le esequie del porporato saranno celebrate domani alle 18.00 all'Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, presiedute dal cardinale decano Angelo Sodano. Con la morte del card. Baldelli il Collegio cardinalizio è ora composto da 205 cardinali, di cui 117 elettori ed 88 non elettori.

Radio Vaticana 

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DEL CARD. FORTUNATO BALDELLI

'Gesù di Nazaret - Terzo volume'. Santa Sede: la Libreria Editrice Vaticana e la Casa editrice Rizzoli hanno firmato l'accordo per la pubblicazione del libro di Papa. L'uscita in Italia entro Natale

Oggi, in Vaticano, la Libreria Editrice Vaticana e la Casa editrice Rizzoli hanno firmato l'accordo per la pubblicazione del libro di Papa Benedetto XVI sull'infanzia di Gesù nei Vangeli. La LEV affida a Rizzoli il mandato di vendere in tutto il mondo i diritti dell'opera. In Italia il volume, la cui uscita in tutte le librerie è prevista entro Natale, si presenta come una coedizione LEV-Rizzoli. Lo rende noto un comunicato della Sala stampa vaticana. Insieme all'edizione italiana è già prevista quella in lingua tedesca, pubblicata da Herder, editore storico di Joseph Ratzinger, mentre si sta operando attivamente per la pubblicazione in contemporanea con le lingue di maggiore diffusione. Il titolo definitivo del libro è ancora riservato. "Joseph Ratzinger-Benedetto XVI - ricorda la nota - ha orientato la sua ricerca scientifica e la sua opera a far conoscere 'la figura e il messaggio di Gesù'. Questo nuovo e atteso libro sulla figura di Gesù nei racconti evangelici dell'infanzia, che costituisce il completamento dei due precedenti, si rivela quindi di grande importanza dal punto di vista teologico e scientifico. I precedenti volumi della trilogia di Benedetto XVI sono 'Gesù di Nazaret' (Rizzoli 2007) e 'Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione' (LEV 2011)".

TMNews

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Il comunicato della Rizzoli

Dalla visita a Loreto alla Messa per i cardinali e vescovi defunti: il calendario delle celebrazioni presiedute da Benedetto XVI nei mesi di ottobre e novembre

Il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione, l’apertura dell’Anno della fede e la canonizzazione di sette Beati: sono questi i maggiori impegni per Benedetto XVI nel mese di ottobre. Il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, mons. Guido Marini, ha reso noto oggi nel dettaglio le prossime date dell’agenda papale fino agli inizi di novembre. La celebrazione del Sinodo e, prima ancora, la preghiera di affidamento perché il Sinodo sia un momento di grazia e di luce per la Chiesa. Inizierà con due tappe ravvicinate il mese di ottobre del Papa. Tre giorni prima di presiedere la Messa di apertura dell’assise sulla nuova evangelizzazione, in programma in Piazza San Pietro alle 9.30 di domenica 7, Benedetto XVI volerà a Loreto per inginocchiarsi ai piedi della Vergine della Santa Casa e affidare a Lei, come 50 anni fa fece Papa Roncalli alla vigilia del Concilio, la piena riuscita della riunione sinodale. La Messa inaugurale del 7 ottobre sarà anche l’occasione per il Pontefice di proclamare San Giovanni D’Avila e Santa Ildegarda di Bingen Dottori della Chiesa. L’11 ottobre, poi, è l’altra data-evento del mese: durante la liturgia eucaristica, che inizierà alle 10.00 nel sagrato nella Basilica vaticana, Benedetto XVI darà il via solennemente all’Anno della fede. Giornata speciale sarà anche domenica 21 ottobre quando, in pieno Sinodo sulla nuova evangelizzazione, il Papa donerà alla venerazione della Chiesa universale sette testimoni della fede di epoche diverse. La Messa, presieduta a partire dalle 9.30, vedrà la canonizzazione dei Beati Giacomo Berthieu, Pedro Calungsod, Giovanni Battista Piamarta, Maria del Monte Carmelo Sallés y Barangueras, Marianna Cope, Anna Schäffer e Caterina Tekakwitha, la prima Santa di origine pellerossa. La domenica successiva, 28 ottobre, Benedetto XVI presiederà la Messa a conclusione del Sinodo quindi, all’inizio di novembre, vivrà come da tradizione due momenti di intenso raccoglimento spirituale: il 2, alle 18.00, quando scenderà nelle Grotte Vaticane per pregare sulle tombe dei Pontefici defunti e il giorno dopo quando, alle 11.30, celebrerà in San Pietro la Messa di suffragio per i cardinali e i vescovi scomparsi nel corso dell’anno.

Radio Vaticana

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (OTTOBRE-NOVEMBRE 2012)

Il Papa in Libano. Gli editoriali delle testate cattoliche: un segno di speranza per tutto il Medio Oriente. Si è sperimentata la possibilità concreta del dialogo, del rispetto, dell'ascolto

Il viaggio del Papa in Libano è uno degli argomenti di cui parlano gli editoriali dei settimanali diocesani aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici in uscita in questi giorni. "Un segno di speranza per tutto il Medio Oriente". È il commento che accomuna molti editoriali dedicati al recente viaggio di Benedetto XVI. A fotografare il contesto in cui è avvenuto il viaggio è Il Portico (Cagliari) con una nota di Fadi Rahi, padre redentorista: "Il Medio Oriente sta continuando la sua 'primavera araba', passando dalla Libia all'Egitto e arrivando in Siria. Si nota come il mondo arabo, musulmano e cristiano, ha bisogno di più pace, oggi più di prima, in modo particolare dopo ciò che sta succedendo in Siria (…). In questo scenario, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato nella terra santa del Libano, 48 anni dopo la visita di Paolo VI (2 dicembre 1964) e 15 anni dopo Giovanni Paolo II (10 maggio 1997). La Chiesa del Libano e del Medio Oriente ha accolto l'Uomo Bianco sotto il segno della pace". In "uno scenario esplosivo", aggiunge Toscana Oggi (settimanale cattolico regionale), "il magistero di Benedetto XVI è stato pacato ma ad ampio raggio. Ha parlato di fede, di libertà religiosa, di dignità della persona e di promozione umana, di lavoro, di giovani, di futuro, invitando tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e musulmani, a lavorare insieme". Per Emmaus (Macerata), che pubblica una nota del vaticanista Luigi Accattoli, "forse il messaggio più efficace venuto dalla missione papale è da cercare in quello spettacolo della convivenza che dava credibilità al monito papale: 'È tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre'". Secondo Vincenzo Finocchio, direttore de L'Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), in questo viaggio "si è sperimentata la possibilità concreta del dialogo, del rispetto, dell'ascolto. Il riscontro si è avuto nella Santa Messa del Papa a Beirut, alla quale hanno partecipato almeno 350 mila persone. La moltitudine era un misto di cristiani e musulmani". Dello stesso parere è Irene Argentiero, direttore de Il Segno (Bolzano-Bressanone), per la quale "i chiari segni di dialogo e di accoglienza che Benedetto XVI ha incontrato in Libano sono la dimostrazione che le religioni sanno comunicare tra loro, pacificamente. Perché quando esiste il rispetto, non c'è spazio per violenze e guerre". Il viaggio del Papa, dice Emilio Pastormerlo, direttore de L'Araldo Lomellino (Vigevano), "ha consentito, almeno per un giorno, che i cristiani del Medio Oriente uscissero dalle loro catacombe, forse non scavate sotto terra, ma rese tali dalle culture e dai conflitti di oggi. Catacombe spesso create anche dal mondo occidentale, quel mondo culturale e mass-mediale cui spesso dà fastidio mostrare tanti cristiani in preghiera, mostrare una presenza più incisiva e più forte degli stessi numeri. (…) C'è indubbiamente un Medio Oriente che non ci è dato conoscere. La visita di Benedetto XVI ci ha aperto qualche finestra. Il nostro impegno è quello di continuare a seguirlo, anche a riflettori spenti". Il Papa, scrive Vincenzo Rini, direttore de La Vita Cattolica (Cremona), "ha annunciato in Libano amore, dialogo, pace, fratellanza tra tutti i popoli nel rispetto di tutte le religioni. Questo è il cristianesimo, questo è l'insegnamento di Gesù: i suoi seguaci, anche se insultati e osteggiati, amano, rispettano". A tal proposito Raffaele Mazzoli, direttore de Il Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), ricorda che "la libertà religiosa e di coscienza è il fondamento di tutte le altre" libertà.

SIR

L'arcidiocesi di Philadelphia costretta a vendere la residenza del vescovo. Mons. Chaput: non ne ho alcun bisogno, posso benissimo spostarmi a vivere in seminario

Mentre a Kansas City giungono da ogni parte della Nazione richieste di dimissioni del vescovo Finn, condannato (primo caso negli Stati Uniti) nelle scorse settimane da un tribunale civile per aver coperto un prete pedofilo nel 2010, a Philadelphia, già sede di diverse denunce, un nuovo caso di sospensione dal ministero è stato reso noto, secondo il Times online, solo lunedì scorso su un presunto abuso compiuto nel 2011 e il giorno successivo sarebbero state depositate dai rispettivi avvocati ben 8 nuove cause civili nei confronti di 7 preti cattolici. Ma i guai dei cattolici nella gloriosa città simbolo dell’Indipendenza americana, che nel 2015 ospiterà l’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie, sembrano essere in questo momento anche di natura economica. A rivelarlo è lo stesso arcivescovo in una lunga intervista rilasciata al National Catholic Reporter il 6 settembre e pubblicata questa settimana. Charles J.Chaput (nella foto con Benedetto XVI), classe 1944, originario del Kansas, titoli in storia dell’arte, già vescovo a Denver e a Philadelphia dal settembre2011, è il primo arcivescovo nativo americano, appartenente alla tribù dei Potawatomi. Nei giorni scorsi le cronache avevano registrato la ferma condanna contro la pena di morte espressa con chiarezza il 10 settembre nella sua rubrica dell’organo online di informazione diocesana (che ha sostituito il settimanale cartaceo): “Come figli di Dio, possiamo fare di meglio e cominciare ad agire per porvi fine”. Nel mese di agosto il governatore della Pennsylvania aveva firmato l’esecuzione di 4 condannati per omicidio: “Anche gli assassini giustamente condannati mantengono la loro dignità di esseri umani e la loro vita è sacra”. Al suo arrivo in diocesi Chaput aveva trovato la condanna del responsabile finanziario, Anita Guzzardi, per appropriazione indebita di quasi 1 milione di dollari e di mons. Lynn per pedofilia (anche se voci lo considerano ancora un capro espiatorio del card. Bevilacqua)e 27 preti sospesi dal ministero, di cui 7 ora ripristinati. Guai finanziari talmente pesanti che la diocesi è costretta a vendere la storica residenza vescovile di 13 mila metri quadri. “Non ne ho alcun bisogno – dichiara tranquillo il vescovo – è una casa molto bella costruita quando esisteva uno scopo, ma ora c’è tanto spazio vuoto e si può utilizzare meglio. Posso benissimo spostarmi a vivere in seminario entro il mese di marzo e dalla vendita contiamo di ricavare almeno 10 milioni di dollari, ma non è una svendita”. E’ quello che fa ogni famiglia quando si accorge che non riesce a pagare le bollette, spiega, e la diocesi non è da meno. Del resto sono anni che anche le scuole cattoliche si dibattono in altrettante difficoltà: “Le famiglie non fanno più figli come in passato, non sono più disposte a sacrifici per pagare le tasse scolastiche, forse non apprezzano più il nostro sistema scolastico e noi non possiamo costringere nessuno. E’ come un vortice che inghiotte le realtà meno floride. E’ il mercato”. Nei momenti d’oro, ricorda Chaput, a Philadelphia si erano raggiunti i 267 mila studenti, ora ce ne sono 60 mila, ma alcune scuole ne hanno solo 90-100 e per questo si è deciso per degli accorpamenti e lo scorso anno ben 49 hanno chiuso i battenti, mentre l’arcidiocesi ha deciso di passare, con gradualità, la gestione delle scuole ad una Fondazione indipendente. “Sono convinto che il battesimo ci rende un’unica famiglia: è vero che la mia è una posizione unica, ma non ne sono l’unico responsabile”. Riguardo alle prossime elezioni presidenziali, nonostante il dubbio dell’Huffington Post, dichiara: “Non sono né democratico, né repubblicano, sono registrato come indipendente” e di fatto esprime riserve sui programmi di entrambi gli schieramenti.

Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider

La Chiesa in Francia chiamata a una nuova missione: temi di grande attualità e urgenze pastorali nell’agenda dei vescovi in visita 'ad limina Apostolorum'

La preoccupante "accelerazione" della secolarizzazione della società, il calo numerico dei sacerdoti e dei fedeli praticanti, il rapporto con le altre fedi, la progressiva "desertificazione" di molti dipartimenti a vocazione rurale, con la conseguente “fuga” dei giovani dalla campagna verso le città, gli effetti sociali della crisi economica, la questione del fine vita e quella, attualissima, del riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso (con annessa possibilità di adozione), che metterebbe in seria discussione il futuro della famiglia e, più in generale, aprirebbe una profonda crisi di valori: a elencare i principali temi che, da ieri, i presuli francesi affronteranno nel corso della loro visita "ad limina apostolorum" è stato personalmente il card. André Vingt-Trois (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza Episcopale, il quale giorni fa, in un’attesa conferenza stampa, ha spiegato "cosa i vescovi francesi diranno al Papa" e ai responsabili dei vari dicasteri vaticani. Un incontro che nell’agenda di avenue de Breteuil mancava da ben otto anni e che, anche per il sopraggiunto rinnovamento delle cariche episcopali, risulterà inedito per quarantacinque dei centosette vescovi partecipanti, come ha precisato mons. Bernard Podvin, portavoce della Conferenza episcopale. Ieri mattina, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha incontrato i presuli della provincia di Rouen, guidati dall’arcivescovo Jean-Charles Descubes, dando il via al ciclo di udienze. In vista della visita, ogni vescovo ha ricevuto un questionario nel quale ha dettagliatamente descritto la situazione esistente nel suo territorio diocesano. "Il rapporto che consegneremo in Vaticano - ha detto mons. Descubes al quotidiano La Croix - è di circa novanta pagine. Per redigere il testo, abbiamo coinvolto i direttori di tutti i servizi diocesani. Si tratta di un 'inventario' preziosissimo che consente di passare in rivista tutta l’organizzazione della diocesi". Anche se, tiene a sottolineare Descubes, la visita ad limina è e resta, innanzitutto, un pellegrinaggio sulla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo. "Non andiamo a rapporto", precisa mons. Podvin: dal Papa si attendono soprattutto consigli, indicazioni a conforto del ministero sacerdotale, "stimoli", completa il vescovo di Nevers, Thierry Brac de la Perrière. Negli ultimi otto anni, in Francia, è mutato il panorama sociale, si è modificata la geografia parrocchiale, è cambiata e sta cambiando, di conseguenza, la proposta pastorale: "L’elemento più evidente è l’accelerazione della secolarizzazione del nostro Paese. Oggi ci rivolgiamo non più solo a vecchi cattolici assopiti ma a persone che ignorano tutto della fede", ha osservato il card. Vingt-Trois, citando ad esempio l’impegno culturale del Collège des Bernardins a Parigi, "luogo dove la fede cristiana si propone e lavora, assieme ad altre fedi, alle grandi questioni della società umana". Ma l’abbandono dei centri rurali, la diminuzione dei cattolici praticanti, il calo delle vocazioni (con il conseguente accorpamento di parrocchie sotto un unico sacerdote), ha portato la Chiesa di Francia a ripensare il suo servizio, a riorganizzarlo: l’appello del presidente è a "identificare luoghi centrali dove possano convergere i flussi di popolazione, per farne dei centri di animazione spirituale" con la collaborazione indispensabile dei laici. Il dato più allarmante, le ultime statistiche ufficiali risalgono a tre anni fa, è il brusco calo dei sacerdoti diocesani, passati dai 15.008 del 2008 ai 14.097 del 2009 (a essi devono aggiungersi però 4.632 preti religiosi). Se si pensa che appena dieci anni fa erano 17.935, si può comprendere la preoccupazione della Conferenza episcopale, solo in parte attenuata dalla costante crescita dei diaconi permanenti, saliti a 2.335 nel 2009 e praticamente raddoppiati rispetto a quindici anni fa. In forte calo anche il numero delle religiose (di vita apostolica e monache), 35.183 nel 2009 contro le 37.934 del 2008, e dei religiosi e monaci, scesi nel 2009 a 7.504, ovvero di 195 unità nel giro di un solo anno. Con pochi preti a disposizione diventa difficile la trasmissione della fede, soprattutto ai bambini e ai giovani, anche a causa del cambiamento della mentalità e dello stile di vita. Ma la Chiesa ha ancora delle buone carte da giocare: il vescovo di Metz, Pierre Raffin, ricorderà al Papa il numero "non trascurabile»"di giovani sacerdoti, ben formati alle discipline ecclesiastiche, presenti nella sua diocesi, il vescovo di Tulle, Bernard Charrier, il "nuovo vigore" portato dalle iniziative che mettono la diaconia al centro della vita ordinaria della Chiesa, il vescovo di Le Mans, Yves Le Saux, l’importanza della domanda di formazione catechetica degli adulti, soprattutto da parte di coloro che scoprono per la prima volta la fede cristiana. "In Francia - ha detto Vingt-Trois l’8 settembre scorso in una conferenza tenuta al santuario Notre-Dame du Laus - siamo passati nel giro di qualche decennio da un cristianesimo sociologico, che segue le mode e gli impulsi, a un cristianesimo per scelta", ovvero "un cristianesimo nel quale la libertà personale, l’implicazione personale è molto più forte e notevole di quanto non sia in un cristianesimo sociologico". Di conseguenza, "è responsabilità della Chiesa tutta intera portare, daccapo, una testimonianza di fede, non solamente nelle sue componenti istituzionali ma anche e soprattutto in ciascuno dei suoi membri".

Giovanni Zanatta, L'Osservatore Romano

A colloquio con il card. Ricard: laicità bene comune

Alla mostra 'I colori della biodiversità' anche il primo miele raccolto negli alveari della fattoria del Papa. La Fondazione Campagna Amica domenica all'Angelus

Dalle patate viola alle melanzane rosse, dalle mele grigie al cece nero fino ai pomodorini zebrati: sono questi 'I colori della biodiversità' al centro della mostra organizzata dalla Fondazione Campagna Amica dove ci sarà anche il primo miele raccolto negli alveari della fattoria del Santo Padre collocati dagli agricoltori della Coldiretti. Un'iniziativa organizzata in occasione della Giornata della Salvaguardia del Creato con migliaia di pellegrini domenica 23 settembre dalle 9.30 in piazza Cavallotti a Castel Gandolfo per l'Angelus del Papa. Un appuntamento per sottolineare l'importanza della difesa dell'ambiente durante il quale gli agricoltori della Coldiretti doneranno a Papa Benedetto XVI una vigna per la fattoria pontificia. Un omaggio, quello della vigna, che si richiama alle prime parole ai fedeli pronunciate il 19 aprile 2005 da Benedetto XVI, appena eletto pontefice, quando si definì "un umile lavoratore nella vigna del Signore", alludendo a un'umiltà prima di tutto intellettuale che tanto spesso lo ha portato a ripetere che la scienza non può considerarsi autosufficiente, ma dovrebbe avere l'umiltà e il coraggio di aprirsi al mistero di Dio. Gli agricoltori provenienti dalle diverse regioni parteciperanno alla Santa Messa nella parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova antistante alla residenza del Papa Benedetto XVI e assisteranno all'Angelus. La manifestazione sarà preceduta sabato 22 settembre alle 17.00 a Rocca di Papa, al centro di spiritualità e convegni Mondo Migliore, dal workshop 'Riconoscere le ferite della terra per sanarle - La guarigione nasce da un cuore che ama - Gesti concreti' con padre Renato Gaglianone, mons. Carlo Rocchetta, Carlo Borgomeo e Sergio Marini.
 
LaPresse News

Decreto della Chiesa tedesca su quanti dichiarano all'anagrafe di non essere più cattolici: non potranno più partecipare in modo attivo alla vita della comunità ecclesiale e quindi alla vita sacramentale

La Conferenza Episcopale tedesca ha pubblicato ieri un decreto, approvato dalla Santa Sede, in cui si chiarisce che quanti tra i fedeli dichiarano all'anagrafe civile di non appartenere più alla Chiesa Cattolica non potranno più partecipare in modo attivo alla vita della comunità ecclesiale e quindi alla vita sacramentale. Il nuovo decreto, valido per la Germania, ribadisce che non si potrà più fare la distinzione tra appartenenza civile e appartenenza spirituale alla Chiesa Cattolica. In Germania il fedele di ogni comunità risulta iscritto all'anagrafe come appartenente ad una data confessione religiosa. Questa iscrizione comporta un contributo per il sostegno economico di quella Chiesa. "Coloro che chiederanno di essere cancellati come cattolici dall'anagrafe - spiega la Radio Vaticana - riceveranno una lettera dal parroco della loro zona. Si chiederà loro un incontro e un colloquio. Si cercherà di capire in questo dialogo le motivazioni che hanno indotto a una tale decisione. Si spiegherà anche quali saranno le conseguenze collegate alla fuoriuscita. Ovviamente, i sacerdoti cercheranno di far cambiare idea a queste persone, così da poter loro dare la possibilità di partecipare alla vita della Chiesa, con annessi i doveri".

Agi