martedì 22 settembre 2009

Cordoglio del Papa per padre Ruvoletto, il missionario italiano ucciso in Brasile: atto vile e crudele contro un pacifico servitore del Vangelo

Profonda solidarietà per la tragica morte di padre Ruggero Ruvoletto (foto), il missionario italiano 'Fidei donum' della diocesi di Padova ucciso sabato in Amazzonia, è stata espressa da Papa Benedetto XVI in un telegramma a firma del segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, indirizzato all'arcivescovo di Manaus, mons. Luiz Soares Vieira. Dal Pontefice anche la ferma condanna per questo ''atto vile e crudele contro un pacifico servitore del Vangelo'' e la vicinanza spirituale nella preghiera. Padre Ruvoletto è stato assassinato sabato mattina nella sua parrocchia di Santa Evelina alla periferia di Manaus, nel nord-est del Brasile. L'agenzia SIR, della Conferenza Episcopale Italiana, constata questo martedì che "si fa strada l'ipotesi, denunciata da un missionario italiano in Brasile, che la morte di padre Ruvoletto sia stata una esecuzione all'interno di una serie di atti intimidatori contro la Chiesa nella regione di Manaus, perché da tempo denuncia le attività criminali, il traffico di stupefacenti e la tratta di esseri umani". Dal 2006 ci sono documenti e interviste, una delle quali pubblicata questo martedì dalla diocesi di Padova, che mostrano come il sacerdote denunciasse che "la violenza è diffusa, alcolismo, droga e prostituzione sono piaghe sociali".

Asca

Preoccupante atteggiamento di servilismo verso gli ebrei del card. Bagnasco, che comprende le loro riserve per la preghiera del Venerdì Santo

Incontro questa mattina tra il presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), il presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana, rabbino Giuseppe Laras, e il Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, per ricucire dopo lo strappo che aveva portato alla non partecipazione da parte ebraica alla della Giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio scorso. Gli ebrei erano infatti preoccupati per il nuovo testo della preghiera ''pro iudaeis'' della Messa preconciliare liberalizzata dal Papa. Bagnasco, si legge in un comunicato della CEI ha chiarito che, ''nel modo più assoluto'', non c'è ''alcun cambiamento nell'atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II'' e che ''non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei''. ''Durante l'incontro il cardinale ha ribadito la sua stima personale e quella dei vescovi della Conferenza Episcopale nei confronti delle Comunità ebraiche italiane. Il cardinale ha anche compreso le reazioni di preoccupazione manifestate in relazione a talune espressioni del testo liturgico, e ha comunque ribadito quanto già il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, aveva espresso con chiarezza nella Lettera al Rabbinato di Israele circa le intenzioni del Santo Padre dopo la pubblicazione dell''Oremus et pro Iudaeis'''.Bagnasco ha anche ''manifestato la sua preoccupazione per quei focolai di antisemitismo e di antigiudaismo che, di tempo in tempo, continuano ad apparire, ribadendo la necessità di un'attenta vigilanza, auspicando che i legami già profondi tra le due parti si stringano ancor più. Con la crescita dell'amicizia e della stima reciproca - ha aggiunto - sarà più facile sradicare quegli elementi che possono favorire atteggiamenti antiebraici''. Dopo l'incontro è stato deciso ''di comune accordo'' di riprendere la celebrazione comune della Giornata di riflessione ebraico-cristiana: ''E' stata comune la convinzione che la ripresa di tale Celebrazione aiuterà la comprensione reciproca e renderà più fruttuosa la collaborazione per la crescita dell'amore verso Dio e il prossimo''. Il cammino compiuto in questi ultimi decenni “è stato straordinario e pieno di frutti per tutti”. In tale orizzonte, quindi, continuerà la riflessione sulle Dieci Parole, come Benedetto XVI aveva auspicato nella sinagoga di Colonia. L’anno prossimo, pertanto, conclude il comunicato, si riprenderà il quarto comandamento, secondo la numerazione ebraica: "Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo".

Asca, Radio Vaticana

Il Papa nella Repubblica Ceca. Padre Lombardi presenta il viaggio: incoraggiamento per la Chiesa a portare vitalità, speranza e carità nella società

Presentazione stamane nella Sala stampa vaticana del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, in programma da sabato 26 a lunedì 28 settembre, ricorrenza di San Venceslao, patrono della nazione. Tre giorni con tanti appuntamenti, che sono stati illustrati nel dettaglio ai giornalisti dal direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. “L’amore di Cristo è la nostra forza”, questo il motto che accompagnerà Benedetto XVI nel suo 13° viaggio apostolico, il 7° in Europa; la Repubblica Ceca per la quarta volta accoglierà il Successore di Pietro, dopo i tre viaggi di Giovanni Paolo II nel 1990, 1995 e 1997. E, proprio nel contesto storico di una continuità di intenti - ha spiegato padre Lombardi - che va collocato questo viaggio di Benedetto XVI, che già nel 1992, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ebbe occasione di visitare la capitale ceca. A Praga (foto), il Santo Padre arriverà al mattino di sabato 26 settembre, facendo subito tappa nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, che ospita la venerata statua del Bambino Gesù di Praga. Quindi nel pomeriggio incontrerà il presidente Vaclav Klaus e le autorità civili nel castello di Praga, e quelle ecclesiali nella Cattedrale. La domenica il Papa volerà a Brno, capoluogo della Moravia, dove presiederà la Messa e reciterà l’Angelus all’aeroporto locale e di rientro nella capitale parteciperà ad un incontro ecumenico nell’arcivescovado ed incontrerà il mondo accademico nel castello di Praga. Nell’ultimo giorno a suggellare la visita, Benedetto XVI celebrerà la Messa sulla spianata di Via di Melnik, nell’antica città di Starà Boleslav, particolarmente legata al culto di San Venceslao, che qui venne martirizzato. Questo viaggio di Benedetto XVI – ha ricordato il direttore della sala stampa vaticana - giunge sul piano storico a 20 anni dalla caduta del comunismo, e sul piano ecclesiale nel 20° anniversario della canonizzazione di Agnese di Praga. Il tutto in un ambiente sociale oggi fortemente secolarizzato, dove la maggior parte della popolazione ceca non pratica e non si dichiara religiosa, e dove permangono questioni aperte nei rapporti tra Stato e Chiesa: si attende ancora che un accordo venga ratificato e si proceda anche alla restituzione dei beni ecclesiastici a suo tempo confiscati dal regime comunista. Da qui l’obiettivo di sostenere la Chiesa nella moderna nazione ceca, ha sottolineato padre Lombardi: "Certamente c'è un'intenzione di incoraggiare la Chiesa perchè si senta portatrice di un contributo di vitalità, di speranza e di carità nella società ceca, anche secolarizzata, in cui si trova".

Radio Vaticana

La tv svedese pronta a calunniare Benedetto XVI sul negazionismo di mons. Williamson, con la complicità del vescovo di Stoccolma e del card. Kasper

Informa il blog Rorate Caeli che mercoledì 23 settembre, la televisione pubblica svedese SVT, già nota per aver trasmesso a gennaio quell'intervista a mons. Williamson che tanta polemica ha provocato, manderà in onda una seconda parte sulla vicenda. Questa volta, l'attacco non è nemmeno più obliquo ed indiretto, ma prende di mira direttamente il Vaticano, e quindi il Papa, accusandoli di aver mentito nel sostenere di non sapere delle opinioni di Williamson. Il programma comprenderà pure un'intervista al card. Walter Kasper, effettuata durante la sua visita al festival di corali Pueri Cantores a Stoccolma, nel luglio scorso. Il cardinale chiaramente spiega che, subito prima della revoca della scomunica, non aveva ricevuto alcuna informazione interna dal Vaticano, ma che egli aveva conoscenza in generale delle simpatie del vescovo Williamson. Aggiunge pure nell'intervista che pensava che ciò fosse largamente noto, e si stupì invece di apprendere che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei ne fosse all'oscuro. La diocesi cattolica di Stoccolma aveva inoltre già allertato il parroco anglicano locale, che aveva prestato la sua chiesa al vescovo Williamson nel giugno 2008, circa l'estremismo di quest'ultimo. Nonostante il fatto che il vescovo Arborelius abbia detto immediatamente dopo il programma di gennaio che la FSSPX non fa parte della Chiesa Cattolica, il suo ufficio è stato molto impegnato per la presenza della Fraternità in Svezia. Perfino una lettera confidenziale mandata all'ufficio della diocesi è stata sciorinata nell'ormai famoso programma tv di gennaio, per provare che erano state prese misure della diocesi per fermare la Fraternità San Pio X. La diocesi ha anche cooperato con la tv svedese nel preparare il documentario con l'intervista a Williamson. I reporters furono perfino invitati a cena in vescovado, come è stato notato nel blog di uno dei giornalisti. Questa volta il vescovo Arborelius sarà anche intervistato su quello che ha fatto prima che l'intervista a Williamson fosse trasmessa. Infatti a suo dire, in risposta a una domanda fatta dalla Nunziatura, ben prima del programma di gennaio, il vescovo aveva mandato informazioni al Vaticano inerenti i contenuti dell'intervista a Richard Williamson. Nel programma televisivo, vi saranno anche domande in proposito al Nunzio per i paesi scandinavi, l'arcivescovo Emil Paul Tscherrig. Dobbiamo quindi prepararci ad un altro attacco, diretto questa volta non tanto alla Fraternità lefebvriana, quanto alla Santa Sede e al Papa, con un'altra ondata di calunnie volte a mettere in sospetto la Chiesa per opinioni politiche estremistiche. La TV svedese ha in precedenza spiegato che questo argomento è di poco interesse per gli svedesi, solo l'1% dei quali è cattolico. Questo non esclude che la TV di Stato spenda parecchio tempo e danaro su tali temi, e proprio in coincidenza con l'inizio dei colloqui dottrinali tra Vaticano e la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ma soprattutto: è da chiedersi a quale gioco stiano giocando il vescovo Arborelius e il card. Kasper. Sanno certo benissimo che le loro dichiarazioni, senza le quali, non ci sarebbe nessun nuovo programma televisivo, avranno l'effetto di mettere di nuovo in grave difficoltà la Santa Sede, la quale aveva cercato di sopire l'enorme polemica, protestando di non essere al corrente delle discutibili opinioni del vescovo lefebvriano. Il Papa nella lettera ai vescovi del marzo scorso ha definito la vicenda una “disavventura per me imprevedibile”, aggiungendo poi: “Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema”. Il Papa, quindi, ha dichiarato di non saperne nulla; ed ora un suo cardinale e stretto collaboratore dice invece che la cosa era in pratica di dominio pubblico, tanto da stupirsi che non lo si sapesse, sollevando in pratica ben più che semplici dubbi circa il fatto che quella “ignoranza” sia solo simulata e strumentale; mentre un vescovo ribadisce perfino di aver più volte passato informazioni dettagliate. Il momento è grave. E il gioco sporco.

Messainlatino.it

Nel giugno 2012 a Dublino il 50° Congresso Eucaristico Internazionale. 'L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi' il tema scelto dal Papa

“L’Eucaristia: comunione con Cristo è tra di noi”: è questo il tema scelto da Benedetto XVI per il prossimo 50° Congresso Eucaristico Internazionale che si terrà a Dublino dal 10 al 17 giugno del 2012. La notizia viene diffusa oggi dal Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, che sottolinea come la scelta del tema nasca dalla felice coincidenza della celebrazione del Congresso con il 50° anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II. Il tema scelto dal Papa, sottolinea la nota del Pontificio Comitato, trova “diretta ispirazione” nella Costituzione “Lumen Gentium”, laddove si afferma che “partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi”. L’arcivescovo della capitale irlandese, Diarmuid Martin, prosegue il comunicato, auspica che “la riunione della Chiesa universale a Dublino aiuti a comprendere l’Eucaristia come vera e personale comunione con Gesù Cristo e a riscoprire la fisionomia essenzialmente Eucaristica di ogni comunità cristiana”. L’arcivescovo Martin sottolinea inoltre la possibilità di sviluppare l’argomento del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale con la riflessione su alcuni temi importanti. Tra questi: la comunione con Cristo come fondamento dell’esistenza cristiana; l’Eucaristia come forma di vita per i presbiteri, le famiglie cristiane, le comunità religiose; il gesto dello “spezzare il pane” come principio della solidarietà cristiana; l’Eucaristia seme di vita per il mondo della sofferenza e della fragilità; l’ecumenismo e la partecipazione all’unico pane. Intanto, conclude la nota del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, nella capitale irlandese, si è già installato il Comitato locale che si occuperà della stesura del testo teologico di base e della preparazione all’evento del 2012. In costruzione è il sito internet (www.iec2012.ie) del Comitato locale.

Radio Vaticana

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Bromuri: presa di coscienza dalle Chiese europee. Mons. Warduni: importante per le radici delle fede

La divisione dei cristiani, la crescita del fondamentalismo islamico, l’emigrazione: sono questi alcuni dei temi che, secondo l’esperto di ecumenismo e dialogo interreligioso, mons. Elio Bromuri, il Sinodo speciale per il Medio Oriente, che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, si troverà ad affrontare. In una nota per l'agenzia SIR, Bromuri, definisce il mondo cristiano del Medio Oriente “la parte più antica e nobile della cristianità, quella che affonda le radici nella Chiesa apostolica e dei Padri”. Comunità cristiane “fiorenti” che “per molte ragioni e circostanze storiche avverse si sono trovate in una pericolosa solitudine, pur perseverando nella fede e nella pratica liturgica dei riti pervenuti intatti fino ad oggi e dando una eroica testimonianza di martirio”. Il Sinodo, dunque, potrebbe essere il luogo dove “cercare qualche soluzione ai gravissimi problemi che gravano sulle spalle di queste Chiese”. “La divisione tra cristiani – scrive Bromuri - è un enorme ostacolo alla vitalità del cristianesimo in Medio Oriente e alla efficacia della loro testimonianza” così come “la crescita del fondamentalismo islamico e la situazione di conflitto in tutta la vasta area geopolitica, che provocano la fuga dei cristiani”. Altro tema sarà quello “della relazione con la religione di maggioranza”. Dopo l’11 settembre e la guerra in Iraq, afferma Bromuri, “i cristiani, e i cattolici in modo speciale, si trovano di fronte alla lotta tra sunniti e sciiti, alla avanzata delle correnti musulmane più intransigenti”. “Il periodo di un anno che separa l’annuncio dalla celebrazione – conclude la nota - potrà offrire anche l’occasione perché le Chiese europee possano prendere coscienza e prendersi carico dei cristiani appartenenti a quelle Chiese sorelle per aiutarli a superare una fase della storia assai difficile e affrontare il duro compito della testimonianza nelle terre di origine”.
“Un’assemblea importante non solo per le Chiese del Medio Oriente, ma anche per quelle del mondo chiamate a riscoprire le radici della fede e a sostenere i cristiani della Regione per evitare che fuggano all’estero”. Il Vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, spiega così, al SIR, l’importanza del Assemblea sinodale speciale. “Il Sinodo è un atto benevolo di Benedetto XVI verso le nostre chiese – afferma mons. Warduni – che soffrono per mancanza di pace e di sicurezza. L’assemblea servirà alle Chiese orientali per discutere dei tanti problemi che l’affliggono ma anche per far sentire la loro voce. Il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani, si percepisce quasi un complotto per mandarli via. Unire le voci, avvicinarsi alle altre chiese cattoliche e cristiane, è fondamentale per la sopravvivenza di tutti. La nostra vocazione è vivere da cristiani in Medio Oriente”. “Le chiese del mondo – aggiunge il presule caldeo - devono aiutare le loro sorelle orientali dando loro assistenza e sostegno. Le chiese del Medio Oriente, che hanno sofferto e che tanti martiri hanno dato, possono a loro volta confermare nella fede tutte le altre sparse nel mondo. Un Medio Oriente senza cristiani sarebbe una sciagura per tutti, per questo auspico che nel Sinodo siano presenti anche esponenti delle chiese dei vari Continenti”.

SIR