mercoledì 14 dicembre 2011

Il Papa in Messico e a Cuba. L'ambasciatore de L'Avana: il popolo lo accoglierà con affetto e rispetto testimoniando valori della cultura e dell'etica

In un’intervista richiesta dall'agenzia Zenit, l’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, Eduardo Delgado, ha dichiarato che il governo cubano ha espresso soddisfazione per il viaggio che Papa Benedetto XVI farà nell’isola caraibica. “La dichiarazione fatta lunedì 12 dicembre da Sua Santità Benedetto XVI nel corso dell’omelia della Messa per il bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latinoamericani, confermando la sua intenzione di compiere un viaggio apostolico in Messico e Cuba prima della Pasqua del 2012, è stata accolta con grande soddisfazione dal governo e dal popolo del nostro Paese”, ha affermato l’ambasciatore. Il diplomatico ha aggiunto che “la Conferenza dei vescovi, da parte sua, ha ribadito la sua grande gioia per questa visita, per la quale ha lavorato con grande impegno”. “Tutti i latinoamericani, specialmente il popolo cubano, accoglieranno il Papa con grande espressioni di affetto e rispetto, gli offriranno ospitalità e testimonieranno i valori della loro cultura e della loro etica”, ha sottolineato Delgado. L’ambasciatore ha ricordato che si tratta del seconda viaggio di un Papa a Cuba e anche della secondo viaggio di Benedetto XVI in un paese dell’America Latina. Per quanto riguarda Cuba, il viaggio coincide con il 400° anniversario del ritrovamento dell’immagine della Virgen de la Caridad del Cobre, che gode di una devozione molto sentita sull’isola. Proclamata patrona di Cuba nel 1916 da Papa Benedetto XV, è stata incoronata da Giovanni Paolo II durante il suo storico viaggio nell’isola nel 1998. L’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede ha ricordato inoltre che l’immagine della Madonna ha iniziato per tutta l’isola nell’agosto 2010, un pellegrinaggio che si concluderà prossimamente nella capitale L’Avana. “L’unità tra la dottrina e il pensiero rivoluzionario verso la fede e i credenti trova la sua radice nelle fondamenta stesse della nazione cubana e la sua base principale è il senso di giustizia, di amore per il prossimo, di uguaglianza e aiuto al bisognoso, sia del nostro popolo che di una nazione sorella”, ha proseguito il diplomatico cubano. L’ambasciatore ha concluso le sue dichiarazioni a Zenit, dicendo che “il governo cubano, tramite l’ambasciatore presso la Santa Sede, ribadisce la sua particolare soddisfazione per la visita apostolica di Sua Santità e dichiara che sarà ricevuto con tutto il rispetto e l’amore che merita e farà tutto ciò che è di sua competenza per regalargli un soggiorno felice affinché conservi un ricordo molto grato del nostro popolo e del suo soggiorno, come è stato il caso con il Beato Giovanni Paolo II quando compì il suo viaggio nel gennaio 1998”.

Zenit

I vescovi belgi: pronti a contribuire nei casi giuridicamente prescritti al riconoscimento e al risanamento delle sofferenze delle vittime di abusi

La Chiesa belga è pronta a collaborare e a partecipare alla procedura di arbitrato proposta dalla Commissione parlamentare alla quale le vittime degli abusi sessuali possono fare appello anche per ottenere un risarcimento finanziario. E’ quanto affermano oggi in un comunicato diffuso dalla Conferenza Episcopale belga i vescovi e i superiori maggiori del Belgio. I vescovi esprimono il loro “apprezzamento” per i risultati presentati oggi dal gruppo di esperti ai membri del Comitato di sorveglianza sul trattamento degli abusi sessuali e atti di pedofilia all'interno della Chiesa. Il gruppo di esperti, si legge nella nota della Conferenza Episcopale, ha elaborato una procedura di arbitrato alla quale potranno fare appello le vittime. Si tratta, affermano i vescovi, di “una procedura istituita presso una istanza neutrale, al di fuori delle strutture della Chiesa”. La Chiesa è “pronta a partecipare a questo tipo di arbitrato”, sperando così di “contribuire anche nei casi di fatti giuridicamente prescritti, al riconoscimento e al risanamento delle sofferenze causate alle vittime di abusi. La Chiesa desidera con questo approccio, soddisfare le aspettative della società nei suoi confronti”. Nel comunicato si fa sapere anche che negli ultimi mesi, i vescovi e i superiori maggiori hanno lavorato con un gruppo di esperti di varie discipline, alla elaborazione di un documento di sintesi relativo al trattamento e alla prevenzione degli abusi sessuali nella Chiesa. Questo documento sarà completato nelle prossime settimane e prenderà in considerazione i risultati del lavoro del Comitato parlamentare approvato oggi. Il documento è diviso in vari capitoli in cui si affrontano temi come l'analisi dei fattori che possono portare ad un abuso sessuale, il recupero delle vittime; la collaborazione della Chiesa nella procedura di conciliazione o di arbitrato; la responsabilità e l'approccio verso gli autori di abusi sessuali; le misure per la prevenzione. “Come responsabili della Chiesa – concludono i vescovi e i superiori maggiori -, vogliamo prima di tutto il riconoscimento e il recupero delle vittime di abusi sessuali. Vogliamo essere loro accessibili e cercare con loro il modo migliore per soddisfare le loro esigenze”. “Con questa ottica” l’episcopato collaborerà con la giustizia e i servizi sociali.

SIR

A cinque mesi dalla nomina del card. Scola a Milano sono iniziate le consultazioni vaticane ai vescovi del Triveneto per il successore a Venezia

Il card. Angelo Scola è stato nominato arcivescovo di Milano il 28 giugno scorso, e per cinque mesi nulla si è mosso per la sua successione alla guida della diocesi di Venezia, uno dei tre Patriarcati latini della Chiesa Cattolica. La prassi vuole che dopo un trasferimento del vescovo, che lascia scoperta una diocesi (attualmente quella veneziana è retta dal vescovo di Vicenza in qualità di amministratore apostolico), dalla nunziatura apostolica prenda l’avvio un’indagine preliminare per consultare i vescovi della regione come pure alcuni sacerdoti e laici. Per Venezia questo non è avvenuto. È vero, c’era l’estate di mezzo, e nel periodo estivo c’è il rischio che qualche lettera possa perdersi. Ma la consultazione non è stata avviata dall’allora nunzio in Italia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, neanche a settembre. Il mese successivo Bertello ha preso possesso del suo nuovo incarico di presidente del Governatorato dello Stato vaticano e ha lasciato la nunziatura di via Po, alla cui guida è stato designato lo scorso 15 novembre l’arcivescovo Adriano Bernardini, nunzio in Argentina, che nei prossimi giorni prenderà possesso del suo nuovo incarico dopo essersi congedato dalle autorità e dal Corpo diplomatico accreditato presso il governo di Buenos Aires. Il cambio della guardia ha certamente rallentato la procedura ma non basta a spiegare perché la macchina si sia messa in moto soltanto ora, sotto le feste natalizie. Uno dei motivi è la volontà di Benedetto XVI di fare le cose con calma e di farle bene, attraverso tutti i passaggi necessari. Ma all’origine del ritardo nella consultazione dei vescovi veneti c’è anche il fatto che per un certo tempo, dopo l’estate, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che in qualche modo aveva subito le nomine degli arcivescovi di Torino e di Milano, non è un mistero che preferisse altri candidati rispetto a quelli poi scelti dal Papa, ha cercato di proporre per una designazione in tempi rapidi il nome di Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa di Strasburgo. La decisione finale sembra però essere stata quella di non mettere subito in gioco Giordano per una sede cardinalizia, ma i proporlo prima come vescovo (non lo è ancora) in una sede più piccola. Tramontata per il momento l’ipotesi Giordano, tutto è stato rimesso in discussione. Lo scorso 18 novembre, nell’intervista concessa al quotidiano Avvenire, il cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, aveva parlato del valore delle consultazioni che precedono una nomina episcopale. E aveva detto: "Attualmente, anche sulla scia del Vaticano II che ha sviluppato il senso della collegialità episcopale, per la scelta di nuovi successori degli apostoli vengono consultati coloro che sono già vescovi e altri ecclesiastici e laici dal giudizio sicuro e di riconosciuto 'sensus Ecclesiae'. Il fine del meccanismo che porta alla scelta di un vescovo è quello di verificare l’idoneità di un ecclesiastico a questa missione. Ma le regole non sono assolute. Può accadere che il Papa, conoscendo molto bene una personalità e una situazione, possa avere chiaro come si debba soddisfare una provvista in una diocesi. In questo caso le consultazioni sono meno necessarie. Ma al di fuori di questo caso specifico, si cerca di rispettare le regole e le procedure vigenti che mi sembrano di per sé valide". Dunque la sola eccezione citata che farebbe venir meno la necessità delle consultazioni è quella di un’idea precisa del Papa, che ha già individuato la persona giusta per quella diocesi. Era nota la stima di Benedetto XVI per il card. Scola. Eppure nel caso della nomina a Milano Papa Ratzinger aveva voluto che si procedesse con un’ampia consultazione (103 le persone a cui è stato richiesto un parere) e che la nomina fosse vagliata secondo la normale trafila passando attraverso la riunione dei cardinali e vescovi membri della Congregazione. Non è ancora stato stabilito se anche Venezia seguirà lo stesso iter, come molti auspicano. Di certo l’inizio della consultazione tra i vescovi del Triveneto lascia intendere la volontà di ascoltare innanzitutto la voce di coloro che sono alla guida delle Chiese locali di una regione ecclesiastica numericamente importante, che ha donato tanti sacerdoti al servizio della Santa Sede nella Curia romana e nella diplomazia pontificia. L’invio delle lettere da parte della nunziatura presso l’Italia, in questi casi è necessario almeno un mese per raccogliere le risposte e stendere una relazione che ne descriva il contenuto segnalando le priorità per la Chiesa veneziana e le candidature per la sua guida, sta a significare che l’annuncio della nomina del nuovo patriarca della Serenissima non è dietro l’angolo né è questione di giorni. Ancora nulla si può dire, in questa fase, sulle candidature: resta forte quella del vescovo di La Spezia Francesco Moraglia, mentre nell’episcopato triveneto le due possibili candidature sono quelle dell’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato e del vescovo di Trieste Gianpaolo Crepaldi. Altri nomi che sono stati fatti sono quelli del vescovo di Terni, Vincenzo Paglia e quello del cardinale Angelo Comastri, attuale arciprete della Basilica di San Pietro. Nell’intervista ad Avvenire, il card. Ouellet aveva risposto anche a una domanda sul rischio del "carrierismo" tra i vescovi: "Quando un vescovo è nominato dovrebbe dire: ecco il mio posto che ricevo dal Signore al servizio della sua Chiesa, che è suo corpo e sua sposa, e mi dono totalmente a questa Chiesa particolare. Ogni vescovo non dovrebbe avere personalmente altre preoccupazioni. Quando bisogna provvedere a qualche grande e importante arcidiocesi metropolitana è ragionevole però che si cerchi tra i vescovi che hanno dato già buona prova di sé e potrebbero essere chiamati a una responsabilità maggiore. Certamente questa prassi in sé ragionevole può ingenerare in qualcuno l’attesa di una qualche promozione. Ma in questo caso il problema non è il trasferimento da una sede all’altra ma la maturità spirituale del presule, il quale, se coltiva questo tipo di aspettative è bene che rimanga dove è".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

I saluti del Papa ai messicani che hanno realizzato il presepe, ai Legionari di Cristo, ai restauratori de 'La Resurrezione' dell'Aula Paolo VI

Al termine della catechesi dell'Udienza generale, salutando in diverse lingue i gruppi di fedeli presenti all’udienza, Benedetto XVI ha accennato al viaggio che compirà nel marzo del prossimo anno in Messico. Lo ha fatto rivolgendosi alla delegazione dello Stato messicano di Puebla, guidata dal governatore Rafael Moreno Valle Rosas, che nell’Aula Paolo VI ha allestito il presepe realizzato nello stile della tradizione artigianale locale. Nei saluti di lingua italiana, il Papa ne ha rivolto uno particolare alla comunità dei Legionari di Cristo e ai rappresentanti dell’Associazione Regnum Christi, entrambi a Roma per l’ordinazione di cinquanta nuovi sacerdoti. “Il Signore – ha detto loro – vi sostenga nel vostro ministero, affinché possiate attuare con gioia e fedeltà la vostra missione a servizio del Vangelo”. Quindi ha ringraziato quanti, ha detto, “hanno promosso, finanziato, e realizzato il restauro della celebre scultura denominata ‘La Resurrezione’”, che da 34 anni catalizza gli sguardi di chi entra nell’Aula Paolo VI. Fu proprio Papa Montini, ha ricordato, a volere l’opera del maestro Pericle Fazzini: “Dopo un periodo di accurati lavori, oggi abbiamo la gioia di ammirare in tutto il suo originario splendore quest’opera d’arte e di fede”.

L'Osservatore Romano, Radio Vaticana

Il Papa: il dono più grande che Dio può darci è la sua amicizia, la sua presenza, il suo amore. E' il tesoro prezioso da chiedere e custodire sempre

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, nell’ambito del ciclo sulla preghiera, Benedetto XVI ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di Gesù nel contesto dei suoi miracoli di guarigione, "una preghiera che, ancora una volta, manifesta il rapporto unico di conoscenza e di comunione con il Padre, mentre Gesù si lascia coinvolgere con grande partecipazione umana nel disagio dei suoi amici, per esempio di Lazzaro e della sua famiglia, o dei tanti poveri e malati che Egli vuole aiutare concretamente”. Nell’episodio evangelico della guarigione del sordomuto, “Gesù vuole che la guarigione avvenga in disparte, lontano dalla folla”, ha fatto notare il Papa, sottolineando che “ciò non sembra dovuto soltanto al fatto che il miracolo deve essere tenuto nascosto alla gente per evitare che si formino interpretazioni limitative o distorte della persona di Gesù. La scelta di portare il malato in disparte fa sì che, al momento della guarigione, Gesù e il sordomuto si trovino da soli, avvicinati in una singolare relazione. Con un gesto, il Signore tocca le orecchie e la lingua del malato, ossia le sedi specifiche della sua infermità. L’intensità dell’attenzione di Gesù si manifesta anche nei tratti insoliti della guarigione: Egli impiega le proprie dita e, persino, la propria saliva”. In sintesi, “nell’azione guaritrice di Gesù entra in modo chiaro la preghiera, con il suo sguardo verso il cielo. La forza che ha sanato il sordomuto è certamente provocata dalla compassione per lui, ma proviene dal ricorso al Padre”. Nel racconto giovanneo della risurrezione di Lazzaro, secondo Benedetto XVI, “questa stessa dinamica è testimoniata con un’evidenza ancora maggiore”, poiché il “legame di amicizia, la partecipazione e la commozione di Gesù davanti al dolore dei parenti e conoscenti di Lazzaro, si collega, in tutto il racconto, con un continuo e intenso rapporto con il Padre”. Fin dall’inizio, inoltre, “l’avvenimento è letto da Gesù in relazione con la propria identità e missione e con la glorificazione che Lo attende". "Il momento della preghiera esplicita di Gesù al Padre davanti alla tomba, è lo sbocco naturale di tutta la vicenda, tesa su questo doppio registro dell’amicizia con Lazzaro e del rapporto filiale con Dio”. “Gesù non ha lasciato neanche per un istante la preghiera di domanda per la vita di Lazzaro”, ha sottolineato il Papa: “Questa preghiera continua, anzi, ha rafforzato il legame con l’amico e, contemporaneamente, ha confermato la decisione di Gesù di rimanere in comunione con la volontà del Padre, con il suo piano di amore, nel quale la malattia e la morte di Lazzaro vanno considerate come luogo in cui si manifesta la gloria di Dio”. In questa prospettiva, per il Santo Padre, “ciascuno di noi è chiamato a comprendere che nella preghiera di domanda al Signore non dobbiamo attenderci un compimento immediato di ciò che chiediamo, della nostra volontà, ma affidarci piuttosto alla volontà del Padre, leggendo ogni evento nella prospettiva della sua gloria, del suo disegno di amore, spesso misterioso ai nostri occhi”. Per questo, ha ammonito il Papa, “nella nostra preghiera, domanda, lode e ringraziamento dovrebbero fondersi assieme, anche quando ci sembra che Dio non risponda alle nostre concrete attese”, poiché “l’abbandonarsi all’amore di Dio, che ci precede e ci accompagna sempre, è uno degli atteggiamenti di fondo del nostro dialogo con Lui”. Il “Catechismo della Chiesa Cattolica” commenta così la preghiera di Gesù nel racconto della risurrezione di Lazzaro: “Il Donatore è più prezioso del dono”. Ciò significa, ha spiegato il Papa, che “anche per noi, al di là di ciò che Dio ci dona quando lo invochiamo, il dono più grande che può darci è la sua amicizia, la sua presenza, il suo amore. Lui è il tesoro prezioso da chiedere e custodire sempre”. “Con la sua preghiera, Gesù vuole condurre alla fede, alla fiducia totale in Dio e nella sua volontà”, e vuole mostrare che Dio “è il Dio della Vita, il Dio che porta speranza ed è capace di rovesciare le situazioni umanamente impossibili”. “La preghiera fiduciosa di un credente – ha proseguito Benedetto XVI – è una testimonianza viva di questa presenza di Dio nel mondo, del suo interessarsi all’uomo, del suo agire per realizzare il suo piano di salvezza”. Le due preghiere di Gesù, che accompagnano la guarigione del sordomuto e la risurrezione di Lazzaro, ha spiegato il Papa, rivelano che “il profondo legame tra l’amore a Dio e l’amore al prossimo deve entrare anche nella nostra preghiera”. “In Gesù, vero Dio e vero uomo”, infatti, “l’attenzione verso l’altro, specialmente se bisognoso e sofferente, il commuoversi davanti al dolore di una famiglia amica, lo portano a rivolgersi al Padre, in quella relazione fondamentale che guida tutta la sua vita. Ma anche viceversa: la comunione con il Padre, il dialogo costante con Lui, spinge Gesù ad essere attento in modo unico alle situazioni concrete dell’uomo per portarvi la consolazione e l’amore di Dio. La relazione con l’uomo – ha aggiunto - ci guida verso la relazione con Dio. Quella con Dio ci guida di nuovo al prossimo". “La nostra preghiera apre la porta a Dio – le parole finali del Pontefice – che c’insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare loro consolazione, speranza e luce”. Di qui l’auspicio che “il Signore ci conceda di essere capaci di una preghiera sempre più intensa, per rafforzare il nostro rapporto personale con Dio Padre, allargare il nostro cuore alle necessità di chi ci sta accanto e sentire la bellezza di essere ‘figli nel Figlio’ insieme con tanti fratelli”.

Radio Vaticana, SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Confermate ufficialmente le date dell'evento di Rio de Janeiro. A Roma il Comitato Organizzatore Locale

La data ufficiale della prossima Giornata Mondiale della Gioventù è stata decisa durante un incontro tra il Pontificio Consiglio per i Laici e il Comitato Organizzatore Locale. La GMG di Rio de Janeiro 2013 si svolgerà dunque dal 23 al 28 luglio 2013. A dare l’informazione è stato il settore delle comunicazioni per la GMG RIO 2013. La data ufficiale è stata decisa durante la riunione tra il Pontificio Consiglio per i Laici, in quanto Comitato Organizzatore Centrale dell’evento, e la commissione del Comitato Organizzatore Locale di Rio, che si trova a Roma da lunedì. Il comitato locale è formato dal presidente ed arcivescovo di Rio de Janeiro, Dom Orani João Tempesta, dai suoi ausiliari che seguono da più vicino l’organizzazione della Giornata, Dom Antônio Augusto Dias Duarte e Dom Paulo Cezar Costa, da mons. Joel Portella Amado, del coordinamento generale, e dai padri Márcio Queiroz e Renato Martins, rispettivamente responsabili della Comunicazione e degli Eventi Centrali. Il Comitato di Rio è a Roma da ieri per affrontare diversi aspetti pratici dell’evento, fra cui la scelta del logo della GMG.

Zenit

Il cappellano di Rebibbia: la visita del Papa per far sentire che la Chiesa è vicina ai detenuti. Faranno domande davvero cariche di spiritualità

Domenica prossima Papa Benedetto XVI colloquierà con i detenuti di Rebibbia e benedirà l’albero di Natale piantato davanti alla cappella del carcere. Mancano quattro giorni alla visita del Santo Padre alla casa circondariale romana, all’interno della quale fervono l’attesa e i preparativi. Il cappellano di Rebibbia, don Pier Sandro Spriano, in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana, ha dichiarato che la venuta del Papa assume un significato “estremamente importante” in quanto potrà dare una scossa al disinteresse delle istituzioni nei confronti delle condizioni dei detenuti. Il personale e i carcerati attendono con ansia il Pontefice in quanto “la Chiesa, nella sua espressione più grande che è il Papa” è pronta a dire ai detenuti “noi siamo con voi”, rompendo così il muro dell’indifferenza. Il cappellano di Rebibbia ha auspicato anche che la visita di Benedetto XVI possa anche “preludere ad un gesto che convinca i politici a fare qualche cosa di urgente per sanare questo sovraffollamento incredibile, che abbassa la dignità di tutti, noi ce lo auguriamo, ma è una visita pastorale e soprattutto per sentire che la Chiesa è vicina”. Don Spriano ha poi affermato che le domande che i detenuti rivolgeranno a Benedetto XVI saranno selezionate con largo anticipo e molte sono già pronte. A tal proposito il cappellano ha detto che “a differenza di quello che si può pensare fuori, hanno fatto domande davvero cariche di spiritualità (non cosa mangia il Papa tutti i giorni!)”. Molti reclusi stanno dando il proprio contributo attivo all’evento “per imbiancare, per mettere fiori, per poter creare un ambiente dignitoso alla vista di quest’uomo che rappresenta Gesù in mezzo a noi. Tutti quanti sono coinvolti e tutti stanno facilitando in maniera forte questo evento”, ha poi concluso il cappellano. Quella di domenica prossima a Rebibbia è la seconda visita di Benedetto XVI ad una casa circondariale: il 18 marzo 2007 il Santo Padre si era recato al carcere minorile di Casal del Marmo.

Zenit

Domenica prossima, il Papa in visita al carcere romano di Rebibbia

Il Papa in Messico e a Cuba. L'arrivo di Benedetto nell'isola potrebbe coincidere con la solennità dell'Annunciazione. Attese e speranze dal viaggio

Anche se Papa Benedetto XVI non ha specificato la data esatta del suo viaggio a Cuba, l’arcivescovo di Santiago de Cuba, monsignor Dionisio García Ibáñez, ha dichiarato in un’intervista di aver preparato già un calendario provvisorio. “Vorremmo una celebrazione mariana a El Cobre (foto) e l’incontro con i vescovi cubani insieme con la Madre”, ha dichiarato. È in programma anche una Messa a Santiago de Cuba, la seconda città dell’isola, alla presenza dell’immagine della Madonna. Nel 1998 Giovanni Paolo II presiedette una Messa all’aperto nella Plaza de la Revolución Antonio Maceo, a Santiago. Questa volta potrebbe tenersi dall’altro lato della stessa piazza. I piani per l’intero soggiorno papale si concretizzeranno con la visita, a metà dicembre, dell’inviato vaticano. In colloqui informali, i vescovi dell’isola avevano già espresso la speranza che la tappa a Cuba coincidesse con la data della solennità dell’Annunciazione del Signore a Maria, nota anche come la festa dell’Incarnazione del Verbo, il 25 marzo. In quella festa, “Maria ha un ruolo, ma Gesù è il centro”, ha affermato il vescovo della diocesi di Holguin, mons. Emilio Aranguren, ricordando il tema del Giubileo "A Gesù per Maria: la carità ci unisce". Durante il processo di preparazione al 400° anniversario, la Chiesa cubana insiste sul senso biblico del “giubileo”, un momento in cui vengono cancellati i debiti e liberati i prigionieri. Il viaggio di Benedetto XVI potrebbe essere accompagnata da un gesto di clemenza da parte del governo cubano verso alcune categorie di detenuti, come le donne o i malati. In seguito al viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998, il governo cubano aveva ripristinato il Natale come giorno festivo. Nei prossimi mesi, con il viaggio di Benedetto XVI, a ridosso della Pasqua, il governo potrebbe fare un altro gesto e proclamare il Venerdì Santo giorno festivo, come in passato. C’è anche la speranza che la presenza del Papa possa dare nuovo slancio al processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Félix Varela y Morales, il cui nome compare spesso nei discorsi del Pontefice su Cuba. A sostegno di ciò è la lettera del 2008 del Papa ai vescovi cubani, in cui il Pontefice ricordava che “l’annuncio del Vangelo è giunto cinque secoli fa e i cui valori hanno avuto una grande influenza sulla nascita della Nazione, ad opera soprattutto del Servo di Dio Félix Varela”. Il viaggio di Benedetto XVI non è una sorpresa per la Chiesa cubana, che da tre anni sta preparando l’Anno Giubilare Mariano. Il primo invito rivolto al Papa per visitare l’isola come parte dell’Anno Giubilare risale infatti alla visita ad limina dei vescovi cubani nel 2008. Avevano portato un’immagine dell’eremo del Cayo de la Virgen, che è stata benedetta dal Papa, e si fecero fotografare con il Papa e l’immagine. Nell’ambito dei preparativi sono stati fatti passi in avanti nella costruzione delle chiese: il progetto dell’eremo del Cayo de la Virgen attende l’approvazione per l’avvio dei lavori, mentre la costruzione della chiesa di Barajagua è già in fase avanzata. Sono stati anche apportati miglioramenti nel Santuario di El Cobre ed è stato creato un percorso per pellegrini sotto il nome di El Camino de la Virgen, con le diverse “tappe” che ha compiuto l’immagine originale, dalla sua scoperta nel 1612 fino al suo arrivo nel santuario di El Cobre, a circa 15 chilometri da Santiago de Cuba. Il corteo papale percorrerà probabilmente questi 15 chilometri, quando si trasferirà in macchina da Santiago a El Cobre, come pellegrino della Carità. Mons. García Ibáñez ha indicato che la sua arcidiocesi ha preso già i necessari contatti con le autorità provinciali, che si sono mostrate “molto disposte a collaborare per la buona riuscita della visita”. La diocesi di Santiago de Cuba ha istituito una commissione composta per metà da persone che furono responsabili del viaggio di Giovanni Paolo II e per metà da giovani coinvolti nella pastorale diocesana, ha detto l’arcivescovo. “Abbiamo già un abbozzo di quello che vorremmo e stiamo aspettando”, ha aggiunto.

Araceli Cantero Guibert, Zenit