sabato 29 dicembre 2012

Il Papa: giovani, Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca, perché la portiate ad altri. Sì, siete tutti chiamati ad essere delle piccole luci per quanti vi circondano. Perchè non perdiate la fiducia Dio non vi lascia soli e isolati

Nel suo discorso, il Papa ha dato il benvenuto ai giovani della Comunità di Taizè: “Siete venuti molto numerosi, da tutta l’Europa – ha notato il Papa - e anche da altri continenti, per pregare presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo… La fede che animava questi due grandi Apostoli di Gesù è anche quella che vi ha messi in cammino. Durante l’anno che sta per iniziare, voi vi proponete di liberare le sorgenti della fiducia in Dio per viverne nel quotidiano. Mi rallegro che voi incontriate in tal modo l’intenzione dell’Anno della fede iniziato nel mese di ottobre”. Poi Benedetto XVI ha citato le parole che il suo predecessore Giovanni Paolo II aveva detto loro durante il terzo Incontro a Roma il 30 dicembre 1987: "'Il Papa si sente profondamente impegnato con voi in questo pellegrinaggio di fiducia sulla terra Anch'io sono chiamato ad essere un pellegrino di fiducia in nome di Cristo'". "Poco più di 70 anni fa, Fratel Roger ha dato vita alla comunità di Taizé. Questa continua a veder venire a sé migliaia di giovani di tutto il mondo, alla ricerca di un senso per la loro vita - ha ricordato Benedetto XVI -, i Fratelli li accolgono nella loro preghiera e offrono ad essi l'occasione di fare l'esperienza di una relazione personale con Dio. Per sostenere questi giovani nel loro cammino verso Cristo, Fratel Roger ebbe l'idea di cominciare un 'pellegrinaggio di fiducia sulla terra'". "Testimone instancabile del Vangelo della pace e della riconciliazione, animato dal fuoco di un ecumenismo della santità, Fratel Roger ha incoraggiato tutti coloro che passano per Taizé a diventare dei cercatori di comunione. Lo dissi all'indomani della sua morte: 'Dovremmo ascoltare dal di dentro il suo ecumenismo vissuto spiritualmente e lasciarci condurre dalla sua testimonianza verso un ecumenismo veramente interiorizzato e spiritualizzato'. Sulle sue orme - ha concluso il Pontefice -, siate tutti portatori di questo messaggio di unità".
"Vi assicuro dell'impegno irrevocabile della Chiesa Cattolica a proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all'unità visibile dei cristiani. E questa sera vorrei salutare con affetto tutto particolare quanti tra voi sono ortodossi o protestanti". Il Pontefice ha sottolineato che anche “oggi, Cristo vi pone la domanda che rivolse ai suoi discepoli: ‘Chi sono io per voi?’ e “desidera ricevere anche da ciascuno di voi una risposta che venga non dalla costrizione né dalla paura, ma dalla vostra libertà profonda. Rispondendo a tale domanda la vostra vita troverà il suo senso più forte”. L’invito che Benedetto XVI ha fatto ai giovani è quello che “durante questi giorni a Roma, possiate lasciar crescere nei vostri cuori questo sì a Cristo, approfittando specialmente dei lunghi tempi di silenzio che occupano un posto centrale nelle vostre preghiere comunitarie, dopo l’ascolto della Parola di Dio”. "A volte il male e la sofferenza degli innocenti creano in voi il dubbio e il turbamento. E il sì a Cristo può diventare difficile. Ma questo dubbio non fa di voi dei non credenti! Gesù non ha respinto l’uomo del Vangelo che gridò: 'Credo; aiuta la mia incredulità!'. Perché in questo combattimento voi non perdiate la fiducia, Dio non vi lascia soli e isolati. Egli dà a tutti noi la gioia e il conforto della comunione della Chiesa", ma “questa comunione che è il Corpo di Cristo ha bisogno di voi e voi avete in esso tutto il vostro posto. A partire dai vostri doni, da ciò che è specifico di ognuno di voi, lo Spirito Santo plasma e fa vivere questo mistero di comunione che è la Chiesa”.
Ed ecco il mandato: “Tornando a casa, nei vostri diversi Paesi, vi invito a scoprire che Dio vi fa corresponsabili della sua Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni. Questa comunione che è il Corpo di Cristo ha bisogno di voi e voi avete in esso tutto il vostro posto. A partire dai vostri doni, da ciò che è specifico di ognuno di voi, lo Spirito Santo plasma e fa vivere questo mistero di comunione che è la Chiesa, al fine di trasmettere la buona novella del Vangelo al mondo di oggi”. Preghiera, ascolto, silenzio, canto “un sostegno e un’espressione incomparabile della preghiera.” Un modo per aprirsi al mistero. “Cantando Cristo - ha detto il Papa - voi vi aprite anche al mistero della sua speranza. Non abbiate paura di precedere l’aurora per lodare Dio. Non sarete delusi”. "Cari giovani amici, Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca, perché la portiate ad altri. Sì, siete tutti chiamati ad essere delle piccole luci per quanti vi circondano. Con la vostra attenzione a una più equa ripartizione dei beni della terra, con l'impegno per la giustizia e per una nuova solidarietà umana, voi aiuterete quanti sono intorno a voi a comprendere meglio come il Vangelo ci conduca al tempo stesso verso Dio e verso gli altri. Così, con la vostra fede - ha concluso il Pontefice -, contribuirete a far sorgere la fiducia sulla terra. Siate pieni di speranza. Dio vi benedica, con i vostri familiari e amici!".

SIR, TMNews, Korazym.org

MOMENTO DI PREGHIERA CON I GIOVANI GIUNTI PELLEGRINI A ROMA PER IL 35° INCONTRO EUROPEO DEI GIOVANI CONVOCATO DALLA COMUNITÀ DI TAIZÉ - il testo integrale del discorso del Papa
 

Benedetto XVI presiede un momento di preghiera con i 40mila giovani del 35° Incontro europeo della Comunità di Taizè. Il priore: Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci separa, ci uniscono un solo Battesimo e la stessa Parola di Dio

Questo pomeriggio, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto un momento di preghiera con i circa 40mila giovani pellegrini giunti a Roma in occasione del 35° Incontro europeo dei giovani convocato dalla Comunità di Taizé e in corso nella capitale dal 28 dicembre al 2 gennaio 2013. “Siamo venuti da tutta l’Europa e da altri continenti, apparteniamo a confessioni diverse. Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci separa: ci uniscono un solo Battesimo e la stessa Parola di Dio”. Con queste parole ha esordito frère Alois, priore della comunità di Taizè nel suo saluto rivolto al Pontefice. “Questa sera – ha aggiunto - siamo venuti intorno a Lei a celebrare questa unità, vera anche se non ancora pienamente compiuta”. Il religioso ha ricordato che “frère Roger ha lasciato in eredità alla nostra comunità la sua preoccupazione di trasmettere il Vangelo, particolarmente ai giovani. Era davvero cosciente che le separazioni fra i cristiani sono un ostacolo alla trasmissione della fede. Ha aperto percorsi di riconciliazione che non abbiamo ancora finito di esplorare. Ispirati dalla sua testimonianza, moltissimi sono coloro che vorrebbero anticipare la riconciliazione attraverso la loro vita, vivere già da riconciliati”. Frère Alois ha notato che “la ricerca di una relazione personale con Dio è il fondamento di questo passo. Questo ecumenismo della preghiera non incoraggia una facile tolleranza. Favorisce un reciproco ascolto e un dialogo vero”. Il priore ha poi ricordato che “l’ultima lettera scritta da frère Roger, proprio prima della sua morte violenta, era indirizza a Lei, Santo Padre, per dirLe che la nostra comunità voleva camminare in comunione con Lei. Neppure possiamo dimenticare quanto, dopo questa tragica morte, il Suo sostegno ci è stato prezioso per incoraggiarci ad andare avanti. Allora vorrei dirLe ancora l’affetto profondo dei nostri cuori, per la Sua persona e per il Suo ministero”. Il momento è terminato con la consegna al Papa di “un segno di speranza” di giovani ruandesi, con i quali la comunità ha avuto un incontro il mese scorso, dei semi di sorgo, affinché crescano in Europa, magari proprio nei Giardini Vaticani.

SIR

'Pontifex', sito web molto poco cattolico, che fa breccia sui media per le sue deliranti affermazioni. La Santa Sede rifiuta al direttore gli accrediti alla Sala Stampa vaticana e ribadisce che le sue posizioni non corrispondono a quelle della Chiesa

Su una sola cosa, almeno, con il Vaticano, anzi con "loro", è d'accordo: «Non ho niente a che fare con loro, quando mai abbiamo sostenuto che siamo la voce del Vaticano?». Poi si fa una risatina: "Sulla storia di Twitter e del nome "Pontifex", se proprio vogliamo essere precisi, saremmo noi a potere piuttosto fare causa al Vaticano: abbiamo registrato il nome del sito dal 2007, se poi scelgono lo stesso nome per i tweet del Papa fatti loro, ma è da dilettanti...". Si potrebbe obiettare che il nome latino per Pontefice, ovvero "colui che costruisce ponti", è in uso nella Chiesa da svariati secoli ma pazienza, il punto è un altro: e cioè che dietro al sito Pontifex.roma.it, che un po' per il nome e un po' per le sparate su ebrei, musulmani, gay e donne riesce a fare breccia tra siti e agenzie di stampa, con tanti saluti al new journalism, c'è un signore che si chiama Bruno Volpe, ha 51 anni, si presenta come avvocato e giornalista e criminologo e vive nel quartiere Murat di Bari. Volpe si definisce cattolico, anche se "le nostre posizioni, bene o male, sono più che altro vicine a quelle della Fraternità Pio X", che poi sarebbero i lefebvriani, "ma non condivido alcune posizioni estreme". Prego? "Sulla liturgia, intendo". Ogni tanto alla Santa Sede tocca far sapere che gli è stato rifiutato l'accredito alla sala stampa vaticana e non ci può mettere piede o che le sue posizioni non corrispondono a quelle della Chiesa, ma lui non se la prende, "mi sembrano precisazioni pleonastiche, mai sostenuto il contrario". Don Corsi non lo conosce, "ho saputo della sua esistenza al telegiornale, non è che potessi vietargli di mettere il mio pezzo", ma insomma "rispecchia il mio pensiero e non vedo il motivo di tanto scandalo, ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole, piena solidarietà a don Piero". Nessun problema, e perché mai? Agli scandali che «"anno titolo" ci è abituato, anche perché sono una strategia mediatica: gli annunci di querela a Nanni Moretti e Vauro per "offese" alla religione, commenti del tipo che la morte del ragazzo che montava il palco di Jovanotti a Trieste fosse una sorta di avvertimento divino contro il "libertinaggio" del cantautore, tutto fa brodo, "abbiamo fino a 25mila contatti al giorno". Con l'ausilio di una compagnia di giro che comprende anziani vescovi emeriti, e cioè in pensione, come mons. Giacomo Babini (Grosseto), uno che finì su tutti i giornali perché nell'aprile 2010 comparve una sua intervista nella quale diceva che lo scandalo pedofilia era "un attacco sionista" dei "giudei deicidi", un complotto dei "nemici di sempre del cattolicesimo, ovvero massoni e ebrei". Mons. Babini smentì le parole sui "fratelli ebrei", o fu fatto smentire dalla CEI. Fatto sta che l'emerito ha continuato a rilasciare interviste a Pontifex: pochi mesi dopo sosteneva che fosse "blasfemo e offensivo" far cantare Elton John davanti alla cattedrale di Trani, chiaramente per la sua "vita depravata" in quanto omosessuale, e poi è andato avanti dicendo che l'"Islam è un castigo del Signore", che "il femminicidio deriva anche da un clima di libertinaggio diffuso", che "Mussolini era meglio del gay Vendola" e avanti così. Ogni tanto arrivano le smentite, sempre accompagnate da controsmentite o minacce di querela, come quando il vescovo polacco Tadeus Pieronek negò di aver parlato della Shoah come di una "invenzione ebraica". Di recente, ancora sul governatore pugliese, un'ossessione per Pontifex, è apparsa un'intervista a Odo Fusi Pecci, vescovo naturalmente emerito di Senigallia, che accusava Vendola di "vivere da pervertito", parole come da copione smentite con relativa controsmentita del sito. In rete, come un contrappasso circola la notizia del "consulente legale B. V., 49 anni, del quartiere Murat di Bari", arrestato nel 2011 per stalking contro una ragazza di 26 anni, sms, telefonate, email, agguati, un fegato animale sul citofono, finché venne sorpreso mentre con una bomboletta spray tracciava croci e insulti sulla casa della vittima. Stesse iniziali, stessa età, stessa laurea, stessa zona... "Ho la sfiga di avere un tizio con le mie stesse iniziali che abita a quattro isolati da qui. Ma io non c'entro nulla, non sono io lo stalker, ho già vinto quattro querele", sillaba Volpe. Ma perché non ha smentito in rete? "Lo faccio nelle sedi opportune". Inutile obiettare, Volpe è tetragono nelle sue idee. Il femminicidio e le donne che provocano? "Io condannavo la violenza e può darsi che la parola provocazione fosse infelice: ma se vai nel Bronx non giri con un Rolex d'oro, no? Un eventuale ladro lo istighi o lo provochi, no?". Ma non trova sia tutto anticristiano, specie sotto Natale? "Perché, il Vangelo dice che a Natale non si può dire la verità?". E la faccenda di chi è senza peccato scagli la prima pietra? "L'adultera non peccava contro natura". Gli ebrei deicidi? "Lo dice San Tommaso, finché non mi dimostrano che è eretico...". E via così. Sapendo che, anche oggi, si parlerà di Pontifex.

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Benedetto XVI dispone lo scorporo della diocesi nigeriana di Makurdi, nel comprensorio dell'arcidiocesi della capitale Abuja, creando due nuove diocesi in uno dei territori teatro delle persecuzioni e delle stragi di cristiani nel Paese

Papa Benedetto XVI ha disposto lo scorporo della diocesi nigeriana di Makurdi, nel comprensorio dell'arcidiocesi della capitale Abuja, creando due nuove diocesi in uno dei territori teatro delle persecuzioni e delle stragi di cui i cristiani sono vittime in Nigeria. Si tratta delle nuove diocesi di Gboko e Katsina-Ala, affidate rispettivamente a mons. William Amove Avenya (che viene trasferito a Gboko dalla Mauritania, dove era Vescovo di Tucca essendo al contempo Ausiliare a Makurdi) e al Reverendo Peter Iornzuul Adoboh promosso Vescovo di Katsina-Ala, essendo fino ad oggi parroco di Adikpo. Lo ha reso noto la Santa Sede La nuova diocesi nigeriana di Gboko copre una superficie di 10.692 Kmq e conta 1.690.000 abitanti 896.860 sono registrati come cattolici, distribuiti su 34 parrocchie. Cattedrale della nuova diocesi è la Chiesa di San Giovanni Battista a Gboko. Mentre la nuova diocesi di Katsina-Ala copre 6.465 Kmq in cui abitano 676.000 persone, di cui circa la metà sono cattolici censiti in 18 parrocchie. Cattedrale sarà la chiesa di San Gerardo della Majella a Katsina-Ala.

TMNews

EREZIONE DELLE DIOCESI DI GBOKO E KATSINA-ALA (NIGERIA) E NOMINA DEI PRIMI VESCOVI

Natale 2012. Presepi in Vaticano: tra antiche scenografie e rappresentazioni allestite con materiali riciclati. E c’è anche una Natività bavarese con Benedetto XVI e due gattini

Case scavate nelle rocce, erte scale, campanili svettanti dietro l’abitato arroccato. È di grande impatto scenico il presepe allestito quest’anno in Piazza San Pietro. Gesù nasce in mezzo a uno spaccato di vita ambientato tra i Sassi di Matera. Nella quotidianità dell’antica civiltà contadina lucana, incentrata su antichi mestieri e su forti legami familiari e religiosi, trova accoglienza la Sacra Famiglia. Il presepe è esposto sotto una tensostruttura ricoperta da teli mesh microforati raffiguranti affreschi della cripta della più importante e celebre delle chiese rupestri della zona di Matera, risalente al periodo longobardo. Il complesso è opera del maestro Francesco Artese ed è stato offerto a Benedetto XVI dalla regione Basilicata in collaborazione con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. È la prima rappresentazione della Natività che si incontra in un ideale tour alla scoperta di alcuni dei presepi che addobbano i palazzi e i cortili vaticani in questo Natale. Dalla piazza si prosegue verso la Basilica, dove è esposto il monumentale presepe allestito dai sampietrini nella navata laterale sinistra, all’altare di San Pio X della cappella della Presentazione. Le statue, scolpite in legno e dipinte con colori policromi, sono opera dello scultore tedesco Heinrich Zunterer, di Oberammergau, il quale ha eseguito inizialmente il gruppo della Batività e ne ha fatto dono a Giovanni Paolo II, che l’ha offerto alla Basilica. È dal 1985 che questo presepe viene esposto in San Pietro. Con il passare degli anni è stato arricchito con altre statuine, alcune delle quali dotate di un meccanismo per il movimento. Sono state donate da Sonia Bernardini, di Loreto, al card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica. Il presepe possiede appositi macchinari per la produzione di neve artificiale, donati alla Basilica da Antonio Foligno. Ci spostiamo nella pontificia parrocchia di Sant’Anna, dove la rappresentazione della Natività ha il vanto di voler celebrare l’Anno della fede. Sullo sfondo, infatti, dietro la grotta di Betlemme, si intravede l’arco di una grande porta. Da quell’arco, e solo da lì, si esce dalla grotta, per tornare nella propria routine quotidiana; quella è la Porta fidei, che siamo invitati a oltrepassare. Sulla destra è raffigurato il simbolo dell’Anno della fede. Il significato di questa rappresentazione della Natività è immediato, come spiega il parroco, l’agostiniano Bruno Silvestrini: "Tutti coloro che accolgono il messaggio degli angeli, gli uomini di buona volontà, incontrano Cristo, lo adorano e vanno a raccontare a tutti che la loro vita è immensamente amata. L’autore del presepe evidenzia, in pratica, i verbi più importanti del Vangelo di Luca: andare, vedere, adorare e tornare. Il lavoro minuzioso, ritagliato nelle serate in compagnia dei figli, già dal mese di settembre, è centrato sulla nascita di Cristo a partire dal desiderio di chi attende Qualcuno e va alla ricerca del senso della vita". Il presepe, realizzato da Mariano Piampiani, di Tolentino (Macerata), è composto da decine di statuine opera di Antonio Giordano, di Monreale. Si vede Gesù circondato da angeli in festa, si notano i pastori in adorazione giunti insieme alle mamme e ai bambini per vedere con stupore quanto avevano udito dai messaggeri celesti. Sulla sinistra, infatti, appare l’angelo che annunzia ai pastori la buona notizia, e appena sorge il giorno scompare. Tutto lo scenario sottintende a una verità: Dio si manifesta ai semplici e ai piccoli. È questo il senso del presepe. Lasciando la parrocchia di Sant’Anna, ci si incammina verso il quartiere degli Svizzeri, dove nel tratto di strada che conduce al Portone di Bronzo è stato allestito un presepe sopra l’apertura di un pozzo. Si nota una guardia svizzera, fatta in stoffa e filato, che sorveglia la culla di Gesù. All’interno della cappella di San Martino, Luca Müller e Carlo Pfister hanno rappresentato la Natività utilizzando del materiale particolare: dei mattoni come basamento, un tavolo in legno, fieno e pigne provenienti dalle Ville Pontificie per creare la scena dove Gesù nasce. Spostandosi verso la chiesa di San Pellegrino, nella via omonima, incontriamo i presepi allestiti dal Corpo della Gendarmeria Pontificia: uno nella caserma e uno nella chiesa. Quest’ultimo, opera di Emilio Presciuttini, è adagiato su tre tronchi ricavati dai cipressi abbattuti tempo fa nell’ex cimitero degli svizzeri. Il presepe è collocato davanti all’altare e sembra introdurre il visitatore al mistero della fede. Poco più in là, nei locali del Servizio Fotografico de L’Osservatore Romano, è esposto un presepe in stile napoletano, donato al Papa dai netturbini di Roma. È opera di Giuseppe Ianni e poggia su un’artistica base realizzata da Dandolo Foglietta. All’ingresso della Tipografia Vaticana troviamo un presepe che desta meraviglia per i suoi particolari. È allestito ogni anno per iniziativa del direttore tecnico Giuseppe Canesso, in collaborazione con Franco Orsini. L’ambientazione ricorda gli interni di alcune case della seconda metà del XIX secolo. Al centro, la stalla dove è nato Gesù, circondato da Maria, Giuseppe e dai tre re Magi. Basta avvicinarsi per vedere dei particolari molto suggestivi: Maria lentamente apre il panno che copre Gesù, Giuseppe e i re Magi si inchinano in adorazione davanti al Figlio di Dio. Più in là, un contadino è intento a mungere una mucca; un fabbro con il suo martello sta forgiando un pezzo di ferro sull’incudine; un pastore tosa una pecora, mentre una donna attinge acqua da un pozzo. Su un cespuglio alcuni uccellini cinguettano e si muovono animati da un circuito elettrico. Il tutto è stato allestito utilizzando materiale di scarto della Tipografia, a cominciare dalle scatole di lastre, dai supporti per la stampa, dai cartoni usati per le copertine dei libri. Giungiamo al cortile di San Damaso, dove ha sede l’Associazione Santi Pietro e Paolo. In occasione dell’Anno della fede, il sodalizio ha voluto dare al suo presepe un taglio particolarmente significativo, legato alla figura di Benedetto XVI. Il presepe, come ci spiega Eugenio Cecchini, raffigura alcuni momenti importanti della vita di Joseph Ratzinger: la scena presenta in primo piano, a destra, la sua casa natale a Marktl am Inn, in Baviera, e, a sinistra, la cattedrale di Frisinga, dove è stato ordinato sacerdote. Al centro una grande scalinata, simbolo dell’ascesa dell’uomo verso Dio, conduce alla Natività, posta all’interno di una grotta, alle pendici dei monti bavaresi che si ergono sullo sfondo. Sulla destra svettano le forme gotiche della cattedrale di Ratisbona, che ricordano l’università dove Ratzinger ha insegnato dal 1969 al 1977, prima di essere nominato da Paolo VI arcivescovo di Monaco e Frisinga. Davanti alla cattedrale di Frisinga, una piccola statuetta, di fattura napoletana, riproduce proprio il Pontefice mentre guarda due gattini. Anche nella storica sede del Circolo San Pietro, nel palazzo San Calisto, a Trastevere, è esposto un presepe. La struttura, donata da un socio e risalente ai primi anni del Novecento, è di cartapesta e si incentra sulla Sacra Famiglia. La Vergine Maria è seduta, con in mano degli indumenti da neonato, e accudisce Gesù Bambino. Intorno ci sono dei pastori di fattura molto pregiata e i re Magi, carichi di doni e di drappeggi.

Nicola Gori, L'Osservatore Romano

Telegramma del Papa per al card. Giovanni Battista Re per la morte del padre: spirituale vicinanza in quest’ora di dolore e insieme di ringraziamento a Dio per tutti i benefici elargiti al compianto genitore nel suo ultracentenario cammino terreno

È morto a 104 anni Matteo Re, padre del card. Giovanni Battista, prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi. Il decesso è avvenuto nella notte tra giovedì 27 e venerdì 28 dicembre a Borno, in Valcamonica. Il Papa, nell’apprendere la notizia della scomparsa, ha inviato un telegramma al porporato per porgere le sue "sentite condoglianze per il grave lutto che ha colpito lei e i familiari". "Le assicuro - ha scritto Benedetto XVI - la mia spirituale vicinanza in quest’ora di dolore e insieme di ringraziamento a Dio per tutti i benefici elargiti al compianto genitore nel suo ultracentenario cammino terreno. Mentre elevo al Signore fervide preghiere di suffragio affinché lo accolga nel gaudio eterno - ha concluso il Pontefice - invoco per tutti i congiunti la luce della fede e della speranza in Cristo ed invio una speciale confortatrice benedizione apostolica".

L'Osservatore Romano

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA SCOMPARSA DEL PADRE DEL CARD. GIOVANNI BATTISTA RE

Padre Lombardi: l'augurio ai nuovi dirigenti della Repubblica Popolare Cinese passaggio inatteso, ma dice quanto è realistico e consapevole lo sguardo del Papa e della Chiesa sul cammino dell’umanità

Gli auspici del Papa per i nuovi dirigenti della Cina sono un "passaggio forse inatteso" del messaggio natalizio di Benedetto XVI, ma dicono "quanto è realistico e consapevole lo sguardo del Papa e della Chiesa sul cammino dell’umanità". Lo afferma padre Federico Lombardi nell’editoriale "Octava Dies" del Centro Televisivo Vaticano, rilevando come occorra guardare anche alla Cina "non nella abituale prospettiva del potere, ma in quella della pace e della solidarietà". Padre Lombardi si augura inoltre che il nuovo anno veda dei "passi avanti" nel dialogo tra comunità cattolica e dirigenti cinesi. "Le religioni - commenta il portavoce vaticano dopo aver rimarcato che anche per i cinesi la libertà religiosa è premessa essenziale per la costruzione della società solidale - non devono essere viste con diffidenza, come fattori di divisione o di ingerenza esterna, ma come forze spirituali positive e desiderose di contribuire per il bene comune". "Mentre nel Messaggio per la Giornata della Pace, pubblicato nelle settimane scorse, - spiega il portavoce vaticano - il Papa aveva approfondito tematiche di carattere antropologico e sociale, legate ai fondamenti della costruzione della pace, nel Messaggio del giorno di Natale si è rivolto direttamente ai conflitti in corso, a cominciare dalla tragica situazione della Siria, insanguinata da una violenza senza fine. Ma ha anche formulato un augurio esplicito per i nuovi dirigenti della Repubblica Popolare Cinese, in vista del loro 'alto compito'. Forse questo passaggio - rileva il gesuita - era inatteso, ma dice quanto è realistico e consapevole lo sguardo del Papa e della Chiesa sul cammino dell’umanità. Si tratta del popolo più numeroso della Terra - un quinto dell’intera umanità - e del peso sempre più grande che la Cina occupa negli equilibri mondiali. Si tratta di guardarvi non nell’abituale prospettiva del potere, ma in quella della pace e della solidarietà, 'a beneficio - ripete Lombardi con le parole del Papa - di quel nobile popolo e del mondo intero'". Anche per quel popolo dunque, "la libertà religiosa è premessa essenziale 'per la costruzione di una società solidale', come il Papa non si stanca di ripetere. Le religioni - rimarca l’editoriale - non devono essere viste con diffidenza, come fattori di divisione o di ingerenza esterna, ma come forze spirituali positive e desiderose di contribuire per il bene comune. In questo spirito - ricorda padre Lombardi - Roma ha sempre guardato alla comunità cattolica in Cina, come è stato costantemente ribadito con chiarezza nei messaggi dei Papi ad essa diretti. Il nuovo anno vedrà passi in avanti? Ce lo auguriamo". "Il Re della Pace - spiega l’editoriale – viene per tutti. Popoli piccoli e popoli grandi. Se si cerca la pace, i piccoli non devono aver paura dei grandi. Se no, è naturale che abbiano paura. Gli auguri del Papa - è la conclusione di padre Lombardi - sono pronunciati solo in 65 lingue, ma vorrebbero essere pronunciati in tutte le migliaia di lingue del mondo, perché siamo un’unica famiglia umana e abbiamo un unico Padre". Intanto il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Singapore il reverendo William Goh, attuale rettore del seminario maggiore della città. Il coadiutore per il diritto canonico ha diritto di successione, quindi Goh diventerà arcivescovo della diocesi quando andrà in pensione Nicholas Chia, l’attuale arcivescovo, che ha 74 anni.
 
Vatican Insider
 

L'audacia di Taizé: oggi 40mila ragazze e ragazzi cristiani incontreranno Benedetto XVI. I messaggi dei leader religiosi per il 35° Incontro europeo

A Roma sono da ieri 40.000 giovani provenienti da tutti i paesi dell’Europa, ma non solo. Questa sera incontreranno Benedetto XVI. Sono venuti nella capitale per il pellegrinaggio di fiducia sulla terra, il 35°incontro annuale di preghiera per ragazzi europei che prende il via oggi fino al prossimo 2 gennaio, organizzato dalla comunità di Taizé. Il gruppo più numeroso è costituito dagli italiani 13.000, subito tallonati dai polacchi, 12.000; notevole la presenza ucraina, 3.500 ragazzi, seguiti da francesi, tedeschi e croati, 2.000 ciascuno. Rappresentati tutti i paesi dell’Europa ma anche di altri continenti: all’incontro ci sono giovani provenienti da Libano, Stati Uniti, Corea, Australia, Argentina, Cile, India, Indonesia e Sud Africa. I ragazzi pregano ogni giorno alle 14.00 e alle 19.30 in sette grandi chiese della città, fra queste le basiliche maggiori: San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le Mura; gli incontri del pomeriggio includono visite alle catacombe e ad altri luoghi significativi della fede. Uno dei momenti culminanti è l’incontro di preghiera con il Papa in Piazza San Pietro, previsto per questo pomeriggio. “Cosa viviamo in questi giorni? – si è chiesto ieri sera il priore frère Alois, nella prima meditazione dell’incontro a San Giovanni in Laterano – A Roma scopriamo le tracce della continuità della fede, dagli apostoli fino ai nostri giorni. Inoltre, pur provenendo da popoli diversi e da diverse confessioni cristiane, approfondiremo la nostra solidarietà, in un momento storico in cui le difficoltà materiali ci spingono invece verso la paura e il ripiegarsi sulla propria identità”. Frère Alois ha sottolineato che è essenziale vivere questi giorni come “un pellegrinaggio interiore, scoprendo in sé le fonti della fiducia in Dio”. Il religioso ha notato che “in un mondo in cui la fiducia in Dio è sempre meno scontata, una risposta personale a questa domanda orienta la nostra vita”. Per frère Alois “nessuno può vivere senza fare affidamento su qualcosa. C’è chi si affida alla speranza di un futuro migliore, chi all’amore di una persona cara, chi all’accumularsi di ricchezze o al ricercare il successo. Credere vuol dire fare affidamento su Dio, osare affidarsi al suo amore. Dio si offre di essere questo sostegno per noi. Ed eccoci liberi di aprirci senza paura al futuro e agli altri”. La preghiera si è conclusa con un gesto dal valore simbolico: una croce è stata appoggiata per terra in mezzo alla navata principale e i giovani si sono inginocchiati a poggiare la propria fronte su di essa, per affidare a Dio i propri “pesi” e quelli degli altri. “E’ bellissimo vedere questa basilica strapiena di giovani di tutta Europa – ha detto all'agenzia SIR don Maurizio Mirilli, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Roma - e ammirare il loro silenzio: una chiesa piena di migliaia di giovani che hanno cantato ma sono stati in silenzio per lunghi minuti… E poi vederli intorno alla croce, vederli uniti nel testimoniare la loro fede ma anche convinti sostenitori della pace, della fraternità e della solidarietà tra i popoli”. Il sacerdote ha sottolineato che comunque è pur vero che “a Roma vivere la preghiera non in un fredda fiera ma all’interno di queste splendide basiliche, da un tocco di fede e spiritualità in più, perché la fede, l’atmosfera che i giovani danno è bella ovunque, ma qui c’è la tradizione, soprattutto in questa chiesa di San Giovanni in Laterano che è la madre di tutte le chiese di Roma”. Don Mirilli si è detto convinto che per la diocesi “questo incontro significa la possibilità di rilanciare e rivivere il clima della Giornata mondiale della gioventù di Tor Vergata, del 2000, significa ridare forza e coraggio ai giovani delle parrocchie di Roma che sostenuti dai loro coetanei di tutta Europa possono continuare a credere e testimoniare la loro fede a testa alta”. Intanto sono numerosi i messaggi arrivati per l’incontro a partire da quello del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli il quale si congratula per la celebrazione del 35° incontro. “Questo solo fatto – scrive - scredita le più pessimistiche considerazioni che tendono a relegare l’ecumenismo nel posto delle iniziative non riuscite della storia. Se possiamo dire, contrariamente all’opinione comune, che l’ecumenismo non è in panne, è soprattutto perché è sostenuto dalla forza vitale della vostra gioventù”. Messaggi anche dal Patriarcato di Mosca, attraverso Hilarion, metropolita di Volokolamsk, il quale si rivolge ai giovani e si augura che “possa la vostra partecipazione all’incontro europeo annuale radicarvi più profondamente nel Cristo e rinsaldare la vostra fede”e dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams che ha notato come “nel primo Natale, Dio ha mandato un invito sotto la forma di una vita umana, Gesù di Nazareth… Il nostro personale atto di fiducia deve riflettere la fiducia di Dio verso il mondo, ed essa fluirà dalla libertà che avremo di continuare, sostenuti dallo Spirito di Dio, ad invitare altri, uomini e donne, ad entrare nell’amore”.
 
SIR 
 
 

Mons. Pozzo: con 7mila richieste di aiuto economico e circa 900mila euro elargiti nel 2011, l’Elemosineria Apostolica si conferma la 'mano' del Papa per la carità ai poveri. Tanto più di fronte al perdurare della crisi economica, che rende ancor più urgente e preziosa la sua operosità

La povertà si allarga a "categorie che prima godevano di un certo benessere"; e "con 7.000 richieste di aiuto economico e circa 900.000 euro elargiti nel 2011, l’Elemosineria Apostolica si conferma la 'mano' del Pontefice per la carità ai poveri. Tanto più di fronte al perdurare della crisi economica, che rende ancor più urgente e preziosa la sua operosità": lo ha detto a L’Osservatore Romano mons. Guido Pozzo, nominato il 3 novembre Elemosiniere di Sua Santità. "Le indigenze e miserie – ha affermato - riguardano però la persona nella sua totalità, e non solo sotto il profilo strettamente finanziario. Le richieste di aiuto devono essere accompagnate da una attestazione dei parroci e a loro, in quanto garanti, viene trasmesso l’aiuto economico da devolvere alle persone interessate". "È importante infatti – ha sottolineato mons. Pozzo - che il gesto generoso del Pontefice sia inserito e integrato nella solidarietà della Chiesa locale e della comunità cristiana parrocchiale. Le elargizioni sono di entità modesta, proprio perché si vuole estendere al maggior numero di persone il sostegno di aiuto". L’attività caritativa dell’Elemosineria si concentra soprattutto nella diocesi di Roma, ma raggiunge anche altri Paesi, in particolare nell’Europa dell’Est e nel Medio Oriente, e sostiene singoli fedeli, associazioni e istituzioni caritative: quest’anno "ha raggiunto una cinquantina di associazioni e istituzioni caritative che si occupano di alleviare le sofferenze e le indigenze di diverse categorie di persone in difficoltà, come rifugiati politici, carcerati, persone senza fissa dimora e studenti stranieri universitari, infermi ricoverati in ospedale, madri nubili, bambini orfani o abbandonati. Infine – ha comunicato mons. Pozzo - non manca una particolare attenzione per le comunità claustrali femminili che si trovano prive di mezzi sufficienti di sostentamento". L’Elemosineria Apostolica è il dicastero della Curia romana che si occupa anche di rispondere alle richieste di benedizione papale, mediante pergamene o diplomi, in occasione di particolari ricorrenze significative per la vita di fede e sacramentale di singoli fedeli, di associazioni e di comunità: quest'anno ne sono giunte 228mila.
 
Domenico Agasso jr., Vatican Insider