sabato 3 aprile 2010

Veglia Pasquale. Il Papa: la medicina contro la morte esiste e nel Battesimo ci viene donata, Cristo è l’albero della vita reso nuovamente accessibile

Il Papa ha presieduto nella Basilica di San Pietro la Veglia Pasquale nella Notte Santa, durante la quale ha amministrato il sacramento del Battesimo, della Confermazione e della Prima Comunione a sei adulti, due uomini e quattro donne, una di nazionalità somala, due albanesi, una sudanese, un russo e un giapponese. Le cerimonia è iniziata nell'atrio della Basilica Vaticana con la tradizionale benedizione del fuoco e l'accensione del Cero pasquale, simboli della luce e della risurrezione di Cristo che succedono alla sua morte in croce. Benedetto XVI è poi entrato nella Basilica con una processione di sacerdoti e diaconi. "Lumen Christi" (Cristo luce del giorno), ha salmodiato un diacono. I fedeli hanno poi acceso i ceri, creando l'effetto di una luce diffusa. Alla processione verso l'Altare delle Confessione con il cero pasquale e il canto dell'Exsultet, hanno fatto seguito la Liturgia della Parola con le quattro letture, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i cardinali.
Nell'omelia, il Papa ha preso spunto da antiche leggende giudaiche per sottolineare, innanzitutto, il senso dell'immortalità secondo la Chiesa. Da sempre, ha detto il Papa, l'uomo cerca la "medicina dell'immortalità", e "anche oggi gli uomini sono alla ricerca di tale sostanza curativa". E "pure la scienza medica attuale cerca, anche se non proprio di escludere la morte, di eliminare tuttavia il maggior numero possibile delle sue causa, di rimandarla sempre di più, di procurare una vita sempre migliore e più lunga".
Una tentazione sulla quale il Pontefice invita ad interrogarsi, osservando che, "se si riuscisse, magari non ad escludere totalmente la morte ma a rimandarla indefinitamente", "l'umanità invecchierebbe in misura straordinaria, per la gioventù non ci sarebbe più posto. Si spegnerebbe la capacità dell'innovazione e una vita interminabile sarebbe non un paradiso, ma piuttosto una condanna". "La vera erba medicinale contro la morte - ha concluso il Papa - dovrebbe essere diversa. Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale", ma "trasformare la nostra vita dal di dentro", "creare in noi una vita nuova", come avviene con il Battesimo. Gesù è quella “medicina contro la morte” che l’uomo cerca fin dall’antichità e continua a cercare ai nostri giorni. Una “medicina” che si comincia a prendere con il Battesimo, anche se impegna l’intera esistenza. Cristo invece trasforma “la nostra vita dal di dentro”, crea “in noi una vita nuova, veramente capace di eternità” trasformandoci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza”. “Nel rito del Battesimo ci sono due elementi in cui questo evento si esprime e diventa visibile anche come esigenza per la nostra ulteriore vita. C’è anzitutto il rito delle rinunce e delle promesse. Nella Chiesa antica, il battezzando si volgeva verso occidente, simbolo delle tenebre, del tramonto del sole, della morte e quindi del dominio del peccato. Il battezzando si volgeva in quella direzione e pronunciava un triplice “no”: al diavolo, alle sue pompe e al peccato. Con la strana parola “pompe”, cioè lo sfarzo del diavolo, si indicava lo splendore dell’antico culto degli dèi e dell’antico teatro, in cui si provava gusto vedendo persone vive sbranate da bestie feroci".
"Così questo "no" era il rifiuto di un tipo di cultura che incatenava l’uomo all’adorazione del potere, al mondo della cupidigia, alla menzogna, alla crudeltà. Era un atto di liberazione dall’imposizione di una forma di vita, che si offriva come piacere e, tuttavia, spingeva verso la distruzione di ciò che nell’uomo sono le sue qualità migliori. Questa rinuncia – con un procedimento meno drammatico – costituisce anche oggi una parte essenziale del Battesimo”. “Poi il battezzando nella Chiesa antica si volgeva verso oriente – simbolo della luce, simbolo del nuovo sole della storia, nuovo sole che sorge, simbolo di Cristo. Il battezzando determina la nuova direzione della sua vita: la fede nel Dio trinitario al quale egli si consegna”. Per "contemplare il volto di Dio" occorre innanzitutto, ha detto, iniziare a deporre le "vesti vecchie" del peccato, liberarsi, oggi come nell'antichità, "dall'imposizione di una forma di vita che si offriva come piacere e, tuttavia, spingeva verso la distruzione di ciò che nell'uomo sono le sue qualità migliori". Peccati di cui il Pontefice ha offerto l'elenco con parole di San Paolo: "Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere". Il Battesimo, ha detto Benedetto XVI, "non è solo un lavacro, ancor meno un'accoglienza un po' complicata in una nuova associazione. E' morte e risurrezione, rinascita alla nuova vita". "Sì - ha insistito Papa Ratzinger - l'erba medicinale contro la morte esiste: Cristo è l'albero della vita reso nuovamente accessibile. Se ci atteniamo a Lui, allora siamo nella vita. Per questo canteremo in questa notte della Risurrezione, con tutto il cuore, l'alleluia, il canto della gioia che non ha bisogno di parole".

Apcom, Ansa, AsiaNews

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA DI PASQUA - il testo integrale dell'omelia del Papa