mercoledì 21 novembre 2012

Benedetto XVI saluta varie componenti della realtà del Medio Oriente. L'incontro con i membri del Centro per il dialogo interreligioso dell'Organizzazione della cultura e delle relazioni islamiche di Teheran

Un applauso ha accolto l’appello del Papa per la pace in tutta la Regione mediorientale. E stamani, nell’Aula Paolo VI, varie componenti della realtà del Medio Oriente si sono presentate unite al Papa, a conferma di un dialogo aperto. Benedetto XVI le ha ricevute al termine dell’incontro con i fedeli. In un'aula riservata ha salutato i membri del Center for Interreligious Dialogue della Islamic Culture and Relations Organization di Teheran. Ad accompagnarli il card. Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dopo i tre giorni di colloquio sulle prospettive di collaborazione "per promuovere la giustizia". Benedetto XVI ha anche salutato Yassir Al-Mahdawi, rappresentante di quindici diplomatici iracheni in Italia per uno stage alla Luiss business school, e Kamel Ali Aziz, ministro per gli Affari religiosi del Kurdistan iracheno. Era inoltre presente l’abate maronita Joseph Abdel-Sater che ha parlato al Papa delle "paure e delle speranze dei cristiani in Iraq". Accanto a lui alcuni vescovi maroniti, venuti da Egitto, Siria e Libano per il concistoro di sabato, e un gruppo di focolarini libanesi. Tra i presenti, la parrocchia sarda di San Michele Arcangelo di Bono, guidata da don Mario Curzu, che ha scelto come rappresentante per salutare il Papa un bambino di dieci anni con la sindrome di Down.

L'Osservatore Romano

Il Papa: tanto dobbiamo alle persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo! Non manchino ai monasteri di clausura il sostegno spirituale e materiale



“Oggi, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, si celebra la Giornata per le Claustrali”. Lo ha ricordato Benedetto XVI, stamattina, al termine dell’Udienza generale del mercoledì, nell’Aula Paolo VI, nei saluti in italiano. “Alle sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa - ha detto il Papa -, desidero assicurare la speciale vicinanza mia e dell’intera Comunità ecclesiale. Rinnovo, al tempo stesso, l’invito a tutti i cristiani affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale”. “Tanto dobbiamo, infatti, a queste persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo!”, ha evidenziato il Pontefice. Ricordando che Domenica prossima, ultima del Tempo ordinario, si celebrerà la solennità di Cristo Re dell’universo, il Santo Padre, rivolgendosi ai giovani, ha dichiarato: “Ponete Gesù al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce e coraggio in ogni scelta quotidiana”. E rivolto ai malati: “Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, insegni a voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui”.

SIR

Benedetto XVI: adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine al conflitto tra israeliani e palestinesi di Gaza che ha ripercussioni negative in tutta la regione mediorientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e di riconciliazione



“Seguo con grave preoccupazione l‘aggravarsi della violenza tra gli Israeliani e i Palestinesi della Striscia di Gaza”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, dopo la catechesi nell’Udienza generale, nell’Aula Paolo VI. “Insieme al ricordo orante per le vittime e per coloro che soffrono - ha affermato il Papa -, sento il dovere di ribadire ancora una volta che l‘odio e la violenza non sono la soluzione dei problemi”. Inoltre, ha aggiunto, “incoraggio le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato”. “Esorto anche - ha concluso il Pontefice - le Autorità di entrambe le parti ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine a un conflitto con ripercussioni negative in tutta la Regione medio-orientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e di riconciliazione”.

SIR

Il Papa: la fede cattolica è ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Se guardando al mistero la ragione vede buio, non è perché non ci sia luce ma perché ce n’è troppa, come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra. Ma chi direbbe che il sole non è luminoso?

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando il ciclo dedicato all’Anno della fede, ha incentrato la sua meditazione sulla ragionevolezza della fede. La questione ha visto nei secoli dibattere i più grandi ingegni della cristianità. Benedetto XVI, maestro di fede in tempi in cui essa ha bisogno di essere incisivamente riannunciata, ha riproposto la domanda di sempre: il credere ha a che fare con la ragione umana? E in particolare con la scienza? Ciò che hanno ascoltato i presenti in Aula Paolo VI è stata una riflessione di rara densità. “La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo...è un “sàpere”, cioè un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo...E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere, apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze”. Dunque, la fede porta a conoscere Dio anzitutto attraverso un incontro d’amore, “vitale”, con Lui. Non è, ha affermato il Papa, un fatto “solo intellettuale”. Eppure, ha proseguito, la “ragionevolezza” della fede non è un controsenso. Il cattolico, ha messo in chiaro, non è mai colui che crede “contro” la ragione. E la formula “credo perché è assurdo”, ha soggiunto, non è propria della fede della Chiesa: “Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce?”. Dio che “illumina” la fede “con la sua grazia” schiude, ha proseguito Benedetto XVI, degli orizzonti nuovi e “infiniti” da esplorare. Per questo, ha detto, “la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai”: “E’ falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato...Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero”. “La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana”: è l’approdo cui giunge Benedetto XVI, il quale, citando via via alcune tra le più note asserzioni di pensatori cristiani, da San Paolo a Giovanni Paolo II passando per Sant’Agostino, arriva a toccare l’altro punto nevralgico: il rapporto tra fede e scienza. Anch’essa assetata di saperi e verità che sono tali, ha ribadito, solo se aperti “al vero bene dell’umanità”, per esempio alla difesa della vita e della salute: “Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso”. E da qui, ha sostenuto il Papa, si evince un altro punto a favore del fatto che credere “è ragionevole”: perché se la fede considera la scienza “una preziosa alleata” per comprendere il disegno di Dio nell’universo, la fede da parte sua “permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”: “Senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo”.

Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
 

'L'infanzia di Gesù'. Non solo la trilogia su Gesù di Nazaret per Joseph Ratzinger scrittore: vasta produzione prima e dopo l'elezione. Ha innovato lo stile della comunicazione dei Papi

Dedicata ai vangeli dell'infanzia, oggi diventa pubblica l'ultima fatica letteraria di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, "L'infanzia di Gesù". Il primo volume su Gesù di Nazaret della trilogia è stato pubblicato nel 2007 e il secondo nel 2011. Questo "frutto felice e impegnativo" non è il solo del Papa scrittore che già da cardinale vantava una vasta produzione accademica e teologica. Risale al novembre 2010, poco prima dell'uscita del secondo volume del Gesù di Nazaret, ''Luce del mondo'', la prima intervista a tutto campo concessa da un Papa, senza concordare le domande nè censurare la stesura, colloquio con il giornalista tedesco Peter Seewald. Un libro davvero innovativo nella comunicazione pontificia. Altri testi analoghi a ''Luce del mondo'', per la loro carica innovativa, sono la lettera ai vescovi sul caso Williamson (2009) e quella agli irlandesi sullo scandalo degli abusi sessuali dei membri del clero (2010). Nella prima, oltre ad ammettere ''errori'' nella gestione della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano poi risultato negazionista, Benedetto XVI manifestava dolore e esprimeva sentimenti in modo del tutto inconsueto per un Papa. Lo stesso nella seconda, in cui riconosceva la gravità degli abusi e le inadempienze della Chiesa nel perseguirli. Oltre alle Encicliche, tra gli altri testi del Pontificato più nel solco della tradizione vanno segnalati il Motu Proprio "Summorum Pontificum" che liberalizza la Messa tridentina (2007) e, nello stesso anno, la lettera ai cattolici cinesi. Con il primo Papa Ratzinger offre a quanti nella Chiesa vogliono celebrare secondo l'antico rito l'opportunità di farlo. Con la seconda dà sostegno ai cattolici cinesi e nello stesso tempo tenta di allacciare un dialogo con le autorita' di Pechino. La produzione di Joseph Ratzinger prima di essere eletto al soglio di Pietro e' vastissima e ne fa uno dei più grandi teologici contemporanei, apprezzato in tutto il mondo cristiano. Nello stile della comunicazione più immediata si colloca l'intervista ''Rapporto sulla fede'', concessa 25 anni fa all'italiano Vittorio Messori, e le due interviste a Seewald, "Sale della terra" nel '96 e "Dio e il mondo" nel 2000.

Ansa

Il presidente del Benin: il nostro piccolo Paese è diventato grande dopo il viaggio di Benedetto XVI. Gli ho spiegato che non si può dialogare con chi vuole imporre la sharia

Dialogo “politico” con tutti, ma non con chi vuole imporre la legge islamica e che non può essere chiamato con altro nome che “terrorista”: una linea che il presidente del Benin e dell'Unione Africa, Thomas Boni Yayi (foto), ha spiegato lunedì mattina a Papa Benedetto XVI durante il loro colloquio di venti minuti in Vaticano, e che ha ripetuto nel tardo pomeriggio dell'altro ieri durante un incontro con i giornalisti alla Pontificia Università Laterarnense A un anno dal viaggio di Papa Benedetto XVI in Benin, per consegnare l'Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus", l'impressione nel Paese africano è ancora forte. “Il Benin è un piccolo Paese che è diventato più grande grazie alla visita del Papa”, ha detto Boni Yayi raccontando della visita: “Sono venuto a ringraziarlo e a dirgli la gratitudine del popolo del Benin, e di tutto il Continente africano. Siamo stati onorati del suo passaggio perché ci ha lasciato un messaggio forte”. Soprattutto, a lasciare il segno è stata la volontà del pontefice di “associare al nostro Continente la parola 'speranza'”, contro al “pessimismo” che normalmente accompagna ogni storia sull'Africa. Ma durante il loro colloquio, ha spiegato ancora il leader beninese, Papa Ratzinger ha voluto anche mettere l'accento sulla necessità di ripensare al modo in cui il Continente è africano è amministrato. “Penso che abbia assolutamente ragione – ha commentato Boni Yayi –. Tutti devono fare un passo in quella direzione, mettendo da parte proprio interesse e continente cambierà”. Oltre che alla “crescita inclusiva” dell'Africa, uno dei temi centrali del colloquio è stata anche la situazione in Mali. Dallo scorso marzo, il Paese è diviso a metà, con il nord e la storica città di Timbuctu nelle mani di un gruppo di milizie jihadiste, alcune esplicitamente legate ad al Qaeda, che vogliono creare uno Stato islamico, mentre il sud con la capitale Bamako è governato da una giunta militare che ha rimpiazzato un governo civile considerato troppo debole nei confronti della rivolta. “Il Papa ha continuato a insistere sul dialogo delle religioni e io gli ho confidato la mia preoccupazione, perché in realtà ci sono alcuni che rifiutano il dialogo interreligioso e sostengono che tutti devono avere la stessa fede”, ha raccontato Boni Yayi. “In qualità di presidente dell'Unione Africana – ha aggiunto –, gli ho spiegato che siamo pronti di mantenere il dialogo con coloro che accettano di prendere le distanze da questi terroristi, e che siamo pronti ad avere un dialogo politico che con chi ha rivendicazioni di tipo politico”. Il riferimento è al gruppo separatista Tuareg Mnla (Movimento di liberazione nazionale di Azawad), che aveva guidato la rivolta nel nord del Mali prima di essere soppiantato dai gruppi islamisti: “Siamo pronti a continuare dialogo con quelli che non vogliono la sharia” nel rispetto del principio della “unità indissolubile” del Paese. Ma per il presidente del Benin, di fronte alla minaccia terrorista di uno Stato che sostiene apertamente l'imposizione della sharia, la comunità internazionale non può rimanere indifferente. L'Ecowas (la Comunità degli Stati dell'Africa occidentale), l'Unione Africana e l'Onu sono al lavoro in vista di una risoluzione che autorizzi un intervento nell'area. “Sarà questioni di giorni o forse di mesi, ma il principio è lo stesso: non siamo pronti ad accettare il terrorismo nel cuore dell'Africa occidentale”, ha spiegato Boni Yayi.

Alessandro Speciale, Vatican Insider

Anno della fede. La Giornata Mondiale della Claustrali: se viene meno l’amore, sia nella vita cristiana che nella consacrazione totale a Dio, viene meno anche la fede. La fede e l’amore per scegliere il monastero si alimentano con la preghiera

La Giornata Mondiale delle Claustrali ha molto a che fare con l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. Le vite di donne provenienti da paesi e culture diverse, anche professioniste che rinunciano alla carriera per ritirarsi in monastero e dedicarsi totalmente a Dio nella solitudine e nella preghiera, nel tempo delle agenzie di rating sono una proposta inconsueta di vita alternativa. Sono donne liberate dalle sirene dell’efficientismo produttivo e dal fascino di modelli privi di orizzonti spirituali. Privilegiano il silenzio anziché lo strepito e il frastuono e così vivendo, per i cristiani restano un richiamo palese di riflessione sulla qualità della fede professata e per i non credenti sono un invito a porsi domande su Dio: il medesimo che attira così fortemente giovani vite, consacrate perché in cerca di un amore appagante. Nello stesso tempo le donne in clausura per amor di Dio, mentre stimolano la fede cristiana, a loro volta sono chiamate a rispondere ogni giorno in modo coerente alle esigenze della loro consacrazione. Anche a queste donne straordinarie il Vangelo rivolge ogni giorno la domanda rivolta da Gesù ai discepoli: "Chi dite voi che io sia?". Il segreto della fedeltà agli impegni di povertà, castità, obbedienza che caratterizzano la vita e la preghiera monastica sta anzitutto nella risposta di ciascuna donna consacrata a questa domanda di Cristo. Nella misura in cui la fede in Gesù è vissuta con amore, si hanno buoni motivi di fedeltà alla vocazione monastica. Se viene meno l’amore, sia nella vita cristiana che nella consacrazione totale a Dio, viene meno anche la fede. La fede e l’amore per scegliere il monastero si alimentano con la preghiera. È proprio della vita monastica pregare sempre. Non è un caso che le donne consacrate siano chiamate e conosciute come oranti e trascorrono gran parte della vita pregando. La vita di preghiera non è una vita di lavativi e un po’ fannulloni. Pregare è un intrattenersi a colloquio con una persona amata. Finché resiste l’amore, pregare ha un senso e aiuta a vivere coerentemente con l’amore. Progredire nell’amore anziché regredire non è una cosa scontata né facile. Sono coinvolte tutte le energie della persona. Nel monastero c’è in agguato la stanchezza per una vita apparentemente piatta e ripetitiva che concorre ad attenuare la fede o l’amore. Ci sono due sante carmelitane di nome Teresa che hanno ben raccontato il loro percorso di vita consacrata e le fatiche superate per giungere a un rapporto vitale e costante con Dio. Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux, donne sante e maestre della vita spirituale tanto da essere dichiarate dottore della Chiesa, hanno vissuto l’esperienza mistica raccontata nei loro scritti. In definitiva la vita claustrale richiede molto amore. Si regge sull’amore. Nel mondo non ce n’è mai abbastanza. Perciò questi luoghi di preghiera, a detta dei Papi, restano essenziali per la Chiesa che vi attinge risorse spirituali per una fedele testimonianza.

Carlo Di Cicco, L'Osservatore Romano