mercoledì 30 marzo 2011

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Dvd della pastorale giovanile della CEI su Madrid. Mons. Crociata: la bellezza e la vitalità di essere credenti

“La bellezza e la vitalità di essere credenti”: è questa la GMG nelle parole del segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata, nel suo intervento che apre il dvd, ideato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI, tutto dedicato all’appuntamento di Madrid (16-21 agosto). “La Giornata Mondiale della Gioventù – afferma il segretario generale della CEI - è anche un punto di riferimento per l’attività educativa della Chiesa italiana”, impegnata pastoralmente per il prossimo decennio proprio sul tema dell’educazione. “La GMG dà un’impronta di capacità di mobilitazione, di vitalità e di far sentire quanto sia significativo essere credenti” sottolinea mons. Crociata, anche in un momento come l’attuale caratterizzato dalla “crisi economica e dalle difficoltà di trasformazione di questa società”. L’evento GMG “rappresenta tutta l’attenzione e la preoccupazione della Chiesa verso il mondo giovanile e credo che avere un percorso da seguire per arrivare a questo incontro così significativo sia un punto di convergenza e di unità per tutti. La GMG esalta quello che ordinariamente dovrebbe avvenire nella vita, l’esperienza dell’incontro con Gesù nella comunità. Invito tutti i giovani – conclude il segretario della CEI – a sperimentare la bellezza di essere Chiesa che avvolge tutti ed è capace di mobilitare tutte le sue energie migliori per proiettarsi verso un futuro in cui Cristo è l’anima”. Nel cofanetto dvd sono contenute, inoltre, interviste, immagini, testimonianze e storie utili alla preparazione al prossimo incontro con Benedetto XVI. Per richiederlo: giovani@chiesacattolica.it.

SIR

Benedetto XVI: l'attività sportiva favorisca sempre l'amicizia, il rispetto e la solidarietà. Dalla Lega Pro al Papa la maglia della Nazionale

"L'attività sportiva favorisca sempre i valori dell'amicizia, del rispetto e della solidarietà". Con questa frase il Papa ha salutato i rappresentanti della Lega Pro all'Udienza generale. Oltre centoventi bambini che giocano a calcio in Piazza San Pietro sono la cartolina più bella di una giornata indimenticabile che ha vissuto oggi la delegazione della Lega Pro. E poi Benedetto XVI che stringe tra le mani la maglia azzurra della Nazionale, un’emozione che resterà a lungo impressa nella memoria dei presenti. La giornata particolare vissuta da dirigenti e dipendenti della Lega Pro è cominciata fin dalle prime ore della mattina quando, intorno alle 7.00, sono cominciati i lavori di allestimento di 10 campetti di calcio su Piazza San Pietro, nel pieno rispetto della sacralità del luogo. Uno scenario unico, con alle spalle il “Cupolone” e i palloni che rimbalzavano nel luogo simbolo della Città Eterna tra le risate e lo stupore dei fedeli accorsi come sempre numerosi. I bambini, sorridenti ed emozionati più che mai, si sono sfidati a suon di colpi di tacco e dribbling per circa un’ora, prima di spostarsi insieme alla delegazione ai lati del Sagrato dove si è svolta la consueta Udienza del mercoledì. La delegazione, con a capo il presidente Mario Macalli, era composta, tra gli altri, dai vicepresidenti Salvatore Lombardo e Archimede Pitrolo, dal direttore generale Francesco Ghirelli, dal segretario generale Sergio Capograssi, da Giorgio Veneri, selezionatore dell’Italia Lega Pro, oltre che da dirigenti e dipendenti. Presente anche Antonio Di Sebastiano, segretario Figc.“E’ stata un’emozione unica vedere i bambini giocare a pallone su Piazza San Pietro – ha dichiarato Macalli – un messaggio importante e positivo per tutto il nostro movimento. Incontrare Sua Santità Benedetto XVI ci ha regalato suggestioni difficili da dimenticare. Come presidente della Lega Pro sono orgoglioso di aver vissuto questa giornata e ringrazio tutti coloro che l’hanno resa possibile e tutte le società che con grande entusiasmo hanno aderito”. Presente, a rafforzare la valenza etica e morale dell’evento, anche il Questore di Roma Francesco Tagliente: “Vedere i bambini giocare in un luogo sacro come questo – ha detto Tagliente – è il miglior spot per il calcio. Un modo per trasmettere valori positivi come l’amicizia, il rispetto delle regole e dell’avversario, la solidarietà. Tutti elementi fondamentali per portare le famiglie negli stadi. Questi esempi positivi come lì’iniziativa della Lega Pro, non possono che fare bene”.

TMNews, Tutto Mercato Web

Il Papa al nuovo arcivescovo maggiore di Kiev: la Santissima Trinità conceda abbondanza di doni, confermando nella pace e nella concordia l'Ucraina

Nei saluti plurilingue durante l’Udienza generale, Benedetto XVI si è rivolto in polacco agli aderenti della Associazione polacca dei ciechi che festeggia il 60° anniversario di fondazione e ai giornalisti che si preparano a divulgare gli eventi riguardanti la beatificazione di Giovanni Paolo II. In ucraino ha salutato mons. Sviatoslav Schevchuk, nuovo arcivescovo maggiore di Kiev, i vescovi e i fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina presenti all’udienza del Santo Padre: “Assicuro la mia costante preghiera perché la Santissima Trinità conceda abbondanza di doni, confermando nella pace e nella concordia l’amata nazione Ucraina”. “Beatitudine – ha aggiunto il Papa rivolgendosi a mons. Schevchuk -, il Signore l’ha chiamata al servizio e guida di questa nobile Chiesa, parte di quel popolo che oltre mille anni fa ha ricevuto il battesimo a Kiev. Sono certo che illuminato dall’azione dello Spirito Santo presiederà la sua Chiesa, guidandola nella fede in Cristo Gesù secondo la propria tradizione e spiritualità in comunione con la sede di Pietro che è vincolo visibile di quell’unità per la quale tanti figli non hanno esitato ad offrire persino la propria vita”. “In questo momento – ha concluso - il mio grato ricordo va anche al venerato fratello Sua Beatitudine card. Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore emerito”.

SIR

Benedetto XVI: appello a intraprendere al più presto in Costa d'Avorio un processo di dialogo costruttivo per il bene comune. Invio il card. Turkson

All'Udienza generale Papa Benedetto XVI ha lanciato questa mattina un appello per la pace in Costa d'Avorio, nei saluti ai pellegrini francesi. ''Da molto tempo il mio pensiero va spesso alla popolazione della Costa d'Avorio - ha detto il Pontefice -, traumatizzata da dolorose lotte interne e gravi tensioni sociali e politiche. Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perso una persona cara e subiscono la violenza, lancio un pressante appello da intraprendere al più presto un processo di dialogo costruttivo per il bene comune''. ''La drammatica opposizione - ha sottolineato - rende più urgente il ripristino del rispetto e della convivenza pacifica. Non va risparmiato nessuno sforzo in questo senso''. Papa Ratzinger ha quindi annunciato la decisione di inviare in Costa d'Avorio il card. Peter Turkson Kodwo, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, per ''esprimere la mia solidarietà e quella della Chiesa universale alle vittime del conflitto, e promuovere la riconciliazione e la pace''.

Asca

Il Papa: atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti si sentano accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando il ciclo sui Dottori della Chiesa, ha incentrato la sua meditazione sulla figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787). “Un Santo Dottore della Chiesa”, “un insigne teologo moralista e un maestro di vita spirituale per tutti, soprattutto per la gente semplice”, “autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari in Italia e non solo: Tu scendi dalle stelle”. Il Santo, “appartenente a una nobile e ricca famiglia napoletana, nacque nel 1696” e, dopo una brillante carriera di avvocato, “nel 1723, indignato per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense, abbandonò la sua professione - e con essa la ricchezza e il successo - e decise di diventare sacerdote, nonostante l’opposizione del padre”. Ordinato sacerdote nel 1726, si legò alla Congregazione diocesana delle missioni apostoliche. “Alfonso – ha ricordato il Papa - iniziò un’azione di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare, e che istruiva sulle verità basilari della fede”. Alfonso “ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti”. “Quando, per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città – ha aggiunto Benedetto XVI -, presero il nome di ‘cappelle serotine’. Esse furono una vera e propria fonte di educazione morale, di risanamento sociale, di aiuto reciproco tra i poveri: furti, duelli, prostituzione finirono quasi per scomparire”. Secondo il Papa, “anche se il contesto sociale e religioso dell’epoca di Sant’Alfonso era ben diverso dal nostro, le ‘cappelle serotine’ appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una ‘nuova evangelizzazione’, particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale”. Entrato in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli, Alfonso “decise di lasciare la capitale e di dedicarsi a queste persone”. Nel 1732 “fondò la Congregazione religiosa del Santissimo Redentore”. Questi religiosi, guidati da Alfonso, “furono degli autentici missionari itineranti, che raggiungevano anche i villaggi più remoti esortando alla conversione e alla perseveranza nella vita cristiana soprattutto per mezzo della preghiera. Ancor oggi i Redentoristi – ha precisato il Papa -, sparsi in tanti Paesi del mondo, con nuove forme di apostolato, continuano questa missione di evangelizzazione”. Alfonso “fu canonizzato nel 1839, e nel 1871 venne dichiarato Dottore della Chiesa”, titolo che gli si addice per molteplici ragioni, ha spiegato Benedetto XVI: “Anzitutto, perché ha proposto un ricco insegnamento di teologia morale, che esprime adeguatamente la dottrina cattolica, al punto che fu proclamato dal Papa Pio XII ‘Patrono di tutti i confessori e i moralisti’”. Infatti, Sant’Alfonso “propone una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della libertà dell’uomo, che proprio nell’adesione alla verità e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona”. Il Santo si oppose ad una visione arcigna e severa di Dio, che sia andava affermando in quel periodo a motivo della mentalità giansenista. Il Papa ha così messo l’accento sul ricco insegnamento di teologia morale di Sant’Alfonso: “Ai pastori d’anime e ai confessori, Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana”. Sant’Alfonso “non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio – ha aggiunto il Papa -, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita”. “Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e – occorre riconoscerlo con preoccupazione – di una certa mancanza di stima verso il Sacramento della Confessione, l’insegnamento di sant’Alfonso è ancora di grande attualità”, ha osservato il Papa. Sant’Alfonso compose anche moltissimi scritti, “destinati alla formazione religiosa del popolo”. Alfonso “insiste molto sulla necessità della preghiera, che consente di aprirsi alla Grazia divina per compiere quotidianamente la volontà di Dio e conseguire la propria santificazione”. Tra le forme di preghiera consigliate “la visita al Santissimo Sacramento”. “La spiritualità alfonsiana – ha spiegato il Pontefice - è infatti eminentemente cristologica, centrata su Cristo e il Suo Vangelo”. E proprio perché cristologica, “la pietà alfonsiana è anche squisitamente mariana”. Il Santo, ha aggiunto, “è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio”. Ha avuto “una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo”. Infine, questo Santo, come San Francesco di Sales, “insiste nel dire che la santità è accessibile ad ogni cristiano”. “Ringraziamo il Signore che, con la sua Provvidenza, suscita Santi e dottori in luoghi e tempi diversi - ha concluso il Papa -, che parlano lo stesso linguaggio per invitarci a crescere nella fede e a vivere con amore e con gioia il nostro essere cristiani nelle semplici azioni di ogni giorno, per camminare sulla strada della santità”.

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Nuova legge vaticana sui diritti d'autore: proteggere integrità e autenticità dei contenuti del Magistero. Il web favorisce l'opera evangelizzatrice

Nell'era di internet anche il Vaticano corre ai ripari e adotta una nuova legge sui diritti d'autore per tutelare maggiormente l'immagine, la voce e i contenuti dell'insegnamento del Papa. Ne dà notizia L'Osservatore Romano in un articolo nel quale Carlo Carrieri e Sergio Aumenta espongono i contenuti di una normativa sul diritto d'autore che aggiorna quella del 1960 per "tutelare l'autenticità del Magistero". "Nel contesto dell'evoluzione tecnologica in atto - si legge sul giornale vaticano - la tutela del diritto di autore e dei diritti connessi (di esecuzione, di riproduzione e via dicendo) è stata messa significativamente alla prova". In particolare, "la maggiore facilità di diffusione dei dati, se da un lato rende sempre più accessibile il patrimonio delle informazioni in ogni parte del mondo, favorendo la stessa opera evangelizzatrice, dall'altro richiede una maggiore attenzione per garantire l'integrità dei contenuti, soprattutto quando questi facciano riferimento all'insegnamento evangelico o al magistero ecclesiastico". Aggiornando la legge promulgata da Giovanni XXIII nel 1960, la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha deciso che, in futuro, la normativa vaticana integrerà automaticamente la normativa italiana che eventualmente si modificasse nel corso del tempo, "salvo la possibilità di intervenire per disapplicare eventuali norme non utili o per introdurne di nuove più specifiche per rispondere alle particolari esigenze della realtà vaticana". In particolare, "si tiene in grande conto l'esigenza della diffusione dei testi originali del Magistero, che ogni privato ha la possibilità di scaricare liberamente dal sito internet della Santa Sede e di diffondere, purché non ne tragga profitto economico". Il Vaticano intende "tutelare non solo i diritti di diffusione e riproduzione, ma soprattutto l'originalità e integrità dei testi del Magistero che, pertanto, è giuridicamente illecito (oltre che eticamente riprovevole) modificare". Quanto alle immagini e alla voce del Pontefice, il Vaticano ha "una viva esigenza di protezione da abusi ed utilizzi non appropriati". Insomma, "scopo della legge non è quindi di sottrarre alla libera fruibilità personale i testi del Magistero, che continueranno a essere disponibili per attività non lucrative, ma di proteggerne l'integrità e in definitiva l'autenticità dei contenuti".

TMNews