domenica 10 maggio 2009

Benedetto XVI incontrerà il padre del soldato prigioniero di Hamas da tre anni

Papa Benedetto XVI ha accettato di incontrare Noam Shalit, il padre del soldato israeliano Ghilad Shalit, che da tre anni è prigioniero di Hamas in una località sconosciuta di Gaza. La notizia è stata diffusa da una portavoce del capo dello stato israeliano Shimon Peres. L'incontro avverrà domani nella residenza di Peres, ha aggiunto la portavoce. "Peres annette a quel colloquio la massima importanza - ha spiegato la portavoce - in quanto il Pontefice rappresenta oltre un miliardo di fedeli in tutto il mondo e ha frequenti contatti con dirigenti politici e religiosi. Può dunque offrire un contributo importante per riportare Ghilad a casa".

Visita al sito del Battesimo di Gesù. Il Papa: il Giordano vi ricordi che siete membri della famiglia di Dio. Le vostre vite siano a sua immagine

Il Papa ha visitato questo pomeriggio Bethany beyond the Jordan, il sito archeologico in cui, secondo la Bibbia, fu battezzato Gesù Cristo. Il Papa sul trenino elettrico con il re e la regina di Giordania. Per la gioia di fotografi e telecamere Benedetto XVI è salito sul primo vagone del trenino ecologico di Betania sulle sponda giordana del fiume, per arrivare alla riva del Giordano. Oltre ai sovrani hashemiti, sono saliti con Benedetto XVI sulla vettura ecologica il principe Ghazi Bin Talal e il segretario personale del Papa mons. Georg Gaensawein. Il Pontefice ha sorriso, a tratti divertito, e ha mostrato interesse per il paesaggio.La Giordania dà parecchia importanza a questo luogo, in quanto spera che venga stabilmente collocato negli itinerari dei pellegrinaggi in Terra Santa. Benedetto XVI ha poi benedetto le prime pietre di due chiese cattoliche che vi verranno edificate. Prima della benedizione è stata recitata in arabo la preghiera del Padre Nostro.
“E’ con grande gioia spirituale che vengo a benedire le prime pietre delle due Chiese Cattoliche che saranno costruite al di là del fiume Giordano, un posto segnato da molti avvenimenti memorabili nella storia biblica”. Le due nuove chiese, una di rito latino e una di rito greco-melchita, ha spiegato il Papa, “serviranno ad edificare, ognuno secondo le tradizioni della propria comunità, l’unica famiglia di Dio”. Nel suo discorso, il Papa ha ricordato il significato teologico di questi atti. “La prima pietra diuna chiesa è simbolo di Cristo”, ha detto.
“La Chiesa poggia su Cristo, è sostenuta da Lui e non può essere da Lui separata – ha aggiunto - Egli è l’unico fondamento di ogni comunità cristiana, la pietra viva, rigettata dai costruttori ma preziosa agli occhi di Dio e da Lui scelta come pietra angolare. Con Lui anche noi siamo pietre vive costruite come edificio spirituale, luogo di dimora per Dio”. Ha quindi ricordato l’importanza del battesimo, a pochi passi da dove fu compiuto quello di Gesù. “Entriamo nella Chiesa mediante il Battesimo. – ha detto Benedetto XVI - La memoria del battesimo stesso di Cristo è vivamente presente davanti a noi in questo luogo. Gesù si mise in fila con i peccatori ed accettò il Battesimo di penitenza di Giovanni come un segno profetico della sua stessa passione, morte e resurrezione per il perdono dei peccati. Nel corso dei secoli, molti pellegrini sono venuti al Giordano per cercare la purificazione, rinnovare la loro fede e stare più vicini al Signore”. Con il Battesimo, ha spiegato il Papa, si diventa fedeli all’”impegno” di “conversione, testimonianza e missione.” Per questo, dice il papa ai presenti citando San Paolo e “l’agape, amore cristiano”, “promuovete il dialogo e la comprensione nella società civile, specialmente quando rivendicate i vostri legittimi diritti.” Questo perché “in Medio Oriente, segnato da tragica sofferenza, da anni di violenza e di questioni irrisolte, i cristiani sono chiamati a offrire il loro contributo, ispirato dall’esempio di Gesù, di riconciliazione e pace con il perdono e la generosità.” In chiusura l’esortazione a continuare “ad essere grati a coloro che vi guidano e vi servono fedelmente come ministri di Cristo. Fate bene ad accettare la loro guida nella fede sapendo che nel ricevere l’insegnamento apostolico che essi trasmettono, accogliete Cristo e accogliete l’Unico che l’ha inviato.”


Il pellegrinaggio di Benedetto XVI nei media arabi e israeliani. In evidenza il clima di dialogo e di speranza

"Papa Benedetto XVI e­sprime il proprio rispet­to nei confronti della fe­de islamica". È questo il messaggio raccolto e sottolineato dagli organi di stampa arabi, ma anche israeliani, che hanno ampiamente commenta­to l’inizio del pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa. L’arrivo di Benedetto X­VI in Giordania e le prime tappe del suo pellegrinaggio sono state segui­te dalle emittenti televisive satellita­ri Al Jazeera e Al Arabiya con frequenti collegamenti in diretta, così come, nei giorni precedenti, le principali te­state giornalistiche hanno dedicato ampi editoriali all’argomento, valu­tandone il significato, esprimendo le attese del pubblico cristiano e mu­sulmano, e ricordando le polemiche passate. Durante il suo viaggio "di pace e riconciliazione", così come definito dalla Santa Sede, "il Papa camminerà in un campo diplomatico minato – ha scritto sul settimanale egiziano Ahram Weekly Nicola Nasser, scritto­re e giornalista palestinese –. La più alta autorità spirituale cattolica – ha sostenuto – sarà tenuta sotto la len­te di ingrandimento in ogni suo pas­so, parola o stretta di mano, dai pro­tagonisti del centenario conflitto a­rabo-israeliano". Da Birzeit, in Ci­sgiordania, Nasser non nasconde la delusione della comunità palestine­se per l’assenza nel programma di una tappa nella Stri­scia di Gaza. L’atteggiamento della stampa locale appare comunque improntato alla prudenza. La notizia è segnalata nel­le pagine degli esteri. Nel seguire il viaggio papale, i media a­rabi sembrano "rimandare" i lettori al 12 maggio, giorno in cui il Pontefi­ce si recherà in un campo di profu­ghi palestinesi in Cisgiordania. È quanto segnalato dal quotidiano in­dipendente El Masri El Youm (L’egi­ziano oggi), così come da El Hayat (La vita), testata in lingua araba edi­ta a Londra. La copertura data dai gior­nali giordani – soprattutto The Jordan Times e Al Ra’i (L’Opi­nione) –, che hanno riferito dell’arri­vo di Papa Ratzinger con toni di spe­ranza e di dialogo, sia sul fronte reli­gioso sia su quello politico.Toni altrettanto concilianti sulla gran parte della stampa israeliana, pur con qualche eccezione. Ieri ha fatto brec­cia, conquistando una vistosa aper­tura sui media – dalle radio ai siti web dei giornali – la frase di Papa Bene­detto XVI, rimbalzata dalla Giorda­nia, sull’"inseparabile vincolo che u­nisce la Chiesa al popolo ebraico". Parole che Ynet, l’agenzia online del quotidiano Yediot Ahronot, riportava come principale. L’intera citazione diventava prima notizia anche sul si­to del Jerusalem Post e su Haaretz, il quale sottolinea con enfasi come il Pontefice abbia espresso con forza "il desiderio di superare tutti gli ostaco­li" che ancora si frappongono al dia­logo e alla riconciliazione fra cristia­ni ed ebrei.

Il bilancio di Padre Lombardi sulla tappa in Giordania: il Papa ha raggiunto gli obiettivi principali. Toccato dai segni d'affetto verso di lui

Un "sintetico, primo bilancio della tappa giordana di questo viaggio" per padre Lombardi, vede "raggiunti gli obiettivi principali, che erano l'incontro del Papa con il popolo della Giordania, lo Stato giordano e le sue autorità e abbiamo commentato che è stato un incontro molto cordiale e positivo". "Come pastore della Chiesa cattolica, altro obiettivo raggiunto - ha commentato -, ha potuto incontrare anche i fedeli della comunità di fede, vivere nella preghiera in momenti importanti e incoraggiarli nei loro impegni". Inoltre il "dialogo con il mondo musulmano ha fatto nuovi passi: ci sono stati gesti di amicizia e anche discorsi di grande contenuto, sia quello del principe Ghazi che quello del Papa". Altro elemento positivo a giudizio del portavoce vaticano, il "pellegrinaggio religioso verso la Terra Santa che ha avuto con il monte Nebo un inizio significativo e continuerà questo pomeriggio con una tappa importante nel sito giordano del Battesimo". Tutti nel seguito del Papa, ha riferito padre Lombardi, "manifestano il loro apprezzamento perché questa tappa in Giordania" del viaggio "è stato molto bene che fosse la prima e lo ha fatto iniziare sotto i migliori auspici: anche Paolo VI e Giovanni Paolo II avevano scelto questa via per avvicinarsi alla Terra Santa. Quindi c'è qualche cosa che ritorna, ma - ha precisato - non è solo esempio dei due Papi, ma anche il fatto che la Giordania si presenta come Paese in pace, come esempio di convivenza anche con popoli giunti per immigrazione, dà un senso di confidenza e fiducia nell'incominciare un itinerario in questa zona del mondo". Il Papa, ha riferito Lombardi, è "completamente in ottima forma, tranquillo, disteso e molto contento dell'andamento del viaggio e molto grato per l'accoglienza". "E' - ha aggiunto - una persona molto sensibile anche dal punto di vista umano e spirituale e, quindi, é molto profondamente toccata e apprezza profondamente i segni di sincere affetto e sincera considerazione nei suoi confronti". Padre Lombardi ha anche spiegato che l'assenza del principe Ghazi alla Messa di questa mattina, benché fosse citato nel discorso preparato per il Papa, non significa che il principe avrebbe dovuto esserci e abbia poi rinunciato, ma che il discorso era stato preparato in anticipo. Questo pomeriggio il principe, ha precisato padre Lombardi, accompagnerà il Papa al sito giordano del Battesimo e, come delegato del re ad accompagnare il Pontefice in questo viaggio, "mostra in ogni occasione attenzione e premura" verso Benedetto XVI. Infine una precisazione sulle parole del Papa circa il ruolo delle donne: erano "nel contesto dell'anno della famiglia" e Benedetto XVI "anche nei tempi recenti è tornato su valore, della donna", lo ha fatto anche "nel recente viaggio in Africa, quando ha dedicato un intero discorso alla importanza della donna nella chiesa e nella società".

Il rabbino Rosen: il viaggio del Papa un grande progresso nel rapporto tra cattolici e ebrei. La maggioranza degli israeliani emozionati e felici

Il viaggio di Benedetto XVI in Israele, che comincerà domani, rappresenterà "un grande progresso" nei rapporti tra cattolici ed ebrei: lo ha detto il rabbino David Rosen, presidente del Comitato ebraico internazionale per le relazioni interreligiose, in una intervista alla Radio Vaticana registrata alla vigilia della partenza del Pontefice da Amman per Tel Aviv. Era questo - ha riferito Rosen all'emittente della Santa Sede - il desiderio espresso dallo stesso Papa nel loro ultimo incontro, insieme a quello di favorire il processo di pace in Medio Oriente. "Anche io spero che questo accada: sarà un po' più difficile - ha osservato Rosen - far progredire il processo di pace, perché non credo che dipenda soltanto da Benedetto XVI". "Ma per quanto riguarda i rapporti tra cattolici ed ebrei, non c'é alcun dubbio che la sua visita potrà rappresentare un grande progresso sulla via dei cambiamenti storici che sono già avvenuti negli ultimi 50 anni". "Il Papa è una figura mondiale, e la sua visita è un evento d’importanza enorme ed io credo che la grande maggioranza di israeliani siano molto emozionati e molto felici e che abbiano grandi aspettative per quanto riguarda la sua visita". Il rabbino ha poi sottolineato la complessità della società israeliana ricordando il detto "dove ci sono due ebrei ci sono tre opinioni", ma ha anche affermato che nessuno, a suo giudizio, è "ostile" alla visita anche se alcune comunità ultraortodosse - ha concluso - tenderanno a sminuirne il significato.

Messa e Regina Caeli ad Amman. Il Papa: abbiate il il coraggio di testimoniare Cristo e costruire nuovi ponti. La Chiesa deve molto alle donne

Una folla di circa 50 mila fedeli ha accolto, con cori e canti dalla melodia araba, l'arrivo di Benedetto XVI allo stadio di Amman, in Giordania, per la celebrazione della Santa Messa. Benedetto XVI ha fatto un giro in 'papamobile' sulle piste dello stadio per salutare i fedeli. "Benedetto, benvenuto", hanno cantato i fedeli in italiano. Alla celebrazione ha rappresentato il regno il principe Ghazi Bin Talal, membro della famiglia hashemita regnante impegnato nel dialogo interreligioso, che ieri aveva accolto Benedetto XVI nella moschea al-Hussein Bin Talal. Il rito è stato celebrato in arabo e latino. All'inizio della celebrazione, il Papa ha augurato la pace in arabo: "Assala'mu La'kum" (la pace sia con voi), ha detto Papa Ratzinger. Come un semplice parroco, il Papa ha distribuito la Prima Comunione ad alcuni bimbi e bimbe, tra cui anche dei piccoli iracheni, che indossavano la tonaca bianca, mentre le piccole avevano una coroncina bianca tra i capelli. Il Papa ha voluto compiere questo gesto nell'anno che la Chiesa di Terra Santa ha dedicato alla famiglia. Tra le preghiere quella per "la pace in Medio Oriente: Palestina, Iraq e Libano". I fedeli hanno pregato anche per il sovrano, il Governo e il Regno hashemita.
La "dignità" e la "missione" delle donne "non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate". Nel corso dell'omelia, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo di "suore, maestre ed infermiere" nel costruire la pace in Medio Oriente. "Quanto la Chiesa in queste terre deve alla testimonianza di fede e di amore di innumerevoli madri cristiane, Suore, maestre ed infermiere, di tutte quelle donne che in diverse maniere hanno dedicato la loro vita a costruire la pace e a promuovere l'amore", ha detto il Papa.
"Fin dalle prime pagine della Bibbia, vediamo come uomo e donna creati ad immagine di Dio, sono chiamati a completarsi l'un l'altro come amministratori dei doni di Dio e suoi collaboratori nel comunicare il dono della vita, sia fisica che spirituale, al nostro mondo. Sfortunatamente - ha rilevato - questa dignità e missione donate da Dio alle donne non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate. La Chiesa, e la società nel suo insieme, sono arrivate a rendersi conto quanto urgentemente abbiamo bisogno di ciò che il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II chiamava "il carisma profetico" delle donne come portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace, comunicatrici di calore ed umanità ad un mondo che troppo spesso giudica il valore della persona con freddi criteri di sfruttamento e profitto. Con la sua pubblica testimonianza di rispetto per le donne e con la sua difesa dell'innata dignità di ogni persona umana - ha aggiunto Papa Ratzinger - la Chiesa in Terra Santa può dare un importante contributo allo sviluppo di una cultura di vera umanità e alla costruzione della civiltà dell'amore". In Medio Oriente, ha auspicato Papa Ratzinger, ''possa ogni famiglia cristiana crescere nella fedeltà a questa sua nobile vocazione di essere una vera scuola di preghiera, dove i fanciulli imparano il sincero amore di Dio, dove maturano nell'autodisciplina e nell'attenzione ai bisogni degli altri, e dove, modellati dalla sapienza che proviene dalla fede, contribuiscono a costruire una società sempre più giusta e fraterna''. ''Le forti famiglie cristiane di queste terre - ha concluso - sono una grande eredità tramandata dalle precedenti generazioni: possano le famiglie di oggi essere fedeli a questa grande eredita' e non venga mai a mancare il sostegno materiale e morale di cui hanno bisogno per attuare il loro insostituibile ruolo a servizio della società''. I cristiani del Medio Oriente devono "dare testimonianza all'amore che ci ispira a 'sacrificare' la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo 'stroncare' vite innocenti". "Che il coraggio di Cristo nostro pastore vi ispiri e vi sostenga quotidianamente nei vostri sforzi di dare testimonianza della fede cristiana e di mantenere la presenza della Chiesa nel cambiamento del tessuto sociale di queste antiche terre", ha detto Benedetto XVI.
''La fedeltà alle vostre radici cristiane, la fedeltà alla missione della Chiesa in Terra Santa, vi chiedono un particolare tipo di coraggio: il coraggio della convinzione nata da una fede personale, non semplicemente da una convenzione sociale o da una tradizione familiare; il coraggio di impegnarvi nel dialogo e di lavorare fianco a fianco con gli altri cristiani nel servizio del Vangelo e nella solidarietà con il povero, lo sfollato e le vittime di profonde tragedie umane; il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società. Ciò - ha concluso - significa anche dare testimonianza all'amore che ci ispira a "sacrificare" la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo 'stroncare' vite innocenti". "La comunità cattolica di qui è profondamente toccata dalle difficoltà e incertezze che riguardano tutti gli abitanti del Medio Oriente; non dimenticate mai la grande dignità che deriva dalla vostra eredità cristiana, e non venite mai meno al senso di amorevole solidarietà verso tutti i vostri fratelli e sorelle della Chiesa in tutto il mondo!", ha detto Papa Ratzinger.
A conclusione della Messa, prima della recita del Regina Caeli, il Papa è tornato a lodare il "carisma profetico delle donne, come portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace". Benedetto XVI ha invocato l'intercessione della Madonna "su tutti i Cristiani di queste terre; con l'aiuto delle sue preghiere possano essere veramente una cosa sola nella fede che professano e nella testimonianza che offrono".
Il Papa ha incontrato un gruppo di rifugiati iracheni in Giordania: lo ha reso noto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Un gruppo di rifugiati iracheni ha salutato il Papa ed ha ricevuto il suo saluto", ha detto Lombardi. In Giordania, ha ricordato il gesuita, ci sono circa 40 mila rifugiati iracheni. Tenuti con difficoltà a freno dai gendarmi vaticani, i fedeli giordani hanno circondato con calorosa insistenza Benedetto XVI, a conclusione della Messa. Il Papa si è poi recato al Vicariato Latino di Amman per il pranzo ufficiale con i vescovi di tutta la regione.

I testi integrali:

Abu Mazen: la visita di Benedetto XVI a Betlemme sarà fruttuosa. Il dono al Papa di Shimon Peres

Per il presidente palestinese Abu Mazen, la visita di mercoledì prossimo del Papa Benedetto XVI a Betlemme, in Cisgiordania, sarà "fruttuosa". "Sono convinto che quella del Papa a Betlemme sarà una visita fruttuosa", ha detto Abu Mazen in una intervista al Tg1. "Potrà rendersi conto di persona della realtà, toccare con mano la sofferenza del popolo palestinese, vedere il muro, gli insediamenti".
Il presidente israeliano Shimon Peres consegnerà a Benedetto XVI un Vecchio Testamento che gli scienziati locali hanno ridotto a un chip di silicone della grandezza di una capocchia di spillo. Lo ha reso noto il suo ufficio. La Bibbia, scritta in ebraico, è stata incisa su un chip della grandenzza di 0,5 millimetri quadrati dagli scienziati del Technion, l'Istituto di Tecnologia di Israele. Peres, si legge in un comunicato, consegnerà il testo di 308.428 parole al Pontefice quando quest'ultimo arriverà in Israele lunedì. Il chip è stato collocato in una custodia di vetro che ha una lente di ingradimento con spiegazioni tecniche della Bibbia in miniatura in ebraico e inglese e i primi 13 versi del Libro della Genesi ingranditi 10.000 volte.