domenica 22 maggio 2011

La benedizione del Papa alla parrocchia della diocesi di Genova ferita dalle vicende del prete arrestato per droga e abusi sui minori

Anche nella parrocchia dello Spirito Santo a Sestri è arrivata la benedizione del Papa, che Benedetto XVI aveva chiesto a Bagnasco di trasmettere a tutta la diocesi di Genova ferita dalle vicende del parroco arrestato. L'ha riportata don Stefano Moretti durante la Messa domenicale, celebrata nella parrocchia di don Riccardo Seppia, mentre sulla facciata della chiesa sono apparse nuove scritte contro il parroco, subito cancellate, e dalla gradinata genoana dello stadio Ferraris, è comparso uno striscione che recitava "Preti pedofili al rogo". Parole di conforto sono state usate invece dal pulpito della chiesa Santo Spirito: "Mi faccio strumento - ha detto il sacerdote che ha sostituito don Riccardo Seppia - e vi porto la benedizione del Santo Padre che giovedì, nella giornata di Santificazione sacerdotale, ci è stata impartita dal card. Angelo Bagnasco". La settimana scorsa parlando ai sacerdoti della sua diocesi, il presidente della CEI aveva raccontato dell'udienza privata avuta col Papa, dicendo che il Pontefice aveva promesso la sua preghiera per la diocesi e chiedendo di trasmetterla a tutte le parrocchie. E stamani, il cardinale, in Piazza San Pietro per il Regina Caeli di Benedetto XVI insieme a 1.100 ragazzi della diocesi di Genova che hanno ricevuto la cresima, torna sulla vicenda: "E' un fatto di grande dolore - ha detto - un episodio veramente drammatico, che coinvolge delle persone oltre che un nostro sacerdote. Su questa vicenda dolorosa la presenza qui di tanti nostri ragazzi, col loro entusiasmo, appena ricevuta la Santa Cresima, insieme a tanti sacerdoti, è un po' come l'olio sulle ferite". La comunità si interroga su don Seppia. Per alcuni parrocchiani era "una bravissima persona e un prete irreprensibile"; per altri "un prete della notte". Anche se una anziana fedele prima di entrare per la Messa ammette che forse è un "Dottor Jekyll e Mr Hyde". "Cosa volete che vi dica? Siamo sconvolti", commenta un signore con il rosario in mano che cammina a passo svelto davanti agli insulti sulla facciata. "Ma vi sembra possibile tutto questo? La nostra comunità è ferita e questi insulti non ci fanno certo piacere".

Nadia Campini, La Repubblica.it

Benedetto XVI: eliminare la violenza nelle famiglie, nella società e nella comunità internazionale. 'Sì alla vita' sia motivo di unità in Italia

Dopo la recita del Regina Caeli, il Papa ha ricordato che oggi in Brasile viene proclamata beata suor Dulce Lopes Pontes, che ha lasciato dietro di sé una scia di carità prodigiosa al servizio degli ultimi. Il Pontefice si è anche è unito alla gioia della Chiesa in Portogallo per la beatificazione, avvenuta ieri a Lisbona, di Madre Maria Chiara di Gesù Bambino, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione. Salutando i pellegrini di lingua inglese, il Papa ha quindi esortato tutti i cristiani a celebrare la speciale Giornata dedicata alla pace in occasione della Convocazione ecumenica per la pace promossa a Kingston, in Giamaica, dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il Santo Padre ha auspicato che tutti i cristiani del mondo siamo impegnati per l’eliminazione della violenza “nelle famiglie, nella società e nella comunità internazionale”. Benedetto XVI ha salutato infine i pellegrini di lingua italiana e in particolare i numerosi cresimandi della diocesi di Genova, guidati dal card. Angelo Bagnasco, e il folto gruppo del Movimento per la Vita: “Cari amici, mi congratulo con voi, in particolare per l’impegno con cui aiutate le donne che affrontano gravidanze difficili, i fidanzati e i coniugi che desiderano una procreazione responsabile; così voi operate concretamente per la cultura della vita. Chiedo al Signore che, grazie anche al vostro contributo, il “sì alla vita” sia motivo di unità in Italia e in ogni Paese del mondo”. Il Papa ha incoraggiato infine i malati e i volontari presenti in occasione della Settimana nazionale della sclerosi multipla e benedetto i bambini accompagnati dall’Unitalsi, che superando i disagi della malattia, "si fanno testimoni di pace".

Radio Vaticana

Il Papa: di continuo il Risorto bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di vedere

Questa mattina il Papa si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Commentando il Vangelo di oggi Benedetto XVI si è soffermato sul “duplice comandamento” che esso propone: credere in Dio e credere in Gesù. “Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: 'Chi ha visto me, ha visto il Padre'. Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo”. “Solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli possono continuare la sua azione permanente nella storia”. “In verità, in verità io vi dico – dice il Signore – chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio”. “La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso". Il Papa ha poi detto che “solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di 'vedere'". "Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Facciamo nostro l’invito di San Bonaventura: Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio". “L’impegno di annunciare Gesù Cristo, la via, la verità e la vita - ha concluso - costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto Messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi”.

AsiaNews, Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI

Il racconto degli astronauti Nespoli e Vittori: che emozione parlare con Benedetto XVI, ha affrontato con profondità numerosi argomenti vitali

"Un sabato di festa", dice Paolo Nespoli. "Che emozione parlare con il Papa", aggiunge Roberto Vittori. I due astronauti italiani dell’Esa ci chiamano dalla stazione spaziale per condividere una giornata eccezionale. Stanno volando sopra l’Africa a 400 chilometri d’altezza e alla velocità di 27 mila chilometri orari scivolando dalla luce all’ombra, dal giorno alla notte come ogni 45 minuti accade lassù. Le voci sono nitide e gioiose. E raccontano l'emozione di un evento straordinario, la prima volta di un Pontefice che si collega con la casa cosmica internazionale, che rimarrà a segnare la loro vita già da record. "Mai pensavo di essere protagonista di un simile evento. Infatti ero così imbarazzato che quando ho preso la parola ho spento il microfono invece di lasciarlo acceso", dice Roberto. "Siamo in dodici sulla stazione in questo momento tra russi,americani, italiani – precisa Paolo - Di religioni diverse, credenti e non credenti ma tutti hanno voluto condividere e parlare con il Papa e ne erano orgogliosi, consapevoli della grande opportunità". Paolo è lassù da quasi sei mesi e lunedì notte tornerà sulla Terra. "Sono soddisfatto – dice - della mia lunga missione. Tutto è andato bene, rispettando il programma stabilito. C’è stato però un momento di grande dolore, quando ho saputo che mia madre era morta. Le avevo parlato due giorni prima ma quando sarei tornato non l’avrei più rivista. I miei compagni quassù e tanti messaggi da Terra mi hanno confortato". Anche il Papa affettuosamente lo ha ricordato nel colloquio; anzi era un’intervista del Pontefice agli astronauti che diligentemente rispondevano alle sue domande sulla pace, il bene delle popolazioni, l’aiuto che la scienza e lo spazio possono dare ai problemi del pianeta. C’era partecipazione nelle parole del Papa, nulla di rituale. "E l’evocazione della preghiera – dice Roberto - ascoltata guardando la Terra ruotare fuori dal finestrino ha assunto un significato profondo". Tutto ciò ha acceso ancora di più l’equipaggio, che poi ha festeggiato la data da non dimenticare con un pranzo all’italiana. "Abbiamo messo in tavola formaggio grana, fregola sarda, salumi, marzapane, cioccolatini – elenca Roberto sorridendo – e tutti hanno gradito, soprattutto i salumi. Ma io non ho bevuto nemmeno l’acqua perché qui ha un sapore troppo strano, la correggono". "Ci siamo divertiti – nota Paolo – anche se non è mancata la confusione perché la stazione non è organizzata per le feste, il gruppo era numeroso, le forchette scarseggiavano e qualche volta i cibi volavano grazie all’assenza di gravità". Ma le domande del Papa che più hanno colpito? "Mi ha impressionato che un pastore di anime ci chiedesse come vedevamo il pianeta, le sue difficoltà e che cosa potevamo fare per aiutare a risolverle" risponde Paolo. "Io sono stato sorpreso – replica Roberto - che abbia accettato di parlare e che abbia affrontato con profondità numerosi argomenti vitali". Quando i nostri astronauti ci parlavano si trovavano a galleggiare senza pesa sul Nodo-2 della stazione, un modulo dove ci sono microscopici abitacoli nei quali gli uomini del cosmo ritrovano un po’ di privacy, stanno soli con le loro cose, i loro pensieri, scrivono. Entrambi sono concordi nel dire: "Eravamo contenti di questo collegamento con il Pontefice anche perché tutti coloro che ci hanno seguito hanno potuto capire il ruolo e le capacità del nostro Paese nello spazio se ora ci troviamo addirittura in due italiani sulla stazione spaziale". "Per questo – sottolinea Paolo Nespoli - domani saremo altrettanto felici di parlare pure con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano".

Giovanni Caprara, Corriere della Sera.it