"Un sabato di festa", dice Paolo Nespoli. "Che emozione parlare con il Papa", aggiunge Roberto Vittori. I due astronauti italiani dell’Esa ci chiamano dalla stazione spaziale per condividere una giornata eccezionale. Stanno volando sopra l’Africa a 400 chilometri d’altezza e alla velocità di 27 mila chilometri orari scivolando dalla luce all’ombra, dal giorno alla notte come ogni 45 minuti accade lassù. Le voci sono nitide e gioiose. E raccontano l'emozione di un evento straordinario, la prima volta di un Pontefice che si collega con la casa cosmica internazionale, che rimarrà a segnare la loro vita già da record. "Mai pensavo di essere protagonista di un simile evento. Infatti ero così imbarazzato che quando ho preso la parola ho spento il microfono invece di lasciarlo acceso", dice Roberto. "Siamo in dodici sulla stazione in questo momento tra russi,americani, italiani – precisa Paolo - Di religioni diverse, credenti e non credenti ma tutti hanno voluto condividere e parlare con il Papa e ne erano orgogliosi, consapevoli della grande opportunità". Paolo è lassù da quasi sei mesi e lunedì notte tornerà sulla Terra. "Sono soddisfatto – dice - della mia lunga missione. Tutto è andato bene, rispettando il programma stabilito. C’è stato però un momento di grande dolore, quando ho saputo che mia madre era morta. Le avevo parlato due giorni prima ma quando sarei tornato non l’avrei più rivista. I miei compagni quassù e tanti messaggi da Terra mi hanno confortato". Anche il Papa affettuosamente lo ha ricordato nel colloquio; anzi era un’intervista del Pontefice agli astronauti che diligentemente rispondevano alle sue domande sulla pace, il bene delle popolazioni, l’aiuto che la scienza e lo spazio possono dare ai problemi del pianeta. C’era partecipazione nelle parole del Papa, nulla di rituale. "E l’evocazione della preghiera – dice Roberto - ascoltata guardando la Terra ruotare fuori dal finestrino ha assunto un significato profondo". Tutto ciò ha acceso ancora di più l’equipaggio, che poi ha festeggiato la data da non dimenticare con un pranzo all’italiana. "Abbiamo messo in tavola formaggio grana, fregola sarda, salumi, marzapane, cioccolatini – elenca Roberto sorridendo – e tutti hanno gradito, soprattutto i salumi. Ma io non ho bevuto nemmeno l’acqua perché qui ha un sapore troppo strano, la correggono". "Ci siamo divertiti – nota Paolo – anche se non è mancata la confusione perché la stazione non è organizzata per le feste, il gruppo era numeroso, le forchette scarseggiavano e qualche volta i cibi volavano grazie all’assenza di gravità". Ma le domande del Papa che più hanno colpito? "Mi ha impressionato che un pastore di anime ci chiedesse come vedevamo il pianeta, le sue difficoltà e che cosa potevamo fare per aiutare a risolverle" risponde Paolo. "Io sono stato sorpreso – replica Roberto - che abbia accettato di parlare e che abbia affrontato con profondità numerosi argomenti vitali". Quando i nostri astronauti ci parlavano si trovavano a galleggiare senza pesa sul Nodo-2 della stazione, un modulo dove ci sono microscopici abitacoli nei quali gli uomini del cosmo ritrovano un po’ di privacy, stanno soli con le loro cose, i loro pensieri, scrivono. Entrambi sono concordi nel dire: "Eravamo contenti di questo collegamento con il Pontefice anche perché tutti coloro che ci hanno seguito hanno potuto capire il ruolo e le capacità del nostro Paese nello spazio se ora ci troviamo addirittura in due italiani sulla stazione spaziale". "Per questo – sottolinea Paolo Nespoli - domani saremo altrettanto felici di parlare pure con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano".
Giovanni Caprara, Corriere della Sera.it