La diplomazia vaticana,
ruolo ed ambiti di azione: ne ha parlato il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI),
segretario di Stato, ricevendo oggi pomeriggio in Spagna, alla presenza del Re
Juan Carlos, il Premio Internazionale Conte di Barcellona, assegnato ogni anno
ad una persona, impresa o istituzione distintasi nel campo della comunicazione.
La cerimonia di consegna dell’ambito riconoscimento si è svolta nel Reale
Monastero di Santa Maria de Pedralbes nel capoluogo catalano. Gratitudine ha espresso il card. Bertone per il
Premio quale “riconoscimento del servizio che la Santa Sede presta ai popoli
della terra, lavorando per il loro bene e per il loro sviluppo e collaborando
per rafforzare la giustizia, la solidarietà e la pace tra le nazioni del mondo”.
Da qui la riflessione sugli ambiti d’intervento e sul ruolo della diplomazia
vaticana, non sempre ben compresi, tanto da ritenerla, alcuni, “una reliquia del
passato destinata a scomparire” o “un riflesso di una Chiesa segnata da scelte
che non rispondono alla realtà e alle esigenze del nostro tempo”. In realtà, ha
sottolineato il porporato, la diplomazia della Santa Sede è una ricerca
incessante di vie giuste e umane, tenendo conto sia dei diritti che delle
responsabilità delle persone e degli Stati”, nella consapevolezza che “il bene
di ogni persona si consegue salvaguardando il bene comune”. Ecco che
“l’azione diplomatica dispiegata dal Papa e dai suoi collaboratori – ha
osservato il segretario di Stato - deve considerarsi come una forma privilegiata
di comunicazione, il cui fine è favorire nel miglior modo possibile questo bene
comune e la comprensione della comunità internazionale”. Ha ricordato il
card. Bertone, ospite a Barcellona, che l’ambasciata di Spagna presso la
Santa sede è “la missione diplomatica permanente più antica al mondo” e che le
rappresentanze estere presso la Sede apostolica sono raddoppiate da 84 a 170
sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II. Ha quindi rassicurato sugli sforzi
quotidiani profusi dal Vaticano in “appoggio alla vita internazionale, secondo
le proprie specificità”, perché in tutti i luoghi e in ogni Nazione “si rispetti
la dignità dell’uomo e si intensifichino il dialogo, la solidarietà, la libertà,
la giustizia e la fraternità”. La diplomazia vaticana lavora – ha aggiunto il
porporato – in forma discreta ma costante, al servizio del molte realtà e per
salvare vite” ed alleviare la situazione di molte persone, “senza alcuna
discriminazione”, a servizio di “tutti quelli che sollecitano l’intervento - o
anche la mediazione – del Papa e suoi diplomatici”, dedicati “a costruire ponti
e facilitare soluzioni” con impegno generoso e abnegazione “in situazioni
tremendamente complesse”. Non manca l’impegno a denunciare e sconfiggere
i flagelli contrari alla vita che affliggono l’umanità “come la povertà, il
narcotraffico, il terrorismo, l’estorsione, l’insicurezza cittadina e qualsiasi
altro tipo di violenza”. In questi ambiti gli interventi della Santa Sede sono
stati e sono numerosi e chiari. Bertone ha infine sgombrato il
campo dal malinteso che la Chiesa voglia imporre a tutti i cittadini di società
pluraliste la propria visione del mondo, obiezione che si suole fare quando
affronta questioni non negoziabili come “la protezione della vita umana, la
famiglia fondata sul matrimonio o il diritto inalienabile dei genitori
all’educazione religiosa dei propri figli”. “Siamo aperti a dialogare – ha
chiarito il porporato – però il nostro servizio alla società e alla verità ci
chiede di esporre precisamente le ragioni delle nostre convinzioni”. I 60mila euro del premio Conde sono stati integralmente devoluti ad iniziative di solidarietà dal cardinale segretario di Stato, che ha rievocato "Le catastrofiche inondazioni avvenute il 25 settembre del 1962 in diverse regioni della Catalogna, che causarono un elevato numero di morti e dispersi e suscitarono un'autentica ondata di solidarietà dinanzi a tanta sofferenza". "Da parte mia - ha affermato il cardinale salesiano - desidero destinare l'importo economico di questo premio a fini solidali, consegnando il cinquanta per cento dello stesso alla lodevole iniziativa dell'Arcivescovado di Barcellona per i giovani senza lavoro, e l'altro cinquanta per cento ai progetti del Grupo Guadalupe del Nicaragua, un'iniziativa creata in questo Paese da Suor Guadalupe Caldera Ramirez, cappuccina della Madre del Divino Pastor, che all'età di novantatre anni continua a essere l'anima della sua fondazione, e per borse di studio a studenti di famiglie a basso reddito delle scuole di queste religiose fondate dal Beato Josè Tous".
Radio Vaticana, Agi