domenica 20 giugno 2010

Nei prossimi giorni la nomina del delegato apostolico per i Legionari di Cristo: sarà quasi sicuramente mons. Velasio De Paolis

Il Papa ha deciso il nome del delegato che si dovrà occupare della congregazione dei Legionari di Cristo, facendo da commissario dopo la grave crisi e l’emergere dell’immoralità e dei crimini del fondatore padre Marcial Maciel. Il nuovo delegato sarà l’arcivescovo Velasio De Paolis, fine canonista, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, vicino al Segretario di Stato Tarcisio Bertone. La nomina sarà resa nota nei prossimi giorni, insieme a quella di due vice-delegati, uno per l’area ispanofona e l’altro per l’area anglofona.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Lombardi: fiducia che la situazione in cui è coinvolto Sepe sia chiarita pienamente. E intanto il cardinale prova a paragonarsi ai martiri cristiani

Il card. Crescenzio Sepe conferma di essere disponibile ad essere ascoltato dai magistrati di Perugia dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per corruzione: è l'indicazione che trapela dal suo staff. Nessun ricorso, dunque, a questioni procedurali legate al possesso da parte dell'arcivescovo di un passaporto diplomatico. Dalla Santa Sede arriva all'arcivescovo di Napoli un attestato di stima. "Anzitutto desidero dire una parola di stima e di solidarietà per il cardinale Sepe, in questo momento difficile - ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione a Radio Vaticana diffusa anche in Sala Stampa -. Il cardinale Sepe è una persona che ha lavorato e lavora per la Chiesa e per il popolo che gli è affidato in modo intenso e generoso, e ha diritto ad essere rispettato e stimato". Il portavoce vaticano auspica e "ha fiducia" che la situazione venga chiarita "pienamente e rapidamente, così da eliminare ombre, sia sulla sua persona, sia su istituzioni ecclesiali". Il cardinale, spiega Lombardi, collaborerà con la giustizia italiana ma "bisognerà tenere anche conto degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti tra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda". Al cardinale è arrivata in mattinata una telefonata dalla Segreteria di Stato vaticana: non si conoscono dettagli sul contenuto della chiamata né l'identità dell'interlocutore. Non c'è ancora una data fissata per l'interrogatorio, ma in ogni caso il mutato status giuridico di Sepe, passato nelle ultime ore da persona informata dei fatti a indagato, non ha inciso sulla volontà del cardinale di "chiarire tutto" ai pm. I suoi più stretti collaboratori, che lo hanno incontrato domenica, confermano "l'assoluta serenità" di Sepe legata alla consapevolezza di "aver sempre agito rettamente e secondo coscienza". Per la verità il cardinale ha presumibilmente fatto dei riferimenti ai suoi guai giudiziari questa mattina: "Quanti martiri ci sono, anche oggi, che in nome della verità e in nome di Cristo rimangono fedeli al suo Vangelo, che vengono torturati, che vengono umiliati e disprezzati. Ma noi che possediamo il Signore, noi che siamo coerenti con la nostra fede non dobbiamo aver paura". È uno dei passaggi dell'omelia pronunciata nella chiesa di Sant'Onofrio dei Vecchi, in corso Umberto I a Napoli. "Siate fieri e coerenti di fronte all'identità dei cristiani, anche nel momento della sofferenza, perché dopo quel calvario ci sarà la luce della resurrezione". Poi ha aggiunto: "Ricordate il grido del grande Papa Giovanni Paolo II? "Non abbiate paura", nonostante queste correnti contro, quelli che tentano di mortificare la fede, quelli che tentano un po' di emarginarla, di sopprimervi, di oscurare la testimonianza dei cristiani, non abbiate paura", ha detto Sepe che, come sempre, ha parlato a braccio sulla base di qualche appunto scritto in precedenza. E poi ha concluso: «Pregate per il vostro vescovo. Le voci, vedete? - dice - anche ai tempi di Gesù giravano tante voci. Di tanti tipi. Ma lui si fermava a ciò che sentivano nei cuori, guardava negli occhi i discepoli. E offriva l'orizzonte della sua vita, divideva con loro il mistero del calvario". Poi aggiunge: "Non mi faccio influenzare dalle voci, altrimenti un padre come guida i suoi figli?". "Sono sereno - sottolinea -. Molto tranquillo. E quanto prima parlerò. Racconterò. Questo è certo". "Continuerò la mia missione con gioia", aggiunge. "Chi segue il Signore - prosegue - non teme nulla. Io camminerò per la strada di sempre". E alla fine della Messa applauso dei fedeli al cardinale che dopo la benedizione finale, si è avvicinato ai banchi per stringere le mani a molte delle persone presenti. All'uscita parlando con i giornalisti che lo hanno incalzato seguendolo per tutto il percorso, Sepe ha detto: "La verità viene sempre fuori. Bisogna avere fede e fiducia e la verità viene fuori". A chi gli chiedeva se fosse tranquillo ha risposto: "Sì, assolutamente, totalmente".

Corriere della Sera.it

Il Papa a Sulmona. Il vescovo: Benedetto XVI viene a confermare nella fede e nella carità, a offrire conforto e sperenza in un momento di smarrimento

Sulmona, cuore del centro Abruzzo, in questi giorni è un 'cantiere aperto' per la definizione di una serie di lavori e per preparare al meglio l'accoglienza del Papa, in visita pastorale domenica 4 luglio il cui conto alla rovescia è già iniziato. La città con la sua millenaria storia fatta di monumenti e tradizioni culturali ma anche del suo legame con quella di Pietro Angeleri, fra Pietro da Morrone, poi divenuto Papa col nome di Celestino V e infine canonizzato come San Pietro Celestino chiamato nel luglio 1294 al soglio Pontificio nel Conclave di Perugia il 5 luglio del 1294. La cerimonia di inconorazione avvenne il 29 agosto nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L'Aquila, sede ancora oggi della 'Perdonanza Celestiniana', e che egli stesso aveva fatto costruire qualche anno prima. Il fatto rimasto alla storia non è tanto la sua elezione quanto la celebre rinuncia al papato avvenuta dopo soli cinque mesi e precisamente il 13 dicembre 1294. Il suo successore, Bonifacio VIII, protagonista di numerose e poco nobili vicende, arrivò ad imprigionarlo nella rocca di Fumone (Frosinone) dove morì solo e dimenticato il 19 maggio del 1296. ''L'arrivo del Santo Padre - spiega il sindaco della città Fabio Federico - evento straordinario per la nostra comunità e per l'intero comprensorio, oltre a riempirci il cuore di gioia e speranza, mi imposto una serie di sfide organizzative che stiamo fronteggiando con determinazione e grande passione. L'arrivo di un Pontefice infatti non è un fatto che non capita frequentemente''. Il Papa torna in Abruzzo appena un anno dopo. L'ultima volta era stato il 28 aprile dello scorso anno quando arrivò a Onna e L'Aquila in mezzo al dolore e alle macerie del terremoto. Questa volta arriva poco distante dalla città capoluogo, a Sulmona, ferita in modo non grave dal sisma ma soprattutto città simbolo di una povertà economica che sembra non arrestarsi mai. Un territorio definito dagli esperti come 'il ventre molle dell'economia abruzzese' dove si toccano le punte più alte di disoccupati e cassaintegrati. E probabilmente il Pontefice nei suoi discorsi affronterà proprio da Sulmona i temi del lavoro. Ne è convinto anche il vescovo Mons Angelo Spina (nella foto con Benedetto XVI). "L'evento di domenica 4 luglio - dice - con la visita del Papa Benedetto XVI, è anzitutto evento spirituale. Il Pontefice viene a confermare nella fede e nella carità tutti noi, per offrire una parola di conforto e di speranza a tutti coloro che vivono in questo territorio, che attraversa un momento di diffuso smarrimento, dovuto alla crisi economica, alla mancanza di lavoro e alle gravi conseguenze del sisma del 6 aprile 2009''. ''La visita del Papa nella nostra diocesi è stata preparata - racconta - da momenti di preghiera comunitaria, di incontri di catechesi e di importanti convegni. E' un gran dono per tutta la diocesi valvense e in occasione del Giubileo Celestiniano il Papa, anche guardando alla figura di Pietro da Morrone, divenuto Papa San Celestino V, ci indicherà la via maestra per ogni cristiano, quella della santità e la vita di Celestino V, il suo messaggio, la sua opera aprono orizzonti straordinari di santità e spiritualità per tutti".

Adnkronos

Benedetto XVI: siano ristabilite pace e sicurezza nel Kirghizistan, rinunciando alla violenza. Giusta reciprocità tra i rifugiati e i Paesi ospitanti

Dopo la preghiera mariana dell'Angelus, il Papa ha rivolto un appello per la pace in Kirghizistan, sconvolto da settimane di scontri e violenze. "Desidero rivolgere un pressante appello - ha detto Benedetto XVI - perchè la pace e la sicurezza siano presto ristabilite nel Kirghizistan meridionale, in seguito ai gravi scontri verificatisi nei giorni scorsi. Ai parenti delle vittime e a quanti soffrono per questa tragedia esprimo la mia commossa vicinanza ed assicuro la mia preghiera. Invito, inoltre, tutte le comunita etniche del Paese a rinunziare a qualsiasi provocazione o violenza e chiedo alla comunita internazionale di adoperarsi perche gli aiuti umanitari possano raggiungere prontamente le popolazioni colpite".
Papa Benedetto ha poi fatto sentire forte la sua voce a difesa dei migranti, ricordando la Giornata Mondiale del Rifugiato oggi celebrata dalle Nazioni Unite. "La Giornata Mondiale del Rifugiato - ha sottolineato il Pontefice - intende richiamare l'attenzione ai problemi di quanti hanno lasciato forzatamente la propria terra e le consuetudini familiari, giungendo in ambienti che, spesso, sono profondamente diversi. I rifugiati desiderano trovare accoglienza ed essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali. In pari tempo, intendono offrire il loro contributo alla società che li accoglie. Preghiamo - ha concluso Benedetto XVI - perchè in una giusta reciprocità, si risponda in modo adeguato a tale aspettativa ed essi mostrino il rispetto che nutrono per l'identità delle comunita che li ricevono".

Apcom

Il Papa: prendere la croce è sconfiggere il peccato nel cammino verso Dio, accogliere la sua volontà, accrescere la fede nelle sofferenze e difficoltà

"Il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo è la Croce, che egli ha portato sulle spalle". Benedetto XVI ha ripetuto questa frase di San Massimo il Confessore per introdurre questa mattina la preghiera mariana dell'Angelus, iniziata con qualche minuto di ritardo a causa del protrarsi della celebrazione nella quale in San Pietro ha conferito l'ordinazione a quattordici nuovi sacerdoti della diocesi di Roma. "Anche a noi, che possiamo conoscere il Signore mediante la fede nella sua Parola e nei Sacramenti, Gesù - ha poi spiegato ai 50 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro - rivolge la proposta di seguirlo ogni giorno e anche a noi ricorda che per essere suoi discepoli è necessario appropriarci del potere della sua Croce, vertice dei nostri beni e corona della nostra speranza. Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza". In proposito, il Papa ha citato anche la Santa carmelitana Edith Stein, convertita dall'ebraismo e morta ad Auschwitz, che lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. "Dal Carmelo di Colonia nel 1938 scriveva di aver capito "cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benchè per intero non lo si comprenderà mai, giacchè è un mistero? Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall'alto". "Anche nell'epoca attuale - ha aggiunto il Pontefice - molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall'amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell'estremo sacrificio". "Il Signore - ha invocato Papa Ratzinger - doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione". "Affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria - ha quindi concluso - i nuovi sacerdoti, che si aggiungono alla schiera di quanti il Signore ha chiamato per nome: siano sempre fedeli discepoli, coraggiosi annunciatori della Parola di Dio e amministratori dei suoi Doni salvezza".

Ordinazioni presbiterali. Il Papa: il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire sì a un'altra volontà. Accrescere il proprio potere un fraintendimento

Il vero sacerdote non aspira ad accrescere il proprio prestigio personale, ma cerca di conformarsi alla volontà di Dio: è uno dei passaggi forti dell’omelia di Benedetto XVI, che questa mattina in una solenne Messa nella Basilica di San Pietro ha conferito l’ordinazione sacerdotale a 14 diaconi della diocesi di Roma. La Messa è stata concelebrata dal cardinale vicario Agostino Vallini, assieme ai vescovi ausiliari, i rettori dei seminari romani e numerosi sacerdoti. Conformatevi alla volontà di Dio, testimoniando il Vangelo con coraggio, senza cedere alle mode e alle opinioni del momento, è stata la viva esortazione di Benedetto XVI ai nuovi sacerdoti. Il Papa ha subito sottolineato che l’intera Chiesa di Roma rende grazie a Dio per questi nuovi presbiteri e ripone fiducia e speranza nel loro domani: “Sì, la Chiesa conta su di voi, conta moltissimo su di voi! La Chiesa ha bisogno di ciascuno di voi, consapevole come è dei doni che Dio vi offre e, insieme, dell’assoluta necessità del cuore di ogni uomo di incontrarsi con Cristo, unico e universale salvatore del mondo, per ricevere da lui la vita nuova ed eterna, la vera libertà e la gioia piena”. Si è così soffermato sulla liturgia della Domenica, che presenta il passo del Vangelo in cui Pietro, differenziandosi dall’opinione della gente, riconosce in Gesù il Cristo di Dio. Benedetto XVI ha indicato nella preghiera la sorgente di questo atto di fede. Dallo stare con il Signore, ha spiegato, “deriva una conoscenza che va al di là delle opinioni della gente per giungere all’identità profonda di Gesù”. Un’indicazione, questa, “ben precisa per la vita e la missione del sacerdote”.
“Nella preghiera egli è chiamato a riscoprire il volto sempre nuovo del suo Signore e il contenuto più autentico della sua missione. Solamente chi ha un rapporto intimo con il Signore viene afferrato da Lui, può portarlo agli altri, può essere inviato. Si tratta di un "rimanere con Lui" che deve accompagnare sempre l’esercizio del ministero sacerdotale; deve esserne la parte centrale, anche e soprattutto nei momenti difficili, quando sembra che le "cose da fare" debbano avere la priorità”. Ha così rammentato che il discepolo è chiamato a seguire Gesù sulla strada della Croce, a “perdere se stesso” per ritrovare pienamente se stesso in Cristo. Ecco allora, è stato il suo monito, che “il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale”. “Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero. Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica”. “Per essere considerato . ha proseguito - dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi”. Un uomo che imposti così la sua vita, ha detto ancora, “un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso”. “Il sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì ad un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, "immersi" in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere e del nostro ministero”.
Benedetto XVI non ha poi mancato di mettere l’accento sul legame tra l’Eucaristia e il Sacramento dell’Ordine, ricordando che al sacerdote “è affidato il sacrificio redentore di Cristo, il suo corpo dato e il suo sangue versato”. Quando celebriamo la Santa Messa, ha soggiunto, “teniamo nelle nostre mani il pane del Cielo, il pane di Dio che è Cristo”: “È qualcosa che non vi può non riempire di intimo stupore, di viva gioia e di immensa gratitudine: ormai l’amore e il dono di Cristo crocifisso e glorioso passano attraverso le vostre mani, la vostra voce, il vostro cuore!”. Il Papa ha quindi invocato il Signore affinché dia ai nuovi sacerdoti “una coscienza sempre vigile ed entusiasta” del dono dell’Eucaristia, centro del loro essere preti. Ed ha auspicato che possano “vivere questo ministero con coerenza e generosità, ogni giorno”. Alla cura per la celebrazione eucaristica, ha detto ancora, si accompagni “sempre l’impegno per una vita eucaristica”, vissuta cioè nell’obbedienza alla grande legge dell’amore. Cari sacerdoti, ha concluso il Papa, “la strada che ci indica il Vangelo di oggi è la strada della vostra spiritualità e della vostra azione pastorale, della sua efficacia e incisività, anche nelle situazioni più faticose ed aride”. E’ questa “la strada sicura per trovare la vera gioia”.

Il card. Sepe indagato per corruzione nella ristrutturazione e vendita di immobili di Propaganda Fide nel 2005. Incredulità nella diocesi di Napoli

Il card. Crescenzio Sepe (foto) e l'ex ministro Pietro Lunardi sono indagati dalla Procura di Perugia nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta "cricca" che avrebbe lucrato sui Grandi eventi. Corruzione il reato contestato a entrambi. I loro nomi compaiono in due diversi tronconi dell'indagine. A entrambi sono stati notificati gli avvisi di garanzia emessi dai pm Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani. Per il card. Sepe, arcivescovo di Napoli, l'indagine riguarda in particolare la ristrutturazione e la vendita di alcuni immobili di Propaganda Fide nel 2005. Operazioni nelle quali risulterebbe coinvolto il costruttore Diego Anemone, considerato personaggio centrale dell'inchiesta sui Grandi eventi. Il sospetto degli inquirenti perugini è che l'alto prelato abbia ricevuto finanziamenti in cambio dei favori. Anche per quanto riguarda Lunardi l'accusa fa riferimento alla ristrutturazione e alla vendita di un immobile. In entrambe le operazioni sarebbe coinvolto l'ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci, tuttora detenuto nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta cricca degli appalti. "Il cardinale aveva già dato la sua disponibilità a parlare con i magistrati di Perugia. Lo farà e chiarirà la sua posizione - afferma un'autorevole fonte vaticana -. Ha detto di essere sereno e auspichiamo che anche questa fase dell'inchiesta sia portata avanti in un clima altrettanto sereno". La notizia dell'avviso di garanzia ha scosso la curia di Napoli. A dieci anni esatti dalla conclusione dell'indagine che coinvolse il predecessore di Sepe, Michele Giordano, accusato di usura e poi assolto da ogni addebito, un altro arcivescovo di Napoli finisce in una inchiesta giudiziaria: da giorni si parlava di una sua testimonianza di fronte ai magistrati di Perugia per la vicenda dell'alloggio romano dato in uso a Bertolaso, ma nessuno si aspettava che i rapporti di Sepe con alcuni altri personaggi coinvolti nell'inchiesta potessero trasformare l'ex potentissimo "Papa rosso" in un indagato. "Il cardinale è fuori sede" dicono i suoi più stretti collaboratori, confermando la strategia del silenzio. No comment anche dal portavoce di largo Donnaregina, e nessuna conferma sulla possibilità, sempre più concreta, che il card. Sepe cancelli gli appuntamenti pubblici dei prossimi giorni, una celebrazione religiosa domenica pomeriggio per la Comunità di Sant'Egidio e la presentazione lunedì mattina di un progetto degli industriali per i minori a rischio. Tra i sacerdoti napoletani la notizia è accolta con stupore e incredulità. Sperano che la vicenda giudiziaria possa avere comunque tempi brevi, in modo da far durare al minimo l'inevitabile tempesta mediatica e le sue ripercussioni sull'attività pastorale. Quella stessa attività pastorale che Sepe, dal luglio 2006 arcivescovo di Napoli, ha improntato a uno stile immediato e "popolare", come sintetizza la frase in dialetto diventata da quattro anni il suo slogan: "A Maronna v'accumpagna". Un cardinale che non disdegna di parlare in napoletano, che ha iniziato il suo ministero in diocesi da un quartiere-simbolo come Scampia e che ha inventato iniziative religiose di grande impatto mediatico, dalle aste annuali di beneficenza per progetti sociali al grande falò dei coltelli come segno contro la violenza, fino al pranzo di Natale per i poveri organizzato nei saloni dell'episcopio: la foto di Sepe che serve ai tavoli con tanto di grembiule sopra la veste talare è di quelle che colpiscono l'opinione pubblica. Nei suoi quattro anni di episcopato c'è stato spazio anche per accogliere Benedetto XVI il 21 ottobre 2007, per una giornata a Napoli caratterizzata da un pranzo ecumenico, con i capi di diverse confessioni seduti intorno allo stesso tavolo. Pagine di un episcopato che ora deve affrontare una fase difficile e inattesa. Il card. Sepe è stato chiamato in causa giorni fa dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Questi ha detto ai magistrati di Perugia che era stato lui a indirizzarlo nel 2003 al professor Francesco Silvano, collaboratore di Propaganda Fide, che poi gli mise a disposizione l'appartamento di via Giulia a Roma. Tre anni dopo, nel 2006, il cardinale, allora prefetto di Propaganda Fide, fu allontanato da Benedetto XVI alla scadenza del primo quinquennio: una cosa "inconsueta", si fa notare, visto che il predecessore era rimasto sedici anni e tutti gli altri prefetti del Novecento erano andati ben oltre il primo mandato, salvo un caso di morte prematura. Sepe, 67 anni, dopo aver trascorso una vita nella diplomazia vaticana, è divenuto nel 1992 segretario della Congregazione per il clero. In questo ruolo ha cominciato a farsi conoscere come abile organizzatore di grandi eventi. Ha promosso, tra l'altro, gli incontri internazionali dei sacerdoti di tutto il mondo in preparazione al Giubileo del 2000 a Fatima e a Yamossoukro. In qualità di segretario della Congregazione per il clero, ha organizzato inoltre tutte le celebrazioni per i trent'anni della "Presbyterorum Ordinis" e per il cinquantesimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II. Grazie a questi meriti, il 3 novembre 1997 è stato nominato segretario generale del Comitato e del Consiglio di presidenza del Giubileo del 2000. Ha dunque seguito in prima persona l'itinerario di preparazione all'Anno Santo, collaborando tra l'altro con Angelo Balducci e Guido Bertolaso, entrambi coinvolti per parte italiana nella preparazione del Giubileo. Il 9 aprile 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, ex Propaganda Fide, il dicastero più ricco di tutta la Santa Sede. Poco dopo anche Balducci è diventato consultore della Congregazione.

Corriere della Sera.it