venerdì 5 ottobre 2012

Anno della fede. Tessarollo: vi siano segni di autentico rinnovamento. Miglio: occasione per ricominciare. Cavallotto: mettersi alla scuola del Concilio. Pennisi: messaggio di salvezza per tutti

“L’Anno della fede sia per tutti, ciascuno nel suo impegno di vita, personale, religiosa, sociale, economica e politica, un anno di autentica conversione. Abbiamo bisogno tutti di vedere segni di autentico rinnovamento per ritrovare fiducia e speranza”. Lo scrive, sul numero in uscita del settimanale diocesano Nuova Scintilla, il vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, invitando i presbiteri e i fedeli della diocesi alle celebrazioni nei vicariati, il prossimo 11 ottobre, per l’apertura dell’Anno della fede. L’augurio del vescovo è che questo “sia l’inizio di un cammino di fede che in quest’anno vogliamo percorrere insieme, nella Chiesa diocesana, nel territorio vicariale e in ciascuna parrocchia o unitaÌ pastorale”, poiché “il cammino fatto insieme stimolerà e arricchiraÌ la fede personale di ciascuno e la fede di ciascuno arricchirà l’intera Comunità e Chiesa”. Mons. Tessarollo riflette quindi sull’attualità, riconoscendo che “stiamo attraversando un periodo in cui anche le nostre comunità civili e politiche patiscono lo scandalo di molte guide”. Da qui l’esortazione: “Ritroviamoci a pregare nella speranza che chi si professa cristiano torni alla coerenza del Vangelo, al senso del servizio e dell’onestà, della giustizia, dell’equità e della trasparenza”.
“Sarebbe bello camminare in quest’Anno della fede sui passi di Abramo, con la fede di Maria e con l’umilta di Pietro”. Sono le tre figure che l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, propone per la riflessione sul numero in uscita del settimanale diocesano Il Portico, alla vigilia dell’apertura dell’Anno della fede. La “via della fede”, evidenzia, “viene da lontano, da Abramo, e su questa via abbiamo una moltitudine di testimoni”. “Sono colpito - ammette il vescovo - dal numero rilevante di martiri antichi che segnano la vita della diocesi e delle varie parrocchie, a cominciare da Cagliari, dalla cattedrale. Nell’Anno della fede questi nostri martiri dobbiamo rimetterli in vista, all’attenzione di tutti”. Mons. Miglio invita quindi a “riscoprirci credenti” e vivere quest’Anno “come occasione per ricominciare”. “Prima di tutto - riconosce - siamo dei credenti, tutti quanti, siamo chiamati a credere, poi viene tutto il resto. Quanta gente dà per scontati i discorsi di fede, crede di sapere e di conoscere: occorre ricominciare, riscoprire e riprendere slancio, entusiasmo. Ridiventare un po’ neofiti”. Infine, “tornare a quelli che erano e sono gli obiettivi” del Concilio Vaticano II e poi ripercorrere quelle “tappe fondamentali”, in termini di “documenti, veri e propri eventi”, che hanno caratterizzato la Chiesa degli ultimi 50 anni.
L’apertura dell’Anno della fede non avviene in “una data occasionale”, bensì “è stata scelta dal Papa per ricordare, a cinquant’anni di distanza, l’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II”, segno che “fede e Concilio si richiamano e sono vitalmente connessi”. È quanto sostiene, sul numero in uscita del settimanale cattolico cuneese La Guida, mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano. In altri termini, “si vuole affermare che la nostra fede, per ravvivarsi e rinnovare le nostre comunità, deve ripensarsi alla luce degli insegnamenti conciliari”. Il Vaticano II, ricorda il vescovo, “non ebbe come finalità la definizione di verità di fede”, bensì “dire Dio oggi e il suo piano universale di salvezza”. In sintesi, “il Concilio sollecita le comunità cristiane e i singoli battezzati a una concreta e attiva apertura” e “l’Anno della fede - precisa mons. Cavallotto - è un’occasione propizia per metterci alla scuola del Concilio: raccogliere le sue grandi intuizioni e proposte, interrogarci sui ritardi nell’attuare le sue scelte, rafforzare la nostra fede che, sostenuta dalla Chiesa e alimentata dalla Parola e dai sacramenti, diventa adesione personale a Dio e si traduce in amore fraterno per la costruzione del Regno”.
“Per ravvivare il dono della fede siamo chiamati, nello spirito del Concilio Vaticano II, a dialogare non solo con gli altri cattolici ma anche con i fratelli e sorelle delle altre confessioni cristiane, con gli appartenenti alle altre religioni e con i non credenti e gli indifferenti”. Lo scrive, nel numero in uscita del settimanale diocesano Settegiorni dagli Erei al Golfo, il vescovo di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, riflettendo sull’Anno della fede, “straordinario tempo di grazia per riscoprire, con il dono prezioso della fede, la bellezza e la gioia di essere cristiani”. “Solo se fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto - ricorda il vescovo - la fede potrà essere riscoperta nella sua autentica integrità senza essere ridotta a una realtà intellettuale o sentimentale o moralistica”. Sì al dialogo, dunque, sapendo che “la necessità di dialogare con tutti esige il rispetto della verità rivelata che ci è stata affidata, che non ammette mezze o doppie misure sia in campo dogmatico sia in campo morale e implica la salvaguardia dell’originalità del messaggio cristiano, come messaggio di salvezza da proporre a tutti”. “In quest’anno - precisa il vescovo - siamo chiamati alla riscoperta della fede come nuovo criterio d’intelligenza e di azione, che cambia la nostra mentalità e la nostra vita e apre il nostro cuore alla speranza”.

SIR

Mons. Müller: non possiamo abbandonare la fede cattolica nei negoziati con la Fraternità San Pio X. Non penso che ci saranno nuove discussioni

La Santa Sede ha interrotto le discussioni in vista del ritorno in seno alla Chiesa Cattolica dei tradizionalisti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ha annunciato oggi il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'accordo tra la Santa sede e la Fraternità, fondata nel 1970 da mons. Marcel Lefebvre, avrebbe consentito di porre fine a uno scisma che dura ufficialmente da 24 anni. In un'intervista che sarà mandata in onda domani dalla radio tedesca Norddeutscher Rundfunk, l'arcivescovo tedesco Gerhard Müller (nella foto con Benedetto XVI), nominato nel luglio scorso alla guida dell'ex Sant'Uffizio, prevede la fine dei negoziati coi tradizionalisti, che rifiutano le riforme adottate con il Concilio Vaticano II. "Non possiamo abbandonare la fede cattolica, in questi negoziati", ha dichiarato l'ex vescovo di Ratisbona, in Baviera. "Su questo non ci saranno compromessi... non penso che ci saranno nuove discussioni". "Il Concilio vaticano II non è in opposizione alla tradizione della Chiesa, al massimo è in opposizione ad alcune false interpretazioni della fede cattolica". Sarà ora Papa Benedetto XVI, che ha guidato la stessa Congregazione dal 1981 al 2005, quando fu eletto Pontefice, a decidere quale atteggiamento adottare verso i tradizionalisti, ha detto Müller.

Reuters, TMNews

Sinodo dei vescovi 2012. Mons. Eterović: tempo di missione. Il mandato resta lo stesso, come lo stesso è Gesù e il suo Vangelo. Cambiano invece i destinatari e le condizioni sociali, culturali, politiche e religiose in cui essi vivono

di Nikola Eterović
Arcivescovo segretario generale del Sinodo dei vescovi

"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura". Il tempo della missione della Chiesa comincia con queste parole del Risorto, riportate nella parte conclusiva del Vangelo di Marco (16, 15). La Chiesa infatti esiste per evangelizzare, per annunciare sempre e dappertutto la “buona notizia” a tutti gli uomini. Il mandato resta lo stesso, come lo stesso è Gesù Cristo "ieri e oggi e per sempre" (Ebrei, 13, 8) e il suo Vangelo. Cambiano invece i destinatari e le condizioni sociali, culturali, politiche e religiose in cui essi vivono. Il mandato missionario del Signore segnerà anche la tredicesima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si apre domenica 7 ottobre con la Messa celebrata da Benedetto XVI in Piazza San Pietro. Del resto, proprio questa parola di Gesù Cristo ha fatto da filo conduttore al secondo capitolo dell’"Instrumentum" laboris intitolato "Tempo di nuova evangelizzazione". Com’è noto, l’Assemblea sinodale si svolgerà fino al 28 ottobre sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". È importante tenere uniti i due aspetti dell’argomento sinodale. Esso indica infatti che lo scopo della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede. D’altra parte, il processo della trasmissione della fede, che oggi in molti casi trova ostacoli di varia indole, si svolge nell’ambito della nuova evangelizzazione. La preparazione e lo svolgimento di un’assemblea sinodale fanno parte di un processo complesso ed esigente, che richiede un’attività considerevole ed esige il concorso di numerose persone. In linea generale, in questo processo ci sono tre aspetti che si intrecciano: dimensione spirituale, riflessione teologica pastorale e preparazione tecnica organizzativa. Ma è soprattutto la preghiera che accompagna e anima ogni attività sinodale. Non dimentichiamo che il cristiano è invitato a pregare ininterrottamente (cfr. 1 Tessalonicesi, 5, 17) seguendo l’esempio del Signore. A maggior ragione una riunione di vescovi, rappresentanti l’episcopato del mondo intero, intorno al vescovo di Roma, che presiede il Sinodo, non si potrebbe svolgere se non in un ambiente di preghiera. La preghiera che ha accompagnato i lavori di preparazione, e che ha per icona il pellegrinaggio appena compiuto da Benedetto XVI a Loreto giovedì 4 ottobre, avrà dunque un posto preminente durante i lavori sinodali. Non a caso, accanto all’aula, nell’adiacente cappella, sarà esposto il Santissimo Sacramento, in modo da offrire ai partecipanti all’Assemblea, prima e dopo le riunioni, la possibilità di sostare in meditazione davanti al Maestro che continua a inviare i suoi discepoli per le strade del mondo ad annunciare il Vangelo, la “buona notizia” anche per l’uomo contemporaneo. Del resto, l’assidua presenza nella preghiera, oltre che nell’ascolto e nella riflessione, non mancherà di accrescere ulteriormente l’affetto collegiale tra i presuli, e tra loro e il vescovo di Roma, capo del collegio episcopale. Inoltre, la partecipazione ai lavori di qualificati rappresentanti del popolo di Dio rafforzerà ancora di più i legami tra tutti i membri della Chiesa Cattolica. In più, la presenza di delegati fraterni darà un rilevante aspetto ecumenico all’assemblea sinodale. Insieme con loro pregheremo affinché si realizzi quanto prima l’invocazione del Signore Gesù: "Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Giovanni, 17, 21). La vasta opera di evangelizzazione e di nuova evangelizzazione del mondo attuale esige il concorso di tutte le Chiese e le comunità ecclesiali. Da qui la necessità di accompagnare questo processo con la preghiera e con la testimonianza della vita cristiana. Unite a un rinnovato dinamismo nel confessare, in comunione con Benedetto XVI, successore di San Pietro Apostolo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Matteo, 16, 16).

L'Osservatore Romano

69 i Padri del Concilio Vaticano II ancora vivi, tre di loro hanno 102 anni. 12 parteciperanno alla Messa di apertura dell'Anno della fede, il giorno dopo l'udienza con il Papa

Sono 69 i Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) ancora vivi. Tre di loro, Joseph Oliver Bowers, José de Jesus Garcia Ayala, Gery-Jacques-Charles Leuliet, hanno 102 anni. 43 hanno novant'anni o più. Gli italiani che parteciparono alla grande assemblea che aggiornò la dottrina della Chiesa cattolica sono Fiorenzo Angelini, Luigi Bettazzi, Giovanni Canestri, Savino Bernardo Maria Cazzaro Bertollo, Felice Leonardo, Salvatore Nicolosi. Il più giovane è il card. Francis Arinze. Questa mattina, durante il briefing di presentazione della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, il gesuita Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha reso noto che sono sessantanove i padri conciliari ancora viventi. E che almeno "una dozzina sarà presente alla Messa dell’11 ottobre in piazza San Pietro per l’apertura dell’Anno della fede". Inoltre "la mattina di venerdì 12 - ha spiegato - i Padri conciliari concelebreranno la Messa presso la tomba di San Pietro. In seguito, alle ore 12.30, saranno ricevuti in udienza dal Papa». Alcuni, ha aggiunto, "non potranno esserci per motivi di età - i tre più anziani hanno compiuto 102 anni - e di salute". Al momento, ha specificato il direttore della Sala Stampa, a confermare la loro presenza sono stati in dodici: il card. Arinze, il card. Serafim Fernandes de Araújo, l’arcivescovo Hilarion Capucci e i vescovi José Mauro Ramalho de Alarcón Santiago, Yves-Georges-René Ramousse, Georges-Hilarie Dupont, Felice Leonardo, Luigi Bettazzi, José de Jesús Sahagún de la Parra, Robert-Casimir Tonyui Messan Dosseh-Anyron, William John McNaughton e Roberto Cáceres.

TMNews, L'Osservatore Romano

Sinodo dei vescovi 2012. Briefing di presentazione: 262 i Padri sinodali, numero più elevato nella storia delle Assemblee. 15 rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, 3 gli invitati speciali

Questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Nikola Eterovic (nella foto con Benedetto XVI, ha illustrato ai giornalisti accreditati senso e svolgimento della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". “La Chiesa esiste per evangelizzare. Il suo mandato rimane lo stesso, mentre cambiano i destinatari e le condizioni sociali, culturali, politiche e religiose in cui vivono”: così mons. Eterović spiega il significato del tema del prossimo Sinodo. Un tema che interessa tutto il mondo, spiega, non solo i Paesi più secolarizzati. Una particolare sottolineatura il segretario del Sinodo ha dato alla dimensione spirituale dell'assemblea. "La preghiera - ha detto in proposito - accompagna ed anima ogni attività sinodale. Del resto, il cristiano è invitato a pregare ininterrottamente, seguendo l'esempio del Signore Gesù. A maggior ragione, una riunione di vescovi, rappresentanti dell'episcopato del mondo intero, intorno al vescovo di Roma e presidente del Sinodo dei vescovi, non si potrebbe svolgere se non in un ambiente di preghiera". Il Papa in persona presiederà quattro celebrazioni liturgiche. "Con la solenne concelebrazione eucaristica del 7 ottobre inizierà la XIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi", ha spiegato Eterovic. "I lavori sinodali termineranno poi domenica 28 ottobre con la concelebrazione eucaristica di tutti i Pari sinodali e dei sacerdoti che hanno partecipato all'Assemblea. Domenica 21 ottobre, il Sommo Pontefice presiederà la Santa Messa di Canonizzazione di sette Beati" e "particolare significato avrà l'Eucaristia dell'11 ottobre, in occasione del 50° dell'inizio del Concilio ecumenico Vaticano II e del 20° della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. In tale occasione, il Santo Padre Benedetto XVI darà inizio all'Anno della fede che terminerà nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, il 24 novembre 2013". A testimoniare il grande interesse delle Chiese locali c'è "l'alto numero di risposte date al questionario preparatorio, che ha raggiunto il 90,5%. Su 114 Conferenze Episcopali hanno risposto 93 e cioè "al 100% l'Oceania, al 95,8% l'America, al 88,8% l'Asia, all'81,25% l'Europa e al 66,6% l'Africa". Inoltre di 13 Chiese Orientali Cattoliche "sui iuris" hanno risposto 11, e di 26 dicasteri della Curia Romana hanno risposto 25. Al Sinodo, ha spiegato Eterovic, "parteciperanno 262 Padri sinodali, il numero più elevato nella storia dei Sinodi. Dall'Europa provengono 103, dall'America 63, dall'Africa 50, dall'Asia 39 e dall'Oceania 7. La maggioranza dei Padri sinodali, precisamente 182, è stata eletta, 172 dalle Conferenze Episcopali e 10 dall'Unione dei Superiori Generali; 3 sono stati designati dalle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris; 37 partecipano ex officio, 40 sono stati nominati dal Santo Padre. Tra essi vi sono 6 Patriarchi, 49 cardinali, 3 4 arcivescovi maggiori, di cui uno è cardinale, 71 Arcivescovi, 120 Vescovi e 14 sacerdoti". Ad essi si aggiungono "45 Esperti e 49 Uditori, uomini e donne, che sono stati scelti tra tanti specialisti e persone impegnate nell'evangelizzazione in tutti e cinque continenti". Ai lavori, infine, parteciperanno anche i "delegati fraterni", rappresentanti di 15 "Chiese e comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica": tra di essi, Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate di tutta l’Inghilterra e della Comunione anglicana, che interverrà il 10 ottobre, nella congregazione generale del pomeriggio, e Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico, che l’11 ottobre rivolgerà un saluto al Papa e a tutti i partecipanti alla Messa in Piazza San Pietro con la quale inizierà l’Anno della fede. Ai lavori del Sinodo dei vescovi, ha informato il segretario generale, prenderanno parte anche tre invitati speciali: fratello Alois, priore di Taizé, Lamar Vest, presidente dell’American Bible Society e il Premio Nobel Werner Arber, docente di microbiologia nel Biozentrum dell’Università di Basilea e presidente della Pontificia Accademia delle scienze. In aiuto ai Padri sinodali anche 32 assistenti e 30 traduttori, per un totale di oltre 400 persone presenti. In totale, le Congregazioni generali dei lavori saranno 23, mentre 8 sessioni saranno dedicate ai Circoli minori. Attesa, inoltre, una meditazione a braccio del Santo Padre per lunedì 8 ottobre, in apertura della prima Congregazione. Nel primo giorno di lavori, "sono previste le relazioni del segretario generale e del relatore generale, il card. Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington. Quindi nella sessione pomeridiana sono programmati brevi interventi di rappresentanti dell'episcopato dei cinque continenti per indicare com'è stato percepito il tema sinodale nella realtà delle Chiese particolari". Il 19 ottobre, poi, nel pomeriggio il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, "riferirà sulla ricezione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale 'Verbum Domini', risultato della dodicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che ha avuto luogo nell'ottobre 2008". Nessuna novità sulla metodologia dei lavori. Ogni Padre avrà così a disposizione cinque minuti per svolgere il proprio intervento nelle Congregazioni generali. Nella discussione libera, prevista in ogni congregazione generale dalle 18.00 alle 19.00, lo spazio per l'intervento è di 3 minuti "per favorire una maggiore partecipazione alla discussione quale espressione della comunione e del senso collegiale". Non dovrebbero superare i 4 minuti gli interventi dei delegati fraterni, degli uditori e delle uditrici. Testi più lunghi possono essere però consegnati alla segreteria generale. Inoltre "per facilitare il lavoro e guadagnare tempo saranno adoperati gli apparecchi di votazione elettronica. Tuttavia, considerando l'importanza delle votazioni delle Proposizioni, sarà mantenuta la prassi collaudata secondo la quale tale votazione sarà fatta sia per iscritto sia in modo elettronico". Oltretutto "le Proposizioni possono essere votate, per iscritto, anche dai Padri sinodali impediti a partecipare alla Congregazione generale". Lo spoglio delle schede cartacee sarà affidato a una commissione di scrutinio "che verrà formata a suo tempo". Ma al Sinodo non mancherà il contributo dei laici, presenti per lo più fra gli uditori, e fondamentali nello sviluppo della nuova evangelizzazione: "I laici apporteranno un’esperienza viva, già vissuta nella Chiesa, un grande contributo all’evangelizzazione ordinaria, ma anche alla nuova evangelizzazione. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere testimoni, ad essere missionari negli ambienti in cui vivono. Una famiglia cristiana oggi è un annuncio della Buona Notizia nel nostro ambiente, dove anche la struttura della famiglia è un po’ messa in crisi con vari progetti di così detti ‘surrogati’ di famiglia". L’intercessione dei Santi e dei Beati, infatti, aiuterà lo svolgimento del Sinodo: "Dal cielo ci assisterà anche il Beato Giovanni Paolo II che ha dedicato il suo Pontificato, tante forze alla nuova evangelizzazione. Ma anche altri Santi o beati che abbiamo conosciuto, come Madre Teresa di Calcutta, che ci dice che la nuova evangelizzazione ha una dimensione importantissima, che è la carità, un linguaggio universale che tutti capiscono". Rispondendo, poi, alle domande dei giornalisti, mons. Eterović evidenzia come la Cina sia rappresentata al Sinodo dal vescovo di Hong Kong, il card. John Tong Hon, e dal vescovo di Taichung, sull’isola di Taiwan, mons. Martin Su Yao-Wen. Quanto alla mancanza di atei e agnostici all’assise, mons. Eterović ricorda che a loro è dedicato il Cortile dei Gentili, l’iniziativa portata avanti dal Pontificio Consiglio della Cultura, e aggiunge: "Il tema del Sinodo, nuova evangelizzazione, si riferisce in primo luogo ai cristiani battezzati, ma non praticanti. Dunque, questi non si potrebbero chiamare ‘agnostici’. Potremmo dire ‘indifferenti’, persone che si sono allontanate dalla Chiesa".

Radio Vaticana, SIR, L'Osservatore Romano

BRIEFING DI PRESENTAZIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
 

Anno della fede. Decreto della Penitenzeria Apostolica: si concede l'Indulgenza plenaria ai fedeli pentiti, confessati e comunicati che pregheranno secondo le intenzioni del Papa in particolari esercizi di pietà

Predicazioni o lezioni sul Concilio o sul Catechismo della Chiesa Cattolica, pellegrinaggio alle Basiliche e cattedrali, partecipazioni a celebrazioni in particolari luoghi sacri stabiliti dai propri vescovi, visite al luogo del proprio battesimo per il rinnovo delle promesse battesimali. Sono queste, in sintesi, le quattro possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria nel corso dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI, che comincerà l’11 ottobre prossimo con una solenne Concelebrazione Eucaristica in Piazza San Pietro. Durante tutto l’arco dell’Anno della fede, fino al 24 novembre del 2013, si legge nel decreto pubblicato oggi in latino dalla Penitenzieria Apostolica, “potranno acquisire l’indulgenza plenaria della pena temporale per i propri peccati impartita per la misericordia di Dio, applicabile in suffragio per i fedeli defunti, tutti i singoli fedeli veramente pentiti, debitamente confessati, comunicati sacralmente, e che preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice: ogniqualvolta parteciperanno ad almeno tre momenti di predicazioni durante le Sacre Missioni, oppure ad almeno tre lezioni sugli Atti del Concilio Vaticano I e sugli Articoli del Catechismo della Chiesa cattolica, in qualsiasi chiesa o luogo idoneo”. I fedeli riceveranno, inoltre, l’indulgenza plenaria “ogniqualvolta visiteranno in forma di pellegrinaggio una basilica papale, una catacomba cristiana, una chiesa cattedrale, un luogo sacro designato dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede” e “ogniqualvolta, nei giorni determinati dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede, in qualunque luogo parteciperanno ad una solenne celebrazione eucaristica o liturgia delle ore, aggiungendo la professione di fede in qualsiasi forma legittima”. Indulgenza plenaria anche per la visita al luogo dove si è ricevuto il battesimo, e nel quale devono essere rinnovate le promesse battesimali. I vescovi, da parte loro, in particolari celebrazioni, come la Solennità di Cristo Re, il 24 novembre 2013, giorno di chiusura dell’Anno della fede, potranno impartire la benedizione papale con l’indulgenza plenaria. “I fedeli veramente pentiti, che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni per gravi motivi - si legge nel decreto, in cui si citano tutte le monache che vivono nei monasteri in clausura perpetua, gli anacoreti e gli eremiti, i carcerati, gli anziani, gli infermi - conseguiranno l’indulgenza plenaria alle medesime condizioni”, se ascolteranno per radio o televisione le parole del Papa o assisteranno con quei mezzi alle celebrazioni. Nel decreto, infine, si raccomanda ai sacerdoti speciale cura nelle confessioni dei fedeli.

SIR

DECRETO DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA CON IL QUALE SI CONCEDONO INDULGENZE, IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE

La Cattedra dei non credenti di Martini e il Cortile dei Gentili di Benedetto XVI non sono sinonimi, ma c’è un’assonanza non trascurabile che supera i contesti e i tempi della loro attuazione: l’uomo ha bisogno di Dio

"Siamo passati da una cattedra a un cortile". Sagace e senza appello l’analisi di padre Bartolomeo Sorge, sacerdote gesuita e arcivescovo mancato di Milano. Papa Luciani aveva, infatti, pensato a lui come guida della grande diocesi ambrosiana, ma la sua morte repentina dopo appena trentatré giorni dall’elezione al Pontificato sbarrò la strada alla nomina. A rivelarlo a padre Sorge fu, qualche tempo dopo, Karol Wojtyła che, pur condividendo l’idea del suo diretto predecessore di nominare un sacerdote gesuita alla guida della più grande diocesi europea, non scelse l’uomo indicato da Luciani ma Carlo Maria Martini (nella foto con Benedetto XVI). Nella frase ironica di padre Sorge c’è condensata in filigrana la profezia del grande arcivescovo ambrosiano, scomparso appena un mese fa, e il sogno del Papa tedesco costretto spesso a scendere dalla cattedra nel cortile delle gelosie e delle meschine lotte intestine della Curia. Frutto avvelenato di tutto ciò è la vicenda dei Vatileaks e il processo all’ex maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, che si sta celebrando in questi giorni in Vaticano. Ma c’è un’altra Chiesa, quella di Papa Ratzinger, che continua a respirare, seppur dietro le quinte. Lei che, invece, dovrebbe svolgere il ruolo principale. L’agenda è ricca: ieri visita a Loreto sulle orme di Giovanni XXIII il 4 ottobre, Cortile dei gentili ad Assisi oggi e domani, apertura del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione domenica e inizio dell’Anno della Fede lgiovedì 11 a cinquant’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II e nel ventesimo dell’approvazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ad Assisi sarà significativo il confronto tra il card. Gianfranco Ravasi e il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano sul tema “Dio, questo sconosciuto”. Del resto, come ha sottolineato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Dio oggi non è negato, ma è sconosciuto. Si dicono tante inesattezze su di lui e sulla sua Chiesa che influenzano, spesso irrimediabilmente, l’opinione pubblica e i singoli fedeli. Per questo le responsabilità dei media non possono essere sottovalutate. Se da un lato nel cuore dell’uomo c’è un profondo desiderio di conoscere Dio, dall’altro egli è totalmente sconosciuto spesso anche da coloro che si professano credenti. "È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo», sosteneva sant’Ignazio di Antiochia. Far conoscere Dio: è questa l’odierna sfida del pontificato ratzingeriano. E la ricetta di Benedetto XVI non si fa attendere. "Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di 'cortile dei gentili' dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto". Il cortile al quale Benedetto XVI si riferisce si trovava nel tempio di Gerusalemme. In quella maestosa struttura, dopo le porte e i portici, c’era l’atrio dei gentili: una grande piazza dove stavano venditori e cambiavalute, quelli che Gesù scaccia con foga per purificare quello spazio nel quale avevano accesso tutti i popoli, e non solo gli israeliti, per poter pregare il Dio a loro ancora sconosciuto, anche se non potevano accedere all’interno del tempio e celebrare pienamente il mistero. Oltre una balaustra che delimitava l’atrio, al di là delle scritte che minacciavano la morte agli incirconcisi che avessero violato sacrilegamente quel confine sacro, stava il cuore del tempio con i luoghi destinati al culto e al sacrificio. Ma oggi chi sono i gentili? Quei non credenti che davanti alla nuova evangelizzazione, parola d’ordine della Chiesa wojtyliana, si spaventano perché non vogliono vedere se stessi come oggetto di missione, né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà. Oggi i gentili sono coloro per i quali la religione è una cosa estranea, eppure non vogliono rimanere semplicemente senza Dio, mentre sono stanchi e forse nauseati dai miti e dagli dei che l’irreligiosità ha posto, o imposto, loro. Questi nuovi miti sono l’ecologismo, il vitalismo, lo scientismo, il materialismo, lo psicologismo, lo sviluppismo, il terzomondismo, il pauperismo, l’ideologia del gender, l’ideologia della diversità, l’economicismo, l’inclusivismo, il narcisismo e tutte le forme di riduzionismo. Nelle parole del Papa c’è, innanzitutto, un giudizio negativo sull’irreligiosità odierna. In secondo luogo c’è l’invito a dialogare non in un ambito neutro o imparziale rispetto alla proposta del Dio di Gesù Cristo. Il cortile dei gentili, infatti, non era uno spazio fuori del tempio, ma dentro di esso. Non era un luogo profano, ma già sacro. È un luogo non ancora confessionale, non ancora liturgico, non ancora ecclesiastico, ma religioso. Benedetto XVI non propone discussioni con i non credenti solo di tipo filosofico e accademico. Egli sostiene che i nuovi gentili vorrebbero pregare e adorare Dio anche come "Sconosciuto". Nella proposta di un cortile dei gentili c’è l’idea ratzingeriana che il Dio di Gesù Cristo sia la risposta definitiva alle profonde attese dell’umanità e come tale dovrebbe essere presentato dalla Chiesa. La proposta di fede e di religione è perciò anche una proposta di ragione. Il percorso però non procede mai dalla ragione alla fede, ma dalla fede alla ragione. In questo consiste la principale novità della proposta di un cortile dei gentili. Ma in un mondo che nega l’esistenza di Dio, che lo rifiuta e vuole relegarlo nella sfera privata perché lo considera irrilevante, si può parlare di un luogo di incontro e di dialogo per i non credenti? Oggi sembra davvero molto difficile rivolgersi nell’agorà a coloro che si professano cristiani. Come è possibile, allora, parlare ad alta voce a coloro che non sono credenti? Un’esperienza significativa in questo senso è stata realizzata oltre venti anni fa a Milano dal card. Carlo Maria Martini ed è nota come la "cattedra dei non credenti". Essa nasceva, nella visione del porporato, dal presupposto che ciascun uomo ha in sé un non credente e un credente che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che rimandano continuamente domande pungenti l’uno all’altro. La cattedra di Martini non era, dunque, uno spazio per estranei, ma un modo per appropriarsi di quel dialogo interiore senza il quale non si ha maturità umana e di fede. Benedetto XVI, invece, parte dalla persuasione che Dio sia una questione che la Chiesa deve tenere aperta in tutti, una nostalgia che l’apostolato dei vescovi non deve lasciar spegnere: essa può essere coltivata in quel cortile dei gentili e viene connessa con il dialogo interreligioso. La Cattedra dei non credenti di Martini e il Cortile dei Gentili di Joseph Ratzinger non sono sinonimi come erroneamente qualcuno sostiene. C’è un’assonanza, però, non trascurabile che supera i contesti e i tempi della loro attuazione: l’uomo ha bisogno di Dio. E la vicenda dei Vatileaks ne è paradossalmente la conferma.

Francesco Grana, Orticalab

Il Papa a Loreto. Mons. Tonucci: Benedetto XVI colpito dalla partecipazione raccolta dei fedeli, che era autentica, non era freddezza, ma attenzione e concentrazione

E’ apparso pieno di gioia mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo delegato pontificio di Loreto, un attimo dopo che l’elicottero con a bordo Papa Benedetto XVI si è alzato in volo dalla collina di Montorso per far ritorno in Vaticano dopo i consueti saluti del Pontefice alle autorità. "Quando mi sono seduto accanto al Santo Padre sulla Papamobile, il suo stato rilassato ed estremamente felice per l’accoglienza che ha ricevuto nella città mariana mi ha contagiato, facendo sparire in me ogni ansietà", ha commentato mons. Tonucci. Una giornata all’insegna della sobrietà che il Papa ha vissuto dunque in uno stato di grande quiete interiore: "Papa Benedetto XVI mi ha confidato il suo stupore per il sacro silenzio che regnava in piazza della Madonna al momento della funzione religiosa, sinonimo di attenta partecipazione e non di distacco da parte dei fedeli, che hanno seguito l’intera Messa con grande concentrazione - ha concluso l’arcivescovo di Loreto -. Il Pontefice mi ha comunicato inoltre di aver gradito molto la bellezza dei canti che tutti i pellegrini convenuti hanno potuto ascoltare durante la funzione religiosa e l’esplosione di entusiasmo finale delle migliaia di pellegrini, che attorno alle 12.45, lo hanno accompagnato con le loro grida di gioia mentre usciva per mezzo della Papamobile da piazza della Madonna per raggiungere il Centro Giovanni Paolo II". Anche il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca commenta positivamente la visita, che “rafforza la testimonianza di spiritualità e religiosità della comunità marchigiana, che è un’energia molto importante per affrontare i momenti molto difficili che stiamo attraversando”. Il governatore si è intrattenuto privatamente con Benedetto XVI prima che quest'ultimo ripartisse per il Vaticano: “Ci siamo incontrati - ha racconto Spacca ai giornalisti - e c’è stato un particolare apprezzamento per i rapporti che ci sono fra la nostra regione e la Conferenza Episcopale marchigiana, in relazione ai temi della sicurezza sociale, delle politiche sociali. E’ stato espresso anche apprezzamento per il recupero dei beni culturali di valore ecclesiastico su cui la nostra Regione si è impegnata molto negli anni”.
 
Il Resto del Carlino
 

La Santa Sede ha aperto un’inchiesta nei confronti di un vescovo cileno per denunce di abusi sessuali nei confronti di minori. La diocesi abbandonata dai primi di settembre

La Chiesa Cattolica del Cile ha dovuto affrontare, questa settimana, una notizia inattesa. La Santa Sede ha aperto un’inchiesta nei confronti del vescovo della diocesi di Iquique, nella regione di Tarapacá, Marco Antonio Órdenes Fernández, per denunce di abusi sessuali nei confronti di minori. La Nunziatura Apostolica di Santiago ha confermato la notizia. Mentre i suoi fedeli si trovano in stato di shock, il religioso li avrebbe abbandonati sin da settembre, quando si è recato in Perù per seguire una presunta terapia medica. La situazione è grave e ci sono pochi precedenti. Quello più famoso è lo scandalo dell’ex vescovo di Bruges (nel Belgio), Roger Vangheluwe, che ha presentato le sue dimissioni nell’aprile del 2011 dopo aver ammesso in pubblico l’abuso di un suo nipote. Il caso cileno, però, è un po’ diverso, perché l’imputato non ha mai ammesso la colpa né ha presentato le dimissioni, nonostante l’inchiesta nei suoi confronti sia cominciata più di cinque mesi fa. In Cile come a Roma si attendono un intervento della Congregazione per i vescovi del Vaticano, per chiedere le dimissioni del religioso “per cause di forze maggiori” o per proporre la sua destituzione al Pontefice, come avvenuto in altri casi simili. Soprattutto perché, secondo la testimonianza di una delle vittime, le accuse avrebbero un alto grado di affidabilità. Lo scorso 2 ottobre, l’ambasciata vaticana in Cile ha steso un breve comunicato nel quale riconosceva gli sviluppi dell’inchiesta dallo scorso aprile e chiariva anche che, trattandosi di un vescovo, la procedura è in mano alla Santa Sede, tramite il nunzio apostolico Ivo Scapolo, che ha gestito con assoluta serietà tutta la vicenda. "Sin dall’inizio di questo caso, la nunziatura ha cercato di offrire supporto psicologico e accompagnamento per le persone colpite, ed è anche stata in contatto con monsigniore Órdenes, che ha chiesto un permesso medico", si legge nella nota. Lo stesso giorno, il dipartimento di comunicazioni della diocesi di Iquique ha confermato che il religioso "soffre di una vecchia complicazione al fegato, che ha finito per diventare uno scompenso enzimatico e un acuto stato di stress". Sarebbe questo, dunque, il motivo del suo viaggio in Perù: a riposo su consiglio dei medici. Ma è significativo il fatto che, nel mezzo dell’inchiesta, il prelato abbia avuto il permesso di uscire dal paese. In ogni caso, se la richiesta delle sue dimissioni non procedesse, per mancanza di prove, andrebbe avanti in ogni caso per motivi di salute, perché risulta evidente che le sue condizioni mediche gli hanno impedito di compiere i suoi doveri di vescovo. Perciò il nunzio Scapolo si è recato ieri alla città cilena di Arica nella quale si trova il religioso, dopo il suo ritorno dalla vicina località di Tacna in Perù. L’inchiesta canonica, comunque, non è la prima nei confronti del pastore di Iquique. Un giudice di Tarapacá ha riconosciuto che era stato indagato nel 2009 per una denuncia di abusi sessuali presentata dai genitori di una vittima maggiorenne. "Io non chiedo soldi: chiedo giustizia e serenità per me...Vorrei soltanto vederlo lontano dal sacerdozio, e chiedo da lui il riconoscimento e l’assunzione delle sue responsabilità", aveva affermato in un’intervista con la CNN Rodrigo Pino, il quale accusa il religioso di aver abusato di lui quando aveva 15 anni ed era il suo chierichetto. Ha anche aggiunto che "nella via di Dio c’è gente buona e gente cattiva. Io ho sperimentato la cattiveria con tutto il male che mi ha fatto, perché in quel momento io ho messo in questione anche la mia identità sessuale". Lo scorso 3 ottobre, lo stesso Pino ha rivelato di aver ricevuto "una risposta molto positiva dal Vaticano, una risposta che ci ha rallegrati". Ma Pino non ha voluto fornire più dettagli.

Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider

Sinodo dei vescovi 2012. La discussione in Concilio, l'istituzione da parte di Paolo VI e la prima Assemblea del 1967 dedicata, proprio come quella imminente, alla diffusione del Vangelo

Era il 21 settembre 1963, mancavano pochi giorni alla ripresa del Concilio Vaticano II e il nuovo Papa, Paolo VI (nella foto con l'allora card. Ratzinger), eletto nel giugno precedente, tenne un importante discorso alla Curia romana accennando tra l’altro alla possibilità di affiancare e associare ai dicasteri curiali esponenti dell’Episcopato: "Quando il Concilio Ecumenico mostrasse desiderio di vedere associato in un certo modo e per certe questioni, in conformità alla dottrina della Chiesa e alla legge canonica, qualche rappresentante dell’episcopato, particolarmente fra i presuli che dirigono una diocesi, al capo supremo della Chiesa stessa, nello studio e nella responsabilità del governo ecclesiastico, non sarà sicuramente la Curia romana a farvi opposizione". Nel novembre successivo, durante il dibattito conciliare nel quale vennero formulate critiche anche molto accese verso i metodi del Sant’Uffizio, sarebbe stata avanzata anche la proposta che il Papa venisse aiutato nel suo compito da un organismo composto da vescovi di tutto il mondo. Un organismo che potesse esercitare le funzioni un tempo attribuite al concistoro cardinalizio, da consultare su problemi generali riguardanti la Chiesa. Papa Montini decideva di avocare a sé la decisione in merito. Due anni dopo, il 14 settembre 1965, inaugurando la quarta e ultima sessione del Concilio, Paolo VI annunciava l’istituzione del Sinodo dei vescovi che "sarà convocato, secondo i bisogni della Chiesa, dal romano Pontefice, per sua consultazione e collaborazione, quando, per il bene generale della Chiesa ciò sembrerà a lui opportuno". Paolo VI riteneva che questo nuovo organismo potesse aiutare il Papa nell’esercizio del primato, pur non avendo funzioni deliberative ma solo consultive. Nel settembre 1967 il Papa inaugurava il neonato Sinodo dei vescovi. La prima Assemblea, riunitasi a Roma per quattro settimane, aveva come tema "La preservazione e il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica". Un tema molto vicino a quello del Sinodo che si sta per aprire in Vaticano. Nell’omelia di apertura, Paolo VI manifesta tutta la sua preoccupazione per la crisi che si stava delineando all’interno della Chiesa: "La sollecitudine della fedeltà dottrinale, che fu all’inizio del recente Concilio, così solennemente enunciata, deve perciò guidare questo nostro periodo post-conciliare, e con tanto maggiore vigilanza da parte di chi nella Chiesa di Dio ha da Cristo il mandato d’insegnare, di diffondere il suo messaggio e di custodire il 'deposito' della fede, quanto più numerosi e più gravi sono i pericoli che oggi la minacciano". "Pericoli immani", li definiva Montini, "a causa dell’orientamento irreligioso della mentalità moderna, e pericoli insidiosi che dall’interno stesso della Chiesa si pronunciano per opera di maestri e di scrittori...spesso maggiormente desiderosi di adeguare il dogma della fede al pensiero ed al linguaggio profano, che di attenersi alla norma del magistero ecclesiastico, lasciando così libero corso all’opinione che, dimenticate le esigenze dell’ortodossia, si possa scegliere fra le verità della fede quelle che a giudizio d’un’istintiva preferenza personale sembrano ammissibili, rifiutando le altre...e si possa sottoporre a revisione il patrimonio dottrinale della Chiesa per dare al cristianesimo nuove dimensioni ideologiche, ben diverse da quelle teologiche, che la genuina tradizione, con immensa riverenza al pensiero di Dio, delineò". "La fede, come sappiamo", precisava ancora il Papa ai vescovi provenienti da tutto il mondo riuniti nel nuovo organismo consultivo, "non è frutto d’un’interpretazione arbitraria, o puramente naturalista della Parola di Dio, come non è l’espressione religiosa nascente dall’opinione collettiva, priva di guida autorizzata, di chi si dice credente, né tanto meno l’acquiescenza alle correnti filosofiche o sociologiche del momento storico transeunte. La fede è adesione di tutto il nostro essere spirituale al messaggio meraviglioso e misericordioso della salvezza a noi comunicato per le vie luminose e segrete della Rivelazione; essa non è solo ricerca, ma innanzitutto certezza" Durante quel primo Sinodo, alcuni Padri avevano chiesto che si preparasse una "regola della fede", per riproporre con chiarezza e semplicità i contenuti della fede cattolica. Nel giugno dell’anno successivo, il 1968, Papa Montini proclamava il "Credo del popolo di Dio", basato su una bozza trasmessa dal filosofo Jacques Maritain al cardinale svizzero Charles Journet. Nel 1969 Paolo VI realizzerà un'altra delle proposte emerse dal primo Sinodo dei vescovi, istituendo la Commissione teologica internazionale, subordinata alla congregazione per la Dottrina della fede. Il Papa desiderava in questo modo valorizzare la teologia, facendo in modo che essa contribuisca ad affrontare i problemi umani alla luce della rivelazione. Nel 1974, il terzo Sinodo dei vescovi avrebbe affrontato ancora il tema dell’evangelizzazione delle realtà temporali. Nell’Esortazione Apostolica "Evangelii nuntiandi" (8 dicembre 1975), il Papa affermava la "vocazione specifica" dei laici, che nel mondo "devono esercitare...una forma singolare di evangelizzazione", nei campi della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale. L’esortazione permette al papa di far propri i suggerimenti dell’episcopato mondiale e al tempo stesso di rispondere ancora una volta, a fraintendimenti e contestazioni, spiegando che "la presentazione del messaggio evangelico non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile. Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti". La Chiesa "esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella Santa Messa". Evangelizzare, spiegava Montini, non significa soltanto "predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza". Paolo VI chiariva che "il Vangelo, e quindi l’evangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture", tuttavia il regno, "che il Vangelo annunzia, è vissuto da uomini profondamente legati a una cultura, e la costruzione del Regno non può non avvalersi degli elementi della cultura e delle culture umane". E anzi avverte come "la rottura tra Vangelo e cultura» sia «senza dubbio il dramma della nostra epoca". Occorre quindi "fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

'Ecclesia in Medio Oriente'. Comunità cristiane e musulmane leggono, diffondono e studiano il documento: ci insegna che siamo portatori di speranza, anche nella precarietà e nella sofferenza

Comunità cristiane e musulmane leggono, diffondono, fotocopiano, studiano l’Esortazione Apostolica post sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”, consegnata da Papa Benedetto XVI durante il suo recente viaggio in Libano. Come riferito da fonti locali dell’agenzia Fides, la larga circolazione si registra in Libano ma anche in Siria, in Giordania, in Terra Santa. I fedeli cristiani, di tutte le confessioni, in attesa della stampa del documento ufficiale in lingua araba da parte della Libreria Editrice Vaticana, stampano l’Esortazione dal sito web vaticano, la fotocopiano, la leggono e la studiano nelle diverse comunità. “E’ una lettura fatta con avidità e fortissimo interesse” spiega a Fides il laico cattolico Wissam Lahham, membro della “Assembly of Eastern Christians”, Ong cristiana con sede a Beirut, che opera con progetti in favore delle comunità cristiane in Medio Oriente. Lahham spiega: “Comunità musulmane la stanno studiando e la apprezzano. Cristiani di tutte le confessioni, cattolici, ortodossi, protestanti, ne rimarcano un punto molto importante: l’invito a ‘Non avere paura’, a vivere in Medio Oriente costruendo la pace e la convivenza. E’ una frase fondamentale che resta impressa nelle menti dei cristiani, nel contesto in cui oggi viviamo”. “L’'Ecclesia in Medio Oriente' – conclude – ci insegna che siamo portatori di speranza, anche nella precarietà e nella sofferenza. Anche in questi tempi difficili, sappiamo che dopo il buio c’è la Risurrezione. E’ un documento che dà molta speranza ai cristiani in questa regione”. In Siria la diffusione risulta più difficile per il conflitto in corso, ma si sta facendo un lavoro ecumenico di conoscenza dei contenuti del documento. In Terra Santa, come comunica a Fides il Patriarcato di Gerusalemme, uno dei frutti del viaggio di Benedetto XVI in Libano è l’impulso alla diffusione degli insegnamenti del Papa in arabo, come avviene per l’Esortazione post-sinodale, il Catechismo in arabo, il Catechismo per i giovani YouCat, tradotto in arabo grazie alla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” e distribuito in oltre 50.000 copie gratuite. L’"Ecclesia in Medio Oriente" incoraggia, infatti, la lettura e l'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Fides

Sinodo dei vescovi 2012. Elementi di base per capire natura, senso e scopo dell'Assemblea generale ordinaria sul tema della Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana

Ieri a Loreto il Pontefice Benedetto XVI affiderà all’intercessione di Maria i lavori del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione (7 - 28 ottobre 2012) e l’Anno della fede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013). I lavori del Sinodo dei vescovi, XIII Assemblea generale ordinaria sul tema de “la Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” cominceranno lunedì 8 ottobre. Ma cosa è un Sinodo? Perché viene convocato? Chi vi partecipa? Di che si discute? Quale rilevanza hanno i documenti prodotti dal Sinodo? Come indicato dal sito ufficiale della Santa Sede, il Sinodo dei vescovi è “un’istituzione permanente decisa da Papa Paolo VI il 15 settembre1965, in risposta al desiderio dei Padri del Concilio Vaticano II per mantenere vivo lo spirito di collegialità episcopale formatosi dall’esperienza conciliare”. L’assemblea dei vescovi si rifà all’antica tradizione sinodale della Chiesa, ma è una novità del Concilio Vaticano II, anzi è nato proprio col desiderio di “mantenere vivo l’autentico spirito formatosi dall’esperienza conciliare”. Sinodo è una parola greca “syn-hodos” che significa “riunione”, “convegno”. Il Sinodo è, infatti, un luogo per l’incontro dei Vescovi tra di loro, attorno e con il Papa che lo convoca quale strumento di “consultazione e collaborazione”. È dunque un luogo per lo scambio di informazioni ed esperienze, per la comune ricerca di soluzioni pastorali valide universalmente. Per riassumere, il Sinodo dei vescovi si può definire: un assemblea dei rappresentanti dell’episcopato cattolico che ha il compito di aiutare con i consigli il Papa nel governo della Chiesa universale. Di fronte alla possibilità sollevata da alcuni alti prelati, di strutture sinodali che potrebbero esercitare anche un potere legislativo ed esecutivo, il Pontefice Paolo VI nel discorso alla Curia romana (21 settembre 1963), in quello d’apertura del secondo periodo del Concilio (29 settembre 1963) e in quello per la sua chiusura (4 dicembre 1963) ritornava sul concetto di collaborazione del corpo episcopale con il Successore di Pietro alla responsabilità del governo della Chiesa universale. Il 15 settembre 1965, all’inizio della 128ª Congregazione generale del Concilio Vaticano II, mons. Pericle Felici, segretario generale del Concilio, annunziò la promulgazione del Motu Proprio "Apostolica sollicitudo", con il quale il Sinodo veniva ufficialmente istituito. Un nuovo regolamento del Sinodo è stato approvato nel 2006 da Benedetto XVI. È stato sottolineato più volte dalle autorità competenti che il Sinodo è stato concepito e rimane un grande organo consultivo, con il compito di discutere il tema in oggetto e formulare delle “Proposizioni” che vengono sottoposte all’attenzione del Pontefice. Il Papa insieme ai suoi collaboratori ed ai dicasteri di Curia, prende spunto, valuta, approfondisce il contenuto delle Preposizioni, dopodiché scrive e pubblica una Esortazione Apostolica post-sinodale, cioè un documento che raccoglie, rielabora, propone quanto da quelle “Preposizioni” è stato recepito e in quali direzioni si dovrà continuare. Per la scelta dei partecipanti al Sinodo, si procede per rappresentanza. Al Sinodo partecipano dei vescovi eletti e indicati dalle varie Conferenze Episcopali, cioè dei prelati di una nazione o di un continente. Il Pontefice a sua volta nomina cardinali, vescovi, religiosi, rettori, dirigenti di movimenti e associazioni che prenderanno parte al Sinodo in qualità di padri sinodali ed esperti. Per il Sinodo che si aprirà domenica il Papa Benedetto XVI ha nominato 13 cardinali, 23 tra vescovi e arcivescovi, 44 esperti e 49 uditori. La trasparenza e la lettura di quanto verrà discusso sono garantiti. Una o due volte al giorno verrà pubblicato sia in forma stampata che on line il “Bollettino del Sinodo dei vescovi” ("Synodus Episcoporum Bollettino") dove sarà possibile leggere le sintesi di tutti gli interventi. La prima fase di preparazione al Sinodo, come di consueto, ha visto l’elaborazione dei Lineamenta, un testo base con l’intento di riflettere sul tema in oggetto. Sui "Lineamenta" e il relativo questionario sono pervenute risposte dalle Chiese, dalle Conferenze Episcopali, dai dicasteri della Curia romana e dall’Unione dei Superiori Generali, e osservazioni da parte di Vescovi, sacerdoti, persone consacrate, teologi e fedeli laici. I diversi pareri vengono raccolti e sintetizzati in un "Instrumentum laboris". Dopo essere stato sottomesso all’approvazione del Santo Padre, il documento viene tradotto nelle principali lingue ed inviato a tutti i vescovi. Quantunque sia pubblico, l’Instrumentum laboris non è una versione di quelle che saranno le conclusioni, bensì documento indicativo, che sarà oggetto di discussione durante il Sinodo.

Antonio Gaspari, Zenit