domenica 4 settembre 2011

GMG 2011-Il Papa a Madrid. Lombardi: la 'comunione spirituale', il grande messaggio di speranza e solidarietà del digiuno eucaristico a Cuatro Vientos

I giovani che hanno preso parte alla recente Giornata mondiale della Gioventù di Madrid hanno appreso soprattutto il senso della comunione spirituale. E' quanto ha evidenziato padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano. Dell'incontro, che ha riunito circa 2 milioni di persone, il sacerdote ha messo in luce due dei momenti più significativi: la Veglia serale e la Messa conclusiva. “Dalla Giornata di Colonia nel 2005 – ha detto padre Lombardi – l’adorazione eucaristica ha un posto centrale nella Veglia, e il silenzio assoluto di centinaia di migliaia di giovani in preghiera aiuta tutta la Chiesa a riscoprire l’importanza dell’adorazione eucaristica che in molti avevamo sottovalutato o dimenticato. Stare in silenzio con Gesù: così si può cominciare ad ascoltare e a parlare con lui, si può alimentare e approfondire la comunione con lui”. Un altro aspetto della GMG è stata la “comunione spirituale”: “Il fatto che durante la Messa innumerevoli giovani per cause non previdibili non abbiano potuto fare la comunione sacramentale ci ha aiutato a ricordare le parole preziose di un recente documento del Papa, che mettono in guardia da 'un certo automatismo, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla mensa eucaristica. Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla Santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa'”. “In queste circostanze – ha continuato padre Lombardi – bisogna 'coltivare il desiderio della piena unione con Cristo', come dice un’antica e bella tradizione, fare la 'comunione spirituale'" come è scritto nell'Esortazione Apostolica "Sacramentus caritatis". Nella Messa la comunità della Chiesa celebra la morte e la risurrezione di Gesù, vivo e presente. Riceverlo sacramentalmente rimane un dono gratuito; il desiderio intenso di essere uniti a lui è anch’esso fonte efficace di comunione”. “Questa è una parola importante di speranza e di solidarietà per tutti coloro che per tanti motivi – pratici o legati alla condizione di vita familiare - non possono fare oggi la comunione sacramentale. E’ un grande messaggio positivo del non voluto digiuno eucaristico di un milione di giovani a Cuatro Vientos”, ha quindi concluso.

Zenit

Comunione spirituale: editoriale di padre Lombardi

I 329 preti austriaci minacciano lo scisma se non verranno accolte le loro richieste. Da Roma l'indicazione è resistere ma evitare la rottura

“E’ il momento della verità”, scrive il settimanale cattolico inglese The Tablet in merito alle proteste dei 329 preti austriaci (tanti sono diventati da inizio luglio, quando erano soltanto in 150, a oggi) che ancora minacciano, a pochi giorni dall’arrivo di Papa Benedetto XVI nella vicina Germania, di uscire dalla Chiesa Cattolica se non vedranno Roma cedere alle loro richieste: sì alle donne prete, basta col celibato sacerdotale e con le misure restrittive per i divorziati risposati. Il rischio è niente meno che uno scisma, uno strappo contro il quale il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn (nella foto con Benedetto XVI), sta cercando di opporre tutta l’arte diplomatica di cui è capace. Ma non è facile. L’antiromanità da sempre presente in parte del cattolicesimo di area tedesca, espinto con forza dai settori protestanti, è viva e decenni dopo decenni non promette di diminuire. Uno dei più influenti abati dell’Austria, Martin Felhofer dell’abbazia di Schlägl, ha detto nelle scorse ore che lo scisma “è vicino” e che per scongiurarlo Schönborn può fare ben poco a meno che vescovi, religiosi e preti del paese non si siedano attorno a un tavolo e trovino una soluzione. Per tutti il pericolo maggiore è uno: che i 329 arrivino alla rottura definitiva il prossimo 22 settembre, ovvero il giorno in cui Benedetto XVI atterrerà nella sua terra natale. I 329 hanno ricevuto recentemente una lettera dell’arcivescovo di Vienna che chiedeva loro di obbedire a Roma. La risposta altro non è stata che un rinnovato appello alla disobbedienza, con richiesta esplicita che di qui in avanti siano i laici a guidare le parrocchie. A loro dire altra soluzione non vi è per contrastare il disastro della carenza generalizzata di vocazioni sacerdotali. Secondo un sondaggio effettuato nei giorni scorsi in Austria circa il 76% degli interpellati, cittadini austriaci di diversa estrazione, vede con favore le rivendicazioni dei ribelli. Non così le gerarchie cattoliche. Queste vedono tutto il movimento di protesta con profonda apprensione tanto che il teologo Paul Zulehner, amico di Schönborn e insieme vicino al movimento Noi siamo Chiesa, ha chiesto di offrire risposte in tempo breve, per evitare lo scisma. Schönborn è stato pochi giorni fa a Castel Gandolfo per partecipare all’annuale appuntamento di studio che il Papa organizza con i suoi ex allievi e non ha mancato di riferire degli avvenimenti austriaci come inprecedenza aveva fatto in curia. Da Roma l’indicazione è di “resistere”, ma nello stesso tempo difare di tutto per evitare la rottura definitiva. Un’impresa che, visto come stanno andando le cose, sembra essere al limite del possibile. A guidare il dissenso in Austria è un ex collaboratore di Schönborn, ovvero Helmut Schüller, ex vicario generale di Vienna. La sua spinta riformatrice è una spina nel fianco della Chiesa austriaca e soprattutto di Schönborn. Recentemente era circolata la notizia di una marcia indietro dei riformatori: “Nemmeno per sogno”, ha subito fatto sapere ai media proprio Schüller.

Paolo Rodari, Il Foglio

Austria, il momento della verità

Ministro degli esteri irlandese: dal Vaticano risposta positiva, dialogo costruttivo e cooperazione sulla tutela dei minori e la lotta alla pedofilia

Il governo irlandese ha accolto per lo più in maniera positiva, anche se con cautela, la risposta del Vaticano alla relazione ufficiale sugli abusi compiuti su 40 minori da parte di 19 sacerdoti della diocesi di Cloyne. Nel suo primo commento ufficiale, il ministro degli Affari Esteri, Eamon Gilmore, ha detto di accogliere l'offerta del Vaticano di impegnarsi in un dialogo costruttivo e cooperare su temi quali la promozione del benessere dei minori e la lotta contro l'abominevole flagello degli abusi perpetrati da alcuni uomini di Chieda nella Repubblica irlandese. Si riferiva alle dichiarazioni contenute nella risposta del Vaticano, in cui la Santa Sede ha ribadito il proprio "impegno per il dialogo costruttivo e la cooperazione con il governo irlandese, naturalmente sulla base del rispetto reciproco, in modo che tutte le istituzioni, sia pubbliche che private, religiose o laiche, possano lavorare insieme per assicurare che la Chiesa e, anzi, la società tutta rimangano dei luoghi sicuri per i bambini e i giovani". In un'intervista alla RTE, nel programma "Six One News" della rete nazionale, alcune ore dopo la pubblicazione della risposta della Santa Sede, Gilmore ha osservato che il Vaticano aveva espresso il desiderio di impegnarsi in un dialogo costruttivo con il governo irlandese in materia di tutela e benessere dei bambini, e ha dichiarato: "Queste sono basi su cui possiamo costruire". "É qualcosa che certamente sono disposto ad abbracciare come ministro degli Affari Esteri, e possiamo impegnarci ufficialmente", ha dichiarato Gilmore. "Penso inoltre che si tratti di una discussione che deve avvenire in pubblico perché, com'è emerso, molte delle preoccupazioni dei cittadini riguardo alla necessità di proteggere i minori e al modo in cui i temi sono stati trattati, devono essere, io credo, discusse in pubblico ", ha aggiunto. Il ministro degli Esteri era in Polonia per un incontro dell'Unione Europea quando il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero, ha consegnato la risposta alla Incaricato per gli Affari Esteri dell'Ambasciata irlandese presso la Santa Sede, Helena Keleher, durante un incontro in Vaticano, la mattina di sabato 3 settembre. In una dichiarazione ufficiale rilasciata qualche ora più tardi, Gilmore ha detto che il Governo aveva chiesto una risposta e ora aveva in mano un rapporto "dettagliato" di 25 pagine, che avrebbe studiato attentamente. Parlando alle emittenti irlandesi, ha aggiunto che il Governo avrebbe "inoltrato una risposta dettagliata". Ha preso atto, con soddisfazione, che il Vaticano si è dichiarato "dispiaciuto e colmo di vergogna" per le terribili sofferenze delle vittime di abusi sui minori irlandesi e delle loro famiglie. Ha anche sottolineato "la serietà con cui la Santa Sede esamina le terribili prove degli abusi perpetrati nella diocesi di Cloyne e altrove". Ha inoltre dichiarato alle televisioni irlandesi che sperava che queste affermazioni "appagheranno in qualche modo il profondo sentimento di rabbia condiviso dai cittadini irlandesi e dal Governo". Il ministro degli Esteri, nella sua dichiarazione, ha osservato che "alcune delle argomentazioni avanzate dalla Santa Sede nella sua risposta sono molto tecniche e concentrate sulle tematiche giuridiche", mentre "la preoccupazione del governo non è mai stata rivolta allo status giuridico della documentazione, ma piuttosto al benessere dei bambini". Ha dichiarato che l'abuso sessuale sui minori "è un crimine odioso e riprovevole, e che non è possibile che le operazioni relative alla verifica dello status dei documenti impedisca, a chi riveste posizioni di responsabilità, di occuparsi tempestivamente di tali abusi e di segnalarli alle autorità competenti". Il ministro Gilmore ha aggiunto che "il senso di tradimento che è stato avvertito dal popolo irlandese su questo argomento, e che è stato chiaramente espresso dal Taoiseach, nasce non solo dalla natura stessa degli abusi sui minori, ma anche dalla particolare posizione di cui gode la Chiesa cattolica in questo paese, che si è manifestata in molteplici modi nel corso degli anni". Ha poi continuato a parlare dell'intervento del Vaticano sulle linee guida del documento quadro adottato dai vescovi irlandesi nel 1996 per affrontare i casi di abuso, che ha assunto caratteri molto controversi in Irlanda, ed è stato un elemento chiave nell'attacco da parte delle autorità irlandesi al Vaticano. La Congregazione per il Clero aveva espresso riserve sul documento quadro, e lo aveva fatto presente ai vescovi irlandesi in una lettera del Nunzio Apostolico, Monsignor Storero, del gennaio 1997. Il ministro degli Esteri ha accusato il Vaticano di avere in questo modo "fornito un pretesto ad alcune persone per evitare una piena cooperazione con le autorità civili irlandesi". Nella sua dichiarazione ufficiale, ha ribadito di essere ancora della stessa opinione. Più tardi sulle reti irlandesi, è entrato maggiormente in dettaglio, dichiarando: "Non ho alcun dubbio che la lettera pubblicata nel 1997 ha portato alcuni sacerdoti a non sentirsi obbligati a cooperare con le autorità civili come avrebbero dovuto. Io sono di questa opinione. Ma, ovviamente, leggerò la risposta dettagliata presentata dal Vaticano".

Gerard O'Connell, Vatican Insider

Messa di apertura del Congresso Eucaristico Nazionale. Il card. Re: nel Sacramento Cristo si fa compagno di viaggio nel cammino della nostra vita

Ad Ancona, la Messa solenne presieduta dal legato pontificio, il card. Giovanni Battista Re, ha dato inizio al XXV Congresso Eucaristico Nazionale italiano. A questo importante appuntamento, che ha come tema “Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”, ha rivolto il suo saluto e la sua benedizione dopo l’Angelus anche il Papa. "L’istituzione dell’Eucarestia si spiega solo perché Cristo ci ha amati”, ha detto il card. Re nella sua omelia, pronunciata durante la celebrazione nel porto di Ancona alla presenza di migliaia di fedeli. Il porporato si è poi soffermato sul significato centrale che il Sacramento eucaristico ha nella vita e nella missione della Chiesa. “Realtà certissima e dolcissima”, l’Eucaristia è “Dio con noi, Dio che si dona a noi”. La comunione con Lui è il dono più prezioso con cui la Chiesa è stata arricchita, e può rappresentare la risposta alle aspirazioni profonde che caratterizzano il cuore umano: "L’Eucaristia non è una cosa. E’ una persona viva: è Cristo stesso che si fa nostro nutrimento spirituale e che si fa compagno di viaggio nel cammino della nostra vita, indicandoci la strada e trasmettendoci luce, forza, energia e conforto".Il Congresso Eucaristico, ha proseguito il card. Re, è quindi un invito ad accettare il dono di Cristo, imparando da Lui cosa significa essere cristiani. Nell’auspicio del legato pontificio, la settimana di celebrazioni deve rappresentare anche l’occasione di trovare in Cristo la forza di cambiare la vita e la società. L’incontro con il Signore nell’Eucaristia, infatti, spinge da sempre l’uomo alla testimonianza e alla solidarietà: "Anche per la società di oggi, segnata da tanto egoismo, da speculazioni sfrenate, da tensioni e contrasti, da violenze, l’Eucaristia è richiamo all’apertura verso gli altri,al saper amare,al saper perdonare; è invito alla solidarietà e all’impegno per i poveri,per i sofferenti, per i piccoli, per gli emarginati. L’Eucaristia è luce per riconoscere il volto di Cristo nel volto dei fratelli".

Radio Vaticana

Omelia

E' morto il card. Andrzej Maria Deskur. Il Papa: adesione coerente e generosa alla propria vocazione, ha animato la Chiesa nel campo dei media

Una dei “figli più illustri” della comunità diocesana di Cracovia, ma soprattutto un uomo che ha servito la Chiesa dedicandosi in modo particolare “all’animazione cristiana nel campo dei mezzi della comunicazione sociale”. Con queste parole Benedetto XVI ricorda in un telegramma di cordoglio il card. Andrzej Maria Deskur (foto), presidente emerito del Pontificio consiglio delle Comunicazioni Sociali, spentosi ieri a Roma all’età di 87 anni. “Ricordo con animo grato la preziosa collaborazione da lui prestata per tanti decenni alla Santa Sede al servizio – scrive il Papa – di ben sei Pontefici”, a uno dei quali, il Beato Giovanni Paolo II, era “legato da vincoli di profonda amicizia”. Egli, conclude Benedetto XVI, “lascia il ricordo di una vita spesa nell’adesione coerente e generosa alla propria vocazione quale pio e zelante sacerdote che ha arricchito il suo ministero accettando l’infermità con evangelica rassegnazione”. Con la scomparsa del porporato, il Collegio Cardinalizio è ora formato da 193 membri, dei quali 114 elettori e 79 ultraottantenni, mentre i porporati polacchi sono ora 8, di cui 4 elettori e 4 non elettori.

Radio Vaticana

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL CARD. ANDRZEJ MARIA DESKUR

Benedetto XVI: domenica ad Ancona per il Congresso Eucaristico Nazionale. Cristo sorgente di vita e speranza per ogni uomo e per il mondo intero

''Oggi, ad Ancona, si apre il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, con la Santa Messa presieduta dal mio Legato il cardinale Giovanni Battista Re. Domenica prossima, a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi ad Ancora per la giornata culminante del Congresso. Fin da ora rivolgo il mio saluto cordiale e la mia benedizione a quanti parteciperanno a questo evento di grazia, che nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia adora e loda Cristo, sorgente di vita e di speranza per ogni uomo e per il mondo intero''. Così Benedetto XVI dopo la recita della preghera dell'Angelus dalla residenza di Castel Gandolfo.

Asca

Il Papa: ciascun cristiano, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con essa

A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI ha recitato l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. “La carità fraterna nella comunità dei credenti” ha “la sua sorgente nella comunione della Trinità. L’apostolo Paolo - ha affermato il Papa - afferma che tutta la Legge di Dio trova la sua pienezza nell’amore, così che, nei nostri rapporti con gli altri, i dieci comandamenti e ogni altro precetto si riassumono in questo: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’”. Il testo del Vangelo, tratto dal capitolo 18° di Matteo, dedicato alla vita della comunità cristiana, poi, “ci dice che l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono”. “Questo modo di agire – ha sottolineato il Pontefice - si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello”. Il Santo Padre ha ricordato un commento di Sant’Agostino a questo proposito: “Colui che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? Tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuto, non la ferita di un tuo fratello”. “E se il fratello non mi ascolta?”. A questa domanda Benedetto XVI ha risposto ricordando che “Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa”. Tutto questo “indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”. “Un altro frutto della carità nella comunità – ha proseguito il Papa - è la preghiera concorde. Dice Gesù: ‘Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro’”. “La preghiera personale – ha evidenziato il Pontefice - è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore”. Secondo Origene “dobbiamo esercitarci in questa sinfonia”, cioè, ha chiarito il Santo Padre, “in questa concordia all’interno della comunità cristiana”. Allora, “dobbiamo esercitarci sia nella correzione fraterna, che richiede molta umiltà e semplicità di cuore, sia nella preghiera, perché salga a Dio da una comunità veramente unita in Cristo”. “Domandiamo tutto questo – ha dichiarato - per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, e di San Gregorio Magno, Papa e dottore, che ieri abbiamo ricordato nella liturgia”.
Dopo la recita della preghiera mariana, salutando i pellegrini italiani, si è rivolto in particolare al folto gruppo delle Acli, al termine dell’Incontro di studio sul tema del lavoro, a 30 anni dall’Enciclica “Laborem exercens” del Beato Papa Giovanni Paolo II. “Ho apprezzato, cari amici – ha sostenuto -, la vostra attenzione a questo documento, che rimane come una delle pietre miliari della dottrina sociale della Chiesa”. In conclusione ha augurato a tutti “una buona domenica e una buona settimana”.


SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS