lunedì 22 novembre 2010

'Luce del mondo'. Nell'originale in tedesco 'prostituto' e non 'prostituta'. Nella seconda tiratura errori di traduzione corretti, prima già esaurita

Le differenze tra la versione italiana del libro-intervista di Benedetto XVI con Peter Seewald intitolato “Luce del mondo” (foto) e l'originale tedesco sono dovute a "sviste" nella traduzione. Chi ha potuto vedere in Vaticano il testo tedesco, l'unico approvato dal Pontefice, rileva che a questo è dovuta la discrepanza, nel passaggio sull'uso del condom, tra l'edizione italiana che parla del caso di "quando una prostituta utilizza un profilattico", mentre nell'originale tedesco Ratzinger fa riferimento al maschile "ein Prostituierter", cioè "un prostituto". Nessun "giallo", quindi, ma un'imprecisione nella versione italiana del libro, dovuta alla fretta nei lavori di traduzione, e rimasta anche, a differenza di altre che sono state corrette, nell'anticipazione pubblicata da L'Osservatore Romano. Tutti gli errori di traduzione, peraltro, saranno corretti nella seconda edizione del libro che, viste le numerosissime prenotazioni che esauriranno in breve le 50 mila copie della prima tiratura, uscirà non più tardi di una settimana dopo.

Gazzetta del Sud

Vian: come Maria e come il buon ladrone il Papa e i cardinali devono riconoscere la singolare regalità di Gesù crocifisso. Il primo servizio è la fede

“Il primo servizio del successore di Pietro è quello alla fede. Che però non è un sentimento vago o una fede qualsiasi: come Maria e come il buon ladrone, anche il Papa e i cardinali devono infatti riconoscere questa singolare regalità di Gesù crocifisso. E, come loro, stare accanto alla croce di colui che vi è salito per salvare il mondo”: lo scrive il direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, nell’editoriale dal titolo “L’anello dei cardinali” sul numero in edicola questa sera. "E' un ministero difficile quello del Papa e dei cardinali, 'perchè non si allinea al modo di pensare degli uomini' come ha sottolineato il vescovo di Roma, tornando a parlare per la seconda volta in ventiquattro ore della necessità di pensare e operare secondo la 'logica della Croce', che non è mai facile nè scontata e non deve guardare a ideologie o affannarsi dietro particolari accorgimenti". Il quotidiano vaticano riporta l'espressione di Benedetto XVI, "dobbiamo essere compatti, e lo siamo perchè non ci unisce un'idea, una strategia, ma ci uniscono l'amore di Cristo e il suo Santo Spirito", ricordando poi che "il primato di Pietro e dei suoi successori è totalmente al servizio di questo primato di Gesù Cristo", perchè "il suo amore venga e trasformi la Terra. E questo - sottolinea Vian - è lo scopo del libro con l'intervista al Pontefice, che senza ragione già si cerca di assimilare alla mentalità del mondo". Il direttore del giornale vaticano riprende infine le parole di Joseph Ratzinger: "Io penso che Dio, scegliendo come Papa un professore, abbia voluto mettere in risalto proprio questo elemento della riflessività e della lotta per l'unità tra fede e ragione". E ne sottolinea "una lucida avvertenza: l'uomo in ogni caso non è in grado di dominare la Storia a partire dalle proprie forze", concludendo che proprio per questo "abbiamo bisogno di Cristo che ci raccoglie in una comunità, che chiamiamo Chiesa la quale, sull'esempio del suo Signore, vuole essere amica dell'uomo".

SIR, Adnkronos

'Luce del mondo'. Il Papa: Maciel falso profeta, la sua una vita immorale e distorta. Difficile per le vittime credere in una Chiesa fonte di bene

Quando nel 2002 venne alla luce il gravissimo scandalo degli abusi sessuali che coinvolgeva la Chiesa degli Stati Uniti, il Vaticano, insieme all'episcopato americano, mise a punto delle norme severe per combattere il fenomeno, tuttavia da Roma non partì un'iniziativa rivolta a tutti gli episcopati del mondo per scoprire se altrove vi fosse la stessa situazione, invece ''avremmo dovuto farlo''. E' quanto spiega il Papa nel libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald ''Luce del mondo'', che sarà presentato al pubblico domani. Sullo scandalo abusi sessuali, il Pontefice rileva che si poteva fare di più e in particolare, in riferimento al 2002 e alla vicende americana, osserva: ''Sarebbe stato dovere di Roma, poi, dire espressamente a tutti i Paesi: scoprite se siete nella stessa situazione; forse avremmo dovuto fare questo''. Sempre in riferimento alla stessa questione, il Papa ha dichiarato di capire che quanti sono stati vittime di violenze di tipo sessuale da parte del clero, si allontanino dalla Chiesa: ''E' difficile per loro continuare a credere che la Chiesa sia una fonte di bene, che comunica la luce di Cristo, che la Chiesa aiuta le persone nella vita, questo lo posso capire''. Papa Ratzinger parla anche di Padre Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo, definito ''un falso profeta che ha condotto una vita immorale e contorta''. E ''purtroppo il suo caso è stato affrontato molto lentamente e in ritardo'', sottolinea il Pontefice, anche se alla fine le accuse contro di lui si sono dimostrate fondate e la congregazione, sotto il controllo del Vaticano, dovrà affrontare un periodo di cambiamento e riforma. Il Papa libro sottolinea come la figura del religioso di origini messicane sia ''misteriosa'', perché si tratta di una personalità che ha vissuto in modo immorale ma ha costruito il proprio movimento religioso con grande dinamismo. Ne è nato un ''effetto positivo'' pur trattandosi di ''un falso profeta''. Ma proprio per questo c'è bisogno ora di un forte rinnovamento che non distrugga però l'entusiasmo di tanti legionari non coinvolti con le attività del fondatore.

Adnkronos

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Il card. Varela: è venuto a parlarci di Dio. L'incontro tra fede e modernità per presente e futuro

“È stata una grande gioia avere di nuovo tra noi il Successore di Pietro”. Lo ha detto, stamattina a Madrid, il presidente dei vescovi spagnoli, card. Antonio María Rouco Varela, aprendo i lavori della XCVI Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale spagnola, con riferimento al recente viaggio di Benedetto XVI a Santiago di Compostela e a Barcellona. “Il Papa – ha osservato il cardinale – è venuto innanzitutto a parlarci di Dio. Non c’è dubbio che questo è il filo conduttore di tutti i suoi interventi a Santiago e a Barcellona. Da grande teologo qual è, Benedetto XVI sa bene che tutto nella Chiesa è al servizio dell’annuncio della grazie e della salvezza di Dio”. “Nulla distoglie il suo magistero dall’annuncio di Dio e della sua misericordia – ha aggiunto il porporato -: né la diversità degli impegni apostolici ai quali deve rispondere la propria Chiesa, né le incomprensioni o le manipolazioni che tante volte arrivano dal di fuori”. “Grazie a Dio – ha affermato il presidente della Conferenza Episcopale spagnola -, la fede è oggi molto viva in Spagna ed è capace di una partecipazione vivace e variegata alla vita sociale: dal dibattito aperto e sereno culturale all’aiuto tempestivo e generoso verso i bisognosi. Non dimenticheremo le parole che il Santo Padre ci ha ricordato in questi giorni”. Per il porporato, “non c’è dubbio che nella sua descrizione della situazione in Spagna in relazione alla Chiesa stessa e ai suoi rapporti con la società e lo Stato, il Papa ha voluto sottolineare innanzitutto gli aspetti positivi e le possibilità che , oggi come ieri, sono racchiusi nella forza della fede”. Tuttavia, è anche vero che “Benedetto XVI non ha trascurato di alludere, direttamente o indirettamente, ad alcuni dei nostri problemi di cui soffriamo e che la Chiesa ha notato e denunciato”, come “il laicismo forte e aggressivo” sorto in Spagna nel passato. A partire da queste constatazioni, il Papa “pone il suo sguardo su una proposta di presente e futuro: l'incontro tra fede e modernità”. Per il cardinale, “l'incontro evangelizzatore della fede con la modernità non avverrà senza una certa tensione”. “Le tensioni, che la Chiesa non cerca, ma sono storicamente presenti in Spagna e in Europa – ha chiarito il card. Rouco Varela -, hanno incoraggiato nel lavoro della nuova evangelizzazione, il cui obiettivo è l’incontro, mai lo scontro. Non può esserci un altro obiettivo che l'annuncio integro, in parole e opere, del Dio dell'amore”. “Accogliamo con immensa gratitudine – ha proseguito il porporato – gli insegnamenti di Benedetto XVI nella sua seconda visita in Spagna. Darà, senza dubbio, un grande stimolo alla nostra missione evangelizzatrice. Alla sua luce potremo riprendere con nuovo slancio i nostri lavori”. Il cardinale, durante la sua prolusione, ha aggiunto che nei prossimi giorni sarà presentata a Madrid “la traduzione spagnola della Bibbia, approvata a suo tempo da questa Assemblea plenaria”.

SIR

E' morto il card. Urbano Navarrete. Benedetto XVI: profonda stima per la testimonianza di vita cristiana e il servizio alla formazione dei sacerdoti

Benedetto XVI ha espresso in un telegramma il proprio cordoglio per la morte del card. spagnolo Urbano Navarrete (foto), Diacono di San Ponziano, avvenuta questa mattina. Nel testo, inviato al Preposito Generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás Pachón, il Pontefice esprime “sentimenti di profondo cordoglio” a lui, “all'intera Compagnia di Gesù e ai familiari del caro porporato”, che aveva 90 anni. Confessa poi di aver “sempre nutrito profonda stima” per il card. Navarrete, “sia per la sua testimonianza personale di vita cristiana e consacrata sia per il suo esemplare servizio alla formazione delle nuove generazioni, specialmente dei sacerdoti”. Ricordando infine “il lungo e competente servizio prestato dall'insigne giurista alla Pontificia Università Gregoriana come pure alla Santa Sede”, innalza “fervide preghiere di suffragio affinché il Signore accolga la sua anima eletta nel Regno eterno della luce e della pace”. I funerali solenni saranno celebrati mercoledì, alle 11.30, nella Basilica Vaticana, presieduti dal card. Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della celebrazione, il Papa rivolgerà la Sua parola ai presenti e presiederà il rito dell'Ultima Commendatio e della Valedictio. Il card. Navarrete era nato a Camarena de la Sierra il 25 maggio 1920, ed era stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1952. Era stato creato cardinale da Benedetto XVI il 24 novembre 2007. Con la sua morte, il Collegio cardinalizio ha 202 membri, 121 dei quali elettori.

Il Papa: Newman scoprì la verità oggettiva di un Dio personale e vivente che parla alla coscienza e rivela all'uomo la sua condizione di creatura

“È ancora viva la gioia per aver potuto proclamare Beato il Cardinale John Henry Newman, durante il mio recente viaggio nel Regno Unito”. Lo ha scritto Benedetto XVI in un messaggio a padre Hermann Geissler, direttore dell’International Centre of Newman Friends, in occasione del simposio organizzato a Roma, da oggi, dal Centro internazionale Amici di Newman sul tema “Il primato di Dio nella vita e negli scritti del beato John Henry Newman”. Con esso questo tema, ha osservato il Papa, “viene posto in giusta evidenza il teocentrismo come prospettiva fondamentale che ha caratterizzato la personalità e l’opera del grande teologo inglese. È ben noto che il giovane Newman, nonostante avesse potuto conoscere, grazie alla madre, la ‘religione della Bibbia’, attraversò un periodo di difficoltà e di dubbi. Α quattordici anni subì, infatti, l’influsso di filosofi come Hume e Voltaire e, riconoscendosi nelle loro obiezioni contro la religione, si indirizzò, secondo la moda umanista e liberale del tempo, verso una specie di deismo”. L’anno successivo, tuttavia, “Newman ricevette la grazia della conversione, trovando riposo ‘nel pensiero di due soli esseri assoluti e luminosamente evidenti in se stessi, me stesso e il mio Creatore’”. Il card. Newman, ha ricordato Benedetto XVI, “scoprì quindi la verità oggettiva di un Dio personale e vivente, che parla alla coscienza e rivela all’uomo la sua condizione di creatura. Comprese la propria dipendenza nell’essere da Colui che è il principio di tutte le cose, trovando così in Lui l’origine e il senso dell’identità e singolarità personale. È questa particolare esperienza che costituisce la base per il primato di Dio nella vita di Newman”. Dopo la conversione, egli si lasciò guidare da “due criteri fondamentali” che manifestano appieno “il primato di Dio nella sua vita”. Il primo “la santità piuttosto che la pace” documenta “la sua ferma volontà di aderire al Maestro interiore con la propria coscienza, di abbandonarsi fiduciosamente al Padre e di vivere nella fedeltà alla verità riconosciuta. Questi ideali avrebbero in seguito comportato ‘un grande prezzo da pagare’. Newman infatti, sia come anglicano che come cattolico, dovette subire tante prove, delusioni e incomprensioni”. Tuttavia, “egli rimase sempre onesto nella ricerca della verità, fedele ai richiami della propria coscienza e proteso verso l’ideale della santità”. Il secondo motto scelto da Newman, “la crescita è la sola espressione di vita”, esprime compiutamente “la sua disposizione ad una continua conversione, trasformazione e crescita interiore, sempre fiduciosamente appoggiato a Dio”. Scoprì così, ha proseguito il Pontefice, “la sua vocazione al servizio della Parola di Dio e, rivolgendosi ai Padri della Chiesa per trovare maggiore luce, propose una vera riforma dell’anglicanesimo, aderendo infine alla Chiesa cattolica”. L’orizzonte del primato di Dio, ha sottolineato il Papa, “segna in profondità anche le numerose pubblicazioni di Newman”. Il primato di Dio si traduce, per Newman, “nel primato della verità, una verità che va cercata anzitutto disponendo la propria interiorità all’accoglienza, in un confronto aperto e sincero con tutti, e che trova il suo culmine nell’incontro con Cristo, ‘via, verità e vita’. Newman rese perciò testimonianza alla Verità anche con la sua ricchissima produzione letteraria spaziando dalla teologia alla poesia, dalla filosofia alla pedagogia, dall’esegesi alla storia del cristianesimo, dai romanzi alle meditazioni e alle preghiere”. “Presentando e difendendo la Verità – ha continuato Benedetto XVI -, Newman fu sempre attento anche a trovare il linguaggio appropriato, la forma giusta ed i1 tono adeguato. Cercò di non offendere mai e di rendere testimonianza alla gentile luce interiore (‘kindly light’), sforzandosi di convincere con l’umiltà, l’allegria e la pazienza”. Il beato John Henry Newman, ha concluso, è stato “maestro nell’insegnarci che il primato di Dio è il primato della verità e dell’amore”.

SIR

Il Papa: confido nel vostro sostegno per servire la Chiesa. Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, attingendo da Lui ogni grazia e spirituale conforto

Il Papa e i cardinali sono chiamati a lavorare in comunione per l’unità e la santità del Popolo di Dio: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza di questa mattina ai 24 nuovi porporati, ricevuti in Aula Paolo VI, con i familiari e i fedeli. “Siate testimoni del Vangelo per donare al mondo la speranza di cui ha bisogno e per contribuire” a promuovere la pace e la fraternità, è stata l’esortazione di Benedetto XVI ai nuovi cardinali, in un discorso pronunciato in diverse lingue, secondo la nazionalità dei nuovi porporati. Il Papa non ha poi mancato di riferirsi ai sentimenti e alle emozioni vissute in occasione della creazione dei 24 nuovi cardinali. Celebrazioni che “invitano a rivolgere lo sguardo alle dimensioni della Chiesa universale”: “Sono stati momenti di fervida preghiera e di profonda comunione, che oggi desideriamo prolungare con l'animo colmo di gratitudine verso il Signore, il quale ci ha dato la gioia di vivere una nuova pagina della storia della Chiesa”. Il Papa, parlando ai nuovi cardinali italiani, ha osservato che la Chiesa che è in Italia “viene ad arricchire il Collegio cardinalizio di ulteriore saggezza pastorale ed entusiasmo apostolico”. Parlando in francese, il Papa ha invitato i fedeli a pregare per i nuovi cardinali “affinché in comunione con il Successore di Pietro, lavorino efficacemente all’unità e alla santità del Popolo di Dio tutto intero”. Il Papa ha affermato di confidare nella preghiera e nel prezioso aiuto dei nuovi porporati chiamati “ad una stretta comunione” con il Papa e a servire la Chiesa con fedeltà. Anche nei saluti in inglese, il Pontefice ha ribadito che, sia in Curia che nelle diocesi, i nuovi cardinali sono chiamati a condividere in modo speciale “la sollecitudine per la Chiesa universale”. Il “colore vivo” porpora dei loro abiti è “segno” dell’impegno preso a “difendere il popolo di Cristo fino allo spargimento del loro sangue”. “Il vostro ministero – ha detto – si arricchisce di un ulteriore impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa”. “Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, attingendo da Lui ogni grazia e spirituale conforto, sull'esempio luminoso dei Santi cardinali, intrepidi servitori della Chiesa che nel corso dei secoli hanno reso gloria a Dio con esercizio eroico delle virtù e tenace fedeltà al Vangelo”. Ha infine invocato sui porporati “la materna protezione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, e della martire Santa Cecilia, di cui oggi celebriamo la memoria”: “La patrona della musica e del bel canto accompagni e sostenga il vostro impegno di essere nella Chiesa attenti ascoltatori delle varie voci, per rendere più profonda l’unità dei cuori”.

Radio Vaticana, SIR

'Luce del mondo'. Il Papa: ci si può dimettere in un momento di pace o quando non si può più andare avanti ma non si deve scappare dai pericoli

Come Paolo VI e Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha considerato la possibilità delle dimissioni se una malattia non gli permettesse più di guidare la Chiesa. Il riferimento alle dimissioni rievoca Celestino V e Pio XII e, soprattutto, le lettere di Montini e Wojtyla. Se un Papa si rende conto che non è più in grado "fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi". Benedetto XVI parla con chiarezza dell'ipotesi-dimissioni, nel caso di sopravvenuta inabilità fisica o psichica, nel libro-intervista "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi" del giornalista tedesco Peter Seewald, in libreria da martedì ma di cui ieri l'agenza Reuters ha pubblicato nuove anticipazioni. "Quando il pericolo è grande non si deve scappare via", dice ancora il Papa. "Per questa ragione - prosegue -, ora certamente non è il tempo di dimettersi. Proprio in un tempo come questo si deve tenere duro e sopportare la difficile situazione. Questa è la mia visione". "Ci si può dimettere in un momento di pace o quando semplicemente non si può più andare avanti - osserva -. Ma non si deve scappare dai pericoli e neanche dire che qualcun altro dovrebbe farlo". Non manca, nel libro, un accenno alle polemiche sul caso Williamson, su cui il Papa dice che il Vaticano "non sapeva nel gennaio del 2009 quando fu tolta la scomunica" ai quattro vescovi lefebvriani ultranazionalisti, che uno di loro era negazionista della Shoah, "altrimenti - spiega - non avrei revocato la scomunica". In sostanza il Pontefice ammette che vi furono errori di comunicazione e che c'è stato un cortocircuito totale nel caso, un problema che poteva essere evitato se attraverso Internet si fosse si fosse compreso con "che tipo di persona avevamo a che fare".

La Stampa, Agi

Mons. Fellay: Williamson non si faccia difendere dall'avvocato nazista e strumentalizzare da tesi politiche estranee alla sua missione o sarà escluso

Una dura presa di posizione del Superiore Generale dei lefebvriani contro mons. Richard Williamson è stata diffusa dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X. Mons. Bernard Fellay (foto) ha intimato a Williamson di non farsi difendere dall'avvocato neonazista Wolfram Nahrath nel processo che lo vede imputato in Germania per le sue affermazioni negazioniste relative alle camere a gas. Williamson fa parte del gruppo dei quattro vescovi lefebvriani, insieme allo stesso mons. Fellay, cui il Papa ha revocato tempo fa la scomunica, al centro delle trattative fra la Fraternità di San Pio X e la Santa Sede per stabilire modi e temi del rientro definitivo dei lefebvriani all'interno della Chiesa Cattolica. La vicenda Williamson creò seri problemi al Vaticano in quanto il vescovo di origine inglese diffuse teorie negazioniste a ridosso del provvedimento di riconciliazione promosso dal Papa. Nel comunicato diffuso dalla Fraternità di San Pio X si legge: ''Il Superiore generale, mons. Bernard Fellay, ha appreso dalla stampa la decisione di mons. Richard Williamson di revocare, dieci giorni prima del suo processo, l'avvocato incaricato dei suoi interessi per farsi difendere da un avvocato apertamente legato al movimento detto neo-nazista in Germania e ad alcuni dei suoi gruppi''. ''Mons. Fellay - prosegue il testo - ha intimato l'ordine formale a mons. Williamson di ritornare su questa decisione e di non lasciarsi strumentalizzare da tesi politiche totalmente estranee alla sua missione di vescovo cattolico al servizio della Fraternità S. Pio X''. Quindi la conclusione: ''La disobbedienza a quest'ordine farebbe incorrere mons. Williamson nell'esclusione dalla Fraternità S. Pio X''. L'avvocato, Wolfram Nahrath, membro della formazione di estrema destra Npd, acronimo di Nationaldemokratische Partei Deutschlands, è stato un leader di Gioventù Vichinga, un'organizzazione neo-nazista ispirata alla Gioventù hitleriana, che fu messa al bando in Germania nel 1994 e ha difeso gruppi nazisti colpevoli di gravi reati razziali.