lunedì 22 novembre 2010

'Luce del mondo'. Il Papa: ci si può dimettere in un momento di pace o quando non si può più andare avanti ma non si deve scappare dai pericoli

Come Paolo VI e Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha considerato la possibilità delle dimissioni se una malattia non gli permettesse più di guidare la Chiesa. Il riferimento alle dimissioni rievoca Celestino V e Pio XII e, soprattutto, le lettere di Montini e Wojtyla. Se un Papa si rende conto che non è più in grado "fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi". Benedetto XVI parla con chiarezza dell'ipotesi-dimissioni, nel caso di sopravvenuta inabilità fisica o psichica, nel libro-intervista "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi" del giornalista tedesco Peter Seewald, in libreria da martedì ma di cui ieri l'agenza Reuters ha pubblicato nuove anticipazioni. "Quando il pericolo è grande non si deve scappare via", dice ancora il Papa. "Per questa ragione - prosegue -, ora certamente non è il tempo di dimettersi. Proprio in un tempo come questo si deve tenere duro e sopportare la difficile situazione. Questa è la mia visione". "Ci si può dimettere in un momento di pace o quando semplicemente non si può più andare avanti - osserva -. Ma non si deve scappare dai pericoli e neanche dire che qualcun altro dovrebbe farlo". Non manca, nel libro, un accenno alle polemiche sul caso Williamson, su cui il Papa dice che il Vaticano "non sapeva nel gennaio del 2009 quando fu tolta la scomunica" ai quattro vescovi lefebvriani ultranazionalisti, che uno di loro era negazionista della Shoah, "altrimenti - spiega - non avrei revocato la scomunica". In sostanza il Pontefice ammette che vi furono errori di comunicazione e che c'è stato un cortocircuito totale nel caso, un problema che poteva essere evitato se attraverso Internet si fosse si fosse compreso con "che tipo di persona avevamo a che fare".

La Stampa, Agi