lunedì 20 giugno 2011

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. A Venezia l'adorazione eucaristica con la rilettura delle parole della visita del Papa

60 ore di adorazione per il 60° anniversario di Ordinazione sacerdotale del Papa: è l’iniziativa di preghiera accolta a Venezia, nella Cattedrale di San Marco, per accompagnare l’anniversario di Benedetto XVI che cadrà esattamente il prossimo 29 giugno. A partire da oggi e fino a venerdì 1° luglio, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, ci si potrà unire all'adorazione eucaristica quotidiana in programma nella cappella di Sant'Isidoro della Basilica con questi orari: dopo la Messa delle 10.00 e fino alle 12.30; dalle 15.00 fino alle 18.30 (e non più solo fino alle 16.30). In particolare, dalle 17.00 alle 18.00, la preghiera sarà animata e accompagnata dalla rilettura dei discorsi che il Papa ha tenuto durante la Messa nel parco di San Giuliano a Mestre e poi durante l’Assemblea ecclesiale nella stessa Basilica di San Marco, l'8 maggio scorso. Alle 18 di ogni giorno l’adorazione eucaristica si concluderà poi con la preghiera del Vespro, sempre scandita da questa speciale intenzione.

SIR

Il Papa a San Marino e Pennabilli. Le testimonianze dei fedeli, Benedetto XVI tra la folla del Titano, la sicurezza e il menù pontificio

Tutti in ginocchio da Benedetto

Sul Titano in mezzo alla folla senza protezione

Sicurezza, un trionfo

Lasagne e passatelli nel menù pontificio

Il Papa a San Marino e Pennabilli. Di Cicco: amore e libertà parole chiave, sempre associate all'invito a una vita coerente con quanto si crede

di Carlo Di Cicco
L'Osservatore Romano

Nel nostro tempo di eccessi quasi quotidiani alla ricerca di facili consensi mediatici, la visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro è parsa una felice rarità. Egli ha detto cose grandi e straordinarie quasi colloquiando con i suoi ascoltatori. Un senso di garbo e misura ha, del resto, caratterizzato l'ospitalità a lui riservata dalla diocesi più singolare d'Italia e dalla Repubblica più antica del mondo.Una sola volta la voce del Papa, da calda e suadente, si è fatta d'improvviso vibrante: quando nello stadio di Serravalle, momento più affollato dell'intero percorso, al testo scritto dell'omelia per spiegare il vangelo della domenica della Trinità, ha aggiunto: "Festa di Dio". Forse non a caso. Pare, infatti, questo il punto focale, molto ratzingeriano, per meglio leggere l'intera visita a San Marino e l'incontro finale davanti la cattedrale di Pennabilli riservato ai giovani. Dio non è un argomento occasionale tra i tanti, ma la questione centrale della proposta teologica di Benedetto XVI da cui discende ogni azione pastorale capace di toccare il cuore dell'uomo. Il Papa sa parlare di Dio come "primo e supremo mistero della nostra fede", ma specialmente come amore, punto di partenza per riuscire a guardare con occhi nuovi la grande storia dei popoli e la cronaca quotidiana delle persone. Amore e libertà, parole più facilmente sciupate e tradite, che trovano consistenza nella fede cristiana, sono parole chiave in questa visita pastorale. Ricorrenti in contesti diversi, ma sempre associate all'invito a una vita coerente con quanto si crede. Con la fede nel Dio rivelatosi in Gesù Cristo, ha ricordato il Pontefice, si determinano una cultura e una civiltà "incentrate sulla persona umana, immagine di Dio e perciò portatore di diritti precedenti ogni legislazione umana". La ricchezza distintiva della Repubblica di San Marino è stata la fede cristiana che sul piccolo territorio ha creato "una civiltà veramente unica", ancorata a una "convivenza pacifica secondo criteri di democrazia e di solidarietà". Grazie ad essa, ha aggiunto il Papa parlando ai capitani reggenti nella sala del Consiglio Grande e Generale del Palazzo Pubblico, "si può costruire una società attenta al bene della persona, alla sua dignità e libertà, capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo e vivere nella pace". Sono capisaldi della laicità all'interno della quale le istituzioni civili devono impegnarsi a difesa del bene comune e la Chiesa collaborare al servizio dell'uomo "nella difesa dei suoi diritti fondamentali, di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura". I santi sono coloro che meglio parlano di Dio e testimoniano il suo amore dando vita a esperienze durature come è accaduto nella storia di San Marino e San Leo. Furono due scalpellini cristiani dei primi secoli, soltanto in seguito divenuti uno diacono e l'altro sacerdote. Essi restano all'origine della comunità cristiana della diocesi di San Marino-Montefeltro. Alle parole, i Santi uniscono l'esempio che le rende convincenti; e perciò fu possibile a San Marino lasciare nel testamento alla sua comunità la raccomandazione a restare liberi da ogni potere. Quasi a ricordo della sua visita, Benedetto XVI ha affidato a tutti i fedeli l'esortazione a "essere come fermento nel mondo" mostrandosi "cristiani presenti, intraprendenti e coerenti". Con uno stile di incoraggiamento piuttosto che di giudizio e sensibili, sull'esempio dell'amore di Dio, alle situazioni di particolari bisogni. Per il nostro tempo di crisi economica e prevalenza di modelli consumistici il Papa ha messo in primo piano l'attenzione alla famiglia; la tutela della vita; il sostegno al lavoro dei giovani colpiti come mai dalla precarietà; l'accoglienza ai rifugiati. Così operando si aprono orizzonti di speranza non vana in un mondo nuovo dove il prototipo di cittadino è colui che segue le orme di Cristo.

Il Papa a San Marino e Pennabilli. Vitali: ha pronunciato parole forti e indicato una precisa direzione di marcia, nessuna scorciatoia contro la crisi

“Credo sia molto di più che un dovere il ringraziare tutte le persone che, a vario titolo, hanno contributo alla concretizzazione della storica visita del Santo Padre nella terra di San Marino e Rimini”. Stefano Vitali, presidente della provincia di Rimini, commenta la visita di Papa Ratzinger tra il titano e il riminese iniziando col dire grazie alle “migliaia di donne e uomini delle forze dell’ordine, del volontariato, dell’associazionismo, delle istituzioni, singoli cittadini, giovani e anziani che con il loro lavoro hanno permesso la riuscita della giornata di ieri, unica e indimenticabile per il messaggio che ci lascia”. Secondo Vitali, “Benedetto XVI ha pronunciato parole forti e indicato una precisa direzione di marcia, anche come società locale”. Ovvero, “respingere le tentazioni e le scorciatoie dell’arricchimento materiale e ripartire dai valori e dalla speranza per ricostruire dalla crisi economica, che sta toccando drammaticamente San Marino; affrontare il problema del lavoro per i giovani specie nell’entroterra come priorità indiscutibile in ogni agenda politica, soprattutto perchè - ragiona il presidente della Provincia in una nota - esso si riverbera sulla capacità del territorio di non disperdere in giro per il mondo il suo patrimonio di idee, capacità, relazioni”. Vitali ricorda anche che “ieri Marco, tra i tanti, è stato portavoce dei giovani presso il Papa: Benedetto XVI lo ha accolto con parole di fede, forza, coraggio, da adesso in poi vedranno lo stesso Marco e le migliaia di ragazzi ieri a San Marino e Pennabilli come testimoni di una responsabilità nuova, nella vita e nella professione". Dunque, conclude il presidente della Provincia di Rimini, "non c'è tempo più adatto di questo per rimarcare la necessità della responsabilità, dell'andare oltre alle convenienze e al fatalismo. Necessità che non può essere delegata ma assunta in proprio. Il Santo Padre lo ha fatto. E di questo lo dobbiamo ringraziare".

Il Resto del Carlino

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Gli allievi dell'Istituto alberghiero 'Luigi Enaudi' prepareranno il pranzo per Benedetto XVI

“Rendere i giovani protagonisti e partecipi in prima linea nella Visita pastorale del Vicario di Cristo nella nostra terra”. Così mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, spiega come a preparare il pranzo a Benedetto XVI, in visita nella città calabrese il prossimo 9 ottobre, saranno gli allievi dell’Istituto professionale alberghiero “Luigi Einaudi” di Lamezia Terme. Il vescovo si dice certo che “i ragazzi saranno all’altezza di questa importante collaborazione che ricorderanno per sempre e che segnerà in maniera indelebile la loro esperienza di vita umana e professionale”. L’idea di far partecipare attivamente gli allievi dell’Istituto alberghiero vuol essere anche una dimostrazione di fiducia e di grandi aspettative nei confronti della gioventù, precisa la responsabile della comunicazione Maria Scaramuzzino: “Senza dimenticare che questa storica occasione, ovvero la preparazione di un pranzo degno delle grandi occasioni, costituirà un biglietto da visita del tutto unico, per i giovani aspiranti chef della scuola. Gli studenti dell’alberghiero ‘L. Einaudi’ si stanno preparando da mesi”. Per il preside, i docenti e gli allievi dell’Istituto il commento è unanime: “Cucinare per Benedetto XVI sarà un onore. Un’emozione incredibile che stiamo già vivendo da mesi e che ci sprona a dare il meglio di noi stessi”.

SIR

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. La veglia del Movimento dell'amore familiare: era lui a pregare per noi e con noi

Una veglia di preghiera a pochi giorni dal 60° dell’Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI si è svolta venerdì sera in Piazza San Pietro, organizzata dal Movimento dell’amore familiare. Alcune migliaia di persone si sono riunite in questo luogo suggestivo per pregare per il Santo Padre, anche se, come ha detto il card. Angelo Comastri all'agenzia Zenit, “il Papa prega per noi, è lo scopo della sua vita”. Ad ogni modo, “bisogna sostenerci a vicenda nella Chiesa, perché siamo in comunione; si cammina l'uno aggrappato all’altro”. Infatti, ci sono sempre le preghiere del Papa per i fedeli, anche se durante la veglia a Piazza San Pietro le finestre dello studio papale erano aperte e le luci accese, mentre quelle della sua stanza erano spente e le persiane chiuse, facendo pensare, al di là di qualche notizia ufficiosa, che il Pontefice abbia seguito la veglia. “Questa iniziativa è nata sette anni fa – ha spiegato il presidente del Movimento dell’amore familiare, Tommaso Benincasa - per seguire quello che ci ha chiesto il Papa. Già Giovanni Paolo II chiedeva delle preghiere per sostenerlo nel suo pontificato. Allora l’idea è nata tra i dirigenti, ci siamo organizzati per pregare per lui. Dove? Qui in Piazza San Pietro. Prima eravamo pochi, poi l'iniziativa ha cominciato a crescere”. Il presidente del Movimento dell’amore familiare ha ricordato anche che “a metà giugno tutti gli anni ci troviamo qui e il card. Comastri apre la veglia. Speriamo che tutti capiscano - come ha detto Sua Eminenza nell'omelia - che pregando per il Santo Padre preghiamo per la Chiesa intera”. “Noi – ha proseguito Benincasa -, come movimento integrato da famiglie con bambini, vediamo che oggi la famiglia in alcuni casi è anche maltrattata e non manca chi desidera abbatterla. Quindi chiediamo l’aiuto al Santo Padre, lui prega per noi, e noi preghiamo per lui perché ci sostenga”. Ha quindi concluso ricordando che “l’altra veglia importante che facciamo è quella della notte di Capodanno, sempre qui, per la pace soprattutto nelle famiglie, ma anche per il mondo intero. E poi abbiamo un’altra veglia in cui le famiglie pregano per i sacerdoti, al di là dei nostri incontri vari, come quelli di preparazione al matrimonio”. Nella sua omelia Comastri, ricordando un discorso di Papa Paolo VI sul privilegio di essere parte della Chiesa di Cristo, ha precisato: “Gesù ha voluto che la sua Chiesa avesse un centro di unità, ed è qui, che avesse un perno attorno al quale si costruisse la comunione, ed è qui. Che avesse una roccia che garantisse la solidità della fede di tutti e la fede all’insegnamento di Gesù, e questa pietra è Pietro, e dopo di lui lo è il Vescovo di Roma e successore di Pietro, che oggi è Benedetto XVI”. Degli atti degli apostoli, “che sono il racconto dei primi passi della Chiesa, quella Chiesa che oggi siamo noi”, il cardinale ha voluto ricordare che dopo l’ascensione di Gesù al cielo Pietro prende la decisione di far occupare il posto lasciato da Giuda da un altro discepolo, e “questo atto di Pietro rivela la sua consapevolezza di aver ricevuto da Gesù la guida del collegio apostolico, e gli apostoli senza esitazione riconoscono questo ruolo affidato da Gesù a Pietro”. C'è però anche altro, ha proseguito. “Pietro il giorno di Pentecoste fuori dal cenacolo assieme agli altri - racconta Luca - gridò 'Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito come Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso'”. “Queste parole di Pietro sono il primo grido missionario della Chiesa, che continua con la parola di Benedetto XVI, che ci stimola ad essere missionari oggi, in questo mondo difficile sì, ma non impossibile, perché il mondo ha sempre bisogno del Vangelo”. E ancora all’apparire della prima persecuzione, quando Pietro disse davanti al Sinedrio: “Questo Gesù è la pietra che è stata scartata da voi costruttori e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”. E oggi, ha voluto ricordare il porporato, “la Chiesa ripete lo stesso insegnamento, lo stesso messaggio”. “In una pagina molto bella degli atti – ha proseguito - è ancora Pietro che, illuminato da una visione quando entra nella casa di un pagano, di Cornelio, prende la decisione di battezzare il primo non appartenente al popolo ebraico. Era un passo avanti, un passo missionario, e Pietro disse 'In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia a qualsiasi popolo appartenga'. E lui accettò”. “Quanto è bello per noi - ha commentato con emozione - in questo momento poter concludere e dire che la Chiesa cattolica di oggi è in perfetta continuità con la Chiesa apostolica”. Il Cardinale ha ricordato la conversione in Inghilterra del beato Henry Newman, che era anglicano, capendo la necessità della continuità apostolica della Chiesa di Cristo. “Quanto è bello per noi sapere ed esclamare e dire in questo momento 'Noi siamo la Chiesa delle origini, noi siamo la Chiesa apostolica che ha attraversato i secoli, e questa garanzia ci viene dal fatto che noi siamo con Pietro, con colui che Gesù ha voluto come perno, centro e roccia dell’unità della Chiesa'. Io sono già nell’unità voluta da Cristo, sono già nel suo ovile perché sono cattolico, perché sono con Pietro, e oggi possiamo dire perché sono con Benedetto XVI”. “Per questo siamo qui questa sera – ha concluso –, per pregare per il Papa, per circondarlo di affetto, per dirgli 'Noi ti accompagniamo con la nostra preghiera, tu continui ad essere la roccia sulla quale Gesù costruisce anche oggi, anche in questo momento, la Sua Chiesa'”.

Zenit

Dopo il viaggio di Benedetto XVI del novembre 2010 la Basilica della Sagrada Familia di Barcellona sfiora il record di visitatori

Il simbolo per eccellenza di Barcellona, ​​la sua icona più universale, la Basilica della Sagrada Familia (foto), beneficia di un ottimo 2011 per quanto riguarda le visite. Dopo un periodo di calo, dovuto anche ai continui lavori e alla crisi economica, i numeri dei pellegrini hanno intrapreso un percorso di recupero, aumentando oltre il 20% rispetto al 2010. Sicuramente è dovuto anche al crescente turismo della città, ma in particolare, osserva Oscar Munoz sul quotidiano spagnolo Lavanguardia, il motivo è da vedersi nella tappa del secondo viaggio di Benedetto XVI in Spagna, domenica 7 novembre. L’evento è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. Ha segnato, qui, un prima e dopo. Oggi si sfiora infatti il record di visitatori, con una previsione di 2.839.030 persone alla fine dell’anno. L’opinionista informa che "non importa che sia lunedì, giovedi o sabato, che sia mezzogiorno o le quattro del pomeriggio. Le code per entrare sono perennemente lunghe. Sicuramente anche le entrate economiche ne stanno traendo vantaggio".

UCCR