venerdì 1 ottobre 2010

Il Papa: l’opera d’arte più bella, il capolavoro dell’essere umano è ogni suo atto di amore autentico, dal più piccolo fino all’estremo sacrificio

La musica sinfonica di Haydn, l’inno al martirio di Santa Cecilia di Arvo Part e la fantasia corale di Beethoven protagoniste questa sera del concerto che l’Orchestra il e Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, hanno eseguito nell'Aula Paolo VI, alla presenza del Papa. All’evento,offerto dall’ENI in occasione dei restauri della Basilica di san Pietro, ha assistito anche un gruppo di poveri, ospiti della Caritas diocesana. “Qui la vita stessa si fa canto: un anticipo di quella sinfonia che canteremo insieme in Paradiso”: con queste parole Benedetto XVI si è rivolto all’Accademia nazionale di Santa Cecilia. L’appuntamento musicale si è tenuto in concomitanza con i lavori di restauro dei prospetti laterali della Basilica di San Pietro: “Dopo aver realizzato la memorabile pulitura della facciata, ammirata da milioni di pellegrini durante il Giubileo del 2000 – ha ricordato il Santo Padre –, questa ulteriore, grande opera è in pieno svolgimento: entrando in Vaticano dall’Arco delle Campane o dal Petriano, si rimane colpiti – guardando la parte già ultimata – dall’aspetto del travertino, che appare come mai l’abbiamo veduto, quasi morbido e vellutato”. Un grande lavoro “di orchestra”, ha osservato il Pontefice, il cui merito è di “tutti coloro che lo dirigono e quanti lo eseguono, con maestria e con fatica”. Il Pontefice ha anche scherzato sulla circostanza di un concerto che accompagna un così impegnativo restauro: "L'Eni - sono state le sue parole - ha pensato ad un concerto forse per compensare i rumori che inevitabilmente questi lavori producono". "Per questo - ha aggiunto Papa Ratzinger - sono stati chiamati l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, vale a dire due istituzioni che, per la loro storia, la qualità della loro arte e il suono tipicamente 'italiano', rappresentano Roma e l'Italia nel panorama musicale mondiale". Dopo i ringraziamenti agli orchestranti, il Papa ha rivolto “un saluto speciale anche al gruppo di poveri, assistiti dalla Caritas diocesana, che ho voluto invitare per vivere con noi questo momento di gioia”. Il Santo Padre si è quindi soffermato sulla musica ascoltata, evidenziando come attraverso di essa “il genio umano gareggia in creatività con la natura, dà vita ad armonie varie e multiformi, dove anche la voce umana partecipa di questo linguaggio, che è come un riflesso della grande sinfonia cosmica”. Nel citare il testo del martirio di Santa Cecilia “patrona della musica e del bel canto”, il Papa ha spiegato che “in mezzo alle forze vitali della natura, che sono intorno all’uomo e anche dentro di lui, la fede è una forza diversa”. La “parola della fede” necessita infatti di “un grande silenzio interiore, per ascoltare e obbedire ad una voce che è oltre il visibile e il tangibile”; una voce che “parla anche attraverso i fenomeni della natura, perché è la potenza che ha creato e governa l’universo” ma “per riconoscerla ci vuole un cuore umile e obbediente” come insegna Santa Teresa di Gesù Bambino. Per Benedetto XVI, “la fede segue questa voce profonda là dove l’arte stessa da sola non può arrivare: la segue nella via della testimonianza, dell’offerta di se stessi per amore, come ha fatto Cecilia”. In tal senso, ha concluso il Papa, “l’opera d’arte più bella, il capolavoro dell’essere umano è ogni suo atto di amore autentico, dal più piccolo – nel martirio quotidiano – fino all’estremo sacrificio”.

Radio Vaticana, SIR, Agi


Il Papa ai vescovi europei: impegno per la libertà dei fedeli dall'intolleranza e la discriminazione, e per la promozione della famiglia e della vita

''Suscitare nelle comunità ecclesiali il necessario impegno per la libertà dei fedeli dall'intolleranza e la discriminazione'' e ''per la promozione della famiglia e la difesa della vita umana'': è quanto scrive Papa Benedetto XVI in un messaggio, a firma del segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, indirizzato all'Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, apertasi ieri a Zagabria. Nel suo messaggio, Papa Ratzinger invita inoltre i presuli europei a proseguire ''l'importante opera svolta'' e ad imprimere ''un ulteriore coraggioso impulso per una nuova evangelizzazione del continente''. La Plenaria del CCEE a Zagabria vede anche la nascita dell'Osservatorio sui casi di discriminazione e di intolleranza verso i cristiani in Europa. Per il card. Peter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del CCEE, intervistato dalla Radio Vaticana, in Europa ''ci sono casi di discriminazione sia a livello di istituzioni che a livello di amministrazione in alcuni Paesi. Naturalmente vi sono anche fenomeni preoccupanti nei mass media, che giustificano il registrare i fenomeni che esprimono una discriminazione contro i cristiani, contro la comunità dei cristiani. Esistono situazioni diversissime nel nostro continente''.

Asca

Il Papa a Palermo. Aperto il convegno delle famiglie e dei giovani: i temi sociali letti alla luce della fede e della testimonianza della Chiesa

Cresce l’attesa a Palermo per l’arrivo di Benedetto XVI, domenica prossima. Un appuntamento a cui il capoluogo siciliano si sta preparando con grande impegno e soprattutto con grande gioia. Ed oggi, a Capaci, è iniziato il Raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani siciliani che avrà il suo culmine nell’incontro con il Papa, domenica pomeriggio, in Piazza Politeama. “Convertitevi! Una volta verrà il giudizio divino”. E’ il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia nel famoso discorso pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento. Parole forti, queste, che ancora oggi provocano emozioni che sono risuonate nel Convegno “Lo sguardo del coraggio...per una educazione della speranza”. Due giorni di incontri, discussioni e confronti, che mettono in primo piano problemi e aspettative di famiglie e giovani siciliani. 1.100 i partecipanti presenti a Capaci: tutti uniti alla fine di un cammino durato quattro anni. L’evento è organizzato dagli uffici per la pastorale giovanile e per la pastorale familiare e si concretizza nella scelta dei contenuti di un percorso concreto, che si coniuga in cinque aree di approfondimento e tutte legate al concetto dell’educazione. Giustizia e legalità, ambiente, lavoro, scuola ed università, cittadinanza attiva: tutti temi, questi, che si basano sulla presenza della fede nella vita quotidiana e che sottolinea l’importanza della Chiesa nel territorio. Chiesa che contribuisce, attraverso la testimonianza di Dio, a tracciare un cammino per giovani e famiglie, attori indiscussi di qualsiasi società. Uno sguardo di speranza e di fiducia per il futuro della Sicilia che parte da qui, da Capaci, in un cammino di fede, che vuol dire rinnovamento anzitutto spirituale, ma anche sociale e culturale. Un percorso complesso che diventa un punto di partenza e che passerà attraverso una tappa importante: l’incontro con Benedetto XVI, domenica, in Piazza Politeama. Un appuntamento cui la città di Palermo si sta preparando con grande impegno e soprattutto gioia per accogliere al meglio il successore di Pietro.

Radio Vaticana

Il Papa per i 50 anni dell'indipendenza della Nigeria: lavorare più assiduamente per la pace, la diffusione della democrazia e dei diritti umani

Papa Benedetto XVI ha invitato i nigeriani a lavorare assiduamente per la pace e la prosperità dei loro concittadini, in un messaggio per i 50 anni dell'indipendenza della Nigeria che si celebra oggi. Il messaggio del Pontefice è stato consegnato ieri al capo di Stato nigeriano Ebele Goodluck Jonathan, dal card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Lo riferisce l'agenzia vaticana Fides. Papa Ratzinger, nel congratularsi con il presidente e la popolazione del Paese per i 50 anni d'indipendenza, ha esortato i nigeriani a continuare ad adoperarsi per la diffusione della democrazia e dei diritti umani. Esprimendo gratitudine a Dio per il progresso civile e politico del Paese effettuato dall'indipendenza nel 1960, il Papa incoraggia il presidente e, attraverso di lui, tutti i nigeriani ''a lavorare sempre più assiduamente per la pace e la prosperità dei loro concittadini, per la continua diffusione della democrazia e di autentici diritti umani attraverso una legislazione saggia e giusta e per l'ulteriore sviluppo integrale di tutti, con una attenzione particolare verso i più poveri e più deboli''.

Asca

Il Papa a Palermo. Trapani, Siracusa, Piazza Armerina: fedeli da tutta la Sicilia per accogliere Benedetto XVI e ascoltare il messaggio di speranza

Trapani. Oltre duemila fedeli si sposteranno dalla provincia di Trapani, in vista della visita del Papa a Palermo di domenica. Il dato di affluenza, calcolato dalla diocesi trapanese, è tuttavia approssimativo e potrebbe essere maggiore, sia perché associazioni e parrocchie possono organizzare le trasferte rivolgendosi direttamente alla segreteria centrale di Palermo, sia perché la partecipazione agli eventi in programma è assolutamente libera e chiunque può intervenire autonomamente. Un totale di almeno 40 pullman, comunque, si muoverà dalla provincia, tra oggi, domani e domenica, per consentire la presenza dei parrocchiani alle diverse iniziative che precederanno l’arrivo di Benedetto XVI. Un primo gruppo partirà domani, per partecipare al Convegno regionale “Lo sguardo del coraggio. Per una educazione alla speranza“; 280 giovani di Trapani saranno invece a Palermo sabato pomeriggio, per l'incontro con il vescovo di Ragusa Paolo Urso, nella chiesa di San Domenico, mentre il vescovo di Trapani, Francesco Micciché, incontrerà i giovani di Patti e le famiglie di Piazza Armerina, nella chiesa di Santa Caterina, in piazza Bellini. È assolutamente incalcolabile invece il numero di trapanesi che decideranno di raggiungere Palermo sabato sera, per la festa e lo spettacolo musicale in programma a piazza Politeama, e domenica, per la Celebrazione Eucaristica al Foro Italico e per l’incontro pomeridiano del Papa con i giovani in Piazza Politeama.
Siracusa. Anche i fedeli siracusani hanno programmato la trasferta al Foro Italico palermitano. Stando ai numeri che la responsabile della diocesi di Siracusa fornisce, sarebbero circa 250 i fedeli che raggiungeranno il capoluogo siciliano per dare il loro saluto a Benedetto XVI. “Già oltre cinquanta persone, gruppi giovanili e famiglie, partiranno domani per partecipare al convegno in programma nel pomeriggio, un laboratorio di idee sui diritti dei giovani – ha commentato Rossana Petrillo del’Ufficio diocesano Pastorale Giovanile -. La gran parte partirà invece per Palermo tra sabato e domenica sia in pullman organizzati da noi sia con mezzi propri e saranno ospitati dalle parrocchie palermitane. Ma attualmente non siamo in grado di fornire la stima di coloro i quali, da terzi, per conto proprio, raggiungeranno Palermo”. “Si sarà un’esperienza bellissima – ha aggiunto Petrillo – come diocesi abbiamo sempre partecipato, nel corso degli anni, alle varie giornate giovanili in Italia e in Europa. Attendiamo con fiducia il suo messaggio di speranza che rivolgerà ai giovani che sono in particolare, coloro i quali, ne hanno forse maggiore bisogno”. Cartelloni, pensieri personali, cori e colori non mancheranno.
Piazza Armerina. Sono tantissimi i fedeli della diocesi che si recheranno a Palermo per la visita di Benedetto XVI. Soprattutto giovani. Trenta in totale i pullman che partiranno dai vari centri della diocesi che raccorda cittadine della provincia nissena e della provincia ennese. Vari i gruppi delle chiese di Enna, Gela, Aidone, Barrafranca, Butera, Mazzarino, Riesi, Niscemi, Valguarnera, Pietraperzia che parteciperanno alla visita del Santo Padre nel capoluogo siciliano. Il viaggio a Palermo per il Papa è stato organizzato dalla pastorale diocesana giovanile, da gruppi parrocchiali, nonché dal responsabile della pastorale giovanile Don Giuseppe Fausciana. Oggi alcuni gruppi della pastorale giovanile e delle Chiese di Gela parteciperanno al convegno a Palermo. Il vescovo Michele Pennisi domani presiederà l’incontro in una delle parrocchie di Palermo. Inoltre la banda musicale di Valguarnera accoglierà all’aeroporto il Santo Padre, intonando le proprie melodie.

Blog Sicilia

Il Papa: le Università Cattoliche diventino sempre più luoghi dove grazie alla luce del Vangelo sia possibile sperimentare l'unità tra fede e ragione

“Le Università Cattoliche diventino sempre più luoghi dove, grazie alla luce del Vangelo, sia possibile sperimentare l'armonica unità esistente tra fede e ragione”. Recita così l’intenzione del mese di ottobre 2010, affidata dal Papa all’Apostolato della preghiera. L’auspicio espresso dalla preghiera sintetizza uno dei temi più tipici e profondamente sentiti del Magistero di Benedetto XVI, e al centro di molti suoi discorsi. Una delle scene più rivelatrici di quanto a Papa Benedetto stia a cuore il ruolo dell’Università cattolica, in un’epoca che vive come se Dio non esistesse, è quella che le telecamere inquadrano il 21 ottobre 2006. Il Papa, appena giunto in visita all’Università Lateranense, scende dalla macchina e senza aspettare che il protocollo gli consegni una cornice più formale improvvisa nel piazzale un saluto nel quale è racchiuso tutto il suo pensiero su quella che chiama “la mia Università”, ma anche su tutte le altre che svolgono un servizio analogo: “Studiando le parole per trovare la Parola, siamo a servizio del Signore, a servizio dell’agire per il mondo, poiché il mondo ha bisogno della Verità, senza verità non c’è libertà, non siamo completamente nell’idea originale del Creatore” [Visita alla Pontificia Università Lateranense (21 ottobre 2006)].
Il mondo che ha smarrito in larga parte la consapevolezza di essere stato creato da Dio, e che dunque ha bisogno di tornare a comprendere questa verità, è il concetto attorno al quale Benedetto XVI ha strutturato in questi anni gli interventi dedicati al lavoro degli atenei cattolici: “Porre al centro il tema della verità non è un atto meramente speculativo, ristretto a una piccola cerchia di pensatori; al contrario, è una questione vitale per dare profonda identità alla vita personale e suscitare la responsabilità nelle relazioni sociali. Di fatto, se si lascia cadere la domanda sulla verità e la concreta possibilità per ogni persona di poterla raggiungere, la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio di ipotesi, prive di riferimenti certi” [Visita alla Pontificia Università Lateranense (21 ottobre 2006)].
Così, osserva in un’altra occasione, “la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”. Inoltre, insiste il Pontefice in quella circostanza, non c’è riforma che non sia collegata anche al rispetto della libertà: di insegnamento, di ricerca, di affrancamento dai “poteri economici e politici”.
“Questo non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche. Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile” [Ai docenti e agli studenti dell'Università degli Studi di Parma (1° dicembre 2008)].
L’Università è insegnamento, e quindi i docenti, ma anche crescita e formazione, e dunque gli studenti. “Credere nello studio” è la parola d’ordine che Benedetto XVI affida tre anni fa agli universitari cattolici. Credere nello studio, spiega, “vuol dire riconoscere che lo studio e la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo”. Da qui scaturisce per il Papa la possibilità di dare una "convinta testimonianza della ‘possibile amicizia’ tra l’intelligenza e la fede, che comporta lo sforzo incessante di coniugare la maturazione nella fede con la crescita nello studio e l’acquisizione del sapere scientifico...In effetti, perché ritenere che chi ha fede debba rinunciare alla ricerca libera della verità, e chi cerca liberamente la verità debba rinunciare alla fede? E’ invece possibile, proprio durante gli studi universitari e grazie ad essi, realizzare un’autentica maturazione umana, scientifica e spirituale" [Ai membri della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (9 novembre 2007)].
In definitiva: “Ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche: fare scienza nell'orizzonte di una razionalità vera, diversa da quella oggi ampiamente dominante, secondo una ragione aperta alla questione della verità e dei grandi valori iscritti nell’essere stesso. Aperta quindi al trascendente, a Dio” [Inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (25 novembre 2005)].

Radio Vaticana

Il presidente Sarkozy sarà ricevuto dal Papa l'8 ottobre. Per ricucire sulla politica dei rom e dare un segnale alla Chiesa francese

Padre Federico Lombardi, il portavoce vaticano, l’ha confermato due giorni fa: l’8 ottobre, di mattina, Nicolas Sarkozy (nella foto con Benedetto XVI) sarà ricevuto dal Papa. L’incontro è stato organizzato in tempi che per la Santa Sede sono strettissimi. A spingere per l’udienza è stato, ovviamente, lo stesso Sarkozy, in calo di consensi e soprattutto in battaglia con Bruxelles a causa dei rimpatri dei Rom: giusto mercoledì Bruxelles ha avviato una procedura d’infrazione contro la Francia. Per Sarkozy l’incontro con Benedetto XVI sarà una salutare photo-opportunity. Lui l’ha voluta. Lui ha stretto sui tempi, col consenso del Vaticano. Perché questo consenso? Il motivo è semplice: il 22 agosto, mentre in Francia erano furenti le polemiche sui rimpatri dei Rom illegittimamente presenti nel paese, Benedetto XVI lesse in francese un richiamo ad “accogliere le legittime diversità umane”. I media registrarono le sue parole come una netta presa di distanza rispetto alla linea del capo di stato francese sui Rom. In Vaticano questa ricostruzione dei fatti non piacque affatto. Non piacque in Segreteria di Stato dove il corso Dominique Mamberti regge i rapporti con gli Stati per conto del card. Tarcisio Bertone. Di qui l’inusuale, quanto ai tempi, convocazione di Sarkozy. Per chiarire. E, insieme, per dare un segnale alla Chiesa di Francia la quale, questa estate, attraverso diversi suoi rappresentanti si era distanziata dalla politica dell’Eliseo. Anche perché la linea della Chiesa francese non è per nulla univoca. Prova ne sia che il 6 settembre, giorno in cui la comunità Rom sfilava per protesta nelle vie della città, l’arcivescovo André Vingt-Trois aveva detto la sua, in un’omelia significativamente rilanciata nei giorni scorsi da Avvenire. In una Messa nella cattedrale di Notre Dame gremita, il presule aveva detto che “la questione è complessa” ed espresso giudizi tutt’altro che ostili a Sarkozy. Diceva Vingt-Trois: “Per coloro che commettono reati è giusto che il governo disponga che siano ricondotti alla frontiera”. E ancora: “Altri elementi da considerare sono l’assistenza sanitaria e sociale. La legge, infatti, prevede per tutti i residenti nel territorio francese il diritto all’assistenza, ma anche il pagamento dei contributi. Si tratta di un costo considerevole. Per tutte queste ragioni il governo francese intende ridurre il numero dei Rom. Dunque, la questione è legittima. Non si tratta di espulsioni gratuite, perché ricondurre i rom alla frontiera è costoso. Il governo francese si è impegnato con un aiuto economico di 300 euro a persona, pari a tre mesi di salario in Romania, a cui si aggiungono 100 euro per figlio e le spese di viaggio”. “Detto questo – ha proseguito – c’è una questione relativa al modo di mettere in pratica questi respingimenti, che vanno effettuati nel rispetto delle persone, tutelando i principi di umanità e soprattutto evitando misure collettive. Bisogna dire no al trattamento globale e massiccio, ma serve un trattamento individuale. Questo chiediamo al governo francese, e ci auguriamo che lo faccia”. Cosa pensa la Santa Sede della politica sui Rom di Sarkozy? La risposta è complessa. Dalle autorità vaticane arrivano più silenzi che parole. Certo, prima di dimettersi da segretario del dicastero dei migranti per dedicarsi agli studi sul Concilio Vaticano II, mons. Agostino Marchetto aveva accusato le autorità di colpire “persone deboli e povere che sono state perseguitate, che furono anch’esse vittime di un ‘olocausto’ e che vivono sempre fuggendo da chi dà loro la caccia”. Ma poi, niente più. Marchetto, una volta dimessosi, non ha più toccato l’argomento e così hanno fatto tutte le altre autorità vaticane. Anche L’Osservatore Romano, che se ritiene di veicolare un messaggio ufficioso della Santa Sede non si fa problemi, ha preferito non esprimersi sull’argomento. Insomma, un silenzio generalizzato che, se legato all’udienza del prossimo 8 ottobre, suona come un aiuto notevole concesso a Sarkozy per uscire dall’angolo. Scrive sul suo blog il vaticanista Sandro Magister: “La verità è che le autorità della Chiesa si sono convinte, in Francia e altrove, che i rimpatri dei Rom fuori regola, così come di ogni altra persona illegalmente presente nell’uno o nell’altro paese, non sono affatto di per sé irrazionali o, peggio, criminosi”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Collaborazione da ambasciatori e rappresentati diplomatici di 50 Paesi. Già registrati più di 150mila giovani

Nel corso di un incontro di lavoro che si è svolto ieri a Madrid (foto), ambasciatori e rappresentanti diplomatici di 50 Paesi hanno ribadito la loro volontà di collaborare all’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Secondo quanto riferito dal Comitato spagnolo della GMG, il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, ha invitato tutti i Paesi a lavorare insieme per “questo evento che ha visto crescere l’interesse in questi 25 anni di vita. Le relazioni con le ambasciate – ha detto il cardinale – faciliteranno la preparazione e lo svolgimento del programma per decretare il successo della manifestazione”. Da tutti i diplomatici è giunta piena collaborazione, anche da Yolette Azor-Charles, ambasciatore di Haiti, Paese colpito dal terremoto che ha affermato: “Nonostante il sisma avrete tutto il nostro aiuto, un modo per ripagare la tanta solidarietà giunta dagli spagnoli. Stiamo contattando famiglie di Haiti che vivono a Madrid per chiedere di ospitare i giovani in arrivo”. Oscar Cabello, ambasciatore del Paraguay, ha offerto collaborazione spiegando che “la GMG è uno dei pochi eventi che uniscono i giovani, che sono il futuro del mondo. La speranza è di avere presto una GMG in America Latina”. Da parte del vescovo ausiliare di Madrid e coordinatore generale della Giornata, mons. César Franco, è arrivato l’incoraggiamento a tutti i rappresentanti diplomatici per organizzare attività nell'ambito del Festival della Gioventù. Santiago de la Cierva, direttore esecutivo, ha espresso la speranza che "questo incontro di lavoro rappresenti un invito ad organizzare insieme questo evento affinché non sia solo una vetrina per la Spagna ma per tutti i Paesi del mondo". A poco meno di un anno dall’inizio le prime stime parlano di un terzo dei partecipanti provenienti dall’estero: fino ad oggi si sono registrati più di 150.000 giovani da oltre 100 nazioni. I Paesi con più iscritti, al momento, sono Francia (43.443), Italia (30.921), Germania (12.154), Usa (11.417), Croazia (5.650), Portogallo (5.106), Messico (4.811), Polonia (4.740), Belgio (3.040), Canada (2092). I Paesi con più di mille iscritti sono: Australia, Brasile, Colombia, Honduras, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Svizzera, Ucraina e Venezuela.

SIR

Il 19 giugno 2011 Benedetto XVI nella Repubblica di San Marino. Mons. Negri: tutta la comunità si stringerà con calore e affetto alla sua persona

Papa Benedetto XVI sarà in visita ufficiale nella Repubblica di San Marino nel prossimo giugno. Lo ha comunicato la Santa Sede alla Segreteria di Stato per gli Affari Esteri confermando la volontà del Pontefice di compiere il viaggio sul Titano domenica 19 giugno 2011, Solennità della Santissima Trinità. L’ultima visita era stata quella di Giovanni Paolo II, il 29 agosto del 1982. Sua Santità Benedetto XVI ha già avuto modo di intrattenersi a colloquio con i Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino in due occasioni: con Fausta Morganti e Cesare Gasperoni il 24 aprile del 2005, appena asceso al Soglio di Pietro, e l’11 marzo del 2006, con gli allora Capi di Stato in carica, Claudio Muccioli e Antonello Bacciocchi. In un comunicato, ne ha dato notizia anche il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri. "Sono lieto di annunciare la visita pastorale che il Santo Padre farà alla nostra diocesi il giorno 19 giugno 2011 e per questo ringrazio profondamente S.S. Benedetto XVI che viene ad incontrare una Chiesa che sta facendo un cammino significativo per recuperare la tradizione di un popolo cristiano e di una società che vivono un momento diffìcile della loro vita sociale", afferma il vescovo in una nota. "Tutta la comunità cristiana e civile della Repubblica di San Marino e del Montefeltro, in ogni sua espressione, si stringerà con calore e affetto attorno alla persona del Santo Padre per ascoltare dalla Sua voce parole di incoraggiamento a proseguire, con fede e speranza, sulla strada che Egli ha tracciato per confermare sempre più in Cristo anche il popolo di San Marino-Montefeltro, aiutandolo a scegliere, fra le tante opzioni che il mondo di oggi gli offre, quelle che Sua Santità ha sempre indicato come vie maestre da percorrere per un autentico cristiano: il rispetto per la vita, per la famiglia, l'attenzione per l'educazione e per il lavoro".

SanMarinoRtv.sm, Apcom

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. I vescovi spagnoli: lo aspettiamo con fede e speranza. Tutti approfittino spiritualmente del viaggio

In vista del viaggio apostolico del Papa a Santiago de Compostela e Barcellona, i vescovi della Spagna hanno invitato i fedeli a “stare molto attenti” a quello che dirà il Pontefice e a seguire i suoi interventi. L'Esortazione pastorale intitolata “Benvenuto, Santo Padre!” è stata diffuso ieri al termine della CCXVII Commissione permanente della Conferenza Episcopale, riunitasi a Madrid. Il viaggio avrà luogo “in occasioni ben precise, a due Chiese diocesane, i cui vescovi si sono già rivolti ai loro fedeli spiegando loro l'importanza di questo avvenimento provvidenziale ed esortandoli ad accogliere il Successore di Pietro”. Anche le altre diocesi, affermano i presuli, devono partecipare: “Dobbiamo tutti approfittare spiritualmente della visita del Santo Padre, al quale va sin da ora il nostro più cordiale benvenuto”. “Aspettiamo con fede e speranza la sua visita. Sappiamo bene che dov'è Pietro, lì è la Chiesa Cattolica – affermano –. Santiago e Barcellona potranno sperimentarlo in modo più vivo e diretto, ma tutte le diocesi spagnole sono chiamate a beneficiarne”. “Molti peregrineranno a Santiago o a Barcellona. Altri potranno vedere e ascoltare il Papa attraverso i mezzi di comunicazione. Tutti potranno unirsi spiritualmente alle intenzioni del Santo Padre mediante la preghiera già fin d'ora”, aggunge il messaggio. Da Santiago, i vescovi ricordano che il Papa “giunge come pellegrino in uno dei luoghi apostolici più emblematici delle radici cristiane della Spagna, dell'Europa e dell'America”. A Barcellona, il Santo Padre consacrerà il tempio espiatorio della Sagrada Familia, “spazio bellissimo, concepito e iniziato dal geniale architetto e servo di Dio Antoni Gaudí, che si trova già in condizioni per accogliere la celebrazione del culto divino”. “Alla fine del XIX secolo - conclude il messaggio -, quando è stato progettato il tempio, la Chiesa avvertiva già che la famiglia naturale e cristiana, basata sul matrimonio, rappresenta una cellula fondamentale della società, a cui lo Stato e la Chiesa devono prestare un'attenzione prioritaria, mettendosi al suo servizio, senza soppiantarla”.

Zenit