venerdì 1 ottobre 2010

Il Papa: l’opera d’arte più bella, il capolavoro dell’essere umano è ogni suo atto di amore autentico, dal più piccolo fino all’estremo sacrificio

La musica sinfonica di Haydn, l’inno al martirio di Santa Cecilia di Arvo Part e la fantasia corale di Beethoven protagoniste questa sera del concerto che l’Orchestra il e Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, hanno eseguito nell'Aula Paolo VI, alla presenza del Papa. All’evento,offerto dall’ENI in occasione dei restauri della Basilica di san Pietro, ha assistito anche un gruppo di poveri, ospiti della Caritas diocesana. “Qui la vita stessa si fa canto: un anticipo di quella sinfonia che canteremo insieme in Paradiso”: con queste parole Benedetto XVI si è rivolto all’Accademia nazionale di Santa Cecilia. L’appuntamento musicale si è tenuto in concomitanza con i lavori di restauro dei prospetti laterali della Basilica di San Pietro: “Dopo aver realizzato la memorabile pulitura della facciata, ammirata da milioni di pellegrini durante il Giubileo del 2000 – ha ricordato il Santo Padre –, questa ulteriore, grande opera è in pieno svolgimento: entrando in Vaticano dall’Arco delle Campane o dal Petriano, si rimane colpiti – guardando la parte già ultimata – dall’aspetto del travertino, che appare come mai l’abbiamo veduto, quasi morbido e vellutato”. Un grande lavoro “di orchestra”, ha osservato il Pontefice, il cui merito è di “tutti coloro che lo dirigono e quanti lo eseguono, con maestria e con fatica”. Il Pontefice ha anche scherzato sulla circostanza di un concerto che accompagna un così impegnativo restauro: "L'Eni - sono state le sue parole - ha pensato ad un concerto forse per compensare i rumori che inevitabilmente questi lavori producono". "Per questo - ha aggiunto Papa Ratzinger - sono stati chiamati l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, vale a dire due istituzioni che, per la loro storia, la qualità della loro arte e il suono tipicamente 'italiano', rappresentano Roma e l'Italia nel panorama musicale mondiale". Dopo i ringraziamenti agli orchestranti, il Papa ha rivolto “un saluto speciale anche al gruppo di poveri, assistiti dalla Caritas diocesana, che ho voluto invitare per vivere con noi questo momento di gioia”. Il Santo Padre si è quindi soffermato sulla musica ascoltata, evidenziando come attraverso di essa “il genio umano gareggia in creatività con la natura, dà vita ad armonie varie e multiformi, dove anche la voce umana partecipa di questo linguaggio, che è come un riflesso della grande sinfonia cosmica”. Nel citare il testo del martirio di Santa Cecilia “patrona della musica e del bel canto”, il Papa ha spiegato che “in mezzo alle forze vitali della natura, che sono intorno all’uomo e anche dentro di lui, la fede è una forza diversa”. La “parola della fede” necessita infatti di “un grande silenzio interiore, per ascoltare e obbedire ad una voce che è oltre il visibile e il tangibile”; una voce che “parla anche attraverso i fenomeni della natura, perché è la potenza che ha creato e governa l’universo” ma “per riconoscerla ci vuole un cuore umile e obbediente” come insegna Santa Teresa di Gesù Bambino. Per Benedetto XVI, “la fede segue questa voce profonda là dove l’arte stessa da sola non può arrivare: la segue nella via della testimonianza, dell’offerta di se stessi per amore, come ha fatto Cecilia”. In tal senso, ha concluso il Papa, “l’opera d’arte più bella, il capolavoro dell’essere umano è ogni suo atto di amore autentico, dal più piccolo – nel martirio quotidiano – fino all’estremo sacrificio”.

Radio Vaticana, SIR, Agi