SIR
lunedì 1 giugno 2009
Agorà dei giovani 2009. Il responsabile della pastorale giovanile: grande contributo di esperienza e di pensiero per la Chiesa italiana
"Le giornate conclusive dell'Agorà dei giovani hanno rivelato tutta la vitalità dei giovani delle nostre diocesi. Hanno lavorato per settimane se non mesi per organizzare questi eventi mettendo in campo creatività e impegno. In questo modo hanno anche contribuito ad edificare le loro comunità ecclesiali". A parlare è don Nicolò Anselmi, responsabile nazionale del Servizio nazionale CEI per la pastorale giovanile che all'agenzia SIR traccia un primo bilancio dell'Agorà dei giovani italiani, il triennio pastorale della CEI per le nuove generazioni. Il 30 e 31 maggio, in contemporanea in tutte le diocesi italiane, si sono svolte diverse iniziative a conclusione di questo itinerario. "In questi due giorni abbiamo assistito ad una degna conclusione di questo triennio che ci ha visti impegnati sul fronte dell'annuncio e della testimonianza in tanti ambiti della vita quotidiana, in particolare quello della cultura". "Adesso - continua don Anselmi - si tratta di mantenere questo spirito di apertura e accoglienza sempre presente nelle nostre comunità. Il tema dell'educazione che sarà il tema prevalente del prossimo decennio pastorale per la Chiesa italiana potrà ricevere da questa esperienza triennale un grande contributo di esperienza e di pensiero".
I due segretari del Papa Georg Gänswein e Alfred Xuereb festeggiano 25 anni di sacerdozio
Sacerdoti da venticinque anni. Mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e mons. Alfred Xuereb (foto), della segreteria particolare del Pontefice, hanno celebrato, nei giorni scorsi, il giubileo della loro ordinazione. Mons. Georg è stato ordinato presbitero a Friburgo, in Brisgovia, il 31 maggio del 1984. "Omnia possum in eo, qui me confortat", la frase contenuta nella lettera dell'apostolo Paolo ai Filippesi (4, 13), è stata scelta da mons. Gänswein per esprimere, nel ricordo dell'anniversario, il senso della sua missione sacerdotale. Mons. Alfred Xuereb ha ricevuto l'ordinazione presbiterale a Gozo, Malta, il 26 maggio del 1984. Per sintetizzare i suoi venticinque anni di ministero, mons. Xuereb ha scelto una frase tratta dagli insegnamenti di Benedetto XVI: "Non cerco di essere compreso dal mondo, ma di essere di Cristo nella verità".
L'Osservatore Romano
La Vigna del Signore formula di vero cuore a mons. Gänswein e mons. Xuareb, fidati e preziosi collaboratori di Papa Benedetto, i migliori auguri per questa significativa ricorrenza. Ad multos annos!
Scenron
Le nomine del Papa. I nuovi vescovi ausiliari della diocesi di Roma
Il Papa ha nominato oggi vescovi ausiliari della diocesi di Roma, per il settore pastorale Nord, mons. Guerino Di Tora e, per il settore pastorale Est, mons. Giuseppe Marciante. Benedetto XVI ha inoltre accolto la rinuncia di mons. Enzo Dieci all'ufficio di ausiliare di Roma, per raggiunti limiti di età. Sessantatre anni, romano, mons. Guerino Di Tora vanta una lunga esperienza nella Caritas diocesana di Roma, che guida fin dal 1997. Dopo aver compiuto gli studi filosofici e teologici al Pontificio Seminario Romano, è stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1971. E proprio del Pontificio Seminario Romano diventa assistente fino al 1974; l’anno successivo è vicario parrocchiale della chiesa di san Policarpo a Cinecittà, qui rimane fino al 1998. Lascia la periferia est di Roma e diventa, nello stesso anno, parroco della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1997 inizia la sua esperienza nella Caritas diocesana di Roma. La nomina del Papa è, per mons. Guerino Di Tora, la valorizzazione del lavoro silenzioso e impegnativo della stessa Caritas: "Un riconoscimento per tutte le attività che sono cominciate con don Luigi Di Liegro, con i suoi sacrifici, come la sua totale e piena dedizione, che abbiamo sempre cercato di continuare". Mons. Giuseppe Marciante, 58 anni nativo di Catania, è stato ordinato sacerdote il 5 ottobre 1980. Dal 1987 è parroco di “San Giuseppe”, nella diocesi di Albano, e poi due anni dopo è nella parrocchia di “San Romano Martire” nei pressi della via Tiburtina. Mons. Marciante ha più volte sottolineato la necessità di difendere la vita e quindi i bambini, i poveri e gli ammalati. “Amare, nel linguaggio di Gesù – ha ricordato nel corso di una celebrazione – significa scegliere di essere vulnerabili”.
Il Papa riceve il presidente dell'Ucraina. Nel colloquio il dialogo tra cristiani e il contributo della Chiesa alla società
Questa mattina, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente dell'Ucraina Viktor Yushchenko (foto), Presidente dell'Ucraina. Yushchenko, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri ad interim, Volodymyr Khandogiy, ha quindi incontrato il card.Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. ''Nel corso dei cordiali colloqui - informa un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulla situazione internazionale. A livello bilaterale sono stati evocati con compiacimento i buoni rapporti esistenti tra l'Ucraina e la Santa Sede, nonchè alcune prospettive di approfondimento della collaborazione in ambito culturale e sociale. Esprimendo la volontà di trovare soluzioni eque alle questioni ancora aperte tra lo Stato e la Chiesa, non si è mancato di rilevare il contributo offerto anche dalla Chiesa Cattolica alla società ucraina per l'educazione ai valori cristiani e alla loro diffusione e l'importanza del dialogo tra i cristiani per promuovere l'unità, nel rispetto di tutti e in ordine ad una pacifica convivenza''. Il colloquio tra il Papa e il presidente ucraino è durato venti minuti. Yushchenko ha regalato a Benedetto XVI un busto in marmo raffigurante il Pontefice.
Asca, Apcom
Agorà dei giovani 2009. La Croce della GMG nelle tendopoli dell'Abruzzo: Cristo ci insegni che il dolore e la passione sono preludio alla resurrezione
Con la consegna ai giovani aquilani davanti alle macerie della Casa dello Studente è iniziato sabato pomeriggio il cammino della Croce della GMG in Abruzzo. Da questo luogo, divenuto uno dei simboli della tragedia del terremoto, i giovani con in testa il caschetto e la Croce sulla spalle si sono messi in marcia, lungo via XX Settembre, verso il campo di Piazza d’Armi. Un momento di comunione tra giovani provenienti da differenti città e nazioni - nel gruppo anche giovani da Austria, Francia e Rwanda – ma anche un’occasione di incontro per gli stessi aquilani molti dei quali non si vedevano dalla notte del 6 aprile. Ad accoglierla all’ingresso della più grande delle 170 tendopoli presenti nell’aquilano, era un gruppo di persone tra cui molti volontari. Alcuni giovani del campo hanno ricevuto la Croce portandola fino alla cappella allestita nel cuore della tendopoli dai frati cappuccini. “Come si fa a parlare di Croce in una tendopoli – ha detto il celebrante – di fronte a persone che hanno perso tutto. L’unica cosa che possiamo fare è rimanere in silenzio a stare sotto la croce come Maria e Giovanni. Senza scappare, senza avere paura ma stando lì a codividere la passione, preludio alla risurrezione”. Da mons. Giuseppe Molinari,arcivescovo de L’Aquila, è venuto un invito “a leggere la propria vita e, soprattutto, la sofferenza di questi momenti, alla luce della Croce” non dimenticandosi mai come “Cristo ci insegni che il dolore e la passione siano preludio alla resurrezione”. Un “pellegrinaggio di speranza” l’ha definito Padre Eric Jacquinet, del Centro San Lorenzo, che rivolgendosi ai giovani ha spiegato: “siamo qui a chiedere al Signore una speranza nuova per i giovani aquilani ma anche per tutti noi, perché questo possa essere l’inizio di una vita nuova”. “In questo momento potremmo pensare – ha spiegato don Dino Ingrao, responsabile diocesano della Pastorale Giovanile – che questa sia una croce di troppo, di cui non abbiamo bisogno perché dal 6 aprile la portiamo già con noi tutti i giorni. Vi dico che non è così perché la Croce non viene ad appesantirci di ulteriore dolore o fatica ma a darci la fiducia e il coraggio di cui abbiamo bisogno oggi più che mai”. La Croce ha proseguito poi la sua marcia tra le tende fino alla fine del campo dove nel tendone utilizzato come scuola e chiesa è stata celebrata la Messa. La giornata si è chiusa con la veglia di Pentecoste, organizzata dalla pastorale giovanile diocesana e dai frati cappuccini. L’incontro si è concluso con un gesto: tutti i presenti si sono avvicinanti alla Croce poggiando per alcuni secondi la testa sul legno, come hanno fatto in questi 25 anni milioni di giovani sparsi nei cinque continenti. Il cammino della Croce continuerà fino a domani quandosarà portata al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata, a Isola del Gran Sasso, per la chiusura dell'Agorà dei giovani della Regione ecclesiastica abruzzese-molisana.
SIR
Agorà dei giovani 2009. A Genova la sfida dei nuovi media, a Pistoia il dialogo con il vescovo, a Caravaggio diecimila 'luci' nella notte
Genova. Il Santuario di Nostra Signora della Guardia sabato sera si è fatto una volta in più "casa" per i giovani di Genova, ospitando la loro veglia di Pentecoste a conclusione del triennio dell’Agorà dei giovani italiani. Prima dell’incontro con il card. Angelo Bagnasco, centro della serata, i giovani della diocesi avevano scelto di confrontarsi sul tema della comunicazione attraverso un approfondimento in chiave educativa e missionaria, "Dalle caravelle a Internet: la sfida di un messaggio che naviga", pensato nello spirito di quest’ultimo anno dell’Agorà dedicato alla cultura. Ad animare il colloquio con i giovani, ideato dal responsabile diocesano della pastorale giovanile don Guido Gallese, sono stati don Stefano Olivastri, preside dell’Istituto superiore di scienze religiose, e il giornalista di Avvenire Francesco Ognibene.
Pistoia. "La Chiesa conta su di voi, io conto su di voi. È tempo di arricciarci le maniche". Ha citato un’espressione di Giovanni Paolo II il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, per spiegare ai giovani il significato di una nuova "chiamata in piazza". Le ragazze e i ragazzi sono infatti stati invitati, sabato sera a "testimoniare in che modo la Chiesa di Pistoia è già missionaria". L’appuntamento era in piazza del Duomo, "occupata" da 22 gazebo, segno della grande vitalità dei movimenti e delle associazioni presenti in diocesi. In mezzo, "il ragno dell’Agorà", un gigantesco gazebo in plastica gonfiabile a forma di ragno. Cuore del programma il dialogo in piazza tra Bianchi e i ragazzi. Poi, dopo cena, la preghiera e la processione verso la Cattedrale per l’Eucaristia presieduta da Bianchi. Nella piazza, intanto, la luce dei sette grandi bracieri per rappresentare i doni dello Spirito Santo.
Lombardia. "Luce di verità...". Parte l’inno ed è tutto di nuovo come a Loreto 2007. Solo che stavolta il Santuario ai piedi del quale termina il cammino è quello di Caravaggio. "...Fa’ dell’umanità il tuo canto di lode". Di nuovo come a Sydney, ma stavolta sono diecimila giovani lombardi a far sentire la loro voce. Santa Maria del Fonte a Caravaggio, provincia di Bergamo e diocesi di Cremona, è stato in questi due giorni il cuore ideale della Chiesa lombarda: dieci diocesi, con i loro vescovi, si sono raccolte qui per l’Agorà dei giovani italiani. Migliaia di ragazzi hanno percorso a piedi, in pellegrinaggio con i sacchi a pelo in spalla le strade provinciali in mezzo ai campi concimati fino al santuario. "Fino ai confini della terra", come vuole il tema di quest’anno. "L’orizzonte più lontano /e lo sguardo d’ogni uomo / sarà metà del cammino che da te ripartirà", canta l’inno dei lombardi. "Un viaggio che ci chiede di uscire da noi stessi e confrontarci con le sfide del mondo": sono le parole pronunciate durante la veglia di preghiera dall’arcivescovo di Milano, il card. Dionigi Tettamanzi. Parole piene di futuro: "Costruite una società diversa. In tutto quello che fate, coltivate una passione per il mondo. Anche nella Chiesa, siate una presenza autenticamente critica". Diecimila candele hanno cominciato a brillare in fronte al Santuario che celebra l’apparizione mariana avvenuta in un maggio come questo, nel 1432. "La vostra presenza è un segno di speranza per la Lombardia", ha detto Tettamanzi, affiancato dai vescovi della regione. Ha paragonato ciascun giovane a "un diamante che può riflettere nel mondo la luce della fede". Senza l’ansia di "apparire", di "successo facile", di "finta notorietà". Con negli occhi "la tenacia e i sogni" dei profughi che cercano un nuovo approdo di vita. "Abbiate la stessa speranza, lo stesso indomito coraggio nell’affidarvi alle acque del mare e nel rischiare".
Avvenire
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