lunedì 1 giugno 2009

Agorà dei giovani 2009. A Genova la sfida dei nuovi media, a Pistoia il dialogo con il vescovo, a Caravaggio diecimila 'luci' nella notte

Genova. Il Santuario di Nostra Signora della Guardia sabato sera si è fatto una volta in più "casa" per i giovani di Genova, ospitando la loro veglia di Pentecoste a conclusione del triennio dell’Agorà dei giovani italiani. Prima dell’incontro con il card. Angelo Bagnasco, centro della serata, i giovani della diocesi avevano scelto di confrontarsi sul tema della comunicazione attraverso un approfondimento in chiave educativa e missionaria, "Dalle caravelle a Internet: la sfida di un messaggio che naviga", pensato nello spirito di quest’ultimo anno dell’Agorà dedicato alla cultura. Ad animare il colloquio con i giovani, ideato dal responsabile diocesano della pastorale giovanile don Guido Gallese, sono stati don Stefano Olivastri, preside dell’Istituto superiore di scienze religiose, e il giornalista di Avvenire Francesco Ognibene.
Pistoia. "La Chiesa conta su di voi, io conto su di voi. È tempo di arricciarci le maniche". Ha citato un’espressione di Giovanni Paolo II il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, per spiegare ai giovani il significato di una nuova "chiamata in piazza". Le ragazze e i ragazzi sono infatti stati invitati, sabato sera a "testimoniare in che modo la Chiesa di Pistoia è già missionaria". L’appuntamento era in piazza del Duomo, "occupata" da 22 gazebo, segno della grande vitalità dei movimenti e delle associazioni presenti in diocesi. In mezzo, "il ragno dell’Agorà", un gigantesco gazebo in plastica gonfiabile a forma di ragno. Cuore del programma il dialogo in piazza tra Bianchi e i ragazzi. Poi, dopo cena, la preghiera e la processione verso la Cattedrale per l’Eucaristia presieduta da Bianchi. Nella piazza, intanto, la luce dei sette grandi bracieri per rappresentare i doni dello Spirito Santo.
Lombardia. "Luce di verità...". Parte l’inno ed è tutto di nuovo come a Loreto 2007. Solo che stavolta il Santuario ai piedi del quale termina il cammino è quello di Cara­vaggio. "...Fa’ dell’umanità il tuo canto di lode". Di nuo­vo come a Sydney, ma sta­volta sono diecimila giova­ni lombardi a far sentire la loro voce. Santa Maria del Fonte a Caravaggio, provin­cia di Bergamo e diocesi di Cremona, è stato in questi due giorni il cuore ideale della Chiesa lombarda: die­ci diocesi, con i loro vesco­vi, si sono raccolte qui per l’Agorà dei giovani italiani. Migliaia di ragazzi hanno percorso a piedi, in pellegrinaggio con i sacchi a pelo in spalla le strade pro­vinciali in mezzo ai campi concimati fino al santuario. "Fino ai confini della terra", come vuole il tema di quest’anno. "L’orizzonte più lontano /e lo sguardo d’o­gni uomo / sarà metà del cammino che da te ripar­tirà", canta l’inno dei lom­bardi. "Un viaggio che ci chiede di uscire da noi stessi e con­frontarci con le sfide del mondo": sono le parole pronunciate durante la veglia di preghiera dall’arcivescovo di Milano, il card. Dionigi Tettamanzi. Parole piene di futuro: "Costruite una so­cietà diversa. In tutto quel­lo che fate, coltivate una passione per il mondo. An­che nella Chiesa, siate una presenza autenticamente critica". Diecimila candele hanno cominciato a brillare in fronte al Santuario che ce­lebra l’apparizione mariana avvenuta in un maggio co­me questo, nel 1432. "La vostra presenza è un se­gno di speranza per la Lom­bardia", ha detto Tettaman­zi, affiancato dai vescovi del­la regione. Ha paragonato ciascun giovane a "un diamante che può riflettere nel mondo la luce della fede". Senza l’ansia di "apparire", di "successo facile", di "fin­ta notorietà". Con negli oc­chi "la tenacia e i sogni" dei profughi che cercano un nuovo approdo di vita. "Ab­biate la stessa speranza, lo stesso indomito coraggio nell’affidarvi alle acque del mare e nel rischiare".

Avvenire