sabato 1 settembre 2012

Card. Bertone: che Benedetto XVI presieda lunedì a Milano i funerali del card. Martini è una decisione che valuterà personalmente

"È una decisione che valuterà personalmente Sua Santità". Così il Segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone, circa la eventuale partecipazione di Papa Benedetto XVI ai funerali del card. Carlo Maria Martini (foto) che si terranno lunedì prossimo nel Duomo di Milano. Anche sulla scorta dell'ambigua sollecitazione dal Corriere della Sera (la presenza del Papa "sarebbe un gesto altamente simbolico per l’unità della Chiesa" ha scritto il direttore Ferruccio De Bortoli), la domanda è stata posta al card. Bertone a margine delle cerimonie che il Segretario di Stato ha presieduto stamattina nel Santuario di Montevergine, in provincia di Avellino.

Vatican Insider

Affermazioni shock, poi ritrattate, di un frate stanunitense sulla corresponsabilità dei minori negli abusi. Il comunicato di scuse della diocesi

Le hanno fatte passare come affermazioni di un vecchio frate da non prendere in considerazione, un anziano che ormai non avrebbe più voce in capitolo perché senza più incarichi a livello ecclesiale, ma l’intervista rilasciata da padre Benedict Groeschel, il frate cappuccino fondatore dei Franciscan Friars of the Renewal (Francescani del rinnovamento), continua a far parlare negli Stati Uniti. Le sue dichiarazioni in merito alle vittime di abusi che, a suo dire, cercando una figura paterna sarebbero in realtà corresponsabili o responsabili dei fatti, hanno scatenato un coro di reazioni indignate a cominciare da David Clohessy, alla guida dell’associazione vittime di abusi: “E’ del tutto sbagliato demonizzare i minori violentati, ma ancor peggio ignorare chi lo sta facendo”. “Indifendibile chi fa queste affermazioni”, aveva scritto il gesuita giornalista James Martin di America. Dopo due giorni giungono però smentite e distinguo, mentre il National Catholic Register ha oscurato l’intervista dal sito web dove si legge invece un breve comunicato che porta la firma di Groschel: “Non avevo intenzione di addossare la colpa alle vittime - si è scusato – forse non sono più capace di esprimermi come un tempo”. Il portavoce del cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan si è associato nel giudicare “sbagliate” le affermazioni del frate psicologo: “Sarebbe come ammettere che la vittima è in qualche modo responsabile dell’abuso o ha permesso che si verificasse”, ha detto Joseph Zwilling. E forse è proprio a causa dell’avanzare dell’età che l’arcidiocesi ha comunicato, secondo quanto riferisce il New York Times, che padre Groeschel deve considerare conclusa la sua carriera di insegnante di psicologia pastorale al seminario diocesano di St. Joseph. Sempre di problemi di salute fa menzione padre Glenn Sudano, co-fondatore dei Francescani del Rinnovamento, che riferisce anche di un incidente d’auto a Orlando in Florida nel 2004.

Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider

Sodano inviato del Papa per la consacrazione della cattedrale di Karaganda, Tomko per 600 anni della creazione dell’arcidiocesi di Leopoli dei Latini

Questa mattina è stata pubblicata la Lettera Pontificia con la quale il Santo Padre Benedetto XVI designa il card. Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, legato pontificio per la consacrazione della Cattedrale di Karaganda, in Kazakstan, in programma il 9 settembre. La lettera, redatta in latino è datata 27 luglio. La missione pontificia che accompagnerà il card. Sodano è composta dal vescovo Athanasius Schneider, ausiliare di Astana (Kazakstan), da mons. Konrad Krajewski e dal prof. Giovanni Rocchi. Questa mattina è stata inoltre pubblicata la Lettera Pontificia, redatta in latino e datata 8 agosto, con la quale il Santo Padre nomina il card. Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, suo inviato speciale per il 600° anniversario della creazione dell'arcidiocesi di Leopoli dei Latini, le cui celebrazioni avranno luogo a Lviv, in Ucraina, l'8 settembre prossimo. La missione che accompagnerà il card. Tomko è composta da don Gerard Liryk e da don Anatol Szpak.

VIS Notizie

Il Papa in Libano. Saad Hariri: la sua presenza e la sua parola in un particolare periodo di turbolenze nella regione sarà una ventata di speranza

"Un evento eccezionale": secondo l'agenzia ufficiale NNA così ha definito oggi il viaggio apostolico del Papa in Libano, dal 14 al 16 settembre, l'ex primo ministro Saad Hariri (nella foto con Benedetto XVI), figlio di Rafiq Hariri, anche lui oremier, ucciso insieme con altre 21 persone in un attentato il 14 febbraio 2005. Per Saab Hariri la presenza e la parola del Papa "in un particolare periodo di turbolenze nella regione" sarà "una ventata di speranza". "Diamo, quindi - ha aggiunto Hariri - un grande benvenuto a questa visita" che sarà "segno della medesima speranza e pace" che seminò il pellegrinaggio del "compianto Giovanni Paolo II". "Dove va il Papa arriva un messaggio di affetto e di pace", precisa l'ex premier, e poi ha aggiunto: "E questo è buono per il Libano, terra di una civiltà di convivenza, di uguaglianza nella diversità, di parità e libertà, dove non c'è posto per una minoranza o una maggioranza". Oltre a ricordare che il viaggio del Papa servirà anche per rinforzare i "rapporti tra il Libano e il Vaticano", Saab Hariri si è detto convinto che "la visita del Papa sarà un successo poiché porterà lo stesso messaggio sul quale si è costruito il Libano". Qui, ha concluso l'ex primo ministro, "cristiani e musulmani hanno costruito insieme una cultura comune, una civiltà radicata, una convivenza nazionale. Sarà un successo che servirà anche per sottolineare l'importanza dell'esperienza democratica libanese, rifugio sicuro per tutti i popoli della regione e speranza nella lotta per porre fine ad ogni oppressione e tirannide".

Luis Badilla, Il Sismografo

Alla presenza del Papa i lavori del 'Ratzinger Schülerkreis': il nostro tempo sia a disposizione dell’assoluto di Dio, momento favorevole per la fede

Sono ripresi questa mattina, alla presenza di Benedetto XVI, i lavori del tradizionale seminario estivo del "Ratzinger Schülerkreis", il gruppo degli ex allievi di Joseph Ratzinger, riuniti da giovedì 30 agosto nel centro Mariapoli di Castel Gandolfo. La sessione ha avuto luogo nella Sala della Rocca del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. Il tema principale di quest’anno è il rapporto tra le Chiese e l’ecumenismo. "Nell’incontro particolare di sabato mattina - spiega a L'Osservatore Romano in una pausa dei lavori il vescovo Barthélemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura - la discussione si è concentrata su come possiamo superare la visione illuministica a partire dalla fede e dal dialogo ecumenico". In particolare è stato rilevato come l’illuminismo abbia cercato di dare una sua interpretazione al contenuto della salvezza e della giustificazione. "L’uomo è stato redento - osserva il presule - e ciò significa per gli illuministi che è ormai libero da ogni autorità, quindi non può più essere sottomesso a nessuna di esse, neppure a quella della Chiesa". Noi oggi, sottolinea il vescovo, "dobbiamo certamente pentirci per ciò che ha provocato la divisione nella Chiesa, ma dobbiamo far sì che il nostro tempo sia messo a disposizione dell’assoluto di Dio, affinché esso diventi un momento favorevole per la fede": quella fede che l’illuminismo "ha creduto di aver negato, rigettando i sacramenti e i miracoli e perfino la cristologia, e insieme con essi l’autorità, nella convinzione che nessuno può imporre niente a nessuno". Quello che è emerso dalle riflessioni, sottolinea mons. Adoukonou, è soprattutto la necessità "di presentare all’uomo l’assoluto, di ritornare a Dio come sorgente di vita e di amore. Possiamo testimoniare oggi che con Dio tutto è possibile, perché il suo assoluto è a favore dell’uomo, in quanto Egli è tutto amore". I lavori proseguono nel pomeriggio nel Palazzo Apostolico, sempre alla presenza del Papa, che domani mattina celebrerà la Messa con tutti i partecipanti al seminario, presenti poi anche alla preghiera mariana dell’Angelus. Lunedì mattina la conclusione dell’incontro.

L'Osservatore Romano

Nel Duomo di Milano la camera ardente del card. Martini. Card. Scola: prevalga il raccoglimento e il silenzio di fronte al mistero della morte

Attorno alle 12.40, il Duomo di Milano ha aperto le porte ai fedeli per consentire l'omaggio al card. Carlo Maria Martini (nella foto con l'allora card. Ratzinger), morto nel pomeriggio di ieri. Si è dato così avvio alla camera ardente che proseguirà per tutta la giornata di sabato e anche per tutta la notte. Migliaia di fedeli che affollavano le transenne ora sono entrati nella cattedrale, dove è stato disposto un apposito servizio d'ordine per regolare l'afflusso della folla. La salma del card. Martini, che indossa la veste bianca della Messa di Resurrezione con la croce pettorale, mitra pastorale e palio, è composta sotto l'Altar Maggiore. Durante la notte fra sabato e domenica la veglia funebre sarà guidata da canti e preghiere. I funerali si terranno lunedì alle 16.00 alla presenza del premier Mario Monti e del sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Il card. Martini sarà poi sepolto in Duomo. Di fronte al mistero della morte nella sua drammaticità siano il "raccoglimento" e il silenzio gli atteggiamenti prevalenti: questo l'invito che l' arcivescovo di Milano, il card. Angelo Scola, ha rivolto alla folla accorsa in Duomo per la camera ardente. "Sia il nostro atteggiamento prevalente il raccoglimento di fronte al mistero della morte" ha detto Scola, riferendosi probabilmente anche al dibattito sul fine vita e sull'accanimento terapeutico nati a seguito della morte del card. Martini. Un raccoglimento, quindi "nella certezza della resurrezione in cui il vescovo Carlo ha creduto e vissuto". E questo "sarà alimentato dal silenzio della preghiera, dalla memoria viva del suo operare". Scola ha poi ricordato che "Nessuno vive per se stesso, nessuno muore per se stesso" e che "il Padre vuole la salvezza di ogni uomo che muore e nella sua volontà trova pace il nostro cuore". La Radio Vaticana ha intervistato don Roberto Colombo, docente alla facoltà di medicina dell’ospedale Gemelli di Roma, che parla di una “strumentalizzazione per fini squallidi” della morte del cardinale. "Un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente né moralmente” quello tra il card. Carlo Maria Martini e i casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby ragiona il sacerdote docente alla Facoltà di Medicina dell’Ospedale Gemelli di Roma. Il genetista e bioeticista commenta così il grande rilievo dato da stampa e tv sul rifiuto del cardinale, a metà agosto, di essere alimentato tramite sondino dopo che l’ultima crisi l’aveva reso non più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Una scelta determinata dall’avvicinarsi ormai imminente della morte di cui Martini, 85 anni, malato del morbo di Parkinson da sedici anni, era pienamente cosciente. “Ci pare che la morte di una grande figura, come il card. Martini, sia stata strumentalizzata per fini diversi che possiamo immaginare, ma che vogliamo giudicare come davvero squallidi. Il card. Martini soffriva da oltre dieci anni di una malattia neurodegenerativa, il morbo di Parkinson, che vede la comparsa periodica di crisi che, con il tempo, tendono ad aggravarsi – spiega -. Da quanto ha dichiarato il suo medico personale, il professor Gianni Pezzoli, si è verificata un’ultima crisi particolarmente grave a metà agosto, e il cardinale non è stato più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi. Si è allora prospettata l’eventualità di una alimentazione per via enterale, attraverso un sondino. Il cardinale ha scelto di non farsi praticare questo trattamento considerato l’avvicinarsi ormai imminente del termine della sua vita. Questo – prosegue – è stato paragonato ad altri episodi, in particolare quelli che hanno riguardato Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Ma si tratta di un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, né medicalmente, né moralmente”. “Dobbiamo dire, innanzi tutto, che l’accanimento terapeutico si configura come un intervento medico non più adeguato alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure perché appare troppo gravoso per le sue condizioni. Invece, nel caso della giovane Eluana, essa versava in una situazione clinica che era del tutto differente; non era in agonia, né stava per entrarvi, e per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata. Anche nel caso di Piergiorgio Welby, su richiesta dello stesso paziente, il respiratore gli venne staccato ben 45 anni dopo l’inizio della patologia; anche in questo caso, Welby, non si trovava in prossimità della morte. Si è dunque trattato di un’eutanasia volontaria”. Secondo la Dottrina della Chiesa, ricorda ancora Colombo, “la rinuncia all’accanimento terapeutico non vuol dire procurarsi la morte o procurare la morte ad una persona. Si accetta semplicemente di non poterla impedire. Spetta al paziente, se ne è cosciente, in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere quando e come sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri all’approssimarsi del termine della propria esistenza terrena”. “Da quanto sappiamo – conclude il bioeticista -, il cardinale Martini ha voluto sempre essere informato, in modo pieno e completo, sulla propria condizione di salute per poter prendere delle decisioni che fossero coerenti con la sua visione profonda ed evangelica della vita, e anche di fronte all’ultimo istante di essa, alla sua morte”.

Corriere della Sera.it, Il Fatto Quotidiano.it

Accanimento terapeutico ed eutanasia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro!

Il no di Martini all'accanimento terapeutico. Don Colombo: squallide strumentalizzazioni

Per il card. Martini quell'anticipo di simpatia che Joseph Ratzinger non ha mai avuto...

Il Papa: Budapest sia segno di speranza per ispirare giovani del Genfest a offrire la mano dell’amicizia a chi proviene da altri contesti e culture

Da ieri e fino a domenica Budapest diventa "capitale" dell’unità. La città ungherese ospita infatti il Genfest, raduno mondiale dei giovani del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich scomparsa nel 2008. Questa è la decima edizione, sostenuta dall’apporto di 3.000 volontari e 600 tra attori, tecnici e staff, e s’intitola "Let’s Bridge", per esprimere l’impegno dei partecipanti a costruire ponti fra culture e popoli diversi perché il prezioso valore della fraternità diventi universale. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, indirizzato alla presidente del Movimento dei Focolari Maria Voce, il Papa imparte la sua Benedizione Apostolica a tutti i partecipanti. Benedetto XVI osserva che la città stessa è un simbolo eloquente delle aspirazioni che portano così tanti giovani a riunirsi per l’evento dal titolo Let’s Bridge. “I numerosi ponti che attraversano il Danubio, che collegano gli insediamenti precedenti di Buda e Pest e ne fanno un’unica unità , - osserva il Santo Padre - sono stati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale. Eppure, dalle ceneri di quel terribile conflitto è nata la determinazione di costruire la pace su fondamenti duraturi, una determinazione che sarebbe stata l’inspirazione alla base della fondazione del Movimento dei Focolari". “I ponti del Danubio sono stati ricostruiti e la comunità internazionale si è data una meta di eliminare una volta e per sempre tutte le condizioni che potrebbero condurre ad un conflitto futuro”. “Auspico – si legge nel messaggio - che questa bellissima città sia un segno di speranza per ispirare tutti i giovani presenti a offrire la mano dell’amicizia a quelli che provengono da altri contesti e culture, così da dare forma alla città terrena nell’unità e nella pace, rendendola in qualche misura un’anticipazione e una prefigurazione della città indivisa di Dio”.

Radio Vaticana, SIR