sabato 23 gennaio 2010

La conferenza stampa di presentazione del Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: il Papa invita a dialogare ogni uomo

Alla conferenza nella Sala Stampa vaticana per la presentazione del Messaggio di Benedetto XVI per la 44° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”, sono intervenuti mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e mons. Paul Tighe, segretario del medesimo dicastero. La conferenza è stata moderata da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Nella nuova agorà del web, il sacerdote, ma anche i laici, sono chiamati a testimoniare che Dio è vicino all’uomo smarrito di oggi. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, che ha richiamato l’auspicio del Papa in favore di una “diaconia della cultura digitale”. Il Pontefice, ha ribadito il presule, dà una “valutazione positiva”, “consapevole” e “non ingenua” delle nuove tecnologie. Ed ha quindi offerto la sua riflessione su Internet, che il Papa ha indicato come nuovo “cortile dei gentili” dove è possibile incontrare i non credenti. “Penso ai nostri media: dovremmo veramente essere aperti vicini a quanti non credono, sfiduciati, ma nel cuore hanno desideri di assoluto e di verità non caduchi. Un contatto con credenti di ogni religione, con non credenti, con persone di ogni cultura, anche coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto. Comprendiamo tramite questo messaggio ciò che il Papa pensa nel servizio dei media che fanno riferimento a una dimensione cattolica: ci accorgiamo che gli spazi sono aperti. Il Papa invita a dialogare con ogni uomo”. Anche nel contesto del web, ha proseguito mons. Celli, i sacerdoti devono essere appassionati annunciatori del Vangelo. La “pastorale digitale”, ha avvertito, non deve dunque togliere tempo ai compiti primari che il sacerdote, piuttosto che il seminarista, è chiamato ad assolvere. “Una parrocchia virtuale non potrà mai sostituirsi a un incontro dell’uomo con quella che è la comunità degli uomini che camminano insieme a lui e ritrovano il senso profondo di un incontro con la Parola nell’ascolto e nel servizio, poi, concreto della vita”. D’altro canto, il capo dicastero si è augurato che venga superata quella “mentalità parrocchiale”, che a volte caratterizza l’atteggiamento dei sacerdoti di fronte ad Internet e ai nuovi media. “La mia parrocchia: il mondo”, ha detto il presule riprendendo il titolo di una celebre opera di Yves Congar. Quindi, rispondendo alle domande dei giornalisti, si è soffermato sulla situazione in quei Paesi dove la libertà di accesso a Internet è a volte ostacolata. Ed ha espresso un auspicio: “Direi che è verissimo come il desiderio nostro è che si possa sempre più godere di una libertà per annunciare. Quante volte anche a me è toccato durante la mia attività come sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati chiarire ogni volta che non volevamo privilegi ma volevamo solamente che alla comunità cattolica fosse concessa la libertà di essere ciò che è”. Al riguardo, mons. Celli ha dichiarato con soddisfazione che, nonostante tutto, in Cina si stanno diffondendo diversi siti web cattolici. L’arcivescovo Celli non ha poi disconosciuto che esiste oggi nella Chiesa un divario digitale tra le vecchie e nuove generazioni di sacerdoti: “Nella formazione sacerdotale bisogna dare uno spazio alla comprensione, quindi all’uso opportuno e competente dei media; il che vuol dire quindi che ci deve essere un tempo dedicato perché questo possa avvenire e quindi nella conoscenza delle nuove tecnologie ma soprattutto nella consapevolezza di cosa significa oggi comunicazione oggi nella Chiesa”. Al tempo stesso, ha affermato che un altro tema molto presente nelle riflessioni del Pontificio Consiglio è quello del linguaggio da utilizzare per raggiungere i fedeli attraverso i nuovi media. Mons. Celli ha inoltre annunciato che quest’anno si terrà un Congresso sulla stampa cattolica, promosso dal suo dicastero. In conferenza stampa è stato infine rivelato che il sito web “Pope2you”, lanciato nel maggio dell’anno scorso, ha raggiunto i due milioni di contatti.

Radio Vaticana

Il Papa: i sacerdoti siano presenti nel mondo digitale, grande opportunità per i credenti, dandogli un'anima e nella fedeltà al messaggio evangelico

Lo sviluppo delle nuove tecnologie, in particolare il mondo del web, così come, ''nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale'' rappresentano ''una grande risorsa per l'umanità nel suo insieme e per l'uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo''. E' quanto afferma Papa Benedetto XVI nel suo messaggio in occasione della 44° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà in tutte le Chiese domenica 16 maggio sul tema ''Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola''. Il contenuto del messaggio papale è stato reso noto oggi in Vaticano. Benedetto XVI nota, quindi, che le potenzialità del web, e dei ''crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio'', si pongono anche come ''una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, - aggiunge - può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo''. Rivolgendosi poi direttamente ai sacerdoti ed invitandoli a svolgere con coraggio questa nuova forma di evangelizzazione e diffusione del Vangelo, il Papa aggiunge che ''i nuovi media offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci''. ''Per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità'', scrive ancora il Papa, il presbitero deve prendere coscienza che gli stessi credenti in Cristo ''si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante voci scaturite dal mondo digitale''. Da qui la necessità di ''annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali - sottolinea Papa Ratzinger - dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi. Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote - aggiunge il Papa - potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo''. Il web è “ormai uno strumento indispensabile” per l’annuncio del Vangelo: Benedetto XVI esorta con forza i sacerdoti ad essere testimoni di Gesù fino agli estremi confini della terra esplorando anche il mondo digitale. Per il sacerdote – scrive il Papa – si tratta di comprendere di essere all’inizio di una “storia nuova” in cui “la responsabilità dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace”: è così necessario occuparsi pastoralmente delle moderne tecnologie della comunicazione “moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola”. “Nessuna strada, infatti – sottolinea il Messaggio - può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo”. Non si tratta semplicemente di occupare il web – è un rischio da evitare afferma il Papa – ma di “dare un’anima” al mondo digitale “nella costante fedeltà al messaggio evangelico” che chiede al sacerdote di attuare il suo compito primario: “quello di annunciare Cristo”. Benedetto XVI pensa ai giovani che vivono all'interno di “grandi cambiamenti culturali” e chiede ai sacerdoti “un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca”, a “quanti non credono” o “sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche”. Ipotizza quindi che il web possa diventare “una casa di preghiera per tutti i popoli”, una sorta di “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme, dove entrare in contatto con “coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto”. “Anche nel mondo digitale – scrive il Pontefice - deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale”: occorre mostrare “all'umanità smarrita di oggi, che Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda”. Certo – sottolinea il Papa riferendosi ai rischi del mondo virtuale – “non bisogna dimenticare che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione”. Ma il web – conclude - resta “una grande opportunità per i credenti” offrendo “prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate” per diventare “testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci”.

Asca, Radio Vaticana


Benedetto XVI: la Chiesa accanto alle persone provate dal terremoto di Haiti per un futuro aperto. Apprezzamento per il lavoro delle Nazioni Unite

Benedetto XVI ha scritto di suo pugno al presidente di Haiti, René Préval, e al presidente della Conferenza Episcopale del Paese, l’arcivescovo di Cap-Haïtien, Louis Kérebreau, per manifestare ancora una volta il proprio “profondo cordoglio” per le vittime del terremoto del 12 gennaio, confortare i superstiti e apprezzare il lavoro dei soccorritori. Analogo apprezzamento emerge anche dalla lettera, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, mentre in una seconda lettera, sempre a firma del card. Bertone, il Papa offre le proprie preghiere in particolare per la scomparsa dell’arcivescovo di Port-au-Prince, Serge Miot, del quale sono state celebrate ieri le esequie. Quattro lettere e un unico comune denominatore: la tragedia di Haiti e la solidarietà verso chi ha vissuto e vive le conseguenze del violentissimo terremoto di undici giorni fa. Dalle righe firmate da Benedetto XVI lo scorso 16 gennaio emerge con chiarezza che il cuore del Papa è nel cuore stesso del dramma. Appare evidente quando, nella missiva al presidente haitiano Préval, si appella allo “spirito di solidarietà” perché sia mantenuta, scrive, “la calma nelle strade” in modo da favorire la distribuzione degli aiuti. O quando fa suo il dolore di quelle famiglie che spesso “non possono dare degna sepoltura ai loro cari”. L’“intera comunità internazionale”, scrive ancora, sta “avendo cura” di Haiti e l’apprezzamento del Papa è per tutti coloro che, siano del posto o stranieri, “a volte rischiando la vita, compiono ogni sforzo per trovare e salvare i superstiti”. Un merito che Benedetto XVI riconosce pienamente anche all’Onu quando esprime al segretario Ban Ki-moon “gratitudine per l'opera di prevenzione dei conflitti, di peace-keeping e di peace-building, che le Nazioni Unite curano in così tanti Paesi” e in particolare in questa che definisce “l’immensa tragedia” del terremoto nella Repubblica caraibica. Dolore e conforto, commozione e speranza si intrecciano tra le righe delle quattro lettere, per un avvenimento che mai come questa volta ha privato la nazione e la Chiesa locale di molti dei suoi responsabili. Se l’Onu, e il Papa lo ricorda, piange la “tragica morte” del suo rappresentante speciale ad Haiti, Hédi Annabi, del suo vice Luiz Carlos da Costa, e di numerosi civili, operatori e caschi blu della Minustah, la Missione di stabilizzazione dislocata sull’isola, la comunità cattolica haitiana si è raccolta in preghiera, tra le rovine della cattedrale di Port-au-Prince, attorno alle spoglie del suo pastore, mons. Serge Miot. Il Papa, spiritualmente presente alle esequie, esprime le sue “condoglianze più sentite ai sacerdoti che hanno collaborato” con mons. Miot “e all’intera comunità diocesana”, chiedendo “al Signore - scrive - di accogliere il pastore che ha servito con generosità e la sua diocesi e che, attraverso il suo lavoro con la Pontificia Commissione per l'America Latina, ha esteso la sua sollecitudine per l'intero continente”. “In quelle ore di buio – si legge ancora nella lettera indirizzata al presidente dei vescovi di Haiti, mons. Louis Kérebreau - invoco la Madonna del Perpetuo Soccorso perché si faccia Madre di amore” e diriga i cuori di tutti affinché “la solidarietà prevalga sull’isolamento e sull’egoismo”. Le ultime parole, così come nella lettera al presidente, sono un’assicurazione: “Tutta la Chiesa, attraverso le sue istituzioni – afferma Benedetto XVI - non mancherà di assistere nell’emergenza e nella paziente ricostruzione delle zone devastate” perché il suo desiderio ultimo, conclude il Papa, è di contribuire a ridare a chi oggi vede ridotta in macerie anche la speranza la “possibilità di un futuro aperto”.

A conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani sarà presentato al Papa il 'Codex Pauli', l'opera in ricordo dell'Anno Paolino

Lunedì 25 gennaio l'abate benedettino Edmund Power presenterà a Benedetto XVI l'opera monumentale “Codex Pauli”, finalizzata a commemorare l’Anno dedicato al bimillenario della nascita di San Paolo. L'occasione è offerta dai Vespri di chiusura della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani (18-25 gennaio) che il Papa celebrerà nella Basilica di San Paolo. Concepita a imitazione degli antichi incunabili, l'opera si segnala per l'eccezionale valore artistico, culturale ed ecumenico ed è edita dall'Abbazia di San Paolo fuori le Mura in collaborazione con il magazine Paulus. Il Codex Pauli ospita i contributi inediti, appositamente preparati, del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, del Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie, Kirill, di Gregorios III Laham; del dr. Rowan Williams, Primate della Comunione Anglicana, del dr. Eduard Lohse, vescovo emerito della Chiesa Evangelica di Hannover, e di molti altri. Nel suo contributo, il Patriarca Bartolomeo I scrive che “per San Paolo, l'unicità da una parte e l'ecumenicità dall'altra sono, nello stesso tempo, sia virtù a cui dovremmo aspirare sia doni che vengono dall'alto. Inoltre, i concetti di unità e di ecumenicità non son semplicemente metaforici, ma ontologici, nel contenuto”. Per il Patriarca Kirill, “facendosi imitatore dell'Apostolo delle genti, il cristiano è chiamato a essere una viva immagine del Signore e aiutare così il mondo moderno ad accogliere con fede e speranza la Parola di Dio”. In questo senso, aggiunge, l'edizione del Codex Pauli “sarà un degno contributo al giubileo del Protoapostolo e aiuterà i lettori a mettere in pratica nella propria vita il messaggio divino trasmessoci da San Paolo”. “Possano tutti gli uomini nel mondo – auspica il Patriarca melkita Gregorios III Laham – camminare sulla via di Damasco, affinché il mondo cambi e gli uomini possano passare dalle tenebre alla luce, dal peccato alla giustizia, dalla persecuzione all'amore, dalla violenza alla bontà, dal terrorismo alla solidarietà, dal fondamentalismo all'apertura e dallo spirito di vendetta ai sentimenti che san Paolo esprime quando esorta i fedeli ad avere in sé i pensieri e gli atteggiamenti che sono in Gesù Cristo”. “La missione dell'apostolo – scrive l'arcivescovo Rowan Williams –, così come Paolo la comprende, è di indicare oltre la propria impresa individuale, di dare spazio alla maturazione dei suoi 'figli', così che anch'essi possono imparare a indicare oltre se stessi, nell'amore a caro prezzo, e a esprimere così la pienezza di Cristo, il cui rifiuto e la cui crocifissione, come dice il Vangelo, ne fanno non solo il fondamento ma la pietra angolare del nuovo tempio, il suo Corpo, la sua Chiesa”. Per il vescovo Eduard Lohse, “il messaggio della giustificazione per fede, così come l'annuncia Paolo, è secondo la sua salda convinzione la sola interpretazione valida del Vangelo, che va testimoniato a Giudei e Greci, a tutto il mondo. 'Poiché nel Vangelo viene rivelata la giustizia di Dio di fede in fede, come è detto nella Scrittura: colui che è giusto per fede vivrà' (Rm 1,17)”.

Zenit