venerdì 25 novembre 2011

Il governo tecnico di Benedetto XVI per rifare la Chiesa d’Irlanda. Via i vescovi locali, arrivano americani e uomini fidati di Dottrina della Fede

L’estate scorsa padre Vincent Twomey, ex allievo di Benedetto XVI e docente al seminario irlandese di Maynooth, propose di risollevare l’immagine della Chiesa devota a San Patrizio macchiata dal problema della pedofilia del clero con una terapia d’urto, che prevedeva le dimissioni di tutti i vescovi nominati prima del 2003 in quanto colpevoli, a suo dire, di aver coperto i preti senza rimuoverli. In molti lo presero per pazzo. Ma c’era del metodo. A partire dalla data: il 2003, ovvero prima che l’allora card. Ratzinger ottenesse da Giovanni Paolo II la concessione di alcune facoltà speciali per offrire maggiore flessibilità nelle procedure penali per i “delicta graviora”, fra cui l’uso del processo penale amministrativo e la richiesta delle dimissioni ex officio nei casi più gravi. “E’ l’unica strada per garantire la trasparenza nello scandalo pedofilia” spiegò Twomey, guadagnandosi diverse critiche provenienti più che altro dalle stesse gerarchie irlandesi, non certo dal popolo. E non certo da Roma. Il silenzio della Santa Sede in merito fu piuttosto eloquente e oggi, a qualche mese di distanza, se ne comprende il motivo. La “proposta Twomey”, infatti, è stata messa in pratica de facto, con la decisione di lasciare vacanti tutte le sedi dalle quali, ufficialmente per limiti di età o per problemi di salute, i vescovi si sono dimessi. Oggi sette delle circa venti diocesi d’Irlanda (l’ultimo a lasciare è stato il vescovo di Derry, Séamus Hegarty) sono senza guida ufficiale, mentre altre sono governate da amministratori apostolici, voluti da Roma per traghettare le diocesi verso la definitiva ristrutturazione che prevede anche accorpamenti tra le diverse sedi. Sono due gli uomini chiave sui quali la Santa Sede punta per rifare daccapo l’episcopato d’Irlanda. Il primo è mons. Charles J. Brown, 52 anni, aiutante di studio della Congregazione per la Dttrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale. Secondo indiscrezioni rilanciate anche dall’Irish Times (fonti vaticane hanno confermato a Il Foglio la notizia) verrà presto chiamato a Dublino quale nuovo nunzio apostolico. L’incarico è anch’esso vacante da mesi. La scorsa estate, infatti, dopo che il primo ministro Enda Kenny, report governativi alla mano, accusò i massimi vertici della gerarchia cattolica di aver protetto i preti pedofili nella diocesi di Cloyne governata fino al 2010 dal “segretario di tre Pontefici” John Magee, la Santa Sede richiamò a Roma il nunzio, mons. Giuseppe Leanza, per poi destinarlo in Repubblica Ceca. La scelta di Brown è significativa. Egli, infatti, pur non venendo dalla diplomazia della Santa Sede è persona conosciuta e stimata all’interno della Segreteria di Stato vaticana. Da anni lavora nella Curia romana, per dieci anni ha lavorato a stretto contatto con Joseph Ratzinger nell’ex Sant’Uffizio. Inoltre è di origini statunitensi e, dunque, è di lingua inglese senza essere uomo dell’apparato irlandese. Ha studiato Storia all’Università di Notre Dame. Si è poi specializzato nelle Università di Oxford, Toronto e al Pontificio ateneo di Sant’Anselmo a Roma. La sua nomina conferma l’ascesa di una nuova leva di statunitensi nei posti diplomatici che contano. Un’ascesa che ha nel giovane Peter Brian Wells, assessore per gli Affari generali della segreteria di stato, un suo esponente di peso. Che Brown sia nato negli Stati Uniti è un segnale importante anche per un altro motivo. Non è escluso che molti dei nuovi vescovi che Benedetto XVI nominerà in Irlanda verranno proprio dagli Stati Uniti. La cosa ha del clamoroso (è del tutto inusuale che in Europa vengano portati all’episcopato presuli di altri continenti) e fa capire quanto la situazione sia compromessa nel Paese. Dice il biografo di Giovanni Paolo II George Weigel che l’idea di chiamare vescovi dagli Stati Uniti non è così peregrina: “Oggi l’Irlanda è terra di missione come un tempo lo erano gli Stati Uniti. Nel 1921 un irlandese, Michael Joseph Curley, divenne arcivescovo di Baltimora (Maryland) in un momento in cui i pregiudizi anti irlandesi e anti cattolici erano molto vivi. Per questo motivo oggi non sarebbe così strano che un presule magari nato a Los Angeles e poi formatosi a Denver, oppure nato a New Orleans con studi teologici a Washington, attraversi l’oceano Atlantico con destinazione Dublino”. E ancora: “L’Irlanda ha bisogno di una rievangelizzazione e, dunque, di vescovi che abbiano dentro di sé il fuoco del Vangelo. Uomini che possano fare una proposta cristiana convincente in mezzo a diffuso cinismo e amarezza”. Oltre a Brown c’è un’altra personalità alla quale la Santa Sede guarda da tempo. E’ l’unico vescovo che non dovrebbe essere toccato dalla ristrutturazione choc che segue la proposta di Twomey. Si tratta dell’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, che nella Curia romana ha reso un lungo servizio dal 1986 al 2001 come sottosegretario e poi segretario di Giustizia e Pace, tra i primi a fare propria la linea di maggior rigore del Papa. Martin ha fatto tanto, nei mesi passati, per smarcarsi dai suoi confratelli nell’episcopato. E’ riuscito anche a diventare l’“eroe” del New York Times. E’ stata Maureen Dowd, lo scorso giugno, a rendere nota una conversazione avvenuta tra lei e Martin nella quale la columnist del quotidiano newyorchese arriva a dire che “Martin, da sempre dalla parte delle vittime, è un outsider” di una gerarchia dove spiccano in negativo i nomi del card. Bernard Law, ex arcivescovo di Boston che a seguito del deflagrare in diocesi del problema pedofilia si trasferì a Roma per divenire arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, e di Angelo Sodano, l’ex segretario di stato vaticano “che difese il noto pedofilo e padre di più figli Marcial Maciel Degollado”, fondatore dei Legionari di Cristo. Il compito di Brown e di Martin non è facile. Contro il Vaticano e l’idea dell’azzeramento delle gerarchie resiste ancora con tenacia una parte consistente dell’episcopato. In particolare quattro arcivescovi, guidati dal card. Seán Brady, resistono strenuamente a ogni modifica dei confini diocesani. Recentemente la Santa Sede ha spinto perché un comitato ad hoc (vi lavorano anche alcuni dei visitatori apostolici mandati in Irlanda nel 2010 dal Papa) si riunisse con l’obiettivo dichiarato di elaborare un piano che avrebbe dovuto eliminare le diocesi più piccole, fissando un limite minimo di 100mila cattolici per diocesi. Questo piano potrebbe avere ripercussioni dirette sulle diocesi di Cashel e Emly, Achonry, Ardagh e Clonmacnoise, Clogher, Clonfert, Dromore, Elphin, Killala, Kilmore, Ossory e Raphoe.

Paolo Rodari, Il Foglio

Lettera del delegato pontificio con indicazioni concrete sul cammino che i consacrati del Regnum Christi stanno percorrendo dopo la visita apostolica

Con una lettera del 21 novembre, il delegato pontificio card. Velasio De Paolis continua a offrire indicazioni concrete sul cammino che i consacrati del Regnum Christi stanno percorrendo dopo la visita apostolica seguendo i primi orientamenti generali della lettera dello scorso 15 ottobre. Il card. De Paolis affronta cinque punti: le competenze degli assistenti per i membri consacrati, il Regolamento che sarà in vigore durante la fase di revisione, la Commissione Centrale per la revisione degli Statuti e del Regolamento del Regnum Christi, l’approfondimento di alcuni temi fondamentali per mezzo di conferenze e giornate di studio e la differenza necessaria tra riflessioni, suggerimenti e decisioni formali durante il processo che è in corso. La lettera si conclude con un’esortazione alla preghiera, al dialogo e alla gratitudine per il dono della consacrazione a Dio nella Chiesa e nel Regnum Christi.

Regnum Christi

Testo integrale delle lettera

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Le iniziative in preparazione, in cui saranno coinvolte le oltre mille parrocchie dell'arcidiocesi di Milano

Un’ “open day” aziendale nelle imprese che hanno adottato politiche di conciliazione famiglia-lavoro e la proposta di “feste della famiglia” da celebrare nei comuni in collaborazione con le autorità cittadine: sono due delle iniziative allo studio nell'arcidiocesi di Milano in vista del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Gli sposi Alfonso e Francesca Colzani, responsabili del servizio pastorale per la famiglia della diocesi ambrosiana, hanno illustrato questa mattina, durante la conferenza stampa per la presentazione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, la preparazione che investe le oltre mille parrocchie, con già 500 volontari registrati per l’evento, anche se se ne attendono 5 mila. Le realtà produttive saranno coinvolte nel promuovere un convegno sui giovani e il lavoro; un incontro tra imprese e sindacati affronterà il tema del lavoro e della famiglia in questo momento di crisi. Una particolare ‘veglia’ si terrà a ridosso della Festa del Lavoro del 1° maggio prossimo. E, hanno assicurato i coniugi, "la capillare rete territoriale della pastorale familiare (oltre 1000 parrocchie e 73 decanati) si sta mobilitando creativamente con convegni, rassegne di film, cicli di incontri su tematiche familiari. Da parte sua, inoltre, la Fondazione Family 2012 ha predisposto le modalita' logistiche per disciplinare le iscrizioni, organizzare l'ospitalità e l'azione dei volontari. Confermato il Parco Nord e l'aeroporto di Bresso come luogo della Festa delle testimonianze e della Santa Messa finale presieduti dal Papa. A Milano "l'intero anno pastorale sarà dedicato a riflettere sui temi della famiglia in rapporto al lavoro e alla festa". "La nostra Diocesi - hanno spiegato i Colzani ai giornalisti - si sente particolarmente sfidata dall'evento così come dai temi del lavoro e della festa". Secondo i coniugi, "il fatto di essere la città ospitante dell'IMF richiede a Milano di verificare le disponibilità all'accoglienza e di accrescere la sensibilità nelle comunità cristiane per far posto a chi verrà per l'evento. Inoltre i temi risultano particolarmente significativi anche per la tradizionale operosita' della sua popolazione". Si tratta ad esempio di "una preziosa opportunità di riflettere su questi temi al fine di ricalibrare una sapienza nel vivere il lavoro e i tempi della festa". "Aprire spazi di confronto sulla tematica del lavoro significa - infatti - andare incontro a grosse questioni: da quelle dei ritmi talvolta estenuanti del lavoro, a quelle della mancanza di lavoro, dai temi legati al lavoro femminile, alle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, a quelli sulla qualita' delle relazioni sul luogo di lavoro. Così anche mettere a fuoco la festa e il suo significato per il vivere umano fa prendere coscienza di una dimensione della vita che rischia di sfuggire di mano, quella dimensione dell'apertura al trascendente, al senso delle cose, alla relazione con Dio. La festa è sovente data per scontata e, alle prese con la fretta del vivere, si dilegua sotto i nostri occhi portandosi via la sua preziosità. Salvare la festa dall'invadenza pressante dei ritmi e delle preoccupazioni odierne significa difendere la dimensione degli affetti (anche verso Dio), goderne la bellezza ed esserne grati". In vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha tradotto in 7 lingue (italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco) le catechesi preparatorie, che vengono adottate progressivamente dalle diocesi di tutto il mondo. Sono in corso le traduzioni in ungherese, romeno e arabo, mentre è stata annunciata anche la versione in cinese.

SIR, Agi

Presentazione della 20° Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a 30 anni dalla creazione del dicastero e dalla 'Familiaris consortio'

La famiglia in primo piano questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, dove è stata presentata la 20° Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in programma dal 29 novembre al 1° dicembre, quando i partecipanti verranno ricevuti da Benedetto XVI. Un evento particolare, giacché avviene nel 30° anniversario dell’Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II "Familiaris Consortio" e della fondazione dello stesso dicastero. Inizierà con un commosso omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II la Plenaria del dicastero per la Famiglia. Il cardinale presidente Ennio Antonelli ha messo l’accento su questo dono che “il Papa delle famiglie” ha dato a tutta la Chiesa. E, alla luce di quel documento, ha sottolineato quali siano i compiti che le famiglie cristiane sono chiamate oggi a realizzare per dare testimonianza credibile al Vangelo: "Diventare un grande segno di credibilità del Vangelo, mediante il servizio reciproco, la procreazione generosa e responsabile, la cura e l’educazione dei figli, l’impegno sul lavoro, l’attenzione ai poveri e bisognosi, la preghiera in casa, la partecipazione alla Messa e alle attività ecclesiali, l’impegno nella società civile”. Il porporato ha, quindi, tenuto a ribadire che la Chiesa non ha una visione negativa della sessualità, come sovente si sente affermare: “In realtà la Chiesa esalta la sessualità, in quanto l’amore è anche come eros, come desiderio di felicità; lo esalta in quanto lo include nell’amore come dono di sé e come comunione, che è un riflesso della vita stessa di Dio e è un anticipo delle nozze eterne con Dio”. Dal canto suo, il segretario del dicastero, mons. Jean Lafitte, ha confermato che prosegue il lavoro per l’approntamento di un vademecum per i fidanzati annunciato l’anno scorso. Al riguardo, ha ribadito che il “fidanzamento” è oggettivamente “diverso dall’unione coniugale”, giacché questo “tempo di preparazione non prevede ancora di mettere in comune le rispettive esistenze”. Serve dunque “un’educazione dell’amore”. Sfida non facile, ha proseguito mons. Lafitte: “Nei fatti, le legislazioni rendono oggi giuridicamente legittimi modelli alternativi di famiglia che la separano dalla sua radice più profonda, e cioè l'amore di un uomo e di una donna legati da un’unione indissolubile”. Considerazioni riprese anche dal card. Antonelli che, rispondendo ai giornalisti, ha messo in guardia dal rischio di una libertà e di un’uguaglianza assolutizzate, che non tendano al bene. “E’ vero che il panorama è impressionante. Direi che c’è, soprattutto, questo mito della libertà e dell’uguaglianza: assolutizzati così sono due miti che diventano distruttivi...E sotto queste due parole vengono fatti passare tanti pseudo diritti e tanti comportamenti aberranti!”. E tuttavia, il porporato ha tenuto a sottolineare che ci sono anche molte luci, grazie allo svilupparsi della pastorale familiare, all’impegno delle coppie cristiane e alla collaborazione delle diocesi con i movimenti ecclesiali. Ancora, il porporato si è soffermato sull’esempio di santità di 7-8 famiglie, per le quali è in corso la Causa di Beatificazione. Tra queste anche i genitori del missionario del Pime, padre Piero Gheddo.

Radio Vaticana

CONFERENZA STAMPA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA: PRESENTAZIONE DELLA XX ASSEMBLEA PLENARIA E DEL XXX ANNIVERSARIO DELLA "FAMILIARIS CONSORTIO" E DELLA CREAZIONE DEL DICASTERO

Benedetto XVI incontra il card. Erdó, il card. Bagnasco e mons. Michalik, la nuova presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa

Questa mattina il Papa ha ricevuto in udienza il card. Péter Erdó (foto), arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, e i due vice-presidenti, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, e mons. Jozef Michalik, arcivescovo di Przemyś dei Latini, in Polonia. L’incontro con Benedetto XVI ha concluso la settimana dei lavori in Vaticano della nuova presidenza della CCEE. Nella conferenza stampa che si è svolta a Roma al termine del colloquio con il Papa, il card. Erdó ha sottolineato che “per sostenere il progetto europeo, il primo compito delle Chiese è il continuo richiamo all’identità” dei popoli. Identità che, secondo il porporato, si declina “anche nei principi di solidarietà e di sussidiarietà” e dunque attraverso il messaggio cristiano. “La sfida dell’Europa – ha aggiunto il card. Bagnasco – riguarda l’uomo e non solo l’economia e la finanza”, dunque è necessario rimettere al centro la questione antropologica. Inoltre, ha aggiunto il presidente della CEI, “se non c’è interconnessione tra etica ed economia si sfalda anche la composizione dello Stato”. Proprio da questo, ha proseguito Bagnasco, dipende la crisi che “stiamo vivendo”, del lavoro in particolare”.

Radio Vaticana

Il Papa: la domanda su Dio è risvegliata dall'incontro con chi ha il dono della fede, non meno urgente è riproporla anche nel tessuto ecclesiale

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla XXV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che si svolge a Roma dal 24 al 26 novembre sul tema "La questione di Dio oggi. Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?".
Il discorso del Papa è partito da un esame dei principali avvenimenti che hanno riguardato il laicato cattolico nell’anno trascorso. Tra questi, il Congresso per i fedeli laici dell’Asia, svoltosi a Seoul. “Il vastissimo continente asiatico - ha detto in proposito - ospita popoli, culture e religioni diversi, di antica origine, ma l’annuncio cristiano ha raggiunto sinora soltanto una piccola minoranza, che non di rado vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione. Il convegno ha offerto l’occasione ai fedeli laici, alle associazioni, ai movimenti e alle nuove comunità che operano in Asia, di rafforzare l’impegno e il coraggio per la missione. Questi nostri fratelli testimoniano in modo ammirevole la loro adesione a Cristo, lasciando intravedere come in Asia, grazie alla loro fede, si stiano aprendo per la Chiesa del terzo millennio vasti scenari di evangelizzazione”. C’è stata poi la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. “Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero, riproponendo in modo chiaro l’attualità della ricerca di Dio. Nessuno è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l’uomo di oggi. I giovani del mondo intero - ha poi affermato Benedetto XVI - attendono con ansia di poter celebrare le Giornate Mondiali a loro dedicate, e so che gia' siete al lavoro per l'appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013". “Non dovremmo mai stancarci” di “ricominciare da Dio”, per “ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità”. Ciò è necessario perché “una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale”. “L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, 'la questione delle questioni'. Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione”. “L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio – ha proseguito – si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente”. Tuttavia, si è chiesto il Papa, come è possibile “risvegliare la domanda su Dio, perché sia la questione fondamentale?”. “La domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante”. “Siete chiamati a offrire – ha avvertito il Pontefice - una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire. Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, l’uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia”. Non solo: “La sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte”. In realtà “i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle ‘malattie’ del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo”. Perciò “non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte – ha sottolineato il Santo Padre -, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora “nella profonda conversione del nostro cuore, perchè il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci".

AsiaNews, SIR, Radio Vaticana

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI - il testo integrale del discorso del Papa

Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute da Benedetto XVI nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012

Le tradizionali celebrazioni in Vaticano proprie del periodo, ma anche la visita a una parrocchia romana. C’è questo e altro nell’agenda dei prossimi impegni liturgici del Papa. Il calendario di dicembre 2011 e del gennaio 2012 è stato reso noto oggi dal maestro delle Cerimonie pontificie, mons. Guido Marini. Il primo appuntamento è nel cuore di Roma: la visita a Piazza di Spagna, giovedì 8 dicembre alle 16.00, per l’Atto di venerazione all’Immacolata. Tre giorni dopo, domenica, Benedetto XVI è atteso invece a Casal Boccone, zona dell’Agro Romano a nordest della capitale, per presiedere, alle 9.30, la Messa nella moderna parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Alle 17.30 di lunedì 12 il Papa celebrerà in San Pietro una Messa per l’America Latina, nella Solennità della Beata Maria Vergine di Guadalupe. Quindi, alla stessa ora di giovedì 15, sempre nella Basilica Vaticana, sarà la volta della celebrazione dei Vespri con gli universitari degli atenei romani. Sabato 24 dicembre Benedetto XVI presiederà alle 22.00 la Santa Messa della Notte di Natale, mentre alle 12.00 di domenica 25 si affaccerà dalla Loggia centrale di San Pietro per la Benedizione Urbi et Orbi. La conclusione dell’anno, sabato 31, vedrà come sempre il Pontefice presiedere i Primi Vespri e il Te Deum in ringraziamento per l'anno trascorso, alle 17.00 nella Basilica Vaticana. Poche ore dopo, alle 9.30 di domenica 1° gennaio 2012, il Papa scenderà di nuovo in Basilica per la Messa di inizio d’anno, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 45° Giornata Mondiale della Pace. Si passa quindi a venerdì 6 gennaio per la Celebrazione Eucaristica dell’Epifania, in programma in San Pietro alle 9.30. Domenica 8, Festa del Battesimo del Signore, Benedetto XVI sarà come sempre nella Cappella Sistina per presiedere la Messa e impartire il Battesimo ad alcuni bambini, alle 9.45. Infine, mercoledì 25 gennaio, alle 17.30, il Papa concluderà la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani presiedendo la Celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Radio Vaticana

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (DICEMBRE 2011-GENNAIO 2012)

25 NOVEMBRE 1981: IL CARD. JOSEPH RATZINGER VIENE NOMINATO PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

"Per me era un po’ difficile, perché dall’inizio del mio episcopato a Monaco, con la solenne consacrazione a vescovo nella cattedrale di Monaco, vi era per me un obbligo, quasi un matrimonio con questa diocesi ed avevano anche sottolineato che dopo decenni ero il primo vescovo originario della diocesi. Mi sentivo quindi molto obbligato e legato a questa diocesi. C’erano poi dei problemi difficili che non erano ancora risolti e non volevo lasciare la diocesi con dei problemi non risolti. Di tutto questo ho discusso con il Santo Padre, con grande apertura e con questa fiducia che aveva il Santo Padre, che era molto paterno con me. Mi ha dato quindi tempo di riflettere, egli stesso voleva riflettere. Alla fine mi ha convinto, perché questa era la volontà di Dio. Potevo così accettare questa chiamata e questa responsabilità grande, non facile, che di per sé superava le mie capacità. Ma nella fiducia alla paterna benevolenza del Papa e con la guida dello Spirito Santo, potevo dire di sì".
(Benedetto XVI, Intervista alla televisione polacca, 16 ottobre 2005)

"Avevo sempre ben chiaro davanti agli occhi questa cosa: 'Sono nelle mani del Signore e devo mettere nel conto la possibilità di dover fare cose che non avrò voluto'. In questo senso, sicuramente è stata una continua sorpresa l'essere 'strappato' via da dove si era e non poter più seguire la propria strada (...) Sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare dò, e quel che non posso non cerco nemmeno di dare. Non tento di fare di me qualcosa che non sono (...) Faccio quello che posso".
(Benedetto XVI, "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi", 2010)