"Per me era un po’ difficile, perché dall’inizio del mio episcopato a Monaco, con la solenne consacrazione a vescovo nella cattedrale di Monaco, vi era per me un obbligo, quasi un matrimonio con questa diocesi ed avevano anche sottolineato che dopo decenni ero il primo vescovo originario della diocesi. Mi sentivo quindi molto obbligato e legato a questa diocesi. C’erano poi dei problemi difficili che non erano ancora risolti e non volevo lasciare la diocesi con dei problemi non risolti. Di tutto questo ho discusso con il Santo Padre, con grande apertura e con questa fiducia che aveva il Santo Padre, che era molto paterno con me. Mi ha dato quindi tempo di riflettere, egli stesso voleva riflettere. Alla fine mi ha convinto, perché questa era la volontà di Dio. Potevo così accettare questa chiamata e questa responsabilità grande, non facile, che di per sé superava le mie capacità. Ma nella fiducia alla paterna benevolenza del Papa e con la guida dello Spirito Santo, potevo dire di sì".
(Benedetto XVI, Intervista alla televisione polacca, 16 ottobre 2005)
"Avevo sempre ben chiaro davanti agli occhi questa cosa: 'Sono nelle mani del Signore e devo mettere nel conto la possibilità di dover fare cose che non avrò voluto'. In questo senso, sicuramente è stata una continua sorpresa l'essere 'strappato' via da dove si era e non poter più seguire la propria strada (...) Sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare dò, e quel che non posso non cerco nemmeno di dare. Non tento di fare di me qualcosa che non sono (...) Faccio quello che posso".
(Benedetto XVI, "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi", 2010)