sabato 31 dicembre 2011

Il Papa visita il Presepe in Piazza San Pietro. Benedetto XVI prega in ginocchio con lo sguardo di un bambino, poi fa il giro intorno alla costruzione

Entra nella Grotta di Nazaret Benedetto XVI come se il tempo non fosse mai passato dal quella notte di più di 2000 anni fa. Il Papa come sempre dopo i Vespri con il canto del Te Deum è uscito in Piazza San Pietro quasi sorprendendo i turisti che si attardano davanti al Presepe. La papamobile illuminata ha attraversato la piazza, davanti al Presepe sotto l’obelisco c’era la banda delle Guardie Svizzere che ha intonato canti natalizi. Una piccola e intima festa di famiglia per il Papa che ama moltissimo i Presepi e si attarda a farsi spiegare i dettagli di questa trentesima edizione dedicata al Beato Giovanni Paolo II. A fare gli onori di casa erano il presidente del Governatorato Giuseppe Bertello e il segretario Giuseppe Sciacca. Hanno accolto il Papa con familiarità: siamo tutti e due nuovi, hanno detto, e il Papa sorride. Ha pregato in ginocchio Benedetto XVI con lo sguardo di un bambino, poi ha fatto il giro intorno alla costruzione. Mons. Sciacca gli ha spiegato ogni personaggio e ogni ambiente. Il direttore della banda degli svizzeri ha salutato il Papa e gli ha fatto gli auguri di tutto il Corpo. Poche parole in tedesco con affetto e rispetto. Davanti grandi statue il Papa sembra una figura in più tra i personaggi. Uno dei fedeli che adora il bambino e si ferma in silenzio davanti al Mistero dell’Incarnazione. Ma si vede che la sua è anche la passione di chi per anni ha costruito con passione il proprio Presepe domestico. La Piazza si svuota, tutti attendono che Benedetto XVI attraversi di nuovo lo spazio che sembra sospendere il tempo. L’anno finisce la termine, il Papa ha ringraziato per il tempo che non deve passare con angoscia, ma con la certezza che siamo amati da Dio. La notte sulla Piazza di san Pietro sarà notte di preghiera come ogni anno per molti. Il Papa li benedirà dalla sua finestra che resta accesa.

Angela Ambrogetti, Il Portone di Bronzo

Il Papa: l’uomo non più schiavo di un tempo che passa senza un perché ma figlio di un Dio che dona all’umanità come nuova prospettiva di vita l’amore

Questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui sono seguiti l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile e la benedizione eucaristica. “Un altro anno si avvia a conclusione – ha detto il Papa nell'omelia - mentre ne attendiamo uno nuovo: con la trepidazione, i desideri e le attese di sempre. Se si pensa all’esperienza della vita, si rimane stupiti di quanto in fondo essa sia breve e fugace”. Per questo, “non poche volte si è raggiunti dall’interrogativo: quale senso possiamo dare ai nostri giorni?”. “Questa – ha evidenziato il Pontefice - è una domanda che attraversa la storia, anzi attraversa il cuore di ogni generazione e di ogni essere umano”. Ma a questa domanda “c’è una risposta: è scritta nel volto di un Bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, per sempre risorto da morte”. “Nel tessuto dell’umanità lacerato da tante ingiustizie, cattiverie e violenze – ha chiarito -, irrompe in maniera sorprendente la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore, che nel mistero della sua incarnazione e della sua nascita ci fa contemplare la bontà e la tenerezza di Dio. Dio eterno è entrato nella nostra storia e rimane presente in modo unico nella persona di Gesù”, “venuto sulla terra per rinnovare radicalmente l’umanità e liberarla dal peccato e dalla morte, per elevare l’uomo alla dignità di figlio di Dio”. Dunque, “il Natale non richiama solo il compimento storico di questa verità che ci riguarda direttamente, ma, in modo misterioso e reale, ce la dona di nuovo”. “Dal giorno del Natale del Signore – ha proseguito il Santo Padre - è venuta a noi la pienezza del tempo. Non c’è, dunque, più spazio per l’angoscia di fronte al tempo che scorre e non ritorna; c’è adesso lo spazio per una illimitata fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati, per il quale viviamo e al quale la nostra vita è orientata in attesa del suo definitivo ritorno”. Da quando il Salvatore è disceso dal Cielo, “l’uomo non è più schiavo di un tempo che passa senza un perché, o che è segnato dalla fatica, dalla tristezza, dal dolore. L’uomo è figlio di un Dio che è entrato nel tempo per riscattare il tempo dal non senso o dalla negatività e che ha riscattato l’umanità intera, donandole come nuova prospettiva di vita l’amore, che è eterno". “La Chiesa – ha sottolineato il Santo Padre – vive e professa questa verità e intende proclamarla ancora oggi con rinnovato vigore spirituale”. In questa celebrazione, ha ricordato Benedetto XVI, facendo riferimento alla diocesi di Roma, “abbiamo speciali ragioni di lodare Dio per il suo mistero di salvezza, operante nel mondo mediante il ministero ecclesiale. Abbiamo tanti motivi di ringraziamento al Signore per ciò che la nostra comunità ecclesiale, nel cuore della Chiesa universale, compie al servizio del Vangelo in questa città”. Un ringraziamento al Signore, in particolare, il Papa lo ha rivolto “per il promettente cammino comunitario volto ad adeguare alle esigenze del nostro tempo la pastorale ordinaria, attraverso il progetto ‘Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale’”, che “ha l’obiettivo di porre l’evangelizzazione al primo posto, al fine di rendere più responsabile e fruttuosa la partecipazione dei fedeli ai sacramenti, così che ciascuno possa parlare di Dio all’uomo contemporaneo e annunciare con incisività il Vangelo a quanti non lo hanno mai conosciuto o lo hanno dimenticato”. La quaestio fidei è “la sfida pastorale prioritaria anche per la diocesi di Roma. I discepoli di Cristo sono chiamati a far rinascere in se stessi e negli altri la nostalgia di Dio e la gioia di viverlo e di testimoniarlo”. Occorre “dare il primato alla verità, accreditare l’alleanza tra fede e ragione come due ali con cui lo spirito umano si innalza alla contemplazione della Verità; rendere fecondo il dialogo tra cristianesimo e cultura moderna; far riscoprire la bellezza e l’attualità della fede non come atto a sé, isolato, che interessa qualche momento della vita, ma come orientamento costante, anche delle scelte più semplici, che conduce all’unità profonda della persona rendendola giusta, operosa, benefica, buona”. Si tratta “di ravvivare una fede che fondi un nuovo umanesimo capace di generare cultura e impegno sociale”. “Annunciare la fede nel Verbo fatto carne, infatti, è il cuore della missione della Chiesa e l’intera comunità ecclesiale deve riscoprire con rinnovato ardore missionario questo compito imprescindibile. Soprattutto le giovani generazioni che avvertono maggiormente il disorientamento accentuato anche dall’attuale crisi non solo economica ma anche di valori, hanno bisogno di riconoscere in Gesù la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana”.
Da qui la necessità di sostenere i genitori, “primi educatori alla fede dei loro figli” nella loro missione educativa attraverso opportune iniziative. Il Papa ha esortato poi a promuovere itinerari appositi per accompagnare le comunità parrocchiali e le realtà ecclesiali nella migliore comprensione dei Sacramenti “attraverso i quali l’uomo è reso partecipe della vita stessa di Dio”. “Non manchino alla Chiesa di Roma fedeli laici pronti ad offrire il proprio contributo per edificare comunità vive, che permettano alla Parola di Dio di irrompere nel cuore di quanti ancora non hanno conosciuto il Signore o si sono allontanati da Lui”. Il compito più grande è di “essere totalmente al servizio del progetto divino”, “ridonare un’anima a questa nostra società”.
“La Chiesa – ha ricordato il Pontefice - ci suggerisce di non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. È in Dio che deve terminare l’ultima nostra ora, l’ultima ora del tempo e della storia. Dimenticare questo fine della nostra vita significherebbe cadere nel vuoto, vivere senza senso. Per questo la Chiesa pone sulle nostre labbra l’antico inno Te Deum. È un inno pieno della sapienza di tante generazioni cristiane, che sentono il bisogno di rivolgere in alto il loro cuore, nella consapevolezza che siamo tutti nelle mani piene di misericordia del Signore”. “Con l’animo colmo di gratitudine ci disponiamo a varcare la soglia del 2012, ricordando che il Signore veglia su di noi e ci custodisce. A Lui questa sera vogliamo affidare il mondo intero. Mettiamo nelle sue mani le tragedie di questo nostro mondo e gli offriamo anche le speranze per un futuro migliore”, ha concluso.

SIR, Radio Vaticana

CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO TRASCORSO - il testo integrale dell'omelia del Papa

IL 2011 DI BENEDETTO XVI. L''ABC' DEL MAGISTERO E LE PIU' BELLE IMMAGINI



L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte XIII

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte XII

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte XI

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte X

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte IX

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte VIII

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte VII

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte VI

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte V

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte IV

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte III

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte II

L'"ABC" del Magistero nel 2011 - Parte I

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Un anno con Benedetto XVI - Fotogallery

Il 2011 di Benedetto XVI. La grande luce, che riporta direttamente a quella di Cristo, si contrappone alle ombre che ruotano intorno alla sua persona

di Raffaella

Come ogni anno il blog si trova a fare un bilancio degli ultimi dodici mesi trascorsi insieme. Come è stato il 2011? E' difficile dare una risposta "secca". Ad una prima analisi superficiale, questi ultimi mesi sembrano meno duri ed impegnativi di quelli che abbiamo vissuto negli anni scorsi, in particolare nel 2010. In un certo senso è così, anche perchè credo che difficilmente gli attacchi a Papa Benedetto avrebbero potuto scendere più in basso rispetto allo scorso anno. Tuttavia non ho potuto fare a meno di notare che sono diminuite le falsità, le offese e le accuse inverosimili nei confronti di Benedetto XVI, ma si è fatto strada un pessimo atteggiamento, strisciante quanto subdolo, consistente nella mancanza di rispetto verso il Santo Padre. Dopo una prima metà dell'anno trascorsa abbastanza serenamente (diciamo fino alla Beatificazione di Giovanni Paolo II), è venuto allo luce un astio che mi ha lasciata davvero basita e che influisce su questo bilancio di fine anno. Dividerei l'analisi del 2011 in due parti. La prima parte riguarda Benedetto XVI. Anche negli ultimi mesi il nostro Papa ha saputo regalarci momenti straordinari che sarebbe riduttivo riassumere in poche righe. Tanti sono stati i viaggi, i discorsi, le omelie, le visite pastorali. Mi rifiuto di fare una classifica dei discorsi e delle omelie perchè sono l'una più bella degli altrri. Scorrendo velocemente all'indietro le immagini del 2011 mi vengono in mente quattro momenti: la veglia alla GMG di Madrid, quando il Papa si è rifiutato di abbandonare i giovani sotto il nubifragio; il discorso del Papa al Parlamento tedesco ed il colloquio con i detenuti di Rebibbia; l'incontro di Benedetto con i bimbi nel Benin. Sono queste le prime istantanee che mi vengono in mente fra la miriade di avvenimenti che hanno visto il Papa protagonista. E' impossibile elencare tutte le emozioni in un unico commento e quindi lascio a voi la possibilità di aggiungere fatti e parole a questo post. Anche nel 2011, quindi, abbiamo imparato dal Papa la pazienza, il coraggio e potuto "afferrare" un po' della sua grande cultura che egli vuole generosamente regalarci. Non dimentichiamo a questo proposito di citare il secondo volume su Gesù. Certo! Ci sono state alcune decisioni che ho fatto un po' fatica a comprendere, ma che ho accettato fidandomi della sapienza e della intuizione del Papa. La seconda parte del bilancio del 2011 riguarda invece l'atteggiamento interno ed esterno alla Chiesa Cattolica nei riguardi del Santo Padre. Dopo un periodo di relativa tranquillità, durato circa cinque mesi, ecco che si è fatto strada un certo risentimento espresso in mille occasioni. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio e quindi premetto che ci sono tantissimi professionisti che hanno fatto e fanno in modo eccellente il proprio lavoro e che meritano tutto il nostro rispetto e la nostra stima. Non li cito per nome per paura di dimenticare qualcuno, ma voi sicuramente sapete a chi mi riferisco. Accanto a questi bravi professionisti, che hanno messo l'obiettività al primo posto, sui giornali, alla televisione, sulle agenzie di stampa e su internet, purtroppo, altri non possono godere della stessa stima. Ci sono stati episodi che mi hanno lasciata davvero di stucco (e non è un barbatrucco!). Nel 2011 sono usciti alcuni libri di "analisi" sul Pontificato di Papa Benedetto che non solo non gli rendono giustizia, ma sono per molti versi offensivi. C'è poi tutta la schiera di commentatori che riferisce di una Chiesa in crisi (citando in primis lo scandalo dei preti pedofili) dimenticando di scrivere quando si sono verificati gli abusi e chi (Ratzinger) si è sempre battuto per combatterli. Nell'ultimo anno il Papa ha avuto qualche sofferenza fisica. Perchè dobbiamo negarlo? E' da Pasqua di quest'anno che in questo blog si notano queste piccole difficoltà del Santo Padre che comunque non gli impediscono di tenere fede a TUTTI i suoi impegni con una lucidità mentale da fare invidia ad un trentenne. Per questo hanno fatto ancora più male certe "battute" sulla pedana mobile che evidentemente il Papa è costretto ad usare. C'è stato poi un episodio che mi ha fatto comprendere come sia scarso l'affetto di molti vaticanisti nei confronti di Benedetto XVI. Si tratta della denuncia all'Aja. Ricordate? Non è il ricorso in sè che ha turbato, ma l'atteggiamento di quei giornalisti che meglio degli altri devono conoscere il lavoro del Santo Padre. Il giorno in cui uscì questa notizia in pochissimi fra i vaticanisti si sentirono in dovere di precisare che Benedetto XVI è il Papa che più di ogni altro ha fatto per combattere la piaga della pedofilia nella Chiesa. Quella giornata fu pessima perchè sembrava di essere tornati al 2010. Ci pensò, udite udite, la stampa laica e laicista a spiegare ai lettori perchè quella denuncia era assurda. Dal giorno dopo nessuno tornò più su quella panzana. Che strano! Sono molto addolorata per certi atteggiamenti. C'è una sottile mancanza di rispetto verso il Santo Padre che salta fuori ogni volta che si crea l'occasione. Ma che cosa ha fatto il Vaticano per combattere il circo di offese contro il Papa? Nulla! Ha risposto solo alla campagna di Benetton (e ci mancherebbe!). Per il resto ciascuno può dire tutto ed il contrario di tutto senza che da Oltretevere si alzi un sopracciglio! C'è una sorta di libertà di offesa e di dileggio nei confronti del Pontefice (parliamo di Benedetto XVI, ovviamente) proprio in virtù della sicurezza dell'assoluta impunità. Pensiamo al famoso discorso del premier irlandese che, nella foga di attaccare la Chiesa, se la prese anche con il Papa citando una sua frase completamente fuori contesto. La Santa Sede ha forse reagito? Ma figuriamoci! Nella risposta data al Governo irlandese, dopo settimane di vana attesa, non si è fatto alcun cenno all'offesa recata al Papa nè, ovviamente, si sono pretese delle scuse. Ci voleva così tanto per contestare il discorso irlandese? Se però qualcuno attacca un vescovo o un cardinale scatta la difesa d'ufficio. E La CEI? Idem! Da dove deriva la certezza dell'immunità? Proprio dalla miriade di episodi accaduti nel 2010 ed ai quali la Santa Sede non ha saputo o voluto reagire. E' chiaro che nel momento in cui si permette a chiunque di sparare accuse false contro il Vicario di Cristo, senza sentire il bisogno di fare precisazioni e/o, se necessario, denunciare gli episodi nelle sedi opportune, non ci si deve sorprendere se poi ciascuno si sente autorizzato a offendere o mettere in ridicolo il Papa e la Chiesa. Non è troppo tardi per mettere fine all'andazzo. Basta volerlo. Nel 2011 si è festeggiato il sessantesimo anniversario di Ordinazione di Papa Benedetto. Sarebbe stata un'eccellente occasione non per fare celebrazioni, ma per indicare ai cristiani l'esempio di vita di un grande sacerdote che ha sacrificato se stesso per la Chiesa e che in questi anni si è caricato delle colpe di tutti e per tutti. Se pensiamo che fu celebrato in pompa magna ed in Vaticano il sessantesimo anniversario di ordinazione di Maciel...Nutrite qualche speranza per l'85° compleanno del Papa? Io no! Luci ed ombre, quindi, nel 2011. La grande luce del Papa, che riporta direttamente alla Grande Luce di Cristo, si contrappone alle ombre che ruotano intorno alla persona ed al lavoro di Benedetto. Non è detto però che sia un male: senza ombra non si percepisce la straordinarietà della luce. Pensiamo ai dipinti del mio amato Caravaggio: siamo davanti ad un gioco di luci ed ombre, ma è proprio grazie a queste ultime che l'osservatore può riconoscere lo splendore delle figure illuminate dalla luce! Ecco! Per me è questa l'immagine del 2011 di Papa Benedetto: un quadro di Caravaggio! La speranza per il 2012? Preghiamo affinchè il Signore conservi la splendida lucidità mentale del Papa e gli dia la forza fisica per affrontare i tanti impegni che lo attendono. Preghiamo anche che ci si renda finalmente conto che reagire alle offese recate al Papa (a Benedetto ovviamente) è interesse primario della Chiesa e che è tempo di "crescere" e di non nascondersi sempre e comunque dietro il "farafulmine" Ratzinger. Un sogno per il 2012? Potere cancellare qualche punto del decalogo. Vabbè....i sogni son desideri!

La carica dei vescovi che non vogliono andare in pensione. L'ultimo l’arcivescovo di Chicago: spero che il Papa non accetti le mie dimissioni

L’ultimo a "ribellarsi" alle dimissioni obbligatorie a 75 anni è ora il card. Francis George (foto), arcivescovo di Chicago e fino allo scorso anno presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America. Dall’inizio del Pontificato, Benedetto XVI ha ricevuto parecchie pressioni per sopprimere la norma di Paolo VI sull’età pensionabile per gli ecclesiastici. E così mentre la maggior parte dei governi occidentali è alle prese con le proteste dei cittadini obbligati dalle esigenze dei conti pubblici a restare al lavoro più a lungo, alla Curia romana arrivano sollecitazioni di segno opposto dal Sacro Collegio. Malgrado le autorevoli istanze piovute sulla Santa Sede, Benedetto XVI ha continuato come i suoi due immediati predecessori a mettere a riposo vescovi e cardinali a 75 anni, come vuole la norma stabilita da Paolo VI, senza prorogare l’età pensionabile fino a 80 anni, come richiesto da più parti. In base al Codice di Diritto Canonico, vale a dire il testo approvato nel 1983 e firmato da Giovanni Paolo II al suo quinto anno di Pontificato, i vescovi sono tenuti a presentare le dimissioni dal governo pastorale delle loro diocesi nelle mani del Pontefice al compimento dei 75 anni d’età in applicazione del primo paragrafo del canone numero 401. Stando alle norme contemplate dall’attuale "carta" che regola la vita interna della Chiesa Cattolica, la questione delle dimissioni e delle rinunce è blindata. In linea di massima, poi, Benedetto XVI ha quasi sempre accettato nominando un nuovo vescovo, salvo qualche imprevedibile proroga per motivi di forza maggiore. Joseph Ratzinger non ha ritenuto opportuno mettere da parte la norma che impone agli ecclesiastici di presentare le dimissioni al compimento del 75° anno di età. Favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile per gli ecclesiastici è l’ex leader dei vescovi statunitensi. Il card. Francis George, infatti, ha dichiarato di sperare che Benedetto XVI "non accetti la lettera di dimissioni" che egli dovrà, secondo il Codice di Diritto Canonico, presentare il prossimo mese. Il 16 gennaio il porporato, che è il primo ecclesiastico nato a Chicago ad occupare la carica di arcivescovo della città, festeggerà il suo 75° compleanno, l’età, appunto, allo scoccare della quale il Vaticano chiede ai vescovi di inviare la lettera di dimissioni. A quel punto il Papa può decidere di collocare subito a riposo l’"over 75" oppure di tenerlo ancora in servizio per qualche tempo in attesa di nominare il suo successore sulla cattedra episcopale. Parlando all’emittente televisiva WLS-Channel 7, il card. George ha detto che spera di restare a lavoro e si definisce "felice" che la sua salute sia migliorata. Il card. George ha anche scherzato sulla sua situazione: "Sono il primissimo arcivescovo di Chicago che abbia vissuto abbastanza per trovarsi in questa condizione. Sono piuttosto soddisfatto di ciò e mi aspetto di poter continuare". Sono molti i presuli titolari delle diocesi ad attendersi la facoltà di restare al governo delle loro Chiese locali oltre la soglia prevista dal codice di diritto canonico. Più volte sono filtrate notizie, mai confermate dai fatti, relativamente all’intenzione del Pontefice di cancellare l’obbligo delle dimissioni vescovili appena oltrepassata la soglia dei 75 anni, per poi fissare il nuovo limite pensionabile a 78 anni. In sostanza, si è spesso ipotizzato che per decreto Benedetto XVI volesse concedere altri tre anni di ulteriore governo pastorale per i circa 4mila vescovi che attualmente sovrintendono, su delega papale, al governo di tutte le diocesi del mondo. Sarebbero stati esclusi da questo beneficio solo i vescovi che ricoprono uffici amministrativi, ad esempio quei presuli impegnati nella Curia romana, nelle Conferenze Episcopali, nelle nunziature. Nella prospettiva, in un secondo momento, di spostare il limite pensionabile in un futuro più o meno prossimo anche ai presuli privi di incarichi pastorali. La competenza di un eventuale dossier al riguardo spetterebbe alla Congregazione dei vescovi. Numerose le richieste in tal senso fatte pervenire alla Curia romana dai presuli distribuiti nei 5 continenti.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider

Giornata Mondiale della Pace. Il Magistero del Papa: un dono da invocare con la preghiera, un compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi

Domani si celebra la 45° Giornata Mondiale della Pace sul tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Il Papa, in questa occasione e nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presiederà la Santa Messa alle 9.30 nella Basilica Vaticana. In un mondo che conclude il 2011 con un “senso di frustrazione” per la crisi “che sta assillando la società il mondo del lavoro e l’economia”, scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata, l’attenzione di tutti deve essere posta ai giovani, “nella convinzione che essi con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo”. Queste parole sono le ultime in ordine di tempo di un itinerario di riflessioni spirituali e appelli concreti, costruito in questi anni da Benedetto XVI. Verità, persona, famiglia, creato, libertà. I pilastri solidi sui quali incardinare quel valore assoluto e precario che è la pace. La road map tracciata finora dal Papa non per salvaguardare la stabilità in una singola nazione, né per disinnescare un conflitto in un’area del mondo, ma per il bene di tutta l’umanità. Un percorso a tappe rintracciabile nelle parole dedicate da Benedetto XVI alla pace ad ogni primo gennaio, a partire dal 2006, dalla prima Messa presieduta nelle vesti di Pontefice. “Nella verità, la pace” è il titolo del Messaggio di quell’anno e il Papa pianta con esso la pietra miliare di quello che sarà il suo viaggio. “Per accogliere il dono della pace”, afferma, dobbiamo guardare a Cristo, “il quale ci ha insegnato il ‘contenuto’ e insieme il ‘metodo’ della pace, cioè l’amore”. Ma pace e amore hanno bisogno di braccia e gambe. Hanno bisogno della “persona umana” che, recita il titolo del Messaggio, è il “cuore della pace”.
“Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho ricordato nel Messaggio, è ‘insieme un dono e un compito’: dono da invocare con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi” (1° gennaio 2007).
Dunque, la pace non può essere il nobile intento di qualche eroe solitario, ma un obiettivo da costruire insieme, come corpo, come famiglia. E “famiglia umana, comunità di pace” è il titolo del Messaggio 2008 e all’omelia del primo gennaio Benedetto XVI ribadisce: “Chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare...rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‘agenzia’ di pace” (1° gennaio 2008).
Individuati i protagonisti, e l’ideale che li anima, bisogna rimboccarsi le maniche. “Combattere la povertà, costruire la pace”, intitola il Papa il Messaggio per il 2009. C’è, osserva, una povertà scelta da Dio, che per un misterioso disegno fa nascere suo Figlio in una stalla, è c’è “un’indigenza che Dio non vuole e che va combattuta”. Quella delle mille miserie sparse sul pianeta, che aspetta l’avvento di una “umanità nuova, capace, sempre e solo con la grazia di Dio, di operare una ‘rivoluzione pacifica”: “Una rivoluzione non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale, e per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi, evitando qualunque scorciatoia e percorrendo la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze” (1° gennaio 2009).
Ma voler estirpare la povertà dalla terra, senza preoccuparsi di proteggere la terra stessa è un controsenso. “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, scrive Benedetto XVI nel 2010. E per rendere incisivo il suo discorso chiede a chi lo ascolta di guardare a chi la terra la gestirà dopo di noi, ricevendola in condizioni spesso drammatiche, i bambini: “Di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo” (1° gennaio 2010).
E un mondo più degno dell’uomo lo è se a quell’uomo è permesso di esprimere senza costrizioni la propria fede. La “libertà religiosa” è “via per la pace”, ribadisce il Papa nel Messaggio di quest’anno. E all’omelia del primo gennaio spiega: “Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace” (1° gennaio 2011).

Radio Vaticana

Il Papa: lasciatevi guidare dalla Chiesa senza cedere alle forze mondane che minacciano il grande tesoro della famiglia, da custodire ogni giorno

La famiglia è un tesoro da custodire e valorizzare: è il cuore del messaggio di Benedetto XVI inviato alle famiglie spagnole che, ieri pomeriggio, si sono riunite a Plaza de Colon a Madrid, in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazaret. Momento forte dell’evento è stata la Messa presieduta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, concelebrata con decine di vescovi provenienti dalla Spagna e anche da diversi Paesi europei. Una grande festa della fede, un momento di gioia e gratitudine al Signore per il dono della vita e della famiglia. Decine di migliaia di persone, genitori con bambini, tantissimi giovani si sono riuniti ieri a Madrid per la quinta edizione della festa della Famiglia incentrata quest’anno sul tema “Grazie alla famiglia cristiana siamo nati”. Il Messaggio di Benedetto XVI è stato letto dal card. Rouco Varela. “Lasciatevi guidare dalla Chiesa”, sottolinea il Papa, “senza cedere alle tante forze mondane che minacciano il grande tesoro della famiglia”. Un tesoro “che deve essere custodito ogni giorno”. Il Papa afferma che la Santa Famiglia è segno di gioia e speranza per l’umanità intera. E sottolinea poi che il Bambino Gesù ha appreso nell’intimità della Casa di Nazareth il “modo umano di vivere”. “Questo – scrive il Papa – ci porta a pensare alla imprescindibile dimensione educativa della famiglia” in cui si impara a convivere, si trasmette la fede e i figli prendono coscienza della propria vocazione e dignità. L’esempio della famiglia, sottolinea ancora il Messaggio, è “capace di insegnare molte più cose di quanto possano fare le parole”. “Questa dimensione educativa della famiglia – ne è convinto Benedetto XVI – può ricevere un afflato speciale nell’Anno della fede”, che prenderà il via il prossimo 11 ottobre. Di qui l’invito alle famiglie affinché “rivitalizzino la fede nelle proprie case”. Il Papa non manca infine di salutare in modo speciale i giovani che proprio a Madrid hanno vissuto con lui l’emozionante Giornata Mondiale della Gioventù. E li esorta a difendere “l’autentica dignità della famiglia”, istituzione primaria della società e vitale per la Chiesa. Prima della Messa, si è svolto un momento ricco di canti e testimonianze a cui hanno preso parte anche giovani provenienti da Paesi europei. Si è così rivissuto il clima festoso della GMG, anche grazie al Coro della Giornata Mondiale della Gioventù che ha riproposto l’inno del raduno di Madrid.

Radio Vaticana

Il 2011 di Benedetto XVI. 250 interventi tra discorsi, omelie e messaggi. I sei discorsi più 'cliccati' sul web: al primo posto quello al Bundestag

L'interesse suscitato a livello mediatico da molti degli interventi del 2011 di Benedetto XVI dimostra che la stampa internazionale segue con curiosità, attenzione e spesso profondità l'attività papale. Nell'arco del 2011 Benedetto XVI ha superato i 250 interventi, tra discorsi, omelie e testi. Tra questi ce ne sono 6 che hanno avuto un particolare impatto mediatico soprattutto sul web. Al primo posto c'è il discorso pronunciato dal Papa al Bundestag, durante il suo viaggio in Germania. Poi c'è l'omelia per la Beatificazione di Giovanni Paolo II, seguita da quella per la chiusura della GMG di Madrid. Al quarto posto c'è il discorso del Papa d'inizio anno al Corpo Diplomatico, dedicato alla libertà religiosa, e al quinto l'omelia per la chiusura del Congresso Eucaristico italiano ad Ancona. Infine c'è la Lettera di Benedetto XVI al presidente Napolitano per i 150 anni dell'Unità italiana.

Luis Badilla Morales, Radio Vaticana