martedì 20 dicembre 2011

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. 300mila posti letto per accogliere i pellegrini. Per la Messa del Papa attese fino a un milione di persone

Milano deve trovare entro il 31 marzo del prossimo anno almeno trecento mila posti letto per accogliere chi parteciperà al VII Incontro Mondiale delle Famiglie in programma dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Per questo il Comune e l'arcidiocesi lanciano da subito un appello ai milanesi e ai lombardi, già rivolto dal Papa nei giorni scorsi, affinché aprano le proprie case alle famiglie di pellegrini. A dare il buon esempio è il vice sindaco Maria Grazia Guida che ospiterà tre persone nella propria abitazione in zona Crescenzago: "Lanciamo un appello a tutte le famiglie, che siano credenti o meno, per mettere a disposizione degli spazi". A 200 giorni dall'evento la macchina organizzativa sta infatti già marciando a pieno ritmo con l'obiettivo di chiudere entro marzo le iscrizioni di chi ha bisogno di un letto. Per quanto rigurda infatti la sola giornata di domenica 3 giugno i numeri sono molto superiori: tra 800mila e 1 milione di persone attese a Bresso per la Messa che sarà celebrata dal Benedetto XVI sulla pista dell'aeroclub. Per questo gli organizzatori, guidati dal prefetto-commissario Gian Valerio Lombardi, si sono riuniti oggi in prefettura per iniziare a valutare tutti i problemi legati ai trasporti, alla sicurezza, alla pulizia dell'area e alla ristorazione. Il Comune farà la sua parte, ma intanto il problema più urgente è legato ai posti letto perché, come ha detto mons. Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, il rischio è che si spenga l'entusiasmo se a fronte delle richieste dall'estero non ci sarà adeguata risposta dai milanesi. Quelle da accogliere, ha garantito, "saranno tutte famiglie con doppia certificazione, del loro parroco e nostra". Don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della carità, ha detto che "alcune famiglie hanno già detto di sì. La nostra scelta è quella della concretezza, andiamo avanti sapendo che questo è un momento importante e che la categoria dell'ospitalità non è di carattere assistenziale, ma culturale. Qui passano già ogni giorno persone di tutto il mondo, il senso del dialogo ci appartiene già, ma questo è un evento che laicamente può essere condiviso da tutti, credenti e non Milano si sta incamminando verso un modello di città globale e questa può essere grande esperienza", quasi "una prova generale" per l'Expo 2015 ha aggiunto De Scalzi. L'unica condizione posta dagli organizzatori, che hanno messo a disposizione gli indirizzi email accoglienza@familiy2012.com e ed.incontromondialefamiglie@comune.milano.it, è che la famiglia ospitante non disti più di un'ora dai luoghi dell'Incontro. Per questo sono state potenzialmente incluse quelle fuori dalla diocesi, come le bresciane o novaresi, ma escluse altre che abitano negli angoli della Chiesa ambrosiana più lontani dal capoluogo come Porlezza( Como) o Luino (Varese). Il Comune intanto ha confermato che la nuova linea 5 della metropolitana sarà aperta provvisoriamente per l'occasione e saranno potenziati i mezzi di superficie.

TMNews

Natale 2011. L'attesa nelle parole del Papa: lasciamoci illuminare da un raggio della luce che proviene da Betlemme, ‘il più Grande' fatto piccolo

L’attesa del Natale rinnova nel cuore dei cristiani la “certezza della speranza” e la luce portata da Cristo Bambino sconfigge la paura che tanti nutrono per l’avvenire. Sono alcuni dei molti pensieri dedicati in questi anni da Benedetto XVI nell’imminenza del 25 dicembre. “Il cristiano – afferma fra l’altro il Papa – sa che la luce di Cristo è più forte e perciò vive in una speranza non vaga, in una speranza che dà certezza e dà coraggio per affrontare il futuro”. I Magi avevano un’idea generica di cosa, o meglio chi, li avrebbe attesi una volta arrivati sul posto. I pastori neanche quella. Ma i sapienti intuirono leggendo il cielo, e ai semplici venne comunicato da un messaggero del cielo, che un’attesa era finita, che qualcosa stava cominciando, che un tempo nuovo era all’inizio. Duemila anni dopo verrebbe da dire che sorpresa e attesa non esistono più e la tentazione è di considerare quello indicato dalla stella uno stanco cammino verso una meta che non scalda più il cuore come la prima volta. Ma è una tentazione, appunto. Una trappola evitabile se, come ha ricordato qualche anno fa Benedetto XVI, il cristiano che pure sa cosa troverà a Betlemme vi si incammina con una sincera domanda nel cuore: “Ognuno di noi...in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?” (Angelus, 28 novembre 2010).
Con queste domande si può sconfiggere la dubbio di pensare a un Natale nel quale non nasce nessuno per noi. “L’uomo – ha detto una volta il Papa – è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza”. Anzi “si potrebbe dire – ha soggiunto – che dalle sue attese l’uomo si riconosce”: “Mentre ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita. Lasciamoci illuminare da un raggio della luce che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è ‘il più Grande’ e si è fatto piccolo, ‘il più Forte’ e si è fatto debole” (Angelus, 4 dicembre 2011).
Un raggio della luce di Betlemme. Anche oggi il Natale accende una luce in chiunque crede che la Stella non si è spenta duemila anni fa, una volta che pastori e Magi hanno lasciato la stalla. La luce è rimasta accesa in quel Bambino attraverso il quale, ha affermato il Papa, Dio stesso “è entrato in persona nella storia. Alla permanente fonte del male ha opposto una fonte di puro bene. Cristo...oppone al fiume sporco del male un fiume di luce. E questo fiume è presente nelle storia: vediamo i santi, i grandi santi ma anche gli umili santi, i semplici fedeli. Vediamo che il fiume di luce che viene da Cristo è presente, è forte” (Udienza generale, 3 dicembre 2008).
Un fiume di luce, insiste Benedetto XVI, che regala ai cristiani una certezza spesso desiderata – invidiata quasi – da chi non ha il dono della fede, la “certezza della speranza”: “Come in Cristo il mondo futuro è già cominciato...Il futuro non è un buio nel quale nessuno si orienta. Non è così. Senza Cristo, anche oggi per il mondo il futuro è buio, c'è tanta paura del futuro. Il cristiano sa che la luce di Cristo è più forte e perciò vive in una speranza non vaga, in una speranza che dà certezza e dà coraggio per affrontare il futuro” (Udienza generale, 12 novembre 2008).
Coraggio del quale il mondo ha bisogno anche oggi. E allora, concluse qualche anno fa il Papa, e concluderebbe spontaneamente anche oggi: "Vieni Gesù; vieni, dà forza alla luce e al bene; vieni dove domina la menzogna, l'ignoranza di Dio, la violenza, l'ingiustizia; vieni, Signore Gesù, dà forza al bene nel mondo e aiutaci a essere portatori della tua luce, operatori della pace, testimoni della verità. Vieni Signore Gesù!" (Udienza generale, 3 dicembre 2008).

Radio Vaticana

Il card. Bertone visita l'Ospedale Bambino Gesù di Roma per gli auguri natalizi: Benedetto XVI segue con attenta benevolenza i successi e l’impegno

Benedetto XVI segue con attenzione “i successi e l’impegno dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù”: è quanto ha detto il card. Tarcisio Bertone, in visita stamani presso il nosocomio di Roma per portare gli auguri del Santo Natale. Nel suo saluto al presidente, ai medici ed al personale dell’Ospedale, il porporato ha ribadito l’importanza della speranza legata all’amore di Dio. Il Natale è la festa dei bambini e là dove c’è un bambino, il Cielo riversa tutta la bellezza e la bontà del mondo. Certo, si tratta di un luogo in cui “a soffrire sono addirittura i bambini”, ma proprio questo deve invitare l’uomo a trovare “la via della speranza”, “l’approfondimento del senso della vita” che spesso, nella “corsa della quotidianità”, non si riesce a cogliere. E la speranza si trova in Dio: citando il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, il card. Bertone ribadisce che “non sono le ideologie che salvano il mondo, ma il Dio vivente, il creatore e garante della libertà, di ciò che è buono e vero”. Per questo, continua il porporato, il punto culmine della vita è uno solo: l’amore. Di qui, il ringraziamento che il segretario di Stato fa a tutto l’Ospedale Bambino Gesù, ricordandone non solo “gli interventi di avanguardia”, ma anche quell’attività ordinaria così importante che si concretizza “nell’accoglienza, nel ricovero e nella cura solerte e amorevole per i piccoli degenti”. A loro, il personale ospedaliero offre “disponibilità, spirito di sacrificio, pazienza e amore disinteressato”, perché se in ogni bambino ricoverato “si riconosce il volto di Gesù”, ogni cosa “diventa meno difficile”. In quest’ottica, conclude il porporato, Benedetto XVI “segue con attenta benevolenza i successi e l’impegno dell’Ospedale”, da lui visitato il 30 settembre 2005. In quell’occasione, il Papa sottolineò che la struttura “rappresenta anche un avamposto dell’azione evangelizzatrice della comunità cristiana”. E quindi gli auguri per il Santo Natale espressi dal card- Bertone rivelano anche “sentimenti di gratitudine e di orgoglio per il buon lavoro” svolto dall’Ospedale Bambino Gesù.

Radio Vaticana

Natale 2011. Il calendario delle celebrazioni presiedute da Benedetto XVI. Il 6 gennaio il Papa ordinerà vescovi Charles John Brown e Marek Solczyński

Le Celebrazioni Liturgiche presiedute da Papa Benedetto XVI per il tempo liturgico del Natale seguiranno i consueti canoni. Si inizierà sabato 24 dicembre, alle 22.00 nella Basilica Vaticana, con la Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore. La Celebrazione Eucaristica sarà preceduta dalla preghiera dell’Ufficio delle Letture e dal canto della Kalenda, con inizio alle 21.00. Domenica 25 dicembre, a mezzogiorno, dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana, il Santo Padre rivolgerà il suo messaggio natalizio e impartirà la Benedizione Urbi et Orbi. L’ultimo dell’anno, sabato 31 dicembre, alle 17.00 nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiederà i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui faranno seguito l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto dell’inno Te Deum, a conclusione dell’anno civile, e la Benedizione Eucaristica. Il primo giorno del nuovo anno, domenica 1° gennaio 2012, il Papa celebrerà la Santa Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale, XLV Giornata Mondiale della Pace sul tema "Educare i giovani alla giustizia e alla pace". La Santa Messa per la Solennità dell’Epifania sarà presieduta dal Santo Padre venerdì 6 gennaio alle 9.30 nella Basilica Vaticana. Durante la Celebrazione Eucaristica il Papa conferirà l’Ordinazione Episcopale ai presbiteri mons. Charles John Brown, arcivescovo titolare di Aquileia e Nunzio Apostolico in Irlanda, e mons. Marek Solczyński, arcivescovo titolare di Cesarea di Mauritania, Nunzio Apostolico in Georgia e Armenia. Le celebrazioni per il Tempo del Natale 2011-2012 si chiuderanno domenica 8 gennaio 2012, Festa del Battesimo del Signore. Alle 9.45, nella Cappella Sistina, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa nel corso della quale amministrerà il sacramento del Battesimo ad alcuni bambini.

Zenit

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI DEL TEMPO DI NATALE 2011-2012 PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

La strumentalizzazione del 'padre nobile' della Teologia della Liberazione nelle manovre per la nomina del prefetto di Dottrina della Fede

All’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna, stimato da molti per la libertà e la lungimiranza del suo sguardo pastorale sulle cose della Chiesa e del mondo, va riconosciuta anche una dose non comune di coraggio. Lo si è visto durante l’ultima tappa del ciclo di presentazioni universitarie del libro Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger–Benedetto XVI, coordinato per la Libreria Editrice Vaticana dal prof. Pierluca Azzaro, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e conclusosi presso l’Università di Sassari lo scorso 9 dicembre. In quell’occasione, nel suo ricco intervento dedicato all’opera ratzingeriana, il vescovo sardo ha parlato in termini ammirati e riconoscenti anche del teologo peruviano Gustavo Gutierrèz, da lui definito come "il padre nobile della Teologia della Liberazione". In un passaggio della sua relazione, che non è stato ripreso nella cronaca de L’Osservatore Romano e nella sintesi della relazione pubblicata sul sito della diocesi oristanese, mons. Sanna ha riproposto la connessione colta da Gutierrèz tra i racconti evangelici dell’Ultima Cena e della lavanda dei piedi. Nel vangelo di Giovanni, Gesù chiede ai suoi di ripetere quel gesto di accoglienza e umiltà, di cui si fa memoria in ogni parrocchia durante la Messa del Giovedì Santo, con parole analoghe a quelle da lui usate nei vangeli sinottici riguardo all’istituzione dell’Eucaristia. "Servire il povero" ha aggiunto Sanna, concordando con la suggestione di Gutièrrez "è un modo per fare memoria di Cristo". Di questi tempi, anche il semplice consenso tributato alle riflessioni esegetiche di Gustavo Gutièrrez assume carattere emblematico. Nelle ultime settimane, il nome del teologo peruviano è stato utilizzato come arma contundente nelle manovre in corso intorno alla imminente nomina del nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tra i possibili successori del cardinale statunitense William Joseph Levada, attualmente alla guida dell’ex Sant’Uffizio, il gioco del toto-nomine aveva inserito anche il vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller (nella foto con Benedetto XVI), curatore dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger. I non entusiasti di tale ipotesi, nel tentativo di affossare la candidatura del vescovo-teologo tedesco, stanno usando come principale argomento deterrente la sua amicizia e la sua mai nascosta vicinanza con Gustavo Gutierrèz, che di Müller è stato anche professore. In particolare, come certificato di non idoneità al ruolo di custode della dottrina cattolica viene ricordata la pubblica conferenza tenuta da Müller a Lima nel 2008, durante la cerimonia per la laurea honoris causa a lui concessa dalla Pontificia Università cattolica del Perù. In quell’occasione, il vescovo di Ratisbona aveva definito come pienamente ortodossa la teologia del suo maestro e amico peruviano. A quarant’anni dalla pubblicazione del suo libro "Teologia de la Liberacion", che inaugurò la definizione stessa della nota corrente teologica latinoamericana, padre Gutièrrez, entrato nell’ordine domenicano nel 1999, potrebbe essere tentato da orgoglio professionale dal vedere che ancora oggi l’accostamento al suo nome risulta centrale nella selezione del nuovo custode dell’ortodossia cattolica. In realtà, più che documentare la perdurante influenza del teologo 83enne che fu allievo di giganti del calibro di Henry de Lubac e Yves Congar, la “operazione Gutièrrez” in corso nei palazzi d’Oltretevere la dice lunga sui meccanismi che influenzano la cooptazione di nuovi dirigenti nei dicasteri vaticani. Le opere di Gutièrrez sono state vagliate per anni dall’esame rigoroso della Congregazione per la Dottrina della Fede nella sua lunga stagione ratzingeriana, senza mai subire alcuna condanna. Il lungo discernimento puntava soprattutto a ottenere dall’autore una pubblica presa di distanza da alcune interpretazioni erronee della sua riflessione teologica, mai chiamata in causa in quanto tale, e da alcuni abusi pastorali che ad essa dicevano di ispirarsi. Il lungo discernimento, durato dal 1995 al 2004, ha coinvolto anche l’episcopato peruviano e si è concretizzato nella stesura di un saggio, intitolato "La Koinonia ecclesiale", lungamente ritoccato dallo stesso Gutièrrez in linea con le osservazioni provenienti da Roma e pubblicato nella sua versione finale sulla rivista Angelicum nel 2004. Lo stesso Joseph Ratzinger, il 17 dicembre di quell’anno, scrisse una lettera all domenicano argentino Carlos Alfonso Azpiroz Costa, a quel tempo Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori, in cui esprimeva "grazie all’Altissimo per la soddisfacente conclusione di questo cammino di chiarificazione e di approfondimento". Le garanzie certificate da Joseph Ratzinger in persona sulla ortodossia cattolica di Gutièrrez dovrebbero essere sufficienti a tranquillizzare quanti si mostrano più in ansia per le sorti della retta dottrina. La stessa traiettoria del teologo peruviano, con la sua costante disposizione di fedeltà nei confronti del Magistero ecclesiale, potrebbe fornire un punto di riferimento concreto per riconoscere le valide intuizioni che sono state all’origine della Teologia della Liberazione, e favorire una pacificante riconciliazione della memoria in seno al cattolicesimo latinoamericano e alla intera Chiesa universale, dopo il tempo delle guerriglie teologiche e delle campagne di “normalizzazione”. Ma forse per qualche cultore del risiko degli organigrammi vaticani è più comodo che il nome di Gutièrrez rimanga uno spauracchio da agitare al ritmo dei vecchi clichè, quando torna utile.

Gianni Valente, Vatican Insider

La campagna antipedofila nell’Olanda pansessualista e scristianizzata. Il rapporto sugli abusi e la grave crisi di fede nella Chiesa del Paese

Tra i vescovi olandesi è stato l’ex arcivescovo di Rotterdam, Adrianus Herman van Luyn, a spingere un anno fa perché la Conferenza Episcopale del suo Paese chiedesse ufficialmente che una Commissione d’inchiesta indipendente lavorasse sui presunti abusi commessi all’interno delle parrocchie e degli istituti religiosi del Paese. Presieduta dall’ex ministro di fede protestante Wim Deetman, la Commissione, sei persone in tutto, ha lavorato su archivi ufficiali della Chiesa che coprono un arco di tempo molto ampio, dal 1945 a oggi. La conclusione è che circa 800 persone, non soltanto preti ma anche religiosi, suore e dipendenti laici di scuole, istituti religiosi e parrocchie, hanno commesso abusi sessuali su minori. Sulla base di 1.795 segnalazioni, il numero di abusi si stima (il report parla di stime e non di dati certi) possa oscillare tra i diecimila e i ventimila casi. “Sono soltanto stime” dicono dalla Conferenza Episcopale olandese, che però ha inviato nelle Chiese delle sette diocesi del Paese i vescovi personalmente, per leggere una lettera “sostanzialmente di scuse”. Non solo, la Chiesa olandese è anche pronta a risarcire le vittime: il costo totale dei risarcimenti dovrebbe superare i cinque milioni di euro. Che l’inchiesta sia stata voluta principalmente da van Luyn, vescovo salesiano, dice molte cose. Secondo fonti contattate in Olanda da Il Foglio, infatti, l’80% degli abusi sarebbe stato commesso all’interno degli istituti religiosi. Van Luyn ha dovuto gestire il difficile caso del prete salesiano olandese di 73 anni, si conoscono soltanto le iniziali, padre van B., che era salito agli onori della cronaca in quanto appartenente alla Martijn, un’associazione legalmente riconosciuta in Olanda e che sostiene le relazioni pedofile: “Sono perfettamente legittime” dicono, “seppure discriminate dalla società”. La notizia aveva suscitato indignazione perché padre Herman Spronck, superiore dei salesiani in Olanda, aveva appoggiato, in un’intervista concessa mesi fa a Rtl News, van B. arrivando a sostenere che se il bambino è consenziente il rapporto sessuale con un adulto è legittimo. Per molti la spinta di van Luyn perché si aprisse una commissione è stata anche un modo tramite il quale il presule ha cercato di spostare l’attenzione dal suo ordine. Il periodo preso in considerazione dalla commissione è molto ampio. Ma chi conosce la realtà olandese sostiene che certe derive sono nate dopo il Vaticano II, gli anni dell’ascesa del domenicano Edward Schillebeeckx, il campione della nuova teologia al passo con la cultura dominante. In quegli anni fu il card. Bernard Jan Alfrink, arcivescovo di Utrecht, a pubblicare un nuovo catechismo portatore di grandi aperture sui temi della sessualità, del celibato dei preti. L’indagine olandese si chiude a pochi giorni dall’addio al Collegio dei cardinali elettori, 80 anni il 26 novembre scorso, del card. Adrianus Johannes Simonis, arcivescovo di Utrecht e primate d’Olanda dal 1983 al 2007, e idealmente si collega a una crisi della fede ben più grave. Nel 2009 Avvenire pubblicò una sconvolgente inchiesta relativa alla Chiesa in Olanda. Simonis, grande amico di Papa Wojtyla, denunciò un Paese nel quale il 41% della popolazione dichiara di non avere alcun credo religioso e il 58% non sa più che cosa sia il Natale. Una Chiesa nella quale, scrive Avvenire, “vi sono domenicani e gesuiti che teorizzano e mettono in pratica Messe senza più sacerdozio né sacramento cristiano, nelle quali sono i presenti a consacrare collettivamente, attorno a una tavola aperta anche a gente di differenti tradizioni religiose”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Olanda-shock: quando il vescovo “organizza” i pedofili

Mons. Negri: il Papa ha preso sul serio le proteste dei giovani di tutto il mondo e ha messo loro davanti a una speranza credibile e affidabile

"Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo", ha scritto Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace che si celebrerà il 1° gennaio 2012. Il tema scelto quest’anno è "Educare i giovani alla giustizia e alla pace". Per mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro si tratta di una scelta "straordinaria" con la quale il Papa, con chiarezza di giudizio, vuol richiamare la responsabilità di chi deve educare. "Il messaggio – spiega il vescovo a Vatican Insider – mi è sembrato uno svolgimento straordinario di quella sintetica proposta di vita umana e cristiana che Benedetto XVI ha ripetuto anche in occasione del suo incontro con i giovani a Pennabilli, lo scorso giugno, quando ci ha fatto il grande dono di visitare la nostra diocesi". "Si tratta – ha aggiunto – dell’offerta di un sentiero praticabile di vita, per un’educazione che porti alla maturazione profonda e definitiva di dimensioni fondanti quali l’intelligenza, l’affetto, la volontà, la capacità di costruire". Mons. Negri si dice colpito per l’apertura di credito mostrata dal Pontefice verso i giovani che in tutto il mondo hanno protestato, sono scesi in piazza, in questo difficile frangente della crisi economica e finanziaria. "Sono rimasto colpito – afferma – dalla chiarezza del giudizio espresso da Benedetto XVI nei confronti della responsabilità di chi è chiamato a educare i giovani, vale a dire innanzitutto la famiglia e la scuola. Il Papa ha sgomberato il campo dai fraintendimenti, ha fatto chiaramente capire come i giovani siano vittime". Detto questo, il vescovo di San Marino sottolinea l’importanza dei testimoni nell’educazione, che Benedetto XVI ha voluto richiamare: "Il Papa ha anche scritto che, comunque gli adulti si comportino, tocca ai giovani vivere con apertura di cuore. Non ha parlato dei giovani, ha parlato ai giovani, coinvolgendoli in un cammino. E ha parlato loro della speranza, quella speranza così difficile da trovare in questo frangente di instabilità". "Il Papa – spiega ancora Negri – ha riproposto il messaggio dell’Enciclica 'Spe salvi', e ha messo i giovani davanti a una speranza che non delude, che non fa confusa con l’evasione a cui segue la delusione. Una speranza credibile e affidabile. Credibile perché in fondo non c’è nulla di più ragionevole che aprirsi di fronte al mistero che si rivela e dunque riconoscere con la ragione che c’è qualcosa di pienamente corrispondente alla nostra umanità che supera la nostra stessa ragione. Affidabile perché evidente nella testimonianza di vita di chi educa non a parole ma incarnando la propria fede e i propri valori". "Ai giovani – conclude il vescovo di San Marino – non si può soltanto insegnare, bisogna testimoniare la razionalità espressa in una umanità nuova. C’è bisogno di testimoni più che di maestri, come già ricordava Paolo VI. C’è bisogno di educatori e di maestri che siano anche testimoni".

Andrea Tornielli, Vatican Insider