giovedì 31 dicembre 2009

Il Te Deum di fine anno e la Messa. Le celebrazioni del Papa nella Solennità di Maria Madre di Dio, 43° Giornata Mondiale della Pace

Il Papa presiederà stasera, alle ore 18 nella Basilica Vaticana, i Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio. I vespri precederanno il canto del tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell'anno civile e la benedizione eucaristica. Alla fine della celebrazione, il Papa farà una breve visita al presepe allestito in Piazza San Pietro. Domani, Benedetto XVI presiederà, alle ore 10 sempre nella Basilica di San Pietro, la celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nella 43° Giornata Mondiale della Pace sul tema “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Con il Santo Padre concelebrano, tra gli altri, i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, e Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “La pace comincia nel nostro cuore e la si può portare al prossimo solo quando siamo riconciliati con Dio e con i fratelli”: Benedetto XVI introdurrà con queste parole la celebrazione di domani, che lega la divina maternità di Maria “ai doni insostituibili della pace e della riconciliazione per un mondo ferito dai conflitti e dagli egoismi”. Un anelito di pace testimoniato anche dalla partecipazione alla Messa di bambini e adulti provenienti dal Libano, che presenteranno dei doni e leggeranno le intenzioni di preghiera dei fedeli. Si pregherà in diverse lingue, dallo spagnolo al cinese, dal polacco al tedesco. Tra le intenzioni di preghiera anche un pensiero speciale ai responsabili dei popoli e delle nazioni, “perché illuminati dalla luce di Betlemme, cerchino il dono della pace in un mondo ferito, proteggano la vita e la famiglia e promuovano la responsabilità verso i doni della creazione”.

Adnkronos, Radio Vaticana

L'Anno Sacerdotale, i viaggi, il Sinodo per l'Africa, la 'Caritas in veritate', i lefebvriani e gli anglicani. Le parole e gli atti del Papa nel 2009

Il viaggio in Terra Santa e quello in Africa, il Sinodo per la Chiesa di questo continente, la proclamazione dell’Anno Sacerdotale e la pubblicazione della sua terza Encicica, la "Caritas in veritate", la prima a carattere sociale, sono i maggiori avvenimenti che hanno caratterizzato il 2009 di Benedetto XVI.
“Combattere la povertà, costruire la pace”. Come ogni inizio d’anno, il cuore di Benedetto XVI si dilata sul mondo attraverso la riflessione che il Papa fa nella Messa del primo gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, 42° Giornata mondiale della Pace. Un’eco del messaggio riverbera una settimana dopo nel discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede. “Per costruire la pace bisogna dare speranza ai poveri”, invoca il Pontefice, soffermandosi, tra l’altro, sulla crisi economica che da qualche mese ha colpito tutto il pianeta.
“Per rendere l'economia sana, è necessario costruire una nuova fiducia. Ciò può essere realizzato solo attraverso l'attuazione di un’etica basata sulla dignità innata della persona umana. So quanto ciò sia impegnativo, ma non è un'utopia” [Agli Eccellentissimi Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno (8 gennaio 2009)].
Il 24 gennaio, la Santa Sede rende noto il documento col quale il Papa revoca la scomunica ai quattro vescovi della Fraternità San Pio X, ordinati da mons. Marcel Lefebvre nel 1988 senza mandato pontificio. Su questo importante traguardo ecclesiale, anche se transitorio sul cammino verso la “piena comunione”, si appunta per giorni l’attenzione dei media per via di alcune vecchie dichiarazioni di uno dei vescovi scismatici, mons. Williamson, che negano la Shoah suscitando un'ondata di indignazione. All’Udienza generale del 28 gennaio, ricordando “il cieco odio razziale e religioso” che ha portato alla morte milioni di ebrei, Benedetto XVI ripete con forza: “La Shoah sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti...La Shoah insegni sia alle vecchie sia alle nuove generazioni che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo!” [28 gennaio 2009, San Paolo (19): La visione teologica delle Lettere pastorali].
Tuttavia, l’onda di critiche e di proteste finisce col distorcere il senso del documento pontificio. Ed è con un sentimento di amarezza che il Papa indirizza il 12 marzo una lettera ai vescovi cattolici per fare chiarezza sulla revoca della scomunica. Con schiettezza, il Papa ammette errori nella comunicazione, ma osserva pure che il “sommesso gesto di una mano tesa” ha finito per causare “un grande chiasso”, anche in ambienti della Chiesa dove purtroppo persiste quel “mordere e divorare” di paolina memoria “come segno di una libertà male interpretata”.
Il 17 marzo, il Papa vola per la prima volta in Africa per un viaggio apostolico in Camerun e l’Angola. L’occasione è data dalla consegna dell’Instrumentum laboris ai vescovi del continente, che a ottobre saranno in Vaticano per il Sinodo. Ma per Benedetto XVI è anche la possibilità di parlare dal suo cuore di padre al cuore di un continente che non ha mai dimenticato.
“L’Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace” [Cerimonia di benvenuto all’Aeroporto internazionale Nsimalen di Yaoundé (17 marzo 2009)]
Suggestive erano state le immagini che una settimana prima della partenza per l’Africa, il 9 marzo, avevano visto Benedetto XVI affacciarsi dall’ufficio del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che lo aveva invitato a visitare la sede del Comune in Campidoglio. Il Papa aveva invitato Roma a “riappropriarsi della sua anima più profonda”, quella cristiana, per farsi “promotrice di un nuovo umanesimo”, quindi tornando in Vaticano si era fermato per una sosta di preghiera davanti alle spoglie di Santa Francesca Romana, nell’omonimo monastero a Tor de’ Specchi.
L’11 febbraio, Benedetto XVI aveva inaugurato un nuovo ciclo di catechesi: dopo le 20 Udienze generali dedicate all’Apostolo Paolo, il Papa torna a parlare dei grandi scrittori della Chiesa medievale. Nelle settimane successive, i Santi Cirillo e Metodio, come San Bernardo di Chiaravalle o i principali teologi del periodo scolastico rivivono nei ritratti, storicamente accurati e al contempo riattualizzati, che di loro il Pontefice offre alle migliaia di fedeli che ogni mercoledì si riuniscono in Vaticano per ascoltarlo.
Il 26 aprile, in un’affollata Piazza San Pietro, Benedetto XVI presiede alla prima delle due cerimonie di canonizzazione del 2009. Sono cinque i nuovi Santi: il sacerdote Arcangelo Tadini, il monaco medievale Bernardo Tolomei, l’eroe di guerra portoghese, Nuno de Santa Maria Alvares Pereira, che nel XV secolo lascia la spada per il chiostro, e due fondatrici di Istituti religiosi, Gertrude Comensoli e Caterina Volpicelli. Saranno cinque anche i nuovi Santi che il Pontefice canonizzerà l’11 ottobre: l’apostolo dei lebbrosi Damiano de Veuster, il vescovo polacco Sigismondo Feliński, il sacerdote spagnolo Francesco Coll y Guitart, il religioso cistercense Rafael Arnáiz Barón e la Beata Giovanna Maria Della Croce, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri.
Maggio è il mese di un altro atteso viaggio apostolico, quello in Terra Santa. Benedetto XVI sbarca in Giordania l’8 e quindi l’11 si trasferisce in Israele fino al 15. Si definisce un “pellegrino in visita ai Luoghi santi” e le varie tappe della sua visita sono scandite dall’intensità spirituale che sempre evocano i siti dove la fede cristiana si è fatta carne e pietra. Il Papa ribadisce l’importanza del dialogo con ebrei e musulmani, invoca la pace tra israeliani e palestinesi, parla in difesa della memoria dell’Olocausto e contro l’ostilità fomentata dai muri. Convinzioni e auspici che il giorno del congedo trovano la sintesi in questo appello accorato: Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza. Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e guarigione” [Cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Ben Gurion (Tel Aviv, 15 maggio 2009)]
Annunciato in marzo, il 19 giugno Benedetto XVI inaugura l’Anno Sacerdotale con la pubblicazione di una lettera indirizzata al clero, nella quale indica come modello di ogni sacerdote il Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney. Ai solenni Vespri di apertura nella Basilica di San Pietro, il Papa afferma: “La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; questo rimanere nel suo amore esige cioè che tendiamo costantemente alla santità, a questo rimanere come ha fatto San Giovanni Maria Vianney” (19 giugno 2009: Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù: Secondi Vespri - Apertura dell'Anno Sacerdotale).
Il 21 giugno, fanno il giro del mondo le immagini di Benedetto XVI in preghiera davanti alle spoglie di San Pietro da Pietrelcina. Quello a San Giovanni Rotondo è il primo dei quattro viaggi apostolici in Italia del 2009. Un’analoga scena era stata il fulcro della visita che Papa Benedetto aveva compiuto alla tomba di San Benedetto da Norcia, il 24 maggio, nell’Abbazia di Montecassino. Il 6 settembre, poi, il Papa visiterà Viterbo, per venerare le spoglie di Santa Rosa, e nel pomeriggio la vicina Bagnoregio, per raccogliersi in preghiera dinanzi alla tomba di San Bonaventura. Infine, l’8 novembre, sarà la volta di Brescia e Concesio, ovvero un omaggio ai luoghi natali di Paolo VI, a 30 anni dalla sua scomparsa.
Il 28 giugno, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il Pontefice annuncia con “profonda emozione”, nella cerimonia di chiusura dell’Anno Paolino, il risultato di una micro-indagine all’interno del sarcofago di San Paolo, mai aperto in 20 secoli. Riferisce della presenza di "piccolissimi frammenti ossei” e di altre tracce la cui datazione scientifica, dice, “sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’Apostolo Paolo”.
Il mese di luglio si apre con l’attesa pubblicazione, il giorno 7, della terza Enciclica di Benedetto XVI, la "Caritas in veritate". L’ampio magistero sociale che la caratterizza, 18 anni dopo la "Centesimus annus" di Papa Wojtyla, pone subito l’Enciclica al centro dell’attenzione internazionale. Il giorno successivo, all’Udienza generale, il Papa spiega di aver preso in esame le principali questioni che interessano l’umanità contemporanea, dalla povertà alla crisi economica, alla tutela dell’ambiente, e osserva: “Per questo è importante che si ponga mano ad un profondo rinnovamento morale e culturale e ad un responsabile discernimento circa le scelte da compiere per il bene comune. Un futuro migliore per tutti è possibile, se lo si fonderà sulla riscoperta dei fondamentali valori etici” [8 luglio 2009, Caritas in veritate].
Tre giorni dopo, il 10 luglio, molti di quegli stessi temi, dalla difesa della vita alla pace in Medio Oriente, dalla crisi economica al dialogo interreligioso, vengono affrontati da Benedetto XVI e dal neopresidente statunitense, Barak Obama, nei 40 minuti di colloquio privato tra il Pontefice e il primo presidente afroamericano della storia. Obama si trova in Italia per partecipare al G8 in programma a L’Aquila, dove ancora ben visibili sono le macerie del gravissimo terremoto che il 6 aprile ha provocato 300 morti e la distruzione di molte zone e dove anche il Pontefice, il 28 aprile, si era recato per portare conforto e solidarietà concreta agli sfollati.
Dal 13 al 29 luglio, Benedetto XVI torna in Valle d’Aosta, a Les Combes di Introd, per un periodo di soggiorno estivo in alta montagna. Ma la mattina del 17, una caduta accidentale nello chalet che lo ospita causa al Pontefice la frattura del polso destro. Il Papa viene operato all’ospedale di Aosta e gli viene applicato un tutore gessato. La vicenda suscita un’immediata solidarietà, che Benedetto XVI ricorda con gratitudine il giorno del suo congedo da Les Combes, trovando anche il modo di riflettere sull’incidente con simpatia e sapienza: “Purtroppo il mio angelo custode non ha impedito il mio infortunio, seguendo certamente ‘ordini superiori’…Forse il Signore voleva insegnarmi maggiore pazienza ed umiltà, darmi più tempo per la preghiera e la meditazione”.
Il 4 ottobre, uno stuolo di cardinali, vescovi e laici varcano i cancelli del Vaticano: sono gli oltre 240 Padri sinodali che per tre settimane daranno vita al secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa. Il confronto è serrato e relazioni e testimonianze, spesso toccanti, restituiscono il volto del continente all’inizio del XXI secolo sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. All’omelia della Messa inaugurale, parlando dei mali e delle risorse del continente, Benedetto XVI osserva: “Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre” (4 ottobre 2009: Cappella Papale per l'Apertura della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi).
Il mese di novembre vede la Santa Sede impegnata sul fronte del dialogo con la comunità anglicana. Il 9 viene pubblicata la Costituzione apostolica "Anglicanorum coetibus", riguardante l’istituzione di ordinariati personali per gli anglicani che entrano in piena comunione con la Chiesa cattolica: un documento, si afferma, che “apre una nuova strada per la promozione dell’unità dei cristiani, riconoscendo nel contempo la legittima diversità nell’espressione della nostra fede comune”. Il rinnovato dialogo ecumenico è suggellato il 21 novembre nell’incontro in Vaticano tra il Papa e l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana.
Alcune delle tematiche sociali affrontate nella "Caritas in veritate" e in numerosi discorsi durante l’anno tornano nell’intervento che Benedetto XVI tiene il 16 novembre alla sede romana della Fao, in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare. Le parole del Papa sono incisive: “La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori” [Visita al Palazzo della FAO in Roma in occasione della 36ª Sessione della Conferenza Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (16 novembre 2009)].
Un evento di grande impatto mediatico è quello che si celebra in Vaticano il 21 novembre quando, sotto gli affreschi della Cappella Sistina, Benedetto XVI riceve oltre 200 artisti di varie discipline. L’incontro cade a 10 anni dalla Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti e a 45 dall’analogo incontro che Paolo VI ebbe con il mondo dell’arte, sempre nella Sistina. Il Papa parla di rinnovata amicizia con gli artisti e li esorta ad essere “annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità”.
"La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi li esalta e li nutre, li incoraggia a varcare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la méta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente” [Incontro con gli Artisti nella Cappella Sistina (21 novembre 2009)].
Il 28 novembre, Benedetto XVI commemora in Vaticano il 25° anniversario della pace siglata tra Argentina e Cile, grazie al diretto interessamento di Giovanni Paolo II che risolse una controversia territoriale disinnescando il ricorso alle armi. Alla presenza di delegazioni dei due Paesi, il Papa definisce la firma del Trattato “un esempio luminoso della forza dello spirito umano e del desiderio di pace contro la barbarie e l'irrazionalità della violenza e della guerra come mezzo per risolvere i contrasti”.
Due udienze di grande spessore internazionale si consumano in Vaticano nei primi giorni di dicembre. Il 3, Benedetto XVI riceve il presidente russo, Dmitri Medvedev: una visita che produrrà, poco dopo, l'instaurazione delle piene relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Federazione Russa. L’11 dicembre è invece il presidente vietnamita, Nguyên Minh Triêt, il primo nella storia del suo Paese, a essere ricevuto da un Pontefice.
Il 4 dicembre, Benedetto XVI aveva assistito nella Cappella Sistina - in compagnia del presidente tedesco Horst Köhler - al concerto per i 60 anni della fondazione della Repubblica Federale di Germania e per il 20° anniversario della caduta del Muro di Berlino. “La storia dell’Europa nel XX secolo – aveva affermato il Papa in quella occasione - dimostra che la responsabilità davanti a Dio è di importanza decisiva per il retto agire politico”, al fine “di generare nuove energie al servizio di un umanesimo integrale”.
Parole che ribadiscono la fiducia con la quale Benedetto XVI guarda al futuro del pianeta. Una fiducia ancorata in Dio e nel suo intervento nella storia, che il Papa ripete nel Messaggio natalizio Urbi et Orbi: “Anche oggi - ha affermato - per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti”, la Chiesa trae la sua forza dalla presenza di Gesù nel mondo e “come Maria”, “non ha paura” perché, dice: “Quel Bambino è la sua forza. Ma lei non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace...Con lo stile della condivisione e della fedeltà all’uomo, la Chiesa ripete con i pastori: ‘Andiamo fino a Betlemme’, lì troveremo la nostra speranza” ("Urbi et Orbi" - Natale 2009).

Radio Vaticana

mercoledì 30 dicembre 2009

Si è spento il card. Shirayanagi. Il cordoglio del Papa: gratitudine per l’impegno nella diffusione del Vangelo in Giappone e in favore della pace

Si è spento stamane in Giappone all'età di 81 anni il card. Peter Seiichi Shirayanagi (foto), arcivescovo emerito di Tokyo. Il Papa, in un telegramma inviato all'attuale arcivescovo di Tokyo, mons. Peter Takeo Okada, ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte del cardinale, di cui ha ricordato con gratitudine "l'inesauribile impegno nella diffusione del Vangelo in Giappone", "la sua opera per la promozione della giustizia e della pace e i suoi instancabili sforzi a favore dei rifugiati". I funerali del porporato giapponese dovrebbero svolgersi martedì prossimo, 5 gennaio, nella cattedrale di Tokyo. Il card. Shirayanagi, sotto cura per problemi cardiaci, era stato recentemente trasferito nella casa di cura per anziani sacerdoti della Compagnia di Gesù 'Lojola House', dove è spirato serenamente. Con la sua morte il numero attuale dei cardinali scende a 184, di cui 112 elettori, in quanto sotto gli 80 anni, e 72 non elettori, che non entrano cioè in conclave per scegliere il nuovo Papa. Secondo una regola fissata da Paolo VI, derogata da Giovanni Paolo II e reintrodotta di fatto da Benedetto XVI, il collegio cardinalizio è composto al massimo da 120 porporati elettori.

Apcom

Il rabbino Di Segni: la visita del Papa alla Sinagoga di Roma una tappa fondamentale nel dialogo. Ma non mancano le critiche sulle solite questioni

La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, domenica 17 gennaio, è attesa dalla Comunità Ebraica della Capitale "con la consapevolezza che si tratta di un avvenimento importante, di una tappa fondamentale nel dialogo". Lo afferma il rabbino capo, Riccardo Di Segni che in un'intervista alla Radio Vaticana parla di "una grande attesa per tutto ciò che questo evento potrà significare in termini di prospettive del clima generale". In proposito, Di Segni ricorda quanto ha rappresentato peri rapporti tra ebrei e cattolici la visita di Giovanni Paolo II del 13 aprile del 1986: "Essenzialmente - spiega - la caduta di un muro di diffidenza: ne abbiamo avuto proprio la sensazione palpabile nel corso degli anni". Dunque la visita di Papa Ratzinger, dice il rabbino, viene vista come "un gesto di continuità, prima di tutto". Nell'intervista, Di Segni ricorda le incomprensioni degli ultimi tempi per la preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei e la beatificazione di Pio XII citando però in positivo "i chiarimenti" avuti dal card. Bagnasco, che "nella sua qualità di presidente della Conferenza Episcopale italiana, ha dichiarato esplicitamente che la Chiesa Cattolica non ha intenzioni conversionistiche nei confronti degli ebrei, "le parole di padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo la pubblicazione del Decreto sulle virtù eroiche di Pio XII". "Il chiarimento di padre Lombardi - afferma - penso sia importante e come tale debba essere riconosciuto e non minimizzato, ha avuto un senso nel cambiare un clima, nel senso che ha dato un segno della sensibilità vaticana alla reazione ebraica a questo Decreto".

Affaritaliani.it

Il Papa: teologi e sacerdoti abbiano una visione unitaria della dottrina cristiana senza svalutare singole verità. I cristiani riscoprano i Sacramenti

I teologi difendano il patrimonio unitario della fede dalla “svalutazione delle singole verità” che oggi si riscontra nella mentalità comune. E i cristiani rendano più forte la loro fede attraverso una più intensa vita sacramentale. Sono le due esortazioni che Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli e alla Chiesa durante l’ultima Udienza generale del 2009, tenuta questa mattina nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Il Papa l’ha dedicata a Pietro Lombardo, un teologo del XII secolo, concludendola con l’augurio che nel nuovo anno i cristiani siano “uomini della pace”.
Presentare la fede cattolica in modo organico è per il Papa un preciso dovere di ogni sacerdote e ogni teologo. La storia cristiana annovera un maestro in questo campo. Pietro Lombardo, un teologo italiano vissuto nei primi decenni del 1100 e divenuto vescovo di Parigi nel 1159, ebbe il “grande merito”, ha constatato Benedetto XVI, di aver “raccolto e selezionato con cura”, in “un quadro sistematico ed armonioso”, il pensiero dei Padri della Chiesa e di altri scrittori ritenuti autorevoli. Il risultato delle sue fatiche fu condensato nei quattro libri delle “Sentenze”, un’opera di tale successo da essere adottata come manuale di teologia per centinaia di anni. Ciò che si evince da Pietro Lombardo, ha osservato il Papa, è “una delle caratteristiche della teologia”, quella di “organizzare in modo unitario e ordinato il patrimonio della fede”. “Desidero sottolineare come la presentazione organica della fede sia un’esigenza irrinunciabile". "Sull’esempio di Pietro Lombardo, invito tutti i teologi e i sacerdoti a tenere sempre presente l’intera visione della dottrina cristiana contro gli odierni rischi di frammentazione e di svalutazione di singole verità”. Il Pontefice ha incoraggiato i credenti di oggi ad approfittare degli strumenti a loro disposizione - il “Catechismo della Chiesa Cattolica” o il suo “Compendio” per “approfondire” i contenuti della fede. Come pure, ha soggiunto a fare ricorso “al grande tesoro della Chiesa, i sette Sacramenti, dei quali Benedetto XVI ha ricordato la corretta definizione che ne diede lo stesso Pietro Lombardo. “’E’ detto sacramento in senso proprio ciò che è segno della grazia di Dio e forma visibile della grazia invisibile, in modo tale da portarne l’immagine ed esserne causa’. Con questa definizione Pietro Lombardo coglie l’essenza dei sacramenti: essi sono causa della grazia, hanno la capacità di comunicare realmente la vita divina”. Ad ogni cristiano, ha affermato il Papa, “spetta il compito di celebrarli con frutto spirituale”, perché nei Sacramenti, ha ribadito, “Cristo, attraverso i segni visibili, ci viene incontro, ci purifica, ci trasforma e ci rende partecipi della sua divina amicizia”. Dio ha creato la donna dalla costola di Adamo e non dalla sua testa, o dai suoi piedi, perche' fosse una ''compagna'' dell'uomo, non una sua ''schiava'' ne' una sua ''dominatrice''. ''In questa azione - ha spiegato il Papa citando Pietro Lombardo - è rappresentato il mistero di Cristo e della Chiesa. Come infatti la donna è stata formata dalla costola di Adamo mentre questi dormiva, così la Chiesa è nata dai sacramenti che iniziarono a scorrere dal costato di Cristo che dormiva sulla Croce, cioè dal sangue e dall'acqua, con cui siamo redenti dalla pena e purificati dalla colpa''. Rivolgendo un particolare invito al clero per l’Anno Sacerdotale, il Pontefice ha detto: “Esorto i sacerdoti, soprattutto i ministri in cura d’anime, ad avere loro stessi, per primi, un’intensa vita sacramentale per essere di aiuto ai fedeli. La celebrazione dei sacramenti sia improntata a dignità e decoro, favorisca il raccoglimento personale e la partecipazione comunitaria, il senso della presenza di Dio e l’ardore missionario”. Quindi, Benedetto XVI - che poco dopo nei saluti in polacco si unirà a coloro ai quali “l’anno che passa ha recato sofferenza e tristezza” - ha concluso la catechesi con un augurio spontaneo rivolto al 2010: “Cari amici siamo giunti alla fine di questo anno e alle porte dell’anno nuovo. Vi auguro che l’amicizia di Nostro Signore Gesù Cristo vi accompagni ogni giorno di questo anno che sta per iniziare. Possa questa amicizia di Cristo essere nostra luce e guida, aiutandoci ad essere uomini di pace, della sua pace. Buon anno a tutti voi!”

Radio Vaticana, Asca

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

martedì 29 dicembre 2009

Verrà inaugurata da Benedetto XVI durante la visita alla Sinagoga di Roma la mostra che ripercorre le relazioni tra papato e comunità ebraica

Il Museo Ebraico di Roma espone dipinti insieme a una selezione di oggetti e di documenti che riportano alla luce un capitolo affascinante delle relazioni fra il papato e la comunità ebraica. La mostra sarà organizzata in occasione della visita di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, domenica 17 gennaio, e sarà inaugurata dal Pontefice e dal Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni. Attraverso l'esposizione si ripercorrono le relazioni tra papato e comunità ebraica che furono senz'altro complesse, perchè all'interno di una legislazione non troppo favorevole agli ebrei, chiusi in un ghetto e privati dei diritti civili, ma che comunque, proprio anche con l'inclusione nelle cerimonie del ''possesso'' papale, garantirono nel Settecento alla comunità ebraica un ruolo all'interno della società romana nel suo complesso.
Nel secolo successivo la cerimonia, e con essa l'omaggio degli ebrei romani al Pontefice appena eletto, muteranno profondamente, e in mostra ve ne è testimonianza in alcuni splendidi doni offerti al Papa dalla Comunità Ebraica di Roma.


Adnkronos

Quaresima 2010. Sarà il salesiano don Enrico dal Covolo a predicare gli esercizi spirituali del Papa e della Curia romana dal 21 al 27 febbraio

Sarà il sacerdote salesiano don Enrico Dal Covolo a predicare gli esercizi spirituali alla Curia romana alla prossima Quaresima, dal 21 al 27 febbraio 2010. La notizia è stata pubblicata oggi da Avvenire che cita fonti salesiane. Postulatore generale della famiglia di don Bosco, professore ordinario di letteratura cristiana antica presso la Pontificia università salesiana, membro del Pontificio Comitato di scienze storiche e dal 2002 consultore della Congregazione per la dottrina della fede, Dal Covolo è il primo sacerdote chiamato da Benedetto XVI a questo incarico, proprio durante l'Anno Sacerdotale. Don Dal Covolo è, tra l'altro, il postulatore della causa di beatificazione di Papa Luciani e della mamma di Don Bosco, Margherita. Si tratta del terzo salesiano chiamato a questo incarico: nel 1973 Paolo VI nominò il rettore dell’Università Salesiana don Antonio Javierre Ortas, futuro cardinale, nel 1986 Giovanni Paolo II il rettor maggiore don Egidio Viganò. Benedetto XVI aveva finora chiamato a predicare cardinali (Cé, Biffi, Vanhoye e Arinze).

Asca, Avvenire

Nelle catechesi di Benedetto XVI del 2009, la grande ricchezza culturale del Medioevo cristiano, fonte di crescita e ispirazione per il mondo odierno

Benedetto XVI terrà domani nell' Aula Paolo VI in Vaticano, l’ultima delle 44 Udienze generali del 2009. Dopo le prime dedicate a San Paolo, che hanno concluso il ciclo di 20 catechesi sull’Apostolo delle Genti durante l'Anno a lui dedicato, il Pontefice ha sviluppato in questi mesi la presentazione di grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del tempo medioevale. Una serie di meditazioni che hanno innanzitutto messo l’accento sulla straordinaria e multiforme ricchezza del Medioevo, al di là dei facili stereotipi che vorrebbero rubricare questa epoca sotto l’etichetta di “secoli bui”.
Le cattedrali e le università, la teologia e la filosofia: il Medioevo è ricco di luci che illuminano la storia e la cultura dell’Europa. Il Papa ricorda il rinnovamento spirituale promosso dai monaci benedettini, in particolare quelli dell’Ordine di Cluny. Sottolinea il contributo prezioso che l’esperienza dei monasteri ha svolto per la formazione dell’identità europea, richiamando il primato di Dio e favorendo la promozione dei valori umani e della pace. E invita a non disperdere questo tesoro: “Cari fratelli e sorelle, preghiamo perché tutti coloro che hanno a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano riscoprire, apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi secoli” (11 novembre 2009, La riforma cluniacense).
Secoli nei quali si stagliano figure straordinarie come San Bernardo di Chiaravalle, tra i grandi Dottori della Chiesa. San Bernardo, spiega il Papa, mette in guardia dai tentativi di “risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione”. Richiamo quanto mai attuale, osserva Benedetto XVI: “La fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!” (21 ottobre 2009, San Bernardo).
Altro grande pensatore medievale, a cui il Papa dedica una catechesi è Sant’Anselmo di Aosta. Il monaco benedettino, noto con l’appellativo di “Dottore Magnifico” pone sempre il suo pensiero al servizio della “contemplazione di Dio”. Ed insegna che l’attività del teologo si sviluppa in tre stadi: "La fede, dono gratuito di Dio da accogliere con umiltà; l’esperienza, che consiste nell’incarnare la Parola di Dio nella propria esistenza quotidiana; e quindi la vera conoscenza, che non è mai frutto di asettici ragionamenti, bensì di un’intuizione contemplativa" (23 settembre 2009, Sant'Anselmo).
Alla teologia scolastica, fondata da Sant’Anselmo, Benedetto XVI dedica una meditazione per indicare quanto anche l’uomo di oggi abbia bisogno di un dialogo rispettoso tra fede e ragione, di unità e armonia tra di esse. E rammenta che la teologia scolastica è legata alla nascita delle prime università, altra grande “invenzione” del Medioevo. La teologia scolastica, afferma ancora il Papa: “...ci ricorda che tra fede e ragione esiste una naturale amicizia, fondata nell’ordine stesso della creazione (...) La fede è aperta allo sforzo di comprensione da parte della ragione; la ragione, a sua volta, riconosce che la fede non la mortifica, anzi la sospinge verso orizzonti più ampi ed elevati” (28 ottobre 2009, Teologia monastica e teologia scolastica).
Ma il Medioevo è anche l’epoca in cui l’annuncio del Vangelo raggiunge i confini più lontani del mondo allora conosciuto. Protagonisti di questa avvincente missione sono Cirillo e Metodio, apostoli dell’Oriente cristiano, evangelizzatori dei popoli slavi. Sono loro, ricorda Benedetto XVI, gli antesignani dell’inculturazione: “In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine 'inculturazione': ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di ‘traduzione’ molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata” (17 giugno 2009, Santi Cirillo e Metodio).
Ancora, nel Medioevo si afferma la "via della bellezza", che, rileva il Papa, è forse l’itinerario “più attraente ed affascinante per giungere ad incontrare e amare Dio”. Una bellezza, sottolinea, che, attraverso le cattedrali, ha educato alla fede intere generazioni cristiane: “Le cattedrali gotiche mostravano una sintesi di fede e di arte armoniosamente espressa attraverso il linguaggio universale e affascinante della bellezza, che ancor oggi suscita stupore (...) Lo slancio verso l’alto voleva invitare alla preghiera ed era esso stesso una preghiera. La cattedrale gotica intendeva tradurre così, nelle sue linee architettoniche, l’anelito delle anime verso Dio” (18 novembre 2009, La Cattedrale dall'architettura romanica a quella gotica, il retroterra teologico).

Radio Vaticana

lunedì 28 dicembre 2009

Il presidente del Tribunale vaticano: tempi brevi per il caso dell'aggressione al Papa. Presidiata la struttura in cui si trova la giovane

Per decidere il destino di Susanna Maiolo, la donna con problemi psichici che ha spinto il Papa facendolo cadere durante la Messa della Notte di Natale, ci vorrà qualche settimana. Ad affermarlo il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Dalla Torre. In un'intervista ad Avvenire ha spiegato che "non occorrono passaggi presso le autorità giudiziarie straniere o deposizioni" e aggiunge che il fatto che la donna "non fosse armata può ad esempio contribuire a qualificare il fatto". "Andrà verificata la capacità di intendere e di volere, lo stato più o meno ampiamente disturbato del soggetto. Quindi si apre una fase istruttoria, al termine della quale il giudice istruttore decide se chiedere il rinvio a giudizio o la chiusura del procedimento". E se dovesse risultare che la Maiolo non era in grado di intendere e volere "è evidente - ha spiegato - che in questo caso non può essere sottoposta a procedimento penale". I parametri sulle capacità di intendere e volere della donna "sono gli stessi usati dal sistema giudiziario italiano". Resta presidiato dai carabinieri l'ospedale Angelucci di Subiaco, dove da venerdì è ricoverata in isolamento nel reparto psichiatrico Susanna Maiolo. La donna è in una stanza al primo piano del nosocomio, diretto dal dottor Paolo Garimberti. Anche stamani i carabinieri della compagnia di Subiaco hanno tenuto sotto controllo la struttura ospedaliera. No comment del primario. Il padre e la sorella della giovane ieri mattina si sono recati nell'ospedale a visitarla. Intanto è stato operato al policlinico Gemelli di Roma il card. Roger Etchegaray, per ricomporre la frattura in seguito alla caduta della Notte di Natale nella Basilica di San Pietro.

Il Messaggero.it

Padre Lombardi: il pranzo di Benedetto XVI con i poveri di Sant'Egidio in un'atmosfera festiva. Mons. Paglia: l'esempio del Papa stella nel cammino

C'è stata una "atmosfera festiva durante il pranzo del Papa alla mensa dei poveri della Comunità di Sant'Egidio. I commensali hanno avuto modo di avvicinarsi a lui e scambiare qualche parola con il Pontefice". Lo riferisce padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, al termine della visita di Benedetto XVI alla mensa di via Dandolo, a Trastevere. "In particolare - aggiunge padre Lombardi - un profugo afghano ha parlato abbastanza con lui, e anche una signora somala. Comunque è stato un pranzo normale, con un'aria festosa e di gioia".
"Più che una visita, si è trattato di un autentico evento, che consacra la centralità dell'amore e della gratuità del dare, per la città di Roma e per il mondo: è ciò di cui noi oggi abbiamo più bisogno". E' questo il senso profondo della visita del Papa che traccia all'agenzia Adnkronos mons. Vincenzo Paglia (nella foto con Benedetto XVI), vescovo di Terni e consigliere spirituale dell'associazione che ha sede nel rione romano di Trastevere. "L'evento di un Papa che sta a tavola con i poveri è un gesto straordinario - aggiunge - ci dice la verità del Vangelo e mostra quanto il mistero dell'amore di Dio possa cambiare la vita di tante persone. Qui ogni giorno c'è la mensa, oggi è il culmine di questo gesto che è un preciso messaggio ad amare i piccoli e i più deboli. In un mondo come quello odierno in cui si è smarrito l'orientamento, questo esempio di Benedetto XVI è una stella nel cammino. Un modo per guardare al domani, perchè se davvero vogliamo cambiare il mondo dobbiamo abbattere il muro dell'egoismo". "E' con eventi come questo odierno - afferma il vescovo - che si potranno trovare nel nuovo anno le ragioni per vivere e per sperare", anche perché "una cultura che sia basata sulla civiltà dell'amore non può non ripartire da chi sente maggiormente il disagio; e da un'alleanza fra gli uomini di buona volontà e coloro che hanno bisogno del loro sostegno. Il Santo Padre - rimarca mons. Paglia - ha sottolineato che questo lavoro fatto con i poveri è un lavoro che fa storia, perché scende nella profondità dei cuori". Mons. Paglia riprende poi l'esortazione lanciata da Benedetto XVI alla società, nel corso del pranzo alla mensa dei poveri della Comunità di Sant'Egidio, a non chiudersi in uno sterile egoismo: "In un mondo che si sta frantumando, perché ognuno resta concentrato sul proprio 'io', sia esso personale o di gruppo o di nazione, bisogna abbattere le barriere interiori che ci impediscono di guardare oltre. E' proprio la capacità a superare le proprie chiusure che segna l'inizio di un mondo diverso".

Apcom, Adnkronos

Il saluto di Andrea Riccardi a Benedetto XVI: attorno a questi tavoli si forma una famiglia, non si mangia solo ma si parla e si diventa amici

La visita di Papa Benedetto XVI alla Comunità di Sant'Egidio per condividere il pranzo alla mensa per i poveri con altri 150 ospiti bisognosi dell'associazione è "un gran dono". Così il fondatore della Comunità Andrea Riccardi si è rivolto al Pontefice, sottolineando che "è la prima volta, nei tempi moderni, che un Papa si reca a mangiare in un ambiente dove vanno le persone con cui non condividono la mensa i ricchi, gli importanti, i televisivi, i sapienti". Riccardi ricorda che "qui, mangiano ogni giorno un migliaio di persone divise in vari turni". Si tratta di "persone spesso ferite da una vita dura, specie con la crisi economica. Da queste ferite, scaturisce il bisogno di amore, di dare e di ricevere amore. Così, attorno a questi tavoli, si forma una famiglia: non si mangia solo, ma si parla e si diventa amici". Riccardi ha sottolineato che "spesso la nostra società, dominata dalla dittatura materialistica, teme chi è diverso: è una società scossa, senza un fondamento profondo. Noi, umilmente ma fermamente, vorremmo indicare a questa società spaventata e inospitale che c'è da ritrovare la roccia del fondamento. Solo così - ha spiegato Riccardi - non avremo paura dell'altro, di chi soffre o di chi ha fatto terribili viaggi per trovare pace. C'è tanto bisogno di essere accolti in una casa fondata sulla roccia, che senza paura tenga la porta aperta".

Adnkronos

domenica 27 dicembre 2009

La visita alla mensa dei poveri della Comunità Sant'Egidio. Il Papa: vi sono vicino e vi voglio bene. Nessuno sia emarginato o abbandonato

Per la prima volta nella storia, un Papa visita la mensa dei poveri della Comunità di Sant'Egidio, pranzando con circa 150 clochard. Al termine della recita dell'Angelus, infatti, il Papa si è trasferito a bordo della vettura targata SCV1 alla mensa dei poveri. Nessun cambiamento nemmeno nel protocollo abituale del Pontefice che prima dell'ingresso nella struttura ha voluto salutare la folla, baciando i bambini e salutando le numerose persone che l'hanno accolto. È stato il primo 'bagno di folla' dopo l'aggressione di giovedì notte. E anche il primo banco di prova della sicurezza vaticana all'indomani dell'incidente nella Basilica di San Pietro.
"Quante persone provenienti da vari paesi segnati dal bisogno si ritrovano qui per cercare una parola, un aiuto, una luce. Impegnatevi perchè nessuno sia solo - ha affermato il Pontefice salutando la folla riunita davanti alla mensa a Trastevere - nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato". Un incontro semplice, intimo, familiare, e soprattutto gioioso quello di Benedetto XVI con gli ospiti e i volontari della Comunità di Sant’Egidio, in un luogo senz’altro significativo per la città, ma soprattutto carico di umanità, dove è possibile toccare con mano la presenza di Cristo nel fratello che ha fame e in colui che gli offre da mangiare, dove emerge il senso più profondo dell’amore cristiano, dove il messaggio del Natale risuona ogni giorno e la carità si palesa in gesti concreti.
Ecco quanto ha detto il Papa: “Attraverso gesti di amore di quanti seguono Gesù diventa visibile la verità che Dio per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore ("Deus caritas est", 17). Gesù dice: ‘ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi’ (Mt 25,35-36). E conclude: ‘tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me’ (v. 40). Ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce? E non solo amici, ma anche familiari”. A tavola con Benedetto XVI erano sedute 12 persone, tra questi una famiglia di zingari, un afghano sciita, un novantenne vedovo, un ragazzo di 25 anni in sedia a rotelle fin dalla nascita e abbandonato dalla famiglia. Con cordialità ed affetto il Papa durante il pranzo ha parlato con loro, ascoltato le loro storie difficili, qui in questo luogo dove non ci limita a sfamare gli affamati ma si serve la persona senza distinzioni di razza, religione e cultura. Qui dove oggi si respira una gioia particolare, frutto non di certo di cose materiali ma dello scoprirsi fratelli in Cristo Gesù. Ancora il Papa: "Cari Amici! E’ per me un’esperienza commovente di essere con voi, di essere qui nella famiglia di Sant’Egidio, di essere con gli amici di Gesù perché Gesù ama proprio le persone sofferenti, le persone con difficoltà e vuole averli come i suoi fratelli e sorelle. Durante il pranzo, ho ascoltato storie dolorose e cariche di umanità, anche la storia di un amore trovato qui: storie di anziani, emigrati, gente senza fissa dimora, zingari, disabili, persone con problemi economici o altre difficoltà, tutti, in un modo o nell’altro, provati dalla vita. Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene". Sono venuto tra voi nella Festa della Sacra Famiglia - ha detto poi Benedetto XVI - perché in un certo senso essa vi assomiglia.
"Anche la famiglia di Gesù, fin dai primi passi ha incontrato difficoltà, ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità, fu costretta ad emigrare in Egitto per la violenza del re Erode. Voi conoscete la sofferenza ma avete qui, qualcuno che si prende cura di voi, anzi, qualcuno qui ha trovato la sua famiglia grazie al servizio premuroso della Comunità di Sant'Egidio, che offre un segno dell’amore di Dio per i poveri. Qui oggi si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno".
Al termine del pranzo con gli oltre 150 ospiti, il Papa ha voluto personalmente offrire dei doni a tutti i bambini presenti: macchinine, bambole, puzzle, aeroplanini, libri, zainetti, sonagli, animali di peluche. I bimbi, dai 2 ai 7 anni, provengono dall'Africa, America Latina, Asia e dall'Europa in particolare da Romania, Bosnia e Serbia. Poi la visita nella scuola di italiano per i cittadini stranieri, all’interno della struttura; infine il saluto a quella folla festosa fatta di stranieri, anziani del quartiere, poveri troppo spesso emarginati, persone sole talvolta malate che il Papa ha voluto salutare quasi una per una, ribadendo che esiste una sola lingua capaci di unirci tutti: quella dell’amore.
La mensa di via Dandolo, a Trastevere, gestita dalla Comunità di Sant'Egidio, esiste dal 1998 come risposta ai numerosi clochard che ogni giorno bussano per avere un pasto caldo, una coperta, o un vestito con cui coprirsi. All'inizio aiutava circa 40 persone a settimana. Oggi offre assistenza a oltre 2mila persone a settimana. In media distribuisce 1.200 pasti al giorno, il 75% a stranieri, il restate a italiani. La mensa è aperta tre volte alla settimana: il mercoledì, il venerdì, il sabato dalle 17 alle 20. Ogni anno vengono forniti 150mila pasto. Nel menu c'è sempre una scelta tra due primi e due secondi e sono esclusi maiale e vino, per andare incontro alle esigenze di eventuali persone di fede islamica.

Apcom, Radio Vaticana


Il saluto di Benedetto XVI al 'Family Day' di Madrid: la famiglia la migliore scuola per imparare a vivere i valori che danno dignità alla persona

La famiglia è "fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna": occorre "salvaguardarla e sostenerla perchè è di fondamentale importanza per il presente e il futuro dell'umanità". È l'appello di Papa Benedetto XVI lanciato all'Angelus domenicale, rivolgendo un saluto particolare alle migliaia di fedeli che si trovano in piazza de Lima a Madrid per assistere al 'Family Day' organizzato nel giorno della festa della Santa Famiglia e intitolato "Il futuro dell'Europa passa per la famiglia". "Dio essendo venuto al mondo nel seno di una famiglia, mostra che questa istituzione è un cammino sicuro per incontrarlo e conoscerlo... Quindi uno dei più importanti servizi che noi cristiani possiamo rendere agli altri è offrire la nostra testimonianza, serena e ferma, della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, salvaguardandolo e promuovendolo, essendo tale istituzione di somma importanza per il presente e il futuro dell’umanità. In effetti, la famiglia è la migliore scuola nella quale si impara a vivere quei valori che danno dignità alla persona e fanno grandi i popoli. In essa, inoltre, si condividono i dolori e le gioie, sentendosi tutti avvolti dall’amore che regna in casa per il solo fatto di essere membri della stessa famiglia. Chiedo a Dio che nei vostri focolari si respiri sempre questo amore di totale dedizione e fedeltà che Gesù ha portato nel mondo con la sua nascita, alimentandolo e rafforzandolo con la preghiera quotidiana, la pratica costante delle virtù, la reciproca comprensione e il mutuo rispetto”.

Apcom, Radio Vaticana

L'Angelus della Santa Famiglia di Nazaret. Il Papa: Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione

E' un inno al valore e alla tutela della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna l'Angelus che questa mattina il Papa ha recitato dalla finestra del suo studio privato nella Festa della Santa Famiglia di Nazaret. Prendendo spunto proprio dall'esempio di Maria e Giuseppe, Benedetto XVI ha ricordato come in questo senso "la famiglia umana è diventata icona di Dio. Dio è Trinità, è comunione d'amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione", ha detto davanti a migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro. "L'uomo e la donna creati ad immagine di Dio - ha sottolineato - diventano nel matrimonio 'un'unica carne', cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana è dunque icona della Trinità sia per l'amore interpersonale, sia per la missione di procreare la vita". Benedetto XVI ha commentato quindi il Vangelo odierno di Gesù dodicenne che rimane nel Tempio, a Gerusalemme, all’insaputa dei suoi genitori. Alla Madre che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde che deve occuparsi delle cose del Padre suo. “Domandiamoci: da chi aveva appreso Gesù l’amore per le ‘cose’ del Padre suo? Certamente, come Figlio, ha avuto un'intima conoscenza di Dio, una profonda relazione personale, permanente, con suo Padre, ma nella sua cultura concreta ha certamente imparato le preghiere, l'amore del Tempio e delle istituzioni d'Israele dai suoi genitori. Dunque, possiamo affermare che la decisione di Gesù di rimanere nel Tempio era soprattutto frutto della sua intima relazione col Padre ma anche frutto dell’educazione ricevuta da Maria e da Giuseppe”. Il Papa ha invitato inoltre i genitori a una educazione cristiana. "La famiglia cristiana - ha affermato - è consapevole che i figli sono dono e progetto di Dio. Pertanto, non li può considerare come proprio possesso, ma, servendo in essi il disegno di amore del Padre, è chiamata ad educarli alla libertà più grande, che è proprio quella di dire 'sì' a Dio per fare la sua volontà". Il Papa ha infine affidato a Maria "tutte le famiglie" pregando "in particolare per la loro preziosa missione educativa". Infine, il Papa si è rivolto ai pellegrini italiani riuniti in Piazza San Pietro: “In questa domenica della Santa Famiglia rivolgo un caloroso saluto a tutte le famiglie di Roma e d’Italia, con una preghiera speciale per quelle che attraversano maggiori difficoltà. Il Signore vi benedica!”

Apcom, Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Guarda il video ...»

sabato 26 dicembre 2009

Comunicato del portavoce vaticano: previsto per domani l'intervento chirurgico al card. Etchegaray. La giovane giudicata dalla magistratura vaticana

L’onda di solidarietà a Benedetto XVI, dopo l’incidente causato al Pontefice da una giovane affetta da disturbi psichici, la Notte di Natale in San Pietro, accompagnata dagli auguri di pronta guarigione, ha raggiunto anche il card. Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio cardinalizio, che nel corso dell’incidente in San Pietro ha riportato la frattura del collo del femore destro. L’87enne porporato si trova ricoverato al Policlinico Gemelli, dove ha ricevuto molte visite. Le sue condizioni generali “sono buone” e i medici - informa un comunicato del direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi - provvedono a verificare che siano tali da procedere alla operazione che avverrà - a quanto oggi tutto lascia prevedere - domani mattina, domenica 27. Se tutto si svolgerà come previsto - prosegue la nota - la Sala Stampa vaticana rilascerà il comunicato medico sui risultati dell’operazione verso la fine della mattinata”. I visitatori, prosegue la nota, “testimoniano la serenità e l’ottimo morale del cardinale, che offre le sue preghiere per il Papa e attende con ottimismo l’intervento chirurgico”. Il comunicato conclude con un cenno alla “giovane autrice dell’incidente di giovedì sera”, la quale - si precisa - “rimane sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio”, mentre il suo caso “rimane sotto la competenza della magistratura vaticana”. Il Promotore di giustizia, afferma la nota ufficiale, “nei prossimi giorni dovrà prendere in considerazione i rapporti dei medici e della Gendarmeria vaticana, e alla luce di essi valutare gli eventuali successivi passi da compiere”.

Radio Vaticana

L'Angelus di Santo Stefano. Il Papa: il martirio esempio di amore che non si arrende alla violenza. Sostegno ai cristiani che soffrono per la fede

La festa di Santo Stefano, il primo martire della Chiesa, che si festeggia il giorno dopo il Natale, “ci ricorda… i tanti credenti, che in varie parti del mondo, sono sottoposti a prove e sofferenze a causa della loro fede”. Così Benedetto XVI all’Angelus recitato dalla finestra del suo studio privato con una Piazza San Pietro tutta addobbata per le celebrazioni natalizie, con il grande presepio e il gigantesco albero di Natale. Il Papa non ha citato alcun Paese in particolare, ma ieri alla Benedizione 'Urbi et Orbi' ha parlato delle difficoltà vissute dai cristiani e dalle popolazioni in Terra Santa, Iraq, Sri Lanka, penisola coreana, Congo e America Latina. Il Pontefice ha continuato chiedendo a tutti i cristiani di affidare i fratelli perseguitati alla protezione di santo Stefano. “Impegniamoci – ha detto - a sostenerli con la preghiera e a non venir mai meno alla nostra vocazione cristiana, ponendo sempre al centro della nostra vita Gesù Cristo, che in questi giorni contempliamo nella semplicità e nell’umiltà del presepe”. Ma la celebrazione del martirio di santo Stefano, non è solo un ricordo della violenza. Stefano, “come il suo Maestro, muore perdonando i propri persecutori e ci fa comprendere come l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo dia origine ad una nuova civiltà, la civiltà dell’amore, che non si arrende di fronte al male e alla violenza e abbatte le barriere tra gli uomini, rendendoli fratelli nella grande famiglia dei figli di Dio”. In più, il Papa ricorda che Stefano è uno dei primi diaconi, fattosi “servo dei poveri”, nella distribuzione di aiuti ai poveri di Gerusalemme. Per questo, ha concluso Benedetto XVI, “la testimonianza di Stefano, come quella dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei spesso distratti e disorientati, su chi debbano porre la propria fiducia per dar senso alla vita. Il martire, infatti, è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio e, nulla anteponendo all’amore di Cristo, sa di aver scelto la parte migliore. Configurandosi pienamente alla morte di Cristo, è consapevole di essere germe fecondo di vita e di aprire nel mondo sentieri di pace e di speranza. Oggi, presentandoci il diacono Santo Stefano come modello, la Chiesa ci indica, altresì, nell’accoglienza e nell’amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene”. Al termine della preghiera mariana, appello del Papa affinchè in Italia "si viva quel clima di intesa e di comunione che tanto giova al bene comune". Benedetto XVI ha chiesto "all'intera Nazione" italiana un "rinnovato impegno di amore vicendevole e di reciproca comprensione". "Rivolgo infine il mio cordiale saluto a voi, pellegrini di lingua italiana - ha detto il Pontefice nei saluti in italiano - ed auguro che la sosta di questi giorni presso il presepio per ammirare Maria e Giuseppe accanto al Bambino, possa suscitare in tutti un rinnovato impegno di amore vicendevole e di reciproca comprensione, affinchè all'interno delle famiglie e dell'intera Nazione si viva quel clima di intesa e di comunione che tanto giova al bene comune".

Padre Lombardi: buona la salute di Benedetto XVI, ha trascorso un'ottima giornata. Confermato l'Angelus di Santo Stefano

Confermati tutti gli appuntamenti di Papa Benedetto XVI anche per oggi. Dopo l'aggressione subita la Notte di Natale nella Basilica di San Pietro ad opera di una psicolabile che si è lanciata contro il Pontefice, facendolo cadere, Benedetto XVI "sta bene, non c'è nessun problema, ieri ha trascorso un'ottima giornata e questa mattina reciterà come programmato l'Angelus di Santo Stefano". Lo riferisce padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, contattato dall'agenzia Apcom. Sarà operato nei prossimi giorni, probabilmente lunedì, il card. Roger Etchegaray, ricoverato al Policlinico Gemelli in seguito alla frattura del collo del femore destro a causa della caduta in San Pietro nel trambusto seguito all'aggressione a Benedetto XVI. Etchegaray ha 87 anni e i sanitari intendono prepararlo adeguatamente all'intervento - che non ha carattere di urgenza - con le opportune terapie.

Apcom, La Repubblica.it

La solidarietà al Papa dai vescovi italiani, dal mondo politico e dal rabbino di Segni. Cordiale telefonata con il presidente Napolitano

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto pervenire "sentimenti di affettuosa solidarietà" a Papa Benedetto XVI per quanto è avvenuto nella Notte di Natale, quando il Pontefice è caduto nella Basilica di San Pietro dopo essere stato spinto da una donna italo-svizzera con problemi psichici. Una "cordiale telefonata", con la quale Benedetto XVI ha ringraziato il Presidente Napolitano per la premura mostrata e per la solidarietà manifestata. Lo comunica una nota del Quirinale, nella quale si legge anche che il Presidente ed il Papa, nell'occasione, si sono scambiati fervidi auguri per le festività.
Solidarietà a Papa Benedetto XVI dalla Conferenza Episcopale italiana. "Il gesto inconsulto di cui è stato oggetto il Santo Padre, provvidenzialmente senza gravi conseguenze - si legge in una nota della CEI - spinge i vescovi italiani a rinnovare affettuosa vicinanza a Benedetto XVI, il cui magistero di amore e di verità guida e sostiene la Chiesa e costituisce un punto di riferimento per la società civile, come è accaduto di comprendere anche in questa ricorrenza del Santo Natale. Assicuriamo la preghiera di tutte le comunità ecclesiali - concludono i vescovi - affinché il Papa possa continuare a svolgere con serenità la sua missione di Padre e di Pastore per il bene di tutti e di ciascuno". Lo ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha appreso "con grande sollievo il fatto che il Santo Padre non abbia riportato conseguenze fisiche" e ha espresso la sua solidarietà personale e della Camera dei deputati a Benedetto XVI. Fini ha altresì espresso l'augurio di una pronta guarigione al card. Roger Etchegaray, vice decano del Collegio cardinalizio, infortunatosi nella stessa circostanza. Anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, hanno fatto giungere al Pontefice la loro solidarietà. Solidarietà a Papa Ratzinger, inoltre, anche da parte del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e del leader dell'Udc Pierferdinando Casini, il quale si è detto certo che la sua testimonianza di fede trarrà nuova forza da questo evento tanto triste per l'intera comunita' cristiana". Il presidente del Senato, Renato Schifani, che si trovava a San Pietro quando il Pontefice è stato spinto dalla giovane italo-svizzera, ha dichiarato ai Tg di aver "sentito solo un trambusto perchè ero con mia moglie vicino all'altare principale. Abbiamo capito - ha aggiunto - che succedeva qualcosa, ma quando abbiamo visto arrivare il Santo Padre ci siamo subito rasserenati".

Apcom, Agi

Le prime parole della donna che ha spinto il Papa: non volevo fargli del male. La giovane ricoverata in una struttura sanitaria fuori Roma

"Non volevo fare del male al Santo Padre". Lo avrebbe detto ai soccorritori e ai medici che le hanno prestato assistenza, una volta ricoverata in ospedale, Susanna Maiolo, la donna che ha tentato di avvicinarsi al Papa facendolo cadere durante la Messa della Notte di Natale in San Pietro. Chi ha avuto modo di parlarle la definisce "una persona disturbata" con un "pensiero distorto" che probabilmente l'ha portata a tentare per due volte di avvicinarsi al Papa. Maiolo, secondo fonti vaticane era giunta direttamente dalla Svizzera, dove abita, per assistere alla Messa in Vaticano. La donna subito è stata subito trasportata all'ospedale Santo Spirito e presa in cura dai medici del servizio psichiatrico di diagnosi. Dopo le prime cure farmacologiche è stata trasferita in una struttura protetta fuori Roma dove rimarrà ricoverata.

Il Messaggero.it

venerdì 25 dicembre 2009

Urbi et Orbi. Il Papa: come Maria la Chiesa non teme di offrire, anche tra attacchi e persecuzioni, il Bambino Gesù, mistero di amore e di luce

Davanti a una "famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti" la "speranza" in Cristo è l'unica risposta. E' la ricetta di Benedetto XVI per superare l'attuale momento di difficoltà economico e morale, proposta durante il tradizionale Messaggio di Natale, prima dei impartire dalla loggia della Basilica Vaticana la benedizione 'Urbi et Orbi', alla città e al mondo intero. "Come Maria, la Chiesa non ha paura - ha detto Benedetto XVI - perché quel Bambino è la sua forza. Ma lei non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace. Anche oggi, per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti, con lo stile della condivisione e della fedeltà all'uomo - ha proseguito - la Chiesa ripete con i pastori: 'Andiamo fino a Betlemme', lì troveremo la nostra speranza". "Anche oggi, mediante coloro che vanno incontro al Bambino - ha osservato il Papa - Dio accende ancora fuochi nella notte dl mondo per chiamare gli uomini a riconoscere in Gesù il 'segno' della sua presenza salvatrice e liberatrice e allargare il 'noi' dei credenti in Cristo all'intera umanità". "Gli abitanti" della Terra Santa abbandonino "ogni logica di violenza e di vendetta" e si impegnino "con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica".
"Il 'noi' della Chiesa vive là dove Gesù è nato, in Terra Santa - è stato il vibrante appello di Papa Ratzinger - per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica. Il 'noi' della Chiesa - ha proseguito il Pontefice - è presente negli altri Paesi del Medio Oriente. Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie - ha affermato - ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino". Pace nello Sri Lanka, nelle Filippine, in Corea. Pace in Africa, in Congo, nel Niger, nel Madagascar. "Il 'noi' della Chiesa opera in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine - ha detto il Papa - come pure in altre terre asiatiche, quale lievito di riconciliazione e di pace. Nel Continente africano non cessa di alzare la voce verso Dio per implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger - ha proseguito - al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente; a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli". "Superare la mentalità egoista e tecnicista" in Europa e in America settentrionale; "promuovere il bene comune e rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate": monito del Papa contro l'aborto e alla tutela di ogni vita umana. "In Europa e in America settentrionale - ha detto Benedetto XVI - il 'noi' della Chiesa sprona a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
Il Papa ha ricordato la situazione in Honduras, dove l'auspicio è quello di "riprendere il cammino istituzionale". "In tutta l'America Latina - ha affermato il Pontefice - il 'noi' della Chiesa è fattore identitario, pienezza di verità e di carità che nessuna ideologia può sostituire, appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona - conclude il Papa - ed al suo sviluppo integrale, annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità". "La Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza". "La Chiesa è solidale con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà - ha detto - anche nelle società opulente. Davanti all'esodo di quanti migrano dalla loro terra e sono spinti lontano dalla fame, dall'intolleranza o dal degrado ambientale, la Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza. In una parola - ha concluso il Papa - la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
Auguri natalizi in 65 lingue per Benedetto XVI, una in più rispetto allo scorso anno: è il kazako, dove sono collegate numerose televisioni per seguire il messaggio in diretta. Si è iniziato con l'italiano e gli auguri di Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia. "Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia! La nascita di Cristo - dice il Papa - rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme - conclude il Pontefice - le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono". Oltre alle tradizionali lingue europee (francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, albanese, romeno, ungherese) da segnalare i saluti anche in russo, mongolo, ucraino, turco, arabo, ebraico, aramaico, suahili, malgascio, urdu (del Pakistan), cinese, giapponese, coreano, vietnamita, maori, samoano, esperanto, guaranì.

Apcom


Il portavoce vaticano: non era armata la donna italo-svizzera con problemi psichici che ha spinto Benedetto XVI. Il Papa non si può blindare al 100%

Susanna Maiolo, la donna svizzera di 25 anni che ieri sera si è lanciata contro Papa Benedetto XVI, non era armata. A precisarlo, è una nota di Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana. "Ieri sera, durante la processione di ingresso della celebrazione - si legge nella nota - una persona non equilibrata - tale Susanna Maiolo, di 25 anni, di cittadinanza italiana e svizzera - ha superato la transenna e, nonostante l'intervento della sicurezza, è riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo scivolare a terra. Il Papa - prosegue padre Lombardi - ha potuto prontamente rialzarsi e riprendere il cammino e tutta la celebrazione si è svolta senza alcun altro problema". La Maiolo, che non era armata ma manifesta segni di squilibrio psichico - prosegue padre Lombardi - è stata ricoverata in una struttura sanitaria, per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio". Il Papa "non si può blindare al cento per cento, se non creando un muro divisorio tra il Pontefice e i suoi fedeli, cosa impensabile". "Il Papa - prosegue il commento di padre Lombardi - vuole avvicinare la folla e la sicurezza vaticana, pur reagendo con prontezza, non può sempre evitare che simili episodi avvengano". Lo scorso anno la stessa donna, Susanna Maiolo, 25 anni, di cittadinanza svizzera e italiana, tentò di raggiungere il Papa. Era la notte del 24 dicembre 2008, mentre il Pontefice si avvicinava all'uscita di San Pietro, una donna tentò di scavalcare le transenne e fu subito bloccata da un agente della Gendarmeria vaticana. Allora la sicurezza vaticana disse di non considerare l'episodio "rilevante" e che non c'era stato alcun pericolo per la persona di Papa Ratzinger.

Apcom, La Repubblica.it

COMUNICATO DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, REV.DO PADRE FEDERICO LOMBARDI, S.I.

Messa della Notte. Il Papa: il segno di Dio è che Egli si fa piccolo, si lascia toccare e chiede il nostro amore. Abbandonare egoismo e violenza

“Dio è importante, la realtà più importante in assoluto della nostra vita”: così il Papa ieri, durante l’omelia per la Santa Messa della Notte di Natale celebrata nella Basilica Vaticana. Al centro delle parole di Benedetto XVI, anche l’invito ad abbandonare l’egoismo, a guardare all’umiltà di Dio e ad imitarlo, rinunciando alla violenza e usando solo le armi della verità e dell’amore. “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”: le parole del profeta Isaia il Papa le ha pronunciate all’inizio della sua omelia, per ricordare che è Natale a tutto il mondo. Un mondo che, ha continuato il Pontefice, deve essere vigilante, come i pastori che andarono a Betlemme. Un mondo che deve svegliarsi, ovvero uscire “dal mondo particolare dell’io ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti”. "Il conflitto nel mondo, l’inconciliabilità reciproca, derivano dal fatto che siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato. L’egoismo, quello del gruppo come quello del singolo, ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri, che contrastano con la verità e ci dividono gli uni dagli altri. Svegliatevi, ci dice il Vangelo. Venite fuori per entrare nella grande verità comune, nella comunione dell’unico Dio. Svegliarsi significa così sviluppare la sensibilità per Dio; per i segnali silenziosi con cui Egli vuole guidarci; per i molteplici indizi della sua presenza". Oggi, ha continuato il Papa, la nostra maniera di “pensare ed agire”, “la mentalità del mondo odierno” riducono la sensibilità verso Dio, ci rendono come “privi di orecchio musicale per Lui”.
Tuttavia, ha ricordato Benedetto XVI, “in ogni anima è presente l’attesa di Dio, la capacità di incontrarlo”. Poi, il Santo Padre si è soffermato sul versetto del Vangelo di Luca, in cui si dice che i pastori “si affrettarono” verso Betlemme. Un atteggiamento che non si ritrova nel mondo di oggi, in cui Dio si trova spesso “quasi all’ultimo posto nell’elenco delle priorità”. Ma il Vangelo dice: Dio ha la massima priorità: "Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane". “Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente”, ha continuato Benedetto XVI, e il cammino verso Dio è molto lungo, come quello che dovettero compiere i sapienti per andare a Betlemme. Ma il Signore va incontro ad ogni uomo: "Per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui".
Nella Notte di Natale, ha affermato il Santo Padre, c’è una novità: “la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne” in un bambino avvolto in fasce: "Il segno di Dio, il segno che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore. Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza. Ma il suo segno ci invita alla fede e all’amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio". Il Signore possiede “il potere e la Bontà”, ha continuato il Papa, e soprattutto ci invita a diventare simili a Lui. "Sì, diventiamo simili a Dio, se ci lasciamo plasmare da questo segno; se impariamo, noi stessi, l’umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell’amore". “Paganesimo è mancanza di sensibilità – ha ribadito il Santo Padre – significa un cuore di pietra incapace di amare e di percepire l’amore di Dio”. Cristo, invece, vuole darci “un cuore di carne”. Egli “viene a noi come uomo, affinché noi diventiamo veramente umani”, ha concluso Benedetto XVI. Apriamo allora i nostri cuori davanti a Dio divenuto bambino.

Radio Vaticana

SANTA MESSA DELLA NOTTE NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE - il testo integrale dell'omelia del Papa